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Autore: Mystery Anakin    24/08/2009    4 recensioni
Quando la vita sembra averti tolto tutto, è proprio allora che bisogna avere la forza di ricominciare e ritrovare da qualche parte la speranza...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Leah Clearweater
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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And if I said: 'I love you'? correttissimo
And if I said: "I love you" ?

Le onde si infrangevano lentamente sulla riva del mare...

Era una giornata splendida, il sole era alto nel cielo,

e io, Leah Clearwater, non potevo essere meno in sintonia con il paesaggio in quel momento.

I ricordi che quella spiaggia evocava erano bellissimi e allo stesso tempo dolorosi...

Si può perdere l'amore della tua vita in questo modo?

Ma la cosa peggiore era che non potevo neanche nascondere i miei sentimenti,

tra i quali vi era rabbia, anche se sapevo che non era colpa sua.

Impossibile fermare quel flusso di ricordi, impossibile non soffrire rivivendoli.

Dovevo scappare lontano da lui, lontano da tutti...

Il sole era alto, doveva essere mezzogiorno. Era una delle poche volte che si vedeva così bene. Di solito era nascosto da una coltre di nuvole grigie, che minacciava pioggia. Correvamo insieme per la spiaggia, a piedi nudi, schizzando l'acqua delle onde che s'infrangevano sulla battigia.
"Sam, è inutile che corri, tanto ti prendo"dissi inseguendolo.
Ero stata sempre veloce, anche da umana. Mi avvicinavo sempre di più a Sam ogni secondo. Alla fine riuscii a raggiungerlo e lo strinsi per la vita. Ci rotolammo insieme nella sabbia per un lungo tratto e poi ci fermammo ridendo.
"Non è possibile!"esclamò Sam" Tu mi fai sfigurare Leah. In quanto maschio, dovrei essere io più veloce!"
"Mi dispiace caro, ma le cose stanno così" risposi con il fiato grosso per la corsa.
Stavamo così, distesi sulla sabbia, e contemplavamo il cielo sopra di noi. Quel che c'era erano le solite nuvole che minacciavano di coprire il sole, ma era comunque bello star lì vicino a Sam a pensare e a parlare. Era l'estate dei miei diciassette anni, e tutto allora era meraviglioso, fantastico. Stavo con Sam da tre anni, ma il nostro non era un semplice fidanzamento da ragazzi del liceo, era un legame forte. Eravamo due anime gemelle, l'uno completava l'altro. Tutti invidiavano il nostro rapporto e io non potevo che essere d'accordo con loro. Tutto era così perfetto allora.
"Un giorno di questi andiamo a tuffarci dalla scogliera, ti va?"mi chiese Sam.
"Oh sì, lo sai che amo le sfide!"risposi entusiasta.
"E ami ancora di più vincere eh?"
"Bè, chi ama perdere?"
"Ma perdere con te non è la stessa cosa"disse.
Mi girai verso di lui e lo guardai curiosa. "Che vuoi dire?"
"Se il perdere comporta l'essere abbracciati come è successo prima, bè , penso che continuerò a perdere anche in seguito"disse con uno sguardo intenso.
Sorrisi furba. "Allora vedrò di non farti vincere mai"
Mi alzai, e mi stiracchiai. Proprio mentre avevo le braccia in su, mi sentii avvolgere la vita. Mi girai e mi accorsi che Sam mi aveva abbracciata. Il cuore mi batteva forte, ma il mio sguardo era fermo. Non staccavo gli occhi da lui e lui da me.
"Non pensare che io sia così facile da prendere..."dissi con un sorriso storto.
"Basta coglierti di sorpresa" rispose lui.
"Già..."
Mi abbassai di colpo e mi girai all'indietro sottraendomi dalla sua stretta. Appena fui completamente libera, ricominciai a correre.
"Ma non ti stanchi mai?"si lamentò Sam.
"No, caro..."
Tornammo a inseguirci, ma questa volta io avanti e lui dietro. Il vento mi sferzava i capelli e la sabbia era morbida sotto i piedi. Lui era troppo lento, in breve lo avevo distanziato di parecchio. Mi fermai, mi girai e cominciai a correre indietro. Quando lo raggiunsi ci ferammo e riprendemmo fiato.
Scoppiammo entrambi a ridere.
"Ho perso"ammise Sam.
"Allora devi avere la tua ricompensa..."dissi.
Ci guardammo entrambi. Sam venne più vicino. Mi sporsi verso di lui, gli poggiai una mano sulla guancia e molto piano gli diedi un bacio. Ci separammo quasi subito.
"Tutto qui?"fece lui con un mezzo sorriso.
Lo guardai male, poi lui mi prese il polso.
"Presa"disse.
"Sicuro?"domandai.
Avrei potuto liberarmi, ma non lo feci. Lui approfittò dell'esitazione e mi baciò. Questa volta fu molto più lungo e bellissimo. Era come una magia, il mare, il sole, e noi due lì da soli.
Appoggiò la fronte contro la mia e sussurrò: "Ti amo"
"Anch'io"


