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Autore: LazySoul    01/01/2021    5 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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AVVISO:

Benvenut* nel primo capitolo della mia nuova fanfiction!

Ecco a voi qualche informazione utile prima della lettura:

- Per motivi di trama gli anni di nascita dei figli di Harry e Ginny e Ron e Hermione sono stati anticipati, quindi: Albus e Rose sono nati nel 2004, James nel 2003, Hugo e Lily nel 2006. Lo stesso vale per Scorpius, che in questa fanfiction è del 2004.

- La storia non tiene conto degli avvenimenti de "La maledizione dell'erede", anzi si propone come storia alternativa a quest'ultima.

- Questo primo capitolo s'ispira al primo episodio della serie tv Netflix "Grace and Frankie", ma per il resto si evolverà in modo completamente autonomo.

- La storia è ambientata in un ipotetico 2024, quindi la generazione di Harry ha intorno ai 44 anni, mentre le età nella nuova generazione si aggirano tra i 18 e i 21 anni. E no, non si parlerà di Covid; principalmente perché spero che per il 2024 la situazione attuale sia migliorata.

- I capitoli non saranno lunghissimi, avranno una media di 3000 parole circa, quindi potrebbero essere più brevi o più lunghi. Se la cosa dovesse darvi fastidio potete sempre andare a cercare un'altra storia, io non mi offendo.

- Questa storia è una dramione; lettore avvisato, mezzo salvato.

E ora, buona lettura!

 

***

 

1. Di quando Harry e Ron confessarono un grande segreto


 

Non importava quanto ritardo facesse al lavoro, quando doveva incontrarsi con qualcuno, Hermione Granger in Weasley finiva sempre con l'essere in tremendo anticipo.

Si era lasciata accompagnare dal cameriere fino al tavolo, che aveva fatto prenotare quella mattina presto dalla sua assistente a suo nome, in un raffinato ristorante a conduzione babbana, dove lei e Ronald festeggiavano ogni anno il loro anniversario e San Valentino.

Quella sera però non avrebbero festeggiato il loro amore o il loro duraturo matrimonio, ma avrebbero trascorso una serata in compagnia di Harry e Ginny.

Era stato Ronald a insistere per quell'uscita a quattro, Hermione si era limitata ad assecondarlo facendo spostare il suo impegno di quella sera a quella successiva e facendo prenotare il migliore tavolo del ristorante dalla propria assistente, Emily.

Hermione si sfilò il cappotto, che sistemò sull'appendiabiti accanto al tavolo e si sedette, in modo da poter osservare l'ingresso.

Sorrise al cameriere, quando le posò accanto quattro menù e la carta dei vini, poi sospirò e fece vagare lo sguardo sulla sala.

Aveva scoperto quel ristorante con Ronald, una delle poche volte che era riuscita, prima del matrimonio, a farsi accompagnare dal suo ragazzo nella Londra Babbana.

Da quel momento in poi quello era stato il "loro ristorante" e due volte l'anno prenotavano un tavolo per due e passavano una piacevole serata insieme.

Ronald continuava ad essere leggermente nervoso in presenza dei babbani, ma Hermione aveva notato un netto miglioramento da quando vi erano entrati per la prima volta, ventidue anni prima.

Un leggero sorriso increspò le labbra di Hermione al ricordo del viso mortalmente pallido, le mani che tremavano per l'ansia e il balbettio incerto di Ronald, ogni volta che un cameriere o un astante si era avvicinato troppo al loro tavolo, in quell'occasione.

Lo sguardo di Hermione scivolò sui candelabri in cristallo, che pendevano dal soffitto, i quadri immobili, dai colori tenui, che decoravano le pareti, l'ordine impeccabile in cui erano apparecchiati i tavoli e le macchie variopinte degli astanti.

Gli occhi di Hermione si fermarono per qualche istante su una coppia, un uomo e una donna, che stavano condividendo un piatto di spaghetti al ragù, imboccandosi a vicenda e parlando animatamente tra di loro.

Hermione distolse subito lo sguardo, una punta d'invidia, che si tramutò ben presto in cattiveria, la portò a notare come la donna indossasse troppo rossetto e l'uomo avesse un più che evidente accenno di calvizie.

