Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Redferne    11/01/2021    4 recensioni
Tre fratelli.
E una tecnica segreta che rappresenta la summa, lo stadio ultimo di una disciplina millenaria dall'incomparabile potere distruttivo.
Ed il modo in cui essa coinvolgerà le loro vite, ed i loro rispettivi destini.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jagger, Kenshiro, Raul, Ryuken, Toki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'ampio salone era immerso totalmente nell'oscurità, questa volta.

L'enorme braciere situato sulla parte rialzata ed adibito all'illuminazione, che di consueto ardeva senza sosta ad ogni ora del giorno con particolare predilezione per quelle serali ma che anche durante le fasi diurne manteneva accesi i lapilli, questa volta era spento.

Non vi era alcun odore o fragranza di incenso, legno o di altre profumate ed inebrianti essenze. Eppure...eppure l'aria riusciva ad essere egualmente satura.

Qualcosa la stava impregnando lo stesso.

La tensione combattiva di chi la occupava, insieme alle tenebre più fitte.

Nonostante ciò, non la si poteva considerare completamente buia. Non in modo perpetuo, almeno. Di tanto in tanto e ad intervalli nient'affatto regolamentari la rischiarava un lampo o una saetta, a cui faceva subito seguito un tuono. Piuttosto lontano, ma che però riusciva ad essere comunque bello fragoroso.

Il chiaro indice di una tempesta incombente. Che ancora era ben lungi dallo scatenare la sua furia, ma che ben presto si sarebbe abbattuta in tutta quanta la sua possenza e violenza anche su quei luoghi.

Non li avrebbe certo risparmiati. Insieme a tutte le cose e le persone che vi avrebbe trovato.

Una tempesta che si stava agitando anche nei cuori, nelle menti e negli animi di chi stava risiedendo all'interno di quel locale.

In formato senz'altro ridotto e più piccolo, certo. Ma egualmente devastante. Cosa che avrebbe ben presto dimostrato nel momento stesso in cui avrebbe fatto sfoggio di sé stessa, riversandosi all'esterno.

Non era cambiato poi molto, dal solito a cui si era abituati da tempo. Lo spazio del salone era pieno e gravido come sempre, sotto ad un certo punto di vista.

A cambiare era stato solo il contesto.

Un puro quanto semplice dettaglio, nulla più. Un dettaglio che però era fondamentale e decisivo.

Basta modificare anche un unico ingrediente per modificare in modo irreversibile il sapore di una bevanda o di una pietanza. Per trasformarla da squisita a cattiva.

Ed era proprio ciò che era l'atmosfera lì dentro, in quel momento ben preciso.

Cattiva.

Non vi era nulla di famigliare, confidenziale o conviviale tra quelle pareti, quella sera. Ma piuttosto qualcosa di sinuoso.

Di viscido. Di serpeggiante. Di infido. Di strisciante. E di subdolo.

Un groviglio di serpenti verdi e neri che rodono i pensieri e che corrompono i sentimenti.

Serpenti che nella loro bellezza venefica e scintillante possono risultare persino affascinanti ed attraenti. Anche se, in verità, non vi può essere nulla di bello nell'infinitamente tossico. E nulla di bello o di buono può portare a chi vi ci casca dentro e ne rimane invischiato tra le sue soffocanti spire.

L'invidia ed il risentimento sono mostri dagli occhi lucenti di smeraldo e di onice, che si fanno beffe di coloro che si nutrono. Mentre la vittima, inebetita ed ammaliata, li fissa con occhi trasognati e sguardo estatico. Senza mai smettere un solo attimo.

Qualcosa di pericoloso.

La figura che di norma occupava il suo posto tra le due statue delle divinità guardiane era esattamente dove avrebbe dovuto essere. Ma questa volta era ritta in piedi. Ed anche in questa occasione vi era qualcuno a colloquio.

Quest'altra figura in questione era lievemente defilata, ed era enorme. I lampi che filtravano saltuariamente dalla finestrella sopra di lui ne risaltavano ed accentuavano i contorni, facendone risaltare l'enorme mole e la prestanza fisica.

