Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Eryiss    06/01/2021    1 recensioni
Freed e Laxus conducono vite incredibilmente diverse. Freed è un avvocato d’ufficio che vive nella capitale, mentre Laxus lavora come tuttofare in un hotel di campagna. Nonostante le differenze che intercorrono tra i due, le loro vite si incroceranno nel momento in cui Freed erediterà una casa nel paese di Laxus e lo assumerà per rendere l’edificio nuovamente abitabile. Ma più si avvicineranno, più comprenderanno cosa possono offrirsi l’un l’altro.
[Modern!AU, Fraxus, capitoli pubblicati: 7/12] [Storia originale di Eryiss, traduzione di Soly_D]
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cana Alberona, Evergreen, Fried Justine, Lisanna, Luxus Dreher
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note della traduttrice:

Ciao ragazzi, sono Soly Dea! Forse non lo sa quasi nessuno, ma io nella vita reale studio traduzione e interpretariato, quindi ho pensato di combinare il mio amore per la traduzione al mio recente amore per la Fraxus (grazie Angie_Dreyar <3) traducendo le storie di un bravissimo autore di fanfiction in lingua inglese, Eryiss, che ho già contattato per il permesso e che potete trovare qui: AO3 - Fanfiction.net - Tumblr. Spero che la storia vi piaccia e che la traduzione sia piacevole. Fatemi sapere cosa ne pensate e io lo riferirò all’autore! Tanto le note dell’autore quanto la storia in sé (compreso titolo e immagine introduttiva) sono di proprietà di Eryiss, io mi occupo solo di tradurre.

Link della storia originale QUI (riporto per comodità solo Fanfiction.net ma come ho detto sopra potete trovare le sue storie anche su AO3 e Tumblr).

Note dell’autore:

Ho scritto questa storia per il Fraxus Day 2020. Alla fine è diventata una long di cui pubblicherò un nuovo capitolo a settimana ogni giovedì. Spero che vi piaccia, mi sono divertito molto a scriverla. L’evento è stato gestito da Fuckyeahfraxus.

Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi commento, per me significa molto. Spero che vi piaccia e grazie per la lettura.

a


Capitolo 1 – La casa

Freed non si sarebbe mai aspettato che la morte di sua madre potesse essere così tediosa.

Probabilmente avrebbe dovuto sentirsi un po’ più sconvolto. D’altronde, tra lui e sua madre non c’era mai stata ostilità, né un tragico segreto o una storia di litigi o abusi, eppure era rimasto stranamente intoccato dalla notizia della sua morte. Non si era nemmeno irrigidito, si era sentito piuttosto come se un collega gli avesse detto che sua madre era morta. Era solo un evento, qualcosa che influenzava la sua vita ma non le sue emozioni.

L’indifferenza di Freed era dovuta probabilmente al fatto che lui e sua madre non si parlavano da anni, ma – di nuovo – senza alcun motivo. Non si parlavano e basta. Con suo padre, invece, aveva sempre avuto un bel rapporto, e quando era morto quattro anni prima Freed aveva sofferto molto, cercando poi di riprendersi come meglio poteva. Sua madre era quella che portava il pane a casa e forse era per questo che il loro rapporto non era mai stato molto intenso dal punto di vista emotivo. Nessuno dei due si era mai sforzato di avvicinarsi all’altro: ciò che li aveva tenuti insieme per lunghi anni era stato suo padre. Di conseguenza, dopo la morte di quest’ultimo, Freed e sua madre non avevano più avuto alcun motivo di parlare. Nessuno dei due era particolarmente sensibile, quindi nessuno dei due aveva cercato conforto tra le braccia dell’altro ed entrambi avevano preferito starsene per conto proprio.

La morte di sua madre fu appunto tediosa.

Subito dopo si succedettero una serie di cose, quali la necessità di pianificare il funerale, la gente che non sapeva proprio come portarsi nei suoi confronti e un’enorme quantità di condoglianze da parte di persone che nemmeno conosceva. Freed era sempre stato molto pragmatico, quindi sperò che un’esperienza del genere non si ripetesse mai più. In occasione della morte di suo padre, c’era stata almeno la tristezza a tenerlo distratto. Ma questo era semplicemente… be’, tedioso.

