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Autore: denna    01/01/2021    0 recensioni
Dopo essere sopravvissuti alla Meteorfall e aver salvato il pianeta, i nostri eroi dovranno fronteggiare una nuova terribile sfida contro un avversario mai affrontato prima: una vita normale.
Prima fanfiction ambientata nello straordinario universo di Final Fantasy VII, spero di coinvolgervi in una piacevole lettura.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: FFVII, Advent Children
Capitoli:
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Note di inizio pagina:
Salve a tutti! Innanzitutto, buon anno a tutti i coraggiosi che hanno cliccato su questa storia!
Sarò breve, perché, da lettrice, le note lunghe non piacciono a nessuno. Questa storia è ambientata nel periodo tra la fine di Final Fantasy VII e l'inizio di Advent Children (originale, eh?). Tuttavia, la fanfiction è stata ispirata da eventi e personaggi della prima parte del Remake, quindi saranno presenti riferimenti a entrambi i giochi (originale e Remake), oltre che ad Advent Children ovviamente. Gli eventi di One Way to a Smile invece non sono tenuti in considerazione, ma per una ragione di tempistiche e gusto personale. 
Bene, vi auguro buona lettura e spero che questa storia possa piacervi tanto quanto è piaciuto scriverla a me e al mio compare Jiacob_Tillinghast (a cui va un ringraziamento speciale).



Capitolo 1

Dancing on Black Ice

 

Il sole si stagliava sullo skyline irregolare di Edge, segnando l’inizio di una nuova frenetica routine della città con tanta fretta di crescere.

Tifa passava in rassegna i servizi di bicchieri puliti in maniera impeccabile, pronti ad accogliere le sue creazioni di esperta barista che stavano spopolando nella nuova città. La vita ad Edge, sebbene ancora in fase di assestamento, scorreva tranquilla, accompagnata dalla speranza di un nuovo e rigoglioso futuro. La ragazza sorrise e guardò brevemente l’orologio appeso al muro. Iniziò a preparare uno spuntino, intanto che il rombare di una moto in avvicinamento rompeva il silenzio.

«Buongiorno.» trillò, rivolgendo un sorriso alla figura che aveva varcato la porta.

«Buongiorno.» le rispose il ragazzo biondo, avvicinandosi al bancone.

«Anche oggi hai iniziato presto a fare consegne.» disse Tifa.

«Prima comincio, prima la merce arriverà ai clienti.» disse Cloud, con un’alzata di spalle.

«E questo ci fa un’ottima pubblicità.» commentò allegramente la ragazza.

«Già.» concordò lui.

Tifa sorrise di nuovo e anche gli angoli della bocca di Cloud si incurvarono appena.

«Direi che ci vuole un caffè.» affermò Tifa, riempiendo una tazza ed avvicinandola al biondo, che nel frattempo si era seduto al bancone.

«Grazie.»

Cloud soffiò velocemente sulla bevanda scura, prima di prenderne un sorso. Si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto, intanto che avvertiva l’effetto benefico del caffè.

“Deve aver avuto una mattinata impegnativa” giudicò Tifa.

Sapeva benissimo che era l’opposto di uno scansafatiche: lo aveva visto all’opera come tuttofare durante i suoi primi giorni a Midgar; nonostante sapesse che lui considerasse quegli incarichi come un intermezzo tra una missione e l’altra (e un modo di intascare qualche guil in più), aveva sempre dato il massimo. Ed ora, senza più un nemico da combattere, Cloud sembrava aver accettato con naturalezza la fine della sua carriera di guerriero e si era gettato sulla sua nuova professione con un impegno e dedizione che avevano stupito la stessa Tifa e non solo. La Strife Delivery Service era un’agenzia fiorente; le chiamate dei clienti avevano intasato il telefono del bar a tal punto che Tifa aveva dovuto attivare una linea a parte per Cloud. I clienti erano decisamente entusiasti del “professionale, ma assai poco loquace ragazzo delle consegne”. Una descrizione calzante che aveva strappato un risolino a Tifa, la prima volta che l’aveva sentita. Ma era davvero felice per lui.Molte cose erano cambiate, ma per Cloud il cambiamento più grande era stato il ritorno alla normalità. Forse, finalmente, dopo anni di fatiche e di sofferenze, sarebbe riuscito ad avere una vita normale. Con lei.

«Hai ancora molte consegne da fare?»

«Solo una, in realtà.» 

La ragazza volle cogliere al volo l’occasione.

«Allora oggi potrei chiudere il bar prima e potremmo uscire.» propose.

«Ehm…» disse Cloud.

«Solo io e te.» aggiunse velocemente la ragazza, prima che Cloud potesse anche solo pensare di coinvolgere i loro amici. Le uscite in gruppo, anche se rare, le piacevano molto: oltre ad essere divertenti, erano anche i momenti in cui era più evidente che Cloud fosse finalmente tornato sé stesso. L’atteggiamento freddo, arrogante e un tantino spocchioso dell’ex-SOLDIER sembrava appartenere ad un'altra vita. Bisognava precisare che non era diventato un mostro di giovialità, era pur sempre un tipo introverso, ma i progressi che aveva compiuto dal punto di vista sociale erano enormi; soprattutto se paragonati ai progressi in campo sentimentale. Al riguardo, Tifa aveva deciso di prendere in mano la situazione.

«Si, certo.» rispose Cloud annuendo.

«Però avrei ancora una cosa da fare.» aggiunse.

Tifa fece un piccolo sbuffo.

«E sarebbe?»

«Devo portare Fenrir dal meccanico.» spiegò Cloud. «Credo abbia un problema.»

«Ma l’avevi fatta aggiustare qualche giorno fa! Come è possibile?» esclamò la ragazza.

«Ho incontrato delle belve durante l’ultima consegna.» raccontò Cloud. «Probabilmente hanno danneggiato la moto durante il combattimento.»

«Di nuovo?» commentò Tifa, sorpresa.

«Gli attacchi sono in continuo aumento da quando abbiamo fermato Meteor.» disse il biondo, quasi sulla difensiva.

«Ho capito…» disse Tifa, decidendo di credergli. Dopotutto conosceva bene le sue abilità di guidatore.

«Quindi, vado dal meccanico, faccio la consegna… e usciamo?» chiese Cloud, sorridendo lievemente.

«Si!» rispose Tifa con entusiasmo. «Anzi, vengo con te!»

«Sicura? E il bar?» domandò il biondo, sorpreso.

«Non preoccuparti per il bar» lo rassicurò Tifa. «Se ci sono così tante belve in giro ti farà comodo un aiuto in più»

«Sei davvero sicura?» domandò nuovamente Cloud. Stava per aggiungere che poteva essere un viaggio pericoloso, ma memore di tutte le battaglie affrontate insieme, si rese conto di quanto quell’affermazione sarebbe suonata ridicola. Ma non poteva farne a meno: nonostante sapesse quanto Tifa fosse forte, lui si preoccupava, sempre.

«Certo che sono sicura! Dammi un minuto.» rispose la ragazza.

«Ti aspetto fuori.»

Tifa chiuse il bar e raggiunse il ragazzo che era già in sella a Fenrir. Salì agilmente dietro di lui.

«Aspetta.» disse il ragazzo, scendendo dalla moto.

Tifa lo guardò perplessa andare di nuovo verso il garage. Cloud tornò pochi istanti dopo, con in mano un paio di occhiali da motociclista come quelli che stava indossando.

«Ecco.» disse lui.

Tifa stava per ringraziarlo, ma si interruppe, quando il ragazzo le sistemò gli occhiali sul viso, anziché passaglieli.

«Grazie.» mormorò, arrossendo lievemente.

Cloud sorrise e salì sulla moto. Sussultò quando le braccia di lei lo cinsero intorno alla vita.

«Pronti a partire!» disse Tifa entusiasta.

Fortunatamente, l’intervento del meccanico non richiese molto tempo.

«Cloud, si può sapere cosa cazzo combini con questa moto?» esclamò il burbero meccanico. «C’erano delle frattaglie incastrate nei tubi di scappamento!»

«Mi hanno attaccato.» replicò il biondo.

Tifa inarcò un sopracciglio.

Cloud pagò il meccanico e si rimisero in viaggio.

«Mi raccomando, stai allerta» le disse serio.

«Come sempre.» rispose lei sorridendo.

Qualche tempo dopo

“Non posso crederci.” Pensò Cloud, mentre con espressione vuota consegnava il pacchetto al cliente entusiasta. Era stato uno dei viaggi più tranquilli e noiosi che avesse mai fatto. Tornò verso la moto, sulla quale lo attendeva una contrariata Tifa.

«Cloud… c’è qualcosa che devi dirmi?»

«Di che parli?» chiese il biondo, con una punta di perplessità.

«Sai, può capitare di essere disattenti alla guida… se chi guida non sta molto bene.»

«Continuo a non capire.»

«Cloud, so che soffri il mal d’auto.» disse Tifa, guardandolo seria.

«Soffrivo. E non capisco cosa c’entri con gli attacchi delle belve.» replicò Cloud.

«Ok, ma è ritornato…ultimamente.» concesse Tifa, non volendo ricordare il travagliato percorso che avevano fatto per restaurare la sua psiche.

«Si, ma se guido io non è un problema.» affermò tranquillo il ragazzo.

«Sei sicuro?» Insistette Tifa, lievemente scettica. «Sai, può capitare di essere distratti alla guida, se non ti senti bene… e può capitare di investire qualcosa, non c’è nulla di cui vergognarsi!»