Ma non stava di fronte a colui che doveva averlo chiamato a colloquio ed udienza.

No. Gli stava dando le spalle, piuttosto. Dal suo atteggiamento non traspariva la minima traccia di rispetto, timore e riverenza. Come sarebbe stato lecito aspettarsi da uno studente o da un allievo nei confronti del proprio precettore e maestro.

Da quella persona trasparivano unicamente arroganza e tracotanza, unite ad un profondo disprezzo.

Lo dava da notare pur rimanendosene completamente immobile. E a volerla dir tutta, non stava facendo nemmeno nulla per nasconderlo.

I lineamenti e le membra erano tese, dure e contratte.

La figura tra le due statue sospirò. E prese la parola. Non vi era più tempo a disposizione per indugiare.

“Raoul, figlio mio...” disse. “Noi due dobbiamo assolutamente parlare. Ora. Adesso.”

“Ah, si?” Domandò l'interpellato, quasi con tono sarcastico e di scherno. “E di cosa dovremmo parlare, secondo te? Spiegamelo, avanti.”

“Almeno fino a che avrò l'intenzione di starti a sentire” aggiunse poi.

Il messaggio era chiaro ed eloquente.

Lo aveva chiamato a riferire. Gli aveva ordinato di presentarsi. Ed ora gli aveva concesso il lusso ed il privilegio di ascoltarlo.

Che si rendesse conto di chi aveva davanti. E che facesse alla svelta, dunque. Ma soprattutto...che badasse a misurare bene e come si doveva le parole.

“Lo sai fin troppo bene, di cosa.” disse Ryuken.

“E allora é perfettamente inutile che io e te rimaniamo qui a perdere tempo a discutere” gli rispose l'altro. “Non vi é proprio nulla di cui io e te dobbiamo parlare. Non vedo alcun motivo per cui io e te dovremmo intraprendere un qualsivoglia discorso. Di alcun genere. E non ho la minima intenzione di perdere tempo a chiacchierare con te. Ho un mucchio di cosa da fare, che mi aspettano.”

“Se ci tenevi davvero avresti dovuto imbastire questo colloquio già molto tempo fa” continuò. “E per tutt'altre ragioni che non siano quelle di una mera giustificazione. Ormai é tardi. Decisamente tardi per aggiungere qualunque parola. Non servirebbe. Non serve più a nulla, adesso. E' inutile, non ha più alcuna importanza, giunti a questo punto. Non importa più.”

Se vuoi chiaccherare con qualcuno” gli consigliò sprezzante, “parla col muro, vecchio. Mettiti a parlare con questi muri che hai attorno, e che ti circondano. Loro ascoltano, sai. Lo faranno per tutto il tempo che ti aggrada. E non c'é rischio che possano replicare. Saranno davvero degli ottimi compagni di conversazione, vedrai.”

Il maestro sospirò ancora, sconsolato.

“Dunque dicevi sul serio” annunciò. “Hai già preso la tua decisione, a quanto vedo.”

“Puoi giurarci, che l'ho presa” gli confermò Raoul. “E già da tempo, anche. E come tu ben sai...la mia parola é una sola, come la mia volontà. E non ho la benché minima intenzione di cambiarla.”

“Hai dunque intenzione di andartene da qui?” Lo incalzò il monaco.

“Ovviamente” gli confermò il colosso. “Ora che hai designato il successore, la mia presenza é superflua. Hai stabilito che Kenshiro é il nuovo reggente della Divina Arte di Hokuto, e perciò non vi più alcun motivo perché io debba rimanere qui. Ho i miei progetti, e non ho assolutamente tempo da perdere. Abbandonerò il tempio ed il castello. Ogni secondo trascorso qui é completamente sprecato, ed é un secondo rubato alle mie aspirazioni.”

“E'...questa é forse la tua risposta definitiva, Raoul?”

“C'é forse bisogno che io te lo dica, padre?”

Il volto di Ryuken si fece severo.

“Allora...allora sai quel che c'é da fare.”

