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Autore: queenjane    06/01/2021    1 recensioni
I Romanov e i loro Natali, dal testo ".. Il Natale del 1913 fu splendido, l’ultimo, in tempo di pace, meno male che gli dei non avevano concesso il dono della preveggenza.
Bacche di agrifoglio ornavano le composizioni che la granduchessa Olga faceva quell’anno, candele di cera d’api, di varie grandezze scalate, munite di quella pianta e nastri e foglie di elleboro.
L’albero di Natale nel salone principale, era magnifico, alto e decorato in modo stupendo, profumava di resina, dei biscotti appesi, come le arance e i mandarini, di non minore bellezza quelli più piccoli per i bambini.
E la neve cadeva abbondante, era stupendo anche solo passeggiare, nelle pause, mentre i rami degli alberi spogli del parco imperiale si stagliavano contro il cielo come braccia di ballerini pronti a un giro di danza, mentre il sole tramontava, il cielo che assumeva le tinte delle rose sul punto di fiorire..."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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E altri frammenti tornano quando si avvicina il Natale, preparo l’albero, i regali e gli addobbi insieme ai miei figli, torno bambina con loro, le guance arrossate dalle risate e da un bicchiere di vino, tipo bacche di agrifoglio come le composizioni che creava Olga.
 Bacche che ornavano le composizioni che Olga faceva quell’anno, il 1912, insieme a nastri e candele di cera d’api, di varie e  scalate grandezze, era il 1912, credo, che la felicità non conosce una precisa, nitida memoria, torna e la fa da padrona, perpetuandosi in echi infiniti.
L’albero di Natale nel salone principale, era magnifico, alto e decorato in modo stupendo, profumava di resina, dei biscotti appesi, come le arance e i mandarini, di non minore bellezza quelli più piccoli per i bambini.
E la neve cadeva abbondante, era stupendo anche solo passeggiare, nelle pause,  mentre i rami degli alberi spogli del parco imperiale si stagliavano contro il cielo come braccia di ballerini pronti a un giro di danza, tema cui mi soffermavo spesso.
“Ti ricordi, quando ero bambina avevo paragonato Mama a un albero di Natale, suntuoso e bellissimo, tanto era splendida, adorna di gemme, pronta per un ballo. A lovely Christmas’s tree.  “La voce soffusa di ombre e malinconie

“Sì. Era molto bella. “ Alessandra era invecchiata, rughe marcate e ciocche grigie, eredità dei giorni di Spala di quel tremendo autunno, Alexei era quasi morto per una crisi di emofilia, il morbo che lo affliggeva, ed era ancora debolissimo, convalescente, il logoramento fisico gli impediva di alzarsi dal letto o dal divano da solo.

Al momento Alix era sul suo divano,nella sua adorata mauve room,  oppressa dalla sciatalgia e dal mal di denti, al buio, depressa e scoraggiata, nemmeno i suoi amati fiori le recavano conforto, rifiutava di vedere persino le figlie, tanto era giù di tono, il logoramento mentale la lasciava buia ed avvilita.
Nel mezzo, il vuoto.

Glissai ogni commento. Mia madre era pimpante e ringiovanita, sempre in salute, correva dietro a mio fratello e non spendeva fortune in creme e lozioni per il corpo, invecchiava anche lei, ma senza strepito, aveva ben avuto ragione lo zar Alessandro II a pronosticarle avvenenza e amore, lei e Alix erano in contrasto, sempre, non in termini di rango, quanto di soddisfazioni..
Discorso troppo lungo e complicato, mia madre non era la buona della situazione e la zarina la strega piena di difetti, che sarebbe stato troppo facile, poniamo che è più semplice apprezzare una persona sempre allegra e non una tragica, e Alix aveva ragione a dolersi e preoccuparsi, a temere per il bambino, peccato che raggiungesse livelli ossessivi, tralasciando il resto. Per me, tanto più ero triste, maggiormente sorridevo ed ero arguta.
“E questo Natale sarà molto bello. Progetto di pattinare sul ghiaccio, costruire pupazzi di neve, fare epiche battaglie sempre con le palle di neve..
“Partecipare a qualche ballo.. Sia a dicembre che in gennaio “
“Come quello per i tuoi diciotto anni”Una celebrazione come un’altra.
“Già. “ Pensai a Luois. E percepii di arrossire.  
“Sei rossa come una bacca. Chi speri che ci sia?”
“Più di una persona.” Glissando tout court.
“Già sarà bello e divertente.. “ Tacqui, per certe cose era come una ragazzina, romantica e sognatrice, io avevo baciato un ragazzo, mi ero invaghita di un altro. Come lei, diciamo che la sincronia, pur mutando, era rimasta.



Un Natale splendido, quello del 1912, l’ultimo che avremmo trascorso insieme, in tempo di pace, meno male che gli dei non ci avevano concesso il dono della preveggenza.
 
Venne poi la guerra del 1914, la Grande Guerra, che fece terminare il mondo di ieri.
Per questo ricordo, i miei sono solo nel mio cuore.
E ancora non mi pare vero che io sia qui tra i vivi, con i miei figli, e loro tra  i defunti, torno a quel frammento .. a quando Ulisse ritrova Achille tra i morti, l’eroe rifiuta gli elogi, sancendo che avrebbe preferito vivere..
Nel 1918, erano tutti morti.
Ho finito la mia pace, posso solo cercare  di vivere, ANCORA LI RICORDO, MAI LI HO DIMeNTICATI
   
 
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