«Sono sicuro, Tifa. E sto bene.» dichiarò Cloud, avvicinandosi alla moto.

Tifa non sembrava ancora convinta.

«Sei sicuro che non vuoi che guidi io?» domandò, scivolando sul posto del guidatore e mettendo le mani sul manubrio di Fenrir.

«No.» disse fermamente il biondo, afferrando il manubrio a sua volta.

Tifa trasalì, poi sbuffò leggermente.

«Ami davvero tanto questa moto…» disse con una nota di sarcasmo nella voce.

Cloud sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo. E Tifa per un momento si pentì della frecciata.

«Se guidi tu, starò sicuramente male» le spiegò il ragazzo, facendo scorrere una mano sul manubrio della moto. «Ma non per colpa tua!» si affrettò ad aggiungere, temendo di essere frainteso.

«Ho capito.» si arrese Tifa. La mano era arrivata fino a sfiorare la sua, ancora posata sulla manopola dell’acceleratore.

«Preferirei non star male, se dobbiamo uscire.» disse il ragazzo. L’espressione di Tifa si addolcì, mentre gli faceva posto per salire in sella.

A tre quarti del tragitto, si fermarono ad una stazione di servizio, unico punto di riferimento in quel nulla sterminato, per fare rifornimento di carburante.

«Cloud, vado un momento in bagno.»

«Va bene.» rispose tranquillo il biondo, mentre finiva di fare il pieno.

Tifa si avviò verso l’ingresso del negozio vicino alla pompa di benzina. Guardò l’insegna, che recitava in un verde fluorescente “Mako Grill”.

“Non c’è limite al cattivo gusto” pensò, aggrottando le sopracciglia.

Cloud si appoggiò alla moto e seguì con lo sguardo la ragazza che entrava nel locale. Indugiò lievemente sull’insegna e dopo essersi sincerato di aver letto bene, inarcò un sopracciglio e scosse la testa con fare incredulo. Uno spostamento d’aria, impercettibile per chiunque, ma non per lui, distolse la sua attenzione dall’insegna pacchiana.

Lentamente, aprì l’alloggiamento delle armi di Fenrir e tirò fuori la Buster sword, intento che avvertiva la familiare scarica di adrenalina pervadergli il corpo.

“Non so cosa tu sia, ma so come finirà” pensò, prima di girarsi e scagliarsi a velocità inumana sull’aggressore.

“Spero che stavolta Tifa mi creda!”

***

Tifa aspettava pazientemente che l’asciugatore morente finisse il suo compito.

“Questo coso non funziona e fa un rumore pazzesco! Non sentirei nemmeno Meteor!”

Uscì dal bagno e mormorò un “arrivederci”, ma si accorse che non c’era nessuno. Vide il cassiere fuori, che dava le spalle al negozio. Perplessa, andò anche lei verso l’uscita.

«Arriveder…» ripeté distrattamente, mentre gli passava accanto.

«Ma è un fenomeno!» esclamò l’uomo.

Tifa seguì la direzione del suo sguardo e sgranò gli occhi. Davanti a loro Cloud, madido di sudore, ansimava accasciato sulla sella della moto; la Buster Sword sporca di sangue. Attorno a lui erano disseminati innumerevoli cadaveri di belve che appartenevano a più di una specie.

«Ma cosa è successo?» chiese Tifa con un tono di voce a metà tra il sorpreso e il rassegnato.

«Belve.» esalò il ragazzo, mentre si ricomponeva.

«Vorresti dirmi che, mentre ero in bagno, un gruppo di belve ti ha attaccato?»

Cloud annuì.

«Gruppo? Ce n’era un intero squadrone!» strillò il commesso, ancora scioccato.

«Meno male che sapevi il fatto tuo, ragazzo! Grazie per aver protetto il negozio da quelle bestiacce.» aggiunse, prima di tornare all’interno.

Cloud, che stava ancora riprendendo fiato, alzò un braccio a mo’ di “non c’è di che.”

Peccato che non conoscesse il gesto per “Avresti anche potuto pagarmi per il favore.”

«Siamo stati fortunati, all’andata.» affermò, lanciandole un’occhiata eloquente, nella quale Tifa riuscì a cogliere anche un barlume di soddisfazione.

«Ok…» fu tutto quello che lei riuscì a dire. Si avvicinò ai tubi di scappamento e ci guardò dentro. Cloud la guardò perplesso.

«Che fai?»

«Sembra che stavolta non ci sia niente incastrato dentro.» dichiarò, mentre gli sorrideva.

«Hai ragione: oggi siamo fortunati.»

Anche lui sorrise lievemente.

«Forza, torniamo al bar!»

 

***

 

«Qualcosa mi dice che muori dalla voglia di farti una doccia!» disse Tifa, con una strizzatina d’occhio, una volta varcato l’ingresso del bar.

Cloud annuì.

«E anche io in realtà.» ammise lei. «è stato molto bello e divertente attraversare il canyon in moto, ma con tutta quella polvere i miei capelli e i vestiti sono un vero disastro!»

«Oh, non ci avevo fatto caso.» confessò Cloud. Lei diventò seria per un istante, ma poi aggiunse, di nuovo sorridente «Almeno io mi sono risparmiata la sudata del combattere tutte quelle belve!»

Cloud sorrise appena.

«Riguardo a prima, non vorrei avessi frainteso.» disse Tifa, esitante, spostando il peso del corpo da un piede all’altro.

«Di che parli?» fece lui, confuso.

«La storia delle belve. Non pensavo mentissi… ero solo… preoccupata per te.» spiegò lei, guardandolo con dolcezza.

Il ragazzo annuì.

«Ho capito, ma non devi, Tifa: non c’è niente che non va.»

«In realtà…» replicò lei, con una nota di imbarazzo nella voce.

«Si?»

«Non prenderla come una critica, ma ho notato che eri affaticato dopo il combattimento con le belve.»

«Si…forse un po’» ammise lui. «Ma sto bene.»

«Si, si, ti credo!» si affrettò a dire Tifa, mettendo le mani avanti. «Forse sei solo un po’ fuori allenamento.»

Cloud la guardò brevemente, poi distolse lo sguardo, come se stesse realmente riflettendo su quanto gli aveva appena detto.

«È vero che dopo Meteor non abbiamo più combattuto molti nemici.» esordì.

«Ed è meglio così.» dichiarò Tifa. Cloud annuì, totalmente d’accordo.

«Cosa suggerisci?» le chiese, prendendola alla sprovvista.

«Come?»

«Non credo che cercare belve più grosse per allenarsi sia una buona idea…» considerò lui. E non aveva nessuna voglia di usare di nuovo uno dei simulatori di Chadley.

Tifa ridacchiò.

«Sai che esistono le palestre?» gli disse, con tono bonariamente canzonatorio. «Non c’è bisogno che rischi la vita solo per rimetterti in forma!»

«Non ci avevo pensato.» ammise Cloud, con una nota di imbarazzo nella voce.

«Ti aiuterò a trovare una palestra» disse Tifa. «Ma non oggi! Stasera è serata di svago!» dichiarò, battendo il pugno sul palmo della mano con fare entusiasta.

«Giusto.» concordò Cloud.

«Grazie, Tifa.»

«Figurati.» rispose lei con una strizzatina d’occhio. «Vado a prepararmi!» trillò, andando verso le scale che portavano alle loro stanze. Cloud la imitò poco dopo. Mentre passava accanto alla camera di Tifa, notò con la coda dell’occhio la ragazza sparire dietro la porta del bagno, con uno svolazzo di stoffa blu dall’aria familiare.

«Ok» disse tra sé e sé, mentre entrava nella sua camera.

***

Tifa scese le scale, tornando al bar. Osservò compiaciuta il bancone perfettamente tirato a lucido. Si sentì osservata e si voltò, vedendo Cloud in cima alla rampa. Il ragazzo indossava un maglione azzurro smanicato, molto simile a quello della sua divisa da SOLDIER, che metteva ancor più in risalto il bagliore mako dei suoi occhi, e un paio di pantaloni color antracite; il tutto completato da un paio di stivali marrone scuro.

«Bene, sei pronto.» si affrettò a dire, temendo di sembrare strana se avesse ancora continuato a fissarlo in silenzio.

«Stai molto bene» aggiunse, quando lui finì di scendere le scale.

«Grazie» mormorò lui, con una nota di imbarazzo. «Anche tu.» disse in uno sclancio di sincerità. Tifa sorrise.

«Qualcosa di classico, avevi detto.» disse, ruotando su sé stessa per mostrargli il vestito blu, anche se Cloud lo ricordava benissimo. Il ragazzo sorrise.

«Credo che tu possa lasciare qui la spada, stavolta.» gli fece notare la ragazza.

«Hai ragione» concordò lui, imbarazzato, togliendosi la Buster Sword e appoggiandola alla parete.

«Andiamo.» disse, dirigendosi verso l’uscita.

«Non prendiamo la moto?» domandò perplessa Tifa, indicando l’uscita sul retro che conduceva al garage.

«Ho prenotato una diligenza» rispose lui, facendole segno di seguirla.

«Oh…»

«Mi è sembrata una scelta migliore» continuò il ragazzo, mentre si incamminavano verso la fermata. «Il vento, la povere… quelle cose che hai detto prima.» mormorò frettolosamente, accelerando il passo. Tifa sorrise.

Aspettarono il carro trainato dal grosso pennuto giallo.

«Accidenti! È davvero grande» esclamò Tifa, andando ad accarezzare la testa piumata della creatura.

«Quanto sono grandi da cuccioli?» chiese curiosa al conducente.

