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Autore: Roe Jaeger    03/01/2021    1 recensioni
Cos'accadrebbe se Ran scoprisse la vera identità di Conan? Perdonerebbe Shinichi?  
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ti mentirà sempre, vero Ran? 

  

E ti fa rabbia, tanta. Apprendere che Hattori lo sapeva e tu invece no ti ha dato più fastidio di quando avresti mai immaginato. Anche perché tu mai avresti sospettato, vero Ran? Sì certo, più di una volta avevi supposto che Conan fosse Shinichi, ma mai ne avevi avuto le prove e avevi lasciato perdere le tue convinzioni perché ti sembravano effettivamente troppo assurde perché fossero vere. Ma com'è che diceva Sherlock Holmes? Una volta che hai scartato l'impossibile, quel che resta, per quanto improbabile che sia, deve essere la verità. Non sei convinta che sia corretta, ma il senso è giusto. E ti fa rabbia ricordare che tu hai sempre considerato impossibile il rimpicciolimento di una persona, l'eventualità che Shinichi fosse Conan, e non tutto ciò che si nascondeva bene. "Perché Yukiko e Yusaku mai ti hanno raccontato di essere andati a trovare Shinichi?", "Perché lui ti ha dato solo il suo numero di cellulare e mai l'indirizzo per le cartoline o non te ne ha mai spedita una?" (e cavolo, da qualche parte doveva pur dormire lo stupido, fosse stato un albergo, una centrale di polizia o casa di un collega! Di certo non pensavi che il suo letto fosse a casa tua!), "Perché non ti ha mai accennato a ciò che riguardava l'indagine?" (forse perché non esisteva, o meglio perché non poteva dirti di riuscire a nascondersi nel corpo di un bambino!), "Perché non hai mai sentito un collega che lo richiamasse al dovere mentre era al telefono con te?" (di certo non sospettavi che non esistessero, i suoi colleghi!), sono solo alcune delle tante domande che ti sei posta, dopo aver scoperto, per caso, la verità. 
Ed è questo a farti più male in assoluto: il sapere che il tuo amico d'infanzia comunque non te l'avrebbe detto. Proprio lui che considerava la verità il valore più importante in assoluto. Si era comportato così per proteggerti, aveva detto, perché chi lo aveva rimpicciolito non ti potesse prendere di mira. Oh, certo. Peccato solo che quando tu gli hai chiesto a chi spettasse il compito di proteggerti lui ha taciuto, incapace di darti una risposta. 
Tuo padre aveva portato a casa l'ennesimo caso, stavolta si era fatto assumere da un cliente facoltoso che gli aveva promesso una lauta ricompensa se avesse scoperto chi, da un anno, ogni diciassette del mese tra le quattro del mattino e le diciassette del pomeriggio, faceva sparire qualche oggetto dalla sua villa. Pertanto si era appuntato una specie di riassunto che tu avevi letto, di nascosto: Il cliente ha affermato di non poter stimare quanto gli è stato rubato, perché ogni volta viene portato via qualcosa di valore differente dal precedente oggetto. Inizialmente è stata sospettata la servitù, poi il figlio del signore, ma questi è stato tolto immediatamente dalla lista dei sospettati in quanto erede universale del padre. Il cliente è molto malato e prossimo alla morte, quindi non ci sarebbe il movente. Chi sottrarrebbe oggetti a un patrimonio che sta per ereditare? 
Qualche ora dopo, Kogoro il dormiente aveva risolto il caso. L'uomo aveva una figlia che non aveva riconosciuto, amante del giovane medico che curava l'uomo. Quando quest'ultimo aveva confessato al medico di lasciare tutti i propri beni al figlio, non c'era qualcosa che non si fosse scatenato. L'uomo, vedovo, non aveva pensato per nulla alla figlia di cui conosceva benissimo l'esistenza (della quale lui era diventato l'amante nella speranza di avere l'ingente patrimonio del suo ricchissimo paziente) e quindi aveva lasciato quasi tutti a bocca asciutta, privandoli anche della possibilità d'impugnare il testamento, giacché questo non esisteva. Il medico sapeva benissimo dell'avidità della sua donna, quindi decise di servirsene proponendole di sottrarre al padre alcuni beni. Una volta morto, chi avrebbe potuto provare che non gli erano stati regalati quando era ancora vivo? Così lui li rubava e lei li nascondeva. 