Forse la cosa peggiore era il fatto che dopo la morte di qualcuno bisognasse leggerne le ultime volontà, cosa che a Freed appariva totalmente insensata dal momento che aveva ereditato praticamente tutto. Freed ne era già a conoscenza – santo cielo, era lui l’avvocato della sua famiglia ed era stato lui stesso a redigere quel documento – ma doveva comunque adempiere il suo dovere. Di conseguenza, fu costretto a prendersi un’ora dal lavoro per salire di due piani l’edificio in cui lui stesso lavorava e sedersi di fronte ad un altro avvocato – Natsu Dragneel, che aveva svolto il tirocinio presso di lui per un anno – mentre quest’ultimo gli spiegava la legge e cosa essa comportasse. A Freed, a colui che gliel’aveva insegnata!

Come se non bastasse, praticamente tutto ciò che aveva ereditato presentava delle condizioni. Si era ritrovato con un sacco di debiti derivanti sia da prestiti che dal gioco d’azzardo, per cui il suo punteggio di credito aveva immediatamente incassato un duro colpo. Tra i beni che sua madre gli aveva lasciato e di cui prima o poi Freed avrebbe dovuto occuparsi, c’era perfino una proprietà che ora era praticamente sua.

In effetti non sembrava affatto male, tranne che per la sua posizione. La vita di Freed era radicata nel cuore della città praticamente da sempre, mentre quella casa si trovava nel bel mezzo della campagna, a chilometri di distanza da ciò che Freed considerava la civiltà. Il motivo per cui sua madre possedesse quella casa Freed non lo sapeva – lei era sempre stata legata alla vita cittadina, aveva sempre e solo vissuto ad Era – ma ora sfortunatamente quella casa era diventata sua.

Il viaggio in treno, dopo ben tre ore e mezza, giunse finalmente al termine.

Avrebbe venduto la casa, naturalmente. In effetti, dati i debiti in cui verteva, Freed non capiva proprio perché sua madre si fosse ostinata a tenerla. In quell’area i valori immobiliari erano alti e c’erano molte persone ricche che avrebbero desiderato godersi la loro pensione lì. Quella villetta a tre stanze sarebbe stata perfetta per loro. Ma prima Freed aveva bisogno di vederla, di parlare con gli agenti immobiliari e di firmare la rinuncia. Tedioso anche quello.

Quando scese dal treno, si rese conto di quanto quella zona fosse diversa da Era. Una zona aperta, dove l’aria aveva un odore diverso e il paesaggio sembrava un’illustrazione di un romanzo vittoriano. Tutto molto idilliaco, ma Freed non aveva nessuna intenzione di rimanerci abbastanza da apprezzarlo. Cercò il servizio taxi e ne prenotò uno per raggiungere la sua nuova proprietà.

A quanto pareva, la Uber1 in quella zona non era ancora arrivata.

L’auto giunse abbastanza presto e, a parte alcuni tentativi da parte del taxista di strappare a Freed più di una risposta concisa, il tragitto fu piuttosto silenzioso. Durante quei quaranta minuti, Freed osservò i campi scorrere attraverso il finestrino, le narici pregne dell’odore di concime. Nonostante molti lodassero l’aria fresca della campagna, Freed preferiva di gran lunga l’odore del petrolio a quello del letame (o quel che era).

Fortunatamente il suo cellulare si illuminò permettendogli momentaneamente di accantonare il pensiero di quell’odore disgustoso. Diede un’occhiata al nome – Agente immobiliare – per poi portarsi il cellulare all’orecchio accettando la chiamata. Aveva bisogno di una valutazione della proprietà e quell’uomo sembrava il migliore in zona. Freed sperava che fosse anche il più veloce.

“Signor Clive” lo salutò poggiandosi al sedile dell’auto.

“Signor Justine” rispose l’agente immobiliare con tono gioviale. “Volevo informarla che sono qui di fronte alla casa e che la sto aspettando. Ci sono state alcune valutazioni nel corso degli anni e sono tutte piuttosto simili, quindi non dovremmo metterci molto”.

