...And so, this is life
Capitolo 7 - Questa volta, così è andata
-F-Frisk...?-
La piccola figura che aveva visto sfrecciare dall'altro capo del
giardino si era gettata su di lei a una velocità disarmante,
come se la sua vita dipendesse
esclusivamente da quel forte abbraccio con la quale l'aveva avviluppata.
Alphys aveva chiamato il suo nome smuovendo un ciuffo castano
vicinissimo al
suo musino sbalordito, e il balbettio inconfondibile che le era
sfuggito
dalle labbra non poté che colpire l'umana dritta nell'ANIMA.
Il sussulto che le guizzò in petto, infatti,
portò la bambina a dover trattenere un improvviso singulto
carico di sconforto, mentre si assicurava di stringere in
maniera ancor più energica le sue braccine attorno alle
scapole
squamose e massicce dell'amata zia.
Il gesto era impossibile non associarlo all'istante all'essere umano
che aveva risollevato i mostri dal periodo buio della prigionia nel
Sottosuolo; l'incertezza nel tono della Dinozap derivava soltanto dalla
peculiarità della situazione, data dall'assenza del suo
caratteristico nastrino verde sopra all'orecchio destro e, soprattutto,
dal pigiamino chiaro che Alphys si ritrovò a sfiorare con le
mani.
-Marmocchietta! Volevi talmente tanto vederci che sei uscita di casa in
pigiama?-
Nonostante i tediosi giorni di ricovero trascorsi in ospedale, Undyne
diede voce ai pensieri della sua ragazza senza rinunciare al suo fare
scherzoso e spigliato, e la chiave poco prima inserita nella
serratura
della porta venne dimenticata in favore della bambina.
Il suo ferreo abbraccio, per quanto sembrava quasi dovesse durare in
eterno, alla domanda della ex-guerriera venne sciolto in un battito di
ciglia, e quando il visino in lacrime di Frisk ruotò verso
di lei Undyne trasalì in modo
inaspettato.
-Mettaton...! Zio Mettaton era in TV, stava male, è
svenuto...
è... è grave...- fu il suo mormorio sofferente
reso
stridulo dal pianto.
Le due rimasero immobili ritte sullo zerbino, sotto shock, ma quel
gelido attimo di panico fu rimpiazzato presto dall'agitazione che la
notizia aveva portato con sé, e da ciò che
l'umana
desiderava poter infondere in loro: pura frenesia e volontà
di
soccorrere l'amico in pericolo, qualunque cosa dovesse accadere.
-Frisk! F-Frisk hai visto d-dov'era? L-lui ha la f-febbre a-a-alta,
devo r-raggiungerlo e curarlo!!- squittì Alphys
così
velocemente da rischiare di mordersi la lingua, e in un baleno
alzò atterrita le
sue braccia cicciottelle finché non arrivò a
toccare le
spalle di
Frisk, bramosa della risposta che avrebbe salvato la situazione.
...E che, ovviamente,
non si fece attendere neanche di un secondo.
-Dietro di lui e a quegli uomini c'era, c'era il teatro di Mettaton, in
periferia, visto da davanti...!- singhiozzò la piccola, gli
occhietti strizzati colmi di sentimento puntati sulla zia provvista di
coda e pressappoco alla sua modesta altezza.
Il cenno d'intesa che si scambiarono dunque la coppia di ragazze fu
tutto quello che servì per concordare i preparativi
necessari al
salvataggio disperato di Mettaton.
La Dinozap recuperò in fretta e furia il borsone appoggiato
davanti alla porta d'ingresso, lo stesso che aveva riempito il giorno
dell'aggressione con gli oggetti utili per lucidare il Bloonket
robotico e che aveva tenuto fino ad ora all'ospedale dei mostri, e se
lo mise a tracolla; dopodiché Undyne sollevò
sia Alphys, sia la
bambina da terra e attraversò il giardino con entrambe
sottobraccio, una per parte.
La sua considerevole forza fisica avrebbe permesso alle tre di
spostarsi assieme senza la preoccupazione del peso e dell'ingombro
della
borsa, e le sue agili gambe le avrebbero condotte dal mostro fantasma
più velocemente di qualsiasi autobus avessero
potuto prendere.
