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Autore: Exentia_dream2    10/01/2021    6 recensioni
Questa storia partecipa al contest fiume "Acquerelli" indetto da Juriaka sul forum di EFP. La guerra è finita e il bene ha vinto, ma Harry Potter è morto.
I sopravvissuti vengono rinchiusi in una clinica per rimettersi in sesto... Hermione è lì.
Anche Draco Malfoy è lì.
Sono sopravvissuti, sono vivi, sono interi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia partecipa al contest fiume “Acquerelli” indetto da Juriaka sul forum di EFP.


Il lenzuolo dei pazzi.

 
Non chiederti perché la gente diventa pazza.
 
La stanno divorando, quelle notti trascorse a guardare fuori dalla finestra, a chiedersi com’è potuto accadere, perché. Chiude gli occhi per un istante soltanto e la luce verde dietro le palpebre la fa barcollare, un passo indietro in un vuoto che da troppi mesi sembra essersi seduto su una spalla a ricordarle quanto è costata, quella vittoria- Harry Potter è morto.
Harry Potter, il suo migliore amico, due metri sotto terra a dormire un sonno eterno e lei, stretta in un lenzuolo che le impedisce di muovere le braccia, che non dorme mai.
«E’ il lenzuolo dei pazzi» le ha detto Malfoy, che é stato rinchiuso nella sua stessa stanza come fosse un topo da laboratorio e avrebbe dovuto vergognarsi, nascondere la testa sotto il cuscino, mettersi un cappio al collo e sparire dalla faccia della terra, e invece.
Invece, continua a tenere le spalle dritte e la bocca storta in quel ghigno che gli deforma il viso.
Hermione non lo guarda e, ogni volta che lui le rivolge la parola, ingoia la voglia di girarsi e sputargli in faccia, se non altro perché la saliva é l’unica cosa con cui vuole dissetarsi. 
Non mangia mai e, quando lo fa, poi si ficca due dita in gola e vomita anche l’anima, perché essere sopravvissuta le sembra un’ingiustizia troppo grande.
Chiediti perché non lo diventa.
 
«Ma tu che ci fai qui?» gli ha chiesto durante una di quelle notti in cui parlare sembra farle meno male e allora che esca, quella voce che non sembra nemmeno la sua.
«Non lo sai? Qui ci mettono quelli che ce l’hanno fatta, per eliminare dalla loro mente i ricordi della guerra, perché in qualche modo devono pur provare a salvarci.»
«Non è vero» Hermione solleva lo sguardo, accarezzando gli spigoli del viso del suo compagno di camera, a chiedersi ancora una volta perché proprio lui dovesse accompagnarla in quella lenta agonia fatta di urla e ribellioni che viene punita con un lenzuolo avvolto attorno al corpo e le cinture a stringerlo nei punti dove è più facile provare dolore- lo stomaco, i polsi, la gola.
Malfoy guarda fuori, lei ha la testa inclinata e gli occhi fissi a domandarsi dove finissero i suoi confini e dove cominciasse la parete, ché é così pallido da confondersi alla perfezione con quei muri bianchi.

 
Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante... 
 
