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Autore: NyxTNeko    10/01/2021    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Nizza, 1°marzo

Napoleone, dopo una lunga giornata di lavoro, quando oramai il sole era calato all'orizzonte, decise di prendersi una piccola pausa. Non poteva certo lamentarsi della posizione ottenuta a Nizza, il suo ruolo di comandante dell'artiglieria dell'Armée d'Italie era stato confermato definitamente da Parigi.

Per sua fortuna, avendo l'appoggio di Robespierre minore, oltre che di Barras, Saliceti, Fréron ed altri ancora, non aveva dovuto faticare troppo per ribadire la sua posizione e mettersi all'opera, come era stato in precedenza. Cullandosi leggermente sulla sedia, attendendo i suoi aiutanti di campo, che aveva mandato in perlustrazione, per tenere d'occhio la situazione, la sua mente lo riportò indietro. "Quando ritornai qui" ripensò il corso, risistemandosi seduto, poggiando i piedi sul tavolo di legno, e le braccia dietro la testa.

12 febbraio 

Appena giunto in città aveva subito percepito che vi era parecchia agitazione, nervosismo, tra le fila dell'esercito, perfino tra i civili. Comprese che qualcosa di grave stava accadendo nelle vicinanze della cittadina. Sapeva, infatti, che lungo i confini tra Nazioni e Stati vi era sempre instabilità, essendo luoghi di frontiera, di scambio e il più delle volte di conflitti. Era evidente che stavolta c'era qualcosa di più, doveva indagare alla sua solita maniera discreta e disinteressata. 

Almeno apparentemente: forse lì ci sarebbe stata l'occasione preziosa che stava aspettando con celata impazienza. Per questo, senza sprecare altro tempo prezioso, si era diretto al quartier generale, in cui venne a sapere che il generale du Teil aveva lasciato quell'armata per andare a combattere in Vandea, così come dell'arresto del fratello Jean Pierre, per presunti sospetti monarchici. Entrambe le notizie lo rattristarono profondamente, in quanto aveva grande stima nei loro confronti. Doveva molto ad ambedue, se non fosse stato per i loro insegnamenti, le loro teorie, non avrebbe mai acquisito le competenze necessarie per svolgere al meglio i suoi doveri di ufficiale d'artiglieria, sia ad Auxonne, sia a Tolone, dov'era stato mandato dopo che Jean, il minore dei due, aveva rifiutato l'incarico e, di conseguenza, lasciato il posto vacante.

21 marzo

Verso la fine del mese scorso aveva appreso dell'uccisione di uno dei suoi 'maestri' degli anni giovanili, pianse lacrime amare, giurando a sé stesso che non appena avesse avuto una posizione stabile e un'economia più florida avrebbe aiutato i loro discendenti. - Solo così potrò sdebitarmi con loro - aveva emesso un lungo sospiro, carico di tristezza e rammarico - Riposate in pace, generale du Teil, non m'importa se eravate colpevole o innocente, non sarei l'ufficiale che sono, senza di voi, non dimenticherò ciò che siete stato per me - era stata la sua preghiera sincera.

La Francia stava cominciando a divorare i suoi stessi figli, attraverso la Rivoluzione. Era solo l'inizio di una lunga serie di morti che il Terrore, tra sospetti veri e infondati, avrebbe inesorabilmente ingurgitato. Napoleone ne aveva compreso la gravità nascosta sotto la superficie splendente dei nobili e puri ideali rivoluzionari, pur essendo consapevole di esserci dentro anche lui. Specialmente nel momento in cui aveva ricevuto, da Augustin Robespierre in persona, un prestigioso invito presso la sua dimora, che mai avrebbe pensato di ottenere. 

In effetti il Bonbon, ammaliato da questo giovane e promettente artigliere dal nome impronunciabile, che aveva vinto, quasi esclusivamente con le proprie forze, gli inglesi a Tolone, ne aveva ampiamente parlato con il fratello Maximilien, elogiandolo fin quasi all'inverosimile, in una pomposa e, in fondo, onesta lettera. Buonaparte sia per capire cosa volesse, avendo subodorato qualcosa velatamente, sia per curiosità e sia per evitare di inimicarselo improvvisamente rifiutandosi di presentarsi, si recò subitamente al luogo che il deputato gli aveva indicato. 

- Siete giunto cittadino Bonnapate - esordì Augustin non appena lo aveva intravisto sopraggiungere, dalla finestra della sua stanza, assieme al suo destriero e i suoi aiutanti di campo, che lo seguivano come fossero la sua ombra - Vi stavo aspettando con ansia - gli riferì non appena il militare entrò, rimanendo in piedi, davanti la porta - Accomodatevi pure generale - lo invitò infine, con immensa gentilezza e adorazione.

