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Autore: Lina Lee    08/01/2021    1 recensioni
Questa piccola oneshot ripercorre alcuni dei momenti in cui Lord Voldemort e Laelius, mio OC e padre della protagonista della mia long, hanno avuto modo di interagire tra di loro, dagli anni di Hogwarts fino alla Prima Guerra Magica.
Il titolo è un evidente riferimento al fatto che, nonostante i due possano essere stati attirati l'uno dall'altro, almeno inizialmente e grazie alla figura di Merlino, in definitiva appaiano proprio come due poli opposti, due persone dalle idee, dalle convinzioni assolutamente incompatibili e contrastanti.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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1 Settembre 1941
«Kendrick, Laelius Mithras»
Nella Sala Grande si fece silenzio, mentre un ragazzino piuttosto alto per i suoi undici anni, capelli mossi e occhi color del mare più scuro, si avvicinava alla sedia dove sarebbe avvenuto il suo smistamento.
«Chissà dove finirà». Era stato Edward Rosier a parlare, osservando il Cappello Parlante sulla testa di quel ragazzino.
«Potrebbe finire pure da noi» gli fece eco Antonin Dolohov lasciandosi andare a una piccola alzata di spalle. Acconto a loro, Tom Riddle osservava la cerimonia dello smistamento scrutando attentamente ogni ragazzino che sedeva sulla sedia, sorridendo gentilmente e applaudendo tutti coloro che raggiungevano la loro Casa, quella di Salazar Serpeverde, congratulandosi con loro e invitandoli a sedersi, cercando di metterli a loro agio.
«Sono quelli di cui mi avete parlato, quelli che non hanno una casa di riferimento, giusto?» chiese, rivolto a Rosier e Dolohov, che annuirono.
«Già, finiscono ovunque. Se non vado errato lo zio di quel ragazzino era Serpeverde, e ci è rimasto secco contro Grindelwald» fece notare proprio Dolohov, lasciandosi andare a una smorfia disgustata.
«Non essere così severo con quel povero mago, a quanto leggo Grindelwald sembra essere molto potente… magari era solo troppo potente per lui» ribatté Tom pacatamente, mentre Kendrick veniva smistato a Corvonero.
«Bah, non so che dirti, girano una marea di voci sul loro conto, come che discendano direttamente da Merlino, ma nessuno sa se siano vere o meno, o che possiedano abilità particolari» continuò Antonin, tamburellando con le mani sul tavolo, in attesa di poter cenare.
«Secondo me sono tutte cavolate! Pensateci, se fosse vero non sarebbe logico vantarsi di una simile discendenza? Merlino è stato allievo di Salazar Serpeverde, è un mago famosissimo, non avrebbe senso non sventolare questa discendenza davanti a tutto il mondo magico!» gli fece eco Rosier, mentre Tom continuava a osservare la cerimonia e contemporaneamente ascoltava i suoi due compagni di Casa.
«Sono proprio curioso di parlare con quel ragazzino, magari potrà dissipare i nostri dubbi» commentò al termine della cerimonia, prima di iniziare a cenare.
«Anche perché io ho controllato varie volte gli alberi genealogici delle più importanti famiglie magiche, e non ho mai letto il loro nome tra i discendenti di Merlino» concluse, mentre il preside Dippet permetteva loro di iniziare la cena.
Fu quando ebbero terminato e gli studenti poterono alzarsi dai loro tavoli per recarsi ai rispettivi dormitori, che i tre Serpeverde decisero di avvicinarsi ai ragazzi del primo anno di Corvonero.
«Scusami, tu sei Kendrick, giusto?» chiese Tom, avvicinandosi al ragazzino, che stava chiacchierando col prefetto della sua Casa. Laelius si voltò verso la persona che lo aveva chiamato, evidentemente più grande di lui, appena interdetto; aveva forse fatto qualcosa di male, o gli era andato addosso involontariamente? Il prefetto di Corvonero guardò i tre ragazzi in maniera appena infastidita, dato che doveva condurre quelli del primo anno nei dormitori, ma Tom gli si rivolse con aria affabile.
«Non preoccuparti, rubo a questo ragazzo solo un minuto» assicurò, per poi rivolgere la propria attenzione di nuovo a Laelius.
«Sono vere le voci che girano sulla tua famiglia e sulla discendenza con Merlino?»
A quella domanda Laelius scoppiò a ridere, portando Antonin e Edward a scoccargli delle occhiate non proprio benevole.
«Perdonami, non volevo mancarti di rispetto, ma sei l’ennesimo che mi fa questa domanda» spiegò il ragazzino, la voce piuttosto allegra, per nulla infastidita da quelle continue domande sui suoi antenati, che altri avrebbero potuto considerare come fin troppo invasive.
«Mi dispiace, ma sono davvero solo voci. Noi Kendrick possiamo ereditare alcune capacità legate alle rune e al fuoco, cosa che non avviene per tutti, e credo che questa particolarità abbia dato vita a queste voci» concluse, facendo un cenno del capo come saluto e seguendo il suo prefetto.
«Tranquillo, io non sono interessato alle voci ma alle rune, vorrei sapere più cose possibili tra tutte quelle che hai già imparato grazie a tuo padre» riprese a parlare il prefetto di Corvonero, un ragazzo più grande di Laelius e coi capelli di un biondo così chiaro da sembrare quasi bianchi.
«Nessun problema, posso insegnarti tutto quello che vorrai, pref… scusami, hai detto che posso chiamarti per nome, Xenophilius». I due continuarono a chiacchierare per tutto il tragitto che li condusse fino al dormitorio di Corvonero.
 