Hermione chiude gli occhi all’alba, li riapre a tramonto inoltrato, anche se non dorme, anche se riesce a cogliere tutto quello che le accade intorno: l’ha sentito, quando si era avvicinato al suo letto, dicendole che c’era una lettera per lei.
Guarda la luna piena, le viene il voltastomaco e stringe più forte tra le mani quel foglio che ormai è solo carta stropicciata su cui é stato scritto che i suoi genitori sono morti, che non è servito a niente provare a salvarli e inventare per loro una vita migliore.
«Cosa si prova?» le ha chiesto, mentre la pioggia rigava i vetri delle finestre e le lacrime le rigavano il volto.
«Ma che t’importa?»
«Niente.»
Draco se ne sta fermo, le spalle appoggiate alla testiera del letto e le gambe incrociate, lo sguardo fisso sul quel corpo che somiglia a un ramo secco- da quanto tempo non mangia?-, a uno spaventapasseri. Vorrebbe dirle qualcosa, invece, si sistema pancia in giù, le braccia penzoloni ai bordi del materasso e continua a guardarla, di quello sguardo che, più che prendere, riceve: l’immagine di lei che non piange più, che sembra un leone in gabbia, con quello stupido, stupidissimo orgoglio Grifondoro che la sta piegando in due.
«Dovresti spostarli da lì» aggiunge lui. «Rischi di ammalarti.»
«Non me ne frega niente di ammalarmi, Malfoy: sono viva ed è già tanto.»
«Perché non dormi mai?»
Perché vorrei morire. «E tu perché non ti fai gli affari tuoi?»
«Almeno mangia qualcosa, sembri un cadavere. O bevi, un po’ di succo di zucca non ti farà male.»
«No.»
«Ma perché?»
«Lo hai detto tu, no? Questo è il lenzuolo dei pazzi. Dovrà pur significare qualcosa il fatto che io ce l’abbia e tu no.»
Il giorno dopo, Malfoy torna stretto in un lenzuolo sudicio e con una cintura stretta attorno al collo e ai polsi.
Hermione si volta a guardarlo e lui si stende sul letto e chiude gli occhi, il respiro che a mano a mano si fa pesante e regolare: ha cominciato a dormire la mattina, a stare sveglio la notte, perché è più facile parlare con lei quando il mondo tace, quando sembra fragile ma non lo è, vestita di cotone e orgoglio.
«Che c’è?» gli chiede lei, appena il cielo si scurisce. «Sei diventato pazzo anche tu?»
«Sai com’è: quando scalci e urli, ti legano.»
Lei annuisce e accoglie le prime stelle come fossero le custodi del suo dolore mai raccontato; lui si avvicina e osserva il taglio che ha sulla fronte.
«Somigli maledettamente a Potter con questa.»
«Non dovresti nemmeno nominarlo: Harry è morto.»
«Questo lo so.»
«Tu sei vivo, invece.»
«Anche tu. E sei bella.»
Hermione arrossisce, Draco distorce le labbra in quello che dovrebbe essere un sorriso.
«Sei impazzito davvero, allora» lo ammonisce, la voce ridotta a un sussurro.
Non ha mai parlato tanto da quando è chiusa in quella clinica, non ha mai parlato tanto con lui da quando lo conosce e adesso si chiede che senso ha avuto odiarsi, se poi, in fondo, sono così simili: avvolti nel lenzuolo dei pazzi, in una notte di chissà quale mese, mentre il mondo fuori ha smesso di esistere ed è diventato un cimitero d’anime perse.
«Abbiamo vinto, no?»
«Tu non sei dei nostri, Malfoy.»
«Non parlo della guerra, stupida Granger.»
«E di cosa?»
«Di questo» risponde, indicando entrambi con un gesto del mento, ché ha le mani strette dalla cintura e non può muoverle e, se proprio potesse, allora la toccherebbe ovunque.
«Tu non sei come noi, tu non hai perso niente» lo accusa, aggiungendo alla cintura che tiene stretta al collo tutte le colpe che lui stesso riconosce.
«Io ho perso tanto, ma non passo le notti sveglio a chiedermi perché respiro ancora.»
Hermione scoppia a ridere, di quelle risate che sembrano provenire dall’oltretomba, e forse prova a spaventarlo, ad allontanarlo nel modo più triste che conosce: ridendo. Ma lui non muove un muscolo.
«Siamo uguali, io e te» le dice.
«Solo perché siamo legati come salami nel lenzuolo dei pazzi.»
Draco si sporge per posarle un bacio sulla guancia, lei sposta il viso e se lo ritrova sulle labbra.
Ha la lingua spaccata, Draco, e lei riesce chiaramente ad avvertire il sapore del sangue sotto il palato e, se potesse muovere le mani, adesso lo allontanerebbe o gli darebbe un pugno sul naso.
Sorride a quel ricordo e lui fa un passo un dietro.
«Adesso ho perso proprio tutto, anche la dignità» una risata nascosta tra le parole.
«Credo tu non l’abbia mai avuta, la dignità» ribatte lei.
«Sta zitta, Granger, altrimenti ti bacio di nuovo.»
«Non provarci nemmeno» lo provoca, perché sa che lui non ne ha il coraggio, che quello che è successo poco prima è stato solo un errore, e invece.
Invece Draco la sfiora di nuovo, con quella bocca screpolata e la lingua rotta a sangue e lei glieli morde piano, quei tagli- in bilico tra un dolore e un battito di cuore perso- perché non può fare niente, perché è stretta nel lenzuolo dei pazzi e ha una cintura che le stringe lo stomaco, i polsi, la gola.