“La ringrazio” disse Freed annuendo a se stesso e rivolgendo lo sguardo al GPS secondo cui sarebbe giunto a destinazione in circa cinque minuti. “Sono quasi arrivato”.

“Bene”. Il tono di Gildarts gli fece intendere che stava sorridendo. “Mi dispiace che sia stato costretto a venire fin qui per questo”.

“Non è colpa sua” disse Freed con tono pacato, anche se non del tutto sincero. “Prima ci sbrighiamo meglio è”.

“Non potrei essere più d’accordo di così”. Gildarts sorrise ancora.

“Per quale motivo la casa è già stata valutata?” chiese Freed aggrottando leggermente la fronte.

“A quanto pare, sua madre aveva già provato a venderla. Due volte online e una volta con un agente immobiliare. Chiaramente non è andata bene”. L’uomo rise. “Ma stavolta andrà meglio. Noi sappiamo cosa fare”.

Dopo altri inutili convenevoli, la chiamata terminò. Freed si ritrovò con un’espressione accigliata: una villetta in quella zona avrebbe dovuto essere venduta senza difficoltà. Il fatto che la casa di sua madre, nonostante la posizione perfetta e le sue qualità apparentemente ottime, non avesse avuto successo, non preannunciava nulla di buono. Cercò di essere ottimista ma alla fine capì che anche vendere quella casa sarebbe stato tremendamente fastidioso.

Arrivò a destinazione dieci minuti dopo: gli ci volle più del previsto perché si ritrovò bloccato nel traffico a causa di una mandria di mucche che pascolavano da un campo all’altro, seguite da un incurante agricoltore che fissò il taxi come se fosse un affronto al suo stile di vita.

Fu in quel momento che Freed capì perché sua madre non era riuscita a vendere quella casa.

Era a dir poco fatiscente. Nel fiore dei suoi anni, sarebbe stata la casa di campagna ideale, con le pareti bianche e il tetto in ardesia. Avrebbe avuto un giardino ricco di piante ben potate, una quercia grossa ma curata e – come nei migliori cliché – un cane che gironzolava nei pressi della porta. Sfortunatamente il fiore di quegli anni doveva essere passato da secoli perché al momento la casa incarnava uno stato di abbandono che Freed non aveva mai visto in vita sua. Il tetto stava cadendo a pezzi, il giardino era così pieno di erbacce che non si vedeva altro e una finestra stava letteralmente cadendo dalla parete. Quella casa era inabitabile e praticamente invendibile.

Perfetto. Sua madre lo aveva lasciato con dei debiti, tre armadi piedi zeppi di vestiti sgualciti e un edificio che nessuna persona sana di mente avrebbe acquistato. Le sue speranze di ricavarci qualcosa erano praticamente inesistenti.

Man mano che Freed si avvicinava all’edificio, un uomo gli venne incontro lasciando la sua auto con un sorriso sul volto. Era decisamente più vecchio di lui, probabilmente tra i quaranta e i cinquanta anni per essere gentili, e lo salutò con un cortese “Ciao”. Era chiaramente l’agente immobiliare e si stava mostrando molto più ottimista di quanto Freed si sentisse al momento.

“Signor Justine, piacere di conoscerla di persona” gli disse.

“Anche per me”. Freed annuì, nonostante il suo tono di voce non rispecchiasse quelle parole. Gildarts rise.

“Immagino che si aspettasse qualcosa di… diverso”. L’uomo ridacchiò ancora e Freed si sentì infastidito da tutto quell’entusiasmo. “Probabilmente pensava che si trattasse di un edificio un po’ più abitabile, vero?”

“Qualcosa del genere” concordò Freed guardando la casa in modo quasi accusatorio.

“Se le è di conforto, la struttura è molto sicura. Non voglio mentirle, lì dentro ci sono probabilmente centinaia di problemi che andrebbero risolti ma almeno il tetto non ci cadrà sulla testa”. L’agente rise di nuovo, una risata che in altre situazioni sarebbe suonata sicuramente meno fastidiosa. “Le spiego i dettagli mentre entriamo. Sono sicuro che vuole terminare velocemente”.

“Sì, se possibile”.

