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Autore: heliodor    10/01/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Non sei pronta
 
Trovò Rann alla forgia, intento a pulire una lama appena estratta dal forno, ancora bagnata dall’olio che usavano per raffreddarla.
Valya aveva visto tante volte suo padre creare quelle armi che avrebbe potuto insegnare al ragazzo come fare. Lui la guardò preoccupato.
“Perché quella espressione?” gli chiese sedendo sull’unico sgabello.
Rann scosse la testa. “Ogni volta che vieni qui per me sono guai. O pericoli.”
“Mio padre?”
Era importante che fossero da soli.
“Via come al solito. Negli ultimi giorni è stato quasi sempre via, per delle commissioni in città.”
Lo faceva anche a Cambolt, si disse Valya. Chissà che avrà mai da fare tutto il giorno?
“Bene” disse. “Vuol dire che possiamo parlare liberamente.”
“Senti” disse Rann. “Non voglio mettermi nei guai con padron Keltel.”
“Chi ti dice che ti metterai nei guai?”
Rann scrollò le spalle. “È una sensazione. Al villaggio Lubella diceva che alcuni riescono a sentire i guai prima che arrivino. È come una specie di potere. Forse ce l’ho anche io.”
“Tu sei solo molto forte.”
“Padron Keltel si arrabbia quando ne parlo con qualcuno.”
“Qui ci sono solo io. Il tuo segreto è al sicuro.”
“Non è un segreto.”
Valya si morse il labbro. “Rann. Mi serve il tuo aiuto.”
Lui scosse la testa. “No, no, no.”
“Siamo amici noi due.”
“Io sono l’assistente di padron Keltel e tu sei sua figlia. Ti debbo rispetto.”
“Siamo amici” insisté Valya. “E gli amici si fanno favori.”
Rann posò la spada sul bancone. “Sono sicuro che me ne pentirò.”
Anche io, pensò Valya.
Invece disse: “Lo sai che ci sarà un torneo di spade? Inizia dopodomani.”
Era la notizia del giorno a palazzo. Da parecchi giorni. Il torneo era un’idea di Zebith Abbylan.
“Servirà a tenere a bada i nuovi arrivati” aveva detto il comandante stando a quello che suo fratello Ferg gli aveva riferito. “In città la tensione sta crescendo. Ci sono già stati decine di accoltellamenti e risse tra quelli che si sono arruolati. E ogni giorno ne arrivano di nuovi.”
Lei e signor baffetto ne avevano parlato qualche giorno prima, quando lui le aveva comunicato che per un po’ non ci sarebbe stato il tempo di addestrarsi.
“Ho troppe cose da fare” aveva detto Ferg. “Devo organizzare le pattuglie, far montare i palchi, costruire i recinti.”
“Parlami del torneo” aveva detto Valya cercando di nascondere il suo interesse.
“Che vuoi sapere?”
“Ci partecipano molte persone?”
“Credo che più o meno avremo un migliaio di iscritti” aveva risposto Ferg. “E almeno trenta o quaranta volte tanto gli spettatori. Sarà una bella sfida farli stare tutti dentro la città per gli incontri, ma Zeb sembra convinto di poterci riuscire.”
“Ho sempre sognato di partecipare a un torneo” aveva detto Valya.
Ferg aveva ridacchiato. “Non è un granché, credimi. C’è un mucchio di gentaglia sudata, sporca e puzzolente. E poi ci sono ossa rotte, gambe tagliate. Una volta ho visto un omaccione piangere per ore perché il suo migliore amico aveva perso un occhio.” Scosse la testa come affranto. “Credimi, non è un posto adatto a una signorina bene educata come te.”
Valya aveva fatto roteare la spada nell’aria. “E invece per un’intrepida guerriera che non ha paura di rischiare le sue ossa?”
“L’intrepida guerriera non è pronta per un torneo e mai lo sarà. E se il suo valoroso mentore dovesse anche solo vederla mescolarsi ai guerrieri che parteciperanno, non ci penserebbe due volte a trascinarla via dall’arena e a rinchiuderla nella torre più alta del castello.”
“Idiota” aveva risposto Valya voltandogli le spalle. “Tu non hai alcuna fiducia in me.”
