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Autore: Kim WinterNight    02/01/2021    3 recensioni
[Sequel di "The rest you know".]
Mike rilegge per la terza volta la lettera e si sente per la terza volta un rammollito [...]
Roddy mugola dal letto e il cantante si volta a lanciargli un’occhiata. Si sente in ansia per quel ragazzo, in fondo a lui ci tiene e non sopporta di vederlo soffrire in quel modo; eppure il tastierista si droga e non vuole l’aiuto di nessuno, non sembra ancora pronto a smettere con l’eroina.
«Sto male…»
Mike si mette in piedi e lo fissa per un attimo: ha i capelli corti e scompigliati, il viso pallido e scavato, il corpo magro e tremante… fa veramente pena, chiunque potrebbe provare ribrezzo nei confronti di quell’immagine triste e raccapricciante.
Ma non lui.

- SESTA CLASSIFICATA al contest fiume "Acquerelli" indetto da Juriaka e valutato da BessieB sul forum di EFP.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mike Patton, Roddy Bottum
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'You're my flavor'
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The essence of the truth
 
 
 
 
 
 
Roddy…
 
      Non so nemmeno perché cazzo sto scrivendo questa lettera, mi sento un perfetto idiota.
Però stanotte non riesco a comporre, non mi concentro perché siamo in tour, io e te condividiamo la stanza e tu mi hai respinto. O meglio, non mi hai cercato, perché ti sei sballato come stai facendo spesso ultimamente.
Ti guardo e, cazzo, sei messo male: te ne stai sul letto senza nemmeno coprirti, non senti freddo né caldo, non senti emozioni che non siano legate a quella merda che ti spari in vena da un po’.
A me che importa? Niente, un bel niente.
Stronzate, Patton.
Sì, sono solo bugie. Perché di te mi interessa e anche tanto.
Non te l’ho mai dimostrato, certo, perché non so proprio come si fa: so come si scopa, so come si domina su qualcuno, so come si ottengono le tue attenzioni a livello fisico… ma la mia mente non so proprio regalartela.
Non so condividere le emozioni che provo – e le provo, ne provo tante.
Quando mi guardi con quegli occhi pieni d’amore, quando mi sfiori con quelle dita delicate che sanno comporre melodie e atmosfere capaci di farmi viaggiare lontano, quando mi sorridi e mi prendi in giro, quando fai lo stronzo e mi rispondi per le rime… sempre, in ogni fottuto momento il mio cuore sobbalza.
Vorrei allungare una mano e lasciarti lievi carezze, vorrei ricambiare i tuoi sorrisi e i tuoi sguardi con la stessa intensità, vorrei dirti le stesse parole che tu mi dici con tanta spontaneità.
Lo vorrei davvero, ma non faccio che sparare cazzate e riempirti di bugie.
Tu mi dici che mi ami, io so soltanto risponderti che per me non è lo stesso.
Penso qualcosa e dico esattamente il contrario, e questo ti fa soffrire – mi fa soffrire.
A volte me lo chiedo, mi chiedo perché sono così tanto coglione: mi interessa solo la musica, è vero, è la mia priorità, domina su qualsiasi altro aspetto della mia vita.
Però avere un rapporto con te non mi allontanerebbe dalla mia più grande passione e ragione di sopravvivenza, anzi; sarebbe un modo per viverla insieme, per condividere anche questo, per avvicinarci ancora di più.
Roddy, sai, ho detto tante cazzate nella mia vita, ma ora è giunto il momento di essere sincero: quando mi dici ti amo, non vorrei fare altro che dirti che per me è lo stesso. Credo proprio che sia la verità, ma mi fa più comodo sommergerti di menzogne per non accettare che mi va di provare a condividere la mia esistenza con qualcun altro.
Non c’entra un cazzo il fatto che tu sia un uomo e che questo legame ci renda froci, sai bene che a me di queste cose non interessa. L’aspetto fisico di questa nostra attrazione è stato il primo che ho accettato e reso mio, non negherò mai che mi piace scopare con te e farti urlare in quel modo solo tuo, quel modo che certamente mi fa uscire di testa più di quanto oserei ammettere.
E mi piace quando tu sai esattamente cosa farmi, come prendermi, come confortarmi.
Ma tra noi non c’è solo sesso: tu mi accogli, mi abbracci, mi accarezzi, mi sussurri parole dolci che non merito. Roddy, cazzo, mi sento come un ometto di fango sotto le tue mani, lo capisci questo?
No, certo che no, perché io mi impegno ogni volta per non lasciartelo intendere, per sbeffeggiarti e umiliare i tuoi sentimenti per me, per allontanarti e farti sentire usato e gettato via.
Non so fare altro e me ne prendo ogni colpa.
Ma poi, perché parlo al presente? Perché? Ormai io e te non siamo più quella sgangherata coppia di amici un po’ particolari, non riusciamo più a parlare, a comunicare, ad abbracciarci, a guardarci negli occhi.
Tu sei sempre più perso nel tunnel dell’ero, io sempre più stronzo e menefreghista. Ah, una persona di merda, ecco cosa sono. Certo, lo pensi tu, lo pensano tutti, lo penso anche io.
Del resto mi è sempre piaciuto giocare con la merda, metterla dentro gli asciugacapelli per fare brutti scherzi, lanciarla sul pubblico per ridere delle espressioni disgustate dei presenti.
E tu, Roddy? Tu sei andato oltre, non hai mai provato ripugnanza verso di me: mi hai sempre adorato, non hai mai temuto di toccarmi, non ti ho mai fatto schifo.
Tu mi ami come nessun altro potrà mai amarmi in questo cazzo di mondo, e io non ho mai saputo ringraziarti e apprezzare i tuoi sentimenti. Sarebbe facile ricambiarli, perché li sento dentro me, ma preferisco nascondermi sotto merda a palate ed erigere un muro tra il mio cuore e il tuo.
E adesso? Adesso è troppo tardi. Tu sei preda dell’eroina e non pensi più a me, né all’amore, né alla musica, né a un cazzo di niente.
Le tue energie le impieghi alla ricerca della dose successiva, poi quando sei strafatto sali sul palco e suoni, fai il tuo lavoro e basta.
Sono sempre stato un perfezionista, dovrebbe bastarmi che tu sia efficiente, eppure mi fa male non avvertire più quel sentimento fluire dalle tue dita sulle tastiere.
Prima quei tasti e quelle manopole erano la tua valvola di sfogo, adesso sono il tuo fortino contro il mondo – contro di me, cazzo.
Perché ora anche per te è più facile dire bugie, sputare in faccia a tutti che stai bene e che non hai bisogno di nessuno.
La nostra band sta andando in pezzi, la nostra vita sta andando in pezzi, noi non siamo più quei ragazzini spensierati che volevano spaccare il mondo con questa musica un po’ strana.
Io sono andato oltre, tu sei andato oltre.
Anche se in due modi completamente diversi.
Non vuoi più avermi, la verità è questa. E io ci sto male, malissimo.
Che pezzo di merda che sono, eh? Quando tu facevi un passo avanti io ti respingevo, e solo ora mi accorgo di quale occasione ho sprecato.
So che non saremmo mai stati perfetti insieme, che la nostra relazione sarebbe sempre stata particolare e complicata. Però probabilmente, in un modo o nell’altro, ci avremmo provato e forse ce l’avremmo anche fatta.
Non so perché continuo a scrivere tutte queste cazzate, credimi, non ne ho idea. Avevo bisogno di sfogarmi e lo sto facendo – egoista, ancora una volta.
Di te mi importa, ma riesco sempre e soltanto a mettere me stesso al primo posto.
Forse è per questo che l’amore e tutte quelle cose strane non fanno per me, forse è proprio la ragione per cui non sono mai riuscito a darti ciò che volevi – che volevo, dannazione, che voglio.
Roddy Bottum, beh, ti amo.
E non so neanche perché l’ho scritto, dato che ormai non serve più a un cazzo.
Il nostro tempo insieme è finito, la nostra occasione è sfumata, il treno è passato.
Ed è tutta colpa mia, solo mia.
 
