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Autore: Lady K    11/01/2021    2 recensioni
[Alphys/Undyne, terzo e ultimo della serie “Their SOULs are filled with love”]
-Storia in pausa, riprenderà la pubblicazione regolare il prima possibile. L’autrice ha bisogno di riposo.-
I mostri finalmente hanno superato la Barriera e raggiunto la Superficie, ma non sarà affatto facile per loro essere accettati pienamente dagli esseri umani. E per una coppia come Alphys e Undyne, la questione è ancora più complessa; basterà la purezza di un amore a dissipare la crudeltà degli uomini? Tra matrimonio, coccole, e desiderio di crearsi una famiglia, le due dovranno lottare per i loro diritti, insieme a tutti i loro amici di vecchia data.
Come sempre, cercherò di non andare OOC e di rispettare i canoni del gioco, ma stavolta mi prenderò più libertà per piccole questioni di lore dei mostri che non sono state approfondite in Undertale.
Rating giallo e Avvertimento per via, tra le altre cose, di alcune scene di violenza a causa di personaggi omofobi.
[In questa storia Frisk è femmina, mentre Napstablook per comodità è trattato come un maschio.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT This is life capitolo 7
Iniziamo il nuovo anno con il settimo capitolo, dai!

...And so, this is life


Capitolo 7 - Questa volta, così è andata

-F-Frisk...?-
La piccola figura che aveva visto sfrecciare dall'altro capo del giardino si era gettata su di lei a una velocità disarmante, come se la sua vita dipendesse esclusivamente da quel forte abbraccio con la quale l'aveva avviluppata.
Alphys aveva chiamato il suo nome smuovendo un ciuffo castano vicinissimo al suo musino sbalordito, e il balbettio inconfondibile che le era sfuggito dalle labbra non poté che colpire l'umana dritta nell'ANIMA. Il sussulto che le guizzò in petto, infatti, portò la bambina a dover trattenere un improvviso singulto carico di sconforto, mentre si assicurava di stringere in maniera ancor più energica le sue braccine attorno alle scapole squamose e massicce dell'amata zia.
Il gesto era impossibile non associarlo all'istante all'essere umano che aveva risollevato i mostri dal periodo buio della prigionia nel Sottosuolo; l'incertezza nel tono della Dinozap derivava soltanto dalla peculiarità della situazione, data dall'assenza del suo caratteristico nastrino verde sopra all'orecchio destro e, soprattutto, dal pigiamino chiaro che Alphys si ritrovò a sfiorare con le mani.
-Marmocchietta! Volevi talmente tanto vederci che sei uscita di casa in pigiama?-
Nonostante i tediosi giorni di ricovero trascorsi in ospedale, Undyne diede voce ai pensieri della sua ragazza senza rinunciare al suo fare scherzoso e spigliato, e la chiave poco prima inserita nella serratura della porta venne dimenticata in favore della bambina.
Il suo ferreo abbraccio, per quanto sembrava quasi dovesse durare in eterno, alla domanda della ex-guerriera venne sciolto in un battito di ciglia, e quando il visino in lacrime di Frisk ruotò verso di lei Undyne trasalì in modo inaspettato.
-Mettaton...! Zio Mettaton era in TV, stava male, è svenuto... è... è grave...- fu il suo mormorio sofferente reso stridulo dal pianto.
Le due rimasero immobili ritte sullo zerbino, sotto shock, ma quel gelido attimo di panico fu rimpiazzato presto dall'agitazione che la notizia aveva portato con sé, e da ciò che l'umana desiderava poter infondere in loro: pura frenesia e volontà di soccorrere l'amico in pericolo, qualunque cosa dovesse accadere.
-Frisk! F-Frisk hai visto d-dov'era? L-lui ha la f-febbre a-a-alta, devo r-raggiungerlo e curarlo!!- squittì Alphys così velocemente da rischiare di mordersi la lingua, e in un baleno alzò atterrita le sue braccia cicciottelle finché non arrivò a toccare le spalle di Frisk, bramosa della risposta che avrebbe salvato la situazione.
...E che, ovviamente, non si fece attendere neanche di un secondo.