Mentre la Spearish urlava le loro intenzioni ad un Asgore appena giunto
al cancello del giardino e correva a perdifiato verso la meta
stabilita, l'umana premette una manina sulla sua ANIMA pulsante,
pregando che al suo arrivo non vi fosse alcun granello di polvere
ad aspettarla.
Non anche questa volta.
Sans socchiuse gli occhi nerissimi e lasciò passare qualche
attimo prima di raggruppare le idee.
Si era svegliato grondante di sudore dopo quello che credeva essere
stato un incubo terribile - ora sprofondato per sempre nel suo
subconscio - e si era seduto sopra il lenzuolo del suo letto respirando
affannosamente e osservando la stanza attorno a lui con espressione
assente.
Non c'era niente di strano o fuori posto in quello che vedeva, almeno
secondo i suoi standard: la sua nuova camera era disordinata tanto
quanto l'ormai lontana abitazione a Snowdin che aveva condiviso
anch'essa
col fratello Papyrus, l'ora tarda segnata dalla sveglia sul comodino
era ciò che si era abituato a vedere negli ultimi tempi
appena
spingeva via le coperte, e la luce che entrava dalla tapparella
semiaperta era tipica di una normale giornata pre-autunnale del mondo
della Superficie.
Da tre mesi a questa parte, però, gli risultava assai raro
riuscire a trovare conforto nella familiarità della sua
casa,
persino in situazioni del genere in cui la sola vista del suo cumulo di
calzini accanto all'armadio lo avrebbe rinfrancato. Forse semplicemente
ancora non vedeva in Pleedothoons Town come il luogo dove avrebbe
voltato pagina e continuato il capitolo successivo della sua vita,
o forse... la vera ragione era da ricercare in suo fratello.
Durante i giorni di fuoco del trasloco aveva compreso sin dal principio
che gli esseri umani erano persone precise e severe, l'esatto opposto
di quello che allora si poteva trovare nella cittadina di Snowdin e di
quello che Papyrus, con il suo carattere allegro e ingenuo, avrebbe
potuto sostenere. Era preoccupato per il suo futuro, e Sans aveva
riflettuto molto spesso su quale impiego avrebbe potuto fare al caso
loro, uno che poi sperava tantissimo li avrebbe
risollevati dall'incombente crisi economica.
Tuttavia sentiva che adesso, a una manciata di minuti dal termine del
suo incubo, la causa dell'angoscia dentro la sua ANIMA risiedeva
altrove; credeva di aver già provato una simile sensazione,
di
aver già avuto sogni agitati e spaventosi accompagnati da
bizzarri déjà-vu a deformare la realtà
davanti ai
suoi occhi e...
-SANS! Sans, sveglia!!-
Il grido che aumentò d'intensità all'avvicinarsi
del
Boneton maldestro e il rimbombo rapido dei passi sulle scale del
corridoio non erano affatto un "Buongiorno" inusuale per Sans, e quando
Papyrus oltrepassò la soglia della sua camera il
fratello si era appena lasciato cadere sullo scendiletto, di modo che
potesse indossare le sue ciabatte rosa
pallido fuori stagione.
-Ehy, fra'. Che si dice? Hai di nuovo lasciato troppo il tè
sul
fuoco?- domandò il mostro basso e all'apparenza corpulento
al
suo cospetto con tono canzonatorio.
-Sans, smettila! È una cosa seria, che io lo abbia fatto di
nuovo è inutile saperlo, io un giorno riuscirò a
farmelo
senza intoppi, è chiaro?? Non è importante sapere
cosa
facevo mentre ero al telefono, e comunque ho usato lo straccio giusto
per asciugare questa volta, e...- finì la sua tiritera e
fece un
bel respiro, poi esclamò tutto d'un fiato: -...Oh, che
diamine,
non è il momento! Parlavo con Napstablook, ha visto Mettaton
in
TV svenire davanti alla telecamera!!-
Il sorriso smagliante dell'interlocutore si incrinò, ma non
di
troppo; ragionò giusto un paio di secondi sulle parole
cariche
di preoccupazione giunte al suo rudimentale apparato uditivo, e
improvvisamente fu travolto dal déjà-vu
più
dirompente che avesse mai vissuto, uno talmente forte che gli fece
perdere il senso dell'equilibrio per via delle immagini scarlatte e
vischiose ad attraversargli la mente...
