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Autore: RossellaGnk    05/01/2021    2 recensioni
Post episodio "En Ami" (S7E15). Dopo che Scully ha seguito l'Uomo che Fuma va a casa di Mulder come abbiamo visto nell'episodio. Ma cosa è successo dopo che i Pistoleri Solitari sono andati via?
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era dannatamente difficile.
Non avrebbe mai e poi mai pensato che sarebbe finita così.
Aveva accettato di seguire quel diavolo dell'"Uomo che Fuma" solo perché si era convinta che potesse servire a qualcosa, che potesse dargli delle risposte, quelle che da sempre anche Mulder cercava e, invece, era stata solo una stupida.
Si era fidata proprio dell'ultima persona di cui mai avrebbe dovuto fidarsi e la cosa peggiore era che in fondo a sé stessa in realtà lo aveva sempre saputo, per tutte le ore in cui gli aveva seduto accanto in quella macchina durante il viaggio, lo sapeva.
Sapeva che lui era un fottuto bastardo e che sicuramente sarebbe dovuta stare lontana chilometri da lì, da lui.
Sapeva perfettamente che se lo avesse detto a Mulder non le avrebbe mai permesso di seguire quel tizio e proprio per questo aveva preferito mentirgli, non solo perché il vecchio aveva minacciato di far saltare tutto se glielo avesse detto.
La verità era che, proprio come gli aveva detto Spender in macchina, lei era da sempre attratta dagli uomini potenti, in qualsiasi maniera le si ponessero davanti o in qualsiasi maniera si potesse considerare un uomo potente.
Fin da ragazzina, fin da quando viveva alla base della Marina Militare con la sua famiglia, non poteva fare a meno di essere attratta dai bambini più esuberanti, dai così detti leaders della compagnia, che spesso e volentieri erano anche i più attaccabrighe. Ce ne era voluto di tempo perché capisse che non sempre essere i più esuberanti o attaccabrighe necessariamente significa essere veri leaders o avere reale potere.
Solo invecchiando poi, aveva compreso che non sempre il potere coincide con l'esaltazione del merito, della forza e della qualità individuali, e forse lo aveva capito proprio da quando aveva conosciuto Mulder.
Eppure nonostante ciò, quel tipo di potere continuava a stuzzicarla e incuriosirla, continuava a esserne attratta. Proprio come quando da bambina finiva col seguire un ragazzino di nome Sam, di qualche anno più grande di lei, insieme a un altro paio di amichetti, vicino alle sponde del fiume. Si arrampicavano sui rami più alti e sottili degli alberi sporgenti sull'acqua per vedere chi resisteva di più, lì appeso, fino a che fosse caduto, e più il ramo si incrinava più dovevano dimostrare coraggio rimanendo attaccati il più a lungo possibile, fino a che le mani bruciavano. Nonostante sua madre e suo fratello Bill le avessero detto mille volte che era un gioco pericoloso e stupido, e che rischiavano di rompersi l'osso del collo, lei continuava a seguire Sam e i suoi amici, convinta che tanto lei lo avrebbe capito da sola quando sarebbe stato il momento di fermarsi e tirarsi indietro.
Fino a che un giorno il ramo si spezzò veramente e Sam cadde dentro al fiume sbattendo contro un masso e procurandosi una commozione cerebrale e una frattura alla colonna vertebrale che lo costrinsero sulla sedia a rotelle.
Eppure mai ebbe il coraggio di ammettere a suo fratello e sua madre che Sam era stato proprio un idiota.
Ora, come allora, non era stata capace di fermarsi e tirarsi indietro da quella situazione pericolosa, non prima di finirci dentro completamente e non prima di rischiare di rompersi l'osso del collo come col gioco con Sam.
Si era fidata di C.G.B. Spender o di come diavolo si chiamasse quel tizio in realtà, non sapeva nemmeno se quello fosse il suo vero nome in fondo.
Eppure lo aveva seguito.
Non sapeva niente di lui, non sapeva nemmeno se quello che le aveva detto e mostrato fosse anche solo lontanamente vero, eppure si era messa in viaggio con lui per due giorni e si era... fidata. Già, fidata.
Oddio se Mulder l'avesse vista: svegliarsi in una camera da letto con addosso il pigiama che quel verme aveva detto di averla aiutata a mettere.
Arrossiva al solo pensiero di ciò che avrebbe potuto pensare Mulder se l'avesse vista.
Aveva perso il controllo della situazione, trovarsi dentro a un letto e non avere la più pallida idea di come ci era arrivata?!
L'aveva drogata? O forse era realmente troppo stanca come aveva detto Spender, ma comunque non ricordava niente e quel pigiama addosso non se lo era sicuramente messa lei.
E inoltre avrebbe anche potuto morire, le avevano sparato mentre era sulla barca. Qualcuno aveva tentato di ammazzarla proprio come avevano ucciso l'informatore in mezzo al lago.
E poi per cosa?
Per un dannato disco... vuoto!
No, non era decisamente stata capace di fermarsi in tempo.
E Mulder lo sapeva, non riusciva a capire come facesse ad arrivarci prima di lei, eppure era così.
La conosceva così bene che quella consapevolezza quasi la irritava.
Le bastava un suo sguardo anche silente per percepire consenso o dissenso, ma anche il biasimo con cui a volte la giudicava nonostante esplicitamente non le dicesse niente.
Il dubbio più grande ora era che lui non la ritenesse abbastanza preparata per una situazione come quella in cui era finita, abbastanza furba o abbastanza forte, forse proprio come la consideravano sua madre e suo fratello da bambina?!
Dannazione, no, non era così.
Il Mulder che lei conosceva la venerava quasi, anche se a volte la biasimava. A ragione, come in quel caso, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso.