-Dietro di lui e a quegli uomini c'era, c'era il teatro di Mettaton, in periferia, visto da davanti...!- singhiozzò la piccola, gli occhietti strizzati colmi di sentimento puntati sulla zia provvista di coda e pressappoco alla sua modesta altezza.
Il cenno d'intesa che si scambiarono dunque la coppia di ragazze fu tutto quello che servì per concordare i preparativi necessari al salvataggio disperato di Mettaton.
La Dinozap recuperò in fretta e furia il borsone appoggiato davanti alla porta d'ingresso, lo stesso che aveva riempito il giorno dell'aggressione con gli oggetti utili per lucidare il Bloonket robotico e che aveva tenuto fino ad ora all'ospedale dei mostri, e se lo mise a tracolla; dopodiché Undyne sollevò sia Alphys, sia la bambina da terra e attraversò il giardino con entrambe sottobraccio, una per parte.
La sua considerevole forza fisica avrebbe permesso alle tre di spostarsi assieme senza la preoccupazione del peso e dell'ingombro della borsa, e le sue agili gambe le avrebbero condotte dal mostro fantasma più velocemente di qualsiasi autobus avessero potuto prendere.
Mentre la Spearish urlava le loro intenzioni ad un Asgore appena giunto al cancello del giardino e correva a perdifiato verso la meta stabilita, l'umana premette una manina sulla sua ANIMA pulsante, pregando che al suo arrivo non vi fosse alcun granello di polvere ad aspettarla.
Non anche questa volta.

Sans socchiuse gli occhi nerissimi e lasciò passare qualche attimo prima di raggruppare le idee.
Si era svegliato grondante di sudore dopo quello che credeva essere stato un incubo terribile - ora sprofondato per sempre nel suo subconscio - e si era seduto sopra il lenzuolo del suo letto respirando affannosamente e osservando la stanza attorno a lui con espressione assente.
Non c'era niente di strano o fuori posto in quello che vedeva, almeno secondo i suoi standard: la sua nuova camera era disordinata tanto quanto l'ormai lontana abitazione a Snowdin che aveva condiviso anch'essa col fratello Papyrus, l'ora tarda segnata dalla sveglia sul comodino era ciò che si era abituato a vedere negli ultimi tempi appena spingeva via le coperte, e la luce che entrava dalla tapparella semiaperta era tipica di una normale giornata pre-autunnale del mondo della Superficie.
Da tre mesi a questa parte, però, gli risultava assai raro riuscire a trovare conforto nella familiarità della sua casa, persino in situazioni del genere in cui la sola vista del suo cumulo di calzini accanto all'armadio lo avrebbe rinfrancato. Forse semplicemente ancora non vedeva in Pleedothoons Town come il luogo dove avrebbe voltato pagina e continuato il capitolo successivo della sua vita, o forse... la vera ragione era da ricercare in suo fratello.
Durante i giorni di fuoco del trasloco aveva compreso sin dal principio che gli esseri umani erano persone precise e severe, l'esatto opposto di quello che allora si poteva trovare nella cittadina di Snowdin e di quello che Papyrus, con il suo carattere allegro e ingenuo, avrebbe potuto sostenere. Era preoccupato per il suo futuro, e Sans aveva riflettuto molto spesso su quale impiego avrebbe potuto fare al caso loro, uno che poi sperava tantissimo li avrebbe risollevati dall'incombente crisi economica.
Tuttavia sentiva che adesso, a una manciata di minuti dal termine del suo incubo, la causa dell'angoscia dentro la sua ANIMA risiedeva altrove; credeva di aver già provato una simile sensazione, di aver già avuto sogni agitati e spaventosi accompagnati da bizzarri déjà-vu a deformare la realtà davanti ai suoi occhi e...
-SANS! Sans, sveglia!!-
Il grido che aumentò d'intensità all'avvicinarsi del Boneton maldestro e il rimbombo rapido dei passi sulle scale del corridoio non erano affatto un "Buongiorno" inusuale per Sans, e quando Papyrus oltrepassò la soglia della sua camera il fratello si era appena lasciato cadere sullo scendiletto, di modo che potesse indossare le sue ciabatte rosa pallido fuori stagione.