Fintanto che muoveva un braccio dietro di lui cosicché
potesse
aggrapparsi al letto e superare il malessere che lo aveva colpito, Sans
fece
passare altra aria tra i suoi grandi denti in bella vista, sperando che
quella seconda domanda suonasse meno insolente della precedente.
-Quindi è vivo, immagino... Non l'ha visto dissolversi in
polvere...?-
-Sans...? Stai be-...?-
-...Sto alla grande, eh. Papyrus, credo che un aiutino per Mettaton
adesso non sarebbe male.-
Quello colse il suo sgomento velato in uno schiocco di dita. Lo guardò quindi spalancando la mandibola
più del solito ed evidenziando così il suo sconcerto, l'ANIMA in
petto
un blocco di ghiaccio malfermo alimentato da magia colorata di blu che
si dimenava dall'orrore.
Il Boneton di fronte a lui non ebbe il tempo materiale nemmeno
per muovere i primi passi
verso il fratello minore e decidere sul da farsi, poiché si
udì
chiaramente e inaspettatamente da sotto la rampa di scale il tintinnio
del campanello del portone principale.
Si scambiarono un'occhiata veloce, e rifiutandosi di pronunciare
qualsiasi parola che sarebbe potuta risultare inutile o inappropriata,
Sans e Papyrus raggiunsero irrequieti l'ingresso al piano inferiore.
Aldilà della porta in legno aperta senza indugio alcuno si
stagliava la figura di Toriel, la sua veste dal tessuto
vaporoso
che ondeggiava lieve nella brezza estiva quasi al suo epilogo, ed un
vasetto di plastica malconcio - uno che non dava proprio giustizia al
suo
aspetto regale - sorretto dal suo braccio sinistro.
-La regina...!- fece Papyrus sorpreso sbarrando gli occhi dalla pupilla
scura e allungata.
-Salve Papyrus, Sans Boneton.- salutò la Boss Monster con un
cenno formale del capo, tuttavia era palese che non le andava di
perdersi in ulteriori convenevoli da regina del Sottosuolo, infatti ne
seguì solo quello che parve una genuina richiesta d'aiuto di
una
qualunque madre: -Scusate l'intrusione improvvisa, è per
caso
passata Frisk da voi?-
Vide i due scuotere la testa, e questo la convinse a raccontare
l'intera storia del robot apparso in televisione e vittima di un
malore, ignara del fatto che in gran parte l'avessero già
appresa dal cugino stesso del mostro in questione.
-È successo... qualcosa, a quel mostro robotico che nel
Sottosuolo stava
sempre
in TV. Stamattina lo abbiamo visto insieme a Frisk in un
servizio...-
E in maniera del tutto repentina, Sans sentì la sua voce
sfumare
in un farfugliare indistinto e ovattato, come se la fonte di quel suono
si trovasse ad anni luce di distanza; per qualche strano motivo aveva
spostato la sua attenzione sul vaso pieno di graffi contro al fianco
della Pyroat, sul fiore dai petali afflosciati la cui
espressione era una di puro terrore e sbigottimento.
Riconobbe un qualcosa, e si aprì così un cassetto
polveroso dimenticato in un angolo remoto della sua mente.
...Un altro capogiro.
L'oscurità
era fitta, eppure riusciva a scorgere dinanzi a lui una macchia confusa
di marrone e oro con la schiena curva.
Era china su di un
tavolo
disseminato per tutta la sua ampia superficie di
oggetti davvero singolari, lungo
difatti quasi quanto la metà di quel corridoio sporco e
abbandonato a se stesso che terminava nel buio più totale in
entrambe le direzioni.
Riusciva a udire un
lento sussurro
dal tono grave soffocato da un incespicare frequente, e la sua visione
si spostò su un pannello dalla forma rettangolare installato
sulla parete opposta al tavolo, tra due grandi specchi che dal
pavimento si innalzavano verso il soffitto.
