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Autore: Altair13Sirio    04/01/2021    1 recensioni
E'difficile dover dire addio alla vita felice che si è sempre condotta. Una bambina non capisce quanto sia fragile la vita finché qualcosa di terribile non le porta via tutto ciò che ha di più caro.
Nirihs'Oūm è una ragazza che ha dovuto saper crescere per affrontare il dolore della perdita. Strappata alla propria terra, allontanata dalla famiglia e costretta a vederli soffrire, si è chiusa in sé stessa fino a che i suoi aguzzini non hanno smesso di tormentarla, credendo di averla sottomessa. Ma lei non ha mai dimenticato, non ha mai smesso di meditare su ciò che veramente avrebbe meritato. E anni dopo il suo rapimento, ha deciso di ribellarsi.
Principessa in un castello senza uscite, Nirihs'Oūm lotterà con tutte le sue forze per realizzare il futuro che ha sempre sognato: un futuro di pace e tranquillità, dove niente più potrà farle del male.
Genere: Angst, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blackfire, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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La testa le cadde pesantemente su una spalla e Nirihs'Oūm sentì un sussulto, prima di aprire gli occhi lentamente e sbattere le palpebre con delicatezza. Il suo respiro si fece rauco all'improvviso e si ritrovò ad annaspare per arraffare un po' di aria pulita. Aveva caldo, si sentiva fuori posto e quando riuscì meglio a mettere a fuoco le immagini, si rese conto di essere in un letto di un qualche tipo di infermeria, coperta fino al busto da candide coperte.
<< Ehi, sei veramente sveglia? >> Fece una voce roca alla sua sinistra. Nirihs'Oūm si girò lentamente per cercare di identificare quella voce e vide un volto argentato e contornato da scaglie sorriderle. Riconobbe uno dei compagni di Splinter, Variel, mentre gli interni della stanza non le ricordarono nulla che avesse già visto.
<< Cosa è successo? >> Mormorò, rendendosi conto di avere la voce bassissima.
Variel fece schioccare le labbra e si guardò intorno come se non sapesse da dove cominciare. << Hai… Dormito per tre giorni. Hai fatto fuori il tuo consigliere e poi sei caduta a terra stremata, probabilmente anche io avrei fatto lo stesso dopo aver dato spettacolo come hai fatto tu… >>
<< Dove sono… Tutti? >> Chiese in seguito la ragazza mentre nella sua mente tornavano a farsi più vividi i ricordi del suo scontro con Uktar, quando aveva liberato tutta la sua rabbia per eliminarlo.
Il volto di Variel si illuminò. << Oh, stanno bene! Grazie a te nessuno è stato ferito gravemente. Splinter ha passato un sacco di tempo nell'infermeria a vegliare su di te, era davvero preoccupato… Gli ho detto di andare a riposarsi un po' e che ti avrei controllato io, ma sono sicuro che tornerà presto. >>
<< E Galfore…? Cosa è successo a Galfore? >>
Questa volta l'espressione del Vernathiano si fece un po' più complessa. Ci mise un attimo a rispondere, come per cercare il modo migliore per darle quella notizia, ma volle subito mettere in chiaro una cosa:<< Lui sta bene. >>
A quelle parole Nirihs'Oūm fece ricadere la testa sul cuscino che le avviluppava le spalle e tirò un sospiro di sollievo. Variel sapeva che era questo che le importava, ma non avrebbe potuto tralasciare i dettagli delle condizioni del re.
<< E' stato ferito piuttosto seriamente e, purtroppo, la sua mano non potrà più tornare come prima… Ma i dottori che si sono occupati di lui hanno fatto un ottimo lavoro e presto potrà di nuovo camminare senza problemi. Le sue condizioni sono stabili, anche se non è ancora cosciente. >>
Nirihs'Oūm sospirò di nuovo, lieta di aver sentito quella bella notizia. Significava che l'ora di Galfore non era ancora giunta, che la sua visione era stata solo una mezza verità e non una sentenza di morte.
<< E' merito tuo, sai? >> Esordì il Vernathiano, facendo alzare lo sguardo della principessa, perplessa. << Se tu non avessi ucciso Uktar, non solo Galfore ma l'intero popolo di Tamaran sarebbe stato annientato. >>
La ragazza arrossì un poco e cercò di girarsi dall'altro lato, ma fu fermata subito da un dolore lancinante al busto che la costrinse a tornare alla posizione di prima; in effetti, ora che il suo corpo cominciava a riacquistare sensibilità, avvertiva sempre più dolori da tutte le parti. Le sue gambe sembravano due macigni e provare a spostarle le causava un forte bruciore alle ginocchia, la testa le girava leggermente e questo poteva essere dato dalle concussioni subite oppure dalle medicine che le erano state somministrate per diminuirle il dolore. Aveva dovuto sopportare un enorme stress durante lo scontro e i suoi muscoli adesso glielo stavano restituendo. << Se fosse stato per me, che mi sono fatta un pisolino nel bel mezzo della battaglia… >> Mormorò ingoiando un'imprecazione dopo aver avvertito un'altra fitta alla schiena, dove doveva aver ricevuto una botta molto violenta. << Il pianeta sarebbe stato condannato ben prima. Devo ringraziare voi per aver tenuto occupato Uktar! >>
Variel abbassò lo sguardo pensieroso e sorrise. << Eppure noi non siamo stati in grado di fargli un graffio… Sei tu che hai preso in pieno il suo attacco e glielo hai restituito con gli interessi… Diamine, ma come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere? >> Si ricordò improvvisamente dell'azzardo preso da Nirihs'Oūm durante la battaglia e sembrò andare fuori di testa.
Ad essere completamente onesta, anche Nirihs'Oūm era sorpresa di essere sopravvissuta a quell'attacco. << Sai, ho solamente… La pelle più dura di lui! >> Improvvisò con un mezzo sorriso che non riuscì a mascherare la sua incoscienza.
Variel le diede un pizzicotto sul braccio e la ragazza sussultò quando sentì un muscolo reagire al dolore in modo molto più esagerato di quanto avrebbe fatto normalmente. << Io ho la pelle dura! >> Rispose rimanendo serio e dandosi una botta sul cranio, che produsse un suono secco come di ferraglia. << Quello che hai fatto tu è stato assurdo! Hai preso in pieno un raggio di energia prodotto dalla gemma di Charta, un artefatto potentissimo capace di potenziare le capacità di una persona a livelli inimmaginabili, tanto da dargli il potere di… >> Variel fece un gesto ampio e sbuffò. << Distruggere un pianeta, per esempio! >>
Nirihs'Oūm ascoltò tutto quello in silenzio e con un sorriso malinconico dipinto in volto. << Hai ragione… E' stata una mossa incredibilmente stupida da parte mia. Ma durante il combattimento ho notato come Uktar non fosse in grado di controllare pienamente la gemma di Charta, e così facendo un sacco del suo potere veniva disperso al momento dell'attacco. Così ho pensato che se mi fossi concentrata per bene e avessi sfruttato tutta la mia energia, avrei potuto resistere anche a un colpo del genere… Così facendo sono anche riuscita a proteggere il castello dal suo raggio energetico. >>
L'espressione di Variel si fece sempre più perplessa mentre Nirihs'Oūm descriveva la sua tattica. Alla fine, esasperato sbottò:<< Ma perché? >>
E Nirihs'Oūm strinse le spalle con un sorriso tranquillo. << Volevo solo… Dargli una dimostrazione. Volevo fargli capire quanto fossi fuori dalla sua portata e fare a pezzi il suo spirito combattivo prima di eliminarlo; così sarei stata sicura che non avrebbe opposto resistenza. >> Così diceva, ma la verità era che le sarebbe piaciuto moltissimo vedere il volto esterrefatto di quel verme, prima di spedirlo all'altro mondo.