Tra plausi generali, Kogoro si era risvegliato e Conan aveva messo un altro caso in archivio. 
Insomma, fin lì era stato tutto come al solito. 
Ovviamente tu, cara Ran, eri ignara di tutto, vero? Certo che sì. 
Una volta Hattori ti aveva chiesto dove fosse Kudo mentre tuo padre risolveva i casi, la seconda volta che lo avevi visto, ti sembra. 
Ma tu avevi sorriso, ancora lontana dalla verità. Di certo non avresti mai potuto immaginare che Conan (dovresti chiamarlo Shinichi, lo sai) addormentasse tuo padre! Era... era... assurdo è dir poco. 
Ora no. Ora senti solo una gran rabbia crescerti dentro. 
Anche perché devi ringraziare solo il caso (quello fortuito, non quello complesso più finto della sincerità di Shinichi) se adesso sai la verità. E anche Hattori che non sa sussurrare, forse. Sì, perché tu la verità l'hai scoperta proprio per caso, di ritorno dagli allenamenti di karate, il giorno dopo la risoluzione del "caso della sparizione di oggetti". Salendo le scale, diretta alla tua abitazione, ti sei fermata davanti alla porta dell'agenzia investigativa, quando hai sentito un forte accento di Ōsaka provenire dall'interno. Sicuramente c'era Hattori, giacché Kazuha non aveva l'accento così marcato e anche perché tuo padre se n'era andato a fare un bel viaggio con i soldi guadagnati e Kazuha non avrebbe mai parlato così cordialmente con Conan. Anche se fosse arrivata a Tokyo senz'avvisarti per farti una sorpresa e quindi non ti avesse telefonata per non rovinarla, ti era sembrato strano che parlasse così fitto con Conan. 
C'era Hattori, tu ne eri certa. E poi... poi non eri così stupida da non distinguere la voce di un ragazzo da quella di una ragazza! Stavi per riprendere a salire per non interromperli, quando una parola pronunciata dalla voce di Heiji ti aveva fatto sussultare. 
«...Bravo! Hai risolto brillantemente un altro caso, Shinichi-kun 
Shinichi? Che c'entrava? C'era Shinichi lì dentro oppure Hattori e Conan erano al telefono con lui? Decidesti di origliare, per risolvere l'enigma. 
«Non urlare Heiji-kun, che Ran potrebbe tornare da un momento all'altro.» Questa era la voce di Conan. Sebbene non afferrassi il senso di quell'affermazione, eri troppo presa dall'attesa della voce di Shinichi, giusto Ran? 
«Non ha capito che sei Shinichi in situazioni ben peggiori di questa. Figurati se sta origliando e se immagina che il suo amico d'infanzia Shinichi Kudo e Conan Edogawa il marmocchio sono la stessa persona, rimpicciolitasi al Tropical Land!» E tu, dietro quella porta, avevi visto la borsa che portavi cadere vertiginosamente verso il basso ma non avresti potuto vedere Conan scattare dal divano per fermare Hattori, non fare in tempo perché il detective di Ōsaka aveva già aperto la porta dell'agenzia investigativa mostrando a Conan la tua figura tremante sul pianerottolo. La frittata era già stata fatta, quando sentisti la voce del piccolo Edogawa sussurrare: «È a quest'ora che rincasa Ran dopo gli allenamenti di karate...» 
Poi ti sembra che lo stesso Hattori ti abbia fatto sedere sul divanetto dell'agenzia, di fronte a lui e a Conan... a Shinichi. 
«Le tue supposizioni erano tutte giuste, Ran» ti aveva affermato lui lentamente, mentre lo vedevi togliersi quegli occhiali finti quanto il suo nome che ormai non gli occorrevano più «Ma non mi piaciuto mentirti. Per nulla.» 
«Io ti ho aspettato tutto questo tempo, Shinichi. Ti ho aspettato tanto mentre tu eri accanto a me, a mentirmi spudoratamente ogni giorno. Perché, perché tutto questo?» 
Shinichi tacque per un po', poi ammise: «...per proteggerti, Ran.» 
«E da chi, sentiamo!?» 