Il parlare incerto che
ancora
riempiva le mura di quel luogo tenebroso diventò
comprensibile
grazie al suo continuo smanettare coi tasti dello schermo, e si
tradusse in una scritta verde brillante alla quale soltanto ora diede
un'importanza tale da imprimerla nel profondo del suo essere.
E benché fosse
l'unica sorgente luminosa a rischiarare il corridoio, non avrebbe mai
portato la luce nella sua ANIMA.
"Gli esperimenti
effettuati sul prototipo si sono rivelati un fallimento."
Quando sbatté le palpebre e fu catapultato di nuovo nel
presente, Sans
tentò di celare le sue turbolente emozioni mettendo le mani
scheletriche nelle tasche del pigiama. E fortunatamente, il messaggio
che Toriel ricevette sul cellulare lo aiutò a eludere
eventuali
commenti sospettosi sul suo fare anomalo, uno che in effetti non era per nulla riconducibile alla
sua persona.
-...È Asgore Dreemurr, dice che Frisk sta andando in
periferia
con Alphys e Undyne per soccorrerlo.- annunciò il mostro
capra
mentre allontanava il telefonino dal muso.
Papyrus a differenza di suo fratello era il ritratto vivente di cosa
provava in ogni istante, e una volta assimilata la notizia - una che
prometteva speranza - della piccola squadra di soccorso prossima ad
aiutare il suo idolo, portò i suoi guanti di lana stretti a
pugno
vicino al petto.
-Dobbiamo fare qualcosa anche noi!! Non possiamo starcene qui con le
mani in mano!- esclamò deciso.
La Pyroat però si era voltata indietro, gli occhi puntati
sul
gruppo di mostri che si stava radunando all'entrata del giardino.
Avevano riconosciuto la loro regina, e il piagnucolare che crebbe con
l'aumentare delle specie si fece man mano più disperato e
insistente.
-È la regina Toriel Pyroat!-
-Abbiamo visto Mettaton svenire in TV, e se fosse morto?!-
-Gli umani l'avranno ucciso?-
-Cosa facciamo, regina?!-
-Regina Dreemurr!!-
La Boss Monster alzò dunque il mento ricoperto da finissima
peluria, poi
roteò sul
posto a
passetti leggeri di modo che non desse la schiena alle creature che la
stavano chiamando. E nonostante fosse stata messa sotto pressione da
cotanta riverenza e dalle responsabilità dovute alla sua
carica,
la risposta che bisbigliò al giovane Boneton
suonò
assolutamente priva di qualsivoglia forma di irresolutezza: -Papyrus,
questi mostri hanno bisogno di conforto. Credo che questa volta la
nostra missione sia restare qui-.
I suoi piedi stavano scorrazzando liberamente sul cemento e sulla
ghiaia da parecchi minuti, eppure si sentiva ancora una marionetta
vuota e impotente i cui movimenti erano dettati da chissà
quale
burattinaio invisibile sopra di lei.
Il galoppare spedito della Spearish, una delle doti che aveva
appreso da bambina nei suoi allenamenti condotti da Asgore e
che la
distingueva tra mille nobili guerrieri, aveva portato il gruppetto di
soccorritrici poco alla volta sempre più vicine alla
periferia
calma e pacifica di Pleedothoons Town.
Nel tempo che la Dinozap aveva trascorso con le gambe a penzoloni e il
braccio sinistro di Undyne avvinghiato al suo busto, non aveva nemmeno
dato peso al notevole spostamento d'aria che pareva averle lacerato le
squame della cresta; in quel frangente spaventoso e quasi surreale,
aveva percepito invece la sua ANIMA venir dilaniata pezzo dopo pezzo
dal terrore di perdere il suo migliore amico, finché tutto
ciò che era riuscita ad avvertire dentro di sé
era la
volontà di tenere stretta la borsa contenente gli attrezzi
che
lo avrebbero salvato dalla morte.