Per evitare di peggiorare ulteriormente il proprio umore, Hermione decise di puntare lo sguardo sui bicchieri vuoti, che aveva di fronte a sé, e di non pensare troppo a quanto le mancassero quei semplici gesti d'amore e affetto, che lei e Ronald sembravano essersi, da tempo, lasciati alle spalle.

Sempre più spesso Hermione tendeva a dedicarsi anima e corpo al lavoro, piuttosto che pensare al suo matrimonio. Ogni volta che la donna aveva anche solo il sentore di essere sul punto di valutare seriamente la sua vita e chiedersi se fosse ancora innamorata di Ron, si gettava a capofitto su nuovi progetti, documenti da firmare e approvare, riunioni da attendere e cene di lavoro importanti a cui partecipare.

Aveva iniziato a diventare una vera e propria stakanovista sette anni prima, quando Hugo aveva iniziato a frequentare il suo primo anno ad Hogwarts e lei si era trovata con un lavoro part-time al Ministero, una casa vuota che la soffocava e un marito troppo impegnato a salvare il Mondo Magico per rendersi conto della sua infelicità.

Così Hermione aveva trovato la soluzione più facile alla sua depressione: si era rimboccata le maniche, aveva ottenuto un aumento di ore lavorative e si era dedicata anima e corpo alle cause che sempre l'avevano interessata, ma delle quali, con dei figli piccoli a cui badare, non aveva mai avuto modo di occuparsi.

Dopo un anno di estenuante lavoro aveva ottenuto il suo primo grande risultato: la liberazione degli Elfi Domestici, i quali, grazie ai suoi sforzi, erano obbligati a percepire uno stipendio e ad avere almeno un giorno di riposo l'anno. Era la prima a rendersi conto di non dover stravolgere troppo la vita delle crature che voleva aiutare, per questo aveva stabilito dei minimi cambiamenti, ma era comunque fiera del suo risultato e non aveva intenzione di fermarsi.

La legge per la liberazione e riabilitazione degli Elfi Domestici era stata la prima di molte altre istanze che l'avevano portato in poco tempo sulla bocca di tutti.

Per sette anni aveva fatto in modo di occupare almeno una volta al mese la prima copertina della Gazzetta del Profeta e, a mano a mano che la sua carriera raggiungeva vette a cui non pensava neanche di poter aspirare, si era resa conto di come sarebbe potuta essere la sua vita, se avesse avuto un impiego a tempo pieno al ministero, invece che part-time, per dodici anni.

Ed era successo quello che si era augurata per anni che non le accadesse: si era resa conto di avere rimpianti.

Non rimpiangeva certo di essersi sposata o di aver avuto dei figli, ma rimpiangeva di aver dovuto mettere da parte la propria carriera per essere una mamma.

Si era chiesta per anni e anni perché non esistessero delle leggi che permettessero anche alle streghe con bambini di poter dedicare, se interessate, più tempo alla propria carriera, poi era diventata Ministra della Magia e aveva fatto in modo che molte cose cambiassero.

In appena un anno di lavoro, aveva fatto varare e approvare leggi che i Ministri precedenti non avevano mai pensato fossero necessari; leggi che solo una madre ambiziosa poteva rendersi conto essere necessarie.

Grazie a Hermione Granger in Weasley, Ministra della Magia, padri e madri erano incoraggiati a dividersi equamente l'accudimento dei figli; le streghe in maternità non rischiavano di perdere il loro lavoro e, anzi, il loro reinserimento lavorativo era graduale e stabile.

I cambiamenti e il duro lavoro per renderli realtà erano continuati, fino a quando, il sette Giugno di quell'anno, era stata approvata una legge per cui Hermione si era battuta ferocemente: la legge che permetteva alle coppie omosessuali e alle coppie miste, ossia coppie composte da creature magiche non considerate umane — come licantropi, vampiri o giganti — e maghi e streghe, di sposarsi legalmente.

Per anni matrimoni simili erano stati ritenuti "anormali" dalla maggior parte della comunità magica, che vedeva qualcosa di malato e perverso in certe unioni, costringendo molte coppie a nascondersi e a vergognarsi.

