Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MadMary    05/01/2021    0 recensioni
Aceto Doppio era sempre stato affascinato dagli Strip Club, ma non si era mai osato.
Quella sera, però, si sentiva diverso: una forza non troppo sconosciuta lo stava spingendo ad entrare, a sperimentare. Doppio sentiva di aver bisogno di contatto umano, come se la sua vita dipendesse da quello.
Entrando nel locale capì di aver fatto la scelta giusta, quando posò gli occhi su di lei e la forza sovrannaturale lo spinse a prenderla.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Diavolo, Doppio Aceto, Ghiaccio, Prosciutto, Risotto Nero
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Threesome, Violenza
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Non aveva idea del perché si trovasse là davanti, a quell’ora di notte, smarrito e al freddo, ma Doppio sentiva dentro sé come una forza sovrannaturale, che lo spingeva ad entrare in quel Night Club, così malfamato, così poco sicuro. Probabilmente era colpa di quel negroni di troppo, che proprio non avrebbe dovuto prendere, ma il danno, oramai, era più che fatto.

Sistemandosi un attimo i ciuffi viola ribelli che gli infastidivano il viso, il ragazzo minuto si decise ad entrare. Dopo un’occhiataccia ricevuta dal buttafuori pelato e con la testa bitorzoluta, il quasi silenzio delle strade di Napoli alle prime ore del mattino venne sostituito da un frastuono incredibile, che gli invase le orecchie, penetrando rapidamente nel cervello e stordendolo definitivamente.

Attorno a sé lo circondavano decine di tavolini pieni di gente, principalmente uomini, di tutte le età, che urlavano e sbraitavano, a causa di un abuso spropositato di alcolici e probabili droghe, oscenità alle ballerine sul palco, che danzavano in modo sensuale al ritmo della musica; sempre che quella fosse definibile come tale. L’odore di sudore e testosterone in quel luogo era nauseabondo, ma serviva a creare un’atmosfera che nel complesso risultava come inebriante, alimentata dagli schiamazzi e dalle figure nude che si muovevano per tutto il locale. Doppio si ritrovò ubriaco di luci e suoni, certamente più confuso di prima, ma anche molto più sicuro e sciolto nei movimenti, solitamente così impacciati.

Non ebbe nemmeno il tempo di abituarsi a quell’ambiente tanto alieno che, nuovamente, quella forza sconosciuta dentro di sé lo spinse a guardare il palco, dove le ballerine si stavano esibendo. Infondo, non era venuto per soddisfare i suoi bisogni fisici, almeno con la vista?

Doppio non aveva mai avuto molto successo con le donne, non che ricordasse molto delle sue esperienze passate, ma in generale il gentil sesso tendeva a considerarlo non abbastanza, per via del suo aspetto e soprattutto del suo atteggiamento poco maturo, e col tempo si era arreso a questa sua condizione, perdendo quasi del tutto ogni singola motivazione. Nonostante ciò, non era mai arrivato a usufruire dei classici servizi offerti dalla mafia: erano troppo per lui. Persino stare in quel luogo era strano e spaventoso in quel momento.

Mentre rifletteva tristemente sulle proprie numerose disavventure amorose, o più generalmente sessuali, il suo occhio venne catturato immediatamente da una figura sul palco. Fra le numerose ragazze intente a ballare, una in particolare lo stregò sul momento.

