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Autore: X_98    10/01/2021    1 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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L’urlo acutissimo di Sara si levò dai cespugli. Ma a cosa era servito nascondersi?

Hanna si avvicinò alla siepe e con uno sguardo più attento si rese conto che le foglie erano spinose, simili all’agrifoglio, con i bordi meno pungenti, ma abbastanza da sentirli in caso qualcuno ci si fosse gettato in mezzo.

L’ilarità la travolse e costrinse a poggiare le mani sullo stomaco quando la pancia cominciò a farle male per il troppo ridere.

Fu costretta a trovare rifugio dietro un’albero quando vide Elladan ed i piccoli gemelli sbucare da dietro una colonna.

Galador aveva ereditato l’intelligenza del padre e gli somigliava mentre Elanor aveva molti tratti della madre.

Hanna sorrise nel vedere come l’elfo fosse attento e gentile con i bambini. L’aveva riconosciuto solo perché aveva un modo differente nel rapportarsi con loro rispetto al gemello, che al momento le stava cercando.

Con l’inganno, erano riuscite a spiaccicargli la faccia su di uno splendido dolce, immolato per una giusta causa!

Ma anche se era più calmo rispetto al chiassoso Elrohir, sapeva bene che Elladan gli era fedele, per questo si nascose pure alla sua di vista. 

Anche se non l’avrebbe sorpresa se già avesse saputo dove si trovava. Gli elfi avevano dei radar incorporati ed anche se usavano la scusa del suo respiro pesante, era certa che li usassero per individuarla pure quando trovava dei nascondigli perfetti e a detta sua, introvabili.

Si stavano prendendo una pausa prima del pranzo, che ahimè, sarebbe stato privo del dolce!

“Non sei stanca di fingere tutto il tempo?” Hanna si prese un colpo. Kalos era diventato più furtivo. Stare con gli elfi gli stava facendo bene!

“Sarei un’attrice?” Chiese lei non volendo realmente parlargli.

“Attrice?” Ripetè lui confuso.

Hanna rise. Doveva proprio spiegare tutto! 

“Una che finge di provare i suoi sentimenti!” Chiarì le idee.

“Allora lo sei!” Affermò il giovane mago.

“Dici che mento?” Chiese lei curiosa di sentire la risposta. Negli anni i romani avevano inventato storie assurde pur di trovare una spiegazione al fatto che Azrael non l’avesse mai uccisa, che apprezzasse la sua presenza!

“Ho compreso che quello non è un comune elfo silvano da come Lord Elrond gli si rivolgeva!” Disse Kalos guardandola diritto negli occhi.

“Hai intuito!” Hanna era veramente brava a recitare dal momento che riuscì a rimanere impassibile.

“So a cosa miri!” Più che un’affermazione pareva un’accusa!

“Oh, lui sa!” Disse Hanna ridendo ancora una volta “Illuminami!” Lo esortò.

“Hai dato i figli all’elfo solo per avere con lui un legame inscindibile! Chi è realmente? A quale tesoro o potere miri?” Domandò Kalos mettendosi allerta.

“Io sono per la libertà di parola, ma tu dici stronzate!” Rispose Hanna irrigidendosi. 

Non le era mai piaciuto! Ma poteva essere pericoloso quel maghetto da due soldi? 

“Le mie stronzate, sono vere!” Ammise il giovane mago sorridendo vittorioso.

“Tu non sai niente!” Esplose Hanna “Non sai come ci siamo conosciuti, cos’abbiamo passato! Non ci conosci nemmeno come persone!” Gli urlò contro.

Sara, si avvicinò dolorante, attirata dalle grida.

“Allora dimmelo!” Rispose lui con altrettanto impeto.

“Oh lui fa tanto il misterioso ma poi pretende che gli altri si aprano e gli raccontino ogni singolo segreto!” Hanna era stufa di tanta irriverenza....nei suoi confronti!

Non si fidava del ragazzo ed il fatto che tentasse di estorcerle la verità lanciando accuse assurde la fece andare in bestia!

“Io sono stato introdotto alla magia da Alatar e Pallando!” Kalos comprese, dalle facce delle ragazze che lo guardavano come fosse un’emerito idiota, che non sapevano di chi stesse parlando.

“Gli stregoni blu! Gli altri Istari presenti oltre Gandalf, Radagast il Bruno e Saruman!” Si spiegò il giovane mago.

“Questo pezzo di storia me lo devo ripassare!” Ammise Sara “Però è vero che esistono altri Istari! Sapevo, anzi la loro sorte era ignota!” Ragionò sperando che il giovane potesse dissipare i dubbi.

“Lo è! Sono scomparsi. Per questo sono partito alla ricerca di Gandalf, lui è l’unico che può aiutarmi, insegnarmi!” Speranza vana!

“Bene, ora tocca a te!” Sara guardò Hanna, da cui il mago malefico pretendeva delle risposte.

“Ma chi ti ha mai detto che in cambio ti avrei raccontato la storia della mia vita!?” Si difese lei.

“Cerchi Gandalf, giusto?” S’intromise Sara, lui annuì continuando a guardare male l’altra “Bene, allora vieni con noi a Bosco Atro, il Re potrà senz’altro aiutarti!” Lo invitò.

“Scusa, ma a questo punto perché Houdini non chiede aiuto a Elrond?” Domandò Hanna che voleva toglierselo dai piedi.

“Perché ai confini di Bosco Atro vive Radagast il Bruno e lui, oltre che aiutarlo con la magia, credo possa rintracciare Gandalf!” Sara non ne era proprio certa.

“Credi?” Le chiese Kalos esterrefatto.

“Oh ma è troppo chiedere un po’ di gratitudine?” Sbottò Hanna la cui pazienza si era esaurita da un pezzo.

“Perché? Non avete fatto ancora niente!” Sara con uno sguardo bloccò l’amica dal rispondergli per le rime.

“Vogliamo aiutarti però!” Disse Sara incrociando le braccia al petto “E se proprio vuoi conoscere la nostra storia....” cominciò a dire, rallentando appena vide un sorriso di pura soddisfazione allargarsi sul viso del mago “.....potrai chiederla all’elfo che secondo te sto manipolando, una volta che saremo a Bosco Atro!” Terminò per lei Hanna con un tono vittorioso.

 

*

 

“Sei lento Estel!” Rise Aranel mentre correva veloce attraverso i giardini di Gran Burrone.

“Nel, aspettami!” La chiamò Lucilla che aveva perso terreno inciampando su di un gradino.

Quando arrivarono a destinazione videro Estel che le aspettava comodamente seduto per terra “Non è giusto! Tu sei più grande!” Si lamentò Lucilla mentre Aranel decise di ignorarlo per non dover ammettere la sconfitta.

Entrarono nelle stalle contenti, decisi a mettere in pratica il loro piano: far vedere ad Estel che Aranel sapeva realmente cavalcare un cavallo!

“Sei sicura Nel, questi cavalli sono molto alti!” Lucy era la più piccola e timorosa, ma questo le dava un po’ di accortezza che mancava agli altri due.

“Ada mi ha fatto cavalcare Aegnor! Sono esperta con i cavalli grandi!” Si vantò Aranel.

“Anche Elrohir e Elladan mi hanno insegnato molto, vieni che ti aiuto a sellarne uno!” Disse Estel aprendo un recinto.

Il cavallo ignorò il piccolo cavaliere uscendo allegro, trottando veloce verso un pasto fresco e sicuro all’esterno.

“Questo non l’hai previsto?!” Chiese Aranel divertita dalla faccia stupita dell’amico.

“Nella mia testa veniva diverso!” Ammise Estel.

“Ma se prendiamo il cavallo di tua madre?” Chiese Lucilla sperando di aver avuto una buona idea.

“No!” Rispose secca Aranel “Perché? Hai paura?” La stuzzicò Estel.

“Perché la mia Nana non l’ha addestrato bene! I cavalli degli elfi sono meglio!” Disse Aranel dirigendosi verso un’altro recinto.

“Mani marte?”(Cosa è successo?) una voce all’esterno li fece scappare all’istante.

Fecero in tempo a nascondersi in dei cespugli per vedere un’elfo che portava dentro il cavallo che era scappato.

“Volete allenarvi?” Chiese Estel come se non fosse successo niente.

“Va bene, ma domani ti farò vedere che non sono una bugiarda!” Rispose Aranel prima di correre verso il campo d’addestramento.

Lo trovarono occupato, così si rifugiarono in una radura.

“Gamba, braccio....” elencava Estel mirando nei punti indicati mentre Aranel parava agilmente “...testa!” “Testa? Ahi!” Si lamentò Aranel quando lui colpì il grosso elmo preso come protezione che le si calò davanti agli occhi a causa della botta.

“Sei molto brava con la spada!” Disse Estel agitando la piccola spada di legno.

“Non abbastanza! Al villaggio c’erano bambini più piccoli molto più pericolosi!” Ricordò Lucilla.