Il Vernathiano non sembrò del tutto convinto dalla spiegazione di Nirihs'Oūm, ma non chiese altro; in fondo la ragazza era ancora in guarigione e non gli andava di assillarla di domande. Eppure fu lei stessa a riprendere a parlare, chiedendogli che cosa fosse successo in quei giorni passati a dormire.
<< Non molto. >> Rispose Variel. << Il popolo tamaraniano ha dovuto riprendersi dopo il trambusto della battaglia, molti si sono adoperati per aiutare nelle cure dei feriti e le comunicazioni con l'impero sono stati pressoché nulli… Ma da Kurand'r sono arrivati diversi tentativi di contatto che chiedevano dello stato della principessa e del suo consigliere, quasi come se si aspettassero che fosse successo qualcosa. >>
Nirihs'Oūm aggrottò la fronte pensierosa. Era possibile che gli altri consiglieri fossero a conoscenza di qualche piano per assassinarla? Magari il timore che qualcosa potesse essere andato storto li aveva tormentati in quei giorni, altrimenti non si riusciva a spiegare tutto quell'interesse da Kurand'r per la sua incolumità; Uktar aveva velatamente ammesso che le cose sarebbero state migliori se lei fosse morta, probabilmente stava solo aspettando il momento giusto per toglierla di mezzo e visto che lei aveva deciso di salire sul trono dell'impero, si era deciso ad agire prima che ottenesse il potere. << Voi che cosa avete risposto? >> Chiese alla fine alzando lo sguardo verso Variel.
Lui scosse la testa. << Abbiamo preso tempo. Non potevamo certo dire che principessa e primo consigliere si fossero quasi annientati a vicenda, ma non potevamo neanche far finta che tutto andasse bene. >> Sospirò ammettendo di non aver fatto molto. << Verranno a cercarti, Nirihs'Oūm. >>
La voce di Variel suonò terribilmente ammonitoria. Non era un messaggio rassicurante, nonostante stesse cercando di esserlo: i collaboratori di Nirihs'Oūm – fedeli a Uktar e Komand'r, che mai avevano visto di buon occhio la principessa – non ci avrebbero messo molto a capire cosa fosse successo. Forse avrebbero anche finto di accogliere di nuovo la principessa trattando il tutto come un terribile e sfortunato incidente, ma alla prima occasione avrebbero cercato di toglierla di mezzo. L'impero non era più un posto sicuro per lei.
Proprio mentre la ragazza pensava a cosa fare, la porta dell'infermeria si aprì lasciando entrare Splinter; il Kalassiano ebbe un sussulto quando vide che Nirihs'Oūm era vigile e corse subito al fianco del lettino per salutarla.
<< Stai bene…! Ehm… Posso ancora darti del tu, vero? >> Borbottò timidamente dopo averle afferrato con poca grazia una mano ed essersi ritirato quasi immediatamente, memore del modo in cui lei gli si era rivolta durante la battaglia.
Nirihs'Oūm non ricordava nemmeno che cosa fosse successo per fargli avere quella reazione e sorrise come se non fosse successo niente. << Variel mi ha detto che sei stato qui a vegliare su di me tutto il tempo. >> Lo ringraziò per le sue premure.
Il ragazzo arrossì. << E' che… Mi sentivo molto più tranquillo potendoti tenere d'occhio mentre eri vulnerabile. Sai, qualunque sicario avrebbe potuto entrare nella stanza e approfittarne per… >> Si ammutolì, rendendosi conto di quanto si stesse allontanando dall'argomento e di come la sua sembrasse quasi una giustificazione per quello che aveva fatto. << Comunque ero preoccupato per le tue condizioni. Ci hai… Fatti preoccupare tutti, in fondo. >>
Nirihs'Oūm sorrise, ma scosse la testa a quell'affermazione. << Non avreste dovuto. Sapevo cosa fare. >>
Il Kalassiano sembrò infiammarsi per un attimo e ribadì quel concetto. << No, no, no! Non so cosa avessi intenzione di fare, ma quella cosa di prendere in pieno l'attacco nemico è stata veramente una follia! Ho veramente creduto fossi morta! >>
Questa volta Nirihs'Oūm non rispose. Il suo sguardo si fissò sul volto del Kalassiano e si chiese per quale motivo fosse così preoccupato per lei; anche se fosse morta, lui non aveva nessun legame con lei e avrebbe potuto comunque salvarsi. Lei stessa non pensava che ne avrebbe fatto un tale dramma, se al suo posto ci fosse stato lui.
Decise di lasciar perdere quell'argomento e non ribatté più; adesso aveva problemi ben più gravi a cui pensare e bisognava muoversi in fretta per sfruttare il poco tempo rimastogli a disposizione.
<< Io e Variel stavamo parlando di quello che succederà. >> Disse dopo un lungo silenzio, sorprendendo Splinter per il suo cambio di argomento. << Con la morte di Uktar, gli altri consiglieri verranno sicuramente a cercarmi e non ci vorrà molto prima che qualcun altro di loro provi a uccidermi. Tu cosa pensi che dovrei fare, Splinter? >>
Il ragazzo sentì improvvisamente una forte pressione su di sé. Perché la principessa stava chiedendo a lui, un semplice pirata spaziale, quale sarebbe stata la scelta migliore da prendere per affrontare quello che aveva tutta l'aria di essere un intrico diplomatico? Era decisamente la persona meno qualificata per dare consigli di quel tipo, eppure adesso Nirihs'Oūm lo fissava in silenzio e attendeva una sua risposta.
La fissò a sua volta dritto negli occhi e provò a immaginarsi quello che sarebbe successo da lì in poi. << Se Uktar era corrotto così a fondo, non abbiamo nessuna certezza che gli altri consiglieri accetteranno la tua decisione di sciogliere l'impero. Dubito che tornare a Kurand'r sia una scelta opportuna, e anche se riuscissi a farlo in sicurezza non riuscirai mai ad ottenere il consenso delle alte sfere. >>
Nirihs'Oūm sospirò. << Come immaginavo. >> Disse delusa. << Non ci sarà mai fine a questo circolo di dolore e ingiustizia. Forse mia zia se n'era resa conto, che ormai era tutto fuori dal suo controllo… >>
Calò il silenzio nella stanza. Nirihs'Oūm si stava maledicendo per essere stata così ingenua a credere di poter cambiare le cose da un giorno all'altro, mentre Variel e Splinter la guardavano in silenzio con imbarazzo, dispiaciuti di non poterle essere di aiuto. Poi Splinter si schiarì la voce proprio mentre Nirihs'Oūm alzava il pugno per batterlo con rabbia sul letto, e fece la sua proposta.
<< Se non puoi smantellare l'impero dall'interno, perché non provi a distruggerlo da fuori? >> Entrambi i presenti lo guardarono perplessi. Il ragazzo si sbrigò a spiegarsi e quando lo fece, Nirihs'Oūm non riuscì a credere a ciò che stava sentendo. << Voglio dire… Non puoi certo prendere il trono dopo aver ucciso tutti i tuoi consiglieri, ma se non avessi alcun bisogno di diventare imperatrice per distruggere l'impero? >>
<< Spiegati meglio. >> Disse lei, incuriosita da quell'idea. Splinter sembrò in difficoltà, ma continuò a spiegare la sua idea.