Mi sembravano millenni da allora, era tutto così bello...

E in quel momento cosa avevo? Cosa mi era rimasto?

Perchè, perchè quei ricordi dovevano tornare a tormentarmi così?

Perchè non potevo semplicemente spazzarli via, liberarmene?

La vita è questo, in realtà: un'eterna sofferenza costellata di momenti belli che servono solo a farti soffrire quando non ci sono più e li rivivi.

Quella era  la mia vita.

Chi ero? Non ero più Leah Clearwater, non più senza Sam.

Sam, che era la mia metà.

Sam, che era la mia certezza.

Sam, dal quale non mi sarei dovuta più separare.

Sam, che mi aveva promesso che saremmo stati insieme per sempre.

Era maggio e la scuola volgeva ormai al termine. Il ballo di fine anno era atteso da tutti.Io ci andavo insieme a Sam, naturalmente. Le mie amiche erano tutte disperatamente alla ricerca di un accompagnatore e io le aiutavo come potevo. Allora le mie amiche sole mi facevano pena, ma non le avevo mai capite veramente. Quella sera tutto era meraviglioso. Faceva un po' freddo, ma per il resto il cielo era limpido e le stelle brillavano come tanti diamanti.
Ricordo tutto alla perfezione. Avevo passato il pomeriggio al telefono con Lise, una mia compagna di classe. Poi avevo indossato un abito di seta nera scollato, ma con un coprispalle  per proteggermi dal freddo. Alle otto era arrivato Sam vestito con una giacca nera elegante e una camicia bianca. Mi aveva sorriso quando avevo aperto la porta, e ricordo che non lo avevo mai visto così bello. Salimmo sulla sua macchina e mi accompagnò alla festa.
L'atrio della scuola era stato adattato a salone da ballo, ma era lo stesso molto bello. C'erano già tante coppie di ragazzi che ballavano. Tutto era stato addobbato per l'occasione: c'erano ghirlande, festoni, luci colorate. Nell'aria si respirava un'atmosfera magica, tutto mi sembrava pervaso da un alone di felicità. Non potevo certo immaginare che, di lì a poco, quell'atmosfera di felicità si sarebbe infranta per sempre...
"Ragazzi!"esclamò Lise appena mi vide. Lise era una delle mie più care amiche. Era in compagnia di Marcus, di cui era innamorata da un po', ma lui non ricambiava. Il fatto che avesse accettato di andare al ballo con lei rimaneva un mistero.
"Ehi!"disse Sam rivolto a Lise e palesemente sorpreso.
"Bella festa, vero?"chiese Lise. Marcus al suo fianco non sembrava interessato alla conversazione.
"Molto, hanno davvero superato loro stessi, gli organizzatori"confermò Sam.
"Bè, il ballo di fine anno è un'occasione importante..."disse Lise.
"Certo"disse Sam.
"Avete visto Jim e gli altri?"chiese Lise. Jim era un nostro compagno di classe di cui Lise era molto amica.
"Siamo appena arrivati, a dir la verità"rispose Sam.
"Mi sa che mi toccherà andarli a cercare in mezzo a tutta questa folla...uffa"disse Lise.
Lise e Marcus si allontanarono, e Sam mi prese per mano. Cominciammo a camminare.
"Come mai Marcus ha accettato l'invito di Lise?"mi chiese Sam.
"Ehm, a dir la verità non lo sa neanche lei. Ma io ho una teoria: Marcus si è lasciato due giorni fa con la sua fidanzata, credo che voglia dimostrarle qualcosa. I maschi..."dissi con un sospiro.
"Cosa vorresti dire?" mi chiese Sam in tono scherzoso.