Gildarts annuì, poi raggiunse nuovamente la sua auto. Ritornò con due caschi protettivi, di quelli che si usano sui cantieri, e Freed li guardò con cautela. Gildarts sorrise e gli diede una pacca sulla spalla con una forza non necessaria.

“Il tetto di per sé non cadrà, ma c’è sempre la possibilità che cadano le piastrelle del soffitto, quindi meglio stare attenti”. Sogghignò rumorosamente indossando il casco e inoltrandosi nell’edificio. Freed, dopo un momento di esitazione, lo seguì.

______________________________

“Quindi mi stai dicen–” piccola interruzione “–praticamente invendibile”.

Freed sfregò leggermente i denti. Stava camminando per la via principale del paese con il cellulare all’orecchio, cercando di fare del suo meglio per comprendere la voce spezzata di Evergreen. Sembrava che le strade di campagna recepissero perfettamente i segnali telefonici, mentre nella maggior parte delle aree abitate era praticamente impossibile avere una conversazione senza interferenze. Era veramente fastidioso.

“Praticamente sì”. Freed sospirò scansando una coppia che veniva verso di lui. “È troppo malmessa per chiunque la voglia comprare. Il mio agente immobiliare ha detto che la cosa migliore da fare è trovare un’asta immobiliare disposta a prenderla e a venderla ad un prezzo basso”.

“Perché non la demol–”. Un altro suono graffiante. “–e vendi il terreno–“. Un breve suono acuto. “–agricoltore o agente immobiliare?”.

I muscoli di Freed si tesero leggermente a quel suggerimento. In realtà ci aveva già pensato, ma quando aveva detto a Gildarts che quella sembrava l’unica cosa logica da fare, l’uomo l’aveva guardato con una sorta di compassione nello sguardo. Poi gli aveva dato una pacca sulla spalla facendolo nuovamente sobbalzare per la forza di quel gesto e aveva aggiunto un’altra dose di seccature a quella situazione ridicola.

“A quanto pare è un edificio tutelato, con un qualche valore storico da preservare” sospirò Freed rallentando un po’. Il ronzio del cellulare sembrava essersi calmato e ora il segnale era molto più forte. “In poche parole, la casa deve rimanere lì”.

“Se è così importante, perché hanno lasciato che si riducesse in quelle condizioni?” chiese Evergreen, la cui voce era finalmente molto più chiara.

“In realtà mia madre riceveva chiamate e lettere dal consiglio comunale praticamente da anni”. Freed si strofinò un occhio con la mano libera sospirando ancora. “Immagino che presto toccheranno a me. Insieme alle lettere e alle chiamate per i debiti, ovviamente”.

“A quanto potrebbe essere venduta attualmente?”

“25 mila se vogliamo essere ottimisti. Ma siccome l’esterno non può essere modificato, sarà piuttosto difficile trovare qualcuno disposto ad acquistare una casa in quello stato”.

Non era nemmeno lontanamente vicino alla somma necessaria per pagare i debiti di sua madre, nemmeno aggiungendo i suoi risparmi. Nonostante fosse un avvocato d’ufficio di successo e risparmiasse parecchio da più di dieci anni, Freed non poteva considerarsi ricco. La sua famiglia era stata benestante, ma non gli aveva mai dato nulla per evitare di viziarlo. Fino a quel momento non glien’era importato granché, ma quel debito a sei cifre aveva completamente destabilizzato la sua tranquilla vita. Inoltre, avrebbe preferito non toccare i suoi risparmi: li aveva messi da parte per se stesso, non per i casinò online di cui sua madre sembrava appassionata.

“Non potresti renderla più vendibile?” suggerì Evergreen masticando qualcosa, e Freed si sentì incredibilmente irritato dai rumori della sua bocca. Dal momento che lui ed Evergreen erano colleghi, sapeva che stava mangiando un’ora prima della pausa pranzo. “Sistemala un po’ ”.

“Non è semplicemente malmessa, è proprio inabitabile” grugnì Freed. “Le finestre sono sbarrate, il giardino è praticamente una giungla, le assi del pavimento si muovono, i mobili sono ammuffiti e un uccello ha fatto il nido sul forno”.