<< L'idea è che l'impero non crollerà mai se non si provoca un bel terremoto, giusto? >> Disse Splinter facendo un gesto deciso con le braccia. << Potresti essere tu, quel terremoto! Potresti, non so… Far credere di essere morta qui e continuare a lavorare nell'ombra, logorando il sistema partendo dal basso, liberando un avamposto alla volta, fomentando i rivoltosi e attaccando direttamente il comando centrale. Se le cose dovessero andare come prospettato, tu diventeresti il simbolo di una rivoluzione e guideresti il popolo stesso a liberarsi. Non sarebbe una soluzione diretta come quella di sciogliere l'impero, ma saresti libera dal controllo dei tuoi consiglieri e tutti quelli che tenteranno di impedirti di attuare il tuo piano. >>
Alla fine, dopo aver ascoltato l'idea di Splinter con occhi sgranati e un leggero sorrisetto intrigato, Nirihs'Oūm disse:<< Quindi stai proponendo che io diventi una criminale per distruggere l'impero? Credi che potrei riuscirci? >>
Splinter ghignò. << Ho visto avverarsi l'impossibile, quando hai spazzato via Uktar. Tu hai una tenacia ineguagliabile, sei potente e sei mossa dalle motivazioni giuste… Hai solo bisogno del modo giusto per esprimerti, e mi sembra che la diplomazia non sia il tuo forte – o meglio, non lo è per i nostri nemici. >>
La ragazza si girò a guardare verso una finestra, la fronte corrugata in un'espressione che ammetteva di star pensando seriamente al consiglio di Splinter. Le tornò in mente il suo piano iniziale, ciò che voleva fare dopo aver eliminato Komand'r; allora l'unica cosa che desiderava era solo vivere la sua vita lontana dal controllo della zia. Ora aveva capito che era molto più complicato di così e l'ombra di Komand'r non si sarebbe mai spenta del tutto fino a che non sarebbero state tolte di mezzo le persone che la sostenevano; tutte queste persone avrebbero tentato di controllarla, e poi altre ancora le avrebbero rimpiazzate, rovinando i suoi piani di vivere una vita tranquilla. L'unica soluzione per uscire da quel ciclo senza fine era di andare più lontano possibile, far perdere le proprie tracce e tornare quando non se lo sarebbero aspettati per cancellarli completamente dalla faccia della terra.
<< Darmi alla macchia e vivere una vita nell'ombra per mandare avanti un'ideale che altrimenti non vedrà mai la luce… >> Borbottò. << Ma non sarebbe un passo indietro rispetto a ciò che posso fare adesso? Se esprimessi pubblicamente la mia opinione sull'impero, questo non provocherebbe un maggiore scuotimento della gerarchia? >> Chiese alzando lo sguardo di scatto, avvertendo i muscoli della schiena fulminarla al minimo movimento.
Questa volta intervenne il Vernathiano. << L'impero ha mezzi sconfinati per controllare le masse. Anche se parlassi direttamente al popolo, le persone presenti sarebbero costrette al silenzio mentre le tue parole verrebbero travisate o semplicemente censurate prima che possano raggiungere il resto dell'impero. >> La voce dura dell'alieno non tentennò per un istante, come se conoscesse esattamente l'argomento di cui stava parlando. << Devi sapere che non solo al vertice dell'impero, ma in ogni provincia di qualsiasi pianeta c'è gente che trae vantaggio dalla dittatura e dal terrore, e questo fa sì che la macchina del potere diventi estremamente complessa e difficile da abbattere anche se si è al comando! >>
La ragazza si imbronciò. Quando aveva fatto il suo annuncio al popolo di Tamaran non aveva certo pensato a tutti questi aspetti: l'unica realtà che avesse mai conosciuto era proprio quella di Tamaran, un luogo dove l'impero era totalmente assente e nessuno osava appoggiare Komand'r. Ora che vedeva meglio il quadro completo della situazione, l'idea di poter riuscire a distruggere il sistema da dentro si faceva sempre più irrealizzabile.
<< Accidenti! >> Sospirò poggiando la testa al grande cuscino del proprio letto e restando a guardare la luce solare che filtrava dalle tende. Calò nuovamente il silenzio, questa volta nessuno provò a nascondere il fatto che la situazione fosse difficile; la stessa Nirihs'Oūm aveva uno sguardo troppo turbato per poter fingere sicurezza come prima e i suoi due visitatori conoscevano quella sensazione di impotenza che stava provando la principessa. Avevano lottato a lungo contro le ingiustizie del sistema corrotto e quasi sempre i loro sforzi erano stati invano; come potevano indirizzare Nirihs'Oūm verso quella strada, sapendo quanto fosse difficile andare avanti con la giusta motivazione?
Poi un pensiero si insinuò nella mente della principessa; era un'idea bizzarra ma alquanto logica, solo che la ragazza non volle esternarla per non sembrare inopportuna. Quello era un suo problema e avrebbe trovato una soluzione senza il loro aiuto; tuttavia Splinter ebbe la stessa idea e al contrario di lei, lui riuscì a superare l'imbarazzo e andò dritto al punto.
<< Perché non vieni con noi? >> Il silenzio nella stanza fu squarciato da questa singola frase e gli sguardi piombarono sul Kalassiano in un attimo. Sia la principessa che il pilota del Falkor rimasero senza parole a quella proposta così sfacciata, ma alquanto logica.
<< Eh? >> Chiese Nirihs'Oūm, credendo di non aver sentito bene. Erano gli stessi pensieri che aveva avuto poco prima che Splinter parlasse, doveva per forza essersi confusa e aver attribuito a lui quelle parole che la sua mente aveva elaborato. Ma Splinter ripeté la sua proposta, arrossendo un poco questa volta, ma con la stessa radiosità di prima.
<< Stavo solo pensando… >> Borbottò il ragazzo, vedendo che ancora Nirihs'Oūm non dava alcun segno di risposta. << Avrai sicuramente bisogno di un posto dove stare, viaggiando in modo comodo e veloce per rimanere al sicuro dagli occhi dell'impero… E avresti anche bisogno di qualcuno che ti insegni a cavartela per le strade, viaggiando da un posto all'altro, e che ti copra le spalle in caso di necessità… E visto che conosciamo il tuo segreto e abbiamo combattuto assieme, perché non fidarci gli uni degli altri? >>
La ragazza rimase in silenzio a lungo dopo aver sentito la proposta di Splinter. Non era sicura di come reagire, se fosse giusto accettare oppure se lui lo stesse facendo solo per cortesia; in fondo al cuore, Nirihs'Oūm sarebbe stata entusiasta di viaggiare assieme a Splinter e i suoi amici per lo spazio, ma sapeva di non poter essere nella posizione di fare richieste, né di aspettarsi qualcosa oltre alla pura e disinteressata gentilezza.
<< Potrei farlo? Cioè… A voi andrebbe bene? >> Si voltò verso Variel come un bambino che chiedeva il permesso alla madre. Il Vernathiano era stato preso alla sprovvista dalla proposta del suo compagno di viaggio, ma non si tirò indietro alla domanda di Nirihs'Oūm.
<< E perché no? >> Chiese con tono incoraggiante. << Abbiamo spazio a sufficienza sul Falkor e vogliamo tutti lottare per la libertà, giusto? >>
<< D'accordo, ma… >> Nirihs'Oūm balbettò qualcosa dubbiosa, poi si bloccò. Non voleva essere un peso per quella gente e non poteva assolutamente delegare la sua battaglia a qualcun altro. << Kuala e Barry sarebbero d'accordo? Io non vorrei essere di troppo… >>
<< Kuala e Barry già ti adorano! >> Esclamò Splinter con veemenza. << Sarebbero entusiasti di averti con noi! E… >> Abbassò un po' il tono di voce. << Anche io ne sarei molto felice… >>
La principessa guardò Splinter senza comprendere esattamente il significato delle sue parole, né perché il ragazzo si fosse incupito di colpo, ma sentì un grande calore nel petto sapendo di poter contare su quelle persone e di essere apprezzata almeno allo stesso modo di quanto lei apprezzava loro.
