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Autore: K ANTHOS    07/01/2021    0 recensioni
Come poteva Sara essere a conoscenza addirittura di due omicidi?
Un fremito di terrore lo colse: ora sarebbe toccato a lui?
Rimase esangue al solo pensiero, era quasi in stato di choc, i suoni della campagna gli giungevano ora ovattati e lontani.
Perché non lo aveva ancora denunciato? Cosa la tratteneva?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

 

-Buongiorno signorina Morelli-

Il questore, un cinquantenne alto e calvo, l’accolse calorosamente allungando la mano per salutarla, aveva un’espressione gentile e comprensiva o almeno così le parve.

-Buongiorno…- Sara ricambiò il saluto, gli strinse la mano e si mise seduta di fronte a lui.

Entrò subito dopo Riccardo con un agente presente con lui il giorno della sua liberazione.

Sara lo vide entrare con la coda dell’occhio ed appoggiarsi alla cassettiera dell’ufficio a braccia conserte.

-Signorina Morelli, conosce già il commissario Valenti, vero?-

Sara tenne gli occhi bassi e fece cenno di sì con la testa.

Era arrabbiata con lui, per come l’aveva usata facendo leva sui suoi sentimenti, lo considerava meschino e falso.

-Buongiorno Sara, come stai?- fece lui gentile.

-Bene, grazie…- non ricambiò il saluto e non lo guardò.

-Signorina, lei è qui perché vorremmo sapere la sua versione di cosa è successo, perché quell’uomo l’ha rapita. Vorremmo anche delle spiegazioni in merito al disegno che ci ha fatto avere a febbraio riguardo il caso di Carola Rocci- il suo sguardo era fermo nei suoi occhi.

-Le dirò tutto… ma vorrei che ciò che sto per dirle non divenisse di pubblico dominio…- gli disse Sara.

-Non credo sia possibile…-

-Questo è tutto quello che vi chiedo in cambio…-

Riccardo guardò il questore e rimase in attesa di una sua risposta.

-Noi saremmo intenzionati a collaborare ancora con lei… sempre se vorrà farlo-

-Non so… ho paura…- ammise Sara stringendo più forte la cartellina appoggiata sulle cosce.

-La proteggeremo noi…- aggiunse il questore.

-Non ho fiducia in alcun tipo di protezione… e non so se collaborerò in futuro…-

-Perché?-

-Ho paura delle ritorsioni verso la mia famiglia… io stessa ne sono la prova con quello che mi è successo-

-Le indicazioni che potrebbe darci sarebbero importanti per gli eventuali casi irrisolti di cui è a conoscenza, dando così una speranza di giustizia ai familiari delle vittime…-

-Sì, lo so… mi sono detta queste cose per anni… ho cercato di dare un senso a quello che mi capitava… ma viviamo in un mondo che non ha rispetto di niente e di nessuno ed espormi significherebbe esporre anche le persone che amo- si sfogò Sara.

Il questore le lasciò il tempo di riprendersi, di ritrovare la calma, la vedeva provata e non voleva, con tutto quello che aveva appena vissuto, agitarla ancora di più.

-Posso vedere i suoi disegni signorina Morelli?-

-Certamente…- slacciò la cartellina e glieli consegnò.

-Mi parli delle sue visioni, o incubi, come li chiama lei- il questore guardò Riccardo, era lui la fonte di quei dettagli.

Sara fece un profondo respiro prima di cominciare, le servì per trovare la giusta concentrazione.

-Da quando avevo circa cinque anni ho cominciato a fare strani sogni, era come se addormentandomi fossi stata in grado di entrare in una diversa dimensione di ascolto: assistevo agli ultimi atti di vita di alcune persone, il momento in cui l’adrenalina cominciava a far percepire loro l’imminenza della morte. Vedevo tutto attraverso i loro occhi, come fossi stata lì dentro di loro, ma non riuscivo a percepire alcun suono, ero come sorda. Da piccola non capivo, non sapevo cosa volessero da me, chi fossero… mi ricordo solo il terrore che provavo, lo stesso che percepivano quelle persone… rammento le mie urla… e l’adrenalina che mi aggrediva dopo sveglia. Mi accorsi poi di riconoscere alcune di queste persone nei servizi di cronaca nera dei telegiornali che venivano portate via ammanettate dalle forze dell’ordine. Cominciai a capire il nesso solo verso i sei, sette anni… mentre intorno agli otto iniziai a fare i ritratti degli assassini che incontravo nei miei incubi… scoprii per caso che raffigurarli mi aiutava ad affrontare le mie paure, e non ho più smesso di farlo- riassunse lei.

Sara raccontò brevemente la storia della sua vita illogica e irrazionale, ne aveva parlato in modo distaccato come se stesse parlando della vita di qualcun altro.

Riccardo cominciò a manifestare una certa dose di nervosismo muovendo in modo impercettibile un piede: era a disagio, e non era da lui. Il questore stesso si accorse della sua tensione e lo fermò con lo sguardo.

Non poteva minimamente immaginare che Sara avesse vissuto in prima persona le paure ed il terrore provato dalle vittime, che avesse, attraverso i loro occhi, assistito e al tempo stesso subito tutte quelle aggressioni.

Si sentì profondamente in colpa per aver dubitato di lei e per aver pensato di fare leva sulle sue fragilità per ottenere informazioni.

Comprendeva solo ora quanto fosse stato insensibile e superficiale, quanto doveva averla ferita il suo comportamento freddo e distaccato.

-Ma cos’è che le permette di mettersi in contatto con la persona aggredita?- il questore cercava di capire.

-Non so perché accada… posso solo ipotizzare che io abbia la capacità di percepire, di captare l’energia adrenalinica che viene rilasciata da alcune persone, non da tutte ovviamente. Credo sia proprio quella particolare energia che accende le mie visioni. Non so dare altra spiegazione purtroppo… faccio infatti molta fatica a liberarmene dopo…- ammise Sara.