Lo guardai divertita. "I maschi...tranne te, naturalmente"
"Io non vorrei mai farti soffrire"disse Sam.
"Io non potrei mai"aggiunsi io.
Partì una musica lenta e tutte le coppie cominciarono a ballare.
Sam mi appoggiò delicatamente le sue mani sulla vita e io appoggiai le mie sulle sue spalle. Cominciammo ad ondeggiare così, piano piano.
Ballammo diverse canzoni, alcune lente, altre più veloci, ma quel che era importante era che ero con lui, che potevo abbracciarlo, che sapevo che lui mi amava.
Più tardi ci allontanammo un attimo dalla pista per andare a prendere qualcosa da bere. Mentre mi versavo un'aranciata, vidi Lise sola e un po' triste che beveva qualcosa. Preoccupata mi avvicinai a lei.
"Lise?"chiesi cauta.
Lei mi guardò con occhi lucidi.
"Cos'hai?"le domandai, appoggiandole una mano sulla spalla.
Scoppiò a piangere di botto. Io non sapevo assolutamente cosa fare.
"M-Marcus..."balbettò. "La sua ex ragazza si è avvicinata mentre parlavamo e...e gli ha dato uno schiaffo. Poi se n’è andata via e Marcus l'ha seguita dicendomi solo 'ciao'!"
Non ero granchè sorpresa, ma comunque la notizia mi inquietò. Mi dispiaceva per Lise, ma dentro di me provavo soddisfazione, perchè io avevo trovato un ragazzo che sapevo non mi avrebbe mai, mai trattata così. Mi detestai per quella sensazione che non riuscivo a scacciare.
"Oh Lise...io..."mormorai.
"Non c'è bisogno che tu mi dica nulla, dovevo aspettarmelo, sono stata una stupida" disse con rabbia, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Non sapevo cosa dire, aveva ragione, ma non volevo certo dirlo in quel momento. Rimasi lì, con la mano appoggiata alla sua spalla, incapace di dirle.
All'improvviso lei si alzò di scatto e scappò attraversando la sala.
"Aspetta, Lise, dove vai?"chiesi allibita.
Cominciai ad inseguirla, ma qualcuno mi afferrò il braccio. Mi voltai e vidi Sam, con un'espressione concentrata sul viso, che mi faceva segno di no con la testa.
"Lascia perdere"disse con tono risoluto.
"Perchè?"
"Perchè ha bisogno di stare sola in questo momento...si sente umiliata, non vuole che qualcuno le mostri pietà" spiegò.
Abbassai lo sguardo. Forse aveva ragione, ma avevo intenzione di non lasciarla sola troppo a lungo.
Il resto della sarata trascorse in modo teso. Io non ero per niente tranquilla. Lise aveva avuto una grossa delusione, era davvero innamorata di Marcus. Non sapevo cosa lei stesse provando esattamente in quel momento, perchè io avevo la mia sicurezza proprio affianco a me. Non avevo mai dubitato del fatto che Sam fosse per me qualcuno a cui affidarsi, la mia ancora. Ora però Lise mi aveva dato qualcosa a cui pensare. E se fosse successo lo stesso a me? Se Sam mi avesse abbandonata? Cosa avrei fatto? Sapevo che era impossibile, ma non potevo non pensarci. Avevo paura, paura di soffrire, di sentire la sua mancanza, di non poter vedere più il suo sorriso. Ma cosa mi stava succedendo? Io ero Leah Clearwater, una ragazza allegra, forte, non potevo lasciarmi abbattere da simili pensieri. No, Sam non mi avrebbe mai lasciata. Eppure...
"Leah?"sentii la voce di Sam come da molto lontano.