«Più o meno come un gatto.» le rispose l’uomo.

«Wow» fece lei «Devono essere carinissimi, non pensi?» disse, mentre salivano sulla vettura.

«Non so…» rispose Cloud con un’alzata di spalle.

«Ehi Cloud, grazie per aver chiamato la diligenza.» disse Tifa, sorridendo.

«Oh…prego.»

***

Il viaggio trascorse tranquillo. E silenzioso.

“Almeno non abbiamo visto nessuna belva“ tentò di consolarsi Tifa, mentre guardava il ragazzo intento ad osservare la strada affacciato dal finestrino delle diligenza.

«Ragazzi!» li chiamò il vetturino. «Abbiamo un piccolo inconveniente, dovrò fare una sosta al Mercato Murato.»

«C’è un mercato Murato ad Edge?» domandò Tifa, stupita.

«C’è sempre bisogno di un Mercato murato nelle città, dolcezza.» rispose il cocchiere, sghignazzando. Cloud gli lanciò un’occhiataccia.

«Spero che sia una cosa breve.» disse la ragazza. Il biondo annuì.

La diligenza si fermò alla stazione di posta, un grosso edificio di legno e pietra, con parti rinforzate in metallo; vicino sorgeva un piccolo muretto di mattoni che tagliava la strada, a parte per una piccola interruzione al centro, accanto a cui si trovava un cartello di legno sul quale era stata marchiata a fuoco la scritta “Wall Market”.

Cloud approfittò della sosta per scendere, seguito da Tifa. La ragazza non poté fare a meno di notare che, nonostante la sua chinetosi fosse migliorata, l’avversione del ragazzo per i mezzi di trasporto restava comunque incredibile.

«Vi piace? Abbiamo pensato di lasciare un piccolo tributo in onore del vecchio mercato murato!»

«Riconosco questa voce…» mormorò Cloud, mentre si girava con un’espressione accigliata.

«Sam! Ciao!» salutò Tifa.

«Tifa, ragazza mia, sei uno schianto come sempre!» disse il chocobiere, intanto che si avvicinava ai due ragazzi.

«Hey…» lo ammonì Cloud, a cui non stava piacendo affatto come lo sguardo dell’uomo con il cappello da cowboy stesse scendendo lungo il corpo di Tifa. La ragazza gli posò una mano sul braccio e bastò quel semplice gesto a silenziare la sua replica, anche se continuò a guardare l’uomo con sguardo diffidente.

«Non sapevamo che lo avessero ricostruito.» ammise Tifa.

«È tutto merito degli sforzi congiunti di Andrea, Madame M e del sottoscritto.» spiegò compiaciuto Sam. «Non solo ognuno di noi ha riaperto la propria attività, ma abbiamo ricostruito anche l’intero quartiere!»

«È stato un bel gesto.» commentò la ragazza, sorridendo.

«Madame M…» mormorò Cloud.

«Tutto bene?» gli chiese Tifa, che aveva notato il cambiamento di espressione del ragazzo.

Lui annuì, anche se non riusciva a scrollarsi di dosso quella strana sensazione di inquietudine.

“Forse è il caso che vada a controllare se la diligenza è pronta” pensò. Stava per avvisare Tifa, ma una voce lo anticipò.

«Ti fai bello di luce riflessa, Sam?»

«Non può essere…» disse Cloud con un filo di voce.

«Sei incredibile! Vantarti di aver ricostruito il Mercato Murato, quando sei stato proprio tu ad aver versato la quota più bassa, dicendo che avevi usato tutti i tuoi soldi per rimettere in piedi il tuo allevamento di stupidi pennuti!»  gridò Madame M, avvicinandosi minacciosa al chocobiere.

«Ma mia cara, è la verità» disse l’uomo, sulla difensiva. «Non a tutti bastano un tavolo e due mani per lavorare.»

«Stai insinuando che il mio non sia un lavoro serio?» berciò la donna, puntandogli contro il suo ventaglio.

«Mia cara, non oserei mai mettere in dubbio l’importanza del tuo lavoro.» si affrettò a dire Sam, alzando le mani. «E inoltre non sono l’unico che conosce i benefici che sei in grado di dare. Dico bene, Cloud?» aggiunse, prima di defilarsi.

«Cosa?» fece Cloud, colto alla sprovvista.

«Cosa?» ripeté Tifa, perplessa.

«Guarda un po’ chi si vede! Cloud Strife!» esclamò Madame M. La rabbia che la animava fino a qualche attimo prima scomparve. «è un vero piacere vederti!»

«Grazie…» mormorò il ragazzo, sempre più inquieto.

Gli occhi scuri della donna saettarono verso Tifa.

«Non ricordo il tuo nome, ragazza.»

«Tifa Lockheart» rispose lei, lievemente a disagio sotto quello sguardo indagatore. Madame M le scostò i capelli con il ventaglio per poter vedere meglio il suo volto.

«Quindi è lei che volevi salvare da Don Corneo… capisco il perché! Hai davvero buon gusto.» commentò sorridendo maliziosa.

«Ehm…» fu tutto quello che riuscì a dire Cloud. Tifa arrossì.

«Mano.»

«Come?» fece confusa Tifa.

La donna le prese la mano e la studiò attentamente per qualche momento.

«Queste mani sono meravigliose!» esclamò deliziata. «Un compromesso perfetto; capaci di dare piacere e infliggere altrettanto bene dolore! I miei complimenti!»

La lasciò andare e prese immediatamente la mano di Cloud.

«Ehi!» protestò quest’ultimo.

«Conservi ancora la tua eleganza» affermò la donna, ignorandolo «Ma sembra che le tue mani inizino a somigliare più a quelle di un lavoratore, che a quelle di un guerriero.»

Il ragazzo ritirò la mano.

«Ed è un male?» domandò con una nota di incertezza nella voce.

«Dipende da quello che vuoi tu, mio caro.» rispose Madame M « Se hai bisogno di tempo per riflettere, posso aiutarti con un massaggio…»

«Non mi interessa, grazie!» tagliò corto Cloud.

«Eppure, l’ultima volta sembravi aver gradito molto i miei servigi.» commentò divertita Madame M, agitando il ventaglio. «Avresti dovuto vederlo dopo il trattamento Extra Lusso!»

Tifa sgranò gli occhi e si girò verso Cloud, allibita. Il ragazzo si girò a sua volta, ma capì di aver commesso un errore, poiché si rese conto che con l’espressione colpevole che sapeva di avere, le aveva dato da bravo idiota la conferma su cosa avesse fatto.

“Lo sa…”

«L’ho fatto per ottenere la raccomandazione per Aerith.» si affrettò a chiarire, sperando che non fosse troppo tardi.

L’espressione di Tifa si indurì.

«Ma la raccomandazione non l’avevate ottenuta vincendo nell’Arena di Corneo?» domandò.

«Abbiamo dovuto fare parecchie cose» rispose lui lapidario, temendo di rivelare altre verità scomode.

«Se vi interessa, abbiamo anche dei trattamenti per coppie!» si intromise Madame M.

«No grazie!» risposero i due ragazzi all’unisono. Madame M ridacchiò.

«Oh beh, siete sempre in tempo per ripensarci.» disse, prima di tornare verso il suo negozio. Tifa la seguì con lo sguardo, con aria truce.

«Vuoi… vuoi ancora uscire?» mormorò Cloud, esitante.

«Si, Cloud…» rispose Tifa, con voce atona.

«Chissà se hanno risolto con la diligenza.»

«Non credo, o avrebbero chiamato.»

«Già.»

Tifa abbassò lo sguardo e rimase in silenzio, lasciando il ragazzo a cercare di indovinare i suoi pensieri.

«Vado a controllare.» disse Cloud, avviandosi in fretta verso la fermata. Tifa sospirò.

Non dovette aspettare molto: il ragazzo tornò dopo poco, con pessime notizie:

«Hanno detto che il chocobo si è sentito male e non ne hanno un altro disponibile prima di qualche ora.»

«Ma è assurdo!» esclamò Tifa, contrariata.

«Sembra che tutti abbiano deciso di uscire, stasera» commentò Cloud.  

“Che bel tempismo…” pensò la ragazza, con una lieve smorfia.  

«A questo punto, facciamo un giro qui.» propose, guardando il biondo. Cloud sgranò gli occhi.

«Davvero vuoi fare un giro qui?» le chiese, guardando dubbioso le insegne luminose.

«Sempre meglio che stare fermi ad aspettare la diligenza.» gli fece notare lei. Lui annuì, anche se non sembrava contento all’idea di addentrarsi tra le luci rosse del quartiere. Tifa si accorse del suo disagio, ma non si tirò indietro.

«Andiamo?» gli chiese, prendendolo sotto braccio. Cloud si fece portare, borbottando:

«Ok…»

«C’è qualche altra cosa imbarazzante che non mi hai detto?» gli domandò, con tono volutamente leggero. 

«No.»

***

«Cloud, guarda!» esclamò Tifa, tirandolo per il braccio.

«Cosa c’è?» domandò il ragazzo, confuso da tanto entusiasmo. Seguì con lo sguardo la direzione indicata da Tifa: vide un vicolo, chiuso da un grosso edificio. Avrebbe avuto un aspetto anonimo come le costruzioni che lo circondavano, se non fosse stato per la presenza di un’enorme insegna abbagliante, che componeva con i suoi caratteri luminosi la scritta “PALESTRA”. 

«Hanno ricostruito proprio tutto.» commentò Cloud, mentre osservava la scritta attraversare in pochi secondi tutte le tonalità del visibile. Tifa sorrise.