Adesso non la guardava nemmeno negli occhi.
Lei insisteva con lo sguardo, mentre i Pistoleri Solitari cercavano di capire cosa ci fosse in quel cd, convinta che continuando a fissarlo anche lui per forza di cose l'avrebbe fatto, prima o poi, e invece niente.
Mulder era chiaramente verde di rabbia, se i suoi occhi avessero potuto parlare probabilmente avrebbero vomitato delusione e livore.
Ce l'aveva con lei e la ignorava chiaramente.
Lo aveva fatto non appena era arrivata a casa sua. Già al telefono quando lo aveva chiamato per avvertirlo che stava tornando in città con un nastro importante da controllare e che avrebbe avuto bisogno dei tre Pistoleri, lui non le aveva chiesto niente, aveva solo detto che l'avrebbero aspettata tutti a casa sua.
E quando era arrivata lui non le aveva parlato, nel suo cuore avrebbe voluto abbracciarlo o forse sì aspettava che fosse lui a farlo, che sarebbe corso da lei accogliendola sotto la sua forte ala protettiva, bisbigliandole "Oddio Scully stai bene per fortuna".
Accidenti, in fondo era sparita per due giorni e poteva esserle successo di tutto e si sarebbe aspettata un po' di conforto da parte sua, invece lui nemmeno aveva aperto la porta, era stato Frohike a farlo dicendole che erano felici di rivederla sana e salva.
Anche Byers e Langly le erano andati in contro salutandola e avevano detto, facendo cenno verso Mulder, che erano due giorni che la cercavano.
Ma lui non aveva detto una parola, era in piedi defilato, accanto all'acquario con le braccia strette nel petto e lo sguardo rivolto altrove.
- Sto bene ragazzi.... - aveva detto e guardandolo aveva aggiunto:
- Mi dispiace avervi fatto preoccupare -
Ma mentre i Pistoleri avevano risposto con un sorriso, Mulder non l'aveva considerata nemmeno; deciso aveva alzato il coperchio di uno dei pc portatili posti sul tavolo invitandoli, bando alle ciance, a controllare quel cd, così importante, che dovevano analizzare.
Lei aveva dunque tirato fuori dalla tasca il dischetto e lo aveva porso a Langly. I tre Pistoleri si erano tutti seduti alla scrivania davanti ai computers, mentre Mulder silenziosamente, stringendosi le nocche, si era spostato sulla soglia della porta appoggiando entrambi gli avambracci contro il telaio scuro, senza mai commettere l'errore di guardarla o di lasciare intendere che la considerasse. Lei sempre più nervosa si era seduta in pizzo sul divano, sperando di trovare un suo sguardo di conforto, invece nulla, era chiaramente deluso e arrabbiato.
Gli occhi le si riempirono di lacrime prima ancora che Frohike dicesse che il CD era completamente vuoto, facendola scattare in piedi.
Non era possibile!
Si era rivolta ancora a Mulder per dirgli che non era possibile, per spiegargli che lei era convinta che ci fosse qualcosa dentro quel cd, non era stata così sprovveduta, per quel dannato CD aveva rischiato grosso, non poteva essere vuoto.
Solo in quel momento gli occhi di Mulder si posarono su di lei per qualche breve secondo, facendosi più comprensivi. Tuttavia, sembravano continuare a dirle che lui lo sapeva, lui sapeva che era stata tutta una farsa, che l'"Uomo che Fuma" l'aveva solo presa in giro e usata e lei c'era cascata.
Lei sempre così dura e intransigente con lui, il suo partner di lavoro, con quel vecchio tabagista era stata indulgente ed era rimasta fregata.
Oddio come odiava dover ammettere in cuor suo che aveva sbagliato tutto.
I tre Pistoleri si guardarono e in breve, senza aggiungere molte altre parole, raccolsero le loro cose e decisero di andarsene. Prima di dirigersi verso l'uscita, si raccomandarono di richiamare se ci fosse stata qualche novità, anche se era già notte fonda.
Mulder li salutò con un cenno della mano:
- Grazie, ma non credo ce ne sarà bisogno -
Il sarcasmo non celava nemmeno ai tre amici la sua evidente rabbia.
Scully seguì i ragazzi alla porta ringranziandoli, Byers le disse sull'uscio che sarebbe stato meglio per tutti dormirci sopra.
Lei gli sorrise con gli occhi lucidi.
Quando si chiuse la porta, rimase nella penombra dell'ingresso, ingoiò buttando giù tutte le lacrime che non poteva ancora liberare.
Non poteva andarsene senza parlare con Mulder, non avrebbe mai potuto tornare a casa senza averlo prima sentito dire, con il suo solito sorriso rassicurante, che era tutto ok.
Si voltò convinta di affrontarlo, ma non era più vicino la porta del salotto, né vicino al PC. In quel preciso momento sentì sbattere la porta della camera da letto e quasi sussultò per quel colpo secco e improvviso che spezzò il silenzio dell'appartamento.
Con pochi passi raggiunse il varco chiuso e vi si mise dietro:
- Mulder? - Lo chiamò senza enfasi e non ricevette alcuna risposta.
Afferrò con la mano la maniglia senza girarla e più decisa, trattenendo ancora le lacrime, riprovò a chiedergli di parlare, senza risultati.
Chiuse gli occhi che bruciavano, sospirò cercando di ritrovare la compostezza che le era solita.
- Mi dispiace, ho cercato di mettermi in contatto con te in qualche modo, ho cercato di raccogliere prove, non so cosa sia successo... -
Sospirò e alzando di più il tono della voce stringendo al tempo stesso di più la maniglia, proseguì:
- Ci sei?! Mulder... Posso entrare? -
E, dopo un attimo di attesa, aprì la porta, ma la decisione che ebbe nel girare la maniglia le svanì di colpo una volta dentro.
