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Autore: Rosmary    07/01/2021    3 recensioni
Raccolta disomogenea su diversi coppie e personaggi. Alcuni racconti sono missing moments di Paradiso perduto.
1. Incastrati nella testa (Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy)
2. Quando il buongiorno non si vede dal mattino (Scorpius Malfoy/Gwendolen Goldstein)
3. Scorci (Molly Weasley junior/Atlas Nott)
4. Sono tutti i colori (Luna Lovegood, Rolf Scamander, Lorcan e Lysander, Ron Weasley, Rose)
5. Emozioni (Albus/Moira, Albus/Teti, Albus/Scorpius)
6. Se non è per sempre (Moira Meadowes/Atlas Nott)
7. Di impiccioni, offese e chiacchiere (James Sirius, Rose, Un po’ tutti)
8. Legati (James Sirius, Rose, Un po’ tutti tra genitori, zii e cugini)
9. Un sabato tutto Grifondoro (James Sirius, Rose)
10. Il più bello del reame (più o meno) (Un po’ tutti)
11. Un modello per Louis (Louis, James Sirius, Fleur e Bill, Percy)
12. Tasselli (Un po’ tutti)
13. A lezione di Babbanologia (Albus, Scorpius)
14. Ritornare – e restare (Louis/Isabelle)
15. Promesso (Lysander, Gwenda)
16. Vita da Capitano (Louis, Amanda)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Vari personaggi | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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26 dicembre 2023
 
Esistono poche cose al mondo capaci di generare ansia in Atlas Nott, conoscere la famiglia della fidanzata è una di queste.
Non che gli crei problemi la circostanza in sé, il problema è proprio quella famiglia, che chissà come lo accoglierà – spera non replichi l’errore della stessa Molly, mal giudicandolo a causa del cognome.
Visibilmente teso, incrocia lo sguardo della madre un istante prima di smaterializzarsi, portando con sé il suo sorriso incoraggiante e il suo sguardo carico di aspettative.
Quando piomba nei pressi della Tana ha dieci minuti di anticipo sull’orario stabilito, ma non gli interessa, preferisce affrontare il prima possibile quegli sconosciuti di cui ha solo sentito parlare e per i quali nel corso degli anni non ha avuto pensieri di stima.
Una cosa è certa: avrebbe preferito di gran lunga conoscere solo i genitori di Molly, ma a quanto pare non esiste possibilità alcuna che Percy e Audrey non trascorrano ogni minuto festivo nella vecchia casa di lui – ha dovuto adeguarsi, sia pure controvoglia.
Si chiede se esista la possibilità che questo pomeriggio siano tutti altrove, ma a giudicare dal chiacchiericcio che oltrepassa l’uscio non ha motivo di essere tanto positivo. E che ogni speranza sia palesemente vana lo capisce ancora meglio quando, a seguito del proprio bussare, ad aprirgli la porta è l’ultima persona che avrebbe voluto vedere.
“Maestà,” ironizza Atlas. “Mi concedi l’onore?”
Louis, lo sguardo affilato e le sopracciglia inarcate, scocca un’occhiata di sufficienza all’ospite e si fa da parte quanto basta per consentirgli di entrare.
“Dov’è Molly?”
“Seguimi.”
Atlas riduce gli occhi a fessure e ingoia le parole premute sulle labbra. A quanto pare, nota con fastidio, l’altro si è lasciato alle spalle Hogwarts ma non le maniere da padrone del mondo.
È solo quando arrivano in un modesto e caotico salotto che Louis gli fa cenno di accomodarsi, ma Atlas resta in piedi, infila le mani in tasca e si guarda attorno con curiosità.
È tutto molto diverso dall’ordine che vige in villa e che riesce a farlo sentire a proprio agio – la confusione lo destabilizza, non gli consente di fotografare ogni aspetto a colpo d’occhio – ed è anche distante da un ambiente in cui crede che Molly possa voler vivere, in fondo ama a sua volta l’ordine e la praticità.