“Ho troppe cose di cui occuparmi adesso” aveva risposto Ferg. “Non darmi problemi anche tu o ne parlerò con Olethe. Anche se mi spaventa parlare con quella terribile donna, affronterò impavidamente il pericolo.”
“Scommetto che se fosse quel damerino di Lormist a partecipare, quel Zave, tu non avresti niente da ridire” aveva detto per provocarlo. “Visto che ne hai così tanta paura.”
“Si chiama Zane” l’aveva corretta lui. “E sì, un po’ lo temo, ma solo un poco. Ti ho detto che quelli come lui sono pericolosi e di un altro livello. Forse potrei impegnarlo per qualche minuto, ma finirebbe per avere la meglio in un duello leale.”
“Visto? Hai paura di lui.”
Ferg aveva scosso le spalle. “In ogni caso, Stanner non partecipa. Lui non si mischia con i volgari guerrieri. Ma sarà presente a qualche scontro. Hylana ha insistito, vuole che sia chiaro che i Lormist ora sono nostri amici e che ci aiuteranno nella guerra.”
“E tu invece?”
“Io cosa?”
“Ti mischierai agli altri volgari guerrieri che scenderanno nell’arena o hai troppa paura anche di loro?”
“Non ho bisogno di dimostrare niente, io” aveva risposto Ferg tradendo un tono orgoglioso.
“Vuoi dire che hai già partecipato ad altri tornei? Quando?”
“Non sono affari che ti riguardano. Ora, se non ti dispiace, ho altro da fare.”
Aveva lasciato la sala e Valya aveva iniziato a riflettere su quello che avrebbe fatto nei giorni seguenti.
“Lo so” disse Rann riportandola al presente. “E non mi interessa. I tornei sono stupidi.”
Valya si accigliò. “Mi sembra di sentire mio padre.”
Rann era arrossito.
“Ti ha detto lui così?”
Lui aveva scosso la testa.
“Ha parlato del torneo e ha detto che è stupido?”
“Padron Keltel dice che i tornei sono inutili e distraggono le persone dai problemi reali. Servono a farci dimenticare che forse stiamo perdendo la guerra.”
“Ti ha detto proprio così?”
“Sono le parole che ha usato?”
“Più o meno.”
“E tu sei d’accordo con lui?”
“Se padron Keltel lo dice, allora è vero. Credo.”
“Io non lo credo affatto” disse Valya. “Io credo invece che i tornei servano.”
“A cosa?”
“A dimostrare che ci sono guerrieri più forti degli altri. A conquistarsi la gloria, per chi se la merita. Pensa a quanti tornei devono aver vinto Margry Mallor o Bellir.”
“Ne hanno vinti tanti?”
“Non lo so” rispose Valya. Non aveva idea se avessero mai partecipato a un torneo, ma chi poteva dirlo con certezza? Si sapeva così poco di loro.
Ma io so quello che serve, pensò.
“Sono eroi, Rann. Tutti lo sanno. Non si diventa eroi senza compiere imprese eroiche. Come vincere un torneo di spade.”
“E allora?”
“Io voglio partecipare a quel torneo, Rann” disse Valya guardandolo dritto negli occhi.
Il ragazzo divenne pallido. “Io” esitò. “Io non conosco le regole del torneo, ma sono sicuro che una ragazza non può partecipare.”
“Non c’è nessuna regola che lo impedisca” disse Valya. “Ho letto il bando che hanno affisso agli angoli delle strade e non dice che le ragazze o le donne non possono partecipare. Solo non le menziona.”
“Non è la stessa cosa?”
“Se non è vietato dalle regole, allora è consentito, non trovi?”
Rann scosse la testa. “Padron Keltel non mi ha mai vietato di prendere i suoi strumenti” disse perplesso. “Ma sono sicuro che si arrabbierebbe moltissimo se lo facessi. Lui ci tiene così tanto e dopo averli usati li pulisce e li ripone con cura nelle loro custodie.”
“Lascia perdere per un attimo mio padre” disse Valya esasperata. “Ti sto dicendo che voglio partecipare a quel torneo.”
“Allora vai e iscriviti.”
“Il bando dice che i partecipanti devono presentarsi a una delle caserme cittadine, dove i soldati di guardia potrebbero riconoscermi.”