<< Allora è deciso? >> Disse Variel alzandosi dal proprio sgabello per lasciare il posto al suo amico. << Andrò a parlarne con gli altri, ma per il momento è importante che la principessa si riposi. Anche tu, Splinter; vedi di non stressarti troppo. >>
Il ragazzo salutò il Vernathiano con nervosismo e lo seguì con lo sguardo mentre usciva dalla stanza, poi andò a sedersi sul posto vuoto lasciato da Variel e si avvicinò un poco di più al letto di Nirihs'Oūm, sorridendole.
<< Sono contento che tu stia bene. >> Disse sollevato.
<< Anche io. >> Rispose lei con un sorriso ampio. Rimase in silenzio un attimo, poi aggiunse:<< Che tu stai bene, intendevo questo… >>
Splinter rise e le sue risate convinsero la principessa che non fosse necessario spiegarsi oltre. Sul volto della ragazza comparve un sorriso beato, tranquillo, che però si spense dopo un po'. Era la realizzazione di non poter tornare più indietro: aveva ucciso di sua spontanea volontà un uomo, non ne aveva lasciato niente da quanto si era infuriata. Pensava che forse i suoi sentimenti feriti potessero giustificare le sue azioni, ma adesso sentiva di essere diventata ancora più simile a quei mostri che avrebbe voluto distruggere…
Uktar, Komand'r, tutti gli alti ranghi dell'impero che avrebbero tentato di prendere il comando… Nessuno di loro aveva scrupoli, nessuno dava peso alla propria coscienza quando c'era da fare i propri interessi. E neanche lei lo aveva fatto nel momento in cui aveva deciso di uccidere Uktar; con Komand'r era stato diverso, la sua matrigna l'aveva portata all'esasperazione per anni e ciò che aveva ottenuto era solo ciò che aveva attirato a sé con le sue stesse azioni, ma Uktar era un pesce piccolo che aveva cercato di nuotare in mare aperto. Il gran consigliere era una persona estremamente infida, capace di qualunque bassezza per un proprio tornaconto, ma non meritava forse di pagare per le proprie azioni in modo diverso?
Doveva sentirsi in colpa per ciò che era successo? Oppure avrebbe semplicemente dovuto guardare avanti, abituandosi alla sensazione di aver spento una vita?
<< Splinter? >> Il ragazzo girò la testa verso di lei e le sorrise in attesa di sentire cosa avesse da dirgli.
La principessa esitò, pensando che fosse una domanda ingenua o che magari non fossero affari suoi. Abbassò la testa con timidezza ed evitò lo sguardo del Kalassiano, ma alla fine si rese conto di non poter continuare a vivere con quel dubbio che le mordeva la coscienza e se Splinter avesse avuto qualche consiglio per lei, o anche solo qualche parola di consolazione, avrebbe dovuto provarci.
Tornò a girarsi verso di lui. Trattenne ancora un po' le parole dietro alle labbra, ma alla fine le rilasciò guardando dritto negli occhi rossi del ragazzo. << Tu hai mai ucciso una persona? >>
Quella domanda prese alla sprovvista il ragazzo. Nirihs'Oūm credette di averlo offeso e per questo si voltò dall'altra parte chiedendogli scusa, ma Splinter la tranquillizzò e si affrettò a rispondere.
<< Non me lo aveva mai chiesto nessuno, fa uno strano effetto sentirlo ad alta voce. >> Rise un poco, ma capì che l'umore della ragazza non sarebbe cambiato con quei commenti, così tornò serio. << In effetti, sì. >> Disse dopo essersi schiarito la voce.
Nirihs'Oūm si voltò verso di lui e lo guardò con gli occhi di chi avrebbe tanto voluto un abbraccio, ma tenne per sé quel suo desiderio e stette a sentire cosa aveva da dire Splinter.
<< Ho ucciso delle persone, diverse volte. >> Ammise con tono riluttante. << La maggior parte delle volte erano persone che mi volevano intralciare, che mi avevano fatto qualcosa, persone che odiavo… Inizialmente cercavo sempre di non uccidere, di causare meno danni possibile, perché sapevo che non fosse una cosa giusta. Togliere la vita a qualcuno è… Si tratta di una cosa di cui non sarei in grado di vantarmi, neanche se fosse l'unica cosa giusta da fare. >>
<< Però eri pronto a uccidere me. Pensavi che io fossi Komand'r ed eri determinato ad uccidermi pur di salvare l'impero dalla tirannia di mia zia. >> Intervenne Nirihs'Oūm seria. << Non avresti esitato se io non avessi reagito. Vero? >>
Splinter abbassò lo sguardo per un momento, ma senza vergogna. << Col tempo ho imparato una cosa, Nirihs'Oūm: esitare, in queste situazioni, può essere fatale. Sulla bilancia c'erano un futuro migliore per l'impero e la possibilità di eliminare facilmente la guerriera più pericolosa della galassia, contro i miei scrupoli sulla moralità della cosa; capisci perché quando ti ho vista, non ho esitato neanche un secondo a provare a colpirti? >>
Nirihs'Oūm vide lo sguardo deciso del ragazzo e capì quanto fosse convinto di quella cosa. Sospirò e abbassò la testa. Aveva ragione, i suoi sentimenti non valevano quanto il futuro della galassia. Se avesse continuato a pensare a quelle cose, eventualmente sarebbe stata uccisa per troppa distrazione.
<< Tuttavia… >> Disse Splinter, facendole alzare di scatto la testa. << Mentirei se dicessi che uccidere qualcuno non mi fa più nessun effetto. Uccidere non mi piace per niente, per questo non ho lasciato che le mie azioni mi facessero allontanare da terra, rendendomi insensibile ed estraneo a una vita semplice, priva di pericoli. Quando tutto questo sarà finito, mi piacerebbe sistemarmi su un bel pianeta con tanta gente accogliente, trovare un lavoro onesto e non dover più pensare a queste cose. Sai, la vita che meriteremmo tutti… Quindi non credo di essere diventato un mostro, anche se ho ucciso delle persone. E lo stesso vale per te. >>
Nirihs'Oūm sorrise. Non lo disse apertamente, ma aveva un gran bisogno di sentirsi dire quelle parole. Non era ancora sicura di potersi considerare "buona" o "normale", ma quello era un inizio.
<< Posso chiederti un favore? >> Mormorò guardando verso la porta.
Pochi minuti dopo, la principessa si reggeva al Kalassiano e al sostegno che regolava la quantità di medicinali e sostanze nutritive che le venivano somministrate per la sua guarigione. Camminavano in un corridoio del palazzo reale diretti verso una stanza identica a quella dove era stata messa a riposare Nirihs'Oūm.
Ogni passo le provocava un dolore immenso, eppure quel bruciore ai muscoli e le fitte all'interno delle ferite di battaglia le davano più forza per andare avanti. Tuttavia il suo coraggio venne meno quando si ritrovò di fronte alla porta della stanza dove era ricoverato il re di Tamaran.