“A dirla tutta...non me lo ricordo tanto bene” replicò suo figlio. “Rispiegamelo tu, se ne hai voglia. E se ne hai il coraggio, soprattutto.”

“E' semplice, figlio mio. Se vuoi davvero andartene...devi abbandonare la strada del pugno. Devi rinunciare alla Divina Arte di Hokuto.

Raoul ridacchiò.

“Uh uh uh...starai scherzando, mi auguro.”

Il monaco apparve quasi sorpreso, da quelle parole. Anche se, in realtà...non lo era affatto.

Se l'aspettava. Ma decise comunque di metterlo ugualmente alla prova.

“Ma...cos'hai in mente, dunque?”

“Hmph. C'é forse bisogno di dirtelo? Io credo che tu lo sappia già, il perché. Sai perché ho intenzione di uscire da qui. Te lo dissi molto tempo fa, e non credo proprio che tu te lo sia scordato. Io miro al cielo, vecchio. E prima di afferrarlo...passerò per il mondo. La Terra, questo piccolo ed insignificante pianeta insieme a tutti i suoi miseri abitanti...sarà mio. Insieme a tutti i tesori e le ricchezze che potrà offrirmi. Tutti...tutti dovranno inchinarsi dinnanzi a me. Tutti si inchineranno e si prostreranno, dinnanzi al mio cospetto.Tutti dovranno farlo, di fronte al mio sapere e alla mia forza. E da lì...da lì inizierò la mia ascesa verso il regno celeste. Combatterò contro Dio, e lo sconfiggerò. E una volta che lo avrò battuto...mi sostituirò a lui. Prenderò il suo posto, e creerò un universo a mia immagine e somiglianza. Un universo dove solo i forti avranno spazio. Dove solo coloro che sono forti potranno vivere, e ai deboli non spetterà che la morte!!”

“Me lo ricordo bene, quel che mi hai detto. E mi ricordo anche quel che ti dissi io.”

Si concesse una pausa.

“Ti dissi che ciò andava contro le regole divine, Raoul. E che Dio non ti avrebbe permesso, di farlo.”

“Tanto meglio, padre. Tanto...ho intenzione comunque di regolare i conti con lui, presto o tardi. Anzi...il prima possibile. Prima si deciderà a venire al mio cospetto, prima mi disferò della seccatura, e potrò riprendere il mio cammino glorioso.”

Ryuken scosse la testa.

“Assurdo...” commentò, sconcertato. “Tutto ciò é assurdo. Stai sbagliando, figlio mio. Non é per questo, che ti ho addestrato ed allevato.”

“Non é affatto per questo” ripeté.

“Ecco, bravo” gli rispose il gigante. “Non é per quel che dici. Se fosse solo per quello...se fosse solo per quello me ne sarei andato tanto tempo fa, da questo posto. Non sarei rimasto qui a dividere il mio tempo ed il mio spazio con te. Ho scelto di farti da erede solo perché sapevo che avrei potuto avere in cambio qualcosa di utile. Sapevo, me lo sentivo che avrei potuto ottenere qualcosa che avrei potuto sfruttare per i miei scopi. Solo per questo motivo sono rimasto qui a sopportare le tue prediche, i tuoi sermoni, tutti i tuoi vaneggiamenti e i tuoi allenamenti disumani. E così é stato. Rallegrati, vecchio. A qualcosa sei servito. Grazie a te ho avuto l'arma che mi permetterà finalmente di conquistare tutto!!”

“E poi...” proseguì, “Potrei anche accontentarti, ed eseguire la tua volontà. Potrei decidere di rimanere qui con te, a farti compagnia. Se non fosse...se non fosse per il fatto che il discorso che mi hai fatto non é valido per tutti noi.”

“...A chi ti riferisci?”

“Lo sai. Lo sai a chi mi riferisco, vecchio. Parlo di mio fratello Toki. Anche lui...anche lui ha manifestato l'evidente volontà di andarsene. Eppure...eppure non mi risulta che il divieto di abbandonare la tua dimora lo riguardi. Ho sentito che a lui...a lui concederai di andarsene per il mondo. Dunque ora io ti chiedo...perché, vecchio? Perché mai a Toki si, mentre a me no?”

