Videogiochi > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: Lisaralin    09/01/2021    2 recensioni
[Monkey Island]
Guybrush Threepwood ha trovato il modo per tornare nel mondo dei vivi, ma Morgan LeFlay non può seguirlo.
[rivisitazione di una scena del quinto episodio di Tales of Monkey Island, "Rise of the Pirate God"]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Crocevia

 

“Il confine tra il regno dei vivi e quello dei morti è una linea sottilissima.”
All’appena deceduta Morgan LeFlay quella frase era sembrata solo l’ennesima solfa mistica priva di senso: la classica battuta a effetto che un piazzista da quattro soldi come Stan avrebbe potuto utilizzare per vendere chincaglieria voodoo senza valore ai gonzi di Flotsam Island. Non faceva differenza che a pronunciarla fosse stato lo scheletrico Traghettatore, lo spettro incaricato di guidare le anime appena morte nei recessi del Crocevia. La ex cacciatrice di pirati si era limitata ad incrociare le braccia - ormai prive di consistenza e lievemente luminescenti, come tutto il resto del corpo - e a volgere lo sguardo oltre il parapetto della barca adornata di teschi, senza degnare lo spettro della minima attenzione. I suoi occhi erano stati risucchiati dalla distesa di acqua nera che in ogni direzione andava sfumando verso l’orizzonte livido. 
Un mare oscuro e senza fondo come l’abisso dei suoi sensi di colpa.
Adesso però Morgan capisce che quando il Traghettatore parlava di “linea” intendeva in senso letterale.
È davanti a lei in questo esatto momento. Uno squarcio nella realtà, una patina lattiginosa talmente sottile da essere totalmente priva di una terza dimensione. Dall’altra parte, il sole. Il cielo sterminato dei Caraibi, il profumo della salsedine e il vento che gonfia le vele.
Il mondo dei vivi.
Peccato soltanto che quella linea sottile lei non possa attraversarla.
“Vai tu” dice dopo l’ennesima volta che la barriera si ostina a respingerla. “Io troverò un altro modo.”
Si volta per non incrociare lo sguardo da pesce rosso caduto dalla boccia che sicuramente adesso è stampato sulla faccia di Guybrush. Dannazione se il ragazzo è lento di comprendonio a volte. Più o meno sempre, a dire la verità. Come si sia guadagnato la fama di “Temibile Pirata™” è un mistero che sfugge alla sua comprensione.
“Ma Morgan… sei sicura?”
Ecco, appunto.
La cacciatrice di pirati sospira. Riesce a immaginare perfettamente quegli occhi azzurri sgranati e tondi come due pezzi da otto che in questo momento bruciano intensamente sulla sua schiena.
Guybrush è fatto così.
Appena ricevuto l'incarico, il dispiacere di dover dare la caccia all’idolo della sua infanzia le aveva lasciato qualche traccia di amaro in bocca, ma non era stato difficile da superare. Non dopo aver saggiato il peso della borsa di dobloni generosamente offerta dal marchese De Singe, perlomeno. E poi una vera professionista non permette mai che i sentimenti personali interferiscano con il lavoro: è la prima regola. Un’altra linea che non si deve assolutamente varcare.
La vera delusione era arrivata dopo. Morgan sfiderebbe chiunque a non restare delusi dopo aver scoperto che il mito della propria giovinezza non è il pirata feroce e temerario che credevi, bensì uno smidollato che tende a sgusciare via al primo accenno di pericolo ricorrendo a un pietoso mix di battutine imbarazzanti e trucchetti da circo. Durante il loro primo duello, per distrarla, aveva cercato di convincerla che alle sue spalle ci fosse una scimmia a tre teste. Patetico.
E allora perché adesso Morgan sta sacrificando la sua reputazione per permettergli di tornare al mondo dei vivi?
Per immaginarselo sul ponte del Narvalo Urlante mentre scambia nomignoli svenevoli abbracciato alla sua Elaine? Uno che chiama la propria moglie “Plunderbunny” non dovrebbe avere diritto di cittadinanza su nessuna isola dei Caraibi. O dell’universo, per quel che riguarda Morgan.
“Certo che sono sicura. Tu pensa soltanto a prendere a calci nel sedere LeChuck. Te l’ho detto, troverò un altro modo.”
Lo sente prendere fiato - anche i fantasmi respirano, a quanto pare - e immagina la battuta in arrivo. Guybrush ha una battuta per ogni situazione, anche se non sempre la battuta ha effettivamente a che fare con la situazione stessa.
“Morgan… grazie di tutto.”
Chiude gli occhi per un attimo. È peggio di quel che temeva. Avrebbe preferito mille volte una risposta salace sull’igiene personale di LeChuck o sulle abitudini alimentari delle scimmie di Montevideo. Come se ciò non bastasse lo sente avvicinarsi, sussulta al tocco della sua mano sulla spalla (la morte non dovrebbe almeno azzerare le percezioni sensoriali? No, neanche questa benedizione le è concessa). Da parte sua, Morgan si ostina a non guardarlo in faccia.
Sa di non meritare quel ringraziamento.
Gli scosta la mano con uno sbuffo di fastidio, affrettandosi a mettere tre abbondanti passi di distanza tra loro.
“Ma perché fai questo per me?”
Uomini. Devono sempre fare domande stupide.
“Perché penso che tu possa farcela! Per cosa sennò?” sbotta, girandosi finalmente a guardarlo. Lo incalza, senza concedergli il tempo di una risposta fantasiosa o evasiva.
“Perché ti ho visto ripristinare il senso di orientamento di un lamantino sottraendo con l’inganno la sua coclea a una confraternita di pirati hippy. Ti ho visto vincere una gara di smorfie piratesche, orchestrare uno scambio di persona con l’aiuto di un teschio demoniaco parlante, trasferire la tua mente nel corpo di una sacerdotessa voodoo per lanciare una maledizione su uno scienziato pazzo francese. Ti ho visto evadere dallo stomaco del lamantino versando un composto sinistro nei suoi succhi biliari e subito dopo aiutare suddetto mammifero a ottenere un appuntamento galante con una femmina di leviatano soffiando dubbie frasi d’amore da una conchiglia gigante.”
Senza volerlo, nella foga del discorso, gli si è avvicinata tantissimo. Abbastanza da scorgere le ossa baluginare dentro il suo corpo traslucido. O da farle volare per la testa idee bislacche, frivole e del tutto indegne di una cacciatrice di pirati degna di questo nome.
Ma si domina facilmente. È una professionista, dopotutto.
“Insomma, se c’è una cosa che ho imparato durante le nostre avventure è che non c’è niente, assolutamente niente che Guybrush Threepwood non possa fare.”
Si ritrova a sorridere, e le fa piacere vedere la stessa espressione riflettersi sul volto del “Temibile Pirata™”. Non è il solito sorriso ironico e smaliziato, però. Ha qualcosa di triste.
“Falla pagare a LeChuck anche da parte mia.” dice infine, a voce più bassa.
Poi si volta di nuovo, ed è solo il rumore simile a un risucchio dello squarcio tra i due mondi che si apre per un attimo ad informarla che lui finalmente se n’è andato.


