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Autore: Abby_da_Edoras    02/01/2021    9 recensioni
Siamo giunti alla dodicesima della mia serie di ff ispirate alla quinta stagione di Vikings e con la mia OTP fantasiosa Hvitserk/Aethelred. In questa storia, finalmente, i vichinghi e Aethelred partono per riconquistare Kattegat e proprio per questo la ff sarà divisa in tre parti: Bjorn, Hvitserk e gli altri dovranno affrontare una dura battaglia per sconfiggere Ivar e... accadrà anche qualcosa che potrebbe rompere l'armonia tra Hvitserk e Aethelred. Spero di avervi messo curiosità e ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno e anche i lettori silenziosi.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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The Ghost and the Reaper (prima parte)

 

Lifeless in my arms
Fallen for my charms

Dark tale of a dark love
Poetry of poison
The Ghost and the Reaper

Grim verse from a grim soul
History of heartless
The dream and the dreamer

Sour words from a sour heart
Hollow and so hopeless
The scream and the screamer…

(“The Ghost and the Reaper” – The Dark Element)

 

Le navi vichinghe si stavano dirigendo verso Kattegat, era finalmente giunto il momento della verità e i norreni erano molto soddisfatti, certi che l’armata che avevano riunito avrebbe spazzato via Ivar e i suoi senza alcun problema.

Bjorn e Lagertha si trovavano sulla nave che guidava la flotta, insieme ai loro uomini e all’esercito di Re Harald; Ubbe e Torvi erano su un’altra nave insieme a Hvitserk, Aethelred e il contingente delle truppe danesi che avevano scelto di accompagnarli. Seguivano le altre navi su cui erano imbarcati i soldati Sassoni e altri vichinghi che erano stati ben lieti di seguire Bjorn La Corazza nella sua nuova impresa. In totale si trattava di una flotta di più di venti navi che incuteva timore già solo a vederla passare…

Hvitserk aveva voluto che Aethelred viaggiasse con lui invece che con il suo esercito, che era stato affidato al comando di un altro capitano dell’esercito sassone. Il viaggio, tuttavia, perlomeno nelle sue prime fasi divenne un incubo per il povero Principe che non era mai salito su una nave in tutta la sua vita e trascorse i primi due giorni in preda a un terrificante mal di mare. La cosa più atroce era che, comunque, non poteva scendere e quindi il malessere continuava a tormentarlo, giorno e notte, ora dopo ora, senza dargli tregua, tanto da fargli pensare che si sarebbe volentieri gettato in mare e avrebbe cercato di raggiungere Kattegat a nuoto. Non aveva sofferto così tanto nemmeno quando era stato avvelenato! E pensare che il mare non era nemmeno troppo agitato, visto che si era in primavera e i vichinghi avevano avuto la fortuna di non imbattersi in qualche tempesta…

Ma per Aethelred era comunque un lungo incubo nero!

Il terzo giorno, fortunatamente, il malessere iniziò a passare e il povero giovane riuscì a rendersi conto di dove si trovasse, come e perché. Hvitserk gli era stato sempre accanto e aveva rimproverato con decisione chiunque si fosse permesso di ridere del mal di mare del suo Aethelred. Il Principe, tuttavia, pur nel suo obnubilamento, si era reso conto del fatto che stava facendo una figura ben poco eroica e che questo lo avrebbe fatto apparire ancor meno degno di stare accanto a un figlio di Ragnar. Anche dopo che la nausea passò, Aethelred era comunque molto debole e non riusciva a reggersi in piedi.

“Sono solo un peso per voi, altro che aiutarvi a riconquistare Kattegat” si lamentò con Hvitserk, non appena riuscì a trovare la forza di mettere due parole in fila. “Dopo avermi visto così chi mai sarà disposto a seguirmi in battaglia? Altro che guerriero, sono inutile e ti ho costretto a occuparti di me, mi dispiace…”

“Oh, beh, tanto non è che avessi chissà cosa da fare!” scherzò il vichingo. “Il viaggio durerà ancora tre giorni, forse meno se i venti saranno favorevoli, ma finché non saremo giunti presso Kattegat non ci sono molti posti dove andare né cose da fare, siamo su una nave, punto. E il fatto che ti sia sentito male non significa che tu non sia comunque un grande guerriero, vuol dire solo che non avevi mai viaggiato per mare. Credi che non sia capitato anche ad altri vichinghi?”

“Cerchi solo di farmi sentire meglio” replicò Aethelred. “I vichinghi non soffrono il mal di mare, sarebbe ridicolo!”