“Dunque ne sei a conoscenza...e va bene, ti risponderò a dovere. Per tuo fratello...per Toki é diverso. Lui...lui ha riconosciuto l'investitura di Kenshiro, e l'ha accettata. Ha deciso di sigillare il suo pugno di propria spontanea volontà, e di rinunciarne all'utilizzo marziale. Non userà...non userà mai il suo Kenpo per ferire o uccidere la gente. Ma solo per scopi benefici. Applicherà la Divina Arte di Hokuto alla medicina. Per guarire, aiutare e far stare meglio la gente. E solo Dio sa quanto ce n'é e ce ne sarà di bisogno, nei tempi che stanno per arrivare.”

“Mph. E tu...tu ci credi? Ci credi per davvero?”

“Si, Raoul. Ci credo. Conosco bene tuo fratello, ben più di quanto forse lo conosca tu. So di potermi fidare di lui, e so che farà quel che mi ha detto. Manterrà quel che mi hai promesso. Ma nel tuo caso...nel tuo caso é troppo pericoloso. Tu, sei troppo pericoloso. Con te in circolazione l'intero mondo rischia di tramutarsi in una bolgia di caotici scontri. Ed é l'ultima cosa che deve accadere, dopo l'olocausto nucleare. Non serve un ulteriore conflitto. L'ultimo che abbiamo subito ha già causato sufficienti disastri.”

“Si che serve, invece. Se aiuta a creare e stabilire un ordine nuovo. Tutto, persino i sistemi più organizzati e perfetti...nascono dal caos, padre. Lo sai anche tu.”

“E' proprio come supponevo, Raoul. Vedi...da tempo nutrivo forti dubbi, su di te. E le parole che mi hai rivolto fino ad ora non hanno fatto altro che confermare i miei sospetti e i miei timori sulla tua tenuta e sulla tua stabilità. Sia morale che mentale. Non posso proprio lasciarti uscire di qui, mi spiace.”

“E allora prova a fermarmi!!” Gli disse il colosso, girandosi verso di lui e mostrandogli il pugno destro tenuto ben chiuso. “Dopotutto...é per questo motivo che mi hai chiamato e convocato qui, no? Ma sappi che non prendo più ordini da nessuno, io! Ne da té, ne dagli Dei! Non ne ho più bisogno! Mi sono fatto tenere a bada e al guinzaglio fin troppo, capito? Ora basta! Farò quello che voglio!!”

“In realtà...in realtà ti ho chiamato qui anche per un altro motivo.”

“...E sarebbe?!”

“So che hai una predilezione per le arti marziali, e che ti piace molto combattere. Riconosco che al di là di tutto, la tua passione é sincera. Perciò...perciò volevo farti una proposta. Presto...presto morirò, Raoul. Lo sai anche tu che il mio cuore é malato. E' troppo vecchio e stanco. Non reggerà ancora a lungo. Dopo la mia morte, questo luogo rimarrà abbandonato e cadrà in rovina. Potresti...potresti rimanere qui, e subentrare a me dopo che io non ci sarò più. Puoi...potresti diventare il nuovo custode di questo posto. In tal modo...in tal modo non dovrai rinunciare alla tua arte. Potrai continuare a praticare il Divino Pugno di Hokuto. Ma solo entro queste mura, e non oltre. Diventerai un monaco tutelare. In fin dei conti, il Kenpo ha anche bisogno di figure simili, per non scomparire del tutto. Di qualcuno che lo preservi e tramandi.”

“Allora?” Gli propose. “Che ne dici?”

Si trattò di un'offerta inaspettata, che quasi colse di sorpresa suo figlio. Ma che non ottenne purtroppo l'effetto che il vecchio maestro sperava.

Davanti ad un animo esacerbato ed invelenito come quello che ormai animava il primo e più anziano tra i suoi discepoli, la nobiltà di quell'offerta scemò e svanì, andando totalmente perduta e sprecata.