Anche quando la sua ragazza l'aveva adagiata a terra e le due avevano
cominciato a correre di lampione in lampione seguendo le indicazioni di
Frisk, per Alphys era come se il suo corpo stesse vagando senza una
meta precisa, totalmente immune dagli impulsi che gli inviava
all'impazzata la sua fragile mente paralizzata dalla paura. Si trattava
in realtà di una manna dal cielo, poiché le
permetteva di
scongiurare temuti atti di codardia che avrebbe poi rimpianto fino alla
fine della sua vita, ciononostante lei era di diverso avviso: se in
quel momento fosse stata lucida infatti si sarebbe definita
un'incapace, e avrebbe persino provato ribrezzo verso la sua mancanza
di
raziocinio che non era certo di aiuto in una situazione così
delicata.
Tuttavia non era la sola che stava vivendo tali emozioni, in quanto un
mostro fluttuante che conoscevano bene era apparso
nel loro campo visivo non lontano dalla fermata dell'autobus, e il suo
volteggiare scattoso con il quale vennero accolte appena giunte davanti
a lui era veramente
indicativo del suo stato d'ANIMA tormentato.
-Napstablook! Stai cercando anche tu Mettaton, vero?- gli chiese Undyne
inarcando le sopracciglia, spostando inoltre tra una parola e l'altra
il suo
sguardo attento sull'edificio color paglierino che si stagliava
all'orizzonte, unico punto di riferimento.
-Uuh... non c'è... Sono andato nel punto esatto, vicino
all'area
pedonale... e non c'era nulla...- proferì il Bloonket
chinando
il capo, e dai suoi occhioni cominciarono a sgorgare le sue
caratteristiche lacrime pregne di magia dal potere tuttora ignoto,
almeno nella sua totalità.
Non era mai stato molto loquace e neanche troppo espressivo, ma dal
tono tremante della sua voce la Spearish non ebbe problemi nel
comprenderne il dolore di cui era intrisa. Grazie
alla domanda che quindi rivolse a
Frisk, il silenzio che avrebbe potuto gravare sull'equilibrio psichico
già instabile di suo del mostro fantasma non durò
a lungo.
-Il punto esatto? Marmocchietta, hai visto Mettaton così
vicino al teatro?-
Forse però non aveva considerato un possibile attimo di
smarrimento anche da parte della bambina, poiché quella
domanda
per nulla fuori contesto o improvvisa sembrò comunque farla
sobbalzare sul marciapiede granuloso, portandola a incrociare i piedi
scalzi e indolenziti e balbettare: -S-sì, era lì,
ma...-
-Allora non c'è tempo da perdere, andiamo a controllare
anche noi!-
-No, n-no z-zia...-
Fece per protestare ancora compromettendo la sua parlata fluente con
delle suppliche pietose attribuibili a una bambina capricciosa, e
inaspettatamente le sue preghiere taciute di fronte a orecchie
indiscrete vennero esaudite dal passaggio del furgoncino della rete
televisiva, offrendole un buon quantitativo di secondi aggiuntivi
cosicché potesse respirare a fondo e agire a mente fredda.
-Dannazione, sono loro, e se lui fosse co-...-
-Io, s-sono anch'io un essere umano e posso immaginare cos'abbiano
fatto quelle persone! Se fossi stata una di loro avrei gettato un robot
non funzionante da qualche parte, come s-se fosse spazzatura!-
urlò la piccola interrompendo la sua singolare zia, mentre
il
rombo del motore della vettura variopinta si affievoliva nel vento.
-Ehy!! Che stai blaterando?!- la rimproverò stupita Undyne,
e
aspettandosi uno squittio alterato proveniente dal mostro alla sua
destra non poté non guardare di sfuggita la Dinozap.
Pensò a
quanto fosse strano trovarla impassibile dopo certe illazioni
sputate da un'umana fidata, riguardanti per di più
un amico a cui voleva un bene dell'ANIMA.
Stava per chiedere all'amata cosa la stesse frenando dal non rispondere
prendendo le sue difese, quando le parole della bambina si congiunsero
a un ricordo vecchio di svariate settimane, l'intuizione decisiva che
le fece sgranare
l'occhio e la spinse a prendere nuovamente le due sottobraccio; si
lanciò dunque verso un vicolo stretto e sporco presso la
fermata del
pullman, con Napstablook che volteggiava a qualche metro di distanza e
un grido concitato che mutò le vie silenti del quartiere.
