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Autore: gabryweasley    08/01/2021    1 recensioni
Daniel si era portato le mani davanti agli occhi, ricordando quelle lingue di fuoco che avevano distrutto la sua vita e consumato la sua pelle. Mai avrebbe immaginato lo stesso destino per suo figlio. Consumata Katniss, consumato Peeta.
[Ispirata a Until the day I die di Deb]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mr. Mellark, Mrs. Everdeen, Presidente Paylor, Primrose Everdeen, Rory Hawthorne
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lost and Found
 

Capitol City era diversa.
Anche quella semplice camera che gli avevano dato era troppo. Il letto aveva un materasso alto e comodo, nessun confronto con quello di casa sua nel 12, per non parlare del periodo trascorso nel 13.
Il pavimento di marmo era lucidissimo, le imperfezioni levigate.
Daniel pensò con un nodo in gola alle assi di legno della sua panetteria, sempre piene di farina. Peeta avrebbe ricostruito tutto insieme a lui?
Stava meglio, gli avevano detto, ma non parlava più. Aveva bisogno della sua famiglia. Di ciò che ne resta, aveva pensato Daniel.
Si era portato le mani davanti agli occhi, ricordando quelle lingue di fuoco che avevano distrutto la sua vita e consumato la sua pelle. Mai avrebbe immaginato lo stesso destino per suo figlio. Consumata Katniss, consumato Peeta. Quello stesso destino che aveva voluto Peeta così simile a lui, ora voleva anche che avesse le sue stesse cicatrici e la sua stessa pelle rattoppata.
Quando la Paylor era venuta a cercarlo, Daniel stava guardando assorto un insetto che non riusciva ad entrare nella stanza e continuava a sbattere contro le zanzariere montate alle altissime finestre.
Nel 12 non avevano mai avuto le zanzariere, forse nemmeno a casa del sindaco. Da piccolo, Peeta aveva portato dei fiori freschi in casa ed era stato seguito e punto da un’ape. Aveva pianto tantissimo e Daniel lo aveva preso per mano e portato in cucina. Insieme avevano tagliato dell’aglio e lo avevano strofinato sulla puntura. Gli era scappato un sorriso ricordando il piccolino scosso dai singhiozzi che si giustificava, urlando, di non averla proprio vista quell’ape sul fiore o non lo avrebbe mai raccolto.
Aveva ancora l’ombra di quel sorriso, forse quando la Paylor gli aveva fatto cenno di sedersi, perché lo guardava in modo strano, e faceva lunghi sospiri. Si era guardata intorno come a cercare qualcosa e prima di fissarlo negli occhi, anche lei aveva guardato curiosa quell’insetto.

- Peeta Mellark ha ucciso la presidente Coin e si è tolto la vita.
C’era qualcosa di assolutamente stonato in quella frase. Non era venuto a Capitol perché Peeta stava meglio?
Daniel non riusciva a pensare né a parlare, mentre veniva accompagnato attraverso i lunghi corridoi.
Si era seduto quando la Paylor glielo aveva chiesto? Aveva chiuso la porta della sua stanza?
Ragazzo intelligente, bontà d’animo, grande perdita. La Paylor riempiva i silenzi, mentre lui si sforzava di mettere i piedi uno davanti all’altro.
Quando aveva capito che erano arrivati a destinazione un conato di vomito lo aveva colto all’improvviso e si era dovuto accasciare vicino al muro, sporcando il battiscopa intarsiato.
Nella stanza, Peeta era steso sul letto. Daniel lo aveva visto rialzandosi e aveva facilmente messo in fila gli ultimi passi per raggiungere suo figlio e gettarsi sul suo corpo. Ustionato eppure così freddo. Ferito, rattoppato, eppure ancora forte e bellissimo. Aveva pianto e urlato, Daniel. Per quel figlio cresciuto troppo, sopravvissuto a tante vite che non aveva scelto, caricato di responsabilità che non avrebbe voluto.
Sembrava dormisse, un sonno profondo che gli era mancato negli ultimi anni. Gli aveva visto la stessa espressione serena la sera prima del matrimonio, quando prima di andare a letto lo aveva bonariamente accusato di essere il motivo della sua dichiarazione d’amore in diretta nazionale e addirittura ringraziato, per avergli dato coraggio alla mietitura. La mietitura, sembravano passate cento vite.
E in nessuna di quelle, Daniel avrebbe avuto il coraggio che aveva dimostrato suo figlio Peeta.
Glielo aveva mai detto che lui, proprio Peeta, era stato la sua ancora di salvezza e il suo orgoglio? Non ricordava più niente.
Gli stava dicendo davvero addio stavolta. Non c’era più Katniss a dargli motivo di esistere.
Daniel non seppe mai dire quanto tempo avesse passato a stringere quel corpo, avrebbe ricordato il dolore alle mani, agli occhi, e di aver contato una ad una tutte le cicatrici che ricoprivano quel meraviglioso figlio. Avrebbe ricordato la disperazione soffocante e la consapevolezza che, quando hai vissuto ciò che aveva vissuto Peeta, avere un padre che ancora ti ama non è abbastanza.
 