Era troppo, troppo debole. Come la voce e la vita di colui che l'aveva appena formulata.

Fu come mettersi ad agitare un drappo rosso davanti agli occhi iniettati di sangue di un toro infuriato.

“Starai scherzando, vecchio” gli fece, con voce sprezzante. “Mi vuoi pigliare in giro, forse? Non stai proponendo che pochi, miserrimi spiccioli ad uno che ha appena trovato un miniera d'oro!!”

Era ora di finirla, dunque. Non vi era né vi poteva essere più alcun margine di trattativa.

Ryuken dovette prenderne atto.

L'espressione dei suoi occhi mutò, facendosi di ghiaccio.

“Pare proprio che tu non voglia più ascoltarmi” gli disse. “Ma almeno potrò dire di averci provato fino all'ultimo con te, pur di convincerti.”

“Mi dispiace” annunciò. “Ma pare proprio che tu non voglia lasciarmi altra scelta. Fino ad ora ho voluto...fino ad ora mi sono ostinato a volerti parlare da padre. Da adesso in poi tornerò ad agire come tuo maestro, e come reggente della Divina Arte di Hokuto. Farò quel che devo, e ciò che deve essere fatto. Sigillerò i tuoi pugni, per sempre.”

La mano chiusa di Raoul si aprì, ed il suo dito indice gli puntò contro.

“Ma davvero?!” Gli intimò, con voce di sfida. “Per farlo...se vuoi davvero sigillare il mio pugno dovrai colpire i miei tsubo. Ma ti posso assicurare che mai più ti permetterò di raggiungerli o di toccarli! Avanti! Fatti sotto, padre. E vediamo se davvero ci riesci!!”

Si mise in posizione di guardia.

“Vuoi avere la definitiva conferma che sono io il solo, degno ed unico successore?” Gli domandò. “Bene...vorrà dire te la darò, vecchio. Qui ed ora. Ma non con tante parole inutili, bensì...con i miei colpi! Ti sconfiggerò con le miei mani, e mi prenderò da solo il titolo di reggente che mi spetta! Tu non hai voluto darmelo? E allora me lo piglierò per conto mio, così ti dimostrerò di essere il più forte! Preparati!!”

Da gelida che era, la faccia dell'anziano tutore divenne decisamente contrariata.

“Dio mio...” disse. “...Che razza di animo perverso, il tuo. E'...é disgustoso. Semplicemente disgustoso. Solo adesso...solo adesso mi rendo conto di aver soltanto dato vita ad un mostro. Pensavo di aver creato il migliore degli allievi, ed invece...invece scopro di aver allevato una serpe in seno.”

Non vi era più la benchè minima traccia di esitazione, sia nelle sue parole come nei suoi gesti.

“Ora morirai!” Dichiarò. “La tua vita finirà per mano mia!!”

Spalancò e mosse le braccia, tracciando ampi cerchi nell'aria.

“Ecco a te il SHICHISEI TENSHI! LA POSIZIONE DELL' ATTACCO SEGRETO AL CUORE DELLE SETTE STELLE!!”

Subito dopo il suo corpo sbiadì e si scompose in decine e decine di copie, che si dispersero sia a destra che a sinistra del corpo originale. Al punto che questi aveva finito col perdere la propria consistenza, diventando indistinguibile dalle versioni illusorie.

Raoul impallidì.

“...M – ma...ma che?!” Disse, confuso. “N – non...non sapevo...non sapevo che p – potesse esistere una tecnica simile, nella nostra scuola!!”

Le copie di Ryken aumentarono improvvisamente di numero, ed iniziarono a scorrergli intorno, lungo entrambi i suoi lati, mettendolo alle corde per impedirgli ogni possibile via di fuga.

L'allievo era in preda allo sconcerto più totale. Non riusciva a seguirli tutti. Non riusciva neanche ad interpretarne le intenzioni. E nemmeno i punti da cui avrebbero potuto provenire eventuali attacchi.

