Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: Heartist    01/01/2021    1 recensioni
Complementarità: Funzionalità di parti in quanto tali, oppure di oggetti o fenomeni valutabili solo in rapporto reciproco.
Tratto dal testo:
"Le parole di Kenma rimbombarono nella mente di Kuroo un'infinità di volte, tanto che per un istante pensò di essersele soltanto immaginate. Eppure Kenma era lì davanti a lui, con le lacrime agli occhi, che credeva di non essere ciò che Kuroo meritava.
Credeva di non essere abbastanza per lui.
Kuroo giurò di aver sentito il suo cuore spezzarsi."
[KuroKen]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un paio di precisazioni prima della storia:
1. Nei dialoghi di Kenma troverete il nome di Kuroo scritto "Kuro". Per chi non lo sapesse, è una sorta di nomignolo che Kenma ha affibbiato a Kuroo nel manga, ho deciso di tenere questo particolare, quindi non è un errore!
2. Ho cercato di rendere Kenma il meno OC possibile, però è veramente un personaggio difficile da gestire. Spero comunque di esserci riuscita!
Buona lettura! ^^

*************************************


Complementarità: Funzionalità di parti in quanto tali, oppure di oggetti o fenomeni valutabili solo in rapporto reciproco.


Kenma invidiava Kuroo.
L'aveva sempre fatto.
Era strano da dire, ma lo invidiava e lo ammirava allo stesso tempo; di certo non lo avrebbe mai ammesso.
Il modo in cui Kuroo riusciva a interagire con le persone, a creare fin da subito un legame con loro; le sue dimostrazioni d'affetto, alle volte esagerate ed eccessivamente sdolcinate, ma bellissime; il suo carattere, il suo carisma; la sua voglia di fare; il suo amore per la pallavolo; il fatto che si preoccupasse delle persone che amava. 
Queste erano soltanto alcune delle cose che Kenma invidiava di Kuroo, la lista era infinita. 
Ed era per quel motivo che quando nella sua scuola erano iniziate a girare delle voci su di loro e sulla loro relazione Kenma aveva iniziato a porsi molte domande.
A differenza della sua squadra, che ormai aveva imparato a conoscerlo e a comprendere (seppur in minima parte) il suo carattere, il resto della sua scuola non lo conosceva affatto. Ed era innegabile che, visti dall'esterno, Kenma e Kuroo sembrassero tutto fuorché in una relazione; poteva essere definito un rapporto unilaterale, nel quale Kenma non ricambiava i sentimenti del corvino. 
Kuroo non era popolare, era semplicemente più conosciuto di Kenma e questo fece sì che anche il nome del biondo fosse sulla bocca degli alunni. 
E loro, inesorabilmente, iniziarono a parlare, o meglio, a sparlare
Parole, su parole, su parole.
"Ma Kuroo perché gli sta dietro? Non si rende conto che il biondino non lo ama?"
"Quanto sono tossici, Kuroo è caduto proprio in basso con lui."
"Io non riuscirei mai a stare con una persona che non mi ama…"
"Il biondo pensa più ai videogiochi che al suo ragazzo, vi rendete conto!?"
"Che carino Kuroo, sembra il cagnolino domestico di Kozume!"
E Kenma quelle parole le sentiva.
Le sentiva ogni volta.
Le sentiva e si sentiva morire.
Avrebbe voluto che smettessero, che tacessero perché loro non sapevano niente.
…O forse, sapevano meglio di lui?
L'idea lo terrorizzava e l'insicurezza lo stava divorando vivo.

Durante l'ora di pranzo, Kuroo non riusciva a trovare Kenma da nessuna parte. Di solito il biondo lo aspettava in classe, così che Kuroo potesse andarlo a prendere per poi dirigersi insieme a lui alla mensa, oppure era con i loro compagni di squadra; quel giorno però neanche loro sapevano dove si trovasse e nella sua classe non c'era.
Kuroo iniziò a preoccuparsi sul serio. 
Allentò il nodo della cravatta della sua uniforme e iniziò a cercarlo nei corridoi della scuola, ma sapeva che difficilmente l'avrebbe trovato lì: non era un tipo molto "sociale" e se poteva evitare il caos era meglio, ormai Kuroo lo conosceva bene.
La pausa pranzo era quasi finita quando al corvino venne in mente di cercarlo sul tetto ed è lì che si diresse. 