Mentre guardava con timore il legno bianco e decorato con sottili dettagli dorati, la principessa fu chiamata da Splinter che la reggeva da un braccio, chiedendole:<< Vuoi che vi lasci soli per un minuto? >>
Ma quella domanda fece venire a Nirihs'Oūm una forte ansia. << No! >> Disse istintivamente. Era grazie a lui se era riuscita ad arrivare fino a lì, non voleva tenerlo lontano adesso e poi pensava che la sua presenza l'avrebbe aiutata a confrontarsi con Galfore, che sentiva di aver deluso profondamente. << No, sono pronta. Tu stammi vicino… >>
La ragazza guardò di nuovo verso la porta e respirò a fondo prima di spingerla con una mano, avanzando piano verso la stanza. L'interno era simile a quello della stanza dove aveva dormito lei, solo che qui l'arredamento era stato quasi completamente sostituito da una miriade di macchine a cui era attaccato il corpo del paziente, che permettevano di mantenere i suoi parametri vitali stabili. Galfore era disteso sull'unico letto della camera, adattato alle sue dimensioni fuori dal comune, e sembrava dormire profondamente.
Nirihs'Oūm osservò tristemente il corpo inerte del sovrano e sospirò. Si avvicinò al letto, ma non volle cercare uno sgabello per sedersi accanto a lui come aveva fatto Splinter; la sua visita sarebbe stata breve.
<< Ciao, Galfore. >> Mormorò, sentendosi stupida a parlare da sola a quel modo. Però, nonostante Galfore sembrasse non poter avvertire la sua presenza, sentiva che le sue parole in qualche modo sarebbero arrivate a lui. << Mi sono occupata di Uktar. Lui ti ha conciato così, quindi gliel'ho fatta pagare. E' sempre stato un seccatore borioso e dubito che mancherà a qualcuno… Che resti tra noi, ma avevo già una mezza idea di farlo fuori. >> Si piegò un po' verso il re e rise, mentre Splinter la sorreggeva da un braccio.
Il respiro lento e per niente affannoso di Galfore sembrava rispondere con tranquillità alla principessa, che vide in quel suo volto solcato dalle rughe qualcosa che la spinse a continuare a parlare sentendosi più leggera. Tuttavia, ciò che voleva dire non era affatto facile.
<< Non capisco perché tu ti sia fatto ferire a quel modo. E' vero, Uktar possedeva la gemma di Charta e con quella neanche io ne sono uscita tutta intera, ma tu ti sei messo tra me e lui, hai abbassato completamente la guardia per difendere il mio nome… >> Lo sguardo di Nirihs'Oūm si fece titubante e più di una volta si ritrovò a evitare di guardare Galfore nel viso, nonostante questo non la potesse vedere. << Non voglio che tu o qualcun altro provi a fare qualcosa di così sconsiderato, non voglio veder morire altre persone per colpa mia. Quindi ho deciso di finire questa storia una volta per tutte! Partirò con Splinter e i suoi amici e distruggeremo questo orrido sistema. >> Fece una pausa, chiedendosi se Galfore avrebbe avuto da ridire su quella decisione. Non che avrebbe potuto costringerla a restare, la sua determinazione era troppo forte e lui aveva ben poca tutela su di lei; però le voleva bene e forse sapeva cosa fosse meglio per lei di quanto lo sapesse la stessa Nirihs'Oūm. << Quando avremo finito, tornerò qui e potremo vivere finalmente in pace, come volevamo sin dall'inizio. Ti prego di aspettarmi, nel frattempo… >>
Con un debole strattone, Nirihs'Oūm fece segno a Splinter di aver finito e gli chiese di aiutarla ad uscire dalla stanza. Il suo messaggio era stato recapitato e non c'era più niente che la tenesse legata a quel posto, voleva andarsene prima che i sensi di colpa la raggiungessero e le facessero più male di quanto provasse già, ma poi si fermò mentre era sulla porta della stanza e si girò un'altra volta a guardare Galfore, sopito nel lungo sonno della guarigione.
Il suo sguardo si indurì e, spinta da un sentimento che non riuscì a decifrare, borbottò in tono di sfida:<< Quindi non ti azzardare a morire! >> E detto questo uscì zoppicando dalla stanza, con uno Splinter stranito a sostenerla.
 
*
 
L'ultimo bagaglio fu caricato e Variel si apprestò a chiudere lo sportello della stiva del Falkor. L'astronave del Vernathiano disponeva di un vano bagagli dove conservare merci di ogni tipo a cui si poteva accedere sia dall'esterno della nave che dalle cabine interne, così non era necessario scendere a terra per prendere qualcosa dalla stiva; Nirihs'Oūm si sarebbe potuta sistemare nella sua nuova stanza con calma una volta partiti, visto che ormai non gli rimaneva molto tempo. I tentativi di contatto da parte di Kurand'r erano aumentati sempre di più nei giorni seguenti al risveglio della principessa e il silenzio da parte di Tamaran aveva convinto i restanti consiglieri imperiali a mandare una delegazione per capire cosa fosse successo; questo significava che Nirihs'Oūm e i suoi nuovi compagni di viaggio non potevano più restare lì.
I consiglieri di Galfore si sarebbero occupati di tutto quanto. Sembravano brave persone, Nirihs'Oūm glielo poteva leggere negli occhi mentre assistevano ai preparativi prima della partenza e si sentì più tranquilla al pensiero di poter lasciare il re di Tamaran nelle loro mani; magari avrebbero anche trovato un modo per depistare i suoi inseguitori e dargli più tempo per allontanarsi da lì…
<< Quindi è ora di partire… >> Mormorò guardando il muso appuntito del Falkor, l'astronave argentata che poggiava il proprio peso sulle due ali inferiori, curvate in modo da fornire una base di appoggio solida; Barry le aveva detto che una volta decollato, le ali si sarebbero aperte per permettere una maggiore manovrabilità. Voleva scoprire tutto di quella nave: se doveva viverci, sarebbe stato meglio che imparasse a farla funzionare, magari avrebbe potuto dare una mano con la manutenzione dei propulsori e forse, un giorno, Variel gliel'avrebbe lasciata pilotare. Ricordava che le era sempre piaciuto armeggiare con i motori, sin da quando era piccola.
<< Sei nervosa? >> Chiese Splinter fermandosi accanto a lei ad ammirare a sua volta l'astronave, con il vetro della cabina di pilotaggio a fare da capolino poco sopra il muso.
<< No? >> Mentì spudoratamente, forse credendo davvero in quelle parole. << Perché dovrei? >>
Splinter la guardò come se non ci credesse nemmeno per un secondo. << E' difficile dover dire addio a tutto quello che conosci, lanciarsi nell'ignoto come stai facendo tu… Quando sono partito io, ho avuto solo un po' di nausea la prima ora di volo nello spazio, e poi due giorni dopo ho avuto una crisi di panico perché pensavo che sarei morto soffocato. >>
<< Tu? >> Chiese sarcastica Nirihs'Oūm, trattenendo a stento un sorrisino.
Splinter ghignò e guardò verso il Falkor con occhi che scintillavano di orgoglio. << Ero un ragazzino, ed era il mio primo viaggio nello spazio. Non ero mai salito a bordo di una astronave, era ovvio che mi sentissi perso! >>
I due risero, anche se nessuno di loro sapeva esattamente di cosa stessero ridendo. Furono interrotti dalla voce di Kuala, che li chiamò da lontano mentre faceva un passo in direzione della rampa di accesso dell'astronave. << Se avete finito di borbottare, noi siamo pronti a partire! >>
<< Non stavamo borbottando! >> Rispose Splinter confuso, guardando un'ultima volta la principessa e sorridendole con imbarazzo, ma lieto di quel loro breve scambio.
Nirihs'Oūm e Splinter si avviarono verso l'ingresso dell'astronave e qui i consiglieri di Galfore, accompagnati dalle guardie tamaraniane, si inchinarono di fronte alla ragazza per salutarla.