«Dagli uomini che mi hanno ridotto così. Se sapessi quanto sono pericolosi, se sapessi quanto ti sono vicini, ma per fortuna ancora ignari della mia vera identità, avresti la stessa paura che ho io, tremeresti quanto me. Ma io non posso permettere che ciò accada, perciò ti ho...» 
«In che senso mi sono vicini?» 
«All'organizzazione che mi ha ridotto così appartiene anche Sharon Vineyard.» 
E tu sbiancasti, vero Ran? 
«Ma se sai chi sono, perché non fai qualcosa per tornare normale?» stringesti i pugni e lo fissasti «Per tornare da me?» 
«Perché lei è solo uno dei tanti membri di quell'organizzazione. Non so quanti siano, e soprattutto dove siano e se sono più forti di lei oppure no. E poi... poi...» Poi ti ricordi che il corpo di Conan aveva cominciato a tremare e hai visto Hattori abbracciarlo teneramente. 
Poi il nulla, non hai retto e sei svenuta, lì sul divano. 
Nei giorni che seguirono, l'hai abilmente evitato, poiché non potevi cacciar fuori quello che agli occhi di tuo padre era un bambino. Perché ti sia comportata così, non lo sai neanche tu, semplicemente, non ti andava di rivelargli la vera identità del tuo ormai ex fratellino. Forse gli volevi ancora un po' di bene per non metterlo nei guai e non smascherarlo davanti a tutti. 
Nonostante ti facesse rabbia, non volevi costringerlo a rivelarsi al mondo intero, qualora tuo padre ubriaco avesse spifferato a terzi quel segreto. 
Poi, dopo una settimana dalla tua scoperta, una donna si era presentata a casa tua. Fumiyo Edogawa. L'avevi vista un'altra sola volta in vita tua e ti eri mostrata gentile perché la credevi madre del piccolo Conan. Ma adesso che sapevi che Conan era Shinichi ti stavi domandando se... in fondo lei era una brava attrice. Sì era possibilissimo. Infatti, a conferma dei tuoi sospetti, quando stavi chiudendo la porta congedando i due, avevi sussurrato «Ciao Yukiko.», Shinichi aveva sorriso tristemente e la donna era sbiancata. 
Correndo ad affacciarti alla finestra avevi potuto sentire uno stralcio del loro discorso: 
«Le hai detto la verità?» 
«Sì. Anche per questo mi è sembrato giusto che non stessi più da lei.» 
«Ora che farai?» 
«Vivrò a casa mia.» 
«Potrai sempre stare dal dottor Agasa 
Rientrasti, per il freddo. 
«È meglio di no. Ho un segreto da nascondere.» 
«Un segreto? Ma lui sa della tua vera identità!» 
«Io non ho solo quel segreto, mamma.» 
«E quale sarebbe?» 
«È un segreto!» 
«Allora dove starai?» 
«A casa mia.» 
Che la conversazione continuò in questo modo, tu non lo avresti saputo mai. 
Per questa ragione oggi stai andando a trovare il professore, vuoi parlare con Shinichi. Vuoi dirgli che, sebbene non riesci a fidarti completamente di lui, sei disposta a concedergli una seconda chance, anche perché sei davvero convinta che tuo padre possa aiutarlo a trovare l'organizzazione di cui ti ha parlato (perché, sciocca, ancora non sai che era Shinichi a risolvere i casi al suo posto e nessuno l'ha ancora scoperto solo perché non vi sono capitati casi negli ultimi giorni). E sei anche abbastanza allegra perché persa nella tua errata convinzione che, per una volta, è tutto nelle tue mani, stavolta è Shinichi a dipendere da te. 
E non sai ancora quanto ti sbagli. 
Cammini fischiettando e, quando ti accorgi che, voltato l'angolo qualche passo più in là, passerai davanti casa di Shinichi, non riesci a trattenere un sorriso. Finché è un bambino non può vivere a casa sua. Sempre sorridendo, continui a camminare. Devi appoggiarti al muro per non svenire, quando ti ritrovi a costatare la realtà. Ci sono Heiji e Shinichi, davanti al cancello e Conan sta caricando una valigia nell'auto di Hattori. Non può essere davvero come tu hai interpretato. Eppure... 
«Sono felice che vieni a vivere da me, Shinichi.» 