Mi accorsi all'improvviso che ci trovavamo di fronte al palco che era stato allestito alle spalle della pista da ballo. Eravamo lì perchè stavano premiando tutti i ragazzi per i tornei e le attività svolte a scuola. Poi una band avrebbe suonato.
"Oh, scusa, Sam... mi ero distratta" dissi, abbassando gli occhi per non tradire alcun turbamento.
Per tutta risposta Sam mi alzò il mento e mi guardò dritto negli occhi. "Sei strana... stai pensando a Lise?"
"Io... sì, più o meno" risposi
"Non preoccuparti per lei, con il tuo aiuto riuscirà a dimenticarlo" disse. "Tu riesci sempre ad aiutare le persone, hai un carattere forte e riesci a trasmettere la tua forza anche agli altri"
"Oh, Sam... grazie" dissi, abbracciandolo e poi scostandomi dolcemente.
Lui mi guardò, studiandomi più a fondo. "Ma non è tutto, vero?"
Rimasi in silenzio, fissando il palco.
"Leah?"
"No... è tutto"dissi, ma non con decisione.
"Leah, mi hai sempre detto tutto, perchè non vuoi parlare?" chiese preoccupato.
Lo guardai negli occhi, poi dissi: "Andiamo fuori, qui c'è troppa confusione"
"Come vuoi"
Mi guidò per mano verso l'uscita dell'atrio. Ci inoltrammo per il giardino, cercando un posto abbastanza appartato. Era un sollievo trovarsi fuori da quella confusione. Ad ogni angolo del giardino c'erano coppiette che si erano appartate e che evitai accuratamente di guardare, per non essere accusata di spiare. Cercai di superarle affrettando il passo tanto che Sam dovette faticare per tenermi dietro. Alla fine trovai un posto abbastanza tranquillo: una panchina sotto un grosso albero dalla chioma folta. Mi sedetti e Sam fece altrettanto.
Lo guardai attentamente prima di dire: "Sam, tu... tu non mi abbandoneresti mai, vero?"
Sam si irrigidì di colpo e disse in tono duro: "Perchè me lo chiedi?"
"Perchè io ho visto Lise stasera e... io non voglio soffrire come lei, non voglio perderti, Sam. Io... io…" sentii improvvisamente un groppo in gola.
Lui mi prese la mano e disse: "Io non potrei mai ferirti, Leah"
"Lo so... ma ho paura lo stesso che un giorno tu te ne andrai dalla mia vita." dissi con maggiore difficoltà.
Sam sospirò e mi guardò negli occhi. "Stavo cercando un momento adatto per dirti quello che ti devo dire, ma non ne ho avuto l'occasione. Ora mi sembra un momento adatto. Vedi, ho riflettuto molto su noi due in questi giorni e... Leah, io voglio che tu sappia che per me sei una ragazza speciale e diversa dalle altre. Io ti amo e non intendo smettere di farlo. Voglio farti una promessa"
Lo guardai stupefatta e colpita, non mi aspettavo nulla di tutto questo... il groppo in gola si fece più pesante mentre le lacrime minacciavano di cadere dagli occhi.
Sam si alzò e mi prese la mano; io feci altrettanto. Lui si mise dietro di me e mi mise qualcosa al collo.
Lo guardai: era un ciondolo bellissimo, con un sole dorato su cui erano incise due semplici ma importantissime parole: "Per sempre".
Mi girai verso di lui con le lacrime agli occhi. Aveva un'espressione ferma che mi fece sentire quanto lo amavo, quanto anch'io desideravo dirgli quelle semplici parole.
"Per... sempre" mormorai.
Lui annuì, appoggiò la fronte alla mia, e, dopo avermi dato un dolce bacio, mi sussurrò: "Per sempre".