Lo trovò al buio, seduto sul bordo laterale del letto matrimoniale, illuminato solo dai riflessi delle luci provenienti dalla finestra.
Sembrò tutto nero come il suo umore.
Fece un paio di passi verso la direzione del letto, ma lui non si voltò nemmeno.
Con la voce spezzata gli spiegò che era convinta che Spender le avrebbe fatto avere delle informazioni importanti, per questo l'aveva seguito. Le aveva detto che non doveva dirgli niente e lei comunque aveva escogitato un modo per cercare di contattarlo nascondendosi un microfono addosso, anche se inspiegabilmente non era andato a buon fine.
- Io... Ho creduto di fare la cosa giusta, anche se so che ora tu mi disprezzi per questo -
Camminò avvicinandosi ancora un po' a lui, deglutì per trovare la forza di mostrarsi più decisa.
- Mulder? Dimmi qualcosa, dannazione! Non capisco. Quante volte sono stata io mollata mentre tu andavi in giro chissà dove e non sapevo nulla, eppure non ti ho mai messo il broncio come stai facendo tu ora... -
Si avvicinò ancora nel dire le ultime parole e finalmente lui alzò la testa e posò gli occhi su di lei.
La poca luce della stanza le permetteva di scorgere vagamente il luccichio che sgorgava tra il verde delle sue pupille.
Era rabbia o orgoglio? Non capiva.
Lo interrogò con lo sguardo, ma lui non rispose, la guardò a lungo, la fissò dritto dentro agli occhi senza celare il proprio risentimento, quasi sfidandola.
Lei gli mise fretta avvicinandosi ancora di un passo in attesa che lui parlasse.
- Non ci riesci eh Scully!? -
Ruppe finalmente il silenzio, la voce calda, roca, ma decisa.
Allontanando lo sguardo da lei, scosse la testa e alzò il tono:
- Preferisci credere che io ti disprezzi - sorrise - piuttosto che ammettere che hai sbagliato tutto. È impossibile per te vero?
La perfetta, razionale e integerrima agente Scully - del sarcasmo colorò le sue dure parole.
Lei si chiuse in un'espressione di disapprovazione, era stata colpita, ma non lo accettava.
- Hai commesso un errore gravissimo, hai seguito quell'uomo senza lasciare tracce - riprese adirato lui - Sapevi quanto possa essere pericoloso e falso, ma lo hai seguito da sola lo stesso -
Scully sapeva perfettamente che Mulder aveva ragione, era stata avventata, ma quando lo aveva fatto non credeva di avere altra scelta. Lui era chiaramente risentito, però era l'ultimo a poterla biasimare, al suo posto era certa che avrebbe agito allo stesso identico modo.
Dopo un attimo di silenzio lui le chiese sprezzante:
- Allora?! Dove siete andati in gita? -
La rabbia era in realtà mitigata dalla voglia di sapere.
Lei gli rispose cercando di trovare tutta la calma:
- Mi ha portata a Milford in Pennsylvania, vicino a un lago, in una baita, dove mi ha detto di dover incontrare un importante informatore -
- Cobra immagino -
Scully si sorprese del fatto che lui ne conoscesse già il nome e lo interrogò:
- Ma come fai a sa.. -
Ma lui subito la interruppe chiedendole:
- Siete partiti da soli? - Sembrava stesse interrogando un teste e lei automaticamente annuì.
Dopo un altro lungo momento di pausa continuando a guardarla negli occhi, le chiese abbassando il tono della voce, provando a soffocare la tensione:
- Ti ha fatto qualcosa? -
Lei esitò qualche secondo, poi:
- No, Mulder, non mi ha fatto niente. Solo... -
Immediatamente a quella titubanza di lei, si mosse in avanti col busto e tornò a fissarla negli occhi come per invitarla a dire tutto e subito, impaziente.
- Solo...ieri mattina mi sono risvegliata in quella baita dentro a un letto in pigiama... e non so bene come ci sono finita - confessò distogliendo lo sguardo e arrossendo istintivamente come spesso le accadeva parlando con Mulder.
A quelle parole lui si mosse di nuovo nervosamente obbligandosi a stare seduto, ma alzando il tono della voce chiese:
- Ti ha drogata? Come ha fatto? Ti ha messo le mani addosso? -
Lei gli si avvicinò nel tentativo di calmarlo:
- No. Non lo so in realtà... Io non ricordo cosa sia successo, lui ha detto che mi ero addormentata per la stanchezza e che mi ha soltanto aiutata a mettere il pigiama... - raccontò con un filo di imbarazzo.
- Dio Scully! -
Scosse la testa mentre un sorriso tremendamente amaro gli comparve sulle labbra nel sentire quella storia, sembrò rabbrividire contrariato alla sola idea, proprio come lei aveva immaginato.
- Quel vecchio bastardo - Sussurrò poi digrignando i denti.
Scully inghiottì ancora le lacrime e cercò di rassicurarlo:
- È tutto ok -
Lui la guardò di nuovo come l'aveva guardata prima in salotto, un misto di rabbia e delusione, quasi di ribrezzo senza mai perdere quella piega sulla bocca.
- Certo...tutto ok - ripeté retorico senza toglierle gli occhi di dosso come se aspettasse il resto del racconto che lei rapidamente proseguì:
- Poi stamattina sono andata a prendere il CD. Sul lago, dove aveva detto l'informatore, Cobra, sono andata io da sola con una barca a motore... e lì ho rischiato perché mi hanno sparato addosso - deglutì sentendosi assolutamente stupida nel ricordare quanto successo.