Il corso non se lo fece ripetere due volte e, toltosi di scatto il cappello, avanzò fino alla sedia che il deputato aveva preparato appositamente per lui. Non si aspettava un trattamento simile, o semplicemente non era abituato a queste garbate attenzioni da parte di influenti uomini francesi. Interesse che avrebbe voluto quantomeno dai suoi stessi concittadini, sull'isola. Tuttavia restava prudente e accorto, abilmente non fece trasparire questa titubanza evidente - Vi ringrazio per la vostra cortesia, cittadino Robespierre - rispose laconico Napoleone, si alzò la coda dell'uniforme e si accomodò. 

- È il minimo che possa fare per voi, generale - ammise orgoglioso il fratello dell'Incorrutibile, sedendosi anch'egli alla scrivania. Vi poggiò le mani sopra ed emise un grosso respiro, Buonaparte ravvisò immediatamente la sua eccitazione mista a tensione, era come emozionato di averlo al suo cospetto. Era così grande la stima che provava per lui? Si chiedeva tra sé, senza far trapelare alcun dubbio o esitazione. Nemmeno lui poteva dire di essere sereno nel trovarsi in sua presenza, non riusciva a prevedere le sue intenzioni. 

Dall'atteggiamento intuì che sicuramente fosse qualcosa di importante, a cui doveva tenerci particolarmente. Strinse i pugni sulle magre gambe mentre attendeva che Robespierre iniziasse a riferirgli il reale motivo per cui era stato convocato. L'irrequietezza, cominciò a farsi strada nell'animo insofferente del giovane generale, al pari del corpo, abituato al movimento perenne. Similmente ad un fulmine attraversò la gamba sinistra e il piede, che batteva sul pavimento. Odiava quell'attesa snervante, eppure non era passato che qualche minuto - Sono a vostra completa disposizione, cittadino, vi ascolto - gli scappò, trattenendosi a fatica.

Il deputato non poté fare altro che sorridere di gusto nel vederlo così poco incline all'immobilità; era davvero un ufficiale singolare, le descrizioni che aveva letto sui vari rapporti, in particolare quello di Barras, in cui citava il moto perpetuo, erano più che precise. Raramente gli era capitato di incontrare un tipo rassomigliante, per questo non poteva farselo sfuggire, adesso che lo aveva tra le mani. Alla Rivoluzione, al Paese e soprattutto alla Convenzione serviva un uomo del genere - Vista la vostra irruente impazienza non vi farò aspettare oltre - ridacchiò Augustin, rilassato sullo schienale della poltrona, si strofinò le mani e riprese - Dunque, ho riflettuto molto in questi mesi, specialmente dopo aver ricevuto dei rapporti che parlavano di voi in maniera eccellente, e il risultato ottenuto dimostra che siete tra i migliori, se non addirittura il migliore generale d'artiglieria di Francia, secondo il mio modesto parere - riferiva pieno di sincera stima, poggiando una mano sul petto, per conferma.

Napoleone spalancò leggermente gli occhi, non credeva a ciò che aveva appena sentito. Era sempre stato convinto di essere arrivato ad un livello elevato, ma non era mai stato troppo certo della veridicità delle sue supposizioni. Probabilmente perché non aveva voluto peccare di ulteriore presunzione e superbia, i tempi erano duri e l'eccessiva arroganza che aveva comunque mostrato a Tolone sarebbe potuta essere un'arma a doppio taglio se non accompagnata dai fatti - Ringrazio voi...e i vostri colleghi...per la grande considerazione che avete nei miei confronti... - lo interruppe esitante il generale prima di farlo proseguire. 

- Non dovete - alzò leggermente la mano il Bonbon, non voleva perdere il filo del discorso che si era preparato nella sua testa per tutta la giornata - Anche perché non vi ancora riferito ciò che ho in mente per voi - continuava ad esibire il migliore dei sorrisi - Differentemente dalla maggior parte dei vostri colleghi militari, avete ottenuto questi ottimi risultati ed elevate cariche in un arco di tempo brevissimo, nel giro di pochi mesi, e ad un'età giovanissima, non avete ancora il diritto di voto, eppure avete già scalato la vetta della gerarchia militare, non tutti possono vantare un analogo curriculum - ed era più che vero. Ciò stava ad indicare che il giovane uomo dinnanzi ai suoi occhi era un vero e proprio prodigio - Perciò voglio farvi questa allettante proposta, Bonnapate 

Il tono dell'interlocutore si fece improvvisamente serio, Napoleone divenne più accorto, dopo le lusinghe ecco che Robespierre minore stava per rivelare la motivazione che lo interessava davvero. Annuì taciturno, il cuore prese a battere velocemente, il respiro accelerò. 

