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Autore: thors    08/01/2021    1 recensioni
[note] I fatti narrati in questa storia si svolgono poco tempo dopo gli eventi raccontati nelle serie animata “Avatar: The legend of Aang” (quindi c’è qualche spoiler) e costituiscono un enorme “what if” della successiva stagione “The legend of Korra” (alla quale non viene fatto nessun riferimento).
[intro] Il nuovo Signore del Fuoco viene travolto dalle più terribili violenze, mentre sui quattro regni spira un nuovo vento di guerra che lo trascinerà in un abisso oscuro e profondo, ma Ethiel, una giovanissima mezzelfa, affiderà a lui la sua vita e gli mostrerà in cambio un nuovo futuro.
[cit] Nel vederlo, Ethiel ne fu sorpresa, confusa ed inorridita.
«Non… non è un elfo…» protestò, senza smettere di fissare l’orrenda bruciatura che sfigurava il volto del ragazzo davanti a lei.
«No, non lo sono», replicò lui con tono seccato, mentre ricambiava lo sguardo della ragazzina con un’espressione altrettanto perplessa.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Zuko | Coppie: Mai/Zuko
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di una mezzelfa'
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7. Verso il destino

 

Si fermarono davanti alla recinzione di una casa semplice, ma piuttosto graziosa e ben tenuta. Una giovane ragazza, che poteva avere la stessa età di Zuko e che viveva lì assieme alla madre, uscì per prima nel cortile e domandò gentilmente: «Possiamo fare qualcosa per voi?»

Zuko si schiarì la voce. «Song, non credo tu possa riconoscermi, e forse è meglio così. Sono qui perché tu e tua madre, anni fa, mi avete aiutato, ma non vi ho mai ringraziate. Anzi, mi sono comportato in modo imperdonabile. Perciò vorrei cercare di ripagarvi.»

La ragazza si avvicinò di corsa e lo guardò stupita e contenta. «Sei Junior! Come hai fatto a curare la scottatura? Oh! Scusami… Sono davvero felice che tu sia tornato.»

Zuko annuì ed abbassò la testa, incapace di guardarla negli occhi, mentre la madre, una donna non troppo anziana ma già segnata dalla vecchiaia, li raggiungeva col volto illuminato di gioia. Mise in mano a quest’ultima un sacchetto di monete e fece per andarsene, ma Song gli afferrò una braccio e quasi lo implorò: «Aspetta, ti prego. Il cavallo-struzzo non valeva così tanto… ed io ho sperato a lungo di vederti tornare. Sei molto diverso, adesso… non solo per il viso… forse anche per merito della… tua splendida compagna. Sarei felice se voleste prendere un tè con noi».

«Lei è mia sorella», rispose come d’abitudine, voltandosi verso Ethiel per capire le sue intenzioni.

«Per me va bene», rispose la mezzelfa, al tempo stesso incuriosita dalla bontà d’animo che leggeva nei cuori delle due donne, ma anche indispettita con la più giovane per come le era apparsa sollevata nel sentire la prima menzogna di Zuko.

 

Mentre sorseggiavano il tè, la madre disse con aria scontenta: «Mia figlia si sarebbe dovuta sposare un anno fa, ma il suo futuro marito non è ancora tornato. Lavora per l’esercito, e in questo periodo ha davvero molto da fare».

«Lui è un carbonaio», intervenne Song, sorridendo malinconica. «Ora si trova ad Harbor Town, ma tra poco la foresta a Sud della città sarà esaurita, così lo manderanno in quelle più a Nord. Forse lo lasceranno tornare a casa quando in tutto il regno non sarà rimasto un solo albero in piedi.»

Accigliata, Ethiel le chiese: «Per quale motivo l’esercito sta facendo questo?»

«Perché gli serve il carbone per creare esplosivi, per far funzionare impianti e per muovere navi, carri e mongolfiere. Le miniere non bastano, così lo devono produrre bruciando il legname.»

Ethiel rivolse uno sguardo sconcertato al suo compagno di viaggio. «Davvero possono farlo?»

«Purtroppo sì», rispose lui con tono cupo, sapendo bene cosa la preoccupava.

Madre e figlia vollero poi sapere da Zuko tutto ciò che aveva fatto da quando aveva lasciato la loro casa; lui non se la sentì di confessare chi fosse realmente neppure in quell’occasione, perciò dovette improvvisare, ed Ethiel si divertì più d’una volta nell’inventarsi qualche particolare che lo mettesse in imbarazzo. E lo stuzzicò ancora, appena si sdraiarono sul loro giaciglio, prima di scoppiare a piangere.