Patton
 
 
 
 
Mike rilegge per la terza volta la lettera e si sente per la terza volta un rammollito testa di cazzo.
Gli fa schifo quello che ha scritto, per il semplice fatto che è la verità e per lui è difficile accettarla – non nascondersi sotto le solite palate di merda.
Roddy mugola dal letto e il cantante si volta a lanciargli un’occhiata. Si sente in ansia per quel ragazzo, in fondo a lui ci tiene e non sopporta di vederlo soffrire in quel modo; eppure il tastierista si droga e non vuole l’aiuto di nessuno, non sembra ancora pronto a smettere con l’eroina.
«Sto male…»
Mike si mette in piedi e lo fissa per un attimo: ha i capelli corti e scompigliati, il viso pallido e scavato, il corpo magro e tremante… fa veramente pena, chiunque potrebbe provare ribrezzo nei confronti di quell’immagine triste e raccapricciante.
Ma non lui.
Tuttavia, gli dà le spalle e afferra la lettera che ha appena scritto: non ha mai pensato di dargliela, neanche per un solo istante.
La strappa in mille pezzi, con rabbia, poi appallottola i frammenti di carta e se li infila nella tasca della felpa.
«Sto male…» ripete Roddy.
Mike vorrebbe correre ad abbracciarlo e cullarlo, lenire le ferite del suo animo e di quegli aghi che lo stanno rendendo sempre più schiavo.
Eppure no, non ci riesce. È tardi, ha paura di sbagliare e di illuderlo ancora. Ne è terrorizzato.
Non è il momento giusto per dirgli la verità.
«Non me ne frega un cazzo» afferma in tono glaciale.
Ennesima bugia, ennesimo comportamento da pezzo di merda.
Si avvicina alla porta e, prima di uscire dalla stanza, sospira. «Chiamo Bill» conclude, per poi andarsene.
Anche stavolta se n’è lavato le mani.
Anche stavolta ha scelto di sotterrarsi sotto la sua stessa merda.
 
