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Autore: moira78    07/01/2021    7 recensioni
Candy e Albert si conoscono da sempre e, da sempre, un filo invisibile li lega. Ma la strada che li porterà a venire a patti con i propri sentimenti e a conquistare la felicità sembra essere infinita e colma di ostacoli...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho riscoperto l'anime di Candy Candy in età adulta. Ho letto il manga e i romanzi, rivalutando alcuni personaggi e scoprendo sfumature della storia che prima non avevo colto: pur avendo scritto soprattutto nel fandom di Ranma 1/2 per quasi vent'anni, mi sono resa conto che Candy, con i suoi amori e le sue vicende, si sarebbe prestata benissimo a una fanfiction nella quale poter approfondire sentimenti e protagonisti. Una specie di parco giochi tutto da scoprire per me! Una sfida in piena regola!

Ho scritto alcune one-shot e una piccola long dai capitoli molto brevi ma tutto è stato quasi propedeutico a questa long che, nel momento in cui scrivo qui, è ancora in stesura. Ho letto tante fanfiction, soprattutto in lingua straniera, e per me sono state fonte d'ispirazione: l'incompleta Pupilas de gato, Until death, In fragranti, Love never fails, El castigo per un engano e l'italianissima Frantumi. Solo per citarne alcune, ovviamente. Qualsiasi riferimento che possa sembrarvi simile a queste o altre storie è dovuto al fatto che le ho lette anche più volte e sono state molto formative, per me che mi affacciavo a questo fandom per la prima volta, nonostante conoscessi Candy da piccolissima: mea culpa, se è accaduto si tratta di riferimenti inconsci.
Devo ringraziare con tutto il mio cuore la mia beta di sempre, Tiger Eyes, un' Autrice con la A maiuscola che, per dirla come i giapponesi, è la mia sensei da tempo immemorabile. Ci conosciamo da anni e, pur non amando particolarmente questo fandom si è sciroppata (e si sta ancora sciroppando) ogni singolo capitolo, prodigandosi in correzioni e suggerimenti preziosi che non fanno altro che indurmi migliorare sempre. Non avrò mai parole sufficienti per ringraziarla abbastanza.

Grazie anche ai membri di gruppi Facebook dedicati a Candy e ad Albert (l'unico e solo 'anohito', secondo me e chi ha letto i romanzi sa bene di cosa parlo) che hanno risposto alle mie domande folli sui personaggi quando ero troppo pigra per andarmi a rileggere manga e romanzi: qualsiasi incongruenza è colpa mia e solo mia.

Trattandosi di una storia unica ma con momenti abbastanza definiti tra loro, ho deciso di suddividerla in più parti, ma ognuna segue l'altra nel medesimo arco temporale, quindi non spaventatevi.

Infine, chi volesse seguire gli aggiornamenti e le follie delle mie fanfiction, ovviamente inclusa questa, ecco la mia pagina Facebook dove, se lo vorrete, vi accoglierò volentieri: https://www.facebook.com/groups/271206063490654

Basta ciarlare, si comincia... che emozione, ragazzi!

 
PRIMA PARTE: TRAVELS
 

Pensieri notturni

L'aria fredda della notte avvolse Candy con la carezza di un vento leggero ma costante. Sapeva che Miss Pony e Suor Lane si sarebbero preoccupate per lei, ma aveva davvero bisogno di stare sola con i suoi pensieri per un po': era troppo confusa.

Due volti cari apparvero dietro alle sue palpebre chiuse, mentre avvertiva il leggero frusciare delle fronde di papà albero sopra di lei. Forse avrebbe dovuto arrampicarsi, ma per qualche motivo aveva deciso di rimanere seduta ai suoi piedi, come se da quella posizione potesse avere più risposte. Come se la piccola Candy che saliva fino in cima avesse lasciato il posto alla donna che doveva fare ordine nei suoi sentimenti.

"Per me non è cambiato niente". Era stata quella frase di Terry a scuoterla come quelle fronde. Si era aspettata che nel suo cuore avvenisse lo stesso: non era forse ancora innamorata di lui? All'inizio aveva pensato che si trattasse del senso di colpa. Terence aveva atteso un anno e mezzo dopo la morte di Susanna prima di scriverle quelle parole e ora non c'era più nulla a separarli. Era come se quell'evento funesto avesse dato loro il via libera per stare insieme e sembrava tutto così sbagliato!