 

Sulla via del ritorno, Ethiel fu molto più silenziosa del solito. Ciò che aveva appreso nella casa di Song non l’avrebbe stupita più di tanto se avesse prestato più attenzione alle discussioni che aveva già sentito nelle altre case. Presto i taglialegna sarebbero arrivati nella foresta degli elfi, e forse avevano già distrutto qualcuno degli altri regni nascosti. Non ne poteva essere sicura, ma forse aveva la possibilità di fermarli, e riuscirci poteva esser parte del suo destino. Ma come avrebbe potuto saperlo? E come poteva essere una buona idea quella di rischiare la propria vita per salvare un popolo che non l’avrebbe mai accettata, e che forse l’avrebbe bersagliata di frecce se solo si fosse avvicinata alle sue terre.

Quando capì che da sola non avrebbe mai trovato una soluzione che la soddisfacesse, ne parlò con Zuko, e lui le rispose: «Non sono ancora sicuro che qualsiasi destino possiamo intravedere non sia altro che un miraggio. E non capisco per quale motivo gli elfi non ti accettino, ma so che il tuo modo di vivere è quello di un elfo, perciò mi chiedo come potrebbero non esserti grati se combattessi sinceramente per loro. Ma dimmi, Ethiel, perché li salveresti?»

«Forse solo perché, vivendo con te, ho dimenticato quanto fossi triste in mezzo a loro, ma i loro canti, le loro tradizioni, sono ciò che mia madre mi ha lasciato… sono anche miei, e non voglio che spariscano. E non voglio neppure che gli elfi siano massacrati dagli uomini.»

Zuko annuì. «Non credo che il Regno della Terra invierà tutto il suo esercito per conquistare un po’ di legname, perciò credo sarà un ottimo modo per metterti alla prova. Però faccio fatica a vederla come una tua guerra e preferirei ti mettessi in salvo, se le cose si mettessero male.»

Ethiel non rispose, ma pensò che avesse ragione: se sua madre fosse stata ancora viva, non avrebbe esitato a morire, ma le cose, purtroppo, stavano diversamente.

 

Alcuni giorni dopo, mentre erano in viaggio, Ethiel aveva appena iniziando a preparare dei medicamenti da commerciare, quando mollò tutto e si mise a sedere accanto a Zuko.

Con insolita timidezza, gli disse: «Perché mi hai chiesto di curare la gamba di Song? L’ho fatto volentieri… ma l’avevi già ringraziata con un bel po’ di monete».

«Non si trattava solo del cavallo-struzzo. Lei era stata sin troppo gentile con me ed aveva salvato la vita a mia zio. Mi sentivo ancora in debito, e ti ringrazio per avermi aiutato.»

«E saresti felice di tornare da lei? Da solo… intendo dire.»

«Cosa?» esclamò stupefatto. «E questo come ti è venuto in mente?»

«Lei avrebbe rotto il suo fidanzamento per te… Tu non provi nulla per lei?»

«Certo che no! Io non ti lascerò mai. Lo sai.»

«In realtà no, non lo so», rispose quasi in lacrime. «Perché continui a star con me? Solo perché te l’ha chiesto mia madre?»

Zuko la guardò per alcuni istanti, completamente disorientato. «No… io…»

«E perché lo stai facendo, allora?» Si tolse il cappuccio, e alcune lacrime le scivolarono lungo il viso. «Riesci a vedere qualcosa, oltre alle mie orecchie a punta?»

Lei era vicinissima, irresistibile, e Zuko pensò che un un bacio sarebbe stata la risposta migliore. Non appena si inclinò verso di lei, però, una freccia sibilò accanto alla sua testa. Con estrema rapidità, fermò gli animali, afferrò le sue spade e si mise a riparo dietro al carro, trovando Ethiel già pronta con una freccia incoccata.

«Sono in quattro», disse lei, asciugandosi il volto. «A quello sull’albero ci penso io. Tu tiene a bada gli altri.»

Lanciò subito una freccia, pochi istanti dopo scoccò la seconda e preparò la terza nel caso a Zuko servisse aiuto, mentre lui incrociava ancora le lame contro i due avversari rimasti. Al termine dello scontro, Ethiel puntò la sua spada al petto dell’unico aggressore ancora cosciente e gli chiese la ragione dell’agguato, ignorando Zuko che le chiedeva di tornare indietro. Ascoltò la risposta senza dire una parola, poi salì sul carro, provando un miscuglio di rabbia e disgusto che non l’abbandonò nei giorni seguenti.

 

Era metà mattinata di un giorno assolato, quando si avvicinarono alla zona infestata alla ricerca di uno spirito impazzito. Trovarlo non fu difficile; e, dopo aver provato su di lui i suoi poteri, Ethiel si accostò a Zuko, fermandosi ad un passo di distanza, e gli prese una mano.

«Ora ci divideremo per un po’», gli disse, guardandolo con un certo imbarazzo.

«Ed io non sono d’accordo», sbuffò lui.

