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Autore: memi    24/08/2009    9 recensioni
“Forse era solo ubriaco.”
“A me sembrava lucidissimo.”
“Forse gli hanno lanciato contro un Confundus.”
“Non mi pareva confuso.”
“Magari è impazzito.”
“Magari lo voleva?”
[...] “Sì.” Sbuffò. “Certo, Lily, certo.”
{Seguito di Estetica}
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Estetica'
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Sul treno

 

“Non lo so, Lily. È che non penso di piacergli. Sì, beh, davvero intendo.”

“Rosie...”

“No, no, fammi finire adesso. Ma insomma, hai visto com’è andata, no? È stato tutto magnifico, per carità, il che è incredibile se pensi che è Scorpius Malfoy, e che ci siamo sempre odiati, o almeno così pareva fino a ieri sera... Però quello che voglio dire è che non può durare. Insomma, è ovvio che non può durare! L’ha capito pure Pix, figurati! Ci hai visti anche tu, Lily. Siamo troppo, troppo diversi. Lui è un Malfoy, Lily. Ed è un Serpeverde. Ed è arrogante, e viziato, sì. Soprattutto viziato. E diciamocelo: è un bastardo quando ci si mette. Mentre io?! Io sono soltanto Rose Weasley, la secchiona antiestetica, l’imbranata, il Prefetto. E sono una Grifondoro. Perciò, vedi anche tu che non poteva funzionare, Lily. Siamo così...”

Si bloccò per un istante, con la bocca dischiusa a formare una piccola o e le mani strette sul grembo, assaporando ogni aggettivo che le venisse in mente, scartandolo quando poi non colmava le sue aspettative, fino a trovare l’aggettivo per lei più idoneo a descrivere il concetto.

“...inconciliabili.”

Ecco – pensò con un sorriso amaro, di quelli che difficilmente riesci a smaltire – aveva trovato la parola esatta a chiarire il suo punto di vista.

Perché alla fine era sempre stato quello il problema, era inutile continuare a girarci attorno. Loro due erano inconciliabili – inconciliabili inconciliabili inconciliabili – per questo non erano mai andati veramente d’accordo. Le battute sarcastiche e le risate di scherno, poi, non erano state altro che mattoni ad aggiungersi al muro antisfondamento che, di giorno in giorno, avevano issato tra di loro.

“Oh, Rosie!” Si perse in un profondo sospiro Lily, gettando le braccia attorno al collo della cugina e stringendola caldamente a sé. “Sei sempre così disfattista.”

“Realista, Lily. Sono solo realista.”

“Sarà.” Concesse con una smorfia di disappunto la rossa, sciogliendo la stretta per ritornare al suo baule, ai piedi del quale la aspettava una fila disordinata di panni buttati a casaccio. “Ma rimane comunque il fatto che ti ha baciata e questo, vuoi o non vuoi, significa per forza qualcosa.”

“Forse era solo ubriaco.”

“A me sembrava lucidissimo.”

“Forse gli hanno lanciato contro un Confundus.”

“Non mi pareva confuso.”

“Magari è impazzito.”

“Magari lo voleva?”

Rose ci pensò su per un istante. Un lungo, penoso istante. Alla fine giunse alla conclusione che Scorpius Hyperion Malfoy semplicemente non poteva voler baciare lei, Rose Sophie Weasley. Era contro natura, ecco. Era impossibile.

“Sì.” Sbuffò. “Certo, Lily, certo.”

 

≈♦≈♦≈♦≈

 

L’Hogwarts Express sferragliava veloce lungo i binari che avrebbero ricondotto i suoi passeggeri a King’s Cross, a casa per trascorrere il Natale, ormai prossimo, in famiglia.

“Non state fermi sul corridoio. Ognuno vada a sedersi nelle proprie cabine. Forza!”

Come sempre Rose non poteva godersi gli splendidi paesaggi che, silenziosi, si susseguivano all’esterno, immersa nel suo incarico di Prefetto. Di solito accettava di buon grado i propri compiti e ci si metteva a svolgerli di buona lena. Quel giorno si sentiva stanca, spossata e anche un pochino avvilita.

“Ciao Rose!” La salutò allegramente una del quinto anno, a cui aveva dato qualche suggerimento per Trasfigurazioni.

“Ciao Tracy.” Mormorò appena, persa in tutt’altri pensieri.