 
è meglio chiedersi che cos'è che ti fa restare intero.
 
Malfoy ha un russare leggero che prima Hermione non ha mai sentito e pensa che, forse, dipenda da quella cintura che tiene stretta al collo.
Esce dalla stanza, la psicomaga l’aspetta sulla porta e la invita a sedersi sul divanetto di pelle beige.
«Buongiorno, signorina Granger. Come stai?»
«Bene.»
Non ha mai parlato tanto da quando è chiusa in quella clinica, eppure adesso sembra incapace di fermarsi, mentre racconta di quello che vede ogni volta che chiude gli occhi, delle urla che la svegliano quando prova a dormire.
La penna prendi-appunti quasi non riesce a stare dietro a tutte quelle parole che somigliano a un fiume in piena che distrugge argini e foreste, che allaga il terreno e soffoca i fiori.
«Adesso toglieremo una cintura, quale preferisci?»
«I polsi.»
Passeggia in quei giardini che ha visto soltanto attraverso il vetro della finestra, i piedi nudi che battono sui ciottoli come fosse ovatta e lei non lo sente, quel dolore sulla pelle, quasi come se quel contatto non fosse reale.
Torna in camera quando la luna brilla alta in cielo e lo trova steso a guardare il soffitto.
«Ciao.»
«Ma dove diamine sei stata?»
Hermione sorride, tira fuori una mano e gliela poggia sullo zigomo e gli risponde come se gli stesse confidando il più grande dei segreti: «Ho camminato un po’.»
«Non hai dato di matto» commenta lui, inclinando leggermente la testa per nascondere tutto il viso in quel palmo che è più ossa che carne, ma che gli pare più comodo del cuscino su cui dorme.
«Non dovresti farlo nemmeno tu, quando verranno a chiamarti.»
«Puoi muovere le mani» e non è una domanda e non si aspetta che lei risponda.
Infatti, Hermione resta in silenzio, ma allunga l’altro braccio e lo tocca, accennando un saluto. 
E qualcuno ha detto loro che gli amori veri nascono di sera, in mezzo alle preghiere insonni e ai sorrisi trattenuti, tra le righe di quelle parole che nemmeno si sussurrano, loro due, stretti in quel lenzuolo dei pazzi- sudicio, che odora di medicinali e sudore- nelle pieghe che nascondono quei sentimenti che fanno sciogliere le gambe, solo a pensarli.
«Ho paura di quello che potrei fare, se fossi davvero libero» ammette quando lei nota i polsi ancora stretti nel cuoio. 
Il canto delle cicale a far vibrare quella notte in cui nessuno dei due dorme, ché Draco adesso non urla più e non scalcia durante le sedute e non ha più la cintura attorno al collo né quella allo stomaco, ma le mani sì, le tiene sempre legate; sparisce per giorni e Hermione continua a passeggiare nei giardini della clinica, con i piedi scalzi e le mani libere, il velluto dei petali di rosa che le disegnano le linee dell’amore e della vita e le accarezzano le vene del braccio.
Draco trascorre i pomeriggi seduto sul divanetto di pelle beige e tace, non dice che lui vorrebbe toccarla, la Granger.
Rientra in camera e finge di non vederla, mentre lei beve il succo di zucca con la cannuccia e ha ciotola di macedonia mangiata a metà in bilico sulle ginocchia.
Vorrebbe sorriderle, dirle che è così che onorerà la morte di Potter: mangiando un po’, bevendo succo di zucca che sicuramente le farà bene, invece, si stende sul letto e guarda il soffitto.
Chiude gli occhi all’alba, li riapre a tramonto inoltrato, anche se non ha dormito, anche se è riuscito a cogliere tutto quello che gli accadeva intorno- le dita di lei che gli disegnavano il profilo, che gli spostavano un ciuffo di capelli dalla fronte.
Hermione continua a girare per i corridoi e le sembra di essere tornata a Hogwarts, senza stemmi sui mantelli a dire chi è dalla parte sbagliata della barricata e chi no.
Draco continua a sedersi sul divanetto di pelle beige e questa volta lo ammette: «Voglio toccarla senza farle del male.» 
Torna con le mani fasciate di garza e una domanda- ma il cuore può spostarsi?-  a cui la psicomaga ha risposto con parole che lui non riesce a capire.
 «No, ma tu puoi scegliere di strappartelo dal petto e riporlo nelle mani di qualcun altro, o perderlo in un ricordo» gli ha detto. 
Si chiede perché dovrebbe strapparsi il cuore dal petto e magari ritrovarselo ammaccato in mezzo alla cassa toracica, o perché dovrebbe perderlo in un ricordo- che senso ha?
«Signor Malfoy, davvero crede che le cose belle della vita abbiano un senso?» gli ha chiesto e Draco non ha saputo dirle che in realtà niente ha senso, nemmeno quello che prova per lei.
Poi, apre gli occhi, a tramonto inoltrato, quando il cielo non ha più nessuna sfumatura d'oro e capisce che lui, il cuore, l'ha già riposto nelle mani di qualcun altro, che forse gli tornerà indietro ammaccato, sì, o che forse, un giorno, lo perderà nel ricordo di quella che adesso è la notte che hanno davanti.
Lui, il cuore, l'ha già dato a lei, senza rendersene conto. 
«Sei viva» le dice, come se la vedesse in quel momento per la prima volta –siamo vivi, siamo interi.
Hermione annuisce e si volta a sorridergli. «Buonanotte, Draco.»
Anche se non dormiranno, anche se lui l'accarezzerà con le mani fasciate di garza e lei non muoverà un muscolo ed è meglio così, perché è così che si è strappato il cuore dal petto e lo ha riposto nelle sue mani: in una notte di cicale, mentre tutti e due erano avvolti nel lenzuolo dei pazzi.