“Da quale razza di villaggio venite?” Chiese Estel stupito.

“Guerrieri!” Rispose Aranel “Prima impari a combattere e prima puoi uscire dalle mura!” Spiegò.

“Tuo padre è un grande guerriero!” Disse Estel ricordando quanto timore incutesse quell’elfo alto e serio.

“Si, il migliore! Ma anche mio fratello è molto bravo!” Riconobbe Aranel ricordando i racconti del padre.

“Hai un’altro fratello?” Domandò Estel incuriosito.

“Si, si chiama Legolas!” Rispose Lucilla che per la prima volta, riusciva a pronunciare bene quel nome difficile.

“Legolas? Il Re di Bosco Atro?” Quella domanda mandò le due bambine nella confusione più totale.

“Legolas è il Re di Bosco Atro...quindi prima era un Principe, quando tuo padre era Re! Tu sei una Principessa?!” Estel era rimasto esterrefatto. Non assomigliava affatto ad una Principessa!

“Davvero?” Chiese Lucilla euforica.

“Io non voglio essere una Principessa!” Peccato che Aranel non condividesse il loro entusiasmo.

 

*

 

Thranduil si tolse il cappuccio senza distogliere lo sguardo da quello del figlio.

Si osservarono a lungo, prima che Legolas interrompesse quello scomodo silenzio con un tono glaciale.

“Che cosa vuoi straniero!” Quelle parole cancellarono il piccolo sorriso che si era formato sulle labbra di Thranduil.

“Quando un familiare torna a casa non lo si saluta come un qualsiasi mercante!” Lo ammonì più sorpreso che arrabbiato.

“Tu non sei un parente. Anche se sembri averne assunto forme e movenze!” Rispose Legolas.

“Mostra rispetto, ed inchinati al cospetto di Re Legolas!” Gli disse una giovane guardia di cui non conosceva il nome che lo fissava con odio e con la spada sguainata.

Thranduil bloccò le emozioni, lasciando che una maschera d’indifferenza calasse sulla sua espressione. Con Hanna aveva disimparato a farlo, non gli appariva più familiare qualcosa che lo aveva caratterizzato per secoli, dopo la prematura scomparsa di sua moglie.

Chinò la testa e leggermente la schiena. Inginocchiarsi aveva assunto un significato diverso per colpa dei romani!

“Conducetelo nelle sue stanze. Non ho tempo da perdere!” Ordinò il Re.

Thranduil decise di assecondare i suoi desideri e seguì le guardie che gli aprirono la strada.

Sembrava che il tempo si fosse fermato, lasciando le cose identiche a come le aveva viste l’ultima volta. Camminando per i corridoi del palazzo vide molti servi guardarlo e fuggire terrorizzati. La notizia si era diffusa in fretta, ma odiava essere guardato come se lo considerassero Azrael, l’angelo della morte.

Si bloccò appena notò di non trovarsi negli appartamenti reali, ma quelli riservati agli ospiti. Va bene che Legolas era il re e doveva accertarsi che lui non fosse il burattino di Sauron, ma questo era oltraggioso.

Ingoiò il boccone amaro e non riuscendo ad impedire che la rabbia trasparisse dai suoi lineamenti, entrò nella stanza.

Una volta chiusa la porta si mise in ascolto. Le guardie erano rimaste appostate fuori!

Era un bene che i bambini fossero a Gran Burrone. Non sarebbe stato giusto spaventarli inutilmente!

Gli venne servito il pranzo, ma a parte questo, non gli fu prestata attenzione.

Thranduil trovò il modo per ingannare l’attesa. Fece un lungo bagno, scrisse una lettera che presto avrebbe inviato a Gran Burrone e si mise a leggere.

Più che leggere si perse nei propri pensieri. Rivedere il figlio dopo così tanto tempo gli aveva scaldato il cuore. Legolas era un buon Re, testimone era la lealtà del popolo.

Ma avrebbe potuto riavvicinarsi a lui? 

Nemmeno prima il loro rapporto era stato stretto, mentre cresceva si era allontanato a causa dell’austerità che gli aveva mostrato. Lo avrebbe mai perdonato?

Così arrivò la sera e l’incontro con il figlio venne annunciato.

“Il Re ti aspetta!” Gli disse gelido un elfo dopo aver aperto la porta di scatto senza neanche bussare.

Venne condotto nella sala da pranzo e vide che un posto si trovava dalla parte opposta rispetto a dov’era Legolas.

Si sedette ed iniziò a mangiare il cibo già presente in tavola e nel suo piatto.

Alcune pietanze lo riportarono ad episodi della sua infanzia e mangiò più del dovuto.

Duecento anni nella vita di un elfo non sono molti, ma ritrovandosi a sopportare l’indicibile, gli erano apparsi millenni!

Legolas rimase in silenzio per tutto il tempo, riservandogli qualche occhiata fugace.

Parlò solo a pasto finito “Cosa ti porta nel regno degli elfi?” Chiese.

“Il desiderio di rivedere mio figlio. Un figlio che credevo perduto per sempre!” Rispose sincero Thranduil.

“Mio padre era un elfo nobile. Non un vagabondo! Non avrebbe mai abbandonato il suo popolo con tanta leggerezza!” Puntualizzò Legolas acido.

“Le cose spesso non sono come appaiono. E non penso che tu creda realmente che mi sia allontanato di mia spontanea volontà!” Tentò di nuovo Thranduil.

“Sarai libero di girare per il regno domani, ma dovrai informarmi cosa intendi fare così che io ti dia il permesso e le guardie non si ritrovino costrette a rinchiuderti in un angusta cella!” Disse il Re con una vena di soddisfazione ignorando ciò che aveva appena sentito, prima di ritirarsi senza neanche congedarsi.

 

*

 

A Gran Burrone la vita scorreva tranquilla.

Gli abitanti si godevano la brezza che soffiava leggera e calda annunciando la fine dell’inverno. Nessuno sapeva che di lì a poco, il caldo li avrebbe travolti....ma non come ci si aspettava!

“Nel, Lucy!” Estel sbucò da un cespuglio correndo verso le amiche “Dobbiamo riportare tutto nello studio di Elrond! Sta tornando!” Le avvisò per paura di brutte conseguenze per essersi introdotti nel suo studio senza permesso.

Lucy mise in terra il suo cubo gonfiabile fatto con i fogli dei documenti trovati nella stanza. C’erano anche una gru, una rana, un cigno, un cane....il coniglio le era venuto male. Sembrava più una specie strana di ragno!

Le piacevano davvero tanto gli origami. Da quando Sara le aveva insegnato come farli non perdeva occasione!

Tanto le scritte su quei fogli erano incomprensibili, invece di buttarli li aveva utilizzati per farne qualcosa di bello!

“Uffa di già?” Si lamentò Aranel ubbidendo, però, al maggiore.

Ma solo lei decideva quando il gioco era realmente finito, così dopo aver rimesso a posto tutti gli oggetti trafugati dalla scrivania di Elrond, prese solo una lente d’ingrandimento per poter avere qualcosa da fare durante quel momento di pausa.

“Le formiche sembrano giganti!” Lucy esultò quando vide il prezioso oggetto intagliato in argento e oro, brillare alla luce del sole.

“Volete vedere qualcosa di veramente forte?” Chiese Estel porgendo una mano verso Aranel in una muta richiesta.

Lei non esitò e gli porse la lente. Corsero dietro ad un grosso cespuglio, così se Elrond si fosse accorto del furto ci avrebbe messo molto più tempo a trovarli.

L’amico la puntò su di una foglia secca in terra e questa cominciò a bruciare fino a scomparire del tutto.

“Fooorte!” Lucy era la più impressionabile, anzi era quella che lo dava a vedere con la voce, raggiungendo ottave mai scoperte dalla voce umana.

Aranel, come sua madre, usava il corpo per trasmettere il proprio stato d’animo ed in quel momento si era messa a saltare sul posto.

Subito dopo cominciò un litigio fra Aranel e Lucy che volevano entrambe provare a fare ciò che aveva fatto Estel. L’amico sospirò avendo previsto ciò e si affacciò dal cespuglio per vedere se Elrond li stesse cercando.

Mentre Lucy riusciva nell’impresa, Aranel fece finire sulla foglia altre foglie secche per dispetto. Queste invece, presero fuoco contemporaneamente e Lucilla, d’istinto, le colpì con la lente facendole finire su di una radice.

“Mi hai spaventato!” L’accusò Lucilla “È colpa tua che non mi hai lasciato provare!” Rispose Aranel offesa.

Entrambe si girarono appena il crepitio del fuoco si fece più forte.

Estel fece appena in tempo per voltarsi per tornare nascosto nel mezzo del cespuglio quando venne travolto dalle sue amiche.

Aranel tornò subito indietro e lo tirò per una mano trascinandolo per poco, prima che riuscisse a tornare in piedi e si facesse trascinare via.