Non l’aveva ancora incontrato. Quella mattina, dopo che Lily aveva finito di fare i bagagli, erano scese di fretta in Sala Grande e a quel punto aveva dovuto preoccuparsi solo del suo ruolo, senza potersi esimere. Perciò tutto rimaneva in sospeso alla sera precedente e adesso, quel non sapere, la stava semplicemente uccidendo. Una parte di sé desiderava solo potersi specchiare di nuovo in quel grigio e scoprire cosa ne sarebbe stato di loro, ora. L’altra parte, avvolta in uno spesso strato di vigliaccheria, aveva paura persino ad entrare nella stessa stanza dove c’era lui.

E se le avesse detto che era stato uno sbaglio? Se l’avesse ignorata? Se l’avesse beccato baciare un’altra?

Non poteva sopportarlo.

Non l’avrebbe sopportato, no. Ma era anche troppo intelligente per non sapere che era così che dovevano andare le cose. Due mondi tanto diversi non erano fatti per incontrarsi, l’aveva sempre saputo. Era stato un errore, ne era a conoscenza. Eppure...per un istante, ecco, le era sembrato giusto, soltanto questo.

Ridicolmente giusto.

“Voi del primo anno, non dovreste essere qui! Ritornate ai vostri post-”

Non riuscì a terminare la frase. Una mano era sbucata fuori all’improvviso dallo scompartimento alla sua sinistra – quello che non aveva neppure degnato di uno sguardo – e, acciuffandole il polso, l’aveva tirata con veemenza all’interno dell’abitacolo. Pensando di essere la vittima di una qualche stupida burla da parte, probabilmente, di suo fratello, Rose si voltò di scatto verso la presenza che percepiva dinanzi e si preparò alla ramanzina del secolo.

“Ma che diavolo ti prende? Sono un Prefetto io, ho degli obblighi e tu non puoi-”

Per la seconda volta nel giro di pochi secondi, si ritrovò col fiato sospeso e il cuore martellante nel petto.

Non era suo fratello. Era Scorpius Malfoy. Quello che l’aveva baciata la sera prima e che lei aveva provato ad evitare per tutta la mattina.

“Non posso cosa?” Domandò vagamente incuriosito, un sopracciglio inarcato e l’aria scanzonata impressa sul viso.

Il fiato di lui le alitava leggero sul viso ricordandole quanto vicino le fosse in quel momento. Istintivamente, più per un automatismo involontario che per paura, Rose provò ad arretrare ma con orrore si rese conto di non avere vie di fuga. Scorpius doveva aver chiuso la porta del compartimento nel momento di spingerla dentro, togliendole così possibilità di dileguarsi.

“Io, non...tu...pensavo che...” Non sapeva che dire, il che era assurdo considerato che – in classe come nella vita – Rose sembrava sempre preparata su tutto.

Sentiva la bocca asciutta e il latte alle gambe, ma non fu niente, niente quando avvertì la mano di lui posarsi con nonchalance sulla porta alle sue spalle, proprio all’altezza del suo viso.

“Che c’è, Weasley? Perso le parole?” La studiò con acceso interesse Scorpius, curvando la schiena verso di lei in modo da portare i visi sullo stesso livello.

Fu la molla di cui la ragazza ebbe bisogno per riprendersi. Perché di lei si potevano dire tante cose giuste – che era goffa, antiestetica, insicura -, tuttavia nessuno avrebbe mai potuto accusarla di viltà. Se c’era una sfida da cogliere, Rose Weasley la prendeva a braccia aperte, senza preoccuparsi del dopo. Una vera Grifondoro. Un’autentica Weasley. E, in quanto tale, era stato del tutto naturale che lei divenisse l’avversaria prediletta di Scorpius, un Malfoy ed un Serpeverde. Una specie di sfida generazionale a cui nessuna delle due contrade avrebbe mai rinunciato.

Con un movimento rapido, Rose scivolò lungo il fianco sinistro del ragazzo e lo superò, dando poi le spalle al finestrino per scontrarsi con un nuovo, divertito Scorpius.

“Punto uno, Malfoy, non ho perso le parole. Sei tu che non mi dai il tempo di parlare. Punto due, io avrei un lavoro da svolgere lì fuori, nel caso non te ne fossi accorto.”