“Pianta dei fiori in giardino e prepara un dolce per quando verranno i clienti” scherzò Evergreen e Freed si trattenne a stento dal ridere.

Non riusciva ad avercela con sua madre. In fondo le aveva voluto bene e forse, se lui si fosse sforzato di parlarle e avesse scoperto del suo vizio per il gioco d’azzardo, le avrebbe impedito di contrarre quei debiti. Ovviamente era un rimpianto del tutto inutile: pensare a cosa avrebbe potuto fare se avesse saputo, non avrebbe cambiato assolutamente nulla. Ora non gli rimaneva altro da fare che subirne le conseguenze.

“In qualche modo ce la farai” disse Evergreen.

“Lo so”. Freed annuì. “Ma non so ancora come di preciso”.

“Be’, ho appena fatto delle ricerche e ho scoperto che c’è un hotel molto carino da quelle parti”. Evergreen sorrise e Freed sentì che stava cliccando con il mouse sul computer. “Tutte le recensioni sono positive, sembra che si mangi molto bene e che il personale sia simpatico”.

“Buon per loro” disse Freed con la fronte aggrottata.

“Ti ho prenotato una stanza” annunciò Evergreen sorridendo. Freed fece per parlare ma Ever lo interruppe. “Rimani lì una settimana. Potresti passarla a pensare a cosa farne della casa oppure trascorrere semplicemente una bella vacanza, visto che te la meriti. Vai a scalare qualche montagna o qualcosa del genere. Ti manderò una valigia con tutto quello che ti serve”.

“No” chiarì Freed categoricamente.

“Non mi sembra di averti dato possibilità di scelta, tesoro”. Evergreen sorrise. “Ho già pagato tutto. Se rimani consideralo un regalo da parte mia. In caso contrario, ti ritroverai con un debito in più e sappi che posso essere molto peggio di qualsiasi ufficiale giudiziario e che condividiamo l’ufficio, quindi ti renderò la vita un inferno”.

“Mi stai sia ricattando che minacciando” grugnì Freed. “Tecnicamente potrei denunciarti per molestie sul posto di lavoro”.

“Sì, ma sei tu il mio avvocato quindi ti ritroveresti a combattere contro te stesso”. Evergreen rise. “Cosa che sicuramente riusciresti a fare, dato che il tuo ego è così sproporzionato che potresti apparire su uno di quei siti per persone che credono di essere assolutamente geniali”. Freed si lasciò sfuggire un sospiro indignato ed Ever rise di nuovo. “Prenditi un po’ di tempo per te. Ogni tanto ci vuole una settimana libera e perché non ora? Goditi la campagna, respira l’aria fresca, leggi un libro”.

“Leggo già costantemente, l’aria fresca qui odora letteralmente di merda e la campagna è un’inutile, infinita distesa di verde che mi fa venire voglia di occuparmi di qualche caso in più contro gli ambientalisti”.

“Oh, smettila di piangerti addosso”. Evergreen rise ancora. “Trova l’hotel, bevi qualcosa e rilassati per una settimana”.

Dopo un attimo di riflessione e un sospiro, Freed parlò di nuovo. “Come si chiama l’hotel?”

Fairy Tail Inn” lesse Evergreen ad alta voce. “È un po’ banale, ma le stanze sembrano molto belle e le recensioni sono tutte positive. Dovrebbe trovarsi alla fine della via principale, in cima alla collina”.

Freed si voltò comprendendo di essere passato accanto all’hotel in cerca di segnale. Non ci aveva prestato molta attenzione, troppo impegnato a cercare di capire cosa stesse dicendo Evergreen al telefono, ma in effetti quell’hotel non sembrava male. L’unico vero motivo per cui se ne era ricordato era il fatto che credeva che avessero commesso un errore sull’insegna – Tail invece di Tale2 – ma evidentemente si era sbagliato. Si incamminò lungo la strada dicendo ad Evergreen che aveva capito dove si trovasse l’hotel.

“Okay, ti lascio allora”. Evergreen sorrise, mentre tornava il ronzio telefonico di poco prima. “Ci vediamo tra una settimana. Oh, mandami una foto di te che guardi la casa arrabbiato, così posso prenderti in giro. Ciao!”