«Ma è una palestra o una discoteca?» 

Anche Cloud sorrise.

«Potrebbe essere entrambe.» 

Tifa ridacchiò.

«Vediamo se è aperta?» propose allegramente. Il ragazzo scrollò le spalle e rispose:

«Se ti va… tanto non abbiamo fretta.»

«Hai ragione.» concordò lei, con una nota di tristezza nella voce. Cloud si pentì immediatamente di aver parlato. «È comunque una buona idea…»

«Dai andiamo.» tagliò corto lei, conducendolo verso l’ingresso. Le porte automatiche scattarono immediatamente al loro arrivo; l’interno era illuminato a giorno, tanto da abbagliarli per un momento, e una assordante musica dance rimbombava ovunque. 

«È aperta!» trillò Tifa, varcando la soglia insieme a Cloud.

«Yes! Ma ancora per poco, my dear!» le rispose una voce. 

«Oh my god! Siete voi!» esclamò un uomo dal fisico statuario, scuotendo la zazzera di capelli scuri, in preda all’incredulità. «Quanto tempo, ragazzi!»  disse estasiato, correndogli incontro.

«Ciao Jules.» lo salutarono all’unisono i ragazzi.

«Che piacere vedervi!»

«Dovevo immaginare che avrei trovato te a capo di questo posto.» disse Cloud, guardando l’enorme sala piena di macchine e attrezzature ginniche.

«Ma sbaglio, o è più grande?» chiese Tifa. 

«Si. Ci sono più ring e la sala pesi è grande almeno il doppio.» affermò Cloud.

«Non vi sfugge niente, my dears!» commentò Jules, sorridendo. «Ho approfittato della ricostruzione per ampliarmi un pochino. Dopo tutto quello che è successo, la gente ha bisogno più che mai di un posto dove riforgiare il proprio corpo, la propria mente, e di conseguenza il loro intero essere. Mens sana in corpore sano!» esclamò.

«Spero di accogliere sempre più iscritti!» aggiunse raggiante.

«A tal proposito, qui ne abbiamo uno.» disse Tifa, poggiando una mano sulla spalla di Cloud.

«Eh?» fece il ragazzo, colto alla sprovvista.

«Pensavi di iscriverti?» domandò Jules, sorpreso ma allo stesso tempo molto felice all’idea che il biondo avrebbe varcato spesso le porte della sua palestra.

«Ehm…» disse Cloud, incerto. La ragazza lo incitò stringendogli dolcemente il braccio.

“ Ma in fondo, perché no?” si ritrovò a pensare. Purtroppo, doveva ammettere a se stesso che Tifa aveva ragione: l’inattività e la mancanza di avversari stavano fiaccando il suo fisico e le sue abilità di guerriero. Tanto valeva scegliere una palestra conosciuta. Il fatto che si trovasse all’interno del quartiere a luci rosse non avrebbe dovuto costituire un problema.

«Si, volevo iscrivermi. Ho bisogno di allenarmi un po’.» disse finalmente; Tifa sorrise, soddisfatta.

«Allora sei venuto nel posto giusto!» trillò il culturista. «Purtroppo adesso stiamo chiudendo, ma puoi passare quando vuoi.»

I ragazzi annuirono.

«Maaa, non siete venuti qui solo per iscrivervi in palestra, vero?» chiese Jules, lanciando un’occhiata maliziosa al loro abbigliamento.

«Dovevamo uscire, ma il chocobo della nostra diligenza si è sentito male.» raccontò Cloud, sbrigativo, arrossendo lievemente. L’espressione intristita di Tifa non fece che aumentare il suo disagio.

«Ooh, mi dispiace tanto!» esclamò il culturista, affranto. «Ma aspettate! Non tutto è perduto! Possiamo salvare il vostro appuntamento!» disse, illuminandosi.

Cloud ebbe un brutto presentimento.

«E come?» disse Tifa, speranzosa.

«Andate all’Honeybee Inn!» trillò Jules, battendo le mani, «... è un posto perfetto per una serata a due!» affermò, strizzando loro un occhio pesantemente ripassato di eyeliner.

Cloud rabbrividì.

«Ma…» tentò di replicare, cercando di non sembrare troppo scortese. Dopotutto, Jules stava solo cercando di aiutarli, anche se non avevano chiesto nulla. Tifa domandò:

«È il locale di tuo fratello, giusto?» 

«Yes, my dear.» confermò Jules.

«Se lo hanno ricostruito tale e quale a prima, immagino che abbia sempre lo stesso successo.» commentò Tifa.

«E una lista di attesa lunghissima.» aggiunse Cloud.

«Più successo di prima! E anche la lista si è allungata, ma… non se ti chiami Cloud Strife!» disse Jules, con un sorriso smagliante.

«In che senso?» domandò il ragazzo, mentre il presentimento ritornava più nefasto di prima. Tifa lo guardò confusa.

«Andrea sarebbe felicissimo di averti di nuovo come ospite! Scommetto che se gli spiegassi la situazione, vi farebbe entrare senza problemi!»

«Forse non è il caso…» replicò debolmente il ragazzo.

«Anzi, andate subito! Ci penso io ad avvisare Andrea! Potrai ringraziarmi quando verrai ad iscriverti.» disse Jules, senza ascoltarlo.

«Ma…» ribatté Cloud. Tuttavia, il culturista si era già diretto verso la reception e aveva preso in mano il suo telefono. Il ragazzo si girò verso Tifa, pensando ad una scusa per convincerla a declinare l’offerta, ma la vista del suo viso illuminato dalla speranza, dove prima aveva visto tristezza e rammarico, gli fece abbandonare l’idea.

«Che ne pensi?» buttò fuori, prima che il coraggio gli venisse meno.

«Mi sembra una buona idea… e non abbiamo molte alternative.» fu la risposta della ragazza.

“A parte andarcene ad aspettare la diligenza” pensò Cloud.

«Bene! Allora è deciso!» disse Tifa, prendendolo di nuovo sottobraccio. «Andiamo!»

***

«Eccoci qua.» annunciò Cloud, desideroso di trovarsi ovunque tranne che al cospetto dell’insegna luminosa dell’Honeybee Inn. La fila di persone in attesa di entrare superava di gran lunga le dimensioni della facciata dell’edificio.

«È molto più grande del vecchio locale.» commentò Tifa. «Deve essere un vizio di famiglia, espandersi!» 

«Probabilmente hai ragione.» disse Cloud, lapidario.

«Che facciamo secondo te? Ci mettiamo in fila?» chiese Tifa.

«Jules ha detto di andare direttamente all’ingresso.» 

Detto ciò, Cloud guidò la ragazza in direzione dell’entrata, attirando commenti contrariati dalle persone in fila.

«Ehi, biondino, ma che pensi di fare?» 

«Chi si credono di essere?»

«Spero che il buttafuori gli dia il benservito!» 

«Sono ore che stiamo in fila!»

«Dolcezza, ti va di fare la fila con me?»

Facendo del loro meglio per ignorare le lamentele e le occhiatacce, i due raggiunsero finalmente l’ingresso, guardato a vista da un corpulento omaccione, vestito di una sgargiante divisa dorata. Il buttafuori inarcò un sopracciglio alla loro vista, ma non si scompose e li apostrofò:

«Buonasera signori. Posso aiutarvi?»

«È il momento della verità, forza, mister VIP!» disse scherzosamente Tifa. Cloud sospirò e si rivolse all’uomo in tono piatto.

«Ci manda Jules Rhodea… sono Cloud Strife.»

A quelle parole, il buttafuori cambiò repentinamente atteggiamento.

«Mister Cloud! La aspettavamo. Prego, si rechi alla reception!» disse con un sorriso, scostando le tende di velluto rosso. Le persone in fila ammutolirono, mentre la coppia varcava la soglia. 

«Sono impressionata.» ammise Tifa, con un’espressione a metà tra l’incredulo e il divertito.

“Anche io.” pensò Cloud, sebbene fosse compiaciuto di aver fatto colpo. Tuttavia non abbassò la guardia, sicuro che le sorprese non si sarebbero fermate all’ingresso e conscio di essere in un luogo compromettente.

«Mister Cloud! Che piacere!» lo accolse calorosamente il receptionist. «È passato del tempo dalla sua ultima visita!»

«Jules ci ha mandati qui.» disse in fretta Cloud, cercando di mascherare il crescente disagio.

«Of course! Andrea ci ha informati. Si scusa per non essere qui ad accogliervi personalmente, ma è impegnato con i preparativi per l’esibizione di stasera!» disse tutto d'un fiato il ragazzo.

«Ah, si esibisce stasera?» domandò Cloud, atterrito.

«Ah, voleva accoglierci di persona?» gli fece eco Tifa.

«Ma naturalmente, il signor Strife è tra gli ospiti più graditi di questo establishment

Tifa si voltò a guardare Cloud, perplessa, come se lo vedesse per la prima volta.

«Siete davvero fortunati ad essere capitati proprio la sera di una delle sue esibizioni. Sono sicuro che anche lui ne è incantato!»

“Smettila di parlare!!” pensò disperato Cloud.

«Riguardo la vostra sistemazione» riprese il receptionist «Andrea vi ha fatto riservare i tavoli migliori, e potete anche scegliere tra i nostri speciali privé, le coppie li adorano!» 

Il ragazzo si interruppe, portandosi una mano alla bocca con fare imbarazzato. 

«Voi siete una coppia, giusto?» chiese, con un filo di voce.