Come primo incontro post-bacio, doveva ammettere che lasciava alquanto a desiderare. Lily aveva prospettato una riconciliazione romantica e strappalacrime, dove si correvano incontro e si abbracciavano sullo sfondo di una sorridente Hogwarts, mentre il resto degli studenti si animavano in fischi d’ammirazione. D’altro canto, sua cugina aveva una certa radicata tendenza per le storie melense e, dunque, non faceva veramente testo.

E poi loro due si dissociavano dalla massa, in qualche modo.

“Sai che noia...” Alzò gli occhi al cielo Scorpius, in risposta, negli occhi grigi un misto di piacere e irritazione, una mano aggrappata alla griglia portabagagli sulla sua testa.

Come da aspettativa, Rose se la prese al commento e mise su un broncio infantile.

Bene.” Sussurrò, a denti stretti, gettandogli sguardi dardeggianti mentre si apprestava a sorpassarlo, di nuovo, ma stavolta diretta verso la porta del compartimento. “Se le cose stanno così, meglio che vada.”

Tuttavia, prima che lei potesse infilarsi nell’apertura del suo braccio sinistro, Scorpius aveva lasciato andare la spranga di ferro e le aveva bloccato la fuga, frapponendo il suo braccio tra lei e la porta. Di scatto, risentita, Rose girò il collo con una tale energia da avvertire una fitta di dolore lancinante che le fece inumidire all’istante gli occhi. Eppure non pianse, né si massaggiò la parte indolenzita. Ad un tratto i loro volti erano così vicini che nessun’altra emozione riusciva a distrarla dal battito feroce del suo cuore e dall’ondata di calore divampata nel petto. E tutto ciò che continuava a ronzarle in testa, erano i baci che si erano scambiati, la sera prima. E il sapore delle sue labbra, che le era rimasto ancora addosso, dolceamaro. E la sicurezza della sua stretta, straordinariamente forte e dolce insieme.

Si mordicchiò il labbro e si diede della stupida quando, in un battito di ciglia, si rese conto della piega dei propri pensieri.

Il discorso di quella mattina, quello che aveva fatto a Lily, era fin troppo vivido per fingere che non esistessero tutti gli ostacoli elencati.

“Devo chiederti una cosa.” Statuì ad un tratto Scorpius, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi. “Una cosa sola e giuro che ti lascio andare.” Aggiunse subito dopo, notando l’incertezza sul viso della ragazza.

Seppure con una certa titubanza, Rose annuì piano, ancora indecisa, ma fu sufficiente affinché lui ritirasse il braccio, lasciando al suo posto solo un gran vuoto, per accasciarsi stancamente sul sedile alla sua destra.

“Ho un problema, Weasley.” Esordì a quel punto lui, la voce melliflua e il ghigno dei Malfoy impresso a fuoco sulle labbra. “Riguarda una ragazza.” Aggiunse quasi subito, osservando di sottecchi la sua reazione e sorridendo compiaciuto nel vederla irrigidirsi.

“Non vedo come io possa aiutarti.” Osservò con voce acuta Rose, evitando per un soffio di mordersi il labbro per non dargli soddisfazione.

Una ragazza... Ovvio. Come aveva potuto illudersi tanto? Una ragazza una ragazza una ragazza. Che stupida, le veniva da piangere. Ma doveva mantenere un contegno, perché era sicura non avrebbe sopportato sentire la propria autostima a pezzi oltre al cuore.

“Weasley, Weasley, Weasley.” Sghignazzò vagamente divertito lui, scuotendo il capo con superficialità. “Non dovresti essere la strega più brillante di Hogwarts? Umpf. Te lo chiedo perché, fino a prova contraria, sei una donna.”

Per una qualche bizzarra ragione, l’osservazione la fece palpitare e, immediatamente dopo, arrossire, costringendola a girare appena la testa per non doversi far vedere così da lui per lui.

“Va avanti.” Borbottò quindi, sperando e pregando affinché si sbrigasse con quella agonia.

Scorpius, per tutta risposta, parve rifletterci sopra ancora un paio di minuti, gli occhi incollati sul fianco della ragazza con la stessa intensità di un fuoco che arde, prima di abbassare appena il capo e sospirare. Il ghigno malizioso che non osava scivolare dalle sue labbra.

“Ci sarebbe questa ragazza.” Esordì dunque, completamente assorto nel filo dei propri pensieri ma non così tanto da non notare il movimento brusco delle mani di Rose mentre si stringevano a pugno. “Una ragazza, ecco, speciale. Non so se sai cosa intendo.”