Elrond li aveva trovati?

Si fermò quando un rumore attirò l’attenzione ed aprì la bocca per la sorpresa quando vide il loro ex nascondiglio avvolto dalle fiamme.

Gli elfi reagirono in fretta e riuscirono ad arginare il danno solo a poche piante, ma quando al centro venne trovato un oggetto appartenente al loro signore, le cose si complicarono.

Estel seguì le amiche che straordinariamente, mostrarono molto coraggio a dirigersi da Elrond per affrontare la punizione. Lucilla piangeva in silenzio, più per lo spavento che per altro.

Aranel era cresciuta con la convinzione che un guerriero non si tira mai indietro e sapeva bene che suo padre si sarebbe arrabbiato ancora di più se lei si fosse nascosta.

Poteva solo sperare che Elrond fosse più buono e meno severo del suo Ada!

Anche se a spaventarla di più era la sgridata della sua Nana appena avesse saputo ciò che avevano combinato!

 

*

 

Thranduil camminava per i giardini guardandosi attorno con curiosità.

Gli atteggiamenti umani lo aveva influenzato a tal punto che come loro viveva momento per momento, come faceva una creatura mortale.

Ma questo gli permise di distrarsi di fronte alla gelida freddezza di suo figlio, trovando una distrazione in ogni luogo che rivedeva dopo tanto tempo!

Sospirò infastidito quando percepì di nuovo una presenza nascosta e costante che non l’aveva abbandonato da quando aveva lasciato le sue stanze.

Decise di inoltrarsi nel bosco nella speranza di seminarla e poter stare finalmente solo per riflettere con calma su come riuscire a convincere il figlio che lui non era un artificio malvagio, ma suo padre, finalmente tornato a casa!

Appena fatte perdere le sue tracce salì su di un albero percependo i suoi sussurri, i cui rami venivano mossi dal vento, contenti del suo ritorno. Eppure si lamentavano, la sofferenza era data dalla minaccia costante dei ragni che portavano rovina e distruzione, uccidendo tutti gli abitanti della foresta.

Invece di tormentarsi per qualcosa che non poteva risolvere tornò a concentrarsi sul problema presente.

Legolas era come lui, testardo e diffidente. Convincerlo sarebbe stato arduo.

Parlare della madre non era una grande idea, avrebbe potuto infastidirlo e portarlo a credere che mentisse dato che non l’aveva mai fatto prima.

Ricordare i momenti passati assieme era un’opzione più plausibile.

Si alzò dal ramo su cui era seduto ma prima che potesse scendere, delle voci annunciarono l’arrivo di un gruppo di elfi.

Un verso orrendo accompagnò la comparsa di un gruppo di grossi ragni che attaccarono famelici, alla ricerca di carne fresca con cui banchettare.

Thranduil si mise in posizione, pronto ad intervenire.

Quando la prima guardia cadde in terra, priva di sensi a causa del letale veleno, decise di scendere.

Gli elfi avevano indietreggiato, formando uno scudo protettivo attorno al compagno caduto ed aspettavano che i ragni attaccassero.

Thranduil atterrò fra di loro, richiamando a sé l’antica magia con cui proteggeva il suo regno.

“A Elbereth Gilthoniel, Lasto beth nîn. Lacho  calad!  Drego  morn! Gurth an glamhoth!”(O Elbereth, che accendesti le stelle, ascolta la mia voce! Fiammeggia luce. Fuggi notte! Morte alle creature malvagie!) con quel grido una potente luce si espanse dall’antico elfo ed un’onda d’urto l’accompagnò, scaraventando lontano le mostruose creature che fuggirono veloci.

Thranduil cadde in ginocchio, ansimando a causa dello sforzo, non essendo più familiare per lui usare quel tipo di protezione. Quando alzò la testa vide il possente cervo bianco con cui, tempo addietro, controllava ogni singolo angolo del suo regno.

Svanì appena la voce di ulteriori guardie li raggiunse, distogliendo la sua attenzione dalla magia. Thranduil si alzò, voltandosi verso coloro che avevano appena combattuto e che lo guardavano con gli occhi sgranati.

“Vi dobbiamo la vita Sire!” Disse uno prima di inginocchiarsi. Gli altri lo imitarono senza esitare.

“Alzatevi!” Li esortò Thranduil con un sorriso. Essi obbedirono.

“Il vostro amico necessita di cure!” Ricordò fissando con preoccupazione l’elfo svenuto.

“Che tu sia benedetto!” Lo salutò una guardia prima di mettersi in spalla l’amico e correre verso l’infermeria.

“Boe ammen veriad lîn!”(Abbiamo bisogno della tua protezione!) disse l’unico elfo che ancora stava in ginocchio.

Il primo che gli aveva mostrato gratitudine ignorò le altre guardie appena giunte e disse “Amin khiluva lle a’ gurtha ar’ thar!”(Ti seguirò fino alla morte ed oltre!) mostrandogli la stima ed il rispetto che si devono ad un Re.

 

*

 

Thranduil venne condotto verso le stanze reali. Non aveva più timore, era sua intenzione abbattere quel muro presente fra lui e Legolas. Aspettare era diventata una tortura!

“Mankoi lle irma sint?”(Cosa desideri sapere?) chiese restando calmo una volta in presenza del Re.

“Mani naa essa en lle?”(Qual’è il tuo nome?) domandò Legolas timoroso, guardandolo come se fosse una creatura alquanto bizzarra.

“Thranduil Oropherion, sovrano di Bosco Atro!” Rispose lui evitando quello sguardo.

“Mankoi naa lle sinome?”(Perchè Sei qui?) Il Re continuò l’interrogatorio.

Thranduil si voltò, fissando il figlio diritto negli occhi “Per te!” Disse con sincerità.

“Mankoi lle uma tanya?”(Perchè lo hai fatto?) perdurò Legolas.

“Mani?”(Cosa?) domandò Thranduil non capendo a cosa si stesse riferendo.

“Perché sei tornato? Se sei veramente tu, perché hai aspettato così tanto per mostrarti? Perché hai abbandonato il tuo popolo? E dove sono gli elfi che erano con te?” Quelle domande confermarono un orrenda verità.

Non avevano trovato i corpi bruciati e fatti a pezzi delle guardie reali, gli umani si erano mostrati molto bravi se erano stati in grado di farli sparire senza lasciare traccia!

Thranduil chiuse gli occhi tentando di scacciare i ricordi. Dei corpi che venivano dilaniati, l’odore della carne bruciata.......

Sentì Legolas studiarlo con lo sguardo “Sono morti!” Rispose.

“E tu sei l’unico sopravvissuto? Non ci credo!” Rispose il figlio freddo, dandogli le spalle.

Legolas si voltò “Cosa sono quei segni sui tuoi polsi?” Thranduil si irrigidì non riuscendo nemmeno a respirare, mettendo in automatico, le mani dietro la schiena.

No! Quello no! La sua disattenzione aveva permesso che vedesse i segni delle catene......! Erano uno degli innumerevoli marchi che mai se ne sarebbero andati, cicatrici e pelle più scura tracciavano l’impronta dei polsini di ferro contro cui aveva combattuto per decenni.

Se non si fosse stancato con l’incantesimo appena usato, avrebbe messo un’illusione per celarli alla vista!

“Mio padre aveva numerose cicatrici, ma nessuna come quelle!” Insistette Legolas.

L’elfo prese una grossa boccata d’aria ed incurvò la schiena, lasciando che i capelli nascondessero il suo volto, nel vano tentativo di celare la vergogna che provava.

“Loro hanno vinto!” Sussurrò distrutto. 

Non sarebbe dovuto succedere! Suo figlio sicuramente sapeva a cosa erano dovute quelle cicatrici così particolari. E se lo considerava ancora un nemico, molto probabilmente, l’ostilità nei suoi confronti sarebbe aumentata se non avesse risposto!

“Loro chi?” Chiese Legolas curioso ma restando allerta.

Thranduil non rispose massaggiandosi con una mano il polso.

Legolas sbuffò ed aprì la porta con l’intenzione di uscire e non tornare sui suoi passi.

“Ricordo che da piccolo ti eri arreso dopo il primo fallimento! È incredibile come certe cose non cambino con il passare del tempo.” Quell’affermazione fece bloccare Legolas. Chiuse la porta, restando però di spalle.

“Ti eri convinto che non ce l’avresti mai fatta che forse eri più portato per la spada come me!” Continuò Thranduil alzando lo sguardo, spostando lo sguardo sul figlio “Non hai ascoltato nessuno, tranne me!”.

“L’esercitazioni con il tiro con l’arco sono stati uno degli ultimi momenti passati assieme. Ti permettevo di andare nel bosco ad ogni traguardo raggiunto, ogni centro segnato!” Thranduil abbassò la testa affranto “Perdonami è colpa mia se la distanza fra noi è cresciuta a tal punto.....che non sei più in grado di riconoscermi!”.