-Ehy, fra'. Che si dice? Hai di nuovo lasciato troppo il tè sul fuoco?- domandò il mostro basso e all'apparenza corpulento al suo cospetto con tono canzonatorio.
-Sans, smettila! È una cosa seria, che io lo abbia fatto di nuovo è inutile saperlo, io un giorno riuscirò a farmelo senza intoppi, è chiaro?? Non è importante sapere cosa facevo mentre ero al telefono, e comunque ho usato lo straccio giusto per asciugare questa volta, e...- finì la sua tiritera e fece un bel respiro, poi esclamò tutto d'un fiato: -...Oh, che diamine, non è il momento! Parlavo con Napstablook, ha visto Mettaton in TV svenire davanti alla telecamera!!-
Il sorriso smagliante dell'interlocutore si incrinò, ma non di troppo; ragionò giusto un paio di secondi sulle parole cariche di preoccupazione giunte al suo rudimentale apparato uditivo, e improvvisamente fu travolto dal déjà-vu più dirompente che avesse mai vissuto, uno talmente forte che gli fece perdere il senso dell'equilibrio per via delle immagini scarlatte e vischiose ad attraversargli la mente...
Fintanto che muoveva un braccio dietro di lui cosicché potesse aggrapparsi al letto e superare il malessere che lo aveva colpito, Sans fece passare altra aria tra i suoi grandi denti in bella vista, sperando che quella seconda domanda suonasse meno insolente della precedente.
-Quindi è vivo, immagino... Non l'ha visto dissolversi in polvere...?-
-Sans...? Stai be-...?-
-...Sto alla grande, eh. Papyrus, credo che un aiutino per Mettaton adesso non sarebbe male.-
Quello colse il suo sgomento velato in uno schiocco di dita. Lo guardò quindi spalancando la mandibola più del solito ed evidenziando così il suo sconcerto, l'ANIMA in petto un blocco di ghiaccio malfermo alimentato da magia colorata di blu che si dimenava dall'orrore.
Il Boneton di fronte a lui non ebbe il tempo materiale nemmeno per muovere i primi passi verso il fratello minore e decidere sul da farsi, poiché si udì chiaramente e inaspettatamente da sotto la rampa di scale il tintinnio del campanello del portone principale.
Si scambiarono un'occhiata veloce, e rifiutandosi di pronunciare qualsiasi parola che sarebbe potuta risultare inutile o inappropriata, Sans e Papyrus raggiunsero irrequieti l'ingresso al piano inferiore.
Aldilà della porta in legno aperta senza indugio alcuno si stagliava la figura di Toriel, la sua veste dal tessuto vaporoso che ondeggiava lieve nella brezza estiva quasi al suo epilogo, ed un vasetto di plastica malconcio - uno che non dava proprio giustizia al suo aspetto regale - sorretto dal suo braccio sinistro.
-La regina...!- fece Papyrus sorpreso sbarrando gli occhi dalla pupilla scura e allungata.
-Salve Papyrus, Sans Boneton.- salutò la Boss Monster con un cenno formale del capo, tuttavia era palese che non le andava di perdersi in ulteriori convenevoli da regina del Sottosuolo, infatti ne seguì solo quello che parve una genuina richiesta d'aiuto di una qualunque madre: -Scusate l'intrusione improvvisa, è per caso passata Frisk da voi?-
Vide i due scuotere la testa, e questo la convinse a raccontare l'intera storia del robot apparso in televisione e vittima di un malore, ignara del fatto che in gran parte l'avessero già appresa dal cugino stesso del mostro in questione.
-È successo... qualcosa, a quel mostro robotico che nel Sottosuolo stava sempre in TV. Stamattina lo abbiamo visto insieme a Frisk in un servizio...-
E in maniera del tutto repentina, Sans sentì la sua voce sfumare in un farfugliare indistinto e ovattato, come se la fonte di quel suono si trovasse ad anni luce di distanza; per qualche strano motivo aveva spostato la sua attenzione sul vaso pieno di graffi contro al fianco della Pyroat, sul fiore dai petali afflosciati la cui espressione era una di puro terrore e sbigottimento.