- Venite a Parigi con me - riferì senza troppi giri di parole Augustin, tenendo lo sguardo fisso su di lui - Ho già parlato di voi a mio fratello Maximilien e gli ho proposto di nominarvi comandante delle forze armate dell'interno, se partirete assieme al sottoscritto vi condurrò da lui e lo convincerò a darvi l'incarico che vi meritate, generale - provò una grande frenesia nel riverarlo al diretto interessato. Aveva scorto la sua ardente ambizione ed era giusto che venisse saziata, aveva tutte le qualità e capacità per adempiere a quel compito in modo encomiabile e servire al meglio il paese. 

Per Napoleone fu un sogno, trasalì dalla testa ai piedi, non riusciva a credere di aver udito quelle parole da parte di un Robespierre, non un omuncolo qualsiasi, il fratello di uno degli uomini più potenti della Francia. Gli aveva chiesto di diventare una delle personalità più prestigiose della capitale, se non dell'intera Nazione. Ingoiò nuovamente la saliva, l'ambizione lo stava punzecchiando, s'insinuò nella sua mente, istigandolo ad accettare "Quando avrai un'altra possibilità di tale calibro?" gli sussurrava "Puoi diventare finalmente ciò che desideri, un uomo potente, autorevole, dominante, che è obbedito e amato dai suoi sottoposti, ciò a cui aspiri, che brami con tutto te stesso, oltretutto potrai sistemare per sempre la famiglia, è da pazzi rifiutare un'opportunità così appetibile". 

Augustin Robespierre restava in silenzio, trepidante, aspettando che si decidesse, poteva ben giustificare l'espressione tormentata che si era dipinta sul volto scarno di Buonaparte. Sperava ardentemente che accettasse "Maximilien, non immagini neppure cosa sarà in grado di fare un individuo del genere al nostro fianco, non dovremmo più tenere niente e nessuno" gli aveva riferito, dopo aver scoperto le titubanze, giustificabili, del fratello maggiore. Si sarebbe ricreduto. 

La tentazione era grande, Napoleone si paragonò, in quell'istante, ad Adamo fomentato da Eva, che gli porgeva il frutto, che il serpente gli aveva indicato e che lo avrebbe condannato al peccato eterno. Si mordeva le labbra, si sforzava di non affrettarsi nella risposta, trascinato dal furore e da quell'ardore che era parte del suo carattere. Doveva riacquistare lucidità, ragionare a sangue freddo, evitare di compiere un errore che gli sarebbe potuto costare la vita e avrebbe messo in pericolo quelle dei suoi cari. Non esisteva un altro posto in cui scappare, la Francia non era la Corsica.

Il periodo che il Paese stava vivendo era ambiguo, era affascinante all'esterno come la mela dell'Eden, ma marcia al suo interno. Il frutto che Napoleone doveva cogliere, però, non era ancora maturo, era passato troppo poco tempo, glielo aveva fatto notare Robespierre stesso. Per cui, con grande dolore e a malincuore, perché in altri contesti e momenti storici, magari più tranquilli e stabili avrebbe accettato, scelse di declinare l'allettante richiesta del Bonbon.

Sollevò lentamente la testa, guardò con intensità il suo tentatore, che apprensivo attendeva la lieta novella, osservò il suo volto affilato, gli occhi scuri e grandi, le labbra piacevoli, che tremolavano lievemente. Gli avrebbe dato un enorme dispiacere, ne era consapevole, si fece forza, respinse l'ultimo impulso e proferì, freddamente - Che verrei a fare in codesta maledetta galera? - ossia nel Terrore, vide la luce spegnersi sul viso speranzoso di Augustin. Passò a spiegare, omettendo i dettagli che potevano risultare scomodi - Come avete detto voi, ho già scalato la vetta della gerarchia militare, ma devo ancora stabilizzarmi, un'ulteriore promozione, a poca distanza da un'altra, potrebbe generare insofferenza e gettare sospetti, sapete la corruzione abbonda in questo periodo incerto e...

- Comprendo perfettamente - s'intromise Augustin, il tono di voce era amareggiato ma non adirato. Era una proposta, in fondo, mica una costrizione, pur credendo di ricevere una risposta affermativa, ridacchiò stupito, era davvero un tipo singolare. Chiunque al suo posto non avrebbe esitato un istante, si sarebbe messo a leccare immediatamente i piedi del potente di turno, invece lui aveva rifiutato, dimostrando di avere un'integrità fuori dal comune - Probabilmente mi sono spinto troppo oltre - ammise disilluso. "Corretto da un giovane che ha sei anni in meno di me...o probabilmente è il potere che porta a ciò, a perdere di vista o ad abbandonare gli ideali che ci illudiamo di seguire sino alla fine, una trappola appunto" dopodiché lo fece uscire, non prima di avergli riferito nuovamente entusiasta - Se avete una proposta su ciò che avete intenzione di fare contro i nostri nemici al confine, non esitate a mandarmela, io farò il possibile per soddisfarla, cittadino Bonnapate 