Legolas rimase in silenzio avvicinandosi lentamente, fissandolo con sospetto.

“Non mi hai deluso Legolas! Anche se hai sempre sostenuto che non desideravi diventare Re, perché temevi che questo avrebbe comportato la mia morte.......ti sei dimostrato all’altezza! Ne ero certo!” Gli occhi di Thranduil si posarono su di lui “Un vero Re fa ciò che è giusto per il suo popolo!” Disse il padre guardandolo con un affetto che da molti secoli ormai non aveva più mostrato a suo figlio “Elrond ha visto giusto!” Ammise.

“Sei stato a Imladris?” Chiese Legolas sorpreso sia dall’ultima affermazione che da quella notizia.

Thranduil annuì “Lì ho cercato rifugio. Gli orchi mi hanno attaccato lungo la strada!” Raccontò ricordandosi quei momenti terrificanti in cui credeva che il nemico si sarebbe preso la vita dei suoi figli.

“Ada!” La voce di Legolas gli ricordò della sua presenza e si congelò nel sentirlo così vicino “Ada, solo tu potevi sapere quella frase che mi hai ripetuto fino allo sfinimento, anche solo per infastidirmi: un Re fa ciò che è giusto per il suo popolo!” Disse il figlio con una voce affettuosa che gli era mancata fin troppo.

“No! Colui che conoscevi è morto tempo fa!” Rispose Thranduil indietreggiando ed abbassando la testa per non far vedere il dolore che traspariva dai suoi occhi.

Non poteva illuderlo di essere fino in fondo lo stesso elfo di duecento anni prima. Non ne era certo nemmeno lui!

“Non è vero! Hai parlato dell’ultimo momento passato assieme. Durante la litigata che ci ha separato prima del tuo viaggio anch’io l’ho fatto, accusandoti di essere distante e ricordandoti quanto ero piccolo quando ancora dimostravi di preoccuparti per me!” Insistette Legolas. Sembrava essersi convinto!

“Ada, guardami!” lo pregò il figlio “Ora sono certo che sei realmente tu!”.

“No, sono un mostro! Partorito da eventi infausti. Che ha preso vita per necessità!” Continuò Thranduil riuscendo ad assecondare la sua richiesta.

“Im avo goston o le!”(Non ho paura di te!) ammise Legolas “Riguarda forse le nuove cicatrici?” Chiese “Cosa ti è successo? Chi ti ha fatto questo?” Domandò afflitto.

Thranduil non rispose, voltando lo sguardo. 

Non avrebbe dovuto saperlo! Non tutto almeno! Come poteva evitarlo?

“Ada!” Lo chiamò preoccupato “Sedho!”(Calmati!) gli sussurrò.

Rimasero in silenzio per un tempo infinito prima che Thranduil prendesse coraggio e cominciasse a parlare “Thalion, Narwain e Galdor!” Elencò.

Legolas aspettò paziente che continuasse.

“Solo loro erano sopravvissuti......all’attacco degli umani!” Svelò.

Il figlio sussultò e sul suo viso si dipinse l’orrore misto alla rabbia.

“È solo grazie all’aiuto di alcuni prigionieri umani, che sono riuscito a fuggire!” Confessò. L’esercito creato da Spartacus era più numeroso di “alcuni umani” però era un dettaglio che al momento, non aveva importanza.

“E gli altri?” Chiese Legolas agitato all’idea che alcuni elfi appartenenti al loro popolo fossero ancora prigionieri. Ma fu sufficiente osservare l’espressione del padre per comprendere che erano andati nelle aule di Mandos!

Thranduil chiuse gli occhi lasciando che la stanchezza ed il sollievo prendessero il sopravvento “Figlio mio, non sai quanto ho pregato i Valar per poter vedere questo giorno! Mi dispiace davvero di averti causato tanta angoscia!” Disse poggiando delicatamente una mano sulla spalla del giovane Re.

Legolas sentì una lacrima attraversargli una guancia. I Valar avevano ascoltato anche le sue di preghiere! Anche se ferito e spezzato, suo padre era ancora vivo!

“Ho compreso che eri tu quando mi hanno detto cos’hai fatto, ma una parte di me temeva ancora di illudersi. Non scusarti per aver suscitato emozioni che solo l’amore più profondo che un figlio prova per suo padre può evocare!” Disse Legolas poggiando entrambe le mani sulle spalle del genitore.

“Grazie alla misericordia di Elbereth questo dolore è cessato. Sei qui davanti a me, come più non speravo potesse accadere. La più preziosa di tutte le benedizioni!” Legolas lo abbracciò stringendolo forte a sé ed iniziando a piangere di gioia sentendo la tensione sparire del tutto, quando un singhiozzo sfuggì dalle labbra del padre.

Tempo addietro avrebbero esitato a lasciarsi andare a manifestazioni d’affetto, mostrando chiaramente l’amore che provavano l’uno per l’altro. 

Ma dopo gli anni di angoscia e dolore, Legolas compì quel gesto senza esitazione e suo padre lo accolse subito, dando l’impressione di averlo aspettato e sperato.

“Im melithon le an i uir!” (Io ti amerò per l’eternità!) disse grato di poterlo avere di nuovo accanto.

 

*

 

Quella mattina Hanna e Sara erano impegnate a cucinare vero cibo.

Non che quello degli elfi fosse male, ma quando Elrond aveva dato loro il permesso, avevano deciso di fare omelette ripiene di carne salata e formaggio o carne salata e pancetta.

I bambini sembravano essere impazziti. Doveva essere la loro parte umana a farli reagire così, dato che anche i tre uomini non furono da meno.

Kalos sembrava molto più scettico.

“Ma perché non preparavate questo cibo degli dei pure al villaggio?” Chiese Hagen trangugiando la sesta omelette quasi intera.

“Perché non avevamo gli ingredienti!” Rispose Sara mentre portava il terzo vassoio in tavola, seguita da alcuni elfi che avevano lo stesso cucinato la loro parte.

“Chiamarlo così non è un po’ esagerato?” Domandò Kalos che alla fine aveva rifiutato    la loro cucina per ripiegare su quella elfica.

“Le stai criticando?” Domandò Tigris minaccioso.

“Stavo solo esprimendo la mia opinione!” Aveva una bella faccia tosta quel maghetto.

“State a vedere che so fare!” Li interruppe Sara mentre metteva un po’ di frittata sul cucchiaio prima di lanciarla in aria.

Non serve dire che quel pessimo esempio venne visto sotto tutt’altra luce!

“IO...TI....ODIO!” Sibilò Hanna quando i tre bambini la imitarono ed i gemelli, non riuscendo a tenere i cucchiai, adoperarono direttamente le mani.

Elanor si agitava tra le braccia della madre e Sara riprese Galador prima che Felix perdesse la presa, spaventato dall’energia che un bambino così piccolo era in grado di mostrare.

Hanna cominciò ad inveire verso Sara “Io non ho quattro figli, ma cinque! Possibile che dopo tutto quello che abbiamo passato ti comporti ancora come......” s’interruppe di colpo voltandosi verso Felix “Mi hai lanciato della marmellata nei capelli?” Chiese incenerendolo con uno sguardo che esigeva vendetta.

“Per addolcirti un po’!” Rispose il ragazzo. 

“Per la Terra di Meeezzoooooo!!!!!” L’urlo di Sara diede inizio ad una lotta ed uno spreco di cibo mai visto nella storia di Arda.

Gli elfi presenti scapparono mostrandosi dei gran codardi, oppure saggi, dipendeva dal punto di vista.

Kalos commise l’errore di lanciare una mela intera che fece capitolare Sara al suolo quando cadde nel suo piatto facendola saltare per lo spavento.

Tigris rispose come se avesse colpito sua figlia e per il mago non fu sufficiente proteggersi con un piatto per quanto fu forte il colpo.

Il Gallo gli lanciò contro una mela con talmente tanta forza che si frantumò contro il piatto, strappandoglielo dalle mani e mandandolo al tappeto.

Galador stava comodamente seduto sul tavolo e batteva le mani ridendo di fronte alle buffe facce che facevano i guerrieri. Elanor, in braccio alla madre, tentava inutilmente di raggiungere il fratello al centro dell’azione.

Hanna intercettò un muffin volante, decise che era troppo buono per rispedirlo al mittente e lo fece sparire in tre bocconi.

Hagen che nonostante la stazza era molto agile, riuscì a schivare molti dei colpi.

Felix approfittò della momentanea distrazione per afferrare la brocca piena di succo e svuotare l’intero contenuto addosso al germano, solo per essere lanciato dall’altra parte della stanza.

Aranel all’inizio aveva preso le parti degli uomini, ma stufa di fare da scudiero si era impegnata in una lotta personale contro Estel.

“Smettila di muoverti! Così non posso colpirti!” Gridò correndo dietro all’amico che salì persino sul tavolo pur di avere un vantaggio.