Riconobbe un qualcosa, e si aprì così un cassetto polveroso dimenticato in un angolo remoto della sua mente.
...Un altro capogiro.

L'oscurità era fitta, eppure riusciva a scorgere dinanzi a lui una macchia confusa di marrone e oro con la schiena curva.
Era china su di un tavolo disseminato per tutta la sua ampia superficie di oggetti davvero singolari, lungo difatti quasi quanto la metà di quel corridoio sporco e abbandonato a se stesso che terminava nel buio più totale in entrambe le direzioni.
Riusciva a udire un lento sussurro dal tono grave soffocato da un incespicare frequente, e la sua visione si spostò su un pannello dalla forma rettangolare installato sulla parete opposta al tavolo, tra due grandi specchi che dal pavimento si innalzavano verso il soffitto.
Il parlare incerto che ancora riempiva le mura di quel luogo tenebroso diventò comprensibile grazie al suo continuo smanettare coi tasti dello schermo, e si tradusse in una scritta verde brillante alla quale soltanto ora diede un'importanza tale da imprimerla nel profondo del suo essere.
E benché fosse l'unica sorgente luminosa a rischiarare il corridoio, non avrebbe mai portato la luce nella sua ANIMA.
"Gli esperimenti effettuati sul prototipo si sono rivelati un fallimento."

Quando sbatté le palpebre e fu catapultato di nuovo nel presente, Sans tentò di celare le sue turbolente emozioni mettendo le mani scheletriche nelle tasche del pigiama. E fortunatamente, il messaggio che Toriel ricevette sul cellulare lo aiutò a eludere eventuali commenti sospettosi sul suo fare anomalo, uno che in effetti non era per nulla riconducibile alla sua persona.
-...È Asgore Dreemurr, dice che Frisk sta andando in periferia con Alphys e Undyne per soccorrerlo.- annunciò il mostro capra mentre allontanava il telefonino dal muso.
Papyrus a differenza di suo fratello era il ritratto vivente di cosa provava in ogni istante, e una volta assimilata la notizia - una che prometteva speranza - della piccola squadra di soccorso prossima ad aiutare il suo idolo, portò i suoi guanti di lana stretti a pugno vicino al petto.
-Dobbiamo fare qualcosa anche noi!! Non possiamo starcene qui con le mani in mano!- esclamò deciso.
La Pyroat però si era voltata indietro, gli occhi puntati sul gruppo di mostri che si stava radunando all'entrata del giardino. Avevano riconosciuto la loro regina, e il piagnucolare che crebbe con l'aumentare delle specie si fece man mano più disperato e insistente.
-È la regina Toriel Pyroat!-
-Abbiamo visto Mettaton svenire in TV, e se fosse morto?!-
-Gli umani l'avranno ucciso?-
-Cosa facciamo, regina?!-
-Regina Dreemurr!!-
La Boss Monster alzò dunque il mento ricoperto da finissima peluria, poi roteò sul posto a passetti leggeri di modo che non desse la schiena alle creature che la stavano chiamando. E nonostante fosse stata messa sotto pressione da cotanta riverenza e dalle responsabilità dovute alla sua carica, la risposta che bisbigliò al giovane Boneton suonò assolutamente priva di qualsivoglia forma di irresolutezza: -Papyrus, questi mostri hanno bisogno di conforto. Credo che questa volta la nostra missione sia restare qui-.


I suoi piedi stavano scorrazzando liberamente sul cemento e sulla ghiaia da parecchi minuti, eppure si sentiva ancora una marionetta vuota e impotente i cui movimenti erano dettati da chissà quale burattinaio invisibile sopra di lei.
Il galoppare spedito della Spearish, una delle doti che aveva appreso da bambina nei suoi allenamenti condotti da Asgore e che la distingueva tra mille nobili guerrieri, aveva portato il gruppetto di soccorritrici poco alla volta sempre più vicine alla periferia calma e pacifica di Pleedothoons Town.