Solo da quando Hermione era diventata Ministra della Magia e aveva iniziato a combattere per i diritti delle donne e delle madri, molte coppie "anormali" si erano palesate e avevano chiesto a loro volta il diritto di esistere ed Hermione le aveva ascoltate e si era battuta per loro.

Era dal sette Giugno, quindi da poco meno di un mese, che Hermione camminava per strada a testa alta e accettava con caldi sorrisi di firmare autografi o di fare foto con coloro che lo chiedevano.

Se un tempo la celebrità indiscussa del Mondo Magico era stato Harry Potter, uccisore di Lord Voldemort e Grande Salvatore, ora spettavano ad Hermione Granger in Weasley i riflettori.

Il rumore della sedia accanto a sé, che veniva scostata rumorosamente, la distolse dai suoi pensieri e gli occhi scuri di Hermione si posarono sul volto lentigginoso e sorridente di Ginevra, sua cognata.

«Ginny!», esclamò Hermione, sporgendosi per lasciare un bacio sulla guancia dell'amica.

«Signora Ministra, è un piacere incontrarla», disse Ginevra, fingendo un inchino, che fece ridere di gusto la cognata.

Fu come la rottura di una diga, bastarono quelle poche parole di saluto, per farne sgorgare molte altre, in stretta successione.

Hermione, che non vedeva Ginny da un paio di mesi ormai, le chiese con genuino interesse come stesse. Ginevra, si informò a sua volta sulla vita della sua cognata preferita.

Entrambe le donne non si fecero pregare per iniziare a raccontare.

Ginevra assicurò l'amica di stare bene, anche se a Hermione non sfuggì la piccola smorfia che fece, subito dopo aver mentito, e che la signora Potter cercò di nascondere iniziando a raccontare qualche nuovo pettegolezzo sulle sue vecchie compagne di squadra di Quidditch, le Holyhead Harpies.

Hermione decise di non insistere con ulteriori domande, rendendosi conto che Ginny le sembrava particolarmente fragile quella sera, forse per il modo in cui sedeva sulla sedia, leggermente ingobbita, o per il fatto che cercava di non incrociare mai direttamente il suo sguardo.

Quando toccò ad Hermione raccontare della sua vita e del suo lavoro, Ginny la ascoltò con attenzione, fermò un cameriere per ordinare un bicchiere di vino rosso da sorseggiare e una bottiglia d'acqua e tempestò l'amica di domande.

Ginevra Weasley in Potter non voleva parlare di sé e della propria vita, quindi non le fu difficile attuare la tattica che utilizzava ogni volta che non le andava di far sapere a qualcuno della sua depressione e del suo problema con il vino: cambiava discorso e faceva quante più domande possibili al suo interlocutore.

Ginevra sapeva che non era la sede giusta per far sapere a Hermione che il suo matromonio, ora che i figli erano cresciuti e che Harry viveva ventiquattr'ore su ventiquattro al quartiere generale Auror del Ministero, di cui era il capo da qualche anno ormai, era solo una facciata; così come non era il luogo giusto per far sapere alla propria migliore amica che da un paio di mesi aveva iniziato a correre ogni mattina per un'oretta, bere vino per il resto della giornata e trascorrere le notti insonni, a piangere disperata nel grande letto matrimoniale vuoto.

Se Hermione si era dedicata anima e corpo al lavoro al Ministero per combattere il senso di vuoto e incertezza che il suo matrimonio le suscitava, Ginevra era caduta nel baratro dell'autocommiserazione e della depressione.

«Ora che i ragazzi sono partiti, potresti concederti la vacanza in Italia che hai sempre sognato».

Le parole di Hermione, pronunciate con il tono più casuale e tranquillo del suo repertorio, sembrarono far emergere, per qualche minuto, la Ginevra che aveva percorso i corridoi di Hogwarts con lei e che aveva combattuto fieramente contro gli scagnozzi di Voldemort quando aveva solo sedici anni.

Ginny sorrise, si spostò i capelli sciolti dietro alle orecchie e una scintilla di interesse le illuminò le iridi color caramello: «Hai ragione, potrei...»