Peccato che si ritrovò circondato, con Lucilla che gli si aggrappò ad una gamba urlando “Ce l’ho! È mio prigioniero!” Mentre la guerra attorno a loro continuava ad imperversare.

“Cosa sta succedendo?” Elrond era sorpreso che quegli umani mostrassero un’indole che aveva sempre attribuito ai nani. Rumorosi e confusionari.

Lindir alle sua spalle appariva terrorizzato dal trovarsi sul campo di battaglia.

“Scambi di opinioni!” Rispose Sara rimettendosi seduta composta a tavola come se l’uragano non fosse mai passato per poi ricordarsi all’ultimo del bambino che aveva lasciato sul tavolo.

Rimase interdetta a fissare il Lord di Gran Burrone quando gentilmente allungò le mani verso Galador “Posso tenerlo?” Chiese.

Istintivamente Sara si volto verso la madre e ricevendo da parte sua un cenno nervoso con un “Cosa aspetti stupida!”riflesso negli occhi, decise di ubbidire.

Il piccolo non sembrò spaventato tra le braccia di un’estraneo, ma forse perché in quel periodo aveva visto il padre interagire più volte con lui.

“È splendido!” Si complimentò Elrond andando a sedersi al suo posto. Stranamente o fortunatamente quella parte del tavolo era stata risparmiata.

Lindir rimase in piedi al suo fianco.

“Estel posa quelle uova!” Ordinò Elrond ad un imbarazzatissimo ragazzo che aveva tentato inutilmente di defilarsi senza essere visto.

Hanna si sedette cercando di mostrarsi il più rilassata possibile. Lo era in realtà, ma la rigidità assunta da Hagen e Tigris influiva negativamente sulle sue intenzioni iniziali.

Possibile che allenandosi con gli elfi, non si fidassero ancora del loro signore?

“Avete intenzione di partire per Bosco Atro?” Chiese Elrond interrompendo quel silenzio scomodo che era calato.

“Appena Thranduil ci darà il permesso!” Rispose Sara giocando con ciò che rimaneva della colazione.

Elrond sospirò “Per quanto sia felice nel vedere un’amore che da tempo era scomparso, non posso nascondere la mia angoscia!” Disse l’antico elfo.

“Voi siete creature mortali. Presto la vostra natura vi consumerà ed avvizzirete di fronte al passare delle stagioni!” Elrond sospirò “Che i Valar lo proteggano! Thranduil, per la seconda volta, dovrà soffrire la perdita!” Riconobbe. Galador rise, come a voler rallegrare il triste elfo, afferrando le lunghe ciocche castane per attirare l’attenzione su di sé.

Le ragazze si guardarono a lungo prima di iniziare la medesima litigata, accusandosi a vicenda “Non gliel’hai detto?” Chiese Sara arrossendo per l’imbarazzo.

“Cosa?” Hanna non....ora si che aveva compreso a cosa si riferisse!

“Lo sai bene!” A Sara sembrava di rivivere la stessa discussione avuta con Thranduil anni addietro.

“Cosa?” Chiesero in coro Hagen e Tigris smarriti. Avevano vissuto assieme per anni, cos’era loro sfuggito?

“Ma deve sempre essere compito mio?!” Protesto Hanna in difficoltà, non era mai facile svelare un segreto del genere!

“Cosa?” Felix non credeva che le sue amiche gli avrebbero mai nascosto qualcosa.

“Ragazzi, potreste lasciarci?!” Chiese alla fine Hanna capendo che quell’argomento doveva essere trattato con le pinze.

“Perché?” Chiese Hagen guardingo.

“Perché non ci farà del male e dobbiamo parlare di cose molto personali!” Tentò di farli tacere Sara.

“Perché con lui si e noi no?” Ora ci si metteva pure Tigris.

“Vuoi parlare del sangue mensile con il guaritore?” La classe di Hanna era tornata.

“Si, se questo vuol dire tenervi al sicuro!” Pure la testardaggine del Gallo.

“Gli elfi...non ci faranno del male!” Hanna aveva imparato ad incutere timore con lo sguardo, proprio come Thranduil....aveva avuto un buon maestro!

“Aspetteremo qui fuori. Pronti a combattere!” Minacciò Tigris alzandosi lentamente.

“Lindir per favore, occupati dei bambini!” Ordinò Elrond indicando i tre più grandi che erano ricoperti di cibo dalla testa ai piedi.

L’elfo si inchinò di fronte al suo signore in segno di rispetto ma un’espressione di chi viene punito crudelmente, gli apparve in volto.

“C’è qualcosa che dovete dirmi?” Chiese Elrond una volta che furono soli. Be’ senza orecchie che potessero comprendere.

“Siamo immortali!” Sara si strozzò con il succo facendo ridere i gemelli.

“Che c’è?” Chiese Hanna quando le rivolse un’occhiata costernata.

“È troppo chiedere un po’ di tatto?” Ringhiò Sara appena ebbe abbastanza fiato per parlare.

“Come volevi dirglielo?” Chiese Hanna come se fosse la cosa più normale del mondo lanciare bombe del genere nella vita delle persone, senza il minimo scrupolo.

“Non così!” Rispose Sara agitando le mani.

“Certe volte sei incontentabile!” L’accusò Hanna.

“Chi è stato?” La domanda di Elrond fece terminare il primo round.

“Prego continua!” Disse Sara facendo un ampio gesto della mano per invitare Hanna a spiegare tutto. Lei prese una grande boccata d’aria mentre riordinava i pensieri.

“Quando siamo state fatte prigioniere dai nostri simili....abbiamo scoperto che Thranduil....” Hanna si rese conto di essersi cacciata in un bel guaio “..be’...che anche lui era un prigioniero!” Disse.

Fortunatamente Elrond non era impaziente ed aspettò educatamente che continuasse da sola, senza spingerla in alcun modo “Dopo poco tempo, abbiamo visto altri due elfi. Più giovani che facevano parte della guardia reale che scortavano Thranduil quando era stato catturato!” Ora doveva procedere cauta “Lui sapeva che erano stati imprigionati, ma erano rimasti separati per molti anni!” Circa centocinquant’anni, era molti per gli elfi? Forse per quelli in catene si.

“Quando li hanno condannati a morte, ci hanno fatto dono della loro immortalità!” Svelò alla fine.

“Perché mai fare una cosa del genere? Li conoscevate?” Domandò Elrond confuso.

“Non benissimo!” Ammise Hanna.

“Hanno detto che noi potevamo aiutare il loro Re!” Specificò Sara.

“In che senso?” Elrond comprese che la vitalità di quelle ragazze doveva aver giovato al suo amico, ma non era abbastanza da giustificare l’azione delle due guardie!

“Mah....forse avevano visto che lei era già cotta di lui....cristo santo!” Si lamentò Sara quando Hanna le rovesciò addosso l’intero contenuto del bicchiere.

“Voi sapevate chi era?” A quella domanda le amiche si scambiarono uno sguardo cercando di apparire scocciate.

“Certo che no!” Altro che architettura, Hanna aveva la stoffa da attrice.

Sara rise impastando assieme menzogna e verità “All’inizio non capivamo perché Narwain e Galador si scandalizzavano quando eravamo troppo informali o maleducate con lui!”.

“Poi una volta capito ci siamo date una calmata!” Spiegò Hanna riempendosi di nuovo il bicchiere.

“Thranduil era solo un prigioniero?” Domandò il Lord.

“Lui che vi ha detto?” Hanna non avrebbe abboccato, non era stupida.

“Che gli umani lo avevano fatto soffrire ma altri gli avevano dato speranza!” Rispose pacato l’elfo.

“Già è proprio così!” Confermò Sara sperando che Elrond terminasse l’interrogatorio.

“È curioso, a parlare delle cose belle si fa in fretta, senza ripensamenti. Invece da cose gravose o spaventose si può trarre una buona storia, o comunque un lungo racconto!” Alle parole di Elrond compresero che era un invito educato a parlare, ma entrambe rimasero con la bocca cucita.

“Come sono morte le giovani guardie?” L’elfo non demorse.

“Trucidate dagli umani!” Era vero! Hanna non mentiva, solo non diceva tutta la verità!

“Perché anche voi eravate prigioniere?” Elrond sentiva che quelle ragazze avevano qualcosa di speciale. Ne aveva avuto la conferma quella mattina: i piatti da loro cucinati non li aveva mai visti, dovevano venire da molto lontano!

“Ci siamo allontanate troppo da casa!” Rispose Sara sentendosi in pace con se stessa ora che non mentiva.

“Non desiderate tornare? Anche solo per salutare le vostre famiglie?” Chiese l’elfo con sincera preoccupazione.

Sara abbassò lo sguardo tentando di nascondere i suoi occhi pieni di tristezza “Non possiamo! Gli umani.....” quale scusa poteva inventarsi?

“Hanno sterminato le nostre famiglie!” Rispose Hanna asciutta.