Non sapeva che fare. Non sapeva proprio che pesci pigliare.

Subito dopo otto di quelle copie si staccarono dal flusso incessante che aveva ormai occupato lo stanzone, e gli piombarono addosso da ognuna delle otto direzioni cardinali. Sia le quattro principali che le altre quattro derivanti dalle loro combinazioni intermedie.

Sembrava proprio che Ryuken, con quella mossa, stesse realizzando un Ching. Uno di quei simboli sacri che vengono usati nella divinazione cinese per prevedere i mutamenti.

Lo stava realizzando tramite il proprio stesso corpo. Mediante gli otto duplicati impegnati nell'esecuzione di quella incredibile tecnica.

Ognuno di loro formava un trigramma che confluiva verso il centro della figura. Ed al centro di essa, dove secondo lo schema doveva risiedere il Tao con il suo incessante ribollire e la sua frenetica danza...vi era il bersaglio. Costituito dal suo figlio ribelle, indisciplinato ed irriconoscente. Che altro non aveva potuto fare se non rinchiudersi goffamente a guscio e rannicchiarsi pateticamente su sé stesso, incrociando le braccia per cercare di offrire la minor superficie esposta possibile agli attacchi. E agli ovvi quanto inevitabili danni che ne sarebbero conseguiti.

Yin e Yang. Uomo e donna. Luce e buio. Bene e male.

Tutto cambia, in sostanza. Per non cambiare mai, fino in fondo.

Tutto torna, dunque.

Ogni tentativo di difesa e di resistenza furono pressoche inutili.

“Aaargh!!”

Il sangue sprizzò fuori dalle membra di Raoul, in ogni parte del suo corpo. Ed egli venne sbalzato in aria e all'indietro dalla violenza dell'impatto.

Non era riuscito a vedere dove l'avesse colpito. E nemmeno come o in quale punto di pressione lo avesse raggiunto.

Fu un attimo. Nel giro di un battito di ciglia si ritrovò ricoperto di ciò che, fino all'attimo precedente, circolava rinchiuso ed al sicuro nell'interno delle sue vene.

Finì a terra. Il calore ed il vischioso che gli ricoprivano la pelle erano fastidiosi, insopportabili.

“N – non...non riesco...” balbettò. “...N – non riesco...n – non riesco a c – capire dove si t – trovi quello vero!!”

Alzò gli occhi. E la vide. Vide la mano del suo maestro, con le quattro dita tese come le punte di minuscole quanto micidiali lance, venirgli incontro.

Doveva evitarla. Ad ogni costo.

Con la forza della disperazione effettuò un colpo di reni e balzò verso l'alto compiendo una capriola.

Mentre si trovava ancora in volo guardò d'istinto verso il basso. E vide che il movimento incessante dei cloni aveva dato origine ad una figura ben precisa. Fin troppo riconoscibile, almeno per lui.

“M – ma quello...” disse, “...q – quelle sono le sette stelle dell' Orsa Maggiore, dannazione!!”

Atterrò un paio di metri più indietro. Le gambe gli cedettero per il dolore e la fatica e finì su di un ginocchio.

Sentì una presenza dietro di lui,e sbirciando con la coda dell'occhio vide che il suo maestro gli era giunto alle spalle.

Di più: sembrava addirittura essersi volatilizzato, per poi ricomparire lì. Come per magia.

Si lasciò scappare un gemito. Di rabbia e impotenza.

“Ah!!”

“Sei finito” sentenziò Ryuken.

Gli diede una manata tra la base della nuca e la spalla, a palmo aperto. Ed il corpo di Raoul si ritrovò squassato un'altra volta con una nuova, scarlatta quanto copiosa ondata che gli fuoriuscì dai vasi sanguigni già lacerati e martoriati dal precedente attacco.

“Uuurrgghh!!”

Rimase al suolo, inerme e ricoperto di ulteriore sangue.

Il vecchio monaco gli si avvicinò. Aveva preso a sudare copiosamente, ed il suo respiro aveva preso ad essere alquanto affannoso. Il suo colorito era pallido, come quello di un autentico cadavere.