Giugno 1943
«Prefetto Riddle, potrei parlarti? Ti rubo solo un minuto».
Il prefetto di Serpeverde si voltò, appena infastidito nell’udire il cognome del babbano che aveva inseminato sua madre, riconoscendo la voce del ragazzo che gli si era rivolto in maniera così educata: Kendrick.
«Se sei preoccupato per l’eventuale chiusura della scuola puoi stare tranquillo, la cattura del colpevole dell’apertura della Camera dei Segreti ha scongiurato questa terribile eventualità» lo rassicurò Tom, ma Laelius fece un cenno negativo col capo.
«Non sono mai stato preoccupato per la chiusura della scuola». Il suo interlocutore sollevò appena un sopracciglio, in un misto di curiosità e incredulità.
«Non ti interessava l’eventuale chiusura della scuola? Non lo avrei mai detto» ribatté Tom, ma anche questa volta Laelius compì un cenno negativo col capo.
«Mio padre è sempre stato tra quei genitori che non avrebbero mai permesso la chiusura di Hogwarts, e che avrebbero fatto di tutto per difendere gli studenti, tutti gli studenti, fino alla cattura del colpevole» spiegò il Corvonero pacatamente.
«Comprendo… davvero lodevole e gentile da parte di tuo padre» affermò Tom, in maniera apparentemente sentita.
«E quindi, che cosa ti serve di preciso da me?» riprese, come se essere stato disturbato da quel ragazzo fosse una notevole perdita di tempo.
«Beh, tu hai ricevuto un encomio per i servigi resi a Hogwarts per aver catturato il colpevole… volevo solo sapere se davvero Hagrid è il colpevole».
Tom stava per rispondere, ma Laelius alzò una mano per fermarlo, volendo spiegarsi meglio.
«Vedi, Rubeus è sempre sembrato un ragazzo tranquillo, amante delle creature magiche, di ognuna di loro, anche quelle che potrebbero incutere più timore, e di solito coloro che hanno un certo legame con la Natura e le sue creature non sono portati a compiere gesti tanto orrendi come un omicidio».
Tom rimase per un attimo stranito da quel discorso: gli stava forse dicendo che bastava amare le creature magiche per essere delle brave persone? Si poteva davvero essere tanto sciocchi e illusi?
«Insomma, mi è sempre sembrata una persona a posto, incapace di uccidere, anche solo per sbaglio» concluse Laelius, tenendo le mani nelle tasche della divisa e giocherellando con delle rune. Tom sospirò prima di rispondere, cercando di avere un tono abbastanza convincente, ma anche in parte confidente, in maniera tale che Laelius potesse credergli senza altri dubbi e pensasse che gli stesse dando qualche insegnamento importante, di cui avrebbe dovuto far tesoro in seguito.
«Credo di aver capito, ti dispiace perché ti eri fidato di lui, dico bene? Ma purtroppo a volte le persone fingono di essere ciò che non sono per illuderci, nascondendo la loro vera natura, e temo che Hagrid si sia comportato proprio così» disse, poggiando una mano sulla spalla del suo interlocutore, alto praticamente quanto lui nonostante gli anni di differenza.
«Non sei contento che sia stato scoperto chi ha fatto del male alla tua compagna di Casa?» chiese ancora, quasi cercando di comprendere ulteriormente il modo di pensare di quel ragazzino. Laelius annuì, rispondendo subito e con un tono appena più alto.
«Certo che lo sono! Non conoscevo molto Mirtilla, non ho mai avuto modo di parlarle, ma è ovvio che mi dispiaccia per lei!»
«Allora non hai null’altro di cui crucciarti, puoi tranquillamente goderti le vacanze estive che stanno per iniziare e poi riprendere gli studi a Settembre, come tutti noi. La scuola è salva, il colpevole catturato, la vittima vendicata, tutto qui» concluse Tom, lasciando la spalla di Laelius e chiedendosi come si potesse essere così ingenui, così buoni, così bendisposti nei riguardi del prossimo, persino di ibridi come Hagrid o di una nata babbana come quella ragazza che lui stesso aveva ucciso tramite il Basilisco. Ma del resto, lo ricordava in quel momento, Laelius era un mezzosangue, forse per questo non poteva comprendere certe differenze all’interno di quella scuola, all’interno del mondo magico, e tra il mondo magico e quello babbano.
Illuso, semplicemente illuso. E stupido. E gli stupidi e gli illusi, a parer suo, finivano per fare sempre una brutta fine.
 