Hermione notò la punta d'incertezza nella voce dell'amica e decise di insistere: «Certo! Perché no? Fossi in te andrei nella prima agenzia viaggi che ti viene in mente, prenoterei una passaporta e un tour organizzato per tutta l'Italia!»

«James...»

Hermione prese la mano di Ginny che era appoggiata sul tavolo e la strinse leggermente: «James è grande, ha un lavoro e poi sono sicura che Harry si occuperebbe di lui se ci dovessero essere dei problemi».

«Certo, ma se Lily e Al...»

Hermione la interruppe nuovamente: «Sono in Spagna a divertirsi con Hugo e Rose e se ci dovessero essere problemi potremmo occuparcene io e Ronald, lo sai».

Ginny rimase senza parole per qualche secondo a valutare seriamente la parole dell'amica.

Sapeva che aveva ragione, Hermione aveva sempre ragione.

James aveva vent'anni ormai e aveva un posto fisso in una grande compagnia che si occupava di importare nel mercato magico articoli e oggetti babbani di ogni tipo; Albus aveva frequentato fino a pochi giorni prima il corso per diventare un Auror, come suo padre, e avrebbe dovuto attendere una settimana prima di sapere i risultati degli esami finali; e Lily aveva passato i M.A.G.O con esiti molto positivi.

Lily e Albus erano partiti quella stessa mattina per la Spagna con Hugo, Rose e altri compagni di Hogwarts per trascorrere una vacanza di due settimane, mentre James era dovuto rimanere a Londra per lavoro.

Ginny pensò alla sua tipica routine quotidiana, alla corsa, al vino e alle lacrime e si rese conto che era arrivato il momento di dare uno scossone alla monotonia, che era diventata la sua vita.

«Perché no?», disse Ginevra, con un timido sorriso sulle labbra.

Hermione stava per chiederle quale città italiana le sarebbe piaciuto visitare per prima, ma in quel momento le sedie di fronte a loro si scostarono, interrompendo la comversazione.

Harry aveva un'espressione tesa in volto, mentre sorrideva alla moglie e all'amica, Ronald invece sembrava molto più pallido del solito, tanto che le lentiggini e il rosso dei capelli sembravano più fiammeggianti che mai.

«Scusate, siamo stati trattenuti al lavoro», disse Harry, prendendo uno dei menù sul tavolo e iniziando a sfogliarlo distrattamente: «Voi avete già deciso cosa prendere?»

Hermione sorrise e scosse il capo: «No, ci stavamo aggiornando sulle novità», poi i suoi occhi scuri tornarono sul viso pallido del marito e si assottigliarono leggermente: «Tutto bene, Ron?»

L'uomo nascose il volto dietro un menù e rispose in un borbottio: «Sì, sto bene».

Il sorriso sul volto di Hermione s'incrinò appena, mentre osservava il suo migliore amico e suo marito, studiandone attentamente ogni movimento; non le ci volle molto per capire che qualcosa non andava: «È successo qualcosa?»

Ginevra, che stava sorseggiando il vino rosso che le era stato appena portato dal cameriere, posò subito il bicchiere e portò i suoi occhi castano chiari in quelli verdi di suo marito.

Harry scrollò le spalle: «No, perché?»

Ronald sbirciò da oltre il menù i volti seri delle due donne di fronte a lui e sentì il groppo dell'ansia che aveva in gola ingrossarsi.

Ginny chiese, con tono preoccupato: «Problemi al lavoro?»

Hermione sbiancò leggermente, mentre un terribile pensiero le attraversava la mente: l'ultima volta che aveva visto Harry e Ronald altrettanto preoccupati era stato molti anni prima, quando Lord Voldemort era ancora vivo e la loro vita sembrava sul punto di interrompersi prematuramente.

«Voldemort è tornato?», chiese la donna, con una punta di terrore nella voce, mentre si chiedeva se avrebbe già dovuto intuire un pericolo simile, leggendo le ultime notizie sulla Gazzetta del Profeta o sulla stampa babbana.

Nel sentire la domanda della moglie, a Ronald andò di traverso la saliva e iniziò a tossire, attirando l'attenzione di un paio di camerieri.