Nel tempo che la Dinozap aveva trascorso con le gambe a penzoloni e il braccio sinistro di Undyne avvinghiato al suo busto, non aveva nemmeno dato peso al notevole spostamento d'aria che pareva averle lacerato le squame della cresta; in quel frangente spaventoso e quasi surreale, aveva percepito invece la sua ANIMA venir dilaniata pezzo dopo pezzo dal terrore di perdere il suo migliore amico, finché tutto ciò che era riuscita ad avvertire dentro di sé era la volontà di tenere stretta la borsa contenente gli attrezzi che lo avrebbero salvato dalla morte.
Anche quando la sua ragazza l'aveva adagiata a terra e le due avevano cominciato a correre di lampione in lampione seguendo le indicazioni di Frisk, per Alphys era come se il suo corpo stesse vagando senza una meta precisa, totalmente immune dagli impulsi che gli inviava all'impazzata la sua fragile mente paralizzata dalla paura. Si trattava in realtà di una manna dal cielo, poiché le permetteva di scongiurare temuti atti di codardia che avrebbe poi rimpianto fino alla fine della sua vita, ciononostante lei era di diverso avviso: se in quel momento fosse stata lucida infatti si sarebbe definita un'incapace, e avrebbe persino provato ribrezzo verso la sua mancanza di raziocinio che non era certo di aiuto in una situazione così delicata.
Tuttavia non era la sola che stava vivendo tali emozioni, in quanto un mostro fluttuante che conoscevano bene era apparso nel loro campo visivo non lontano dalla fermata dell'autobus, e il suo volteggiare scattoso con il quale vennero accolte appena giunte davanti a lui era veramente indicativo del suo stato d'ANIMA tormentato.
-Napstablook! Stai cercando anche tu Mettaton, vero?- gli chiese Undyne inarcando le sopracciglia, spostando inoltre tra una parola e l'altra il suo sguardo attento sull'edificio color paglierino che si stagliava all'orizzonte, unico punto di riferimento.
-Uuh... non c'è... Sono andato nel punto esatto, vicino all'area pedonale... e non c'era nulla...- proferì il Bloonket chinando il capo, e dai suoi occhioni cominciarono a sgorgare le sue caratteristiche lacrime pregne di magia dal potere tuttora ignoto, almeno nella sua totalità.
Non era mai stato molto loquace e neanche troppo espressivo, ma dal tono tremante della sua voce la Spearish non ebbe problemi nel comprenderne il dolore di cui era intrisa. Grazie alla domanda che quindi rivolse a Frisk, il silenzio che avrebbe potuto gravare sull'equilibrio psichico già instabile di suo del mostro fantasma non durò a lungo.
-Il punto esatto? Marmocchietta, hai visto Mettaton così vicino al teatro?-
Forse però non aveva considerato un possibile attimo di smarrimento anche da parte della bambina, poiché quella domanda per nulla fuori contesto o improvvisa sembrò comunque farla sobbalzare sul marciapiede granuloso, portandola a incrociare i piedi scalzi e indolenziti e balbettare: -S-sì, era lì, ma...-
-Allora non c'è tempo da perdere, andiamo a controllare anche noi!-
-No, n-no z-zia...-
Fece per protestare ancora compromettendo la sua parlata fluente con delle suppliche pietose attribuibili a una bambina capricciosa, e inaspettatamente le sue preghiere taciute di fronte a orecchie indiscrete vennero esaudite dal passaggio del furgoncino della rete televisiva, offrendole un buon quantitativo di secondi aggiuntivi cosicché potesse respirare a fondo e agire a mente fredda.
-Dannazione, sono loro, e se lui fosse co-...-
-Io, s-sono anch'io un essere umano e posso immaginare cos'abbiano fatto quelle persone! Se fossi stata una di loro avrei gettato un robot non funzionante da qualche parte, come s-se fosse spazzatura!- urlò la piccola interrompendo la sua singolare zia, mentre il rombo del motore della vettura variopinta si affievoliva nel vento.
-Ehy!! Che stai blaterando?!- la rimproverò stupita Undyne, e aspettandosi uno squittio alterato proveniente dal mostro alla sua destra non poté non guardare di sfuggita la Dinozap.
Pensò a quanto fosse strano trovarla impassibile dopo certe illazioni sputate da un'umana fidata, riguardanti per di più un amico a cui voleva un bene dell'ANIMA.