 


1945, Primavera
«Caposcuola Riddle, qual buon vento ti porta in biblioteca?»
La voce di Laelius lo accolse, tra gli scaffali vicini all’entrata del reparto proibito; il Corvonero si era appena seduto a un tavolo, diversi libri aperti davanti a sé e le pergamene pronte per i compiti da svolgere.
«Kendrick, se non te lo ricordi quest’anno ho i M.A.G.O., ho bisogno di ricerche più approfondite» spiegò, aggiungendo subito «E quel cognome lo usano solo i professori, preferisco che mi si chiami in un altro modo» gli fece notare, rimanendo in piedi davanti a lui. Laelius accennò un sorriso.
«È vero, i M.A.G.O., hai quasi terminato… potrei quasi invidiarti» rispose il giovane, facendo bellamente finta di non aver sentito l’ammonizione a proposito del cognome.
«Se penso che a me mancano ancora tre anni, e che anche Xenophilius ormai è fuori da Hogwarts, potrei quasi disperarmi» commentò ancora, fintamente ironico. Tom sollevò un sopracciglio, infastidito da quel modo di fare; voltatosi, stava per andarsene quando la voce di Laelius lo raggiunse di nuovo.
«Hai già deciso cosa fare dopo Hogwarts?»
«Come mai ti interessa tanto?»
«Beh, hai una mente brillante e-»
«Odio gli adulatori» lo interruppe Tom, riservandogli un’occhiata per nulla benevola. Laelius non si scompose minimamente, non era più il ragazzino di undici anni che parlava di rune con quel prefetto strano di Corvonero, stava crescendo e cambiando rapidamente, proprio come lui.
«Non ti sto adulando, sto semplicemente dicendo la verità. Credi che non mi renda conto delle tue capacità? Lo vediamo tutti, i professori in primis, hai capacità non indifferenti in tutte le materie, le studi e le pratichi senza alcuno sforzo, non è di certo da tutti» spiegò Laelius, infervorandosi appena, gli occhi blu che brillavano di una strana luce.
«Hai mai pensato di fare carriera nel Ministero? Potresti mettere le tue capacità al servizio di tutti, e sarebbe fantastico!»
Il Caposcuola accennò un sorrisino ironico nell’udire quello strano progetto per il proprio futuro, avvicinandosi un po’ di più al suo interlocutore, parlandogli vicino al viso, il tono di voce mellifluo.
«Oh, ma io metterò le mie capacità al servizio del mondo magico, anche se non credo attraverso il Ministero». Per un attimo Laelius si irrigidì, gli parve quasi di scorgere uno strano bagliore maligno negli occhi di Tom, ma dopo un battito di ciglia quel bagliore era già scomparso, e lui si disse che forse si era solo lasciato intimorire dal quel tono di voce. Giravano voci su Riddle e sul suo gruppo di compagni di Casa, nessuno era mai riuscito a incastrarli per gli strani fatti che erano avvenuti in quegli anni, ma in molti li temevano e, si disse Laelius, probabilmente in quel frangente anche lui era rimasto vittima delle malelingue, si era lasciato condizionare quando magari Tom non alludeva a nulla di malvagio.
