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Autore: Freya_Melyor    09/01/2021    10 recensioni
~ Seconda classificata al contest "4 Canzoni" indetto da Nemesis_ sul Forum di EFP ~
Una melodia in sottofondo, note dolci e lente, ed ecco che i ricordi tornano vividi a tormentare l'animo afflitto di Severus.
Dal testo:
"[...] La melodia era mutata, si era affievolita e addolcita, lasciando presagire che un lento avrebbe dominato la sala da ballo nei minuti successivi. Severus non seppe, lì per lì, cosa lo spinse a non proseguire il cammino verso il tanto agognato silenzio del proprio studio, tuttavia rimase immobile, in attesa, con una strana ansia addosso che pian piano lo stava avviluppando per intero. [...]"
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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~ Frammento d'eternità ~


La Vigilia di Natale era arrivata in un batter d'occhio, nonostante l'agitazione per il Torneo avesse tenuto tutti ben lontani dalla normale concezione del tempo.
Severus camminava piano per i corridoi dei sotterranei, stranamente sgombri in quel periodo così affollato; si muoveva silenzioso, lasciando che il mantello nero – quello della festa, quello che era stato obbligato a indossare per l'occasione – svolazzasse con delicatezza a ogni suo passo. Da lontano sarebbe parso un fantasma vestito di ombre, dall'animo in pena; e, sebbene non fosse uno spettro, il malumore che gli si leggeva in volto era reale e tangibile.
Da insegnante di Hogwarts, non aveva potuto esimersi dal presenziare al tradizionale Ballo del Ceppo, anche se avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di non prendere parte a quell'evento così teatralmente melenso, perfetta dimora di stupidi drammi adolescenziali. Ecco perché, appena presentatasi l'occasione, si era dileguato dalla Sala Grande per trovare rifugio nella penombra delle segrete, lì dove l'aria non era contaminata dalle salate lacrime di qualche disperata ragazzina dal cuore infranto; eppure, nonostante la lontananza, le note delle Sorelle Stravagarie riuscivano ancora a tartassargli i timpani logorati da tutto quel frastuono.
Stancamente si portò una mano alle tempie, cercando di trovare un po' di sollievo, quando all'improvviso qualcosa lo fece arrestare di botto, inchiodandolo al suolo. La melodia era mutata, si era affievolita e addolcita, lasciando presagire che un lento avrebbe dominato la sala da ballo nei minuti successivi. Severus non seppe, lì per lì, cosa lo spinse a non proseguire il cammino verso il tanto agognato silenzio del proprio studio, tuttavia rimase immobile, in attesa, con una strana ansia addosso che pian piano lo stava avviluppando per intero. E infine comparve, con una lestezza e una fulmineità che quasi gli sembrò di esserselo immaginato... ma no, ne era sicuro, l'aveva scorto, seppure per un solo attimo: il frammento di un ricordo, di una scena fino a quel momento sbiadita, ciononostante conservata a lungo in quella sua mente stipata di rimorsi e dolore. Era rimasto lì per tutti quegli anni, silente, in attesa di quel qualcosa che lo riportasse alla luce, strappandolo dall'oblio della dimenticanza.
Il cuore cominciò a battergli con prepotenza, così come il respirò accelerò sotto il torace di colpo costretto nella corvina casacca. Istintivamente portò la mano al colletto accuratamente allacciato, liberando qualche bottone dalla morsa delle asole, ma a nulla servì la boccata d'ossigeno che solo per un momento lo rinvigorì.
Le note continuavano indisturbate a diffondersi nell'aria, inebriando gli spiriti stanchi e sovreccitati dalla serata che stava per giungere al termine, preparandoli alla buonanotte con un pizzico di dispiacere per le ore trascorse in fretta. Solamente l'animo di Severus sembrava sortire l'effetto contrario da quella canzone che, riecheggiando tra le mura di pietra, andava a scontrarsi contro le pareti del suo cuore.

 
🎵 Quel magico cielo che arde nei tuoi occhi 🎶


Li ricordava bene – i suoi occhi, del verde più bello che avesse mai visto, più verdi della speranza stessa. Come avrebbe potuto dimenticare le iridi che l'avevano fatto innamorare al primo sguardo?
Quelle che lo avevano salvato da un'infanzia tremenda, passata a far finta di non udire le urla del padre e i singhiozzi della madre.
Quelle che gli erano state amiche, che l'avevano accolto senza pregiudizio, che l'avevano difeso dalle ingiurie.
Quelle che, infine, si erano velate di delusione e riempite di lacrime solamente a causa della sua stoltezza.
Li ricordava bene, gli occhi di Lily.
Quelli nei quali aveva sempre scorto la bellezza del tramonto e la freschezza dell'alba.
Quegli occhi straordinari, magici, che l'avevano stregato senza tuttavia ricorrere ad alcuna magia.