Tuttavia, tra i vari elementi, a interessarlo maggiormente è il fatto che la fonte del chiacchiericcio percepito sull’uscio sembra essere il piano superiore, ed è sul punto di chiedersi se anche Molly sia lì quando finalmente i suoi passi riempiono la stanza e il suo sorriso teso lo saluta – alle sue spalle, le nota subito, due figure adulte che lo scrutano.
“Scusa l’attesa,” saluta Molly avvicinandolo. “Ho appena litigato con tutti per evitare che piombassero qui,” aggiunge in un sussurro.
Atlas sogghigna e le ruba un bacio a fior di labbra che riesce a farla arrossire un po’.
“Te ne sono grato,” risponde lui. “Mi presenti?”
Molly sorride e, stretta la sua mano nella propria, si volta verso i genitori, notando che mentre suo padre ha lo sguardo fisso su Atlas, sua madre ride e scherza con Louis, che nel frattempo si è comodamente seduto in poltrona – lo sapeva, che non se ne sarebbe andato.
Reprimendo l’istinto di alzare gli occhi al cielo, richiama l’attenzione di tutti battendo il piede a terra.
“Mamma, il mio ragazzo è qui,” serpeggia, scoccando un’occhiataccia a Louis impegnato a ghignare apertamente. “Lui è Atlas.”
Nott,” aggiunge Louis. “Le presentazioni devono essere complete.”
“Fortuna che ci sei tu a ricordare a tutti come si vive,” ribatte seccato Atlas, riflettendo solo in un secondo momento di aver ceduto come un allocco alla provocazione.
“Accomodati pure, Atlas,” interviene a sorpresa Percy. “È un piacere conoscerti.”
“Molly ci ha parlato molto di te,” si accoda Audrey. “E della tua famiglia,” aggiunge. “Ci ha detto che siete molto uniti.”
Atlas non ha chiaro come sia passato dal credere di aver infilato la testa nella bocca del leone al sentirsi bene accolto – sarà stato il sorriso bonario che gli ha rivolto il padre di Molly, o forse quel riferimento alla propria famiglia che sembra scacciare via fardelli e preoccupazioni. Fatto è che finalmente si accomoda su uno dei divani che infittiscono il piccolo salotto e si abbandona a una conversazione spontanea, scoprendo che sia tutto molto più semplice di quanto ha creduto – nonostante il terzo incomodo, che a quanto pare gode della massima stima anche tra i parenti più adulti.
Molly, seduta accanto ad Atlas, non smette di stringere la sua mano, e non sa se lo faccia per infondere coraggio a lui o per tranquillizzare se stessa. Ha immaginato così tante volte questo momento negli ultimi mesi che quasi non le sembra vero che tutto proceda per il meglio.
A lui ha mentito.
Avrebbe potuto riceverlo a casa propria, lontani da cugini, zii, nonni, ma per qualche ragione s’è sentita mozzare il respiro all’idea di averlo tra le mura in cui è cresciuta, a un passo dalla stanza in cui ancora dorme, con sua sorella a riempirlo di domande curiose. La Tana le è parsa un ambiente neutrale, così caotico da travolgerli tutti nel caso qualcosa fosse andato storto – e invece.
Osserva sua madre e suo padre parlare in piena tranquillità con Atlas, chiedergli del percorso intrapreso a seguito di Hogwarts, della sua passione per la stramba materia babbana che studia i numeri, di squadre di Quidditch e quartieri residenziali.
È quando sua madre e Atlas ridono assieme di una battuta per niente divertente di suo padre che cerca e trova lo sguardo di Louis – abbozza un sorriso stupefatto, ricevendo in risposta un piccolo ghigno che la rilassa.
“E così ti piacciono le materie babbane,” riprende Percy. “Dovresti conoscere mio padre.”
“Molly mi ha parlato di lui, capisco il suo interesse,” dice Atlas. “I babbani hanno delle intuizioni interessanti.”
“I tempi sono proprio cambiati.”
“In meglio,” aggiunge subito Audrey, scoccando un’occhiataccia al marito. “Vuoi una fetta di dolce?”
Atlas forza un sorriso educato, mentre Molly serra ancora di più la morsa delle loro mani – è strano quanta forza possa avere una frase, soprattutto se carica di un’amarezza mal camuffata, ombra di tempi ancora troppo vicini per essere accantonati del tutto.