Una donna dalle gambe longilinee e muscolose era intenta a camminare sinuosamente attorno al proprio palo, pronta a iniziare il suo ennesimo spettacolo. Lanciava occhiate affamate coi suoi affascinanti occhi azzurri sotto a sé, facendo ululare chiunque posasse lo sguardo su di lei. I capelli sembravano fili d’oro, che la seguivano nei movimenti delicati e composti e la frangia non sembrava infastidirla in alcun modo, nonostante iniziasse ad essere umida di sudore. Le labbra carnose e tinte di rosso erano contorte in un sorriso compiaciuto, mentre la lingua usciva scherzosamente per provocare ulteriormente il pubblico. Prendendo il palo di metallo fra le proprie magre e aggraziate dita, fece leva con le braccia e iniziò a salire, lasciando definitivamente il pavimento, per poi prendere a volteggiare, fino a fare talmente tanta presa con le cosce carnose e toniche da poter lasciar andare le braccia e il busto all’indietro, esponendo così il seno scoperto, mentre i capelli scendevano come una cascata, seguendola nei suoi aggraziati movimenti.

Doppio si ritrovò in mezzo a quelle persone che aveva visto prima dimenarsi come animali nel vederla e si rese conto di essere incapace di distogliere lo sguardo da quella creatura che sembrava fatata. Tutto attorno a lui si era ammutolito, tutto era sparito: in quell’istante, esistevano unicamente lui e quell’angelo, che continuava a volteggiare come se non avesse peso. Continuava a sentire quella strana forza però, che gli sussurrava di agire, di prenderla e farla sua in quel momento.

Un suono ripetitivo lo risvegliò dalla trance in cui si era ritrovato e realizzò che il suo adorato boss lo stava chiamando. “Merda! Proprio in un momento come questo?! Come glielo spiego dove sono?” sentiva ancora le guance in fiamme dopo quei pensieri così inappropriati, che erano fioriti senza una ragione nella sua mente, prendendolo alla sprovvista.

La suoneria del telefono continuava a squillare, ma con tutto quel caos attorno a sé, Doppio iniziò a disperarsi alla ricerca dell’arnese, spingendo via la folla ubriaca, che gli inveiva contro, mentre replicava con la voce lo squillo che ora gli occupava i pensieri.

Con un sospiro di sollievo trovò il telefono, anche se tenuto in mano da un uomo sconosciuto.

-Dammi qua!- disse seccato strappando il cellulare al cinquantenne, che disse qualcosa privo di senso, come “Ridammi il drink, stronzo!”... “questi ubriaconi sono talmente tanto ridotti male da non distinguere un bicchiere da un telefono” pensò sbuffando.

Tirò un sospiro di sollievo e decise di ricomporsi un attimo, rispondendo finalmente alla chiamata del suo capo dopo un breve istante.

-Pronto? Sì, sono Doppio.-

La voce calda e profonda che gli rispose quasi lo fece sciogliere sul momento, davanti a tutti.

-Doppio, mio carissimo Doppio... cosa ci fai in un luogo del genere, proprio tu?- il tono era sarcastico e umiliante, come un genitore che becca il figlio con le mani nel vasetto della marmellata.

Poté sentire le sue gote andare nuovamente a fuoco mentre tentava di calmare i propri nervi prima di rispondergli, cercando di non risultare ancora più ridicolo di quanto già fosse in quella situazione così degradante.

-Non... non si faccia strane idee, boss! Ero solo molto annoiato e... e non sapevo dover andare, io- la frase venne interrotta dalla risata gutturale e virile dall’altra parte della cornetta; Doppio giurò di aver sentito le proprie gambe tremare in quel momento.

-Non serve che ti giustifichi, mio adorato, hai fatto benissimo a recarti in questo luogo. Ho giusto un compito da affidarti.-

Le labbra del ragazzo subito si tesero in un sorriso a trentadue denti. La serata si stava rivelando assai piacevole.

-Suppongo tu abbia notato quella ballerina dagli occhi di ghiaccio e dai capelli dorati, non è così?- sentendo un piccolo suono di approvazione, continuò.

-Ecco, il target è lei. Voglio che tu abbia un incontro ravvicinato con questa ragazza. Non posso ancora dirti il perché, ma è importante che tu ne scopra il nome e con quello tutte le altre informazioni possibili, capito?.-

La gola di Doppio si seccò al pensiero di dover parlare con quella creatura così intimidatoria. Come avrebbe potuto avere del tempo da solo con lei? Come sarebbe riuscito a parlarci e, soprattutto, a porle delle domande?