«Si.» rispose risolutamente Cloud, prima che Tifa potesse aprire bocca. Quest’ultima sgranò gli occhi per la sorpresa.

«Va bene il privè?» le chiese il ragazzo.

«S-si.» balbettò Tifa, cercando di mascherare la sorpresa, mentre le guance le si tingevano di rosso. Il receptionist sorrise.

«Bene. E privé sia! Ragazzeeee!» chiamò, battendo elegantemente le mani. Tre fanciulle con indosso l’iconico costume da ape dell’Honeybee Inn uscirono da dietro la tenda rossa che separava la hall dall’anticamera che conduceva al teatro.

«Vi affido a loro. La vostra serata indimenticabile sta per iniziare!» esclamò deliziato.

Cloud e Tifa lo ringraziarono e andarono incontro alle tre ragazze che si stavano avvicinando. Il ragazzo aveva un colorito terreo che stonava con la decisione con cui camminava.

«Ehi Cloud, va tutto bene?» domandò Tifa, preoccupata.

“Non è possibile!” pensò il ragazzo; le apette che sorridevano radiose davanti a loro erano le stesse che lo avevano addestrato, mesi prima, nell’Inn originale. La situazione non poteva essere peggiore.

«Guarda un po’ chi si rivede!»

«The man of the hour!» 

«The Dancing Queen

«Che bello rivederti, Cloud!» trillò l’apetta bruna.

«Amiche tue?» domandò Tifa, con una nota di sarcasmo nella voce tesa.

«Le ho incontrate l’altra volta che sono stato qui.» rispose Cloud, sbrigativo.

«Si!» confermò l’apetta dai capelli corti. «Siamo noi che lo abbiamo assistito prima del suo incontro con Andrea!»

«E con che performance ci ha deliziate!» aggiunse entusiasta la ragazza bionda.

«Ah.» fece Tifa, corrugando la fronte e rivolgendo a Cloud uno sguardo incendiario.

«Lei è la tua ragazza?» chiese curiosa l’apetta bruna.

«Si.» rispose prontamente Tifa, stringendogli il braccio un po’ più forte. Stavolta fu Cloud ad essere sorpreso.

«Oh, my god! Siete così carini!» esclamò la bionda, estasiata.

«Bellissimi!» le fece eco l’altra apetta.

«Ehm...grazie.» rispose Tifa, un po’ più sollevata, ma ancora guardinga. Cloud si limitò a diventare paonazzo.

«Forza! Andiamo al favo!» disse la ragazza con i capelli corti, prendendo Tifa sottobraccio. La mora fece altrettanto con Cloud, mentre l’apetta bionda guidava il gruppetto verso le scale. Il privé si rivelò essere una piccola balconata, modellata per assomigliare alla cella di un favo e lussuosamente arredato con divanetti e tavolini esagonali. Tutto intorno, gli altri privé davano l’illusione di trovarsi veramente all’interno di un alveare gigante. La vista panoramica sul palco e sui tavoli che lo circondavano era impeccabile. Cloud e Tifa rimasero a bocca aperta.

«Accomodatevi!» trillarono in coro le ragazze, indicando il divanetto. I due si sedettero e sprofondarono immediatamente nei cuscini, cercando goffamente di tirarsi su. Le apette trattennero a stento delle risatine.

«Non mi aspettavo che fosse così morbido.» si giustificò Tifa, mentre si sistemava.

«Nemmeno io.» ammise Cloud. La morbidezza di quel divano faceva sembrare il materasso della sua stanza una lastra di marmo.

«Solo il massimo del comfort per i nostri migliori ospiti!» affermò una delle ragazze, sorridendo.

«E a proposito…» si intromise l’apetta dai capelli corti, «Saremo a vostra disposizione per tutto il tempo! Ordini di Andrea!»

«Ma il piacere è tutto nostro!» aggiunse entusiasta l’apetta bionda.

«Ah… grazie.» commentò Tifa, con scarso entusiasmo.

«Cosa vi portiamo da mangiare?» chiese l’apetta bruna. «Avete richieste particolari?»

«Andrea ci ha raccomandato di dirvi che tutto quello che ordinerete sarà offerto da lui!» disse la ragazza bionda, compiaciuta. 

«Andrea è il migliore!» esclamarono in coro le altre due colleghe, con espressione sognante. Tifa era sempre più confusa da quella situazione surreale e fissava con insistenza Cloud.

«Cosa stavate dicendo della cena?» chiese quest’ultimo, nel tentativo di riportarle alla realtà ed evitare le occhiate indagatrici di Tifa.

«Oh, scusaci. Abbiamo degli speciali menù riservati alle coppie.» rispose l’apetta bionda.

«L’Honey Dinner, un dolce menù, il preferito dagli innamorati che vengono ad intrattenersi qui.»

«Oppure, se vi sentite più avventurosi, abbiamo il menu “Bee Spicy”...» suggerì l’apetta bruna. 

Cloud, in difficoltà, guardò Tifa in cerca di suggerimenti.

«Credo che stavolta l’Honey Dinner possa andare.» disse la ragazza, ricambiando il suo sguardo, in cerca di una conferma. Il ragazzo annuì, sbrigativo.

«Benissimo!»

«Torniamo subito!»

Detto questo, le ragazze li lasciarono da soli nel lussuoso privé. Nella grande sala sotto di loro lo spettacolo ancora non era iniziato e tutti quanti chiacchieravano allegramente con una leggera musica di sottofondo. Tifa cercò di sistemarsi meglio, ma sprofondò ancora di più nei cuscini. Trasalì, quando si ritrovò il braccio di Cloud intorno alle spalle. Sorrise. Lui ricambiò timidamente. 

«Che ne pensi?» le domandò il ragazzo, indicando con un cenno il locale.

«È molto… sgargiante. Anche il vecchio locale era così?» rispose lei, curiosa.

«All’incirca. Non mi ricordo.»

Lei lo guardò sospettosa; lui fissava ostentatamente il vuoto davanti a sé, tamburellando sul cuscino. Risate sguaiate proruppero da uno dei tavoli in sala. Tifa insistette:

«Sai, non sono mai stata al vecchio locale. Lo conoscevo soltanto di fama. E Andrea Rhodea è un personaggio molto famoso, non solo perché era uno dei delegati di Don Corneo.»

Cloud si girò a guardarla, sorpreso. In verità, non avrebbe dovuto stupirsi troppo su quanto fosse informata, dato che Tifa aveva vissuto a Midgard molto più tempo di lui.

«Pensa che è talmente conosciuto da avere una lista di attesa lunga anni!» continuò la ragazza.

«Lo so.» disse Cloud, memore del suo primo ingenuo tentativo di ottenere la raccomandazione per Aerith da Andrea. Il suo volto si adombrò.

«Tutto bene?» gli domandò Tifa.

«Si, scusa. Dicevi?» rispose in fretta Cloud.

Lei lo squadrò, poco convinta, ma smise di insistere. Passarono qualche minuto in silenzio. Proprio quando Cloud pensò di essere riuscito ad evitare l’argomento, Tifa si girò verso di lui.

«Non sono mai riuscita a chiederti…» esordì, sistemandosi meglio per guardarlo in faccia, «...è stato proprio Andrea a raccomandarti, giusto?»

«Si.» rispose Cloud, lapidario.

«Come hai fatto ad aggirare la lista d’attesa?» gli domandò.

Cloud avrebbe voluto tanto parlare di qualsiasi altra cosa, perché sapeva benissimo che quella conversazione avrebbe potuto rovinare la serata. Ma la curiosità e la trepidante attesa con cui quegli occhi vermigli, ora così vicini, lo stavano guardando, gli fece sembrare il non rispondere un atto quasi crudele.

«È successo mentre cercavo di ottenere la raccomandazione di Madame M per Aerith.»

Poteva provare a non raccontarle proprio tutto. Tifa strinse gli occhi e non disse niente, in attesa del seguito.

«La donna che abbiamo incontrato prima.»

«Si.» 

«Quella che ti ha fatto il massaggio alle mani?» 

«Quella che mi ha fatto il massaggio alle mani.» confermò il ragazzo, cercando di ignorare il calore che gli risaliva sul viso.

«Madame M mi ha chiesto di gareggiare e vincere il torneo dell’arena di Corneo. In cambio del premio avrebbe raccomandato Aerith e le avrebbe dato un vestito per il provino.»

«Ho capito.» disse Tifa, annuendo.

«Alla fine Aerith ha voluto partecipare e combattere insieme a me. Ho provato a convincerla in tutti modi, ma non ne ha voluto sapere.» continuò a raccontare Cloud, lasciandosi sfuggire un sorriso mesto. 

«È sempre stata testarda.» commentò Tifa, con lo stesso sorriso triste. Quei discorsi stonavano terribilmente in un ambiente così lussuoso e festaiolo.

«Alla fine siamo riusciti a vincere.» riprese Cloud, desideroso di finire il racconto il prima possibile. «Anche se abbiamo incontrato un sacco di gente che giocava sporco, senza contare che abbiamo anche dovuto fare un incontro finale, non programmato, contro una casa meccanica!»

«Assurdo...» mormorò Tifa. Le sue parole le davano uno strano fastidio, anche se non osava fermarlo, ora che sembrava essersi sbloccato. E non lo aveva mai visto così entusiasta di raccontarle qualcosa, anche se si trattava solo di combattimenti.

«Ti ha davvero mangiato quella casa!?» esclamò incredula, interrompendo il ragazzo. Lui annuì, con un fremito di fastidio, mentre ripensava a quell’ammasso di ferraglia.