-IL VICOLO CON I CASSONETTI!-
Il piano di Frisk aveva funzionato.
Da lì furono necessari soltanto una dozzina di passi lunghi
e spericolati per raggiungere il corpo esanime di Mettaton, appoggiato
frontalmente su un container dell'immondizia alla fine del vicolo.
Appena Alphys lo aveva individuato a metà tra i muri delle
fabbriche che gettavano ombre gelide e perenni sui cassonetti ricolmi
di spazzatura, i suoi sensi si erano come
risvegliati e aveva tentato affannata di divincolarsi dalla presa
possente di Undyne, la quale quasi non credeva di aver colpito nel
segno.
-Oh mio dio.- aveva mormorato espellendo aria dalle branchie, e nel
momento in cui furono abbastanza vicine, la Spearish lasciò
che la sua
ragazza potesse cominciare a curarlo con gli unici mezzi che
disponevano - e che ora contavano più di tutti - posandola a
terra e permettendole di precipitarsi da lui e inginocchiarsi sul
cemento.
Prima di iniziare a tirar fuori attrezzi e oggetti vari dal borsone
premette due dita su uno dei polsi del robot, rimanendo immobile
qualche istante e attirando l'attenzione di Undyne, che
sussurrò: -Alphys... La sua ANIMA...?-
Frisk mosse un braccio per reggersi alla gamba destra del mostro
pesce. Napstablook invece avanzò inquieto dal lato
opposto mentre la
Dinozap faceva udire la sua voce, una talmente roca e sottile che
sembrava non fosse stata utilizzata da mille anni.
Voce che tuttavia era tinta da un velo di speranza.
-...È debole, p-parecchio. Ma batte ancora.-
Non perse altro tempo prezioso; usufruì di ciascuno
strumento
che aveva portato con sé per curare e lucidare Mettaton da
cima a fondo, lustrando il metallo strofinandoci sopra un panno
morbido, ripulendo
la rotellina dalla sporcizia incastrata nella stessa, controllando
minuziosamente i pulsanti e sostituendoli laddove ce ne fosse bisogno.
E fintanto che lavorava senza sosta, quella scintilla di speranza che
era nata in maniera impensabile
dentro di lei crebbe a dismisura e
diventò palpabile, concreta, spazzando via a poco a poco
quella miriade di sensazioni sgradevoli che le appesantivano il petto.
Era così assorta nel suo compito che quegli attrezzi toccati
e maneggiati con maestria parvero curare anche lei, liberandola dalla
trappola infernale nella quale la sua mente era precipitata e
aiutandola a riacquistare la sua capacità di intendere e di
volere, benché nella sua testa il Bloonket avesse l'assoluta
priorità almeno fino a che non l'avrebbe salvato. Non si
rese nemmeno conto che nel mentre Undyne aveva chiamato
l'ambulanza dei mostri per garantire a Mettaton delle cure ulteriori
qualora si fosse svegliato, o che il vicolo si stesse riempiendo di
creature angosciate - tra cui lo stesso Asgore Dreemurr - le quali
avevano
assistito al tumulto generato dalla notizia giunta di bocca in bocca in
ogni angolo della città.
Il loro ansioso parlottare fu spezzato da uno squittio di Alphys,
uscitole in un lampo dalle labbra appena aveva visto l'ex
star del
Sottosuolo percosso da un brivido, proprio in seguito all'ennesimo
colpetto del
pennellino sui pannelli.
Trattenne il fiato quando il display si accese accompagnato da un
sibilo, e quando soprattutto ebbe di nuovo l'impressione che un pezzo
di ferraglia - di cui sia chiaro, lei era fierissima - potesse
ricambiare il suo sguardo tramite pochi giochi di luce su delle piccole
lastre ad impulsi elettrici.
-M-Mettaton...- lo chiamò la Dinozap, le sue parole questa
volta un soffio lieve nell'ANIMA.
-...Al-... -phys...?- fu il debole sussurro che vibrò dal
blocco superiore del corpo e che azzittì definitivamente i
mostri giunti nel vicolo.