Sara ci pensò su. Effettivamente era stato il trovarsi in un’altro mondo ed un’altra epoca a separarle dalla loro famiglia. Però era meglio non dare all’elfo altri appigli su cui poter indagare.

“Cosa volevano gli umani da Thranduil? A nessuno dei regni elfici sono arrivate richieste di riscatto!” L’espressione di“Oh, merda!” Si dipinse sul volto di Hanna.

“Perché lo hanno marchiato con il fuoco?” Chiese Elrond indicandosi l’avambraccio destro.

“Perché si divertivano così?!” Finse di ipotizzare Hanna, ricordando ciò che aveva ignorato e cercato di dimenticare “Senta...” disse sedendosi diritta “..non so cos’abbia passato Thranduil prima che lo incontrassimo. Ma non ho mai insistito perché so, dalle cicatrici che porta, che non è qualcosa che ama ricordare!” Chiarì.

“Quello che importa è che siamo riusciti a scappare e che ora lui sta tornando da suo figlio!” Disse Sara senza nascondere il sollievo provato nel dirlo.

“Siamo il risultato di ciò che ci è stato fatto. Possiamo soccombere o uscirne più forti!” Ripetè Hanna più a se stessa che agli altri.

“Sei saggia giovane umana. Confesso che quando ve ne andrete, questo posto sembrerà privo di vita se paragonato al tempo in cui ci avete onorato della vostra compagnia e del vostro buon cibo!” Disse Elrond servendosi un omelette mentre Galador osservava attentamente ogni suo movimento.

 

*

 

La notizia in poco tempo aveva raggiunto ogni angolo del Regno così come l’eccitazione scaturita nel ricevere una tale gioiosa ed a lungo sperata notizia.

Con una sontuosa cerimonia gli elfi silvani avevano festeggiato il ritorno del Re perduto e per lui la festa era stata fin troppo noiosa. 

Niente schiamazzi, risate scomposte o risse.....solo musica!

“Siamo qui per festeggiare un evento inatteso ma a lungo sperato! Il nostro amato Re da tempo perduto, è tornato! Mostriamo la gioia nel riaverlo con noi! Cormamin lindua ele lle!”(Il mio cuore canta al vederti!) disse Legolas piegando il capo in direzione del padre, sorridendo nel ricevere come risposta grida di gioia da parte del popolo.

Thranduil alzò le braccia per avere silenzio “Vi ringrazio per questa magnifica accoglienza. Troppo a lungo ho sognato di tornare e ringrazio i Valar per aver esaudito le mie preghiere!” Disse con voce potente così che tutti potessero sentirlo.

Camminò in mezzo al suo popolo, finalmente felice di stare tra di loro e non sentendo il solito fastidio provato quand’era stato costretto a presidiare a festeggiamenti che non gli interessavano.

“Aa’ lasser en lle coia orn n' omenta gurtha!”(Che le foglie del tuo albero della vita mai appassiscano).

“Aa’ i’sul nora lanne’lle!”(Possa il vento gonfiare le tue vele!).

“Aa’  menle  nauva  calen  ar’  ta  hwesta  e’  ale’quenle!”(Possano  le  tue  strade  essere  verdi  e  possa  il  vento accompagnarti).

“Aa’ menealle nauva calen ar’ malta!”(Possa il tuo cammino essere verde e dorato!)

Molti apprezzamenti e auguri di felicità gli furono rivolti a cui rispose sorridendo con un cenno del capo o ringraziando. Venne richiamato vicino al trono da Legolas.

“In questi anni mi sono impegnato per essere un buon Re!” Iniziò a parlare “Ma converrete con me, che sarebbe un’onta imperdonabile voltare le spalle al vero ed unico sovrano di Bosco Atro!” Thranduil dovette fare uno sforzo enorme per contenere al massimo la sorpresa. Deglutì nel tentativo di mantenere la calma. 

“Colui che ha combattuto contro i suoi aguzzini per anni e con determinazione pur di tornare da noi! Colui che ha dimostrato la vera tempra di un elfo silvano!” Il popolo lo appoggiò pienamente, senza il minimo dubbio, con applausi ed esclamazioni come “Aran Thranduil!” O “Hir nîn Thranduil!” Aumentarono sempre più.

“M’inchino e porgo la corona al sovrano di Bosco Atro: Thranduil Oropherion!” Disse Legolas inchinandosi di fronte al padre e dopo aver tolto dal capo la corona fatta di rami e foglie, la porse al padre.

Thranduil esitò un solo istante. Chiedendosi se ne era ancora degno.

Dopo aver vissuto come un reietto per anni, essendo stato umiliato, essendosi inginocchiato davanti a Batitato.......ma è il popolo che sceglie il proprio sovrano!

Se si fosse tirato indietro sarebbe stato veramente un vigliacco ed avrebbe lasciato che i romani vincessero, oltre ad insultare la memoria di suo padre e tutto ciò che gli aveva insegnato!

Era suo dovere provvedere e proteggere gli Elfi Silvani. Non ne sarebbe mai venuto meno, romani o non.

Prese delicatamente la corona fra le mani e si voltò verso il popolo alzandola e gli applausi quasi lo assordarono per quanto furono forti.

Se la pose sul suo capo con sicurezza.

Forse avrebbero parlato di ciò, ma a lui non importava.

Thranduil abbracciò Legolas non riuscendo a reprimere una lacrima.

Era a casa ed aveva ritrovato suo figlio!

 

*

 

L’insegnante si mise di fianco alla scrivania osservando i tre studenti “Buongiorno ragazze, oggi riprenderemo la lezione di elfico sindar!” Disse aprendo il suo libro.

Il Maestro era un elfo dai capelli castani, gli occhi verdi. Paziente ma severo era riuscito ad accattivarsi la simpatia delle bambine solo perché erano entrambe impazienti di migliorare nel parlare la lingua degli elfi.

Un rumore la fece voltare verso la finestra ed una smorfia si dipinse sul suo viso.

Aranel alzò la mano “Abbiamo appena iniziato, è impossibile che tu debba andare in bagno!” La riprese pacatamente.

“Volevo solo chiedere cosa succede!” Spiegò Aranel facendo la faccia più innocente che potesse mostrare.

“Gli umani sono in partenza! Ora, potresti leggere....dove stai andando?” Chiese il Maestro guardando con sgomento Aranel uscire in tutta fretta senza chiedere alcun permesso “Torna qui!” La chiamò inutilmente.

Aranel si fermò in cima alle scale per rendersi conto di avere ragione: Hagen, Tigris e Felix se ne stavano andando!

“Nel, aspettami!” La voce di Lucy non la fermò e riuscì a raggiungerli prima che partissero al galoppo, costringendoli a fermare i cavalli.

“Per gli dei!” Si sorprese Hagen “E tu che ci fai qui?” Chiese Felix guardandosi intorno “Dovresti essere a lezione!”.

“Dove state andando?” Chiese Aranel poggiando le mani sui fianchi.

“A fare un giro!” Mentì Tigris.

“Con il cibo, le coperte e le armi?” Va bene, ora Aranel si era trasformata in una specie di Hanna in miniatura!

Tigris scese da cavallo accovacciandosi di fronte all’elfa “È arrivato il momento per noi di partire!” “A me sembra più scappare questo!” Commentò Aranel.

“È appena giunta la notizia che orde di orchi infestano Rohan. È nostro dovere proteggere il villaggio e dobbiamo partire il prima possibile!” Le disse Hagen inginocchiandosi anche lui davanti alla piccola.

“Ma....voi non restate con noi?” Domandò timida Lucilla.

“No, mi spiace. Gli umani devono vivere con i loro simili!” Rispose Felix amareggiato. Conosceva la figlia dell’angelo della morte da molto tempo ed anche se ci aveva interagito poco soffriva nel doverle dire addio.

“Anch’io sono un umana!” Protestò Lucilla.

“Anche la mia Nana lo è!” Le diede man forte Aranel.

“Si, ma tuo padre ha promesso di prendersi cura di lei e di te!” Disse Hagen indicando Lucilla “Per questo voi dovete restare!” Tentò di convincerle.

Le sarebbe mancata quella piccola peste.

“No, non andate!” Inaspettatamente Aranel gettò le braccia al collo di Tigris che si irrigidì sorpreso.

“Aranel, dobbiamo!” Tentò di calmarla il Gallo “Siamo dei guerrieri, è nostro dovere combattere per difendere...” “Attico e Milo non sono più tornati!” Gridò Aranel cominciando a piangere.

I tre uomini si guardarono perplessi. Credevano che a quattro anni, fosse troppo piccola per ricordarsi dei suoi “fratelli”!

Il mondo di Aranel era cambiato completamente in pochissimo tempo.

Avevano smesso di vivere in tenda, i due fratelli erano scomparsi senza alcuna spiegazione, così come Cassia, Ariadne non aveva voluto seguirli ed ora gli amici di suo padre avrebbero fatto lo stesso!