-Ma... ma boss come faccio?! Sta ballando, come faccio io a prenderla in disparte per poterle parlare?- la sua voce tremava, non riusciva a controllarla.

-Calmati Doppio, non preoccuparti. Lo sai come funzionano questi posti, vero? Puoi richiedere per una cifra speciale un incontro privato con la ballerina che più preferisci... in base al prezzo che paghi hai un determinato tempo in una stanza riservata, dove sarete soli voi due. Ora devi semplicemente andare da uno dei buttafuori vicini al palco e chiedergli di avere uno spettacolo privato con lei e il gioco è fatto, chiaro?.-

Davvero non capiva come facesse ad avere una soluzione così semplice e razionale a tutto; Doppio lo ammirava fin troppo.

-Ma certo boss, che stupido che sono stato a non pensarci... lo farò subito e le riferirò tutto appena finito, non si preoccupi!-

-Sono sicuro che non mi deluderai, ora procedi.-

-Certamente boss!- e la chiamata si concluse, lasciando il ragazzo con un bicchiere in mano.

Posando il drink vuoto e appiccicoso sul tavolo, Doppio si avviò con passo incerto verso uno degli energumeni ai lati del palco.

L’uomo, che indossava senza una ragione precisa degli occhiali da sole nel locale buio, sembrò quasi non notarlo, forse per la sua bassa stazza.

-Mi scusi...- provò a dire, senza alcuna risposta. Probabilmente doveva alzare il tono di voce.

-Mi scusi!- questa volta la montagna umana abbassò lo sguardo, per torreggiare su di lui.

Dopo una smorfia che Doppio accolse come un “sì?”, il ragazzo procedette.

-Vorrei umh... vorrei uno spettacolo privato con quella ragazza lì, se possibile.- e indicò l’angelo biondo.

L'uomo annuì.

-Centoventimila lire mezz’ora, trecentomila un’ora.- sputò.

Il ragazzo sbarrò gli occhi: quanto?! Davvero non comprendeva come un semplice ballo privato potesse venire così tanto. Non doveva avere un rapporto con lui, doveva semplicemente parlare e ballare per lui... davvero non capiva.

Ma il boss aveva fiducia in lui, gli aveva appena affidato una missione e certamente non voleva deluderlo, non voleva sentire il suo tono di rimprovero solo perché non era riuscito a parlare con una ballerina del cazzo.

Doppio si rese conto di sta esagerando: non c’era bisogno di scaldarsi, bastava pagare e finire l’affare, nulla di più complesso.

-Va bene mezz’ora...- rispose, dopo aver espirato pesantemente, per cercare di rilassare i propri nervi.

L’orso annuì e fece cenno alla ragazza di scendere.

Aveva appena finito il suo breve spettacolo e, appena notato il cenno dell’uomo, si avvicinò a loro con passo deciso ma sensuale, scendendo dal retro del palco delicatamente e con grazia, nonostante gli assurdi tacchi ai piedi.

In quel momento Doppio poté ammirarla in tutto il suo splendore: lo superava almeno di una spalla in quella situazione, ma senza scarpe teorizzava fosse all’incirca come lui, forse qualche centimetro di differenza. I seni erano sodi, ma al contempo soffici, non troppo grandi, ma nemmeno piccoli; parevano una classica e sempre ottima terza. Soffermò il suo sguardo qualche istante in più sul seno sinistro: presentava un singolare neo vicino al capezzolo turgido e bruno. Il punto vita non era eccessivamente marcato, ma era comunque presente e il suo addome risultava muscoloso, ma contemporaneamente morbido. Il bacino era lievemente sporgente e largo quanto le spalle, costituito da un buon equilibro fra grasso e muscolo, conferendole un aspetto invitante.