Ever chiuse la chiamata prima che Freed potesse rispondere. L’avvocato roteò leggermente gli occhi.

Quando raggiunse la cima della collina, percorse un giardino piuttosto pittoresco e poi si addentrò nel Fairy Tail. Dietro il piccolo bancone della reception, una ragazza con i capelli a caschetto gli sorrise. Freed si avvicinò leggendo il nome sul cartellino – Lisanna – prima che lei potesse descrivergli cortesemente l’hotel.

“È qui per mangiare o per alloggiare?” chiese visibilmente entusiasta.

“Per alloggiare” spiegò Freed “Una mia amica deve avermi prenotato una stanza. Mi chiamo Freed Justine”.

“Un attimo solo”. Lisanna sorrise tirandosi indietro e digitando sul computer.

Mentre lei lavorava, Freed fece vagare lo sguardo per la sala. All’esterno l’edificio appariva incredibilmente rustico e per questo Freed aveva temuto che l’interno fosse altrettanto antiquato. Al contrario, aveva un aspetto moderno, pulito e relativamente carino. In altre parole, l’edificio si presentava come una sorta di agriturismo, distinguendosi in questo modo dagli alberghi di lusso ma vantando ugualmente servizi di buona qualità.

C’erano alcuni certificati appesi alle pareti, principalmente premi da parte di diverse aziende. C’era anche un documento che proclamava con orgoglio MAGNOLIA: borgo dell’anno 2019. Freed si chiese vagamente se si trattasse di qualcosa che esibivano tutte le imprese o se Fairy Tail fosse il cuore dell’intero borgo.

“Ecco” disse improvvisamente Lisanna e Freed si rivolse nuovamente a lei. “Stanza 17. Se vuole seguirmi la accompagno. Posso anche portare le sue valigie se per lei va bene”.

“In realtà non ho valigie” disse Freed e Lisanna abbassò lo sguardo sul pavimento per averne conferma. “In effetti è tutto piuttosto improvvisato. Sto aspettando che mi mandino una valigia, credo che arriverà domani”.

“Oh, okay”. Lisanna sorrise nonostante a Freed fosse piuttosto chiaro che era un po’ confusa. “Cosa la porta qui a Magnolia, se posso sapere? Non abbiamo molti ospiti in autunno, in realtà al momento lei è l’unico”.

“Non è un viaggio di piacere” spiegò Freed. “Ho ereditato una proprietà che vorrei vendere, ma non è facile come pensavo, quindi rimarrò qui per un po’ ”.

“Intende Villa Albion?” chiese Lisanna quando svoltarono l’angolo.

“Sì” rispose Freed sorpreso.

“Oh, mi scusi, probabilmente le sembra un po’ sospetto che io conosca quella casa”. Lisanna rise. “È malmessa da diverso tempo, ma quando è giunta voce di un nuovo proprietario la gente pensava che avrebbe provato a ristrutturarla. Ovviamente, lei è libero di venderla. Spero solo che abbia più fortuna di sua madre–”. Lisanna si interruppe chiaramente a disagio. “Oh, mi dispiace. Per la sua perdita e per tutto il resto”.

“Non si preoccupi” la rincuorò Freed. “Non mi metterò a piangere sentendo il suo nome”.

Lisanna sembrò sollevata e Freed cercò di non apparire accigliato. La ragazza non aveva fatto nulla di sbagliato, ma il fatto che sapesse sia della casa che della morte di sua madre significava che anche altre persone ne erano a conoscenza. Aveva sperato di potersi liberare, almeno per una settimana, di tutti coloro che sapevano del lutto. Invano naturalmente.

“C’è qualche motivo in particolare per cui questa casa è così importante?” chiese Freed mentre salivano le scale. “So che va preservata in quanto edificio storico, ma mi è parso di capire che la gente si sia interessata quando è venuta a sapere del nuovo proprietario”.