E per fortuna è lì che lo trovò, chiuso a riccio contro il parapetto. Non aveva con sé la sua console, né tantomeno il pranzo.
Kuroo si concesse un sospiro di sollievo prima di avvicinarsi.
— Kenma? Kenma, mi hai fatto morire — iniziò a dire, passandosi una mano sul viso — Potevi almeno avvertirmi! 
Il biondo non rispose; Kuroo notò che gli tremavano le mani, mentre stringeva tra le dita la stoffa dei suoi jeans.
— Kenma…? Che è successo? — il corvino si sedette accanto a lui; se possibile, più preoccupato di prima. 
Ma Kenma di nuovo non rispose.
— Kenma, per favore. Qualcuno ti ha fatto qualcosa? Kenma, dimmi solo chi. Ti giuro che-
— È… colpa mia.
Kuroo lo guardò alzando un sopracciglio, più confuso che mai.
— Non ti senti bene? — gli chiese poi.
Kuroo si rese conto soltanto in quel momento che Kenma non aveva ancora alzato lo sguardo. E quando lo fece, il corvino trasalì: Kenma stava piangendo. I suoi occhi, bellissimi come al solito, rossi di pianto; Kuroo lo prese come un affronto personale.
— Ehi, che succede!? — continuò, scostandogli con una mano i capelli dal viso; quei suoi meravigliosi capelli biondi e mori che il corvino tanto amava.
— È… è colpa mia — ripeté poi passandosi una mano sul viso, lasciandosi scappare un singhiozzo — Kuro, vai via. Ho bisogno di stare solo.
— Kenma, sei pazzo. Ti sembra che io possa lasciarti in queste condizioni? Scordatelo — si sporse verso di lui cercando di abbracciarlo ma il biondo lo respinse bruscamente.
— VATTENE! — gridò, senza neanche rivolgergli uno sguardo. 
Kuroo era come paralizzato. Quella situazione era nuova per lui, non aveva mai visto Kenma in quello stato, e dire che lo conosceva da una vita. Si morse il labbro, cercando di convincersi di tenere duro e di non cedere; non poteva lasciare Kenma e non l'avrebbe fatto neanche sotto tortura.
— Ehi, Kyanma… — iniziò, con il tono più dolce che riuscì ad usare — ti prego, dimmi cosa sta succedendo.
Kenma restò in silenzio per un altro paio di minuti. 
Neanche la campanella che segnalava la fine della pausa pranzo li fece smuovere; in quel momento alzarsi e andare a lezione era l'ultimo dei loro pensieri.
— Non voglio che tu mi veda così; vattene, Kuro.
Il corvino prese un respiro profondo, l'ennesimo, e si guardò bene dallo sfiorare anche solo con un dito il suo ragazzo: ormai lo conosceva bene, e il contatto fisico in quel momento non avrebbe aiutato. Decise quindi di chiudersi a riccio imitando il biondo, volgendo lo sguardo verso di lui.
E attese.
Attese, semplicemente, che Kenma gli dicesse qualcosa.
Avrebbe aspettato anche ore, cosa non del tutto impossibile dal momento che si trattava di Kenma.
Notò che il biondo stava cercando di calmarsi, di regolarizzare il respiro. Lo vide rivolgere lo sguardo verso il cielo per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano ancora di uscire senza sosta.
— Ora sto meglio; possiamo andare — disse poi facendo per alzarsi. 
Ma Kuroo lo richiamò, costringendolo a sedersi nuovamente.
— Ti aspetti che io faccia finta di non averti trovato sul tetto in lacrime e che torni a fare lezione come se nulla fosse? — domandò retoricamente a mo' di rimprovero e sperò che Kenma non avesse la malsana idea di rispondere di sì.
— Kuro, non so cosa dirti.
— Allora cerca di trovare le parole — proferì con durezza, stupendosi di se stesso: quando si parlava di Kenma lui diventava il più sdolcinato degli sdolcinati; non gli aveva mai veramente parlato in quel modo.
Usò un tono che neanche a Kenma passò inosservato tanto che per un istante, un istante soltanto, incrociò il suo sguardo, per poi tornare a guardare un punto davanti a sé.
Passarono altri minuti di puro silenzio, ma a Kuroo non importava: avevano tutto il tempo del mondo.