Ma no, non era neanche questo, si disse strappando qualche filo d'erba come se quel gesto l'aiutasse a riflettere meglio. La realtà era che il suo cuore non batteva più così forte quando pensava a lui e alla possibilità di riunirsi al suo amore tormentato. La verità era che il suo cuore batteva quando riceveva le lettere da Albert, oppure lui tornava e la guardava con quegli occhi cerulei che le ricordavano il cielo limpido dell'estate.

Albert...

Candy si portò una mano al petto. Che Dio la perdonasse, ma più ci pensava e più era convinta di essersi innamorata del suo patrigno. O del suo tutore. O dello zio William. O del suo migliore amico.

"Del mio Principe della Collina", sospirò tirandosi a sedere e dandosi un leggero pugno sulla cima della testa. "Ma io che colpa ne ho se sono tutti la stessa persona?", esclamò rivolta al suo papà di legno e foglie.

Guardandosi dentro, sapeva di aver sempre voluto un gran bene ad Albert, che sembrava essere lì per lei in ogni momento difficile. Successivamente, aveva capito che la cosa era anche abbastanza intenzionale in quanto, come suo padre adottivo, l'aveva sempre seguita dietro le quinte della vita.     

Mai, mai aveva pensato che quel sentimento di profonda amicizia e fratellanza sarebbe mutato in qualcosa di più profondo. Quando era avvenuto? Di certo scoprire tutte quelle verità sulla sua identità aveva aperto dei cancelli nella sua anima di cui non credeva di avere la chiave e ogni tassello era tornato al suo posto. Lo aveva forse sempre amato come suo Principe della Collina? Oppure era successo dopo?

Si stava facendo troppe domande e cominciava ad avvertire il freddo della notte sulla pelle.

Il 'quando', alla fine dei giochi, aveva meno importanza, pensò avviandosi verso casa. Adesso era il presente a preoccuparla: cosa avrebbe dovuto rispondere a Terence? In una lettera mai spedita aveva vergato le parole 'ti ho amato', al passato. Il suo cuore già sapeva, forse?

Doveva rivederlo, decise, e doveva farlo subito.

                                                                                         ***

Terence guardava il soffitto, seguendo le ombre proiettate dalle fronde del faggio alla luce della luna.

La sera, nella solitudine della sua casa, gli portava sempre alla mente ricordi e preoccupazioni e quella non faceva eccezione.

Aveva spedito quella dannata lettera da mesi e non aveva ricevuto alcuna risposta. Ormai era certo che Candy fosse cambiata e che quelle lacrime e quel volto che aveva creduto di vedere a Rockstown facessero parte della sua fantasia.

Alla prima dell'Amleto non c'eri. E non mi hai mai scritto. Oh, Candy...

Dentro di lui, stava sempre prendendo più strada una verità amara quanto plausibile: la sua Tuttelentiggini non lo amava più. Il periodo passato con Susanna, anche se non era stato il 'per sempre' che doveva essere, aveva definitivamente ucciso il loro amore.

"Distruggo tutto ciò che tocco", disse alla stanza vuota aprendo con violenza un cassetto per afferrare un vecchio pacchetto di sigarette ormai vuoto e accartocciato. Se lo portava dietro dai tempi della Saint Paul School e ogni volta che lo prendeva in mano ricordava quali altre mani glielo avevano strappato, sostituendolo con un'armonica.

Quella sera Terence rimase con quel pacchetto stretto nel pugno come se volesse stritolarlo e guardava la fisarmonica come se avesse intenzione di gettarla dal balcone. Invece le dita si allentarono e seguirono i gesti che avevano imparato da tempo. Nel giro di qualche istante, una musica malinconica inondò la stanza mentre una lacrima troppo a lungo trattenuta scendeva lenta sul viso.

Se avesse potuto riavvolgere il tempo, non avrebbe accettato le condizioni della sua testarda Candy. Ma lei non aveva tutta la colpa, anzi, il suo era stato un gesto nobile.

Nel suo cuore, Terence sapeva che non avrebbe mai trovato il coraggio di lasciare Susanna, specie dopo quel tentativo di suicidio. L'altruismo di Candy aveva solo reso le cose più semplici, perché aveva interpretato subito la situazione e l'aveva risolta in un batter d'occhio. Forse in modo troppo veloce, troppo definitivo.