Era ovviamente una provocazione e, per questo, lei dovette contare mentalmente fino a dieci per non mollargli un pugno in pieno viso.

“Una che non ha paura di niente, che ha sempre la risposta pronta e che non si fa certo troppi problemi ad indossare vestiti indecenti. Una che si arrabbia per un nonnulla, soprattutto con me, senza sapere che la trovo estremamente carina quando imbroncia le labbra.” Scorpius alzò il capo, sogghignando apertamente adesso, eppure per nulla intenzionato a desistere.

La vide impallidire paurosamente e si convinse, non a torto, di aver centrato appieno il bersaglio.

Perfetto.

“Una specie di secchiona, ecco. Hai presente il tipo, no?”

Stava ridacchiando?!

Rose era fuori di sé dalla rabbia.

Come si permetteva di umiliarla a quel modo? Credeva fosse tutto un gioco? Miseriaccia, l’aveva baciata! Non sarebbe dovuta andare così, non avrebbe dovuto dirle quelle cose, non avrebbe dovuto parlare di un’altra, non...

Ma era Scorpius Malfoy, in fin dei conti. Che si era aspettata? Che le dichiarasse amore eterno? Per un bacio?!

Sospirò pesantemente e, con una punta d’inquietudine, che dietro tutto il suo rancore si celava soltanto un mare di cocente delusione.

“Beh, anche se pensavo fosse impossibile, sono piuttosto sicuro di provare qualcosa verso questa ragazza.” Stava nel frattempo dicendo Scorpius, la voce calma di un professore che spiega la lezione del giorno ad una classe di alunni attenti, incurante della ferita a cuore aperto che ogni sua parola le stava provocando. “A dire il vero, credo di essermene innamorato.”

Una maledizione Cruciatus, sì, avrebbe fatto meno male.

La bomba era scoppiata infine, lasciando dentro di lei solo un’enorme, duratura voragine. Avrebbe dovuto bloccarlo prima ed illudersi che non le importasse niente di uno come lui. Adesso che il cuore bruciava così ferocemente e il respiro le si era mozzato nel petto, era infattibile pensare di non essersi fatta niente. Si sentiva menomata, ma non di una parte esterna, del corpo. Era più un qualcosa interno che le era stato tolto con brutalità da semplici, all’apparenza innocue parole.

Aveva bisogno di andare via di lì. Sentiva le lacrime spingere lungo gli spigoli degli occhi e non voleva farsi vedere piangere da lui. Sarebbe stato troppo, troppo mortificante, non avrebbe retto.

“M- Mi fa p- piacere per t- te.” Biascicò perciò, mettendo fondo all’ultimo brandello di forza rimastole in corpo per non venire sconfitta dinanzi a lui. “A- Adesso v- vado.”

Non riuscì ad aggiungere altro, sarebbe scoppiata in lacrime prima.

Tuttavia, nel momento stesso in cui allungò un passo in direzione della porta, qualcosa le ostruì il passaggio. Qualcosa come le gambe di Scorpius che, con estrema nonchalance, aveva appoggiato i piedi sul sedile di fronte, sbarrandole la fuga.

Dimenticandosi per un istante delle lacrime, della frustrazione e dell’umiliazione, facendo leva solo sull’orgoglio Grifondoro, Rose si voltò di scatto verso di lui e, guardandolo per la prima volta da quando era iniziato il monologo, si premurò di gettargli addosso le peggiori occhiate di fuoco del suo repertorio. Prima la deprimeva e poi le impediva di andarsene? Il tutto condito da quel suo odioso, odiosissimo sorrisino, quello che riusciva sempre ed inevitabilmente a mandarla in bestia.

“Fammi passare o giuro che ti do un pugno, Malfoy!” Urlò quasi, preda dei più bassi istinti omicidi.

L’aveva ferita. Non l’avrebbe mai ammesso dinanzi a lui, ma l’aveva fatto. Perciò, adesso, doveva lasciarla andare.

Al che, con lo stoico aplomb made in Malfoy, Scorpius sorrise beffardo, con le labbra e con gli occhi, conquistando un’aria selvatica che avrebbe indotto chiunque ad abusare di lui seduta stante.

Beh, chiunque eccetto una a cui aveva appena, inavvertitamente, spezzato il cuore.

“Merlino, Weasley, come fai a dire che sei intelligente?!” Scosse il capo, melodrammatico, quasi se lo stesse chiedendo sul serio. “Davvero non hai capito di chi sto parlando?”