“Anf...anf...meriteresti la morte, per quello che hai fatto” gli disse. “Meriteresti mille volte la morte. Ma...ormai ti considero a tutti gli effetti mio figlio, Raoul. Ed un figlio rimane pur sempre un figlio. Anche se stupido, presuntuoso ed arrogante. Rimani pur sempre mio figlio, anche se ormai non sei più quello di un tempo. Anche se ormai sei completamente corrotto e malvagio.”

Raoul gli lanciò un'occhiata carica di un odio a dir poco insopprimibile.

“Grr...”

Stava ruggendo come un'autentica belva in gabbia,

Una bestia feroce sul punto di venire giustiziata e soppressa, per via della sua pericolosità ed aggressività estreme.

“Non ti ucciderò” gli confidò il suo maestro. “Non voglio farlo, nonostante le leggi di Hokuto me lo impongano. Ma...ma conosco il metodo per poterti privare lo stesso della tua tecnica, per sempre. Farò in modo di impedirti di poterla usare, da qui in avanti.”

Allungò la mano destra verso la fronte di lui.

Non intendeva colpirlo ancora. Voleva solo concentrare la sua forza spirituale dentro all'arto che aveva appena esteso, e da lì proiettarla in avanti fino a farla confluire in uno degli tsubo situati all'interno del cervello. Uno di quelli preposti al corretto funzionamento della memoria.

Non appena lo avrebbe stimolato, tutti i suoi ricordi relativi alle tecniche che gli aveva insegnato ed impartito sarebber finiti annullati. Cancellati.

Definitivamente.

Ma, se si poteva...voleva evitare di toccarlo direttamente.

Non voleva lasciargli sul volto segni, sfregi o cicatrici visibili di sorta che avrebbero finito col deturparlo.

Voleva evitare di sfigurarlo, almeno fino a che gli fosse stato possibile.

Come aveva avuto modo di ribardire poco prima, persino al diretto interessato...pur stupido, violento ed arrogante che fosse era e rimaneva pur sempre suo figlio.

Non voleva rovinarlo. Non del tutto. Solo e non più del necessario.

Voleva solamente fermarlo, e renderlo inoffensivo. Non certo ucciderlo.

“Se puoi...perdonami, Raoul” gli disse, con tono dolente. “Ma...ma mi ci hai costretto tu.”

“T – ti...converrebbe uccidermi, i – invece” gli raccomandò l'altro. “T – ti conviene farlo, finché sei in tempo. E finché sei ancora in grado di poterlo fare.”

“Taci, per favore. Hai...hai già parlato sin troppo.”

“E...e comunque, i – il tuo caro allievo prediletto non vivrà, vecchio. Non vivrà abbastanza da potersi vantare del suo titolo. S – se ci tieni...se ci tieni proprio a saperlo, neanche Jagger ha accettato la sua investitura. A – ancor meno d – di q – quanto lo abbia...d – di quanto lo abbia a – accettato io. E adesso...a – adesso sta andando a regolare i conti con Kenshiro, esattamente come io...come io ho voluto...ho v – voluto fare con te.”

“Se é questa la tua preoccupazione, figlio mio...allora stà pure tranquillo” gli rispose suo padre. “Kenshiro...Kenshiro é molto più forte di quanto tu creda. Jagger...Jagger non ha alcuna possibilità di sconfiggerlo. Kenshiro lo ucciderà. E quando anch'io...anch'io avrò finito con te, nessuno oserà mai più attentare o minacciare il nuovo successore. Tutto...tutto sarà come deve essere.”

Inspirò profondamente, mentre una sensazione dolorosa gli si fece largo dentro di lui.

Era più che pronto ad eseguire il colpo.

Tentò. Ma...non vi riuscì.

Nello stesso momento una fitta lancinante lo trafisse da capo a piedi.

Si inginocchiò, portandosi la mano al petto e stringendo forte all'altezza del cuore. Quella stessa mano con cui avrebbe dovuto distruggere la mente del suo discepolo, e che ora...ora stava cercando di usare per tenersi dentro di sé quell'ultima scintilla vitale che ancora gli era rimasta. E che adesso gli stava fuggendo via così tanto brutalmente.

