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Autore: Gatto1967    08/01/2021    3 recensioni
Il punto di svolta della storia di Candy è sicuramente l’adozione di Annie da parte dei Brighton. Da lì cominceranno le sue traversie, ma… cosa sarebbe successo se fosse stata Candy ad essere adottata?
Andiamolo a scoprire con questa one-shot
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Brighton, Candice White Andrew (Candy)
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questa storia è un what if che riprende l'opera originale di Kyoko Mizuki, i cui diritti d'autore sono detenuti da autrice e casa editrice. Non ho diritti sui personaggi nè tanto meno sulla storia originale che vado a modificare. Non c'è scopo di lucro in questa mia storia, per tanto non lede ai diritti d'autore.

 

Visita a casa Legan

 

La carrozza attraversò il cancello della villa dei Legan e arrivò rapidamente all’ingresso della villa.

Lì la signora Legan attendeva in piedi le sue importanti ospiti, dietro di lei stavano i suoi figli, Neal e Iriza, e un paio di cameriere.

-Benvenuta signora Brighton.- disse Sara Legan rivolta alla donna appena scesa dalla carrozza. -E benvenuta anche alla piccola…- 

-Candy! Mia figlia si chiama Candy.-

-Onorata di conoscerla signora Legan.- disse la bambina accennando un inchino.

Non sembrava molto a suo agio la piccola Candy.

-Benvenuta Candy.- disse la signora Legan con un sorriso che puzzava di falso lontano un miglio.

 

Una delle due cameriere fece strada verso il salotto privato della padrona di casa, mentre l’altra si diresse verso la cucina.

Poco dopo la signora Brighton e la figlia sedevano insieme alla signora Legan e ai suoi figli nel salotto mentre veniva servito il tè.

Nel ricevere la tazza di tè dalla giovanissima cameriera, Candy sobbalzò e si fece cadere la tazza addosso.

-Accidenti a te!- tuonò la signora Legan rivolta alla ragazzina dai lunghi capelli neri. -Guarda cosa hai combinato!-

-No signora Legan!- intervenne Candy -Non è stata Annie, sono stata io a far cadere la tazza!-

La signora Legan sembrò quasi più contrariata dall’intervento di Candy che non dalla presunta mancanza della sua dipendente, ma fece buon viso a cattivo gioco.

-D’accordo. Annie accompagna la signorina Brighton a pulirsi e cambiarsi. Iriza sii gentile con la nostra ospite, prestale uno dei tuoi vestiti.-

-Non serve signora Legan, in valigia abbiamo vestiti di ricambio, mia figlia a volte è un po’ maldestra e così porto sempre abiti di ricambio.-

-Prego signorina Brighton, mi segua. Il suo bagaglio è già nella sua stanza.-

Candy si alzò e seguì la cameriera dei Legan al piano superiore.

 

Quando le bambine furono uscite dalla stanza la signora Legan si rivolse alla sua ospite.

-Non sapevo che avesse un’altra figlia signora Brighton.- il riferimento era alla figlia dei Brighton purtroppo morta qualche anno addietro.

-Vede signora, Candy non è veramente nostra figlia. È la figlia di un lontano e benestante parente di mio marito morto da un anno. La piccola Candy era rimasta orfana perché sua madre morì nel darla alla luce, così io e mio marito l’abbiamo accolta in casa nostra, e la consideriamo come nostra figlia.-

-Un gesto che vi fa onore signora Legan. Sa una cosa? Anche quella ragazzina dai capelli neri è un’orfana, solo che lei non è di buona provenienza come la piccola Candy, si figuri che è una trovatella che abbiamo preso in un orfanotrofio come dama di compagnia per nostra figlia Iriza, ma lei non si è dimostrata assolutamente all’altezza del compito, e così l’abbiamo messa a fare la cameriera. Ma visto com’è imbranata stavo pensando di mandarla in Messico nella nostra fattoria. Sempre meglio che tornare all’orfanotrofio!-

-Anche lei ha buon cuore signora Legan.-

 

Al piano di sopra Annie aveva condotto Candy davanti alla sua stanza.

-Prego signorina, questa è la sua stanza. Si accomodi che la aiuto a cambiarsi.-

Candy vide un’altra cameriera che si avvicinava.

-Sì grazie, ho proprio bisogno di un aiuto.-

Entrate che furono nella stanza Annie chiuse la porta.

-Annie! Cosa fai in questa casa?- chiese Candy in lacrime. -Perché sei venuta qui?-

Annie abbassò lo sguardo e iniziò a piangere.

-Credevo che sarei stata adottata… e invece…-

Raccontò una parte dei dispetti e delle angherie che subiva in quella casa da parte dei due figli dei Legan, e Candy pianse con lei abbracciandola.

-Annie vattene da questa casa! Ritorna alla Casa di Pony: Miss Pony e Suor Maria ti accoglieranno a braccia aperte!-

-Non posso Candy! Almeno qui mangio tutti i giorni e non mi manca niente… Piuttosto ora ti aiuto a…-

-Al diavolo il mio abito! Pensi che non sappia cambiarmi da sola? Ora mi cambio e torniamo giù, ma ti prego pensa a quello che ti ho detto: la Casa di Pony è povera d’accordo ma Miss Pony e Suor Maria ci volevano bene!-

-Ci penserò Candy… ci penserò…-

 

Fuori dalla porta della stanza Neal e Iriza si guardarono sorpresi mentre si allontanavano dalla stanza.