“E questo sarebbe un male?”
“Potrebbero riferire a Ferg che mi hanno vista” spiegò Valya. “E lui lo direbbe a mio padre e…”
“Lui si arrabbierebbe molto” concluse Rann.
“Esatto. Per questo non posso presentarmi di persona alla caserma.”
“Quindi…” fece Rann accigliato.
“Dovrai andarci tu.”
Il ragazzo la guardò stupito. “Ma io non sono te” esclamò.
“Fingerai.”
“E non voglio partecipare al torneo.”
“Quando sarà il momento, prenderò il tuo posto.”
“Ma se scendi nell’arena, ti riconosceranno. E anche se non ti riconoscessero, si accorgerebbero che sei una ragazza e…”
Valya gli fece cenno di fermarsi. “Ho pensato io a tutto, Rann. Tu devi solo iscrivermi al torneo con un nome falso e io mi presenterò agli incontri usando quel nome. È facile.”
“Ed è pericoloso.”
Anche io posso esserlo, pensò Valya. Con la spada giusta e qualche piccolo accorgimento.
“Ma saresti ancora una ragazza.”
Valya sorrise. “Non con un’armatura indosso. Sapresti dire se c’è un uomo o una donna sotto una celata? Rispondi sinceramente.”
“No, ma…”
“Visto? Ho ragione io.”
“Dove trovi un’armatura della tua taglia?” chiese Rann. “No, no, no” aggiunse subito. “Non puoi. Non te lo posso permettere.”
“Invece sì.”
“Padron Keltel mi ucciderebbe se lo scoprisse.”
“Non lo verrà mai a sapere.”
“Ti prego.”
“Hai forgiato il resto dell’armatura?”
Rann si voltò dall’altra parte.
“Lo prendo come un sì.”
“Non voglio essere responsabile se ti farai male” disse Rann.
“Non mi farò niente se la tua corazza è davvero valida come dici” disse Valya sicura. “Non sei curioso anche tu di dimostrare il tuo valore? Se vincessi il torneo con la tua armatura addosso, diventeresti il fabbro più famoso di Ferrador. E di tutto il regno, forse.”
“No, no, no” disse Rann. “Non dovrai dire a nessuno della mia armatura. Padron Keltel mi ucciderebbe.”
“Lascia perdere mio padre” disse Valya. “Lui è sempre occupato a fare altro. Posso contare su di te, Rann?”
“Se mi rifiutassi di aiutarti, che cosa faresti?”
Valya ci aveva pensato senza trovare risposte valide.
“Troverei il modo di partecipare lo stesso” disse. “E senza il tuo aiuto e la tua armatura probabilmente mi farò molto male.”
Rann sospirò affranto. “Domani mattina presto andrò alla caserma per l’iscrizione.”
Valya gli sorrise. “Tornerò per l’armatura” disse prima di andarsene.
Appena nella piazza dell’armeria, dovette dominarsi a stento per non mettersi a correre. L’aria stessa le sembrava più profumata ora che le cose stavano andando come lei aveva stabilito.
Era arrivata all’ingresso quando Olethe sembrò sbucare dal nulla e le sbarrò il passo. “È mezza giornata che ti cerco” disse con tono di rimprovero.
“Chiedo scusa” disse subito Valya contrita. “Ero andata a trovare mio padre alla forgia.”
Olethe fece una smorfia. “Non importa. Ora sei qui e devi venire con me. Abbiamo poco tempo per prepararci.”
Valya la fissò perplessa.
“La governatrice ha organizzato una riunione di tutti i nobili e le persone importanti di Ferrador per celebrare l’arrivo dei nostri nuovi alleati.”
“Una celebrazione?”
“Una festa con musica e danze” spiegò la donna.
“È molto bello” mentì. Non le interessava affatto una celebrazione. “Ma io che cosa c’entro?” Voleva tornare in fretta al castello per allenarsi.
“Tu” disse Olethe trascinandola per il braccio. “Sei stata ufficialmente invitata dalla governatrice in persona come sua protetta. E io dovrò renderti presentabile.”

Note
Buon 2021 a tutti!
Dunque... dove eravamo rimasti? :D
Passato buone vacanze? Sì? Bene, rimettiamoci in marcia allora!
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