Le cosce... le cosce erano per Doppio indescrivibili: così possenti ma lunghe, così soffici ma toniche. Sembravano fatte di porcellana, ma erano così forti e abituate a supportare il corpo in tutte le sue più improbabili torsioni che le conferivano l’aspetto di una dea.

Passando per le delicate clavicole e le spalle muscolose, si superava il collo magro per arrivare al viso, un’altra opera d’arte. Le labbra sembravano una rosa, carnose e rosse, il naso non era definibile come perfetto per via di una leggera gobba, ma serviva a rendere il viso della donna più umano. Gli occhi, infine, erano grandi e azzurri, il trucco e le ciglia conferivano loro un aspetto intimidatorio, ma lui sentiva che, senza quelli, sarebbero risultati come quelli di un cucciolo.

-Mezz’ora nel privè con lui.- disse il buttafuori.

La ragazza guardò Doppio mentre si sistemava la frangia e poi sorrise cortesemente.

-Certo, vieni dai, seguimi.- e si incamminò per un corridoio.

Il giovane la seguì, preso alla sprovvista dalla rapidità della spogliarellista, che procedeva senza indugio per la strada liscia, non mostrando nemmeno un minimo di incertezza nei passi, nonostante quelle scomode calzature. Dietro di sé poteva sentire i passi pesanti dell’uomo, incaricato adesso di controllare che Doppio non facesse nulla di male alla sua collega di lavoro.

Aprendo una tenda violacea, la donna entrò in un piccolo stanzino isolato, costituito da un enorme divano a muro rosa, che prendeva quasi tutto lo spazio, e un piccolo tavolino in vetro viola. Dal soffitto numerosi faretti proiettavano diverse luci e l’insieme risultava caotico, ma anche intrigante.

-Siediti pure caro.- disse al suo cliente, sorridendo poi come saluto al buttafuori e chiudendo definitivamente la tenda.

Doppio si guardò attorno, mentre prendeva posto sul divano e cercava di rilassarsi.

Alzando lo sguardo verso di lei le mani iniziarono a sudare e poté sentire nuovamente quella forza dentro di lui che gli diceva di spogliarla e toccarla, anche se lei non avesse voluto e avesse opposto resistenza, anche contro la sua volontà.

Con un veloce schiaffo mentale si riportò alla realtà e rimise a fuoco la figura sinuosa della donna, che lo stava guardando con fare divertito, ma anche comprensivo.

-Allora caro, cosa vuoi che faccia?-

La gola divenne secca di colpo e Doppio si trovò nel completo panico quando la vide avvicinarsi a lui, iniziando a strofinare le delicate mani nel suo interno coscia.

Possibile che sentisse già i pantaloni stretti? Era davvero così bisognoso di contatto? Così patetico da eccitarsi alla minima occasione con una donna? Si vergognava di sé stesso, doveva rimanere concentrato! Non doveva perdersi nelle proprie fantasie, aveva il compito di porle delle domande molto importanti per il suo capo e sicuramente non era nei suoi obiettivi deluderlo in alcun modo.

-Vorrei... vorrei sapere il tuo nome...- balbettò evitando il più possibile il contatto visivo, mentre la donna prendeva spavaldamente posto accanto a lui, accarezzandogli la schiena e continuando a strofinargli l’interno della gamba, nella speranza di farlo sciogliere e rilassare un po’.

-Tutti qui mi chiamano Angel, tesoro...- la sua voce sembrava seta, così morbida e liscia, sicuramente come la sua pelle.

“Angel” pensò “ironia della sorte.”

-Non mi interessa il tuo nome da palco.- rispose Doppio, mosso da quella forza, che lo convinse anche ad alzare il capo, per creare del contatto visivo volontario con la ragazza.

Ella apparve sorpresa per un qualche istante, ma poi sorrise in modo compiaciuto, alzandosi e allontanandosi di qualche passo, dandogli le spalle.