 
È in corridoio, pronto a bussare alla porta di Bill, Puffy e Dean.
Poi ci ripensa.
Torna indietro e rientra nella stanza che condivide con Roddy.
Cammina verso il letto del tastierista e si sdraia accanto a lui; lo prende tra le braccia e lo stringe forte, sentendosi già più tranquillo.
Perché non riesce mai a fare la cosa giusta? Perché è così tanto difficile amare quel ragazzo?
«Bill…» esala il tastierista, tremando come una foglia con la schiena contro il petto di Mike.
Il cantante sospira. «Non può venire, sono dovuto tornare io» mente per l’ennesima volta.
A essere sincero proprio non ce la fa.
Accarezza il viso sudato di Roddy, gli lascia un lieve bacio tra i capelli annodati, inspira il suo odore di disperazione e trascuratezza.
Quello non è più il ragazzo che ha conosciuto quando è stato accolto all’interno dei Faith No More; eppure non riesce a stargli lontano, a lasciarlo solo, a fregarsene.
Sente il peso della lettera in frantumi all’interno dalla tasca e per un istante gli viene voglia di ricomporla e leggerla a voce alta.
Poi torna in sé: non gliela consegnerebbe mai, ma niente gli vieta di prendersi cura di Roddy.
Il tastierista pare rilassarsi un po’ tra le sue braccia e presto torna a sprofondare nel sonno.
Per l’ennesima volta Mike si è nascosto dietro le sue bugie, ma con i gesti sente di star prendendo la strada giusta.
Sarà sempre troppo tardi per loro due, ma forse ci sarà tempo per dimostrargli qual è la verità che alberga nel suo cuore.
 
 
 
 
 
 
~ ~ ~
 
Cari lettori, eccomi qui con l’ennesimo sequel in questa serie ^^
Ecco, con questa storia volevo soltanto dare un po’ di redenzione/riscatto a Mike, dato che finora è sempre stato considerato uno stronzo dinosauro senza cuore… ed ecco che qui si possono comprendere le verità che lui stesso non sa accettare e portar fuori!
Spero non tanto che cambiate idea su di lui, ma che almeno possa sembrare un po’ meno disumano XD
Lascio alcune note per la giudice, anche se non c’è tantissimo da sapere: questa storia è ambientata intorno al 1995, periodo in cui i Faith No More erano un po’ in una fase particolare; Roddy ha davvero combattuto contro una brutta dipendenza dall’eroina, e per fortuna poi l’ha superata e ora sta bene ^^
Nel ’95 è uscito King For A Day… Fool For A Lifetime, album registrato con alla chitarra Trey Spruance, ma che la band ha portato in tour con Dean Menta come chitarrista, visto che Trey non se l’è sentita di esibirsi live con loro.
Nella mia personalissima story line inerente a questa serie, Mike e Roddy hanno cominciato ad andare a letto insieme nel 1992 e le cose sono andate avanti fino alla fine del ’93. Molte delle dinamiche sono spiegate nella storia, ma per ogni dubbio o perplessità non esitate a chiedere ^^
Roddy è davvero omosessuale, ha fatto coming out durante un’intervista nel 1993! Anche le cose inerenti a Mike e la sua “passione” per giocare con la merda sono vere: specialmente in giovinezza Mike era piuttosto molesto sul palco e anche nei confronti delle band con cui i Faith No More andavano in tour; giocava scherzi agli altri musicisti, lanciava le sue feci sul pubblico (tant’è che era stato definito il terrorista della merda) e ne combinava di ogni colore… so che può risultare disgustoso, ma la personalità del cantante è davvero molto particolare e lui stesso ha in seguito affermato che si è pentito di tanti suoi comportamenti giovanili ^^
Infine, il titolo della storia è tratto dal testo di The Real Thing, brano estratto dall’omonimo album dei Faith No More del 1989 ^^
Ringrazio chiunque sia passato a leggere e/o recensire, e spero che i seguaci abituali della serie abbiano provato un pochino di empatia verso Mike XD
Alla prossima ♥
  
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