Stava per chiedere all'amata cosa la stesse frenando dal non rispondere prendendo le sue difese, quando le parole della bambina si congiunsero a un ricordo vecchio di svariate settimane, l'intuizione decisiva che le fece sgranare l'occhio e la spinse a prendere nuovamente le due sottobraccio; si lanciò dunque verso un vicolo stretto e sporco presso la fermata del pullman, con Napstablook che volteggiava a qualche metro di distanza e un grido concitato che mutò le vie silenti del quartiere.
-IL VICOLO CON I CASSONETTI!-
Il piano di Frisk aveva funzionato.

Da lì furono necessari soltanto una dozzina di passi lunghi e spericolati per raggiungere il corpo esanime di Mettaton, appoggiato frontalmente su un container dell'immondizia alla fine del vicolo.
Appena Alphys lo aveva individuato a metà tra i muri delle fabbriche che gettavano ombre gelide e perenni sui cassonetti ricolmi di spazzatura, i suoi sensi si erano come risvegliati e aveva tentato affannata di divincolarsi dalla presa possente di Undyne, la quale quasi non credeva di aver colpito nel segno.
-Oh mio dio.- aveva mormorato espellendo aria dalle branchie, e nel momento in cui furono abbastanza vicine, la Spearish lasciò che la sua ragazza potesse cominciare a curarlo con gli unici mezzi che disponevano - e che ora contavano più di tutti - posandola a terra e permettendole di precipitarsi da lui e inginocchiarsi sul cemento.
Prima di iniziare a tirar fuori attrezzi e oggetti vari dal borsone premette due dita su uno dei polsi del robot, rimanendo immobile qualche istante e attirando l'attenzione di Undyne, che sussurrò: -Alphys... La sua ANIMA...?-
Frisk mosse un braccio per reggersi alla gamba destra del mostro pesce. Napstablook invece avanzò inquieto dal lato opposto mentre la Dinozap faceva udire la sua voce, una talmente roca e sottile che sembrava non fosse stata utilizzata da mille anni.
Voce che tuttavia era tinta da un velo di speranza.
-...È debole, p-parecchio. Ma batte ancora.-
Non perse altro tempo prezioso; usufruì di ciascuno strumento che aveva portato con sé per curare e lucidare Mettaton da cima a fondo, lustrando il metallo strofinandoci sopra un panno morbido, ripulendo la rotellina dalla sporcizia incastrata nella stessa, controllando minuziosamente i pulsanti e sostituendoli laddove ce ne fosse bisogno. E fintanto che lavorava senza sosta, quella scintilla di speranza che era nata in maniera impensabile dentro di lei crebbe a dismisura e diventò palpabile, concreta, spazzando via a poco a poco quella miriade di sensazioni sgradevoli che le appesantivano il petto.
Era così assorta nel suo compito che quegli attrezzi toccati e maneggiati con maestria parvero curare anche lei, liberandola dalla trappola infernale nella quale la sua mente era precipitata e aiutandola a riacquistare la sua capacità di intendere e di volere, benché nella sua testa il Bloonket avesse l'assoluta priorità almeno fino a che non l'avrebbe salvato. Non si rese nemmeno conto che nel mentre Undyne aveva chiamato l'ambulanza dei mostri per garantire a Mettaton delle cure ulteriori qualora si fosse svegliato, o che il vicolo si stesse riempiendo di creature angosciate - tra cui lo stesso Asgore Dreemurr - le quali avevano assistito al tumulto generato dalla notizia giunta di bocca in bocca in ogni angolo della città.
Il loro ansioso parlottare fu spezzato da uno squittio di Alphys, uscitole in un lampo dalle labbra appena aveva visto l'ex star del Sottosuolo percosso da un brivido, proprio in seguito all'ennesimo colpetto del pennellino sui pannelli.
Trattenne il fiato quando il display si accese accompagnato da un sibilo, e quando soprattutto ebbe di nuovo l'impressione che un pezzo di ferraglia - di cui sia chiaro, lei era fierissima - potesse ricambiare il suo sguardo tramite pochi giochi di luce su delle piccole lastre ad impulsi elettrici.
-M-Mettaton...- lo chiamò la Dinozap, le sue parole questa volta un soffio lieve nell'ANIMA.
