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Autore: Exentia_dream2    10/01/2021    7 recensioni
Questa storia partecipa al contest fiume "Acquerelli" indetto da Juriaka sul forum di EFP. -Sono tutti alla Tana, la battaglia dei sette Harry è appena terminata. Remus guarda le sue cicatrici con odio; Ninfadora le guarda come fossero le crepe del soffitto di casa sua.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia partecipa al contest fiume “Acquerelli” indetta da Juriaka sul forum di EFP.

 
Come oro nelle crepe.


Certe tue ferite sono anche mie: quando conti alcune tue cicatrici,
 per favore, puoi contarle doppio? 


Come quella che ti taglia la guancia e a me sembra di sentir tirare la pelle sotto l’occhio, quando ci passi sopra le dita e vorresti tirartela via, quella cicatrice che credi sia solo tua e che invece è anche mia.
Ha fatto male, vero? Scoprire la verità, imporsi di non poter essere felice e tu non lo sai, ma non è così che renderai felice me, che da lontano riesco a vedere lo stesso quelle cicatrici che vuoi coprire, che sono tue e allora sono anche mie.
Che mi nascondi il viso, che scuoti la testa per non sentire quello che ti sto dicendo, ché ci divide solo un respiro e basta e avanza.
Esci di casa prima che la luna faccia del cielo il suo palcoscenico, mentre tu sarai uno spettatore che ulula davanti al più triste degli atti teatrali, senza un sipario a calare su quello che adesso è un taglio e che diventerà una cicatrice.
Ce l’ho anch’io, proprio qui, dietro la schiena, dove quel ramo che hai smosso ti ha frustato la pelle.
E tu corri e ululi e io sto ferma e ho il fiato corto, perché sento il vento che mi gela i muscoli e le gambe che tremano di stanchezza e paura.
Hai la camicia ridotta a brandelli e i pantaloni strappati chissà da cosa- dagli alberi, dai tuoi artigli.
«Dovresti andartene, Ninfadora» me lo dici spesso, mi chiami sempre con un nome che odio e non m’importa se questo è il tuo modo per allontanarmi, per ferirmi, perché sei ferito anche tu e allora abbiamo entrambi un’altra cicatrice, forse sul petto o magari più in fondo, sul cuore.
 Guariremo, Remus, te lo prometto. Guariremo se ti lascerai accarezzare e resteranno i segni, ma il dolore passerà.
Hai il viso stropicciato di sonno, le cicatrici rosse che sembrano disegnate sul pallore della tua pelle.
«Bruciano?» te lo chiedono spesso, vero? Come se non sapessero quanto può bruciare un muscolo squarciato e ti allungano i granelli di sale che tu sicuramente ci  metterai sopra soltanto per ricordarti cosa sei e perché dovresti essere lontano da qui.
Non te ne andare, guariremo, Remus, te lo prometto.
«Quelle che loro chiamate cicatrici, per me sono crepe. Dentro il destino ci ha infilato tesori¹» e ti curo come fossi un neonato e vorrei che le medicine si trasformassero in oro e riempissero le crepe, come quelle di quel vecchio vaso giapponese che ho comprato e che tu odi tanto, ché loro lo sanno, che gli oggetti rotti e crepati sono più belli, valgono di più.
Non odiarle, non odiarmi quando ti dico che sei bello e mi ricordi casa mia, con il soffitto pieno di crepe dentro cui ho nascosto i miei sogni, come li ho nascosti nelle tue cicatrici.
E un giorno ci sposeremo, avremo due bambini che somigliano a te e racconteremo loro di tutte le crepe che abbiamo addosso; invecchieremo insieme e, se vorrai, le uniremo, le nostre cicatrici- le nostre crepe- e c’inventeremo la strada per un posto meraviglioso che è fatto di strade d’oro che attraversano la città con vicoli storti e fiumi, che somiglieranno alle mie cicatrici, alle tue crepe.
Avrai i capelli bianchi, i miei avranno il colore del tuo umore e, quando sarai triste, mi siederò al tuo fianco e ti racconterò di come ho bruciato l’arrosto e di come ho fatto ridere i nostri figli.
Ti racconterò che la luna piena è solo un mostro cattivo contro cui vinci sempre e ti ricorderò in punta di dita come ci siamo procurati ogni cicatrice- ogni crepa- per ricordarti che ce l’abbiamo fatta, che siamo guariti, te l’avevo promesso.
E poi, ti svelerò un segreto: è stato l’amore a guarirci, a riempire il vuoto delle nostre cicatrici, come oro nelle crepe.

Angolo Autrice:
Eccomi qui, con l’ennesima storia che partecipa a un contest…
Le spiegazioni sono dovute: questo è un missing moment che ho collocato subito dopo la battaglia dei sette Harry, durante la quale muoiono Edvige e Alastor Moody e ho immaginato che sia Dora che Remus ne uscissero con qualche ferita.
Li ho immaginati alla Tana, fermi per riposare e riprendere fiato, fino a quando non arriva una notte di luna piena.
E, beh, sappiamo tutti come finisce, in realtà, ma mi piace pensare che questi siano stati i pensieri che lei gli abbia dedicato nei momenti in cui lui provava ad allontanarla.
La citazione iniziale e quella segnalata con il numeretto in apice sono entrambe di Fabrizio Caramagna.
Somiglia a una flash, lo so… ma a causa di qualche parolina in più l’ho segnalata come oneshot.
Spero vi sia piaciuta.

A presto.


 
   
 
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