«E tu invece? Sei al quarto anno, hai già pensato al tuo futuro?» chiese poi il Serpeverde, il tono di voce tornato normale. Laelius annuì, indicando un tomo che aveva sul tavolo, di una materia che ancora non avrebbe potuto studiare a Hogwarts, ma su cui si stava già documentando, anche con l’aiuto di suo padre e del professor Silente.
«Ammesso e non concesso che si riesca ad avere di nuovo la pace, vorrei dedicarmi all’alchimia, è una materia che mi affascina, e non mi dispiacerebbe dedicarmi ai rituali per poter aiutare il mondo magico e quello babbano».
A quella risposta Tom storse il naso, una piccola smorfia sul suo viso sempre affascinante.
«Il mondo babbano… credi davvero che anche loro meritino protezione?» chiese, quasi volesse mettere alla prova le convinzioni di quel Corvonero sempre attaccato ai libri e allo studio. Gli occhi di Laelius lo fissarono sicuri, questa volta per nulla intimoriti da quel giovane di qualche anno più grande di lui.
«Senza alcun dubbio. Mia madre è una nata babbana, non potrei mai odiare o disprezzare il mondo da cui lei proviene».
«Loro ci temono, ci odiano, nel corso dei secoli hanno cercato di farci del male, di ucciderci, di estinguerci, lo hai forse dimenticato?» Il tono di voce di Tom si era fatto più alto, e alcuni ragazzi presenti nella biblioteca si erano voltati verso di loro, non comprendendo appieno cosa stesse accedendo. La voce di Laelius invece rimase pacata, come se si aspettasse quella obiezione, già sentita nei corridoi della scuola, pronunciata a mezza voce da studenti purosangue che credevano se stessi migliori e superiori rispetto a tutti gli altri.
«Tu non avresti paura di qualcosa che non capisci o che non conosci? Se si spiega loro, se si mostra loro ciò che siamo e cosa possiamo fare, anche per loro, sono sicuro che non ci temeranno e che si potrà far convivere pacificamente i due mondi… non era forse questo anche l’ideale del grande Merlino, allievo di Salazar Serpeverde?» gli fece notare, portando Tom a irrigidirsi per un attimo, prima di lasciarsi andare a una pronta risposta.
«Tutti possono sbagliare, persino Merlino, che evidentemente non doveva aver compreso appieno gli insegnamenti del suo maestro» rispose il Caposcuola, a denti stretti.
«Che cattiveria nei suoi riguardi. Eppure sono state create diverse onorificenze col suo nome, proprio per i suoi meriti…».
Ma Tom non lo stava più ascoltando e si era ormai allontanato dal tavolo dove lui aveva preso posto per studiare. Laelius sospirò, riflettendo su quello scambio di battute; non riusciva a togliersi dalla mente il momento esatto in cui aveva provato paura davanti a quegli occhi, come se per un attimo avesse avuto davanti a sé un Tom Riddle diverso, molto diverso dal solito. Che l’aver voluto cambiare nome gli stesse dando problemi di personalità?
Il Corvonero scosse il capo, come ad allontanare quei pensieri troppo scemi persino per lui e cercò di concentrarsi al meglio sui compiti che doveva svolgere: doveva ottenere ottimi voti anche quell’anno, e chissà, magari l’anno successivo anche lui sarebbe potuto diventare prefetto.
 