“Non sono certo fatti miei!”

“Io dico di sì, invece.”

“No, no dannazione! E fammi passare!” Lo spintonò con le ginocchia sulle gambe distese, ormai schiava di un’ira incontrollata.

Era così presa dall’atto di pressarlo per far crollare la barriera che, quando lui tolse senza preavviso le gambe, si ritrovò direttamente in caduta libera verso la pavimentazione fredda dell’Hogwarts Express. Per istinto Rose chiuse gli occhi, aspettando solo il momento in cui il suo viso avrebbe toccato dolorosamente il rivestimento, ma dopo parecchi secondi si rese conto che niente del genere era ancora successo e, scavando più a fondo sulla questione, si accorse anche di qualcosa che le stringeva solido la vita.

Spalancò gli occhi e un senso di vertigine le si aprì nello stomaco quando, subito dopo, si sentì tirare su dalla stessa cosa che ancora la sorreggeva. Non aveva certo bisogno di un genio della lampada per sapere di chi si trattava, visto che nello scompartimento c’erano solo lei e lui. Ciò nonostante, quando i suoi occhi incrociarono il grigio inossidabile di quelli di Scorpius Malfoy, il cuore le fece una capriola e lo stomaco le si contorse tutto.

“Rose...”

Un formicolio la percorse nell’udire il suo nome pronunciato da quella voce baritonale. L’aveva chiamata per nome. Lui non la chiamava mai per nome.

Ma era l’ennesima illusione con cui avrebbe dovuto fare i conti, lo sapeva bene. Perché lui si era innamorato di un’altra. Una che non era lei. Una che avrebbe potuto baciarlo senza paura di venire respinta, come avrebbe tanto voluto fare in quel momento. Per questo, seppur con enorme fatica e dolore, si divincolò dal suo abbraccio. Anche se adesso le sembrava stupendo restarsene lì al sicuro, dopo ne sarebbe stata male. Molto male.

A ben pensarci, era tutto così assurdo, illogico! Aveva sempre detto di odiarlo, lei per prima. Mentre ora? Si disperava perché le aveva appena confessato che quel bacio, lo stesso bacio che per lei aveva coinciso con la fine delle bugie e lo stravolgimento di un’intera vita...beh, quel bacio non era niente per lui. Niente. Era innamorato di un’altra. Di un’altra. Una che non era semplicemente lei.

“Devo andare.” Sussurrò appena, con voce rotta, dandogli di scatto le spalle e marciando veloce verso la porta dello scompartimento.

Uscire. Doveva uscire di lì. Era la priorità del momento, poi avrebbe trovato un posto dove poter abbandonare la maschera di superiorità che si era calcata in testa e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio.

“Sei tu.”

Non era sicura di aver sentito bene. La mano ferma sulla maniglia e ogni emozione persa nei meandri del suo petto. Si voltò appena, lentamente, timorosa di cadere in tranello.

“C- Come?”

Scorpius era lì, le mani nel pantalone della divisa e lo sguardo fisso su di lei. Sorrideva, come non faceva spesso. Lo stesso sorriso sincero che le aveva rivolto la sera prima.

“Quella ragazza.” Spiegò brevemente lui. “Sei tu.”

Quale ragazza?, fu la prima cosa che le venne in mente, ma si trattenne dal porgergli la domanda all’ultimo secondo. Tutto il discorso di poco prima si stava delineando nella sua mente, adesso, ma con forme e significati diversi. La ragazza con la risposta pronta, la secchiona, quella che non ha paura di niente e che indossa abiti indecenti...non era un’altra. Era lei. Era lei lei lei lei lei.

Sorrise senza neppure accorgersene. Le labbra si erano arricciate da sole e gli occhi, brillando, ne avevano seguito rapidamente l’esempio. Era lei...le sembrava così assurdo!

“Davvero?” La domanda le sorse spontanea, impregnata di una sana genuinità.

Scorpius abbassò il capo, appena, senza smettere di sorridere, per poi ritornare a fossilizzare il grigio dei suoi occhi in quello castano di Rose. “Davvero.” Confermò, sicuro.

“Ma io...io pensavo che...e tu...” Tentennò ancora per qualche istante Rose, il sorriso appena smorzato dai mille dubbi che le si erano affacciati alla mente.