«Non è la cosa più strana che ci è successa, se ci pensi.» commentò, strappandole una risata. In quel momento la porta del privé si spalancò ed entrarono le apette, spingendo un carrello tintinnante carico di cibi, bevande, piatti e bicchieri.

«La cena è servita!» trillarono in coro. Le ragazze iniziarono a spostare i piatti dal carrello al tavolino di fronte a loro. Cloud e Tifa fecero per ringraziarle, quando notarono che ogni cosa, compresi piatti, bicchieri, posate e persino l’impiattamento delle vivande, era a forma di cuore. Arrossirono simultaneamente.

«Questa è la particolarità dell’Honey Dinner: quale modo migliore per celebrare l’amore di una giovane coppia?» disse l’apetta bionda, sorridendo. I due ragazzi rimasero in silenzio.

Cloud provò a concentrarsi su qualcosa che non fosse a forma di un cuore, ma dovette arrendersi presto. Tuttavia, la sua attenzione fu attirata da quattro bicchierini scuri, ovviamente a forma di cuore, poggiati su un vassoio d’argento della stessa forma.

«Cosa sono quelli?» domandò con sincera curiosità.

«Oooh! Dritto al sodo!» ridacchiò l’apetta mora.

«Questi li manda Andrea in persona, si chiamano Love Shots!» rispose la ragazza bionda. «Una delizia alcolica servita in bicchierini di cioccolato, da gustare rigorosamente in coppia!»

«Oh.» fu il commento di Cloud, che ricominciava a sentirsi a disagio. Tifa invece guardava i bicchieri, incuriosita.

«Sembrano buoni.» disse, prendendo uno dei bicchierini per osservarlo meglio. Cloud la imitò, poco convinto.

«Vanno consumati seguendo una procedura precisa.» continuò l’apetta, entusiasta. «Vi facciamo vedere.»

“In che senso…” pensò disorientato il ragazzo.

La ragazza prese gli altri due bicchierini rimasti e ne porse uno all’apetta con i capelli scuri, che ridacchiava.

«Ognuno deve imboccare l’altro, così...»

Le due ragazze avvicinarono il proprio bicchierino alla bocca dell’altra; entrambi sparirono in un sol boccone, senza sprecare una goccia.

Una delle ragazze passò voluttuosamente la lingua sul polpastrello dell’altra, catturando le ultime tracce di cioccolata, sotto lo sguardo imbarazzato di Cloud e Tifa.

«E una volta finito...» riprese l’apetta, una volta inghiottito il boccone, «... gli innamorati più audaci possono scambiarsi un bacio.» 

Cloud e Tifa non fecero in tempo a proferir parola, che le due ragazze iniziarono a baciarsi appassionatamente. Tifa rimase allibita a fissarle, mentre sentiva il volto andare a fuoco. Udì un piccolo “crack”: si voltò, per vedere che Cloud, con la sua stessa espressione impietrita, aveva stretto talmente forte il piccolo bicchiere di cioccolata da frantumarlo. Il ragazzo si scosse quando sentì il liquido gocciolare attraverso il pugno chiuso.

Le apette si separarono e lo guardarono basite; Tifa posò il suo bicchierino e passò al ragazzo un tovagliolo.

«Ehm… noi vi lasciamo, vi abbiamo spiegato tutto! Buona cena!» dissero sbrigative le ragazze, prima di abbandonare il privé in tutta fretta.

Cloud si lasciò sfuggire uno sbuffo di frustrazione, mentre finiva di pulirsi il polso. 

«Dai… mangiamo.» sospirò Tifa, prendendo uno dei piatti e alzando gli occhi al cielo alla vista di piccole fette di zucchina a forma di cuore.

Il cibo era di qualità superba, ogni pietanza era una festa per il palato, tuttavia il clima era lontano dall’essere gioioso. Mangiarono tutto, ma lo fecero in silenzio; l’unica cosa commestibile rimasta alla fine della cena, era il Love Shot superstite, che Cloud stava evitando accuratamente di guardare e che si stava miseramente squagliando.

Guardava invece spesso di sottecchi Tifa, che non ricambiò i suoi sguardi nemmeno una volta, intenta a osservare le ballerine sul palco, le luci dei lampadari di cristallo, le pietanze o qualsiasi cosa che non fosse lui.

Tifa in effetti evitava di girarsi verso di lui, concentrandosi sulle elaborate coreografie delle danzatrici senza mai guardarle davvero. Il suo sguardo era fisso, ma la sua mente vagava tra pensieri malinconici che, per molto tempo, aveva accuratamente evitato.

Dopo Meteor, dopo aver evitato l’Apocalisse, tutti i sopravvissuti di Midgar avevano dovuto attraversare le mille difficoltà di ricostruire le loro esistenze e questo aveva richiesto del tempo per tutti quanti, lei compresa; per Cloud poi, che non aveva mai avuto una vita normale a cui fare ritorno, le difficoltà sembravano non finire mai. Lei inizialmente era stata ben contenta di concedergli tutto il tempo che gli serviva. Dopotutto, il ragazzo aveva già chiarito quali fossero i suoi sentimenti per lei, in un momento di felicità assoluta che custodiva gelosamente nei suoi ricordi. Tuttavia, dopo quella notte sotto l’Highwind, era come se fossero entrati in una specie di stasi. 

Non riusciva a prendersela con Cloud, il solo pensiero la faceva sentire in colpa. In fin dei conti, avrebbe potuto perdere tutto e invece aveva ottenuto tutto quello che voleva: una nuova vita con un nuovo bar e con l’uomo dei suoi sogni. Eppure le mancava qualcosa e stava diventando sempre più insofferente a quella stasi. Le sembrava a volte che le loro vite procedessero parallele, l’uno accanto all’altra; sempre vicini, ma per qualche motivo incapaci di incontrarsi per davvero. 

La consapevolezza che non avrebbe potuto cambiare la situazione da sola minacciava sempre più spesso di gettarla nello sconforto, ma si sforzava di non arrendersi e di non permettere a quei pensieri di portarle via quella felicità, seppure imperfetta, che aveva guadagnato così duramente. Si girò verso Cloud.

«Poi che è successo?»

Lui trasalì e la guardò con una certa sorpresa.

«Cosa?» domandò.

«Dopo che avete distrutto quella casa meccanica, cosa è successo?» ripetè Tifa, facendo un cenno di incoraggiamento col capo.

«Ah si…» rispose in fretta Cloud, cercando di riprendere il filo del discorso, «... dopo che abbiamo vinto, Andrea mi ha invitato all’Honeybee Inn.»

«Quindi ti aveva visto all’arena?»

«Si. Sono andato al locale, dove lui mi ha dato il vestito e la raccomandazione.» concluse Cloud.

«Oh.» fu tutto ciò che riuscì a dire Tifa, ricordando le altre cose successe quella notte. Cloud tirò un sospiro di sollievo.

«È strano… è stato davvero generoso con te.»

«Come? Che intendi?»

«Sai, il vestito che indossavi era molto elaborato…»

«Anche quello di Aerith era elaborato!» ribattè Cloud.

«Va bene…» acconsentì Tifa, con una punta di impazienza, «... ma Cloud… non era solo il vestito! Anche i gioielli… erano veri! Quella tiara, gli orecchini soprattutto!»

Il ragazzo la guardò perplesso.

«Davvero non sapevi quanti carati di oro rosso di Wutai avevi addosso?»

«... no.»

“Oro rosso? Sul serio??” pensò, sperando che Andrea non li rivolesse mai indietro, dato che, per quanto ne sapeva, vestito e gioielli si trovavano ancora nelle fogne sotto le macerie di Midgar.

«Ecco perché è strano…» proseguì Tifa, «... è stato davvero generoso, senza chiederti nulla in cambio.» 

«Alla fine ci ha guadagnato anche lui.» intervenne Cloud, « Se ti ricordi, non solo mi ha fatto entrare nel palazzo di Corneo, ma ci ha fatto anche riavere le armi e i vestiti. Voleva usarci per togliere di mezzo il suo capo, e ci è riuscito.»

“E probabilmente anche Madame M aveva lo stesso obiettivo...”

«Qualcuno doveva detronizzarlo, è stata una buona azione. Ma penso che Andrea non si sarebbe mai esposto così tanto, senza avere nulla in cambio.» insistette Tifa.

«Mi ha visto combattere, si sarà convinto che ce l’avrei fatta.» disse Cloud, ostentando sicurezza mentre la sua gamba destra oscillava incontrollata. Tifa non si fece abbindolare e ribattè, spazientita:

«Non è quello il punto! Che hai fatto per convincerlo ad aiutarti? Cosa sarà mai stato di così terribile??»

Cloud trasalì, le sue ultime difese ormai crollate. Si rese conto che doveva prendere una decisione: il solo pensiero di ritornare al silenzio che li aveva oppressi per tutta la cena, o di rivedere la tristezza sul volto di Tifa, gli diede la forza di affrontare quello che aveva cercato di evitare per tutta la sera.

«Andrea mi ha chiesto… » esordì, con voce carica di rassegnazione, «... di salire sul palco e ballare con lui.»

«Cosa!?» esclamò Tifa, sgranando gli occhi per lo stupore. «E tu lo hai fatto?» 

Cloud le lanciò un’occhiata eloquente.

“In effetti, raccomandazione e vestito li aveva ottenuti…”, pensò la ragazza, sentendosi una sciocca per aver fatto quella domanda; ma a sua discolpa, le sembrava più probabile che Cloud avesse minacciato Andrea con la spada per ottenere quello che voleva, piuttosto che assecondare le sue richieste. Ancora incredula, guardò il ragazzo, poi il palco e infine di nuovo Cloud, che iniziava a sentirsi a disagio, oltre che tremendamente in imbarazzo.