«Voldemort è morto e non può tornare», assicurò il Salvatore del Mondo Magico, assestando un paio di colpi alla schiena di Ronald, in modo da aiutarlo a superare la crisi di tosse: «Però è successo qualcos'altro di cui vorremmo parlarvi».

Hermione incrociò le braccia al petto, mettendosi sulla difensiva e annuì, spronando l'amico a parlare: «Sentiamo».

Ginevra iniziò a pensare alla notizia peggiore che avrebbe potuto ricevere in un frangente simile: i ragazzi avevano forse riscontrato qualche problema una volta arrivati in Spagna quella mattina? Harry e Ron avevano deciso di lasciare il lavoro? Mamma Molly aveva avuto un altro attacco di cuore?

Ci fu un momento di silenzio colmo di tensione, Harry e Ron si scambiarono un'occhiata che sembrò rinvigorirli e dare loro il coraggio di raccontare la verità.

Quando Hermione notò il modo fin troppo intimo in cui Harry aveva preso la mano di Ronald, intrecciando le loro dita sul tavolo, le si gelò il sangue nelle vene.

«Io e Ron ci amiamo», disse il Salvatore del Mondo Magico, senza preamboli o balbettii, spostando i suoi occhi verdi da quelli sbarrati di sua moglie a quelli socchiusi della sua migliore amica, ansioso di osservarne le reazioni.

Entrambe le donne sembrarono incapaci di parlare, mentre osservavano i rispettivi mariti con sconcerto.

«Siamo stanchi di vivere nella menzogna, avremmo dovuto dirvelo tanti anni fa, ma i ragazzi erano ancora piccoli, così abbiamo deciso di mantenere segreto il nostro amore fino a quando non fossero stati abbastanza gradi da capire», continuò Harry, il volto arrossato e gli occhi verdi puntati in quelli di Ginny: «Mi dispiace».

«Da quanto va avanti?», chiese Hermione con un tono di voce mortalmente serio, mentre osservava l'espressione sofferente di Ronald.

«Qualche anno», disse il rosso, nello stesso istante in cui Harry rispondeva: «Vent'anni».

Hermione chiuse per qualche secondo gli occhi, incapace di guardare ancora i volti di quelli che erano sempre stati i suoi migliori amici, i quali, per venti anni, le avevano tenuto nascosta una verità troppo grande per poter essere facilmente digerita o perdonata.

La tristezza e lo sconforto che Hermione provava raddoppiò, quando si rese conto che tutto quello a cui riusciva a pensare in quel momento non era la sua famiglia distrutta, né a come avrebbero potuto reagire Rose e Hugo una volta che avessero scoperto tutto; no, quello che la tormentava erano le conseguenze, che avrebbe potuto avere una notizia simile sul suo lavoro di Ministra della Magia.

Ginny sembrava incapace di fare altro che osservare a turno il fratello maggiore e il marito, la mente troppo annebbiata dal dolore e gli occhi colmi di lacrime non versate.

«Immagino che ce lo stiate dicendo, perché volete il divorzio», disse Hermione, mantenendo il sangue freddo, una volta che riaprì gli occhi, decisa a non piangere.

«Sì, vorremmo...», iniziò Ronald a parlare, ma Ginny non lo lasciò continuare e, dopo aver bevuto metà del contenuto del bicchiere di vino rosso di fronte a sè, rovesciò il liquido che avanzava sulle facce attonite del fratello e del marito.

«VENT'ANNI?!», urlò, gettando poi a terra il calice, che produsse un fastidioso rumore di vetri infranti.

L'intero ristorante sembrò ammutolirsi, la coppia del tavolo vicino guardava Ginevra con occhi sbarrati e sui volti di tutti gli astanti sembrava esserci un misto di sorpresa e di curiosità morbosa.

Un cameriere, il quale si trovava casualmente accanto al loro tavolo in quel momento, sembrava privo di parole e, quando Ginny gli chiese di portarle un altro bicchiere di vino, tutto quello che il ragazzo riuscì a fare fu annuire e allontanarsi, Hermione pensò che fosse alla ricerca, probabilmente, del direttore di sala.