Per Napoleone fu una decisione ardua da prendere, ma man mano che vi rifletteva comprendeva che era stata la scelta migliore e saggia al momento. Era troppo presto, tutto stava avvenendo velocemente e il rischio di cadere rovinosamente era dietro l'angolo, il Terrore non perdonava, a differenza di Robespierre minore. La ghigliottina incombeva sui destini di qualsiasi persona che calpestasse il suolo della Repubblica, fosse francese o no. Aveva temuto che potesse insistere fino all'imposizione, per fortuna aveva ragionato e lo aveva lasciato andare. "Quando mi renderò conto che i frutti saranno finalmente maturi e potrò coglierli, allora libererò le mie ambizioni e i miei desideri, dedicandomi a ciò che bramo realmente" rifletteva balzando sul suo destiero, ritornando al quartier generale. 

Non fece parola con nessuno di quanto avevano discusso, come suggeritogli da Robespierre minore, accennando esclusivamente ai complimenti che gli aveva rivolto, neanche con i suoi aiutanti da campo che si erano comunque accorti di qualcosa di strano, per non dire torbido, nello sguardo del loro comandante. 

Una volta tornati in caserma, fu detto a Buonaparte di essere stato chiamato dal nuovo generale che aveva sostituito du Teil, Pierre Dumerbion, il quale voleva assolutamente conoscere i suoi nuovi colleghi e sottoposti e riferirgli ciò che avrebbero dovuto compiere. Nonostante non avesse alcuna voglia, Napoleone si era diretto prontamente dal nuovo comandante generale, che non gli diede l'impressione di grande ufficiale. 

Cominciava a rimpiangere di aver rifiutato quella proposta e di non aver potuto seguire quel brav'uomo di Dugommier - Generale di brigata d'artiglieria dell'Armée d'Italie Napoleone Buonaparte, ai vostri comandi! - si presentò, mettendosi in posizione. Dumerbion si stupì di scovare un individuo estremamente giovane e macilento alla guida di quelle bocche di piombo, nonostante avesse letto i rapporti su di lui. Chiunque lo elogiava e metteva in risalto il suo attivismo instancabile "Vedremo se sono meritati oppure gonfiati, giovanotto, sono curioso" disse fra sé. 

Napoleone, scrutando i suoi colleghi, avvistò alcuni che avevano partecipato all'assedio di Tolone, fra questi vi era il fiero André Masséna, vigoroso e possente come ricordava e che aveva già avuto modo di frequentare, seppur sporadicamente, e lodare. Il nizzardo ricambiò lo sguardo d'intesa, abbassando lievemente la testa ricciuta "Allora non ci sono soltanto imbecilli in questo posto" proferì soddisfatto. 

- Ora che ci siete tutti - urlò il generale, sbattendo la grossa mano sul tavolo - Vi illustrerò le strategie che dovremmo utilizzare per annientare uno dei tanti alleati dell'Austria, il Piemonte, che da parecchi mesi sta creando scompiglio ai nostri confini e non ci permette di... - A Napoleone simili discorsi non interessavano, sapeva già come muoversi contro quei maledetti piemontesi. L'idea di poter studiare a fondo le zone delle Alpi Liguri lo allettava non poco, era l'opportunità che stava aspettando. Il suo pensiero era rivolto all'Italia, e studiare le zone più tortuose avrebbe costituito un vantaggio enorme, cosicché potesse mettere in atto il piano per il quale aveva rinunciato a Parigi - Conto su ognuno di voi, se darete il meglio, la campagna durerà prima di quanto potete sognare 

- Era ciò che mi auguravo di sentire - sbottò compiaciuto Buonaparte, a braccia conserte, ghignando, allora qualcuno che non voleva perdere tempo prezioso esisteva - La velocità è l'unico modo che possiamo utilizzare per distruggere il nemico, assieme alla potenza - aggiunse con una sicurezza che sconvolse tutti tranne Masséna. 

- Ma come si permette di parlare così ad un generale superiore? Non ha contegno! - sussurrò un colonnello accanto al nizzardo, infastidito da tanta sfacciataggine. 

- Quel piccoletto è più in gamba di quanto possa sembrare - ridacchiò Masséna pulendosi il naso - Ho avuto modo di conoscerlo a Tolone, ci divertiremo a far saltare in aria quei bastardi, è un ufficiale con le palle, mica come certe mammolette inutili che sprecano ossigeno! 










 

 

   
 
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