Mulder sgranò gli occhi fissandola sorpreso, poi facendo no con la testa distolse lo sguardo da lei.
- Cobra è morto. Io sono riuscita a tornare indietro -
Lui scosse ancora la testa guardando il pavimento:
- Potevi morire - Constatò gelido, mentre i suoi occhi e le sue labbra bruciavano chiaramente di rabbia.
Scully trattenne le lacrime e dopo qualche momento si avvicinò e gli poggiò una mano sul ginocchio come a voler fermare il movimento che lui nervosamente aveva preso a fare avanti e indietro col busto, mentre teneva forzatamente le mani nascoste e ferme sotto le cosce sedute sul letto.
- So cosa pensi Mulder, ma io... -
- Sai badare a te stessa... vero? Già, si, lo so - la interruppe immediatamente, sempre con quella smorfia cinica di amarezza sulle labbra, fermando un attimo quel dondolio e guardandola, le chiese:
- E cosa voleva esattamente da te il nostro amico? Che frottole ti ha raccontato per convincerti a seguirlo? -
Gli occhi blu di lei erano più scintillanti del solito per il bagliore delle lacrime che faticosamente cercava di sopprimere, gli spiegò quello che le aveva raccontato Spender, che tramite questo aggancio segreto avrebbero ottenuto le informazioni scientifiche per la cura del cancro come era successo a lei o come quello del ragazzino di Goochland, anzi la cura per qualsiasi malattia esistente sul pianeta. Parlando si piegò sulle ginocchia abbassandosi per guardarlo meglio negli occhi, lui la seguì con lo sguardo senza muoversi e l'ascoltò attentamente, ma con l' espressione di uno che sa di stare per sentire una grande idiozia.
- Mulder, mi ha detto di essere lui stesso in fin di vita e di voler lasciare i suoi segreti a qualcuno... -
La interruppe subito:
- A chi? A te? Dio mio Scully - Scosse la testa e sorrise sconvolto, come poteva essere stata così ingenua.
Lei sentì montare sempre più l'imbarazzo misto a fastidio, l'atteggiamento di biasimo di lui cominciava a irritarla, non la riteneva forse in grado di capire fino in fondo le situazioni? Si alzò e tornò alla posizione eretta di prima:
- Si, a me. Perché non pensi che potesse essere possibile?! -
- È di quel maledetto "Uomo che Fuma" che stiamo parlando Scully, accidenti! Hai visto cosa ti ha dato?! Nulla, niente, un CD vuoto! - alzò di nuovo contemporaneamente gli occhi e il tono della voce, tirò fuori le mani da sotto le cosce e gesticolò:
- La risposta è sotto ai tuoi occhi Scully, ma tu non puoi o non vuoi proprio accettarla -
Lei arrossì di nuovo dalla rabbia, era proprio la stessa identica sensazione, quella per cui mai avrebbe ammesso con sua madre o i suoi fratelli, che lei aveva fatto male i conti, che lei, così forte e razionale, non aveva saputo valutare da sé una situazione e mettersi in salvo da sola prima che si arrivasse al peggio.
E anche se poi era sempre da sola che si metteva in salvo, aiutata spesso dalla buona sorte, odiava dover ammettere di doverci cadere con tutte le scarpe in quelle situazioni incresciose prima di rinunciarvi o tirarsene fuori. Ma non accettava che Mulder la giudicasse a quel modo e gli disse che credeva che siccome adesso sapevano che il CD era vuoto, era facile per lui giudicarla come una stupida, non poteva essere ammissibile per lui che ci fossero davvero delle informazioni che li aiutassero a scoprire qualcosa.
Lui la guardò di nuovo negli occhi e le sorrise più dolcemente stavolta, celando per un momento la rabbia:
- Non ho mai nemmeno una volta pensato che tu sia stupida Scully, per favore, lo sai bene -
Ma lei non fu soddisfatta:
- Allora cos'è?! Forse non riesci ad accettare l'idea che io possa fare qualcosa di mia iniziativa senza di te! Non accetti che io agisca senza che sia tu a dire dove devo o non devo andare. A dirigere le indagini! È questo il problema vero?! -
Urlò.
Mulder si alzò in piedi, con un passo fu già davanti a lei, la sovrastava involontariamente con la presenza del corpo alto e muscoloso, lei ingoiò saliva e lacrime guardandolo dal basso verso l'alto mentre lui serio le diceva che era totalmente fuori strada cercando di controllare il tono della voce e aggiunse sussurrando:
- Sei così dannatamente orgogliosa - scuotendo la testa.
I loro occhi si guardarono intensamente, sembravano fare scintille.
Lei si chiuse in un'espressione ancora più dura:
- Non sono io l'orgogliosa qui. Sei tu, sei arrabbiato perché ti ho tenuto fuori dai giochi non è così?! Ammettilo -
Quelle parole le uscirono senza ragionare veramente, in preda all'orgoglio proprio come diceva Mulder e lui le rigettò sempre più nervoso.
Lei gli chiese ancora di cosa stesse parlando, sicura che volesse farla sentire in colpa solo perché avevano scoperto che quel cavolo di disco era vuoto.
Lo sfidò con lo sguardo senza spostarsi di un millimetro a un passo da lui. Quel corpo forte che solo un'ora prima aveva bramato di abbracciare e che ora le sembrava troppo vicino.
Mulder continuando a guardarla negli occhi le rispose provando ad abbassare il tono e sforzandosi di calmarsi:
- È divertente sai, vuoi fare credere che io sia risentito solo perché mi hai escluso, ma non riesci ad ammettere che hai commesso un errore nel farlo e che hai sbagliato a seguire quel bastardo -
Esatto, lei non accettava che nessuno le dicesse cosa era giusto e sbagliato in ciò che faceva e meno che mai lo accettava da lui.