«Lo so, ma di me non avranno paura, perciò sarà più facile. Prima di andare, però… C’è una domanda… a cui ancora non mi hai risposto.»

Zuko capì dal suo sguardo cosa voleva e non gli fu facile risponderle. «Ti chiedo scusa, Ethiel. Quella volta sul carro… la freccia mi ha salvato. Io ti voglio bene, ed è per questo che voglio proteggerti. Solo per questo.»

Lo guardò impietrita. «Cosa stai… Io credevo che anche tu… Io ti amo… Zuko.»

«Non è così, Ethiel. Sei giovane e non hai conosciuto nessun altro.»

«Mi basta aver conosciuto te!»

Zuko scosse il capo.

«Pensi ancora a Mai… È per lei, vero?»

«Ti prego, Ethiel. Se salverai gli elfi, loro cambieranno idea su di te, ed il mio compito sarà finito. Non sarai più obbligata a vivere isolata. Sarà tutto diverso.»

«No, Zuko,» disse in lacrime, «ti stai sbagliando. E te ne accorgerai.»

Troppo amareggiata per continuare a parlargli, Ethiel si inoltrò nella foresta, con addosso l’abito elfico che era stato di Zuko ed il volto nascosto da una fascia di stoffa leggera. Si arrampicò su di un albero, ed avanzò silenziosamente di ramo in ramo facendo attenzione ad ogni rumore, finché non individuò un elfo guardiano distante solo una ventina di passi in linea d’aria. Dopo essergli arrivata alle spalle, lo stordì colpendolo alla testa e, quando si riprese, legato ed imbavagliato, gli disse: «Questo regno è in pericolo, ed io voglio aiutarvi. Ti chiedo solo di farmi arrivare viva al giudizio dei sovrani. Non protesterò se vorrai legarmi. Puoi farlo?»

Al cenno dell’elfo, Ethiel gli sciolse il bavaglio, e lui le rispose: «Farò come chiedi, ma bada: la regina ora è Ainwen, e lei ti ucciderà se cercherai di imbrogliaci».

«Se la nuova regina non odia i mezzelfi così tanto da ucciderli prima di ascoltarli, allora non ho nulla da temere.»

L’elfo le offrì un’ultima possibilità di fuggire, poi la fece scendere a terra, le serrò i polsi con la stessa corda che l’aveva immobilizzato e la condusse nel luogo dove Zuko era stato imprigionato.

Ainwen non tardò molto ad arrivare e, piuttosto sorpresa, le disse: «Ethiel, perché sei tornata? Sapevi che gli elfi avrebbero potuto ucciderti. Ed ora quel compito spetterà a me».

«Lo so, regina degli elfi. Sono stata ad Harbor Town e so che un esercito giungerà qui tra due o tre settimane per scacciare gli spiriti. Il Regno della Terra trasformerà la foresta in carbone e costruirà qui decine di impianti militari. Io, però, posso impedirlo, trasformando gli spiriti in guardiani della foresta, ma ho bisogno dell’aiuto degli elfi per assorbire il loro rancore.»

«Tu hai il potere di purificarli?» chiese Ainwen con tono serio, osservandola attentamente.

«Sì, e ve lo dimostrerò.»

«Sappiamo cosa stanno facendo gli uomini e temevamo che sarebbero arrivati qui presto. Avrei anche dovuto sapere che saresti tornata per salvare la foresta: Fanie me l’aveva detto, ma io non le credetti. So, infine, come sei arrivata. Sei saggia e sicura di te, giovane ragazza, ed io non voglio commettere altri errori: mostra agli elfi di poter mantenere la tua parola e non avrai nulla da temere nel mio regno.»

«Vale anche per il dominatore del fuoco che mi ha protetta sino ad oggi?»

Ainwen gli sorrise divertita. «Non sarà facile, ma posso prometterti anche questo.»

 

Nonostante Ethiel avesse dato prova di un eccezionale potere, gli elfi si radunarono in un ampio spiazzo circolare più per effetto dell’autorità della regina che non della fiducia riposta nella mezzelfa. Tre quarti di loro si sedettero a terra su cinque file, formando un gran cerchio attorno alla ragazza, mentre gli altri si assicuravano che gli spiriti, già avvicinatisi in gran numero, non interferissero. Se la purificazione non avesse funzionato, la mezzelfa e il suo compagno sarebbero stati tra i primi a morire, ed una moltitudine di elfi li avrebbe raggiunti nell’aldilà tentando di confinare nuovamente gli spiriti all’esterno del regno.