«Siamo sposati da ventitré anni, Harry. Vuoi dirmi che venti di quei ventitré sono stati solo una bugia?», chiese con tono freddo Ginevra, mentre si asciugava con gesti confusi le lacrime, che non smettevano di rigarle il viso.

«Non li definirei una bugia, Ginny, lo sai che ti voglio bene, che voglio bene ai ragazzi e...», farfugliò Harry, mentre si ripuliva dal vino con il tovagliolo.

«E cosa? "Che non mi faresti mai del male"? Sei solo uno stronzo, egoista...»

In quel momento arrivò il cameriere con un nuovo bicchiere di vino, una scopa e una paletta, servì il calice a Ginevra, poi iniziò a pulire il disastro a terra.

«Volete sposarvi», disse Hermione, un sorriso amaro sulle labbra strette: «Avete aspettato che venisse approvata la legge sui matrimoni del sette Giugno. Ora capisco perché fossi così felice di quella legge, Ronald».

«Ho sentito parlare di quella legge, infatti mi sono sempre chiesta come abbiano fatto Tonks e Lupin a sposarsi», borbottò Ginny, mentre giocherellava col bicchiere colmo di vino.

«Si sono sposati, certo, così come molte altre coppie miste o coppie omosessuali negli anni, ma questo non toglie che fossero matrimoni illegali», disse Hermione, gli occhi taglienti fissi sul volto di Ronald: «Fatemi indovinare, magari avete anche i fogli del divorzio già pronti?»

Ron arrossì fino alla punta dei capelli ed Hermione ebbe la conferma ai propri sospetti.

«Sono Ministra della Magia da poco più di un anno e avrò il mio primo scandalo sulla copertina della Gazzetta del Profeta; devo informarmi, ma potrebbe essere un record», disse con tono brusco.

«Non era nostra intenzione farvi soffrire», disse Harry, gli occhi puntati sul volto scarmigliato di Ginevra, che aveva appena finito in un solo sorso il bicchiere di vino rosso, che le era stato appena portato dal cameriere.

«Beh, avete fallito, allora», disse Ginny, alzandosi in piedi, il bicchiere vuoto appoggiato sul bordo del tavolo, in equilibrio precario: «Mi fate schifo entrambi».

Con quelle ultime parole si allontanò con passi veloci dal tavolo, diretta all'ingresso, dove indossò il cappotto e uscì.

Harry rimase fermo ad osservare il posto vuoto lasciato da Ginny per un paio di secondi, poi guardò Ron, sospirò e si alzò a sua volta, inseguendola.

Hermione osservò la scena impassibile, poi portò i suoi occhi scuri in quelli azzurri di suo marito: «Fai avere alla mia assistente i documenti che devo firmare, la casa puoi venderla, bruciarla o farla evanescere, non m'interessa, è intestata a te e te la puoi tenere; non penso che sarà difficile dividere equamente il nostro caveau alla Grincott, posso averne uno nuovo senza problemi. Per quanto riguarda la stampa, non rilasciare interviste e non metterti in mostra. Hugo e Rose torneranno tra due settimane esatte e mi aspetto che sia tu a dire loro cos'è successo».

Per qualche secondo calò il silenzio sul tavolo, poi Hermione sospirò e Ronald riuscì a scorgere sul volto della moglie tutto il dolore, che fino a quel momento aveva egregiamente nascosto dietro ad una maschera impassibile: «Ho bisogno di tempo per accettarlo, quindi non starmi addosso e per favore, dì ad Harry di fare lo stesso. Non so se riuscirò mai a perdonarvi».

Prima che la ragazza potesse alzarsi e andarsene, Ronald la fermò: «Aspetta», disse, con tono agitato: «Abbiamo cercato di resistere, Merlino solo sa quante volte ci siamo detti che non sarebbe più dovuto succedere e che stavamo sbagliando. Ci siamo resi conto, quando era ormai troppo tardi, che non potevamo controllare i nostri sentimenti...»

«Così avete deciso di mentire».

Ron annuì, lo sguardo basso: «Abbiamo pensato che fosse necessario, che magari col tempo ci sarebbe passata l'infatuazione e sarebbe tornato tutto come prima, ma non è successo».