 


1956, Inverno
Laelius entrò velocemente dentro il Castello di Hogwarts, scuotendo il lungo mantello per togliere la neve che si era depositata su di esso nel breve tragitto effettuato a piedi dal luogo in cui si era materalizzato. Con quel brutto tempo aveva proprio fatto bene a muoversi da solo e a lasciare sua moglie al caldo della loro dimora, non era il caso che rischiasse di ammalarsi quando poteva visitare la scuola dove lui aveva studiato in un periodo in cui il tempo fosse stato meno rigido. Abbassato il cappuccio che gli copriva il viso, Laelius camminò sicuro per raggiungere il Gargoyle che lo avrebbe condotto al cospetto del preside, nella mano sinistra il bastone ereditato da suo padre, nelle tasche del mantello alcune rune portate sempre con sé per precauzione. Giunto al secondo piano, il giovane uomo si fermò di colpo, gli occhi blu fissi a osservare una figura che emergeva da dietro il Gargoyle di pietra, una figura che sembrava essere solo il ricordo di un giovane ragazzo da lui conosciuto anni prima, di un fascino senza eguali, ora scomparso chissà dove. I due si fronteggiarono per un istante, poi fu proprio Laelius a parlare per primo.
«Tom? Sei proprio tu? Sei dunque tornato?» chiese, stringendo maggiormente il bastone che teneva nella mano sinistra, riflesso dato dal percepire quegli occhi così diversi, così maligni, puntati sulla sua figura.
«Kendrick, non mi si chiama più così già da diverso tempo» rispose l’uomo, osservandolo in maniera quasi schifata.
«Beh, lo sai, io ti conosco con quel nome, dunque riesco a chiamarti solo così» ribatté Laelius, proseguendo subito.
«Che cos’hai fatto di bello in questi anni? Siamo rimasti tutti sconvolti quando sei andato a lavorare da Magie Sinister, ancor di più quando sei sparito nel nulla. Ho seriamente temuto ti fosse successo qualcosa di brutto, lo ammetto». Un sorrisino poco rassicurante comparve sulle labbra di colui che si faceva chiamare Voldemort.
«Sperimentavo, comprendevo ancor meglio la magia, la facevo mia in maniera assoluta» rispose, portando Laelius a irrigidirsi; quell’uomo emanava un’aura potente e terribile, pericolosa per chiunque, e soprattutto malvagia, di una malvagità totale, senza controllo, senza remora.
«Comprendo… immagino che ora potrai mettere le tue conoscenze al servizio dei due mondi, proprio come mi avevi detto a quel tempo». Di nuovo Voldemort lo osservò in maniera schifata, come si osserva qualcosa di ripugnante e inferiore.
«I due mondi… sei rimasto lo sciocco di allora, Kendrick, credi davvero che io abbia a cuore i due mondi? Oppure non credi che io abbia a cuore solo ed esclusivamente il mondo magico? Solo ed esclusivamente determinati maghi?»
Nel sentire quelle parole anche Laelius cambiò atteggiamento, consapevole che difficilmente Tom avrebbe commesso qualche pazzia all’interno della scuola, per di più con Silente presente.
«Tu invece hai deciso di mostrare finalmente la tue vera natura» ribatté con tono sicuro e serio, la paura messa da parte a favore delle proprie convinzioni.
«Proprio come mi insegnasti all’epoca per Hagrid, anche se forse quelle parole erano riferite a te e non a quel povero innocente, ma io ero troppo piccolo per comprenderlo».
Voldemort non si prese nemmeno la briga di rispondergli, lo superò di fretta, mentre Laelius oltrepassò il Gargoyle e giunse dal preside.
«L’ho incrociato al secondo piano, è completamente cambiato, non sembra nemmeno più lui». Silente, che si trovava in piedi davanti alla finestra del suo studio, sospirò preoccupato.
«Ti ho fatto venire perché lo vedessi coi tuoi occhi, perché ti rendessi conto e comprendessi ancor meglio, al di là di ogni parola che avrei potuto utilizzare per descriverlo».
«Mi stai dicendo che, dopo Grindelwald, lui potrebbe porsi come nuova minaccia per i due mondi?»
«Io spero di no, ma dobbiamo essere realisti, e questa possibilità purtroppo esiste, in maniera concreta».
 