…O magari no, ma gli piacque immaginare che fosse così. Per Kenma lui avrebbe trovato il tempo anche se non ne avevano.
— Kuro… — richiamò la sua attenzione il biondo e Kuroo mugugnò in risposta — Perché stai con me?
Quella domanda prese il corvino in contropiede, tanto che per un secondo pensò di aver sentito male. Ma quando Kenma volse lo sguardo verso di lui con le lacrime che facevano capolino agli angoli dei suoi occhi Kuroo capì che aveva sentito benissimo.
— Kenma… che domanda è?
— Kuro, non girarci attorno. È una domanda — affermò con fare ovvio, sbuffando appena.
Kuroo alzò lo sguardo al cielo, accennando un sorriso ed un'alzata di spalle.
— Sono innamorato di te — disse con tutta la sincerità e la dolcezza del mondo — Direi che è la risposta più ovvia che mi viene da darti.
Kenma fu felice che i suoi capelli nascondessero a Kuroo il suo volto, altrimenti l'avrebbe sicuramente visto arrossire e Kenma avrebbe dovuto ucciderlo.
— Sì, ma… perché? Perché sei innamorato di me?
— Kenma? Che stai dicendo? — iniziò, accennando una risata — Dove vuoi arrivare?
Il biondo si strinse nelle spalle, tracciando dei cerchi immaginari con l'indice sulle piastrelle.
— Non hai motivo di amarmi — affermò in un sussurro — Insomma… sì — voleva aggiungere altro, ma le parole gli morirono in gola. 
Non riusciva a capacitarsi del fatto che Kuroo lo amasse davvero; doveva essere proprio stupido per essersi innamorato di uno come lui.
— Non ho motivo di amarti? — ripeté, portandosi una mano sul cuore con fare teatrale, sfoggiando l'espressione più offesa che aveva nel suo repertorio — Kenma, così mi ferisci!
Kenma roteò gli occhi, sbuffando un accenno di sorriso.
Sì, era proprio stupido.
— Allora te la faccio io una domanda — riprese Kuroo, sorridendogli — Perché stai con me?
Kenma tornò a guardarlo, alzando un sopracciglio.
— Qui non stiamo parlando di questo.
— Sì, ma io sono curioso.
Kenma iniziò a torturarsi le mani, stringendosi nelle spalle.
— Non so come rispondere.
— Vedi che è difficile!? — rise Kuroo, per poi sospirare.
— Stiamo insieme perché stiamo bene insieme. Non basta come motivazione? 
Kenma non rispose, volgendo lo sguardo altrove.
Kuroo decise di rischiare, allungando una mano verso il suo ragazzo per circondargli le spalle con il braccio. Scostò i suoi capelli con l'altra mano e non appena Kenma si voltò verso di lui il corvino azzerò le loro distanze e lo baciò con dolcezza. Kenma cercò di ritrarsi, ma Kuroo gli alzò il mento con due dita e approfondì il bacio, così Kenma fu costretto a dargli corda. Strinse con una mano la camicia del corvino avvicinandolo maggiormente a sé, gesto che fece sorridere Kuroo contro le sue labbra. 
Si staccarono dopo qualche istante ma il corvino non si allontanò: restò ad un fiato dal biondo, accarezzandogli con premura i capelli.
— Dubiti di noi, Kenma? Dubiti che questo sia reale? – chiese, alludendo al bacio di qualche secondo prima e al mare di sensazioni che, ne era sicuro, entrambi avevano provato.
— Non… non è questo — iniziò, voltando il viso di poco. Era arrossito e questa volta non poté evitare che Kuroo lo notasse; il moro sfiorò con il naso la sua guancia, per poi stampargli un bacio sullo zigomo.
— E allora cosa? — domandò evitando di proposito qualsiasi allusione all'imbarazzo di Kenma dal momento che teneva alla propria vita.
Il biondo prese coraggio, spinto anche dalla mano del corvino che aveva trovato la sua e l'aveva stretta come se fosse stata l'ultima volta che avrebbe potuto farlo.
— La gente… parla.
Kuroo alzò un sopracciglio, allontanandosi di poco dal suo ragazzo soltanto per poterlo guardare negli occhi.
— Cosa intendi?
Kenma gonfiò le guance, gesto che fece letteralmente sciogliere Kuroo anche se cercò di non darlo a vedere; provò anche ad ignorare la capriola che fece il suo cuore a quella vista.