«Dì un po', cos'hai detto ai tuoi?» 
«Ho detto che per vari problemi non potevi più stare da Mouri e giacché io e te siamo amici volevo ospitarti io...» 
«È una fortuna che non conoscono il professor Agasa, così non ti hanno chiesto perché non vado lì per non cambiare scuola...» 
E li vedi salire nell'automobile di Heiji. E ti fa male che Shinichi non ti abbia detto la verità, che non ti abbia detto che se ne sarebbe andato, intendi, perché il dolore riguardo le menzogne sulla sua vera identità s'è già affievolito leggermente. O hai imparato a conviverci, dillo come ti pare. 
Tu cara Ran, non puoi sentirli mentre dicono: «Mi fa piacere che vieni a vivere con me, Shin-kun 
«Dovremo comunque nasconderci... ma dormiremo almeno nella stessa stanza.» Conan si volta a guardarlo «Perché noi ci dormiremo nella stessa stanza, vero Heiji-niichan 
«Certo, piccolo. E non chiamarmi Heiji-niichan che non sono tuo fratello.» 
«E io non sono piccolo. Perché se lo fossi, non potremo essere quel che siamo!» 
«Beh, perché parli per enigmi?» il detective dell'Ovest fa partire l'auto «Nessuno può sentirci.» 
«Questo lo so.» afferma pacatamente Conan slacciandosi la cintura «Frena!!» 
«Beh, che hai?» domanda Hattori, eseguendo l'ordine. 
«Non ti sembra di aver dimenticato qualcosa?» domanda Conan. Quando ti accorgi che riesci a sentire nuovamente i loro discorsi, ti abbassi dietro l'auto, in modo che loro non ti vedano, ma abbastanza lateralmente da non essere investita da un'eventuale retromarcia. È brutto nascondersi dove non c'è riparo, vero Ran? 
«Di che si tratta?» senti Heiji domandare. 
«Di questo» è la semplice risposta di Conan, alla quale segue il silenzio. 
Ed è quando non riesci a comprendere di cosa parlano che, vinta dalla curiosità, ti alzi, sperando che non ti vedano. Ma sei tu che vedi troppo, che vedi la ragione per cui loro due sono in silenzio. Vedi Heiji e Shinichi baciarsi passionalmente. 
E scappi via nella direzione della quale sei venuta, opposta a quella presa dall'automobile di Heiji per partire, che ora era ferma davanti alla villa del professor Agasa. 
Corri, lontana dalla verità. 
Anche se pensi che quello che hai visto è troppo improbabile per avere quella definizione. 
"Dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile che sia, deve essere la verità." 
Lo pensi e lo ripensi, mentre scappi verso casa. 
E piangi. 
Mentre l'auto di Heiji corre verso la destinazione. 
Forse non verso la verità, per una volta, ma verso la felicità. 
Shinichi ha dipinto in volto un sorriso più radioso che mai. 
«Se rimani sempre con quell'espressione sul viso, mia madre penserà che tu sia felice di convivere con me!» 
«Si convincerà semplicemente della verità, no?» 
Heiji sorride, mentre con una mano gli scompiglia i capelli. Senz'occhiali, sembra ancora di più Shinichi. 
«Non abituarti troppo, che li rimetterò quando arriveremo. Dovrò comunque continuare a nascondermi.» 
«Da Mouri Ran, soprattutto» sentenzia il detective dell'Ovest in un sorriso. 
Shinichi sospira non potendogli dare torto. Ma è felice, perché, da quel momento, può ammirare Heiji tutte le volte che desidera e averlo vicino, senza doversi nascondere da Ran e da suo padre, senza che il suo ragazzo sia costretto a inventare scuse su scuse per andarlo a trovare e senza che... senza niente di niente. 
Ma, persa nel tuo pianto, questo non lo saprai mai. 
Chi è che è destinato a rimanere all'oscuro di tutto eh, Ran Mouri? 
Tu, sempre ed esclusivamente tu. 
E piangi e non lo sai quante altre verità ti nasconderà il tuo amico d'infanzia. Vero, Ran?

Buonasera a tutti!
Ho corretto alcune sviste di questa OS ed è con la sua pubblicazione che auguro a tutti un buon 2021!
Alla prossima,
Sasageyo

   
 
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