«Che… tipo di ballo?» gli domandò Tifa.

«Non ne voglio parlare. Era necessario per entrare a salvarti.» rispose piccato Cloud.

«Quindi… the Dancing Queen…»

Tifa si coprì la bocca con le mani, ma riuscì a trattenere le risate solo per un momento, cominciando a sbellicarsi.

«Si.» confermò Cloud, infastidito, mentre arrossiva.

«Scusa…» disse Tifa, cercando di ricomporsi, «... tu non balli, lo hai detto tu stesso!» esclamò, ripensando a come il ragazzo avesse prontamente rifiutato la proposta di Barret di fare un balletto per schernire la Shinra.

«Non riesco nemmeno ad immaginarmelo!»

“Meglio così.” pensò Cloud. Era già stata dura farsi vedere da lei travestito da donna, se fosse riuscito a risparmiarsi un altro momento imbarazzante, ne sarebbe stato felice.

«Perché vorresti immaginarlo?» buttò fuori, senza riuscire a smettere di arrossire.

«Perché non ne sapevo nulla! Nemmeno Aerith mi ha mai raccontato niente!» rispose Tifa, confusa.

«Perchè le avevo chiesto di non dirlo a nessuno.» disse Cloud. In realtà, alla prima occasione l’aveva presa da parte e costretta a giurare che non avrebbe raccontato ad anima viva di quella serata. Tifa cambiò improvvisamente umore e il suo sorriso sparì, sostituito da un’espressione accigliata.

«Ah, capisco… era un vostro segreto. Mi domando se ce ne siano altri.» commentò, caustica. Cloud si diede dello stupido, resosi conto di aver parlato troppo. 

«Perchè tenere segreta quella che è stata una delle migliori esibizioni di questo locale?» esclamò una voce alle loro spalle. «Tutt’ora in molti mi chiedono un encore di quella memorabile serata!»

I ragazzi si voltarono di scatto: dalla porta del privé era appena entrato Andrea Rhodea in persona, vestito con uno sgargiante completo multicolore. Il fascio di luce di un riflettore si spostò dal palco per andare ad illuminarlo, accecandoli, mentre la musica cessava. Applausi scroscianti si levarono dalle persone sedute in sala e negli altri privé.

«Buonasera ragazzi, che piacere rivedervi.» esordì il proprietario dell’Honeybee Inn, avanzando verso il divanetto. Il riflettore si spense, dando tregua ai due ragazzi, e la musica riprese. Andrea salutò Tifa con un elegante baciamano, facendola avvampare. 

«Mi dispiace di non essere riuscito a venire prima.» si scusò Andrea, mentre aggirava il divano. Diede una schicchera a una delle ciocche ribelli di Cloud, che trasalì. «Ma dovevo assolutamente supervisionare l’esibizione di stasera».

Si sedette sul bracciolo del divanetto, accanto al ragazzo. Né lui né Tifa erano ancora riusciti a spiccicare parola.

«La cena è stata di vostro gradimento?»

«Si, era tutto buonissimo, grazie.» riuscì a rispondere Tifa, che era rimasta un po’ sorpresa da quella mostra di confidenza.

«Si… grazie.» le fece eco Cloud, con filo di voce.

«Sai, quando Jules mi ha telefonato e mi ha detto di voi due, non ci ho pensato due volte ad intervenire! La vostra serata doveva essere salvata!» esclamò Andrea, entusiasta. Tifa notò una certa somiglianza con il fratello.

«Ti ringraziamo davvero tanto per questo, e anche per la cena.» disse la ragazza, sorridendo. «Non dovevi.»

«Ma di nulla, my dear! Se ti senti in debito, potresti sempre darmi una rivincita alla gara di trazioni.» rispose scherzosamente Andrea. Tifa sorrise di nuovo.

«Volentieri.»

«Dovrebbe anche lasciarti vincere…» mormorò Cloud.

«Ti ho sentito!» lo rimproverò Andrea, dandogli uno schiaffetto sul braccio. «Ti informo che ho continuato ad allenarmi, dall’ultima volta. Potrai vederlo con i tuoi occhi quando inizierai a venire in palestra.»

«Va bene.» rispose il ragazzo, alzando una mano. Andrea rimase a chiacchierare con loro per un po’, dimostrandosi un conversatore abile e affabile. Riuscì addirittura a strappare qualche frase a Cloud, ma parlò principalmente con Tifa. Era molto interessato al Seventh Heaven e ai cocktail che preparava: si scambiarono pareri professionali e aneddoti sulle serate più memorabili.

Anche se stava parlando con lei, Tifa notò come lo sguardo di Andrea si posasse continuamente su Cloud, che invece faceva di tutto per ignorarlo.

«Comunque… sapevo che c’era del tenero tra voi!»

Cloud e Tifa arrossirono simultaneamente, scambiandosi uno sguardo.

«Sai, questo ragazzo ha fatto l’impossibile per riuscire a infiltrarsi nella villa di Don Corneo e raggiungerti.» continuò Andrea, poggiando entrambe le mani sulle spalle del ragazzo, che abbassò lo sguardo imbarazzato.

«So che può sembrare una frase scontata, ma sei una ragazza fortunata!» trillò, fissando Tifa. Lei mormorò un ringraziamento, imbarazzata dalla situazione.

«E per essere una persona che non balla, è stato dannatamente bravo! Avresti dovuto vedere le sue mosse… ha un vero talento per la danza!»

«Già… in effetti mi sarebbe piaciuto.» ammise Tifa, guardando Cloud, che la ignorò prontamente mettendosi a fissare il vuoto e mormorando:

«Non ti sei persa nulla…»

Tifa stava per replicare, quando Andrea si alzò dal suo trespolo sul bracciolo ed annunciò:

«Io devo andare. So che vorreste continuare a pascervi della mia presenza, tuttavia il pubblico esige il suo show! Il popolo vuole Andrea Rhodea!»

I ragazzi rimasero in silenzio, guardandolo smarriti mentre camminava all’indietro verso la porta del privé.

«A proposito… Tifa!» esclamò, fermo a metà strada, «... hai pensato alla mia offerta?»

«Eh? Quale offerta?» rispose Tifa, sgranando gli occhi. Cloud invece era proprio preoccupato.

«Se ben ricordi, dopo la cocente sconfitta che mi hai inflitto, ti avevo proposto di esibirti con me sul palco.»

«... è vero.» ammise la ragazza.

«Quindi? Ti va?»

«Cosa?? Adesso?»

«Ma certo, my dear! Quale momento migliore di adesso? E potresti venire anche tu, Cloud, per mostrare a Tifa il tuo talento!»

La ragazza sembrava indecisa, mentre Cloud rispose subito con un secco:

«Non mi interessa.»

«Dai, non farti pregare, sai che… oh, ma cosa è successo ai vostri Love Shots?» chiese, indicando inorridito le spoglie dei due bicchierini sul vassoio.

«C’è… stato un problema.» sospirò Tifa.

«Ve li faccio riportare subito!»

«No, grazie Andrea.» rispose subito Cloud.

«Oh, colpa mia! Forse non era il momento giusto per farveli avere… allora vado. Tifa, c’è ancora tempo per cambiare idea e onorare il palcoscenico con la tua presenza.» disse l’entertainer, prima di congedarsi e lasciarli da soli.

I due rimasero in silenzio per qualche momento, sordi al vociare della sala sottostante e alla musica che stava cambiando ritmo. Tifa guardava il Love Shot superstite squagliarsi inesorabilmente. Alla fine sussurrò:

«Non arriverà mai il momento giusto, vero?»

«Cosa?»

“Ed io non ce la faccio più ad aspettare.”

Tifa si alzò, decisa.

«Che fai?» chiese ancora Cloud, confuso.

«Vado sul palco.»

«Ma… tu non balli.»

«Per quanto ne sapevo prima di stasera, nemmeno tu.» ribattè Tifa, piccata.

«E comunque, è sempre meglio che stare fermi.» aggiunse, prima di lasciare Cloud da solo nel privé. Il ragazzo cercò di dirle qualcosa, ma le parole gli morirono in gola quando la porta si chiuse. Sospirò forte e si abbandonò sul divanetto, tenendosi la fronte con una mano.

Dopo qualche momento alzò lo sguardo: i resti della cena giacevano sul tavolino di fronte a lui, come in un cimitero di piatti vuoti. Indugiò con gli occhi sul vassoio dove i Love Shot erano ormai ridotti a due masse informi. Una musica incalzante lo strappò ai suoi pensieri.

***

Tifa fece un paio di respiri profondi, cercando di mantenere la calma mentre ripassava mentalmente i passi. Non si era mai sentita così agitata, nemmeno prima di uno scontro.

La musica iniziò.

“Non si torna indietro.” si disse, abbandonando con decisione le quinte. Due ballerine la affiancarono, muovendosi a ritmo.

«In bocca al lupo…» le sussurrò una delle ragazze, sfiorandole la spalla, «... andrai benissimo.»

Lei sorrise nervosamente.

***

Cloud vide Tifa entrare in scena, affiancata da due apette. Applaudì insieme al resto del pubblico, mentre si levavano anche delle grida di sorpresa. Altri ballerini fecero il loro ingresso e iniziarono le danze. Il ragazzo si affacciò alla balconata per vedere meglio.