Ad un cenno di Ainwen, gli elfi intonarono un canto a due voci, l’una armoniosa e sommessa, l’altra più dolce ed intensa, ed avvertirono subito la malinconia dei morti penetrare nei loro cuori. Ethiel teneva gli occhi chiusi e percepiva tutti gli spiriti che le vibrazioni della seconda voce riuscivano a raggiungere. Individuava con facilità quelli pervasi dall’odio, li faceva avvicinare e quindi entrava in loro, diluendo negli animi degli elfi la sofferenza che prorompeva in lei grazie al legame formato con essi dal canto più lieve. Ottenere l’aiuto dello spirito del vento le costò un dolore straziante, ma le permise di portare le voci degli elfi sin oltre i margini dell’intera foresta.

 

Quando tutto fu finito, il primo a raggiungerla fu Zuko, preoccupato da ciò che lei gli aveva detto poche ore prima e stravolto dalla lotta per difendere i cantori, che lo aveva costretto a dosare con cura la sua forza per non incendiare gli alberi. Ethiel dovette nascondergli la gioia per quel che aveva appena compiuto e non le non fu difficile accentuare il dolore che realmente provava. Fece un cenno impercettibile ad Ainwen e si lasciò scivolare sull’erba. Quando Zuko le fu accanto, lei gli mormorò delle parole incomprensibili, poi, non appena fu chinò su di lei, gli disse debolmente: «C’è una cosa che devi dirmi… prima che gli spiriti mi prendano…»

Trasformò in una smorfia il sorriso divertito che non riuscì a trattenere alla vista del volto sconvolto di lui, alzò la testa quel poco che gli bastava ed unì le labbra alle sue. Sentì il dolce bacio di Zuko e le sue calde lacrime caderle sul viso, e non poté più continuare la farsa. Si avvinghiò a lui con le braccia e lo rovesciò sulla schiena, continuando a baciarlo. Avvertì la sua sorpresa nel momento in cui capì di esser stato preso in giro, ma resistette al suo tentativo di liberarsi e fu lieta di toccar di nuovo le sue labbra e di sentirsi stringere da lui. Si scostò per un momento, mentre una fitta parete di rami e foglie prendeva forma attorno a loro, e gli disse: «Noi non ci lasceremo mai».

 

I dominatori della terra rimasero accampati per due giorni senza mai mettere piede nella foresta, e se ne tornarono indietro assieme ai taglialegna appena arrivati, domandandosi per quale motivo nessun rapporto menzionasse che gli spiriti fossero abili dominatori di terra e, alcuni, anche di fuoco.

Una grande aquila poggiò le sue zampe a pochi passi da Ethiel, mentre lei ancora si trovava nel territorio degli elfi, e le disse con voce possente: «Giovane mezzelfa, ti concederò tutto il potere dell’aria per impedire agli umani di rovinare ancora questo mondo. Nel continente ci sono molte foreste che puoi proteggere come hai fatto qui, diverse popolate dagli elfi sin dall’alba dei tempi».

Quando se ne andò via, un pulcino zampettò sino ai piedi di Ethiel pigolando vivacemente e si mise a giocare con Ithil.

«Cosa pensi di fare, adesso?» le chiese Zuko, guardando divertito i due animaletti.

Lei lo abbracciò e gli rispose: «Cominceremo dagli altri regni degli elfi, ma ci concederemo anche un po’ di riposo. E cercherò alleati nel mondo degli spiriti, magari anche qualcuno che sappia far rinascere una foresta usando il carbone come fertilizzante».

«E quando avrai convertito anche l’ultimo spirito?»

«Abbiamo una casa che ci aspetta.»

«Non vorresti vivere con gli elfi? Non ti sono più nemici e non cercheranno mai di venderti», disse, concludendo la frase con tono avvilito.

Ethiel lo fissò negli occhi, con uno sguardo dolce e serio. «Vivrò dove vorrai. Gli spiriti sono in ogni luogo, e farò pentire chiunque cerchi di rapirmi.»

 

Epilogo

 

In pochi mesi, difendendo i territori a loro affidati, gli spiriti imposero una brusca frenata alla guerra di conquista della nazione della terra. Una prima e numerosa flotta aveva già raggiunto le coste della Nazione del Fuoco, dove aveva preso possesso delle navi nemiche e costruito possenti roccaforti, ma la prematura mancanza di combustibile rallentò i rifornimenti logistici ed impedì l’avanzata dell’invasione.

Era tuttavia solo questione di tempo, prima che una delle due nazioni rompesse l’instabile equilibrio che si era venuto a creare.

Durante quel clima pieno di incertezze, Pathik visitò una casa situata quasi a metà strada tra il regno di Ainwen ed un villaggio umano, giocherellò con un vivace gatto bianco ed un aquilotto curioso e urlò poi ai padroni di casa, che tardavano a scendere: «So dove si trova Aang! Beh, l’anima si è persa nel regno degli spiriti, mentre il corpo è imprigionato in un ghiacciaio. Entrambi sono assopiti, e bisogna risvegliarli nello stesso momento, perciò… voi siete i candidati ideali per riuscirci».

   
 
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