“Non esattamente”. Lisanna sorrise. “Penso che tutti gli edifici del paese abbiano questo status. La gente vuole solo che la casa ritorni ad avere lo stesso aspetto di quando è stata costruita. Personalmente, credo che questo sia dovuto al fatto che il consiglio ci guadagna molto quando qualche troupe cinematografica viene qui per girare un film”. Rise un po’. “È un paese piuttosto piccolo, quindi le notizie si diffondono rapidamente. È successa la stessa cosa anche l’ultima volta che è stata venduta. Pensavano che sarebbe stata ristrutturata”.

“Quindi il fatto che ora sia ridotta in quelle condizioni non è colpa di mia madre?”

“Non l’ho mai vista in uno stato migliore”. Lisanna scrollò le spalle, per poi assumere un’aria riflessiva. “Penso che ci sia un dipinto di come fosse in passato proprio nella sua stanza. Che coincidenza!”

Lisanna rise continuando a camminare mentre Freed la seguiva. Attraversarono qualche altro corridoio e poi un’altra rampa di scale prima di fermarsi di fronte ad una stanza dalla porta visibilmente vecchia. Lisanna tirò fuori dalla tasca un paio di chiavi e aprì la porta rivelando la stanza che avrebbe ospitato Freed per il resto della settimana. Freed entrò e si guardò intorno.

Era una bella stanza, progettata in modo tale da apparire rustica e allo stesso tempo relativamente lussuosa. Forse era un po’ piccola. Se il letto singolo avesse potuto parlare, avrebbe detto chiaramente che Evergreen non aveva voluto spendere troppo, ma nel complesso la stanza era abbastanza carina. C’erano un bagno privato, una TV e un bollitore per le bevande, praticamente tutto ciò che si potesse desiderare da una stanza d’albergo. Solo il soffitto – decisamente troppo basso lì dove si inclinava – gli fece storcere la bocca. Avrebbe dovuto stare attento a non urtare la testa mentre si alzava dal letto.

Il suo sguardo si soffermò poi sul dipinto appeso alla parete, un’illustrazione dell’interno di Villa Albion in condizioni decisamente migliori di quelle attuali. Sembrava piuttosto confortevole.

“Carina, vero?” Lisanna sorrise. “È per questo che la gente vuole vederla ristrutturata”.

“Be’, forse tra un po’ sarà così” rifletté Freed. “Molto probabilmente dovrò venderla ad un’asta. Spesso si riesce ad attirare persone in cerca di proprietà poco costose su cui lavorare, o almeno è quello che mi ha detto il mio agente immobiliare. Quindi forse andrà così”.

“Non sembra molto entusiasta, però”.

“Speravo di ottenere qualcosa di più, devo ammetterlo”. Freed sospirò guardando ancora il dipinto. “È la mia ultima spiaggia, dubito di trovare un’offerta migliore la prossima settimana”.

“Non potrebbe ristrutturarla e poi venderla?” suggerì Lisanna.

“La mia conoscenza in ambito immobiliare si limita solo all’aspetto legale”. Freed ridacchiò. “Se dovessi provare a ristrutturarla, avrei ottime probabilità di mandarla a fuoco. Non penso che questo sia in linea con le regole sulla tutela”.

“Credo di no”. Lisanna rise. “Ora la lascio, devo tornare alla reception. La colazione viene servita dalle sei alle dodici ed è inclusa nel prezzo della stanza. Quando arriveranno le sue valigie gliele porterò io, oppure lo farà mio fratello che domani ha il turno alla reception. Se ha bisogno di qualcosa, ci chiami”. Sorrise. “Le auguro buona permanenza”.

Freed la guardò uscire. Una volta rimasto solo nella stanza, esalò un lungo sospiro, il primo da quando era entrato.

Di nuovo, il suo sguardo cadde curiosamente sul dipinto.

 

 

 

Chiarimenti della traduttrice:

1 Uber = servizio di trasporto automobilistico privato, usufruibile tramite applicazione mobile.

2 Tail / Tale = queste due parole hanno pronunce simili. Fairy Tale significa favola, Fairy Tail significa coda di fata. Quando Freed legge l'insegna con scritto Coda di fata crede che sia sbagliata e che forse i proprietari volevano scrivere Favola per dare l'idea di un hotel da favola appunto. Invece l'insegna è giusta.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Eryiss