 Un vento gelido si alzò all'improvviso.

Sentii un brivido percorrermi la schiena mentre rivivevo quel momento.

Quante speranze, quanti sogni illusi…

Ora era tutto come un sogno, come se non fosse mai accaduto.
Tutto per colpa di quel giorno maledetto.

Tutto per colpa mia…

Sì, perchè era anche colpa mia...

Ma ora non serviva a nulla incolparsi…

Tanto non sarebbe cambiato niente.

Io sarei rimasta da sola.

Come in quel momento.

E per il resto della mia vita.

Un giorno d'estate, un giorno qualunque. A volte non ce ne accorgiamo, ma è proprio nei giorni qualsiasi che capitano gli eventi che alla fine ti sconvolgono la vita. E’ proprio quando meno te lo aspetti, quando sei sicura della tua vita, quando hai le tue certezze, che tutto può crollare in un attimo, lasciando intorno a sé macerie che sono i ricordi più dolorosi.
 Ricordo perfettamente quel giorno, era il nostro anniversario. Tre anni insieme... Quanto tempo era passato, eppure tutto era rimasto come allora, come la prima volta. Semplice, spontaneo, senza complicazioni.
Ero seduta alla scrivania del mio letto intenta a finire il pacchetto del regalo che avrei dovuto dargli. Guardai fuori dalla finestra e sorrisi. Era una sera perfetta, il cielo stava lentamente diventando scuro, e le prime stelle si stagliavano già come punti luminosi. Non c'era neanche una nuvola e la luna era ben visibile. Era una luna piena... La guardai affascinata, era bellissima. Sembrava brillare di luce particolare, sembrava...magica. Quella visione mi riempì di gioia, e mi vennero in mente alcuni dei momenti più belli passati con Sam: il giorno che ci eravamo conosciuti a scuola; il nostro primo bacio; il primo anniversario; l'altra sera al ballo, dove aveva promesso di amarmi per sempre.
Il telefono squillò all'improvviso e sobbalzai, ritornando alla realtà. Al secondo squillo premetti il tasto verde del cordless, e risposi. La voce che tanto amavo mi rispose, ma c'era qualcosa di strano.
"Ciao Leah"aveva detto con una voce strana, affannosa.
"Ciao Sam, ti senti bene?"chiesi preoccupata.
"Io...bè… credo di avere un po' di febbre" rispose.
Non ci voleva, proprio quel giorno. "Oh no..."gemetti.
"Ma non preoccuparti, è tutto a posto, usciremo comunque. Non voglio certo rovinare la serata per questo"disse sempre con quella voce affannosa
"No, Sam, l'importante è che tu stia bene. Se la febbre è alta, è meglio che rimani a casa. Vorrà dire che verrò io da te e passeremo un anniversario diverso..."
"NO"esclamò all'improvviso "no, è meglio di no...lasciamo le cose come stanno.
Passerò a prenderti io, solo che verrò un po' più tardi, ok?"
" Io...ok, ma Sam, sei sicuro di sentirtela?" chiesi.
"Sì, sì non preoccuparti. A dopo"
"Ciao"
Riattaccai. Non ci voleva proprio. Che sfortuna, il giorno del nostro anniversario! Ma non era solo quello ad impensierirmi. Sam non prendeva la febbre da quando frequentava il primo superiore, possibile che si fosse ammalato improvvisamente e in piena estate? Poteva essere qualcosa di più grave, forse, e questo non rendeva la situazione migliore. Non volevo assolutamente che si aggravasse, doveva essere controllato subito. Avrei convinto Sam a chiamare il dottore il giorno dopo, non potevamo aspettare. E quella voce affannosa, poi...mi metteva una tale inquietudine, come se fosse quella il problema principale, e non la febbre. Una persona che ha la febbre, non ha una voce affannosa, o almeno non così tanto.
Mentre mi dibattevo tra questi pensieri, qualcuno bussò alla porta e mia madre fece capolino dentro la stanza.
"Leah, gli zii sono arrivati, vieni a salutare Emily, è così tanto che non vi vedete"disse con un sorriso.
"Ok, vengo..."risposi, sempre assorta nei miei pensieri.