— La gente. Dicono che la nostra relazione è tossica, che io non ti amo, che ti tratto male, che tengo di più ai miei videogiochi che a te e che ti sfrutto e basta — disse il tutto quasi sussurrando, ma alla fine la voce gli si spezzò: Kuroo temette che stesse nuovamente per piangere — Io… so di non meritarti, Kuro. Hanno ragione. Sono un pessimo fidanzato, tu invece sei… semplicemente perfetto. Io, davvero, non so cosa ho fatto per averti nella mia vita. Non potrò mai darti ciò di cui hai bisogno, io… io non vado bene per te. Kuro, meriti di meglio.
Il tempo sembrò rallentare.
Sembrarono essere passate ere.
Le parole di Kenma rimbombarono nella mente di Kuroo un'infinità di volte, tanto che per un istante pensò di essersele soltanto immaginate. Eppure Kenma era lì davanti a lui, con le lacrime agli occhi, che credeva di non essere ciò che Kuroo meritava. 
Credeva di non essere abbastanza per lui.
Kuroo giurò di aver sentito il suo cuore spezzarsi.
Strinse ancora più forte la mano del biondo nella sua, lasciandola soltanto poi per prendergli il volto tra le mani in modo da poterlo guardare negli occhi, senza che provasse a sfuggire al suo sguardo.
— Che diamine stai dicendo, Kenma? Dio, ma ti senti? 
Kenma non rispose, si morse semplicemente il labbro nel vano tentativo di soffocare i singhiozzi: quel giorno aveva pianto decisamente troppo.
— Kuro, smettila, lo sai anche tu che ho ragione — proferì poi, afferrando il polso del suo ragazzo con una mano per tentare di allentare la sua presa sul proprio viso, ma Kuroo la scacciò bruscamente.
— E dire che dovresti essere tu il cervello della squadra - Kenma lo fulminò con lo sguardo, sorpreso. Kuroo non si era mai neanche sognato di parlargli così, ma in quel momento era troppo sconvolto per badare al suo tono — Sai quanto me ne importa di ciò che dicono su di noi, Kenma? Meno di zero. Ci conoscono? No. Non sanno cosa c'è tra me e te. Non sanno niente, eppure danno aria alla bocca perché è l'unica cosa che sono in grado di fare. 
Kuroo prese un respiro profondo, continuando a guardare Kenma negli occhi.
— Sì, ma…
— "Ma" niente! Se sono innamorato di te è proprio per come sei, Kenma, ed è così da sempre, fin da quando eravamo bambini. È vero, delle volte sei scontroso e pigro; giochi troppo ai videogiochi e ti dimentichi anche di mangiare o di dormire; non mi scrivi mai per primo; difficilmente dimostri affetto, soprattutto in pubblico; non vuoi mai uscire quando te lo chied-
— Ho afferrato, grazie — lo interruppe il biondo gonfiando nuovamente le guance e facendo scoppiare a ridere il corvino.
— Ma è per questo che ti amo. È per questo che non ti cambierei con nessun altro ed è per questo che stiamo così tanto bene insieme. Ci completiamo a vicenda, Kenma.
— Ora inizi a diventare sdolcinato… — commentò, allontanando con una mano il viso del corvino dal suo e Kuroo gli fece la linguaccia.
— So che mi ami. Non me lo dici spesso, perché sei fatto così. Sei chiuso in te stesso, sei introverso e ti amo per questo. Ti amo anche quando eviti i miei baci o i miei abbracci, o quando mi dici di no alle uscite perché sei troppo impegnato a giocare ai videogiochi. Ti amo anche quando mi ignori volutamente — rise ancora, accarezzando il viso del biondo che era ufficialmente diventato un peperone — Ti amo quando arrossisci, o piangi, o quando sei insicuro perché mostri un lato di te che soltanto io ho il privilegio di conoscere e di vedere. Non mi interessa se non siamo come una coppia solitamente viene dipinta, perché noi siamo mille volte meglio. Tu sei esattamente ciò che merito, se non di più. Sono io quello che si chiede cos'ho mai potuto fare nella vita per averti al mio fianco e ancora non ho trovato una risposta; mi limito ad amarti più che posso, ad apprezzarti per quello che sei e a non chiederti mai di cambiare. Ed amo questo — baciò il suo mento — e questo, e questo, e questo — le sue guance, la sua fronte ed i suoi capelli, le sue palpebre, il suo naso ed infine le sue labbra; prese una sua mano e ne baciò il dorso, per poi ridere — Amo tutto di te. 