 


1975, Autunno
Si aspettava che prima o poi i Mangiamorte avrebbero attaccato la dimora dei Kendrick, ma il modo in cui era avvenuto il tutto aveva lasciato Laelius interdetto. Ai suoi occhi era apparso non come un vero e proprio attacco, portato per distruggerli, ma come un modo per comprendere cosa ci si potesse aspettare dalle sue difese. Laelius era arrivato addirittura a ritenere che fosse stata un’iniziativa autonoma di alcuni Mangiamorte piuttosto che un vero e proprio ordine da parte di Voldemort, ma alla fine poco importava, le sue difese avevano retto, lui e sua moglie non avevano ricevuto alcun danno e soprattutto la loro amata figlia in quel periodo era a Hogwarts, dunque perfettamente al sicuro.
Laelius però sentiva che quello era solo l’inizio, che avrebbe dovuto muoversi per anticipare un altro, eventuale attacco; il suo intuito gli diceva che quando sarebbe avvenuto, sarebbe stato Tom a mostrarsi, e lui doveva farsi trovare pronto, doveva escogitare qualcosa che gli permettesse di aggirare la sua immensa forza e proteggere sua moglie e sua figlia. Sarebbe stato sicuramente un piano difficile da attuare, e altrettanto sicuramente avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Silente, ma se fosse stato in grado di agire in maniera corretta, allora avrebbe accettato qualsiasi conseguenza, anche la morte.
 
 


1981, Luglio
L’Ordine della Fenice era stato decimato, maghi e babbani che gli si opponevano venivano torturati e uccisi senza alcuna pietà. Uomini, donne, bambini, quando si trattava di eliminare quella che loro consideravano feccia, non si faceva differenza alcuna. Eppure c’erano ancora maghi che combattevano strenuamente accanto a Silente, maghi che credevano in quella profezia, maghi che si opponevano a lui, a Lord Voldemort.
E Laelius era uno di questi.
Era rimasto lo sciocco e illuso di un tempo, credeva di potersi opporre a lui solo perché quella volta i suoi compagni Mangiamorte non avevano fatto sul serio, solo perché aveva Silente accanto a sé, ma la realtà era tutt’altra. Lui, come tutti i Kendrick, era un debole, una vergogna per il mondo magico, una famiglia che avrebbe potuto far parte delle Sacre Famiglie ma che aveva scelto consapevolmente di non farne parte per seguire delle idee sbagliate, delle convinzioni scorrette.
Ci avrebbe pensato lui a farlo tornare alla realtà, a mostrargli cosa volesse davvero dire affrontarlo una volta per tutte, da solo, senza alcun aiuto. Avrebbe lasciato la moglie e la figlia nelle mani dei Mangiamorte, ma Laelius sarebbe stato solo suo, sarebbe stato lui a portarlo alla morte, e una volta eliminata la dinastia dei Kendrick si sarebbe occupato del bambino della profezia, avrebbe eliminato anche lui e a quel punto nessuno avrebbe potuto più fermarlo, nemmeno Silente.
Perché Merlino poteva pur essere stato allievo di Salazar Serpeverde, ma lui, Lord Voldemort, era l’erede di Salazar Serpeverde.



Note dell'autrice: Salve a tutti! Se qualche persona pensava che fossi morta, beh, si dovrà ricredere, stavo solo rivedendomi il sesto libro per mandare avanti la long. Però, proprio dalla rilettura de Il Principe Mezzosangue nasce questa piccola one shot dedicata a Tom e Laelius, al loro incontrarsi, confrontarsi, combattersi. Nulla di pretenzioso, ma qualcosa nata rileggendo proprio i diversi ricordi che Silente mostra a Harry nel Pensatoio, una sorta di esperimento che spero sia di vostro gradimento.
Piccole note sparse, che non mancano mai. Il nome di Rosier (uno di quelli che attende alla Testa di Porco, per intenderci) non è conosciuto, e potrebbe essere il padre di Evan; io ho optato per questa soluzione e ho inventato il suo nome.
L'età di Xenophilius non è conosciuta, si sa solo che è nato prima del 1964. Nella mia visione delle cose non solo conosce Laelius (lo sappiamo già dalla long, per chi la segue), ma è prefetto l'anno in cui proprio Laelius viene smistato.
Infine, spero di aver reso IC Tom Riddle, che a parer mio è uno dei personaggi più complicati da muovere, al pari di Silente; è difficile renderlo da adulto, ma lo è anche da ragazzo, per cui spero davvero di non averlo rovinato.
Detto ciò vi saluto, e spero di riuscire ad aggiornare presto la long. <3
Alla prossima!
Lina Lee
  
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