In fondo era lei che in tutti quegli anni lo aveva sempre ripreso per i capelli e risvegliato dai suoi sproloqui, riagganciandolo alla realtà e salvandogli tante volte il culo. No, ora non lo accettava che lui le facesse la morale o le desse insegnamenti su come avrebbe dovuto o meno comportarsi.
Mulder sapeva bene cosa stava provocando in lei, glielo leggeva negli occhi blu spalancati e nelle labbra rosse tremolanti, nelle mani ferme sui fianchi e nel piede puntato in avanti sulla difensiva, la conosceva così bene da riuscire persino a prevedere quando finalmente avrebbe lasciato uscire tutte quelle lacrime che orgogliosamente continuava a buttare giù. Eppure, nonostante sapesse quanto fosse in difficoltà, stavolta non poteva fargliela passare liscia.
Altre volte, in passato, aveva taciuto dinanzi a sue scelte avventate e a comportamenti che non condivideva. Non aveva mai voluto affrontare il problema, consapevole del fatto che lei gli avrebbe probabilmente risposto che quelli non erano affari suoi. Non aveva mai voluto farle capire che una sua scelta non riguardava solo lei, ma anche lui. Non aveva mai voluto costringerla ad affrontare quei discorsi che lei sembrava fingere non la riguardassero, era convinto che le servisse solo del tempo per maturare i propri reali sentimenti e capire da sola.
Sapeva bene che lei non aveva bisogno di un cavaliere armato che la vegliasse. Lei certamente non era la classica donzella indifesa da accudire sguainando la spada. Tra loro non avrebbe mai potuto esserci quel tipo di gioco di forza e attenzioni tipico di certe relazioni tra uomo e donna.
Lui non poteva essere protettivo con lei nel classico modo in cui il maschio alfa lo è verso la propria donna. In realtà quel comportamento non apparteneva nemmeno a lui, neanche ai tempi del liceo sarebbe mai stato il tipo che faceva a pugni con qualcuno per una ragazza, e non perché non fosse sufficientemente forte per farlo, ma perché aveva tutt'altro concetto di possesso. E soprattutto aveva tutt'altro concetto di una propria ragazza, che sarebbe dovuta essere sufficientemente emancipata per sapere da sola rifiutare avances indesiderate, senza bisogno di rimanere in un angolo per farsi difendere da lui.
Figuriamoci se avesse mai potuto agire così con una come Scully, anche perché non gli era nemmeno concesso. Lei non era la sua ragazza e lui non aveva alcun diritto di difenderla da avances indesiderate, nemmeno se a fargliele era stato quel dannato "Uomo che Fuma".
Cercò di calmare la rabbia, conscio di averla provocata anche in lei, per riportare il tutto a una conversazione il più possibile sincera, le chiese diretto:
- Sai come mi sono sentito? -
Lei stupita per quella nuova domanda, senza abbassare la guardia gli rispose indastidita:
- Ecco vedi?! Il problema è come ti sei sentito tu Mulder?! E non cosa veramente ho rischiato io? -
Un velo di amarezza tinse gli occhi di lui che scosse la testa amareggiato.
Constatò che lei si ostinava a non voler capire e arreso abbassò di nuovo lo sguardo al pavimento.
Lei provò a calmarsi a sua volta e gli chiese di spiegarle a cosa si riferisse perché non riusciva a capire.
Mulder fece un passo verso lei, erano vicinissimi adesso, i suoi occhi erano così languidi e al tempo stesso ardenti che sembravano sul punto di incendiarsi:
- Ero semplicemente preoccupato per te Scully -
Disse con un sorriso dolce.
Lei deglutì cercando di mantersi salda nella sua posizione sia fisica che mentale.
Le spiegò di quanti e quali pensieri gli passarono per la testa in quelle ore senza di lei, di come aveva cercato di capire dove potesse essere.
Sollevò una mano e con l'ampio palmo le accarezzò una guancia:
- Non sapevo dove eri, perché avessi seguito quel maledetto. Ho pensato fossi in pericolo -
Lei non sapeva che dire, sorpresa accolse quella carezza restando inerme spiazzata dalla sua improvvisa tenerezza.
Ora gli stava di fronte con la maglia scura e i jeans, con i piedi scalzi sul parquet della sua stanza da letto, e in modo molto sincero, come gli era solito, sembrava aver rimosso ogni sentimento di rabbia lasciando posto alla dolcezza:
- Non c'entra niente il lavoro Scully, non ha niente a che vedere con chi stabilisce dove andare o che indagine seguire. Non c'entra la mia voglia di dirigere gli X-Files, come pensi tu. Riguarda solo me e... te -
Sorrise come se rimproverasse sé stesso per quella sua stessa ammissione.
Lei non riuscì più a trattenere le lacrime e, mentre una le iniziò a rigare la guancia dove poco prima aveva sentito il gentile tocco delle dita di Mulder, provò a farfugliare qualche parola ammettendo che le dispiaceva.
Abbassò per un attimo ogni difesa nel pronunciare quelle parole confuse arresa alla consapevolezza della preoccupazione di Mulder.
In passato aveva già sperimentato quali profondi sentimenti lo muovessero verso lei, ma non osava spiegarseli, comprenderli e meno che mai aspettarseli. Era come se fossero un regalo ogni volta ed era troppo difficile per lei affrontarli.