 
“Fa il possibile per sua sorella”
Daniel stringeva in mano un saccoccio con una pagnotta appena sfornata, biscotti e qualche focaccina mentre attraversava quello che pochi mesi prima era ancora il villaggio dei vincitori.
Andare a casa Everdeen, era diventata un’abitudine essenziale. Prim lo vedeva arrivare e lui non aveva mai il tempo di suonare.

- Buongiorno Daniel!
Ciao, Prim!
- Daniel questo saccoccio diventa ogni giorno più pesante! – aveva detto, prendendo la busta dalle sue mani.
- Ho notato che spesso c’è qualcuno che si unisce a noi.Daniel aveva strizzato un occhio a Rory che, seduto a un capo del tavolo, gli aveva sorriso di rimando. Aveva il latte già pronto e si era lanciato sul sacchetto in cerca dei biscotti.
Helen era arrivata in cucina non appena Daniel aveva preso posto.

- Buongiorno Daniel. - La sua delicata stretta sul braccio arrivava puntuale ogni mattino, un tacito ringraziamento per la quotidianità che stavano riconquistando.
Tutti avevano ricominciato insieme.
C’erano ancora momenti bui, i ricordi che facevano calare il silenzio su mattine come quella, ma tutti erano pronti a darsi conforto a vicenda. C’erano incubi fatti di fiamme, ordigni e cicatrici, e spesso svegliarsi non era sufficiente perché quegli incubi erano realtà. La sua famiglia era distrutta e aveva davvero stretto fra le braccia il corpo senza vita di suo figlio.
E quelle sensazioni si infilavano sotto la pelle e graffiavano lì, dove nessuno poteva vedere e nessuno poteva guarire.
Allora Daniel si alzava, e impastava. Sporcarsi di farina e riempirsi dell’odore del pane lo faceva ancora sentire sé stesso. Gli dava un senso di pace ricordare in questo anche i gesti di Peeta.
E nelle mattine a casa Everdeen, per la prima volta dopo tanto tempo, intorno a quel tavolo e onorando suo figlio, Daniel si sentiva nel posto giusto.




 
*****


Buonsalve fandom di Hunger Games! :)
Pubblicare qualcosa qui è sempre un po' come tornare a casa. <3 
Questa shot era conservata nel mio pc, come lo sono state tante altre. Lei aspettava la fine di Until the day I die di Deb per vedere la luce. È stata ispirata ed è nata per Until. 
Non sono avvezza a scrivere what if, quindi cercate di capire quanto può aver significato anche per me quella long se mi ha portato a scriverci su ben due volte! 
O forse amo troppo Daniel, ed è stata la voglia di vederlo vivo sotto le mie dita, martoriato ma sopravvissuto a tutto. <3
Vi saluto, vi invito a leggere Until se non lo avete ancora fatto e vi abbraccio forte! 
Mano sul cuore,
Gabry

 
   
 
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