Mentre la melodia scivolava via dalle sue labbra, Terence capì che se gli avesse parlato d'amore o se avesse temporeggiato, probabilmente lui sarebbe crollato e le sue buone intenzioni sarebbero andate all'Inferno, proprio come la sua vita attuale. Candy doveva averlo compreso ed era praticamente scappata via da lui, da loro.

Il suono si distorse per un attimo in una nota stonata. Terence riprovò e la corresse: magari col passato avesse potuto fare lo stesso! Invece il suo destino sarebbe rimasto per sempre una melodia cacofonica a causa di una singola stonatura. 

Ora Susanna non c'era più e forse anche quell'amore così bello e appassionato che univa lui e la sua Tarzan Tuttelentiggini era sparito.
Era come se fossero morte entrambe e lui fosse destinato a rimanere solo, su una scena buia, dopo che tutti gli attori se n'erano andati.

                                                                                         ***

Albert guardava fuori dal finestrino del treno che lo avrebbe riportato a Chicago. Finalmente aveva sistemato i suoi affari e poteva concedersi una pausa, seguendo le cose direttamente da lì: si appoggiò con aria stanca sullo schienale ricordando che George lo aspettava per la mattina dopo e aveva già un'agenda piena d'impegni.

Ma la sua mente non era mai stata tanto lontana dagli affari economici della famiglia.

Il suo primo impulso era stato quello di salire su un altro treno, qualche ora prima, recarsi al porto e raggiungere di nuovo l'Africa. Lì si sentiva libero, in mezzo alla natura selvaggia e agli animali che amava tanto: se si concentrava, poteva ancora avvertire il profumo della terra riarsa e il rumore del fuoco che crepitava al centro dell'accampamento. Nel fiume dei ricordi, gli parve persino di sentire anche quell'effluvio di cannella che proveniva da Fiona, di cui aveva tentato disperatamente d'innamorarsi. L'aveva lasciata triste e piangente con un bacio d'amicizia, mormorando un 'mi dispiace' nella sua lingua natia.

Sorrise a quel ricordo che si era riaffacciato alla mente, ma capì che non poteva forzare il suo cuore a provare qualcosa di diverso da ciò che aveva dentro da sempre. Anzi, da 'chi' era da sempre dentro di lui.

Le dita tracciarono disegni immaginari sul vetro, la mente si era ormai irrimediabilmente persa in lei.

"Candy", sillabò quasi senza voce, mentre il dito vergava una C sbiadita sul finestrino appannato. Si portò le mani al viso, sentendosi dannato: si era innamorato della sua figlia adottiva, era tutto sbagliato! Aveva iniziato a rendersene conto solo dopo aver riacquistato la memoria: era come se, con essa, fosse finalmente venuto a galla un sentimento che era lì da sempre ma che aveva sempre evitato di lasciar emergere.

Ricordò come all'inizio fosse solo una bambina da proteggere, poi l'aveva vista trasformarsi in donna sotto ai suoi occhi alla velocità di quel paesaggio che cambiava così repentinamente dal finestrino. A Londra, quando si erano rivisti nelle vie buie, mentre lei cercava disperatamente una farmacia aperta per Terry, aveva dovuto dissimulare il suo stupore. Quanto avrebbe voluto prenderla sottobraccio e passeggiare con lei invece di riaccompagnarla a scuola! Gli venne da ridere all'immagine di Candy che, con il suo aiuto, si arrampicava sul muro di cinta e saltava dall'altra parte come se niente fosse.

Una signora, sentendolo ridere, si voltò a guardarlo e lui si schiarì la voce, ricomponendosi e riflettendo che la Candy piagnucolosa della Collina di Pony era diventata una signorina ribelle e gentile che avrebbe fatto di tutto per i suoi amici e... per il suo amore.

La risata di poco prima diventò una malinconia pungente: Albert aveva relegato in fondo alla sua anima la fitta di dolore che provava ogni volta che pensava a Terence e Candy insieme. In lui era ancora vivida la sensazione di tristezza che lo aveva avvolto quando, alla Casa della Magnolia, l'aveva vista disperata dopo il loro addio.

Quella stessa tristezza che ora lo affliggeva e che cercò di scacciare rimembrando la quotidianità vissuta con lei mentre era senza memoria.

In quell'appartamento piccolo ma accogliente, avevano vissuto per molto tempo come fratello e sorella, ma la loro complicità si era consolidata in quelle cene insieme, nel saluto che le riservava ogni mattina prima che si recasse al suo lavoro in ospedale, nei loro progetti per migliorare la casa in cui vivevano, incluse le pulizie settimanali e nelle incursioni quasi sempre disastrose di lei in cucina.