Kenma giurò di essere scoppiato nuovamente a piangere e di aver affondato il viso nel petto di Kuroo, ma neanche se ne accorse. Le parole che il corvino gli aveva rivolto continuavano a vorticargli nella mente e il suo cuore stava per esplodergli dal petto. Si aggrappò a lui, lo strinse come se fosse la cose più preziosa che aveva, ed era effettivamente così. 
Kuroo fece lo stesso, gli accarezzò la schiena mentre gli lasciava un'infinità di baci tra i capelli.
Kenma si lasciò scappare un singhiozzo ed appoggiò il viso nell'incavo del collo del corvino.
— Ti amo anch'io.
Fu soltanto un sussurro, una serie di parole appena accennate, ma Kuroo riuscì a sentirle. Le sentì, e le sentì con tutto il suo corpo. 
Sorrise come sorride un bambino quando scarta i regali a Natale. Un brivido gli percorse la schiena e il suo cuore prese a martellargli nel petto. 
Si poteva essere più felici di così? 
Ne dubitava fortemente.
— Lo so. 
E Kenma sorrise a sua volta. In maniera più pacata rispetto a Kuroo; i lati delle sue labbra erano appena incurvati verso l'alto, ma quello era uno dei sorrisi più sinceri che il biondo aveva mai fatto in tutta la sua vita. 
Kenma amava Kuroo; Kuroo amava Kenma. 
Si amavano in maniera diversa rispetto agli altri, magari, ma era quello che rendeva il loro amore così tanto speciale.
Kenma non avrebbe più dubitato di questo. 
Si allontanò dal corvino soltanto per poterlo baciare, ancora e ancora; giurò a se stesso che avrebbe iniziato lui più spesso i baci perché lo stupore sul volto di Kuroo era impagabile. Afferrò la sua cravatta e la tirò di scatto verso di sé, facendo perdere l'equilibrio al corvino che gli cadde addosso. Scoppiarono a ridere entrambi e Kuroo si godette il suono cristallino della risata del suo ragazzo e pensò che fosse il più bello che avesse mai sentito; promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per poterlo udire più spesso.
Si guardarono e si amarono in silenzio; con uno sguardo che valeva più di mille parole si spogliarono di tutti i dubbi e di tutte le insicurezze. Kenma non poté fare a meno di pensare che Kuroo fosse la cosa migliore che gli era capitata e l'avrebbe amato, a modo suo, tutti i giorni della sua vita. 
A modo suo perché lui era così e non sarebbe cambiato per nessuno. 
Perché le parole taglienti della gente non lo avrebbero più toccato e perché Kuroo voleva che Kenma continuasse ad essere esattamente così com'era.
Soltanto loro sapevano cosa significasse l'amore che provavano l'uno per l'altro e non avrebbero permesso a nessuno di sminuirlo.
— Kuro?
— Mmh?
— Saltiamo le ultime ore? Devo andare a quella svendita di videogiochi, ce n'è uno che deve assolutamente essere mio.
Kuroo scoppiò a ridere mentre entrambi si rialzavano; prese per mano il biondo e si chinò verso di lui, baciandolo dolcemente sulle labbra.
— Solo se prometti che a casa tua ci coccoliamo.
Kenma fece una smorfia, mugugnando un "no" come risposta e Kuroo si imbronciò, fintamente offeso.
Il biondo strinse maggiormente la mano del corvino mentre si dirigevano verso le scale e accennò un piccolo sorriso: non sarebbe cambiato per nulla al mondo, perché loro andavano bene così; si completavano a vicenda.


***************************************
Angolo autrice:

Innanzitutto, buon anno nuovo a tutti!
Ringrazio davvero chi è arrivato fino a qui.
Per me questa storia significa tanto, l'ho scritta di getto e doveva venire un qualcosa di diverso e decisamente più corto, ma con tutte le sue imperfezioni è una di quelle di cui sono più fiera.
Era da molto tempo che non pubblicavo su EFP, è bello essere tornata.
Spero vi sia piaciuta, se vi va lasciatemi un commentino!
Alla prossima,

Heartist
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Heartist