<< Principessa, ci duole non avere avuto il tempo per organizzare un degno saluto per lei… >> Mormorò il primo di loro, tenendo il capo chinato in segno di rispetto e costernazione. << Voglio solo farle sapere che siamo onorati di poter godere della sua fiducia, e orgogliosi della sua scelta così coraggiosa. Anche il nostro re sarebbe fiero di lei, e lo sarà quando gli daremo la notizia una volta sveglio. >>
Nirihs'Oūm sorrise mestamente. Aveva abbandonato l'idea di dire a quelle persone di lasciare perdere le riverenze perché ogni volta le mostravano ancora più rispetto; i Tamaraniani erano brave persone e non meritavano tutta la sofferenza che dovevano sopportare. << Grazie, consigliere. >> Disse alla fine annuendo. << E' meglio così. Troppe cerimonie avrebbero sicuramente lasciato troppe tracce da far sparire in così poco tempo. Sono felice di poter contare su di voi per la protezione di Galfore, ma voglio che non esitiate a dare tutta la colpa di questa faccenda a me, nel caso le trattative con la delegazione di Kurand'r dovessero farsi pericolose. >>
I consiglieri sospirarono pieni di sorpresa, alcuni di loro non riuscivano a credere che la ragazza gli avesse chiesto quella cosa. << Non… Non potremmo mai fare una cosa del genere! >> Esclamò uno di loro allungando le braccia.
Ma Nirihs'Oūm rimase fermamente della sua idea. << Ascoltate: da questo momento sarò una fuorilegge! L'impero sarà mio nemico ed è giusto che non ne vadano di mezzo altre persone. Non mi potrei mai perdonare se il governo di Kurand'r dovesse decidere di attuare una rappresaglia nei confronti di Tamaran per via delle mie azioni… Quindi ve lo chiedo di nuovo: abbandonatemi! >>
I consiglieri sgranarono gli occhi quando Nirihs'Oūm ripeté la sua richiesta, alcuni mostrarono chiaramente il proprio disagio al pensiero di dover tradire in quel modo l'unica persona che si era tanto adoperata per auitarli.
<< Ditegli tutto quello che vorranno, fate in modo che dalle vostre parole non esca altro che estraniamento nei miei confronti, allontanatevi il più possibile dal mio piano… Dite anche che sono stata io a ferire Galfore, se questo vi permetterà di proteggere il popolo! >> Nirihs'Oūm cercò di esasperare il concetto il più possibile per essere chiara: dovevano dimenticarla e fare tutto il possibile per non ricevere altre punizioni, perché una volta partita lei nessun altro sarebbe stato pronto a difenderli.
I consiglieri continuavano a non riuscire a credere di doverle completamente voltare le spalle, ma dopo che ebbe finito di parlare Nirihs'Oūm vide i loro volti cambiare e comprese che avevano capito. Non c'era bisogno che altre persone pagassero per lei, non c'era bisogno che altri la seguissero in quella missione folle… E in questo modo sarebbe stata sicura di mandare un messaggio chiaro all'impero: Sto venendo a prendervi, e vi conviene concentrarvi su di me e me soltanto!
<< Grazie di nuovo, principessa! >> Disse il primo consigliere facendo un ultimo inchino mentre la ragazza si avviava verso l'entrata del Falkor. Nirihs'Oūm tornò indietro quasi istantaneamente e gli fece raddrizzare la schiena con un paio di mosse rapide delle mani.
<< Niente più "principessa" e tutte queste diavolerie da alta società! >> Disse severa, ma con un'espressione dolce in volto. << Ora sono solo una persona qualunque di un impero vastissimo. >> E alla fine diede una pacca sulla spalla del tamaraniano, un uomo abbastanza giovane per la sua carica così prestigiosa, con l'aria di aver visto poco dello spazio.
Nirihs'Oūm non se ne rese conto all'istante, ma pronunciare quelle parole le diede una tale gioia che non pensava di poter provare. Forse non ebbe lo stesso effetto per i consiglieri di Galfore, che speravano di aver trovato una figura forte che li proteggesse dai soprusi dell'impero, ma la prospettiva di dover continuare a soffrire ancora per un po' in cambio della liberazione gli avrebbe permesso di continuare a resistere. La loro lealtà nei confronti della ragazza era ammirevole, ma Nirihs'Oūm avrebbe veramente preferito che non cercassero in alcun modo di difenderla.
<< In ogni caso, per noi sarà sempre la nostra principessa. >> Rispose alla fine quello quando lei si fu voltata. << Faccia buon viaggio! >>
Mentre era sulla rampa di entrata del Falkor, Nirihs'Oūm si girò un'ultima volta e sorrise ai consiglieri di Tamaran. Li salutò con un gesto della mano e poi continuò a salire fino ad entrare completamente nella cabina pressurizzata in ingresso all'astronave. Il portello si chiuse mentre lei aveva ancora gli occhi puntati sui consiglieri e alla fine sentì un peso sullo stomaco quando si rese conto di stare per lasciare quella che era quasi diventata la sua casa.
<< Ci siamo tutti? >> Chiese Variel mentre un meccanismo automatico attivava la depressurizzazione della stanza e apriva il portellone che dava verso l'interno della nave. I ragazzi annuirono mentre Nirihs'Oūm cercava con tutte le sue forze di ignorare quella sensazione. Sii forte! Si disse.
Quando il gruppo ebbe cominciato a sciamare fuori dall'ingresso per inoltrarsi all'interno del Falkor tuttavia, Nirihs'Oūm fu pervasa da una nuova sensazione: la novità di essere entrata finalmente in quella che sarebbe stata la sua nuova vita le alleggerì il peso con cui aveva lasciato terra.
Splinter si offrì di farle fare un giro dell'astronave, prima di raggiungere gli altri nel ponte di comando per la partenza; Nirihs'Oūm stava sperando che lo facesse e fu felicissima di accettare. Prima il Kalassiano la portò a vedere la stanza dove avrebbe dormito lei: si trattava di una cabina ancora spoglia e poco arredata, ma più spaziosa di quanto si aspettasse la ragazza. Il letto era posto in una nicchia dentro la quale si apriva un piccolo oblò da cui poter osservare l'esterno e tutto intorno a questa parete c'era uno spazioso armadio vuoto; l'altro lato della stanza era occupato da un tavolino che poteva richiudersi e rientrare nella parete e uno specchio alto fino al soffitto.
<< Più tardi ci occuperemo di aggiungere un po' di colore alla stanza, ma il letto è già pronto all'uso e se dovessi avere bisogno di qualcosa, non hai che da chiedere. >> Commentò il ragazzo mentre Nirihs'Oūm si guardava intorno meravigliata. << Spero che non sia troppo umile per gli standard di una principessa… >>
<< Stai scherzando? >> Sbottò lei con un sorriso che andava da guancia a guancia. Quella stanza era tutto ciò che aveva sempre desiderato! Non era molto grande e vista così somigliava più alla cella di una prigione piuttosto che a una camera da letto, eppure aveva molta più personalità delle immense camere in cui era cresciuta nel palazzo di sua zia. Era diversa, era semplice, ed era tutta sua, libera di plasmarla come più le aggradava…
Per qualche motivo, vedere quella gioia candida della principessa fece commuovere Splinter, che rimase ad osservare quella scena dalla soglia della porta, chiedendosi se da quel momento in poi l'atmosfera nel Falkor sarebbe stata sempre così.
Nirihs'Oūm smise di guardarsi intorno e si fermò su Splinter, il cui sguardo era diventato stranamente sognante. << Che hai? >> Chiese, incapace di smettere di sorridere.