“Aranel....” Tigris non era mai stato bravo con i bambini, ma vedere il padre rapportarsi con lei gli dava un vantaggio “...non è tua intenzione lasciare Ariadne e Attilio soli e indifesi, giusto?” La bambina si staccò da lui ed asciugandosi le lacrime sussurrò un “No!” Appena udibile tra i singhiozzi.

“Allora noi dobbiamo andare! Forse un giorno ci rivedremo, ma il nostro posto è al villaggio!” Disse Tigris non sapendo come farla smettere di piangere, guardandosi attorno nervoso, temendo che gli elfi potessero pensare che le stesse facendo del male! 

“Questo non vuol dire che ti dimenticheremo!” Arrivò in soccorso Felix.

“Ma....noi siamo una famiglia!” Protestò Aranel.

“E lo saremo sempre!” Disse Hagen senza la minima convinzione.

“Senti...” cominciò a parlare Felix “...noi saremo felici al villaggio! Come tu lo sarai con i tuoi genitori e Lucilla! Resteremo sempre una famiglia! Ti manderemo una lettera appena imparerò a scrivere!” Promise incerto. Odiava l’idea di doversi mettere ad imparare l’alfabeto.

“Noi ribelli saremo sempre uniti! Anche con coloro che sono periti in battaglia!” Disse Hagen battendosi un pugno sul petto.

Dopodiché i tre uomini ritornarono in sella lanciando sguardi convinti alle bambine.

“Aranel..” La chiamò Hagen “Una volta grande, uccidi quanti più orchi possibili! Così potremmo sentire il tuo nome diventare leggenda!” La incoraggiò pensando a come il nome di Spartacus incutesse timore nei romani al solo pronunciarlo.

“Sei sicuro che sia una buona idea?” Di fronte alla domanda di Felix Hagen rispose con uno sguardo interrogativo.

“Andarcene senza salutare!” Spiegò il ragazzo.

“Siamo guerrieri! Non femmine che devono salutare i loro amanti che vanno in guerra!” Gli rispose brusco Tigris.

“Voglio solo risparmiare questo dolore alle ragazze! Ricordi quanto erano distrutte quando Attico, Gannicus e Milo non sono tornati?” Domandò Hagen che mai avrebbe ammesso di essere abbattuto per quella inevitabile separazione.

“Va bene!” Si arrese Felix prima di spingere il suo cavallo al galoppo.

“Buona fortuna!” Li salutò un’allegra Lucilla che conoscendoli da poco, non ne avrebbe sentito la mancanza.

“Ada....torna presto!” Pianse Aranel continuando a fissare il sentiero dov’era sparita una parte della sua famiglia.

 

*

 

Una leggera brezza soffiava fra i rami degli alberi di Bosco Atro.

Nonostante l’oscurità presente, il bosco sembrava essere rinato dal ritorno del Re.

Legolas si sentiva felice, come non succedeva da anni ormai. A causa dei silenzi e delle numerose incomprensioni, non aveva compreso quanto profondo fosse il legame con suo padre fino a quando non l’aveva perso.

Il lutto per la sua presunta morte era stato duro da superare, ma la presenza di Tauriel gli aveva permesso di credere che non tutto fosse perduto.

Ora doveva spiegare al padre la natura della loro relazione prima che la scoprisse da solo. Al sovrano non erano mai piaciute le sorprese!

“Le pattuglie a nord hanno eliminato altri nidi di ragno! Quelle a est si sono scontrate contro degli incauti orchi che hanno osato valicare i confini...” Legolas non stava prestando attenzione a ciò che il padre stava dicendo.

“Legolas!” Thranduil non riusciva a comprendere il motivo di tanta disattenzione.

“Cosa c’è?” Finalmente.

“C’è qualcosa che ti turba iôn nin(figlio mio)?” Chiese Thranduil intuendo che Legolas dovesse dirgli qualcosa.

“Sono stato un irresponsabile!” Ammise Legolas.

Il re alzò lo guardo verso il figlio, con aria divertita “Davvero?”

“Indubbiamente un grande sciocco!” Gli rispose “Ho omesso di informarti su di una questione di grande importanza!” Confessò.

Thranduil si fece attento. Il nervosismo di suo figlio non faceva altro che aumentare la sua curiosità.

“Poco dopo la tua scomparsa, ho cominciato a frequentare una compagna!” Disse Legolas cercando di comprendere se il padre approvasse o meno, dalla sua espressione.

Un sorriso illuminò il volto del sovrano “Perché tanta riluttanza ad informarmi su una così bella notizia?” Chiese contento che Legolas avesse avuto qualcuno accanto durante la sua assenza. In risposta ricevette un silenzio teso e vide come il figlio stesse ponderando attentamente le parole da usare.

“Chi è la fortunata?” Chiese facendosi attento.

“Tauriel!” Legolas decise che ormai non poteva più sfuggire e mai avrebbe mentito sull’amore che lo legava a lei.

“Il capitano della guardia?” Il Re appariva scioccato. Conosceva Tauriel fin da quando era piccola, avendola presa sotto la sua ala, crescendola come una guerriera.

“So che non è di nobile lignaggio. Ma, padre......se vedessi cosa è in grado di fare! È forte ed efficiente. Si è guadagnata la stima dell’intera guardia ed è sempre riuscita a mitigare il mio carattere che non è stato dei migliori da quando mi sono seduto sul trono!” Raccontò Legolas teso come l’aveva visto al loro primo incontro.

Il Principe assunse un aria confusa quando vide nuovamente un piccolo sorriso farsi largo sulle labbra del sovrano. Poteva definirlo un miracolo: sorridere sembrava essere diventata una cosa normale per lui!

“Non posso ne voglio criticare o ostacolare le scelte del tuo cuore Legolas. Hai la mia benedizione ed apprezzo la tua sincerità, tanto che ho deciso di ricambiare!” Il Principe prese posto su di una sedia di fronte al padre, curioso e deciso ad ascoltare.

“C’è qualcosa che devo dirti!” Incominciò Thranduil mentre ancora pensava come introdurre un argomento così delicato. 

“Non sei il tipo da confidarti! In cosa ho sbagliato?” Chiese Legolas divertito. Vedere il padre in difficoltà era un’occasione rara.

L’euforia dovuta al suo ritorno non si era ancora smorzata, neanche dopo pochi mesi.

“Durante la mia prigionia....” cercò di iniziare il padre pensando alle parole giuste da usare. Legolas si fece attento. Non aveva mai insistito su questo discorso, per evitare di farlo soffrire, ma il desiderio di sapere non l’aveva abbandonato. 

“Non so come spiegarlo!” Era una rarità vedere il Re di Bosco Atro a corto di parole e quel giorno era già la seconda volta che accadeva.

“Dillo e basta!” Lo esortò il figlio.

“Mi sono innamorato!” Legolas rimase di sasso “Non credevo potesse più accadere!” Aggiunse il Re con gli occhi che rivivevano i momenti felici passati assieme ad Hanna.

“Lei è ancora in vita?” Chiese Legolas interrompendo quel flusso di ricordi. Lui annuì.

“Se mi stai chiedendo il permesso di farla venire, come figlio te lo do, come Re non ne hai di bisogno!” Disse Legolas apparendo più calmo di quando il padre si fosse aspettato.

“Non permetterò che torni quella distanza fra noi e ti ringrazio per il tuo appoggio!”

Legolas si avviò alla porta dello studio ma sua padre lo fermò “Legolas!”.

“Si, padre!” Disse riuscendo a nascondere un sorriso prima di voltarsi.

“Se questo amore dovesse dare dei frutti inaspettati, tu li accetteresti?” Chiese sembrando molto preoccupato.

“Certo! Ma....è un elfa?” Domandò inorridito. Quanti della loro razza erano stati catturati dagli umani?

“No!” Rispose subito Thranduil.

“Allora è alquanto improbabile, padre!” Gli ricordò lui.

“No!” Ripetè il Re. Legolas lo guardò confuso.

“È successo.....” sussurrò abbassando la testa “Aranel è stata la benedizione dei Valar!” Se l’argomento non fosse stato così delicato, Thranduil avrebbe riso della reazione del figlio che si era irrigidito di colpo.

“Stella del Re!” Bisbigliò Legolas incredulo “Dov’è?” Chiese sembrando eccitato “Eri solo quando sei arrivato!” Ricordò.

“Non sapevo se mi avresti accolto! Non potevo esporla ad un viaggio tanto pericoloso senza avere la certezza.....” Thranduil non riuscì a finire la frase. Quella terribile alternativa lo dilaniava. Pensare di venire cacciato dal suo stesso popolo, da suo figlio, era struggente!

“Tu ami i tuoi figli più della tua stessa vita!” Si rese conto Legolas avvicinandoglisi.

“Dov’è? Dove sono lei e la donna che ha sciolto il tuo cuore?” Chiese curioso.

“Hai tre fratelli Legolas!” Rispose Thranduil sorseggiando il suo vino come se parlassero di affari.