“Guarda che non è che nasciamo su una nave! E’ vero, iniziamo a viaggiare per mare quando siamo ancora dei ragazzini e quindi ci abituiamo subito, ma il primo viaggio è difficile per tutti, cosa credi? Qualcuno è più fortunato, qualcuno meno… ma ti posso assicurare che anche molti dei guerrieri che vedi qui hanno vomitato le budella il primo giorno di mare aperto. Ora fanno i gradassi e fanno finta di non ricordarlo!” rise Hvitserk.

Aethelred non sembrava molto convinto, ma poi si accorse che, effettivamente, gli altri vichinghi non lo trattavano con disprezzo come lui temeva. E’ vero, qualcuno aveva riso i primi due giorni vedendolo in quelle condizioni ma, ora che si era ripreso, era come se avesse superato una prova importante e questo li spingeva a considerarlo ancora di più uno di loro.

Intanto la flotta era sempre più vicina a Kattegat e questo iniziò a provocare delle discussioni tra i fratelli, che non erano d’accordo su come affrontare Ivar e i suoi. Quando Kattegat era a poco più di un giorno di navigazione, i figli di Ragnar si riunirono per discutere della strategia da adottare.

“Non abbiamo bisogno di alcuna strategia” tagliò corto Bjorn, che aveva già deciso per tutti senza consultarsi con nessuno. “La nostra flotta è potentissima e abbiamo un’armata formata da ben quattro eserciti diversi. Ivar non ha nessuna possibilità contro di noi, sbarcheremo e attaccheremo.”

Ubbe, sempre prudente, non era d’accordo.

“Ivar sarà pure impazzito, ma non è uno sciocco ed è sempre stato il miglior stratega tra tutti noi” obiettò. “Credi forse che non abbia messo alcuni suoi uomini di guardia per avvistare le navi nemiche? Se ci dirigiamo direttamente contro Kattegat, daremo a Ivar il tempo di allestire le sue difese, perché lui saprà che stiamo arrivando con almeno mezza giornata di anticipo. E magari, chissà, potrebbe aver già messo in conto il nostro attacco e aver pensato a un piano di difesa fin dallo scorso inverno.”

“No, questo non lo credo” intervenne Hvitserk. “Lo scorso inverno, quando io sono partito da Kattegat, Ivar parlava di trovare degli alleati per poi invadere e razziare in Inghilterra. Non pensava a difendersi, bensì ad attaccare.”

“Un motivo in più per essere prudenti” ribadì Ubbe. “Ivar potrebbe aver già trovato gli alleati che cercava e avere un esercito grande quanto il nostro. Dovremmo sbarcare in una rada prima di Kattegat e proseguire a piedi con gli eserciti, così le spie di Ivar non potranno sapere niente delle nostre navi e non sapranno che stiamo arrivando finché non piomberemo loro addosso.”

“Se la pensi così, Ubbe, nessuno ti impedisce di fare quello che vuoi” ribatté secco Bjorn. “Ferma la tua nave nella prima insenatura che trovi e raggiungici con i tuoi quando noi avremo già conquistato Kattegat!”

“Non mi sembra il caso di dividerci proprio adesso, non vi pare?” riprese Hvitserk, cercando di mettere pace. Aveva già vissuto una situazione simile tempo prima e non voleva ripeterla. Se si fossero divisi, lui avrebbe dovuto ancora una volta decidere quale fratello seguire… “Ubbe ha ragione, forse sarebbe meglio essere prudenti, con Ivar non possiamo mai sapere. Ma ha ragione anche Bjorn, perché non abbiamo mai avuto un esercito così immenso. Se anche Ivar allestisse una difesa, non avrebbe scampo contro di noi.”

“Dunque proseguiamo come ho detto io? Sei d’accordo, Ubbe?” domandò Bjorn.

Ubbe probabilmente non era del tutto d’accordo, ma neanche a lui piaceva l’idea di separarsi dagli altri, era meglio avere l’armata al completo per affrontare Ivar, che fosse arrivando via mare o via terra.

“Sì, andiamo avanti come vuoi tu, Bjorn” concesse il vichingo.

E così fecero. La flotta proseguì la navigazione e nel pomeriggio del giorno seguente approdò in un’insenatura vicina alla baia di Kattegat, separata dalla cittadina solo da un versante collinare.

Ubbe, tuttavia, non aveva avuto tutti i torti a pensare che Ivar, paranoico com’era, avesse messo delle guardie a presidiare i confini della cittadina. Un gruppo di uomini e shieldmaiden vide lo sbarco della flotta e si affrettò ad andare a comunicare al sovrano che i nemici erano appena arrivati.