Angolo Autrice:

Credo servano delle spiegazioni: questa storia è una what if? in cui il bene ha vinto sul male, ma Harry è morto.
I sopravvissuti alla guerra vengono portati in una clinica per rimettersi in senso, per dormire senza essere poi svegliati dagli incubi e, tra questi, troviamo Draco e Hermione che vengono sistemati nella stessa camera e, in quelle notti in cui nessuno dei due dorme, riescono a conoscersi e a riconoscersi attraverso i piccoli gesti, a toccarsi poco, quasi mai…
Ma succede: si innamorano, contro ogni aspettativa, avvolti nel lenzuolo dei pazzi. 

Lo so, sarebbe impossibile, ma questa storia è nata da sola e non ha voluto saperne di cambiare… 

E non so cos’è, davvero, e non mi convince nemmeno un po’, ma io sono così e lascio decidere a voi se questa è una bella storia o meno.

La citazione “Non chiederti perché la gente diventa pazza. Chiediti perché non lo diventa. Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante… è meglio chiedersi cos’è che ti fa restare intero.” è presa da Grey’s Anatomy e, a mio parere, è bellissima.

Ho inserito l’OOC perché Draco e Hermione non sono una coppia canon e perché, bo, secondo me un po’ di OOC c’è qui dentro.

Spero vi sia piaciuta.
   
 
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