Le pentole traboccavano, il cibo nelle padelle bruciava, ma eri sempre la cosa più bella che mi fosse capitata. La mia salvezza.

Una volta recuperati i suoi ricordi, aveva capito che quell'Albert in cui sbocciavano i sentimenti per Candy era quanto di più fedele a se stesso ci fosse. Gli unici freni che aveva avuto erano stati la differenza di età prima e il ricordare tutto improvvisamente poi.

La mattina in cui me ne sono andato mi sembrava di percorrere un lungo tunnel oscuro. La luce me l'ero lasciata alle spalle.

Il loro rapporto era stato sconvolto ed era ricominciato tutto da capo, con il peso delle sue nuove identità. Aveva scrutato le reazioni di Candy e si era reso conto di quanto fosse felice di aver ritrovato il suo adorato prozio William e anche il suo caro Principe della Collina. Ma poteva essere chiamato amore?

Quante emozioni ho visto passare sul tuo viso! Stupore, incredulità, gioia... ma alla fine correvi sempre tra le mie braccia.

Aveva faticato non poco per disfarsi di quelle etichette e spesso nelle loro lettere avevano scherzato sui nomignoli che gli dava Candy. Alla fine, l'aveva convinta a chiamarlo semplicemente Albert o, al massimo, piccolo Bert come faceva la sua compianta sorella maggiore.

Uno sbadiglio incipiente gli suggerì che aveva bisogno di dormire per qualche ora, se non voleva arrivare a Lakewood come uno straccio, ma i suoi pensieri continuavano a turbinare intorno allo stesso soggetto come la pellicola di un film che si riavvolga ancora e ancora.

Candice White Ardlay, che aveva trasformato il suo spirito libero e calmo in una sorta di tempesta estiva.

Doveva togliersela dalla testa, o sarebbero stati guai: non era la prima volta che formulava quei pensieri, ma puntualmente Candy gli tornava a riempire la mente, il cuore e l'anima, contro ogni razionalità.

Ancora una volta, pensò che lei non lo avrebbe mai amato come voleva.

Prima di scivolare in un sonno tormentato tra gli scossoni del treno, però, una vocina interna gli sussurrò un ammaliante quanto inquietante 'e perché no?'.

Un altro scossone improvviso lo catapultò fuori da un sonno che gli parve essere durato non più di un minuto. In realtà il sole era alto e il macchinista stava annunciando che erano giunti a Chicago. Scuotendo la testa per svegliarsi completamente e desiderando ardentemente del caffè, Albert recuperò la valigia e si apprestò a scendere, mentre una nuova consapevolezza si faceva sempre più nitida nella sua mente.

D'improvviso, gli parve tutto chiaro come quel mattino.

Crogiolarsi nei dubbi o, peggio, tentare di allontanare da sé quel sentimento non l'avrebbe mai reso felice o comunque gli avrebbe fatto rimanere per sempre il dubbio. Ripensò alle parole della zia Elroy prima che partisse: "Al tuo ritorno dovremo pensare assolutamente a sistemarti: un uomo importante come te dovrebbe già essere sposato e avere degli eredi!".

E lui non voleva sposarsi se non per amore. Sua sorella Rosemary aveva lottato e, anche se la sua vita era stata tristemente breve, aveva conosciuto la felicità.

Voglio essere felice anche io.

Albert non sapeva come sarebbe andata a finire con Candy, ma di una cosa era certo: era innamorato di lei e avrebbe preferito rimanere single e adottare uno o anche più bambini dalla Casa di Pony, piuttosto che sposare un'altra donna.

Mentre saliva sull'auto che l'avrebbe riportato alla residenza di Chicago questa convinzione si fece più forte.

"Buongiorno, signorino William, spero abbia viaggiato bene", lo salutò educatamente l'autista.

"Molto bene, grazie! Come vanno le cose?".

L'uomo rispose che tutti lo stavano aspettando, soprattutto sua zia. Albert sospirò. Un passo per volta.

Innanzitutto doveva chiarire le cose con Candy, o tutti i suoi progetti sarebbero stati castelli in aria e nulla più. Era pronto a esporsi e anche a soffrire, se fosse stato necessario.

La vita era troppo breve per sprecarla con le congetture.
                                                                         
   
 
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