La serata con gli zii passò bene. Avevano fatto un lungo viaggio e li aiutammo a sistemarsi nella camera degli ospiti. Emily era la mia cugina preferita, quella con cui andavo più d'accordo, ed era una sorta di sorella per me. Da piccole ci vedevamo molto più spesso e giocavamo sempre insieme. Era una graziosa ragazza dai capelli biondo scuro lisci, guance rosate e un sorriso dolce. A vederci insieme tutti avrebbero detto che avevamo caratteri diversi, ma in realtà non era così. Anche sei lei sembrava una ragazza delicata e fragile, in realtà dimostrava una forza interiore sorprendente. Inoltre era determinata e sapeva cosa voleva. Io non ero poi così diversa, così noi due ci capivamo al volo, in un soffio. Quella sera niente mi diceva che tutta la mia vita di lì a poco sarebbe stata sconvolta. Tutto era tranquillo come sempre. In breve spiegai a Emily che giorno era quello, e che per quella sera non avrei potuto stare con lei. Emily mi disse di non preoccuparmi e che una sera come quella non poteva certo essere rimandata per il suo arrivo. A quel punto le spiegai le mie preoccupazioni per Sam e la sua febbre.
"Voce affannosa, hai detto?"mi chiese, pensierosa.
"Sì..."
"Mmm, non saprei. In effetti è strano, spero che non sia nulla di più grave"disse, sinceramente preoccupata.
"Lo spero anch'io"dissi.
Si fecero le otto e l'attesa lentamente mi consumava. Di lì a poco Sam sarebbe arrivato. Le otto e un quarto. Le otto e mezza. Ora l'attesa era diventata ansia. Si era forse sentito male e non era potuto venire a prendermi? Cominciai a camminare per l'ingresso, sempre più nervosa. Gli altri erano usciti su consiglio di Emily, per concedermi un po' più di intimità quando sarebbe arrivato Sam. Ma Sam non arrivava. Alle nove meno un quarto, spazientita, presi il telefono e composi il suo numero di cellulare. Non era raggiungibile. Allora chiamai a casa sua. Squillò per parecchio tempo prima che la voce della mamma di Sam rispondesse.
"Sì?"fece in tono debole.
"Buona sera, signora, sono Leah. Come sta Sam? Posso parlare con lui?" chiesi, esitante.
La madre di Sam fece un sospiro, poi con voce turbata disse: "Io... ora non può parlarti"
"Ma è qualcosa di grave? Ditemelo, vi prego, sono preoccupata!"esclamai angosciata.
"No...sta’ tranquilla, non è niente di grave. Ora devo andare, mi dispiace" disse velocemente.
"No, un attimo! Perchè non può parlare...?"
Troppo tardi, aveva riattaccato. Rimasi con la cornetta in mano, mentre la mia ansia cresceva. Cosa stava succedendo? Sua madre aveva detto che non era niente di grave, ma allora perché non poteva parlare? Mi alzai di scatto con il cuore a mille. La voce affannosa di Sam mi  rimbombava ancora nelle orecchie, potevo persino vederlo: lui, sudato, scosso dai fremiti, che le parlava al telefono. No, non era una semplice febbre. Era qualcosa di più grave. Eppure lui le aveva detto che poteva uscire. Forse la situazione era precipitata nelle ultime due ore...
Mi misi la testa tra le mani: "No, no, no"
Cominciai a camminare furibonda per il fatto di non poter vedere Sam, e allo stesso tempo preoccupata per la sua salute. Alla fine arrivai alla conclusione che non avrei potuto fare nulla se i genitori di lui mi negavano di vederlo. Ma sapevo com'ero fatta, ero determinata a raggiungere a tutti i costi ciò che volevo; perciò non sarebbero stati due genitori protettivi a fermarmi. Io volevo vedere Sam, io dovevo farlo. Era il mio ragazzo, lo amavo, e qualunque cosa avesse dovevo stargli accanto. Così, senza neanche pensarci tanto su, mi tolsi gli abiti eleganti che avevo indossato per quella sera, e mi misi qualcosa di più comodo. Una maglietta e un jeans andavano bene. Ora il problema era arrivare a casa di Sam. Sapevo guidare, ma non avevo un'auto per me, l'unica che avevamo era quella di suo padre, e lui in quel momento non c'era. Dopo un po' di minuti passati a scervellarmi, decisi