Tuttavia, prima di riuscire ad esprimere coerentemente i propri dilemmi, Scorpius si era già fatto avanti, riavvolgendola con abilità tra le sue rassicuranti braccia.

All’improvviso, il calore di cui si era sentita privare, era ritornato con prepotenza nel suo petto, avvolgendole con dolcezza il cuore sbatacchiato da un battito frenetico e incontenibile.

“Sei tu, Weasley. Mi sono innamorato di te.” Ripeté con naturalezza; una naturalezza che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui in tale ambito. “Credi sia un problema questo per te?”

La domanda la lasciò a bocca aperta per una manciata di secondi. Poi scosse il capo e negò con fermezza. Non si era mai soffermata a pensarci troppo, ma conosceva già la risposta. Era sempre stata lì, dopotutto, lampante e vivida dinanzi ai suoi occhi. Solo che non aveva mai avuto il coraggio – di cui era sempre andata fiera, sempre, e che aveva deciso di dare forfait proprio stavolta – di andare a leggerla.

“No. Direi di no.” Rispose, decisa, prima di alzare il capo verso di lui e baciarlo, come il suo cuore bramava da tanto, tantissimo tempo.

Ad un tratto, mentre assaporava il sapore delle labbra di Scorpius e si lasciava accarezzare dalle sue mani esperte, in uno sprazzo di lucidità Rose si rese conto che tutti gli ostacoli con cui si era riempita la bocca quella mattina, con Lily, non erano altro che delle mere stupidaggini dettate dalla paura disperata di avere il cuore a pezzi. Perché non importava chi fossero. Non importava dove fossero, o in che Casa fossero capitati. Non importava niente ora che era con lui e sapeva, con sicurezza, che i suoi sentimenti avevano trovato riscontro in lui.

Ed era tutto ciò che contava, alla fine.

 

≈♦≈♦≈♦≈

 

“Dov’è Scorpius?” Regina era entrata con l’orgoglio di una leonessa nello scompartimento, gettando rapide occhiate alle compagne di concistoro.

Samantha Thompson, la più vicina a lei, fu la prima a scrollare le spalle, disinvolta. “Credevamo fosse con te.” Sbatté le palpebre, accavallando le gambe e mettendo così in mostra più di quanto fosse opportuno mostrare.

Se Regina Spencer era la sovrana indiscussa delle Serpi, Samantha poteva benissimo considerarsi l’erede al trono, o qualcosa di molto simile comunque. Ciò nonostante non aveva mai osato scalare la vetta e, di conseguenza, scavalcarla. Per questo Regina aveva imparato a fidarsi di lei, quasi come ad un’amica per certi versi.

“No, non è con me.” Replicò la mora, apparendo per un istante smarrita, prima di ridarsi un contegno e assumere l’espressione altera di sempre. “Ci vediamo dopo.” Aggiunse solo, richiudendo la porta prima che qualcuna potesse dire o fare qualsiasi altra cosa.

Aveva una vaga idea di dove potesse essere Scorpius e con chi, in particolare, ma il pensiero le era così sgradevole che lo scacciò quasi subito. Quello della sera prima si era trattato di un capriccio, si disse. Un capriccio che non avrebbe avuto futuro, perché lei era Rose Weasley, insomma! Era sciatta, saccente, anonima. Una so-tutto-io in piena regola. Non era il tipo adatto a Scorpius Malfoy, no di certo. Lui aveva sempre preferito altro genere di ragazze. Per lui, ecco, ci voleva una ragazza avvenente, carismatica, sfacciata...una come lei.

Perciò Rose Weasley avrebbe fatto meglio a mettersi l’anima in pace una volta per tutte e a farsi da parte, per lasciare spazio a chi meritava di stare con Scorpius.

Stava ancora rimuginando su simili pensieri senza perdersi d’animo nella ricerca del ragazzo, quando sentì qualcosa frusciarle di fianco e, l’attimo dopo, vide Albus Potter davanti a lei, con le braccia aperte a sprangarle la strada.

“Che vuoi?” Gli domandò, guardandolo dall’alto in basso con aria superiore.

Lui sorrise, sfrontato. “Se continui ad accogliermi così calorosamente, finisce che mi monto la testa, Regina!”

Lei fece una smorfia nauseata in risposta. Il loro era un rapporto abbastanza particolare, a dire il vero. Né nemici, né amici. Regina lo sopportava solo perché era amico con Scorpius e Al...beh, lui non si faceva certo tanti problemi a sbatterle in faccia quello che pensava di lei, ecco.