Mulder la sorprese ancora con un sorriso:
- So come sei fatta. So che sai badare a te stessa, che sei forte, che ti sai difendere, però, scusami... non ho potuto fare a meno di preoccuparmi per te -
Si arrese abbassando le braccia lungo i fianchi e impaziente si allontanò cercando di frenare i propri impulsi di avvicinarsi e stringerla.
- Anche se so che tu non vuoi che io mi preoccupi per te. Perdonami Scully, perdona questa mia debolezza... da maschio -
Concluse sorridendo,
quel suo tipico sorriso fanciullesco e allo stesso tempo ammiccante, che lo rendeva disarmante quanto irresistibile.
Aveva ragione di nuovo, lei non voleva, lei non accettava che lui si preoccupasse per lei, anche se poi in realtà in quei sette anni era sempre accaduto, ad entrambi in maniera reciproca.
Si rendeva conto che quel tipo di preoccupazione di cui ora stava parlando Mulder era ben diversa da quella tra colleghi o tra semplici amici, ed era proprio lì il problema tra loro, per lei.
Stanca e incapace di frenare le lacrime si mosse, si spostò rapidamente e andò a sedersi sul letto, vi appoggiò il fondoschiena come a voler sprofondare, sospirò forte, l'aria sembrò venir fuori da sola.
Mulder la seguì con lo sguardo, poi lentamente mise le mani dentro le tasche dei jeans e si fermò dando le spalle alla finestra che lasciava entrare le luci della strada.
Le chiese se sapeva quale era in realtà ciò che le dispiaceva di più di quella situazione.
Lei alzò gli occhi senza dire nulla aspettando che continuasse:
- Constatare che persino a uno come quel vecchio bastardo permetteresti di avvicinarsi a te, di scalfire le tue certezze, come hai fatto in questi due giorni, mentre a me non lo concederesti mai -
Le sue labbra si piegarono ancora in una smorfia amara mentre lei lo guardò confusa.
Aveva fatto bingo.
Forse era vero, ma non riusciva nemmeno a sé stessa a dare una spiegazione del perché.
Forse la verità era che a uno come C.G.B. Spender, infimo e malvagio quanto potesse essere, sapeva tutto sommato di poter tenere testa, mentre a Mulder no.
Lui era la sua debolezza, il suo unico tallone d'Achille.
Aveva vissuto tutta la vita dandole una certa direzione, non era semplice metterla completamente in discussione a causa sua, già troppe cose aveva permesso che lui cambiasse da quando lo aveva conosciuto.
Mulder si avvicinò al letto, così vicino a lei da poter scorgere le sue lacrime. Alzò le mani per prenderle il viso avvolgendole le guance calde con le mani e dolcemente asciugargliele con le dita.
Lei sollevò gli occhi per guardarlo e incontrò quello sguardo che oramai in quegli anni tante volte aveva visto rivolgerle: la fissava con una tale intensità e dedizione da farla sentire come l'essere più speciale al mondo. Certo non era la prima volta in vita sua che un uomo la guardava, ma con lui era diverso.
La imbarazzava.
Ma non era una questione sessuale, anzi sembrava la guardasse come si osserva un quadro della Madonna, con ammirazione e venerazione, quasi temesse di scalfirla.
E forse era anche a causa di quello sguardo che faticava a lasciarsi andare, temeva di non essere all'altezza della sua considerazione, ma probabilmente lui di questo nemmeno si rendeva conto.
Non riuscì a parlare, si lasciò asciugare il volto col suo tocco delicato.
Avrebbe voluto abbracciarlo e abbattere con un solo gesto tutte quelle stupide barriere che si erano messe in mezzo, ma era così difficile essere spontanea.
Mulder fermò le carezze e si andò a sedere accanto a lei, così vicino che le loro spalle si toccarono.
Rimasero in silenzio per un po' così, seduti vicinissimi sul letto fissando il vuoto, poi lei, spinta dal desiderio di sentire più profondamente il profumo agrodolce di lui che conosceva bene, ma che non la stancava mai, si arrese e inclinò la testa fino a poggiarla sul suo petto.
Mulder prontamente rispose sollevando il braccio per farle posto e mettendolo attorno alle spalle la accolse a sé.
- Sono stata una stupida - ammise lei con un filo di voce.
Lui scosse la testa e sorrise teneramente, senza riuscire a dire niente.
Con la stessa sincerità messa da lui poco prima, Scully ammise di non sapere nemmeno il perché si infilasse sempre in situazioni che prevedeva potessero procurare guai, senza fermarsi in tempo, nonostante razionalmente capisse fossero sbagliate. Forse aveva bisogno di sfidare sé stessa per capire se era capace.
- O forse hai bisogno di sfidare te stessa perché sai che è una delle poche occasioni che ti concedi per andare oltre la tua spessa coltre di razionalità e sentirti pienamente viva -
Aveva concluso lui con un sussurro.
Accidenti la conosceva così bene. Del resto si trattava dell'agente speciale Fox Mulder: capace di stilare il profilo caratteriale dei peggiori serial killer solo vagliando alcune recondite informazioni, figuriamoci se non fosse capace di interpretare nel profondo lei, la donna con cui condivideva da anni l'ufficio e ore e ore di vita comune.
Probabilmente sapeva benissimo, anche più di lei stessa, quanto ne fosse innamorata, ma non riusciva a soffermarsi su questa ipotesi senza arrossire, così scappava via altrove col pensiero.
Era troppo difficile per lei affrontare quella situazione proprio con lui, ma sentì che era giusto parlargli in quella circostanza.
- Io non voglio che pensi che non ti permetterei mai di avvicinarti a me Mulder - riuscì a dirgli con un filo di voce, sperando che lui non la interrompesse altrimenti non ce l'avrebbe fatta.
- Tu per me sei importante, anzi, sei la persona... più importante -
Inghiottì in evidente difficoltà.