D’un tratto, Atlas ha di nuovo la sensazione di aver messo la testa tra le fauci di una belva affamata. Non perché lo abbiano accolto male, ma perché ora riesce ad avvertirla, quella tensione silenziosa che spacca tutte le armonie, che resta sotto al tappeto finché nessuna sillaba ne richiama l’attenzione.
È una tensione subdola, di quelle incastrate nella testa e radicate sin dentro le ossa, rifiutata a gran voce dal raziocinio e nutrita dagli impulsi inconsapevoli, sporca di anni e anni di pregiudizi reciproci e schieramenti avversi.
“Spero non voglia offrirgli il tuo dolce,” esordisce improvviso Louis. “Rischiamo di spedirlo al San Mungo con un’indigestione da manuale.”
È Molly la prima a scoppiare a ridere, abbattendo assieme al cugino – e senza sapere bene come – il silenzio padrone degli ultimi secondi.
Gli altri si accodano un istante dopo, e la sensazione che siano desiderosi di mettere alla porta la scomoda tensione è forte, prepotente, tanto da tramutarsi in risate fragorose capaci di richiamare persino l’attenzione dei nonni della ragazza, che affacciatisi nel salotto colgono al volo l’occasione di conoscere Atlas.
Trascorrono ore rapide – rapidissime –, durante le quali la curiosità ha preso il sopravvento anche sugli inquilini del piano di sopra, con la conseguenza che Atlas s’è trovato circondato dalla sorellina di Molly e da diversi suoi cugini.
“Per fortuna non c’erano anche i tuoi zii.”
“Loro hanno preferito lasciarci campo libero, ma Lucy e quelle altre piattole volevano gustarsi la scena.”
“Almeno la principessa e Potter primo hanno avuto il buon gusto di non farsi vedere.”
“Credo siano da lui, con mia grande gioia.”
Atlas curva le labbra in un sorriso sghembo, ma non le dà modo di dire altro, si cala svelto a baciarla.
“Ti ricordo che siamo nel cortile dei miei nonni,” sussurra Molly sulla sua bocca. “Potrebbero vederci.”
“Sono pure guardoni oltre che impiccioni, i tuoi parenti?”
Guardoni? Che intenzioni hai?”
“Hai mai scopato in un cortile?”
Molly ride e Atlas la bacia una volta ancora – di quei baci che pretendono di imprimersi dentro, che stringono dita tra capelli e corpi l’uno contro l’altro, che scacciano il marcio di cui non sono responsabili e ricostruiscono le fondamenta da capo.
A nessuno dei due sembra vero di essere finalmente soli, forse lontani da occhi indiscreti, in quella porzione di cortile troppo lontana dall’ingresso per essere sbirciata con facilità.
Molly s’è avventata su di lui non appena si sono lasciati l’uscio della Tana alle spalle, infischiandosene persino di essere scorta dai genitori. È stato Atlas a tirarla via da lì e cercare un angolo appartato.
S’allontanano solo per respirare, e se le mani di lei torturano il suo cappotto, quelle di lui non abbandonano per un solo istante la matassa rossa lasciata libera di coprirle il petto.
“Amo come baci,” mormora lei, correndo a incrociarne lo sguardo. “E anche come scopi,” aggiunge maliziosa.
“Grazie,” scherza in risposta. “Io invece amo te.”
Molly strabuzza gli occhi e Atlas la stringe in vita per impedirle di allontanarsi – c’è un solo respiro tra loro, basta e avanza.
“Di’ qualcosa.”
Molly invece seguita a tacere e ruba minuti per osservare la sua espressione decisa e tesa, le sue labbra sottili, il suo viso appuntito, quel corpo che ormai conosce a memoria – Atlas è stato un colpo di spugna su chiunque lo abbia preceduto, e lei a volte crede che le abbia rivoluzionato la vita.
“Perché sei innamorato di me?”
“Niente giri di parole, Caposcuola,” ribatte sarcastico.
Lei sorride al ricordo delle loro prime conversazioni e s’allunga a baciargli le labbra con una delicatezza aliena tra loro.