-E perché dovrei dirtelo, tesoro?- spostò la lunga chioma dorata su una spalla, lasciando la schiena totalmente scoperta e iniziando a muovere il corpo al ritmo della musica.

Il moto di coraggio lasciò senza preavviso l’animo del ragazzo, che si ritrovò come terrorizzato alla vista del corpo praticamente nudo di “Angel” davanti a sé, così esposto e indifeso, ma anche così sicuro e possente.

Doppio la osservò voltarsi e avvicinarsi nuovamente, sedendosi a gambe aperte su di lui e posandogli le mani sopra le spalle. Il fiato si bloccò in gola quando ella cominciò a muovere il bacino, sfregando il proprio sesso contro il suo, seguendo i bassi che riempivano la stanza. Gli si avvicinò all’orecchio.

-Allora? Sei forse senza lingua?-

Si sentì combattere dentro, mosso da così tanti istinti che non capiva più cosa fosse razionale e cosa no: una parte di sé voleva spingerla via e scappare il più velocemente possibile da quel luogo così lussurioso e malfamato, ma un’altra parte gli diceva di rimanere stoico e insistere con le domande, per ottenere il maggior numero di informazioni da riferire al capo. Infine, vi era ancora quella forza esterna, che si presentava in modo sempre più prepotente ogni volta che i loro due sessi si incontravano e lui poteva sentire il calore che il corpo ora fragile e morbido della ragazza emanava.

-Per favore... sei troppo bella, devo sapere come ti chiami.- chiuse gli occhi mentre lo diceva, perché non voleva vedere i loro due bacini a contatto, né vedere il suo stomaco morbido, i suoi seni rotondi o le sue labbra carnose.

Quella donna esisteva per rendere debole il prossimo, ne era certo.

Poté sentire la sua risata trattenuta, mentre gli accarezzava gentilmente i capelli e si posava per qualche istante sul suo membro.

-Sembri così indifeso... sicuro che nessuno ti abbia forzato a venire qua?-

Doppio sentì il peso della ragazza andarsene e quando aprì gli occhi la trovò voltata nuovamente, con le mani poggiate sulle sue ginocchia, che stringevano il tessuto viola dei suoi pantaloni, mentre muovendo il bacino con ritmo in moti circolari si posava nuovamente su di lui, questa volta voltata di spalle.

Aprendo nuovamente le gambe, ricominciò i movimenti di sfregamento, questa volta però chinando la schiena in avanti e dandogli la miglior vista che potesse sperare.

La sua gola ormai era secca e deglutire pareva impossibile.

-Per favore... io- le parole gli morirono in bocca a un movimento più deciso di lei e la stoffa logorata dei suoi pantaloni ormai tirava troppo per essere ignorata.

La risata che seguì non aiuto la sua situazione: si sentiva umiliato e non gli stava dispiacendo.

-Facciamo che io ti dico il mio...- alzò sensualmente la schiena, voltando di poco il capo verso di lui, giusto per creare un minimo di contatto visivo -...se tu mi dici il tuo?-

Gli parve incredibile essere riuscito ad arrivare finalmente a un compromesso. Annuì violentemente, mentre chiudeva gli occhi e contorceva il viso in una leggera smorfia, a causa di un’ennesima pressione particolarmente intensa.

-Però cominci tu, tesoro.- con un movimento aggraziato alzò una gamba e scese in pochi istanti da lui, sedendosi in seguito sul tavolino di fronte, a gambe incrociate, ma col petto aperto e il viso compiaciuto.

-Io sono Aceto Doppio...- mormorò, tentando di non guardare troppo il sesso nascosto della ragazza.

Ella sorrise, spalancando le gambe ai lati del tavolo e guardandolo in volto, mentre lo osservava sbarrare gli occhi e diventare paonazzo in viso, anche se incapace di distogliere lo sguardo.

-Piacere Aceto Doppio, io mi chiamo Celeste.-

   
 
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