Lui per un attimo si odiò per averla costretta a quella dichiarazione e la interruppe. La strinse con dolcezza e, sentendo il profumo dei suoi capelli ramati a contatto col mento, le bisbigliò, :
- Credo tu sappia oramai che io ho piena fiducia in te, Scully. Ti ritengo mille volte più in gamba di me e se in futuro vorrai agire ancora come hai fatto stavolta, se tu lo riterrai opportuno, lo accetterò. Come tuo partner sarò sempre dalla tua parte -
Lei si strinse al suo petto restando in silenzio, mentre lui continuò:
- Ciò che non potrei mai accettare è che tu metta in pericolo la tua vita senza permettermi di venirti in soccorso. Questo no, Scully. E se agisci senza mettermi al corrente di qualcosa, come stavolta, rischio di non essere lì se avessi bisogno di me e non posso accettarlo. Non potrei mai perdonarmi se ti accadesse qualcosa -
A quelle parole, emozionata sentì altre lacrime rigarle le guance rosate.
Mulder la scaldava sia con il suono intimo della voce, sia con il corpo tenendole il braccio attorno alla spalla. Decise che poteva lasciarsi andare a quella coccola senza sentirsi meno forte di quanto non lo fosse veramente in quel momento.
Lui dipanando ogni tensione accumulata in quelle ore, archiviò qualsiasi arrabbiatura possibile e fece spazio semplicemente ai suoi sentimenti più teneri e tenendola vicina a sé le disse ancora:
- Come uomo invece, Scully, come tuo amico o come tua "persona più importante" - sorrise sottolineando quelle parole - accetterò qualsiasi tua scelta, i tuoi silenzi, le tue paure e tutti i muri messi tra noi. Mi ci sono abituato oramai -
Sorrise ancora.
Lei si scostò dal suo petto e alzò il viso per guardalo negli occhi. Mille sensazioni attraversavano i loro sguardi.
Lui le rivolgeva ancora quel sorriso tenero che solo lui riusciva a fare pur continuando a essere dannatamente sexy. Scully velocemente scappò da quella bocca carnosa e invitante che non poteva fare a meno di guardare per rifugiarsi di nuovo con la testa sul suo petto ampio e rassicurante.
Gli disse che non sapeva nemmeno perché fosse tutto così difficile per lei.
Mulder le accarezzò la nuca, lui in realtà intuiva benissimo quale fosse il motivo per cui tra loro lei mettesse tutti quei muri. Anche lui aveva paura, ma era convinto che col tempo tutte le difficoltà si potessero dipanare. O meglio era convinto che prima o poi sarebbero stati pronti entrambi a scavalcare quei muri.
In fondo anche lui temeva, in un angolo remoto della mente, di non essere abbastanza per lei, abbastanza perché potesse rischiare di cadere valicando quelle difficoltà.
La Scully che lui conosceva bene, preferiva rischiare andando dietro alle illusioni raccontatele da un bastardo qualunque come Spender, piuttosto che rischiare accettando di stare con lui che era per lei una sorta di sfida al contrario. Con gli altri giocava mettendosi in corsa, con lui giocava in ritirata.
Mulder sentiva che nel profondo del suo cuore lei lo amava come nessuna donna aveva mai saputo fare nonostante non riuscisse a cedere e a confessargli quel sentimento.
E non riguardava solo il problema dell'essere partner di lavoro, il vero problema è che lui non era il tipo di uomo che solitamente la sua mente pacata e inflessibile avrebbe scelto.
Non incarnava l'uomo solido, maturo e caratterialmente rilassato che nella sua testa aveva sempre creduto fosse il suo tipo ideale.
Lui era irrazionale, istintivo, risoluto, talvolta assente ed egocentrico, completamente dedito sulle proprie passioni e il proprio universo.
E anche se di questo universo faceva parte da un po'di tempo anche lei, Scully temeva di ammettere a sé stessa di poter amare uno come lui, un irrazionale, un passionale, un uomo disordinato e senza regole, anche se assolutamente geniale, fiero, onesto, leale e, non meno importante, tremendamente sexy.
La dottoressa Scully non poteva ammetterlo, ne aveva paura, uno come lui nella sua vita poteva significare solo "guai" e se aveva deciso di accettare questo rischio seguendolo in tutto e per tutto sul lavoro, non era pronta a fare la stessa cosa nella vita sentimentale. E forse pure per questo, per una sorta di legge di compensazione, oramai anche per lei la sfera professionale dominava su tutte le altre.
La sua vita era diventata il lavoro e il lavoro era Mulder, quindi per la proprietà transitiva la sua vita era diventata Mulder.
Incredibile.
Già era così, eppure non sembrava rendersene conto.
Nello stesso tempo era come se una parte di lei desse per scontato che sarebbero rimasti così per sempre, intrecciati dal lavoro, consapevole che per lui il suo lavoro fosse veramente la vita, già da prima che arrivasse lei nel suo ufficio. In fondo, pensava, che c'era di male se tutto restava esattamente come era? Non era già perfetto così, anche senza implicazioni sessuali e sentimentali?
Ma se osava anche solo immaginare che un giorno nella vita di Mulder potesse arrivare un'altra donna, il suo cuore andava in tumulto, al solo pensiero si sentiva divorare dalla gelosia. Lei, la razionale.
Anche Mulder sarebbe morto nel vederla con un altro, eppure avendo convissuto già da tempo con questi sentimenti inespressi, probabilmente molto più di lei, lo avrebbe accettato pur di poterla avere ancora accanto come partner unica e insostituibile e come amica unica e insostituibile.