Il ricordo di quella notte al mare, dell’essere stato involontariamente testimone di una delle sue visioni, ritornò alla mente di Riccardo in modo prepotente: tutto corrispondeva, tutto ora aveva un senso, seppure tutto suo.

-Deve essere qualcosa di veramente difficile da sopportare… mi dispiace molto per lei- considerò il questore.

-Sì, lo è… e purtroppo lo sarà ancora-

-Se la sente signorina Morelli di parlarci ora dell’omicidio di Carola Rocci?-

Sara sembrò esitare per un istante prima di rispondere, avrebbe preferito andarsene ed invece dovette prolungare quella tortura.

-Sì… va bene- fece rassegnata.

Iniziò a descrivere ciò che aveva visto e non fu difficile per loro constatare che le sue affermazioni coincidevano non solo con i riscontri sul corpo della vittima ma anche con la confessione spontanea del magazziniere: nessuno poteva essere a conoscenza di tutti quei particolari.

Sara chiarì i motivi che l’avevano spinta a far avere l’identikit alla polizia ma non volle coinvolgere don Alberto che non menzionò mai.

Emise alla fine un profondo sospiro valutando tra sé fin dove, senza volerlo, quella scelta l’avesse condotta.

Vollero avere anche precise indicazioni sugli omicidi di Romanelli e l’agitazione di Sara cominciò ad essere più evidente: il ricordo di tanta brutalità continuava ad esserle insostenibile ed abbassò lo sguardo in un attimo di sconforto.

-Signorina, se vuole facciamo una pausa…- fece il questore preoccupato.

-No, voglio finire il prima possibile…-

-Proseguiamo allora… ma se non se la sente possiamo fermarci per un po’… va bene?-

Lei annuì e proseguì nella esposizione dei fatti.

Mentre descriveva ciò che la sua mente dolorosamente le restituiva, Sara, per pudore, teneva lo sguardo basso sulle mani e solo di tanto in tanto lo alzava per posarlo su uno degli oggetti distribuiti sull’ampio piano della scrivania del questore: la sua testimonianza fu puntuale, precisa e sopra ogni altra cosa raccapricciante.

I presenti rimasero in silenzio: ascoltare il resoconto minuzioso di tutti quegli omicidi da parte di una persona che ne era di fatto completamente estranea fu per loro a dir poco sconcertante.  

Infine rivelò al questore quello che secondo lei era stato il motivo del suo rapimento:

-Deve aver visto il primo disegno che ho fatto su di lui… l’ho realizzato in azienda durante la pausa pranzo nella mia auto. Mi ricordo di essermi allontanata qualche minuto e ritornando ho trovato il blocco da disegno spostato e la penna sul tappetino… è l’unica spiegazione che posso darmi. Durante la fuga mi chiese infatti il perché avessi fatto il suo ritratto… e fui costretta a confessargli che lo avevo visto uccidere in una delle mie visioni…- considerò lei ancora scossa.

Nessuno, neppure Sara, seppe mai che Romanelli era stato in grado di scoprire da solo il suo dono: una parte della verità in quella triste storia era morta per sempre con lui sull’aia di quel casolare.

Durante quella deposizione Sara rispose in modo puntuale e circostanziato a tutte le loro domande e sciolse tutti i loro dubbi: le sembrò strano ma allo stesso liberatorio parlare con estranei di quello che per anni le era sempre stato intimato di nascondere.

Cominciava ora a sentirsi stanca, il dolore allo zigomo si stava lentamente propagando a tutta la testa.

-Ha identikit che riguardano casi ancora irrisolti?- le chiese il questore.

-Sì, due… di diversi anni fa…- ammise esitante.

-Se vorrà collaborare con la polizia, saremo qui ad aspettarla…-

-Devo pensarci…vi ho detto quali sono i miei dubbi, le mie riserve…-

-C’è una possibile soluzione… potremmo evitare di dare in pasto ai giornalisti il suo disegno di Romanelli e di divulgare la notizia che lei è l’esecutrice del ritratto di Franchi… così risulterebbe solamente una delle vittime dell’assassino seriale. Vedrà, troveremo un modo per proteggerla signorina Morelli…- le propose il questore.

-Non so… forse-

Chiese infine il permesso di poter andare, ebbe il timore di non farcela neanche ad alzarsi dalla sedia per la debolezza che sentiva.

-Ne riparleremo allora…- concluse il questore alzandosi.

Si salutarono con una stretta di mano.

Non guardò Riccardo, lo ignorò completamente, non aveva più nulla da dirgli.

Uscì dall’ufficio e si appoggiò con la cartellina su un tavolino del corridoio per chiudere i lacci: nel suo cuore un misto di sollievo e timore di rimescolavano.

-Mi voglio congratulare con lei per come ha condotto e portato a termine le indagini, le sue intuizioni sui disegni sono state determinanti per arrivare alla ragazza e all’assassino. Sono molto soddisfatto di lei e della sua squadra, si sta rivelando un elemento veramente prezioso per noi commissario Valenti-

-Grazie signor questore…- Riccardo aveva fretta di raggiungerla, doveva parlarle, in ospedale era amareggiata e arrabbiata e ora voleva provare ad avvicinarla di nuovo.

Sara aveva involontariamente ascoltato il loro dialogo ed un nodo alla gola l’aveva di colpo assalita: si sentiva una completa sciocca, era stata debole, aveva abbassato la guardia con Riccardo e si era resa vulnerabile.

Scese in fretta le scale, attraversò la porta principale e stava per oltrepassare il cancello d’ingresso quando Riccardo la raggiunse.

   
 
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