-...Al-... -phys...?- fu il debole sussurro che vibrò dal blocco superiore del corpo e che azzittì definitivamente i mostri giunti nel vicolo.
L'amica provò con tutta se stessa a non scoppiare a piangere dal sollievo, tant'è che per una decina di secondi continuò comunque a passare il panno imbevuto d'olio su qualsiasi angolo o bottone che le capitava, ma ben presto recepì i segnali del salvataggio andato a buon fine, commossa nel profondo. Avvolse Mettaton in un abbraccio disperato, premendo il muso sul display e adorandone l'assenza del bollore procurato dalla febbre alta ormai svanita.
-S-sei vivo, sei s-salvo...!- singhiozzò, e lacrime salate solcarono le sue guance riversandosi poi sui pannelli del robot, ora gialli come l'oro.
-Alphys... ugh...- fece lui alzando un braccio e posando il guanto nuovo di zecca sul fianco del mostro dinosauro, e proseguì abbattuto: -...Credevo di non... meritare le tue cure. Per l'incidente con Undyne... ma soprattutto per come ti ho trattata nel Sottosuolo... Sono stato un pessimo amico laggiù, eppure hai sempre fatto tanto... per me. Non te l'ho mai detto di persona, e mi duole... ma grazie di tutto nerd, tesoro...-
Dopo quella confessione il cugino del Bloonket fluttuò accanto ad Alphys altresì desideroso di stringersi a lui, e fu allora che le orecchie-pinne di Undyne si piegarono leggermente per convogliare le onde sonore provenienti alle sue spalle, forse perché voleva lasciare ai tre un po' di privacy più che meritata.
O forse, perché fu distratta dalla moltitudine di borbottii che ripresero a serpeggiare tra la folla variegata di mostri.
-...Sì è molto toccante, ma ha rischiato di morire per colpa degli umani!-
-È vero, non l'hanno aiutato e anzi, l'hanno lasciato qui a dissolversi in polvere!-
-Potrebbe accadere di nuovo, a tutti noi...!-
-...Io non voglio stare qui in Superficie un secondo di più, piuttosto mi metto in viaggio e morirò da solo nel Sottosuolo!-
Le parole incoraggianti di Asgore che ne derivarono, purtroppo, non servirono a placare l'apprensione dei cittadini vittime dei pregiudizi da parte degli umani, e la Spearish si girò all'indietro osservando sconcertata il tentativo della stessa Frisk di rassicurare alcuni dei mostri che stavano dando sfogo al puro terrore. Quella però si irrigidì quando adocchiò il bidone destinato ai rifiuti in vetro vicino ad un Aaron grosso e muscoloso, e senza un apparente motivo rinunciò nel suo intento e si ammutolì, stringendosi ancora alla gamba della zia.
Allora Undyne, mentre appoggiava protettiva su quei soffici capelli castani una sua mano palmata pervasa da una magia insolita e meravigliosa, si rivolse alle specie davanti a lei interrompendone finalmente gli schiamazzi con un'espressione seria e decisa.
E con una promessa.
-...Io diventerò poliziotta, lo farò per tutti noi, anche per chi non è presente qui adesso o per chi nascerà in futuro. Questa volta uno di noi ha rischiato di morire... Ma giuro che riuscirò a ottenere un posto come poliziotta, e non permetterò che succeda mai più una cosa simile!-


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Innanzitutto, ciaooo ragazzi/e! Passato un buon Natale e Capodanno? Sempre con il lockdown, certo, ma almeno decenti...? Se siete arrivati fin qui, beh... ve l'avevo detto, questo capitolo è mooolto particolare. Mi sono presa tante libertà, come il dare per buono una teoria non confermata della quale avevo parlato nelle note di We are one. Dai è la mia personale continuazione degli eventi di Undertale, me lo concedete vero? xD Vi annuncio che questa è la fine della prima macrosequenza (e proprio come un finale, gli ho dedicato un capitolo un po' più lungo), ma ciononostante non ci saranno variazioni con la pubblicazione dei prossimi capitoli: l'ottavo arriverà come al solito tra due mesi.
To be continued, gente! Ciao!
  
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