di prendere la mia vecchia bicicletta in garage. Così uscii fuori di casa e una leggera pioggerella mi bagnò la testa. "Non ci voleva..."pensai, guardando il cielo. Entrai nel garage, e mi diressi verso la parete di fronte. La bicicletta era ancora lì dove l'avevo lasciata l'ultima volta. Ricordavo perfettamente quel giorno, era il giorno in cui ci eravamo conosciuti. Io stavo correndo a casa con la mia bici, quando ad un tratto urtai Sam e caddi anche io. Ricordavo che lui mi diede la mano per aiutarmi ad alzare e, quando lo guardai negli occhi, capii che lui sarebbe stato speciale per me, e mi pentii amaramente di averlo investito. Era stato l'inizio di tutto, e non potevo neanche sapere che con quella stessa bicicletta sarebbe finito tutto.
Presi delicatamente la bici dal fermo a cui era appesa alla parete, e corsi fuori dal garage. Mi misi in sella e cominciai a pedalare più veloce che potevo. La pioggia batteva forte ora, e tutto era sfocato, ma dovevo andare avanti, dovevo andare da Sam. La corsa sembrò durare ore, per un momento temetti di aver sbagliato strada. Alla fine però la casa di Sam mi si materializzò davanti e tirai un sospiro di sollievo nel vederla. Non mi importava se mi avesse sbarrato la strada, sarei entrata a forza in casa. Io dovevo vederlo, dovevo assicurarmi che stesse bene. Se lui stava bene, io stavo bene, ma se lui stava male, io avrei sofferto con lui, per lui. Scesi dalla bici e atterrai proprio in una pozzanghera di fango. Il jeans si sporcò, ma non m'importava, dovevo andare verso quella casa, verso quella porta. Mi diressi davanti alla porta col cuore a mille. Bussai al campanello. Niente. Bussai due, tre volte. La pazienza mi stava abbandonando.
"Aprite, sono Leah!"gridai con le labbra bagnate di pioggia.
Niente.
"Aprite, dannazione!"urlai furiosa, e scagliai un pugno contro la porta.
Dopo pochi secondi, la porta si aprì e si affacciò la madre di Sam.
"Leah!"esclamò, sgranando gli occhi, "Così ti ammali, entra"
Sam era malato e lei si preoccupava per me?
Entrai furibonda nell'ingresso, schizzando acqua dappertutto. "Dov'è Sam?"chiesi a voce alta.
Il padre di Sam fece capolino da una porta. Mi guardò da sotto in su e disse in tono sommesso: "Leah..."
"Non m'importa di quello che ha, io voglio vederlo!"gridai.
I due coniugi si guardarono, poi all'improvviso dalla porta comparve un altro uomo. Era vestito in divisa da poliziotto, era grosso e con lunghi baffi.
"Cosa..."cominciai.
Il padre di Sam incontrò il mio sguardo, mentre il poliziotto si metteva le mani sui fianchi. "Leah, Sam...Sam è scappato"
Rimasi di stucco. La signora scoppiò a piangere. Io non sapevo cosa fare o dire, ero assolutamente pietrificata, allibita, sconcertata. Perchè era scappato? Che cosa stava succedendo?

Allora non potevo saperlo, ma quello sarebbe stato l'inizio della fine,

della fine di ogni cosa

della fine del mio amore

del suo amore

e io, Leah Clearwater, non sarei stata più,

mai più quella che ero, quella che avei potuto essere

e quella che ormai si era persa per sempre...


Salve a tutti! Questa è la mia prima fan-fiction su Twilight. Ho riflettuto molto prima di pubblicarla, per due motivi. Il primo è che forse non tutti saranno d'accordo con la conclusione che voglio dare a questa storia. Il secondo, rigurda il fatto che molto spesso mi blocco mentre scrivo una storia. Però ho deciso lo stesso di pubblicare questa ff, perchè credo che con i vostri consigli riuscirei a finirla e a perfezionarla. Perciò mi farebbe molto piacere ricevere tante recensioni, anche negative, così posso correggermi. Comunque spero che vi piaccia!                                                                                                      Mystery Anakin










  
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