 
🎵 Mi guardi e, tesoro, voglio prendere fuoco 🎶


Rammentava bene, Severus, quanto gli fosse sempre stato impossibile non prendere fuoco ogni volta che Lily lo guardava, puntandogli addosso quel suo sguardo vispo e ardente.
Le sue occhiate erano sempre state cariche di passione e curiosità per il mondo, per la vita.
E anche ora – ora che le pupille di lei si erano chiuse per sempre – bastava il semplice ricordo di quelle occhiate a farlo avvampare, colorandolo di un rossore atipico sulla sua persona.
Quante volte avrebbe voluto – dovuto dirle dell'effetto che lei compiva su di lui, di come lo facesse sentire altrettanto vispo, passionale, curioso...

 
🎵 Hai trovato in me la luce che io non sono riuscito a trovare 🎶


...perché Severus, al contrario di Lily, non era mai riuscito a trovare la luce in se stesso. Solo demoni e ombre banchettavano nel suo animo afflitto, fin quando non era comparsa lei come un faro di speranza in mezzo all'oceano a dissipare il buio.
Ma lui, testardo, crudele, orgoglioso, velenoso, era riuscito a offenderla; l'aveva spenta... aveva offuscato quella luce alla quale era disperatamente aggrappato, facendo calare le tenebre del dispiacere sui suoi meravigliosi smeraldi.
A nulla erano servite le scuse, arrivate forse troppo tardi – e troppo tardi aveva capito che non avrebbe mai dovuto trovarsi nella posizione di doverle chiedere scusa perché mai avrebbe dovuto ferirla.
Ogni volta che si erano detti addio, aveva fatto male. Ogni volta continuava a ferirlo, a lacerarlo come se una moltitudine delle più affilate lame lo trafiggesse da parte a parte, anche se erano passati anni, anche se il sole era calato su di lei.
Come ripresosi da una trance improvvisa, Severus raddrizzò la schiena, serrò la bocca divenuta d'improvviso asciutta e riprese con passo svelto il proprio cammino, desideroso di evadere da quel corridoio nel quale si sentiva estremamente vulnerabile.
Una volta al riparo nella solitudine del proprio studio, lasciò che le spalle tornassero a incurvarsi sotto il peso del rammarico che lo torturava ormai da tempo; con impazienza e dita tremanti gettò lontano la casacca che gli rendeva difficile respirare, precipitandosi immediatamente dopo sotto la fioca luce della scrivania. In uno dei cassetti, quello che teneva ben sigillato con un incantesimo, cercò disperatamente un oggetto dimenticato, tuttavia il più prezioso che avesse mai avuto: una fotografia, logora e spiegazzata, ma l'unica che possedeva; l'unica che lo ritraeva insieme alla sua Lily, al suo amore perduto e più grande cordoglio.
Non era una diapositiva magica, bensì babbana; l'avevano scattata in un afoso pomeriggio estivo durante le vacanze del quarto anno. Ricordava bene il momento in cui Lily si era presentata con una vecchia macchina polaroid ritrovata in soffitta, insistendo affinché scattassero qualche foto; ricordava anche di come all'inizio si fosse opposto, cedendo con facilità non appena un piccolo cruccio era comparso su un angolo del perfetto sorriso di Lily. Allora si era arreso, sforzandosi persino di apparire meno scontroso del solito per non adombrare la brillante luce che lei sprigionava da ogni dove.
Osservando con occhi lucidi quello statico pezzo di carta, Severus abbassò le palpebre e lasciò che il ricordo tornasse in vita, trasportandolo su quel verde prato dove avevano trascorso il pomeriggio... ed eccola lì, con quel suo fresco abitino di cotone che le scivolava addosso come seta, bella come una dea, baciata dalla calda luce del sole morente.
Poteva ancora sentirla ridere, respirare, vivere. Poteva udire le note di quella canzone – così simili al brano delle Sorelle Stavagarie – riecheggiare in sottofondo, mentre Lily canticchiava come se nulla più avesse avuto importanza, persa in quel motivetto che lui non avvertiva affatto, troppo concentrato a catturare ogni singolo particolare del momento.
Una sgualcita polaroid che ritraeva Lily felice, spensierata, viva, sua: questo tutto ciò che gli restava – tutto ciò che avrebbe accompagnato le sue lacrime amare nei momenti di solitudine, quando si concedeva di essere fragile e umano. Un frammento d'eternità impresso su carta; un frammento che gli avrebbe ricordato loro due, per sempre in quel modo.





NdA: Questa storia partecipa al contest “4 Canzoni” indetto da Nemesis_ sul forum di EFP.
Il contest forniva un elenco di canzoni tra le quali scegliere; la mia scelta è ricaduta su “Always remember us this way” di Lady Gaga. Le frasi in corsivo all'interno del testo sono estrapolate da questo brano che, per ovvie ragioni, ho leggermente modificato in modo da adattarle alla trama; per quanto riguarda la prima (Quel magico cielo che arde nei tuoi occhi), ho addirittura cambiato una parola (That Arizona sky burning in your eyes) così da poter conformare il pezzo al contesto narrato.
Le frasi allineate a destra della pagina sono frasi di un brano che – nel mio immaginario – viene cantato dalle Sorelle Stravagarie durante il Ballo del Ceppo e la cui melodia, simile a quella di una vecchia canzone udita insieme a Lily, riporta alla mente di Piton il ricordo da anni assopito.

 

   
 
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