“Si tratta di un esercito molto grande, sono uomini di Bjorn e Lagertha, ma c’è anche un esercito straniero, credo formato da Sassoni” disse una delle spie. “Ho visto anche Ubbe e Torvi e un comandante che non conosco, dev’essere lui il sassone che guida l’esercito.”

“E non è una bella notizia, questa?” replicò Ivar, che sembrava più compiaciuto che preoccupato per l’arrivo dei suoi avversari. “I Sassoni mi temono così tanto che hanno voluto precedermi e si sono alleati con i miei fratelli per combattermi prima che sia io ad invadere le loro terre. Anche in Inghilterra conoscono la mia potenza e la forza del mio esercito!”

Le guardie di Ivar parevano non condividere l’entusiasmo del loro Re. Si guardarono perplesse prima di continuare a riferire ciò che avevano visto.

“Mio signore, si tratta di un’armata davvero molto grande” ribadì un soldato. “Come ho già detto ci sono più eserciti riuniti insieme, gli uomini di Bjorn, Lagertha e Ubbe sono riusciti ad allearsi con l’esercito di Re Harald, c’è anche lui. Poi c’è il contingente sassone e anche delle truppe di Danesi e… ho visto anche tuo fratello tra i nemici.”

“Quale fratello? Ne hai già nominati due” fece Ivar, con un sorriso soddisfatto che faceva capire quanto bene avesse già compreso la situazione. “Hvitserk, vero? Non è una sorpresa per me, me lo sono aspettato dal giorno stesso in cui è scappato da qui. Sapevo che mi aveva tradito, che era tornato strisciando a chiedere perdono a Ubbe e Bjorn e che, prima o poi, sarebbe tornato per combattermi. No, non è una sorpresa per me, ma la sorpresa la farò io a loro!”

Gli occhi di Ivar scintillavano. Le sue guardie pensarono, non per la prima volta, che il loro Re non ci stesse proprio tutto con la testa…

“Mio signore, so che le difese di Kattegat sono formidabili e che tu hai sicuramente un piano strategico per intrappolare i nemici, ma… ecco, tu non hai visto quant’è grande questa armata. Come ho detto, si tratta di almeno quattro eserciti diversi che si sono uniti per conquistare la città…”

“Va bene, ho capito benissimo” Ivar interruppe la shieldmaiden che aveva parlato e le sorrise, parlando in tono mellifluo e condiscendente. “Una grande armata, un’armata immensa, ci sta minacciando. I miei fratelli hanno trovato il modo di mettersi d’accordo pur di combattermi, sto per incontrare il mio fato, finalmente! Ma anche loro stanno per incontrare il proprio. Un’armata è grande e imbattibile se resta unita, ma cosa succederebbe se riuscissimo a dividerla?”

Ancora una volta gli informatori di Ivar si scambiarono sguardi perplessi.

“Oh, i miei fratelli non si aspettano neanche lontanamente quali sorprese io abbia in serbo per loro… per quel traditore di Hvitserk, principalmente, ma anche per tutti gli altri!” rise Ivar, molto sicuro di sé e per nulla impensierito dalle notizie che le sue spie gli avevano portato. Sembrava, anzi, che fosse felice di poter finalmente dare una lezione ai fratelli che lo avevano sempre disprezzato. Adesso avrebbero capito quanto valeva, avrebbero capito che lui era un dio e che loro erano folli a cercare di contrastarlo!

Già, erano loro ad essere folli, certo…

Intanto Bjorn e gli altri avevano lasciato i soldati ad allestire l’accampamento e a preparare le tende e avevano risalito il pendio dal quale potevano avere una perfetta visuale di Kattegat, delle sue fortificazioni, delle difese approntate da Ivar.

“La città è ben difesa, saprà sostenere un assedio” commentò Ubbe. Non voleva dire a Bjorn Te l’avevo detto ma, insomma, lui in effetti glielo aveva detto! “Sono sicuro che Ivar abbia saputo in tempo che stavamo arrivando e che stia approntando anche delle trappole.”

“Faccia pure, non ci spaventa” ribatté Bjorn, la cui sicumera rivaleggiava con quella di Ivar. “Abbiamo moltissimi soldati, accerchieremo Kattegat da ogni parte e, una volta penetrati in città, Ivar non avrà scampo.”

“Ubbe, tu dovrai restare a riposo, non sei ancora in condizioni di combattere” disse Torvi al marito. “Io e Lagertha resteremo con te nell’accampamento e, del resto, qualcuno dovrà rimanere a proteggere i nostri figli.”

“Non preoccuparti, Ubbe, ce la caveremo anche senza di te” scherzò Hvitserk, cercando di tirare su il morale al fratello che continuava ad essere preoccupato per ciò che Ivar avrebbe potuto fare e dispiaciuto di non poter dare il suo aiuto.