Il centro del Crocevia è buio e silenzioso.
Gli arabeschi infuocati sul terreno sono l’unica nota di colore in quel luogo sospeso. Formano glifi e disegni a cui Morgan non è capace di dare un significato, anche se può immaginarlo con una buona approssimazione. L’inizio, la fine, il confine. Altre linee che dividono, spezzano, separano. Sottili e letali come il filo della sua spada.
Muove qualche passo in una direzione a caso, ma non ha una meta precisa in mente. Né ha fretta di trovarla. Dopotutto adesso ha tutto il tempo del mondo, no?
Fare la guardiana, mettere alla prova le anime dei pirati sfidandole a duello non era poi così male. Ma forse c’è altro nei recessi oscuri del Crocevia. Fermarsi alla superficie non sarebbe da lei.
Il silenzio tombale di quel luogo le si è così appiccicato addosso che basta il lieve fruscio alle sue spalle per farla sobbalzare. Una piroetta elegante e l’acciaio della sua fedele lama balugina contro il cielo senza sole, puntando dritto alla gola di chiunque sia stato così sfrontato e imprudente da osare coglierla di sorpresa.
Poco ci manca che sia lei a perdere la presa sulla spada per lo stupore.
Perché la persona che le sta di fronte non è l’ennesima anima perduta, non è il solito pirata con il buco di una palla di cannone nello stomaco o la sciabola che lo ha ucciso ancora infilata in mezzo alle costole.
La donna che la osserva con un sorriso enigmatico ha la pelle scura e il volto dipinto di bianco e nero nell’imitazione di una maschera mortuaria. I monili intorno a polsi e caviglie e il copricapo ornato di arabeschi incredibilmente simili alle linee del Crocevia non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni. Così come il fatto che il suo corpo non emani luminescenza né vi si possa in alcun modo vedere attraverso.
Una sacerdotessa voodoo.
La voce della donna è morbida e profonda. Sembra provenire da diverse direzioni contemporaneamente.
“Avrei un lavoro per la miglior cacciatrice di pirati da entrambi i lati del Crocevia.”

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Lisaralin