L'amica provò con tutta se stessa a non scoppiare a piangere
dal sollievo, tant'è che per una decina di secondi
continuò comunque a passare il panno imbevuto d'olio su
qualsiasi angolo o bottone che le capitava, ma ben presto
recepì i segnali del salvataggio andato a buon fine,
commossa nel profondo. Avvolse Mettaton in un abbraccio disperato,
premendo il muso sul
display e adorandone l'assenza del bollore procurato dalla febbre alta
ormai svanita.
-S-sei vivo, sei s-salvo...!- singhiozzò, e lacrime salate
solcarono le sue guance riversandosi poi sui pannelli del robot, ora
gialli come l'oro.
-Alphys... ugh...- fece lui alzando un braccio e posando il guanto
nuovo di zecca sul fianco del mostro dinosauro, e proseguì
abbattuto: -...Credevo di non... meritare le tue cure. Per l'incidente
con Undyne... ma soprattutto per come ti ho trattata nel Sottosuolo...
Sono stato un pessimo amico laggiù, eppure hai
sempre fatto tanto...
per me. Non te l'ho mai detto di persona, e mi duole... ma grazie di
tutto nerd,
tesoro...-
Dopo quella confessione il cugino del Bloonket fluttuò
accanto ad Alphys altresì desideroso
di stringersi a lui, e fu allora che le orecchie-pinne di Undyne si
piegarono leggermente per convogliare le onde sonore provenienti alle
sue spalle, forse perché voleva lasciare ai tre un po' di
privacy più che meritata.
O forse, perché fu distratta dalla moltitudine di borbottii
che ripresero a serpeggiare tra la folla variegata di mostri.
-...Sì è molto toccante, ma ha rischiato di
morire per colpa degli umani!-
-È vero, non l'hanno aiutato e anzi, l'hanno lasciato qui a
dissolversi in polvere!-
-Potrebbe accadere di nuovo, a tutti noi...!-
-...Io non voglio stare qui in Superficie un secondo di più,
piuttosto mi metto in viaggio e morirò da solo nel
Sottosuolo!-
Le parole incoraggianti di Asgore che ne derivarono, purtroppo, non
servirono a
placare l'apprensione dei
cittadini vittime dei pregiudizi da parte degli umani, e la Spearish si
girò all'indietro osservando sconcertata il tentativo della
stessa Frisk di rassicurare alcuni dei
mostri che stavano dando sfogo al puro terrore. Quella però
si
irrigidì quando adocchiò il bidone destinato ai
rifiuti in vetro vicino ad un Aaron grosso e muscoloso, e senza un
apparente motivo rinunciò nel
suo intento e si ammutolì, stringendosi ancora alla gamba
della zia.
Allora Undyne, mentre appoggiava protettiva su quei soffici capelli
castani una sua mano palmata pervasa da una magia insolita e
meravigliosa, si
rivolse alle specie davanti a lei interrompendone finalmente gli
schiamazzi con un'espressione seria e decisa.
E con una promessa.
-...Io diventerò poliziotta, lo farò per tutti
noi, anche per chi non è presente qui adesso o per chi
nascerà in futuro. Questa volta uno di noi ha rischiato di
morire... Ma giuro che riuscirò a ottenere un posto come
poliziotta, e non
permetterò che succeda mai più una cosa simile!-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Innanzitutto, ciaooo ragazzi/e! Passato un buon Natale e Capodanno? Sempre con il lockdown, certo, ma almeno decenti...? Se siete arrivati fin qui, beh... ve l'avevo detto, questo capitolo è mooolto particolare. Mi sono presa tante libertà, come il dare per buono una teoria non confermata della quale avevo parlato nelle note di We are one. Dai è la mia personale continuazione degli eventi di Undertale, me lo concedete vero? xD Vi annuncio che questa è la fine della prima macrosequenza (e proprio come un finale, gli ho dedicato un capitolo un po' più lungo), ma ciononostante non ci saranno variazioni con la pubblicazione dei prossimi capitoli: l'ottavo arriverà come al solito tra due mesi.
To be continued, gente! Ciao!