Stava scendendo la sera. Bjorn diede ordine ad alcuni soldati di restare di guardia in cima al pendio collinoso per accertarsi che ad Ivar non saltasse in mente di ordinare a qualche suo fedele di sgattaiolare nell’accampamento per uccidere i suoi fratelli… sarebbe stato perfettamente nel suo stile. Poi i figli di Ragnar e i loro alleati fecero ritorno alle loro tende per mangiare, riposare e pianificare la strategia da adottare il giorno dopo.

“Attaccheremo all’alba” disse Bjorn mentre cenavano. “L’esercito guidato da me si unirà a quello dei Danesi e cercheremo di buttare giù il portone principale di Kattegat per penetrare all’interno ma, al contempo, Hvitserk, Re Harald e i Sassoni attaccheranno da dietro, da dove Ivar non si aspetta. Quando tutti saremo dentro, inizierà la vera battaglia.”

“Sei così sicuro che Ivar non si aspetti un attacco su due fronti?” obiettò Ubbe. “Abbiamo già capito che sa tutto di noi e che si sta preparando a un assedio.”

“Cosa importa se Ivar se lo aspetta?” ribatté Bjorn. “Noi abbiamo un’armata immensa e, per quanto Ivar possa difendersi bene, il nostro esercito è almeno quattro volte il suo. Lo schiacceremo!”

Bjorn continuava a parlare tutto entusiasta della battaglia imminente, a descrivere come avrebbero distrutto il portone, a come si sarebbero dovuti pitturare il volto di bianco e blu per distinguersi rispetto ai fedeli di Ivar e così via. Ubbe lasciò la compagnia e tornò alla sua tenda con Torvi. Non era soltanto il fatto di non poter dare il suo contributo nel combattimento, aveva un brutto presentimento ma non sapeva dargli un nome.

Anche Aethelred, tuttavia, non condivideva l’ottimismo sfrenato di Bjorn. Ciò che aveva detto Ubbe lo aveva colpito, lui non conosceva Ivar ma dai discorsi che aveva udito aveva compreso che ci si poteva veramente aspettare di tutto. Chissà, forse sfondare le porte della fortificazione sarebbe stato facile… solo per scoprire che, all’interno, Ivar aveva preparato delle trappole che avrebbero straziato i soldati. Aethelred non aveva paura di morire, il suo terrore più grande era che potesse accadere qualcosa a Hvitserk.

“Dovremmo andare a dormire anche noi” disse il Principe al giovane vichingo. “Domattina ci aspetta una dura battaglia e dovremo essere al massimo delle nostre potenzialità.”

“Sì, credo che tu abbia ragione” concordò Hvitserk. “Nonostante l’entusiasmo di Bjorn, anch’io temo che Ivar possa aver fortificato Kattegat in modi che noi non ci immaginiamo neppure. Del resto, è stato lui ad avere l’idea di farsi costruire quella specie di imbracatura di ferro per riuscire a camminare… Dovremo essere pronti a tutto.”

Mentre si avviavano verso la loro tenda, Aethelred afferrò il braccio di Hvitserk.

“Senti… sei sempre dell’idea che tocchi a te uccidere Ivar?” gli domandò.

“Su questo non ho dubbi: è il mio fato e la mia espiazione” rispose il giovane.

“Va bene, però almeno promettimi che resteremo insieme” insisté Aethelred, oppresso da un’angoscia oscura. “Combatteremo fianco a fianco, ci sposteremo e lotteremo insieme qualsiasi cosa accada e, quando sarà il momento, ti aiuterò a uccidere Ivar. Promettimelo.”

Hvitserk sorrise, intenerito.

“Va bene, te lo prometto” rispose. Lo baciò dolcemente e, stringendolo a sé, riprese con lui il sentiero verso la loro tenda. Dovevano riposare perché il mattino seguente si sarebbero destati prima che il sole sorgesse per dare battaglia alle prime luci.

Non andò così.

Mancava ancora un’ora al sorgere del sole quando i vichinghi furono svegliati all’improvviso da urla, imprecazioni e grida atterrite che provenivano da Kattegat… e numerosi fuochi accesi rischiaravano le tenebre, sebbene l’alba fosse ancora lontana.

Bjorn e gli altri si prepararono in tutta fretta, cercando di riordinare gli eserciti alla bell’e meglio, convinti che Ivar li avesse anticipati e stesse attaccando il loro accampamento. Invece, quando giunsero in cima al pendio, non videro i soldati di Kattegat dirigersi contro di loro, bensì qualcosa di molto più terribile, atroce e malvagio…

Fine prima parte

 

 

 

   
 
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