Tifa sembrava tesa, ma i suoi movimenti erano fluidi e coordinati con quelli degli altri ballerini, mentre sorrideva. Senza rendersene conto, Cloud iniziò a tamburellare sulla ringhiera a tempo di musica. Non passò molto tempo prima che Andrea facesse il suo trionfale, scenografico ingresso sul palcoscenico tramite una botola nascosta, tra immensi fiori e piume sgargianti; il pubblico lo accolse con grida di giubilo.

Il proprietario dell’Honeybee Inn si avvicinò a Tifa, la prese elegantemente per mano e le fece fare una giravolta, per poi tirarla a sé ed esibirsi in un aggraziato casquè che la lasciò senza fiato, anche a causa della vicinanza del volto dell’uomo al suo. Andrea ammiccò e la sollevò, lasciandola andare. Tifa continuò a ballare, seguendo le mosse dell’uomo davanti a lei e il ritmo della musica, come le era stato spiegato. Era più semplice di quanto pensasse, probabilmente anche grazie ai suoi allenamenti. Tornò a sorridere, mentre Andrea la attirava di nuovo a sé. Doveva ammettere che iniziava quasi a piacerle partecipare allo spettacolo. Un lampo di sorpresa attraversò il volto dell’entertainer.

Tifa non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo, poiché, con un’espressione a metà tra il divertito e il beffardo, l’uomo la fece voltare verso il pubblico, che era andato letteralmente in delirio, appena in tempo per vedere Cloud salire sul palco. Tifa lo guardò incredula mentre saliva l’ultimo gradino.

Ad un cenno di Andrea, gli altri ballerini abbandonarono il palco. Cloud non ci badò, come ignorò il sorriso compiaciuto dell’uomo, mentre anche lui spariva dietro le quinte. Tifa lo fissava incerta, ricambiando il suo sguardo mentre si avvicinava. La musica cessò, per essere sostituita da un brano più sensuale ma altrettanto ritmato. Il pubblico applaudì, incoraggiante, mentre un unico riflettore di calda luce dorata si accese e li illuminò. Vedendola ancora titubante, Cloud fece un breve cenno col capo. Il volto di Tifa si illuminò per un attimo, prima che si avvicinasse a lui con una giravolta.

Cloud sfiorò la mano tesa della ragazza, ma lei si allontanò repentinamente, guadagnando il centro del palcoscenico con una piroetta. Lui la seguì, imitandone le movenze. Lei volteggiò di nuovo verso di lui e stavolta Cloud riuscì a prenderle la mano. Tifa si lasciò tirare verso il ragazzo, finendo tra le sue braccia, con la schiena premuta sul suo corpo. Le prese anche l’altra mano e la accompagnò mentre tracciava un elegante arco nell’aria con la gamba. Lei si allontanò di nuovo ma non lasciò la sua mano, approfittando del sostegno per lasciarsi cadere all’indietro. Cloud la sostenne per un attimo, poi la trasse nuovamente a sé. Tifa sfruttò lo slancio per scivolare lungo il palco; si rialzò, ammiccando, per poi lasciarsi cadere all’indietro. Qualcuno dal pubblico gridò, stupito, quando Cloud colmò in un attimo la distanza che li separava e la afferrò, accompagnandola nel casquè come aveva visto fare ad Andrea.

Una volta tornata in piedi, Tifa si rese conto che quella mossa li aveva portati troppo vicino alla fine del palcoscenico. Scambiò un rapido cenno di intesa con Cloud e corse verso il centro del palco, concludendo il movimento con un Grand Jeté mozzafiato. Il ragazzo non volle essere da meno e la seguì con un meno elegante ma altrettanto spettacolare salto mortale in avanti; atterrarono uno vicino all’altra, slittando sul legno lucido del palcoscenico, tra gli applausi e le grida estasiate del pubblico.

Tifa si voltò e gli mise un braccio intorno alle spalle, avvicinando il suo volto a quello di Cloud e guardandolo intensamente negli occhi mentre sollevava una gamba. Il ragazzo si irrigidì, spiazzato da quella improvvisa vicinanza, ma poi vide nei suoi occhi quella complicità che aveva già visto, ogni volta che erano in procinto di affrontare una sfida insieme e capì.

La lasciò andare, indietreggiando a ritmo della musica, ma lei si avvicinò immediatamente. Si abbassò, incrociando le mani: lei poggiò un piede sui suoi palmi e lui le diede lo slancio per un salto mortale all’indietro.

Tifa atterrò con grazia tra applausi scroscianti, piroettando e trovandosi di nuovo rivolta verso Cloud; il ragazzo colse un altro cenno e si preparò. Lei corse e saltò, Cloud la afferrò a mezz’aria e la sollevò sopra la testa, mentre lei allargava le braccia come se fosse sul punto di spiccare il volo. Dal pubblico si levò l’ennesimo applauso.

«Non è finita!!» gridò una voce alle loro spalle. Andrea e il corpo di ballo rientrarono sul palcoscenico.

«Follow my lead, honey

Le apette si allontanarono insieme a Tifa, mentre Cloud si mise a seguire le mosse di Andrea insieme ai ballerini. L’esibizione al maschile durò poco, poiché Tifa e le ragazze apparvero nuovamente sul palco. Andrea si posizionò tra i due ragazzi e le danze ripresero, ogni ballerino che seguiva le movenze del proprietario dell’Inn.

Andrea prese nuovamente Tifa, per farle fare un altro casqué, poi con abile gioco di gambe riuscì a scambiarsi di posto con Cloud.

«Up!» sillabò, mentre passava accanto al ragazzo. Il biondo annuì e sollevò di nuovo in alto Tifa, tenendola sospesa con le braccia tese mentre il resto dei ballerini piroettava intorno a loro; la lasciò ricadere tra le sue braccia proprio mentre la musica finiva.

Cloud era senza fiato: i loro volti erano vicinissimi, fronte contro fronte, i nasi che si toccavano. La voce di Andrea, udibile anche sopra lo scrosciare degli applausi, li interruppe esclamando:

«Perfection!»

Cloud posò la ragazza a terra, con leggero dispiacere. L’entertainer li prese entrambi per mano e tutti e tre sollevarono le braccia.

«Godetevi gli applausi, my dears, sono tutti per voi!»

I due arrossirono, prima di seguirlo nell’inchino.

***

«Uno spettacolo indimenticabile!»

«Sensazionale!»

«L’Honeybee non delude mai!»

«Quei due ragazzi sono stati incredibili!!»

Cloud si fece strada verso l’uscita, con una sorridente Tifa sotto braccio, mentre i commenti estasiati degli avventori del locale continuavano ad arrivargli all’orecchio. 

«Cloud!» lo chiamò Andrea. I due si voltarono, sorpresi di vedere l’entertainer raggiungerli in fretta e furia.

«Perdonami, honey, il pubblico mi aveva nuovamente reclamato.» disse, con un tono che sembrava ben lontano dal dispiaciuto.

«Volevo salutarvi di persona, e ringraziarvi per lo splendido spettacolo che ci avete regalato.»

«Grazie a te, Andrea. Per tutto.» rispose Tifa.

«... grazie.» aggiunse Cloud, facendo un veloce mezzo sorriso.

«Devo ammettere che non mi è dispiaciuto ballare.» disse Tifa.

«Lieto di sentirlo. C’è una speranza di vedervi di nuovo sul palco?» domandò Andrea, trepidante. Cloud trasalì; Tifa gli gettò un’occhiata fugace prima di rispondere con un:

«Non promettiamo nulla.»

«È già qualcosa!» disse sorridendo l’entertainer, «... ed ho un piccolo pensiero per voi, prima che ve ne andiate.»

Fece un gesto con la mano e una delle apette gli portò una scatola gialla, decorata a tema con tante piccole api e miele. Andrea porse la scatola a Cloud.

«Apritela, quando vi sembrerà il momento giusto.» disse, ammiccando. Il ragazzo lo guardò perplesso, ma accettò il regalo. I due salutarono Andrea e si avviarono verso la fermata della diligenza. La brezza della notte era molto piacevole, dopo la fatica dello spettacolo.

«Spero che abbiano trovato un altro chocobo, a quest’ora.» disse Tifa.

«Lo spero anche io.» concordò Cloud. Lei si strinse a lui, che non riuscì a trattenere un sorriso.

«Vuoi aprirla?» gli chiese la ragazza, indicando la scatola che aveva in mano. Cloud sembrava titubante.

«Non sei curioso?» insistette.

«Un pochino.» ammise lui. Sollevò il coperchio, ed entrambi trasalirono alla vista del contenuto. All’interno, incastrati in un supporto di carta e circondati da cubetti di ghiaccio, si trovavano due Love Shots. Fissarono i bicchierini per qualche momento, finché Tifa alzò lo sguardo, con un po’ di timore, incrociando gli occhi di Cloud in cui vide riflessa la sua espressione tesa ed esitante. Il ragazzo ricambiò lo sguardo in silenzio; tutto sembrava essersi fermato, persino il vento che aveva smesso di soffiare.

Tifa non osava muovere un muscolo, ma il cuore le batteva all’impazzata. Cloud fece un lungo sospiro, guardando prima il contenuto della scatola, poi nuovamente Tifa. Quest’ultima disse:

«Non devi, se non...» 

Si interruppe; negli occhi di Cloud, oltre ai riflessi di tutti i lampioni della strada e al bagliore del mako che ormai conosceva bene, c’era qualcosa di diverso. Capì che stava per scoprire fino a che punto si spingeva l’audacia di Cloud Strife, quando lo vide porgerle uno dei bicchierini che aveva tirato fuori dalla scatola.

 
  
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