-Hai capito che roba Iriza? La smorfiosa bionda è una trovatella come la nostra imbranata cameriera.-

-Te l’avevo detto Neal. Prima l’ha chiamata Annie, ma nessuno le aveva detto che la moretta piagnona si chiama Annie.-

-Quindi i Brighton hanno adottato Candy dalla Casa di Pony.-

-Sì, ma conviene stare zitti, i Brighton sono un’importante famiglia con la quale papà ha rapporti d’affari, non sarebbe una buona cosa fargli uno sgarbo. Piuttosto ho un’idea…-

 

Una volta consumato il pranzo, i Legan e le loro ospiti si accomodarono nella  saletta privata della signora Brighton, e dopo qualche minuto Iriza Legan prese la parola:

-Candy, ti andrebbe di provare a cavalcare?-

-Mi sembra una bellissima idea Candy!- rispose per lei sua madre.

-Ma veramente io… non ho molta confidenza con i cavalli…-

-Oh non preoccuparti.- disse Neal -I nostri cavalli sono docilissimi. Non è vero Annie?- aveva detto quest’ultima frase con evidente tono canzonatorio.

-Sì signorina… io… li accudisco sempre…-

-Dì pure che pulisci le stalle Annie.- aggiunse Iriza ridendo con cattiveria.

Candy mordeva il freno: sarebbe volentieri saltata addosso a quei due viscidi che umiliavano così la povera Annie, ma l’intervento della signora Legan risolse quella situazione potenzialmente pericolosa.

-Coraggio allora: Iriza, presta a Candy uno dei tuoi abiti da cavallerizza, voi avete più o meno la stessa taglia.-

 

Poco dopo Candy, aiutata da Annie, cercava di salire sulla cavalla dei Legan, un animale definito assolutamente docile.

Dietro il cavallo, approfittando del fatto che nessuno lo vedeva, Neal Legan estrasse dalla sua tasca uno sperone appuntito, e come Candy fu seduta in sella, colpì il povero animale sulla coscia.

La cavalla, imbizzarrita, partì ad un galoppo sfrenato mentre Candy urlava spaventata.

Dopo qualche minuto Candy recuperò sangue freddo e risolutezza, e tirò bruscamente le redini dell’incolpevole animale facendolo calmare.

 

Raggiunta dai dipendenti dei Legan, Candy fu ricondotta alla stalla, dove l’animale fu controllato.

-Guardi signora Legan. Qui c’è una ferita.-

-È stata Annie mamma.- accusò vilmente Neal -L’ha colpita con questo sperone, l’ho visto io!-

La povera Annie avrebbe voluto sprofondare.

-Come hai osato Annie!-

-Ma signora… io… io…-

Candy fremeva: era troppo.

-Neal sta mentendo signora Legan!- disse con voce alterata dalla rabbia suscitando la sorpresa di tutti i presenti.

-Annie mi stava aiutando a salire sul cavallo, come avrebbe fatto a colpirlo da dietro? È stato Neal a fare questa cosa ignobile! Lui stava dietro il cavallo, solo lui avrebbe potuto colpirlo!-

-Candy ma… ma che dici…- le disse sua madre imbarazzatissima.

Candy seppure in lacrime, era inarrestabile.

-Adesso basta mamma! Non ce la faccio più a fingere, e non posso permettere che la mia sorellina venga trattata così!-

-Candy cosa dici!-

Candy si sentiva sollevata per quello che aveva appena detto. 

Si avvicinò ad Annie e le prese quelle mani così duramente segnate.

-Sì, avete capito bene signori: io e Annie siamo cresciute insieme, nello stesso orfanotrofio. Poi io sono stata adottata dai Brighton e Annie è rimasta alla Casa di Pony. 

Ora l’ho ritrovata, e non la lascerò mai più.-

La signora Brighton era sconvolta da quello che Candy stava dicendo: tutto il suo castello di bugie stava crollando miseramente.

-Mamma, ti chiedo scusa per averti disobbedito, ma non posso più tacere: Annie stava per essere punita ingiustamente, e io non potevo permetterlo… non potevo…-

Annie in lacrime la abbracciò.

-Candy! Non lasciarmi più Candy!-

-Mai più Annie, mai più…- disse Candy mentre tutto intorno a lei sembrava sfocare…

 

Candy si risvegliò continuando a chiamare Annie, la sua Annie, ma lei non c’era.

Era di nuovo sola, nella stalla dei Legan, con la luce del giorno che filtrava nella stalla, in quella stalla dove la perfida signora Legan l’aveva messa a dormire per compiacere i suoi perfidi figli.

-Era un sogno… era solo un sogno…-

Cominciò a piangere mentre Klin saliva sul letto a leccarle la faccia come a volerla consolare.

 

Poco dopo, nell’alzarsi dal letto vide il nastro legato al palo portante della stalla, e lo strinse a sé.

 

-Annie, sorellina mia. Sono sicura che un giorno ci ritroveremo…-

Mormorò mentre continuava a piangere.

   
 
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