“Non dirmi che sei ancora offesa con me per il commento di ieri sera.” La scrutò divertito Al, inarcando un sopracciglio per dare enfasi maggiore alla cosa.

“Tsk. Sai che me ne importa.” Replicò Regina, risentita, ma lui non parve prendersela.

“Meglio così. Non sia mai che mi cacci dalle tue grazie!” Alzò gli occhi al cielo il moro, sardonico.

“Non sei mai stato nelle mie grazie.”

“Oh.” Parve deluso per un istante, tuttavia lo scintillio di buonumore nei suoi occhi smeraldo parlava perfettamente per lui. “Accidenti, questo sì che è un problema. Pensi che potrò mai entrare nelle tue grazie?”

La stava prendendo in giro?

Lo guardò bieca. “No. Mai.” Rispose, tagliente. “E adesso levati di torno, devo cercare Scorpius.”

“Scorpius? Credo sia andato da quella parte.” Annunciò straordinariamente gentile Albus, indicandole con l’indice sinistro un punto imprecisato oltre le sue spalle.

Regina lo scrutò a lungo, messa sulla difensiva dall’improvviso cambiamento di toni. Poi, decidendo che poteva anche fidarsi per una volta, annuì appena e, senza neppure salutare, gli diede le spalle. Superò con fierezza una Corvonero dall’aria timida e si affrettò a raggiungere il prossimo vagone. Tuttavia, prima di lasciare il presente, si concesse un istante per gettare una veloce occhiata dietro di sé.

Albus aveva raggiunto la ragazza Corvonero, che se Regina non ricordava male doveva chiamarsi qualcosa come Jesse Parker, e le stava dicendo qualcosa di estremamente divertente, a giudicare dal modo in cui lei stava ridacchiando. E per una frazione di secondo, una sola, la invidiò. Non tanto perché stava parlando civilmente con lui, quanto perché stava ridendo. Nessun ragazzo si era mai sprecato a far ridere lei, invece. Volevano solo il suo corpo, anche se lei non si faceva certo tanti problemi ad offrirlo a chi riusciva ad attirare la sua attenzione.

Poi, veloce come era arrivata, l’invidia scomparve e rimase solo la certezza di essere migliore di ragazzine insulse come quella. Migliore di tutte.

Quindi si voltò e, senza remore, abbandonò un vagone per perlustrare il prossimo, senza notare uno sguardo smeraldino puntato sulla sua schiena e senza sapere di essere appena stata deviata dalla direzione giusta. Pochi scompartimenti dopo dal punto in cui Albus l’aveva bloccata, difatti, Scorpius Malfoy stringeva caldamente Rose Weasley tra le sue braccia, quasi non volesse lasciarla andare mai più.

 

 

The End

 

 

Ancora una Scorpius/Rose, legata a Estetica, come alcuni di voi avranno avuto modo di notare. Stavolta mi sono divertita a descrivere il post-ballo e le paure di Rose, ma anche la pseudo dichiarazione di Scorpius e i consigli di Lily. Un bel guazzabuglio, insomma! ^-^

Ho bazzicato un po’ su internet e, alla fine, ho trovato un’immagine che rispecchia pienamente l’idea di Regina Spencer che mi sono fatta. Vi lascio il link, come l’altra volta. E vi lascio anche un’altra immagine di Albus, stavolta con un altro attore, che ultimamente ha soppiantato l’idea di lui che mi ero fatta.

Regina Spencer

Albus Severus Potter

Infine, ma non ultimo, volevo ringraziare tutte le magnifiche persone che mi hanno lasciato il loro parere a Estetica. Grazie, di cuore! *-* Siete stati stupendi, stupendi davvero, a farmi sapere cosa ne pensavate. E spero vivamente che farete lo stesso anche con questa specie di sequel, anche perché ho in serbo ancora qualche one-shot legata allo stesso filo conduttore di questa.

E poi volevo ringraziare anche tutti coloro che mi hanno aggiunta a preferiti, a seguiti o che hanno semplicemente letto la suddetta Estetica. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate anche voi, nonostante io apprezzi enormemente di sapere che la mia storia sia rientrata tra i vostri preferiti. È più di quanto mi aspettassi, dico sul serio! Grazie, grazie infinite anche a voi!

Detto ciò mi congedo fino alla prossima, gente! ^.-

Baci.

Memi J

 

  
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