“Come?” Se Legolas pensava che il ritorno del padre avesse scosso la sua vita, era niente in confronto ad una rivelazione del genere.

“Appena tornati......in un luogo a me familiare. Sono nati due gemelli! Galador e Elanor!” Gli disse Thranduil mal celando una risata di fronte allo sbigottimento del figlio.

“C’è altro?” Chiese Legolas allibito “No, puoi ritirarti per metabolizzare ciò che ti ho appena detto!” Lo congedò il padre.

Aveva sempre desiderato un fratello o una sorella e pieno di gioia si diresse a svolgere i suoi doveri.

Purtroppo la felicità non perdurò e quella sera l’entusiasmo di Legolas venne smorzato dalle parole di Tauriel “Che interesse possono avere gli umani per noi? Sospetto un motivo molto più prosaico! Temo che l’umana possa rappresentare una minaccia per il regno!”.

 

*

 

Le ragazze fissavano il foglio trovato sulla scrivania della stanza di Hanna con occhio critico, divertimento e rabbia.

Quel pomeriggio l’insegnante dei bambini era andato da loro per lamentarsi della condotta di Aranel e Lucilla. Come se la loro nei confronti dei gemelli fosse di poca importanza! Meno male che erano partiti a caccia di orchi.

A quanto pare Aranel non aveva bisogno del cattivo esempio per comportarsi male!

E se all’inizio Hanna le avesse dato retta, alla notizia che gli uomini fossero partiti aveva dimenticato il vero motivo per cui l’insegnante fosse arrabbiato.

Dopo averli cercati per tutto il regno, avevano incrociato Elrond che aveva confermato la loro partenza.

Furiose per averlo dovuto scoprire senza essere state avvisate, ed anche deluse a causa della speranza che potessero rimanere più a lungo con loro, erano tornate alle loro stanza, per cambiarsi per la sera.

Solo per trovare un’ulteriore sorpresa sotto forma di una lettera di poche righe.

“Potevano anche non lasciarci qualcosa!” Osservò Sara.

“Potevano venire di persona, senza lasciarci questo obbrobrio!” Disse Hanna incrociando le braccia al petto.

“Sono guerrieri Hanna! Cosa ti aspettavi? Una cerimonia sontuosa piena di saluti cordiali e rispettosi?” Le ricordò Sara.

“Sono dei pappamolli se non riescono a dire addio!” Rispose Hanna “Ma chissà....forse un giorno li rivedremo!” Disse felice nonostante tutto.

Hagen, Tigris e Felix erano dei grandi guerrieri. Avrebbero combattuto e vissuto una vita libera al villaggio, ciò che Spartacus aveva sempre desiderato!

“Comunque sono d’accordo con te: Hagen non imparerà mai a scrivere, manco dovesse vivere cento vite!” Osservò rileggendo quella lettera che avevano faticato a tradurre.

 

“Scuza, masagio di masima impotansa. Vilago in periclo. Noi corere a cobatere tronco orci!

Ahi belisima familia, li dei sano con te!”

 

“Sono sempre stati tosti. Curioso che abbiano mostrato il loro lato debole proprio quando le nostre strade si dovevano separare!” Criticò Sara ricordando con affetto gli anni passati.

Non li conosceva bene, nonostante il tempo passato assieme.

L’orgoglio non aveva permesso loro di rafforzare il legame d’amicizia, anche se a quanto pare un segno l’aveva lasciato, dato che non erano riusciti a dire addio.

Aveva memorizzato ogni momento, quando lei aveva permesso loro di entrare nella cerchia ristretta di Azrael.

Hagen lo aveva invitato ad unirsi a loro perché, vedendo con quanta insistenza cercasse di mostrarsi degno di seguire l’angelo della morte, aveva deciso di dargli una possibilità. Orgoglioso, ambizioso e testardo, si era mostrato un buon amico anche se come tutti, tendeva a stare con gli uomini per mostrare continuamente la sua forza.

Tigris le aveva salvato la vita. Era molto aggressivo e violento, ma fedele e cordiale con coloro che reputava amici.

Felix era quello con cui si era ritrovata più volte a fare squadra ed il cui carattere era sufficientemente giovane, inesperto e per certi versi, infantile, da riuscire a stringere amicizia quasi all’istante.

Sara sospirò. Loro c’erano sempre stati per proteggerle ed era arrivato il momento che vivessero la vita libera per cui a lungo si erano battuti!

Non li avrebbe mai dimenticati!

 

*

 

La primavera era vicina. Eppure non sembrava così all’interno del reame boscoso.

L’aria che si respirava fra gli alberi era pesante e le ragazze avevano la scomoda sensazione di essere osservate tutto il tempo.

Anche se la scorta che Elrond aveva mandato con loro era formata da numerosi elfi, si sentivano nervose e spaventate come non succedeva da tempo, quando erano impegnate a scappare dai romani!

Ma sapevano bene che in caso di cattura, il loro destino sarebbe stato ancora più doloroso!

Erano passati poco più di due mesi dalla partenza di Thranduil e finalmente era arrivata la lettera tanto attesa. Gli elfi silvani lo avevano riaccolto con grandi feste, ringraziando i Valar per la sua sopravvivenza.

Ora era di nuovo il Re ed Hanna evitava di pensarci troppo, per non doversi soffermare su ciò che sarebbe inevitabilmente successo una volta che gli elfi avrebbero appreso dell’esistenza di lei e dei loro figli.

Diffidenza? Odio? L’avrebbero ritenuta responsabile dell’allontanamento del loro sovrano? Si, era meglio non pensarci!

Dopo poco più di dieci giorni di lungo viaggio si erano addentrate nel bosco comprendendo che i racconti di Tolkien per quanto incredibili e ben fatti, non rendessero onore alla realtà.

Le montagne nebbiose erano splendide, il problema maggiore era rappresentato dai goblin. Un gruppo di loro stanziava sotto all’alto passo e per evitarli avevano dovuto essere molto cauti per evitare di attirare la loro attenzione.

Attraversare l’Anduin aveva fatto perdere molto tempo dato che il ponte in pietra era crollato. Le ragazze avevano percepito una strana sensazione durante il tragitto attraverso il bosco.

Si sentivano confuse e stanche ed erano certe che non fosse dovuto al lungo viaggio.

Una volta dentro le mura del palazzo degli elfi silvani la tensione era sparita, sostituita dalla pura meraviglia.

Il regno degli elfi era immenso, in tutte le direzioni scorgevano, corridoi, cunicoli e caverne, decorati con l’unica ed ineguagliabile architettura elfica. 

Era illuminato da un grande numero di torce e lampade, che rendevano il tutto molto più accogliente. Piccoli punti di luce sparpagliati ovunque, come un piccolo paesino di montagna. Tutte le altre caverne erano collegate tra loro fa ampi corridoi illuminati da torce, ed ogni insenatura aveva la sua funzione precisa. 

Camminando fra quelle mura, anche se si trovavano solo all’entrata, le ragazze notarono con stupore che, incastonate nella roccia, c’erano delle pietre bianche, in grado di riflettere la luce. 

Migliaia di elfi andavano e venivano affaccendati in chissà quali compiti.

Il loro viaggio era concluso. 

Erano finalmente arrivate nel luogo che avrebbero potuto chiamare casa! 

 

Sorpresa per il nuovo anno! Un aggiornamento molto anticipato!

Kalos ha finalmente svelato chi è! Alatar e Pallando sono gli ultimi Istari approdati nella Terra di mezzo e non si sa che fine abbiano fatto. 

Mi piaceva l’idea che avessero fondato culti segreti trasmettendo tradizioni magiche!

Aragorn stringe una forte amicizia con Aranel che durerà per sempre. Mi ha stuzzicato fin dall’inizio quest’idea!

Il momento è arrivato! Thranduil è finalmente tornato nel suo regno dopo circa, duecento anni! L’incontro con Legolas non è stato facile, lo ammetto!

Ma alla fine riescono a riavvicinarsi. Come non potrebbero?!

Mi è sempre piaciuta l’idea che Thranduil possegga il dono di poter creare illusioni. Altrimenti come potrebbe celare la sua cicatrice?!

Il passato di Thranduil rimane ancora avvolto nel mistero per Elrond e Legolas, e le ragazze rispetteranno questo suo desiderio!

È arrivato il momento di dire addio a Tigris, Hagen e Felix e proprio loro, dei valorosi guerrieri, velocizzano tutto, andandosene di nascosto. Troppo orgogliosi per riconoscere di essersi affezionati alle ragazze ed ai bambini.....

Legolas sembra prendere bene la nuova notizia bomba! Cosa pensate?

Ovviamente Tauriel è pronta a mettergli molti dubbi!

Hanna e Sara arrivano a Bosco Atro! 

Si, cari miei, ne vedremo delle belle!!

Commenti e consigli sono attesi!

A presto,

X-98

   
 
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