Il ragazzo si rese conto di essersi imbambolato a fissare la principessa e scosse la testa con imbarazzo. << Niente! Continuiamo con la visita guidata? >>
Nirihs'Oūm lo seguì senza chiedere altro e non si accorse di quanto fosse arrossito dopo quell'ultima frase. Splinter la portò a vedere gli altri locali dell'astronave; non poterono entrare nelle stanze degli altri, ma il Kalassiano fu felice di mostrarle la propria camera, con tutte le sue armi fissate alle rastrelliere, sul muro, appese al soffitto… Nirihs'Oūm fu estremamente incuriosita dal tridente che aveva usato durante la battaglia con Uktar e che rivide su un piedistallo tutto suo, vicino al letto del ragazzo. Lui disse che era la sua arma preferita, ma che aveva una lunga storia dietro e probabilmente si sarebbe annoiata ad ascoltarla.
<< Invece sono molto curiosa! >> Rispose voltandosi verso di lui dopo aver dato una bella occhiata all'arma. Splinter ne fu lusingato e per un momento pensò di cominciare a raccontare, ma poi cambiò idea e le disse di seguirla.
Dopo aver salito una stretta rampa di scale che seguiva una curva completa, Splinter portò Nirihs'Oūm a vedere una stanza quasi completamente vuota con solo un divano spazioso rivolto verso un grande oblò panoramico che si affacciava sul lato frontale dell'astronave. Nirihs'Oūm provò a immaginarsi la vista che avrebbe potuto ammirare da lì durante un viaggio nello spazio, ma non riuscì comunque ad avere un'immagine chiara di quello che la aspettava. Immaginò i ragazzi del Falkor che, dopo una lunga giornata di scorribande, si sedevano tutti assieme su quel lungo divano bianco e si raccontavano storie ammirando lo spettacolo dello spazio che si muoveva attorno a loro mentre la nave continuava a viaggiare. Adesso c'era ancora la vista del palazzo reale di Tamaran oltre quel vetro, e questo le fece tornare un po' della nostalgia che l'aveva assalita al momento di salire sul Falkor. Si girò verso Splinter, che era rimasto indietro di qualche passo e le sorrideva con le braccia incrociate. << Aspetta di vedere come sarà quando saremo partiti! >>
La voce di Variel tuonò attraverso degli altoparlanti che Nirihs'Oūm non aveva notato e li richiamò all'attenzione. << Stiamo per decollare! Se i piccioncini hanno finito il tour, possono raggiungerci nella sala di comando! >>
Splinter imprecò rivolto all'altoparlante mentre Nirihs'Oūm si dirigeva verso la scala da cui erano saliti senza dare peso alle parole del Vernathiano né all'imbarazzo del ragazzo in sua compagnia.
Quando furono arrivati al ponte di comando, sembrava che tutti stessero aspettando solo loro. Variel era posizionato al sedile centrale del pilota e li guardava con un ghigno compiaciuto mentre Barry era comodamente stravaccato su una poltrona in disparte dal centro di comando e giocherellava con un palmare che aveva in mano. Kuala era vicina a una delle postazioni di comando e sembrava star maneggiando qualcosa, ma non sembrava star succedendo nulla ancora.
<< Ho pensato che volessi assistere di persona alla tua prima partenza… >> Disse Variel con un ghigno accogliente prima di voltarsi verso i comandi e dare un colpo deciso a una leva.
Un leggero ronzio cominciò a inondare gli interni del Falkor facendosi sempre più intenso ogni secondo che passava. Da quel ronzio si passò a una vibrazione sempre più intensa che riuscì a scuotere violentemente i sedili della nave, finché con un colpo improvviso l'astronave non si sollevò da terra come se fosse stata sganciata dal suolo. Nirihs'Oūm e gli altri avevano preso posto sui sedili disponibili e avevano allacciato le cinture di sicurezza; la ragazza era rimasta a osservare rapita i movimenti del pilota, che dava l'impressione di essere veramente esperto.
Il paesaggio fuori dall'abitacolo oscillò e per un momento il palazzo reale non si vide più; poi comparve di nuovo e l'immagine si stabilizzò per qualche istante. Il Falkor rimase sospeso in aria per alcuni secondi mentre Variel controllava i valori che comparivano sullo schermo di fronte alla postazione di comando; la principessa lo vide stabilizzare alcuni parametri dando dei leggeri colpetti sullo schermo e mentre questo agiva sui comandi, sentì chiaramente il pavimento sotto di sé farsi leggero e instabile, avvertendo nuovamente quella sensazione di pesantezza di prima e associandola al mal d'aria.
<< Si parte! >> Disse Variel con tono entusiasta, premendo un pulsante sul proprio volante e spingendo fino in fondo la leva che regolava i propulsori.
La vibrazione che aveva avvolto la nave si fece più intensa per qualche istante, poi una spinta improvvisa schiacciò Nirihs'Oūm contro il sedile mentre il Falkor iniziava a muoversi e la visuale nell'oblò mutava. Non c'era più nessuna abitazione davanti ai loro occhi, il palazzo reale e la superficie di Tamaran erano rimasti alle loro spalle e il cielo bluastro dell'alba del pianeta era l'unica cosa visibile in quel momento, come se fosse stato passato davanti agli oblò un velo privo di spessore. Nirihs'Oūm sentì quel peso nello stomaco lottare per uscire, farsi spazio nel suo corpo e dare espressione alla sua paura, tristezza ed eccitazione di lasciare – forse per sempre – la casa del suo popolo. Non riuscì a dire nulla, il suo volto era congelato nella stessa espressione perplessa di quando si era seduta e non aveva neanche la forza per voltarsi a guardare gli altri; poté solo fissare il blu del mattino di Tamaran e osservare come questo blu diventasse sempre più scuro, sempre più infinito… E poi le prime stelle cominciarono a comparire sul vetro e la spinta verso il basso si fece meno pressante, assieme all'accelerazione della nave che, una volta arrivata sopra all'atmosfera del pianeta, rallentò.
Una risata scosse l'aria. Nirihs'Oūm non se n'era accorta, ma il frastuono dei motori non era più udibile e tutti sembravano già essersi rilassati. Il volto di Variel fece capolino dal sedile del pilota e cercò il suo volto.
<< Dovresti vedere la tua faccia! >> Disse sorridendo. << Rilassati, siamo perfettamente stabili e al sicuro da qualsiasi minaccia. Adesso ci basterà premere un bottone e impostare la rotta, e il Falkor ci porterà ovunque vorremo! >>
Nirihs'Oūm si massaggiò una tempia ancora un po' scombussolata, poi alzò lo sguardo e osservò il cielo stellato per qualche istante, meravigliata di quella vista spettacolare. Dal lato inferiore dell'oblò si scorgeva il profilo curvo di Tamaran, con il suo tipico colore rossiccio che lo faceva sembrare un rubino. Non riusciva a credere che per poco aveva rischiato di perdere anche quello; se non avesse avuto il coraggio di uccidere Uktar, il suo popolo sarebbe stato estinto.
Proprio come sulla Terra.
<< Cominci a pentirti di essere partita? >> Chiese Kuala con le braccia incrociate, restando un po' in disparte mentre la ragazza teneva le mani pressate sul vetro e guardava in giù.
<< No… Non è questo… >> Mormorò dopo che l'altra ebbe interrotto i suoi pensieri. Non era neanche del tutto tranquilla; non riusciva a spiegarlo esattamente, provava dispiacere per aver lasciato Galfore e tutta la gente di Tamaran che credeva in lei, ma sapeva che era per il bene di tutti loro che doveva partire, per finire quella storia una volta per tutte. << Non è questo. >> Disse infine, concludendo quel discorso senza alcuna spiegazione.