“Anch’io,” confessa. “Tanto.”
Atlas si concede un sorriso vittorioso, che tira via tutta la tensione degli ultimi attimi – e la osserva una volta ancora, conscio di non averne mai abbastanza.
Tanto nel senso che scopiamo in cortile o tanto nel senso che tra qualche anno ci sposiamo?”
“Ma sei proprio un imbecille.”
Lui sogghigna e s’appropria di nuovo della sua bocca, mentre la sera ormai calata ricorda a entrambi che dovrebbero salutarsi sul serio – ma seguitano a ignorarla, e più la ignorano più il timido vociare proveniente dalla Tana e qualsiasi altro rumore pare svanire, inghiottito dai baci irruenti.
Neanche si avvedono di una figura che macina passi in loro direzione, al punto che la figura è costretta a schiarirsi la voce e inarcare annoiata le sopracciglia.
“Molly,” chiama Louis. “Tuo padre è di larghe vedute, ma temo abbia quasi esaurito la scorta di tolleranza.”
E se Molly s’allontana dal fidanzato rossa in viso e occhieggiando in direzione della casa dei nonni, Atlas assottiglia lo sguardo e fissa irritato l’intruso.
“Ma di che parli?” chiede lei.
“Hugo vi ha visti ed è andato a dire a tuo padre di averti vista mezza nuda.”
“Ma non è vero!”
“Certo che non è vero,” ribatte Louis. “Ma zio voleva sbraitare lo stesso.”
“E ha mandato te?”
Louis, gli occhi chiarissimi che ora osservano Atlas, mima un sorriso furbo e fa un passo in avanti.
“Ho un certo ascendente.”
“Va bene, torniamo in casa,” si intromette Molly.
“Perché ci hai aiutati?” chiede invece Atlas.
“Ho un cuore anch’io,” celia Louis.
Atlas, stranito, si ritrova zittito da quella che sembrerebbe essere un’inaspettata – e a suo parere sospetta – mano tesa, ma Molly al suo fianco è di altro avviso e si apre in un gran sorriso, concedendosi persino il lusso di un ultimo e rapido bacio prima che si smaterializzi con la promessa di rivedersi l’indomani.
“Ora hai persino un cuore?”
La domanda scherzosa giunge a Louis non appena lui e la cugina restano soli. Incrocia allora gli occhi scuri di lei e le circonda le spalle con il braccio, avvicinandola a sé per scoccarle un bacio sulla fronte.
Molly si abbandona serena all’abbraccio, calando le palpebre in cerca di una quiete distensiva – avverte solo ora il peso del pomeriggio pieno e frenetico.
“Grazie per prima,” dice. “La storia del dolce… Papà riesce sempre a parlare al contrario.”
“Secondo te perché sono rimasto?” chiede retorico. “Eri troppo tesa, ho pensato che potesse servirti un asso nella manica.”
“Cioè tu?”
“Naturalmente.”
“Quindi... Atlas ti piace?”
“No.”
“Louis...”
“Ma piace a te,” aggiunge. “E sei felice.”
“Quindi?”
“Quindi... posso sopportarlo.”
Molly sorride e si lascia avvolgere dal sorriso che scalda anche il viso di Louis.
L’istante dopo corrono verso la porta di casa, gareggiando su chi dei due arriverà prima – lui a incitarla ridendo, lei ad accusarlo di aver barato come ogni volta.
E mentre corre, Molly avverte dentro di sé una leggerezza così enorme da indurla a pensare che, , Atlas le ha rivoluzionato la vita e, , niente è mai stato tanto perfetto.
 
 




 
Note dell’autrice: questa piccola storia che strizza l’occhio a un ipotetico futuro è tutta per BlueBell9, che mi ha chiesto una storia su Molly/Atlas con una ventata di Louis – spero tanto ti sia piaciuta (e grazie per essere a capo delle truppe reali!).
Per chi non segue Paradiso perduto specifico che Atlas Nott è un mio personaggio originale.
Grazie a chiunque vorrà dedicare del tempo a questo racconto, un abbraccio!
   
 
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