Hermione annuì: «Avresti dovuto dirmelo subito, avrei preferito saperlo venti anni fa, ora fa solo più male».

Ronald non trovò le parole per rispondere e rimase semplicemente a guardare il volto deluso e triste di Hermione, mentre si alzava, recuperava il cappotto e usciva dal ristorante.

Lo sguardo del rosso, appena la moglie scomparve, tornò sul tavolo e sul bicchiere che Ginny aveva abbandonato dietro di sé, in cui rimaneva sul fondo un goccio di vino rosso e sul bordo il segno del rossetto preferito di sua sorella, color pesca.

Harry tornò poco dopo, il volto stravolto dalle lacrime e gli occhiali storti sul naso: «Ginny è scomparsa, a casa non l'ho trovata e neanche da Molly».

Ron gli sistemò con un semplice gesto colmo d'affetto gli occhiali sul naso, poi sospirò e appoggiò il capo sulla spalla dell'amante: «Cosa faremo ora?»

«Non ne ho idea», rispose Harry.

Il cameriere comparve in quell'istante, con un sorriso nervoso in volto: «Siete pronti a ordinare?»

I due uomini si guardarono, poi Ron scrollò le spalle e annuì: «Due bicchieri di vino rosso, due bistecche, una al sangue e una ben cotta, per contorno verdure grigliate e patatine fritte».

Appena il ragazzo in livrea si allontanò con la comanda, Harry sorrise: «E per me non ordini niente?»

Ron aggrottò le sopracciglia, poi scoppiò a ridere: «Ovviamente non ho intenzione di mangiare tutto da solo, Harry».

Il moro sorrise e intrecciò le proprie dita a quelle del rosso: «Dici che abbiamo fatto bene?»

«Non aveva senso continuare a rimandare questo momento, avremmo dovuto dire loro la verità molto tempo fa».

«Ora dovremo dirlo ai ragazzi», rifletté a voce alta Harry: «James non è partito per la Spagna, potremmo iniziare con lui e vedere come reagisce».

Ron sospirò: «Ci penseremo domani, ora godiamoci la cena».

Il cameriere riapparve in quel momento con i loro calici di vino e Harry Potter e Ron Weasley ne approfittarono per brindare al loro amore, decisi a non pensare a tutta la sofferenza che dovevano aver causato a Ginny e a Hermione, o a quello che avrebbero detto i ragazzi, quando avrebbero saputo la verità.






 

***

Buonsalve popolo di EFP!

Eccoci alla fine del primo capitolo di questa mia nuova dramione.

Che dire, l'idea di questa storia mi tormenta da mesi, ma avevo ancora "Momenti Rubati", "Bound to you" e "Il manigoldo e la duchessa" da finire, quindi ho messo da parte l'idea e mi sono dedicata alle mie storie attive.

Ora che di attiva ho solo "D'amore e altre coindidenze", penso di poter dedicare a questa nuova dramione il giusto spazio e il giusto tempo.

L'inizio è abbastanza sconvolgente, mi rendo conto, e so per certo che avete un sacco di domande su un sacco di cose che vengono appena accennate.

Sono qua per rassicurarvi: in questa storia ogni personaggi avrà una propria storia e una propria crescita, non solo i personaggi della generazione di Harry, ma anche la nuova generazione. Cercherò di fare una cosa che ho scoperto piacermi un sacco: gestire più personaggi contemporaneamente.

Essendo questo il primo capitolo abbiamo visto solo i quattro personaggi principali, ma abbiate fede; anche gli altri appariranno presto.

Cose ne pensate per il momento della storia?

Vi incuriosisce?

Non vedete l'ora di leggere il prossimo capitolo?

Temo che vi toccherà aspettare la prossima settimana, ma non disperate, farò il possibile per essere puntuale!

Se siete su Instagram e vi andrebbe di seguirmi anche lì, il nome del mio account è lazysoul_efp, se invece vorreste sostenere il mio lavoro donandomi un caffè, trovate il link alla mia pagina Ko-fi nella bio.

Un bacio e, ovviamente, buon anno nuovo ❤️

LazySoul

  
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