Ci fu un attimo di silenzio, come se tutti i membri della squadra comprendessero il desiderio di Nirihs'Oūm di restare a guardare ancora un po' Tamaran; niente pensieri, niente spiegazioni non necessarie, solo lei e il suo ultimo saluto al suo popolo. Sapevano tutti cosa stesse provando in quel momento, per questo le lasciarono tutto il tempo necessario. Alla fine la principessa si staccò dal vetro e sospirò tornando a sorridere agli altri come se volesse ringraziarli per quell'attimo di pausa. Poi dal gruppo si staccò Splinter, che prese la parola.
<< Bene, ora che sei entrata ufficialmente nella banda, passiamo alle vere presentazioni! >> Esclamò con un sorriso accogliente, visibilmente emozionato. Nirihs'Oūm si girò ad ascoltare ma non capì a cosa si riferisse.
<< Questo testone argentato è Variel, pilota e… Sì, diciamo padre adottivo di tutti noi. >> Splinter passò un braccio attorno alle spalle del Vernathiano e lo strattonò un po', ma sorprendentemente il pilota non si mostrò infastidito da quel gesto e anzi sorrise al Kalassiano. << Ha un cuore d'oro anche se non sembra, ed è disposto a fare di tutto per i suoi amici. Trattalo bene! Questo qui invece è il mio migliore amico da sempre, lo sbadatissimo Barry. >> Lasciò andare Variel e si avvicinò al ragazzo dal ciuffo azzurro, che se ne stava a sorridere con malcelato imbarazzato, quasi come se gli fosse tornata in mente quella volta che lui e Kuala erano entrati nel bagno di Nirihs'Oūm. << Non toccare le sue cose perché è molto geloso, però se hai bisogno di vestiti lui avrà sicuramente quello che cerchi! >>
Il ragazzo passò poi alla Pistiliana, che già ghignava come se sapesse cosa stava per dire e schivò quella che sembrava una pesante manata di Splinter, che stava cercando di appoggiarsi a lei. << E lei è Kuala, ma tutti qui la chiamiamo Zal, quindi se ti va ora puoi chiamarla anche tu così. Lei è… Molto furba. Cerca di non mettertela contro, altrimenti troverà qualche modo per fartela pagare! >>
<< Fino ad ora sono sempre stata io la nuova arrivata. Era ora che arrivasse qualcun'altra a prendersi il titolo di "novellina"! >> Borbottò quella poggiando tutto il suo peso su una spalla di Splinter, che si era sbilanciato vistosamente dopo aver mancato l'appoggio su di lei.
Nirihs'Oūm sorrise confusa non capendo perché i ragazzi le si stessero presentando una seconda volta e scosse la testa sbuffando, non sapendo come rispondere a quel commento da parte della Zal.
<< E tu invece? >> Disse quindi Splinter, liberandosi delle braccia di Kuala e avvicinandosi un poco a Nirihs'Oūm con una mano tesa nella sua direzione.
<< Io cosa? >>
Lui si schiarì la voce. << Il tuo nome. >> Pausa, come se non sapesse se insistere o lasciar perdere. << E' buona educazione presentarsi quando si fanno nuovi amici! >>
Nirihs'Oūm lo fissò come se fosse impazzito e ci mancò poco che gli chiedesse se lo fosse veramente, ma poi qualcosa scattò in lei, come se si fosse accorta solo in quel momento di quella cosa.
Nuovi amici. Ecco cosa erano diventati: amici. Ma Splinter e gli altri volevano essere amici con la vera Nirihs'Oūm, non la principessa che avevano visto venire venerata al pari di una dea dai Tamaraniani.
Chi era veramente lei? Non era nemmeno sicura  che esistesse una risposta a quella domanda; poteva veramente essere liberamente sé stessa dopo tutto quello che aveva passato? Poteva anche solo ricordarsi cosa significasse vivere per qualcun altro, seguendo i sentimenti, libera dai turbamenti?
Abbassò lo sguardo pensierosa, dall'esterno sembrò che stesse pensando a un modo originale di presentarsi, ma in realtà si stava chiedendo se valesse la pena anche solo di rispondere alla domanda del Kalassiano.
Poi, dal profondo del suo animo, come se qualcuno l'avesse spinta a fare un passo verso la luce, un nome riaffiorò nella sua mente e con esso tutti i ricordi a cui era legato; fu così inaspettato che le si annebbiò la vista per un istante e credette di cadere a terra. Alla fine ritrovò la compostezza e alzò lo sguardo.
<< Hai ragione. >> Disse allungando la mano a sua volta. << Mi chiamo Luna Bianca. Sono una Tamaraniana che arriva dalla Terra. >>
Qualcosa era cambiato nei suoi occhi, Splinter riuscì a notarlo subito. Il suo sorriso era quasi inquietante, come se fosse estremamente soddisfatta di qualcosa che le fosse appena saltato in mente, ma i suoi occhi continuavano a esprimere fiducia e, soprattutto, una ritrovata speranza. Non l'aveva mai vista solare e spensierata come adesso!
Anche lui sorrise e avvicinò la mano alla sua. << E' un piacere, Luna Bianca. Io sono Splinter, il leader dei Senátit. >>
Stavano per stringersi le mani quando la ragazza ritirò la sua di scatto. << Senátit? >>
<< Sì. >> Rispose calmo lui. << E' il nome della nostra squadra. Nella tua lingua significa… >>
<< Titani! >> Lo precedette lei, sentendo un tuffo al cuore. << Ma certo… >>
Ma certo. Tutto era collegato, in un modo o nell'altro.
Splinter si intenerì a vedere lo sguardo quasi commosso della nuova arrivata e tese nuovamente la mano. << Esatto, Titani. E ora anche tu sei una di noi! >>
Luna Bianca guardò nuovamente la mano di Splinter e questa volta la strinse senza esitazione. In un attimo avvertì una scossa elettrica attraversarle il corpo partendo dalla punta delle dita fino al cervello per poi diramarsi negli arti inferiori. In una frazione di secondo nella sua mente comparvero immagini che non aveva mai visto prima, ricordi di momenti che ancora dovevano verificarsi; non riuscì a vedere molto, sentì delle risate, la spensieratezza di una notte senza stelle, il sapore amaro delle lacrime e il fallimento, ma anche la sensazione di un timido e caldo bacio sulle labbra, assieme a tantissimi abbracci, così tanti da farla sentire senza fiato.
Durò tutto un attimo e subito dopo Luna Bianca non fu nemmeno sicura di aver vissuto veramente tutto quello. Ora capiva che il suo potere di preveggenza, invadente o meno, non era solo uno strumento per farle provare dolore incondizionato; lei non era un mostro in grado di vedere solo il dolore delle persone, ma una ragazza come tutte le altre, che poteva anche ricevere gioia da quei momenti così spirituali. Aveva tentato a lungo di fermarlo, quando non aveva mai capito veramente che per non dover vedere il dolore negli altri avrebbe prima dovuto accettare il proprio dolore; solo così era stata finalmente in grado di vedere anche le cose belle che la vita aveva da offrirle, presenti, passate e future.
Splinter notò lo sguardo perso nel vuoto della ragazza e la chiamò per chiederle se fosse tutto a posto. Luna Bianca sbatté le palpebre per rimettere a fuoco il volto del ragazzo di fronte a sé e strinse ancora più forte la sua mano mentre sul suo volto riaffiorava un sorriso.
<< Mai stata meglio! >> Rispose, convinta di essere finalmente sciolta dalle catene che la legavano a quel destino doloroso che aveva visto farsi spazio nella sua vita, libera di plasmare la propria vita da sola, ma anche rincuorata dalla certezza che, da lì in poi, nel bene e nel male, sarebbe stata felice.
   
 
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