Dopo un lungo silenzio Scully si scostò dal suo petto, si spostò in avanti col busto e con una mano sfilò dai piedi le scarpe che le dolevano lasciandole cadere sul pavimento, poi si voltò a guardare Mulder e sorridendo con il viso tirato dalla stanchezza e dalle tante lacrime oramai seccate, gli chiese:
- Ti dispiace se rimango qui stanotte? -
Lui esitante per quella improvvisa domanda, rispose con finta preoccupazione alzando un sopracciglio:
- Qui? Così seduti tutta la notte? -
Lei sorrise di più e si rimise con la testa sul suo petto.
- Beh mi accontenterei - rispose ammiccante.
Lui la strinse più forte dalle spalle, si spinse indietro con la schiena e, senza mai lasciarla, la tirò con sé sdraiandosi al centro del letto matrimoniale.
- Forse così è meglio -
Disse mentre si riappoggiava su di lui.
Mulder si sollevò ancora e rapidamente tirò su la coperta dai piedi del letto e la adagiò avvolgendo entrambi, mentre la copriva ironico le disse:
- Metti a dura prova il mio sangue freddo, ma farò volentieri questo sacrificio - sussurrando al suo orecchio.
Lei sorrise ancora: -
- Grazie -
- Sicuramente non potrai dire che sei finita nel mio letto perché ti ho drogata col fumo delle mie sigarette -
La provocò e lei scoppiò in un sorriso misto tra il divertito e il risentito, si sollevò per guardarlo negli occhi per capire se fosse serio, lui ricambiò immediatamente lo sguardo con occhi ironicamente infastiditi, ma al tempo stesso dolcissimi.
- Questo è un colpo basso -
Gli disse poggiandogli uno schiaffo leggero sul petto, prima di risistemare la testa su di lui.
Dopo un lungo momento di silenzio, prima che lei si potesse addormentare vinta all' evidente stanchezza, lui non poté fare a meno di chiederle di nuovo:
- Non ti ha fatto niente, vero? Quel maledetto? -
Scully rimase un attimo spiazzata da quella ennesima domanda che riguardava quella brutta disavventura, era evidente quanto Mulder fosse preoccupato ancora e cercò di tranquillizzarlo:
- Assolutamente niente -
Tagliò fuori ogni dubbio stavolta, nonostante in realtà non ricordasse completamente i fatti.
Lui non sembrò realmente convinto, i pensieri continuarono a rigargli la fronte, ma annuì lo stesso posandole un bacio sulla testa:
- Sei molto stanca, è meglio dormire -
Lei per tutta risposta prese da sotto la coperta una mano di lui, la sollevò e gli poggiò le labbra sul dorso premendole a lungo. Lui si lasciò coccolare da quel gesto affettuoso e ricambiò avvolgendola forte in un abbraccio.
Certamente in quei gesti non c'era niente di fraterno tra loro ed entrambi lo sapevano, ma evidentemente facevano leva su tutto il loro raziocinio per mantenersi distanti.
Schiudendo le labbra a contatto con la sua mano solleticandola con il fiato, gli chiese per sdrammatizzare:
- Hai mai pensato di fumare Mulder? -
E si aprì in un grande sorriso divertito.
Lui sorrise meno divertito e le rispose:
- No, ma potrei invitarti a una gita al lago un giorno di questi -
Lei gli baciò di nuovo la mano:
- Senza giro in barca con pallottole volanti, però -
Sorrise lui stavolta e baciandole la testa propose:
- Allora ti porto al mare -
- Ci sto -
Lui sollevò e ruotò un po' la testa per guardarla in faccia e anche lei fece altrettanto, si fissarono un attimo sorridendo, i loro occhi esploravano i visi in una sequenza rapida e oramai nota, passando dal luccichio dei reciproci occhi chiari per soffermarsi sulla prorompenza delle labbra invitanti. Mulder moriva dalla voglia di baciarla, ma si trattenne.
Scully intuendo qualcosa di inespresso in lui, gli chiese piegando la testa e muovendola insieme alle parole:
- Mhm? Si? -
Lui esitante si tirò indietro poggiandosi al cuscino e le rispose fingendo distacco:
- Niente. Ti stavo solo immaginando in bikini -
Divertita Scully riprese posto comodamente sul suo petto e baciandolo attraverso la maglia sullo sterno lo liquidò:
- Buonanotte Mulder -
Lui sollevò la testa per guardarla di nuovo, ma senza scomporsi veramente le chiese:
- Ma come Buonanotte? Ehi non vale... Almeno dimmi il colore -
Lei rise e gli disse ancora sussurrando:
- Shsss fai buoni sogni Mulder -
Lui abbandonò totalmente la testa indietro e calmo rispose:
- Semmai avrò gli incubi stanotte. Vedrò bikini addosso all'Uomo che Fuma in riva a un lago -
Lei rise ancora, ma non parlò più, Mulder allora prese la sua mano e la portò alla bocca, imitando il gesto che prima aveva fatto lei, la baciò poggiandole le labbra sulle dita e le sussurrò con un sibilo pieno di calore:
- Buonanotte... Scully -
Lei si strinse di più al suo petto e chiuse gli occhi abbandonata alla stanchezza.
Mulder invece a lungo rimase sveglio, immobile per non disturbarla, impossibilitato a lasciarsi andare al sonno, vegliò sul suo respiro ritmato, tenendola stretta, percependo la forma del suo corpo attraverso i vestiti che avevano ancora addosso e che sapevano di smog, avvolti dalla leggera coperta. Si chiedeva chi al suo posto sarebbe riuscito a dormire con una donna come Scully addormentata sul petto senza osare toccarla, respingendo ogni desiderio di possederla.
Forse solo un pazzo, forse solo lui.
Fine
   
 
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