“N – no...” disse mentre si accasciava, cercando di sorreggersi con l'altro braccio.

Una smorfia di sgomento gli si disegnò sul volto.

“No...” ripeté. “N – no...proprio...proprio adesso...”

Il suo cuore lo aveva tradito. Giusto un istante prima del momento decisivio, fondamentale.

Non riusciva più a muoversi. Per via del malore aveva perso il controllo sul suo corpo, ed ormai non lo governava più.

Raou colse l'occasione, ed un sorriso maligno gli compave sulle labbra.

Si rialzò, buttando altro sangue dalle ferite. Ma quella poca forza che gli era rimasta gli fu sufficiente per riprendersi. E gli sarebbe senz'altro bastata per compiere e portare a termine quel che aveva deciso di fare già da qualche minuto.

Era malconcio, ma non certo in fin di vita. Ryuken non aveva infuso abbastanza potenza, nei suoi affondi.

Voleva cercare di risparmiarlo, e ciò gli era stato fatale.

“Eh eh eh...ah ah AH AH AH AH!!”

Si era lanciato in una risata sfrenata quanto isterica.

“Ah ah ah...hai visto, vecchio?” Disse, trionfante. “E' proprio come pensavo. Dio...Dio é dalla mia parte! E lo sai il perché, eh? Lo sai? Perché la verità é che Dio...Dio vuole combattere contro di me! Ah ah ah!!”

Si avvicinò al vecchio, ormai in fin di vita.

“Mi auguro solo che tu non ti aspetti clemenza dal sottoscritto” gli raccomandò, mentre caricava il pugno portandoselo fin dietro la spalla corrispondente. “Sappi che non avrò riguardi di sorta, nei tui confronti. Hai appena cercato di ammazzarmi, e pertanto...ora ti ripagherò con la stessa moneta, sappilo!!”

Ryuken neanche gli badava. Sapeva di avere la sorte segnata. Ed almeno su quello non si stava facendo certo illusioni di sorta.

Tutto quel che voleva, che desiderava...Era solo una stilla.

Ancora una stilla. Di forza. Di vita. Una singola stilla, nulla di più. Non certo per batterlo, visto che ormai era impossibile. Ma almeno...almeno per poterselo portare via con sé. Per il lungo viaggio che li avrebbe attesi una volta lasciate le povere e mortali spoglie.

“D – Dio...” implorò. “Dio, t – ti prego...concedimi a – ancora un istante! Un istante soltanto! Non...non chiedo altro! Un solo...un solo istante!!”

Un lampo squarciò il cielo. Più luminoso, abbagliante e violento degli altri. Più di tutti gli altri messi insieme.

La mano del gigante si abbatté come un colpo di maglio su colui che era stato suo maestro. Ma che anche stato, prima ancora di tutto e di qualunque altra cosa...

Su colui che era stato suo padre.

E che ora era solo un nemico.

Il nemico.

L'ostacolo al suo sogno.

Un ostacolo che ormai andava soltanto abbattuto. E rimosso.

Il prima possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Finalmente ce l'ho fatta!!

Ma prima di tutto, voglio fare tanti auguroni di buon Natale e di felice anno nuovo a tutti i miei colleghi e lettori.

Si, lo so. Sono in un ritardo a dir poco bestiale. E spero di non essere fuori tempo massimo.

Ma sapete come si dice, no?

Gli auguri sono sempre ben accetti!!

Battute a parte, spero che questo 2021 possa portare ad ognuno di noi quel che più desidera.

Ma voglio raccomandare a tutti quanti di non abbassare ancora la guardia, che purtroppo non ne siamo ancora fuori. E avrete senz'altro capito a cosa mi riferisco.

Non ritengo ve ne sia il bisogno, perché qui su EFP ci troviamo tutti tra persone responsabili e di buon senso.

Ma si dice anche che il saggio ascolta una parola e ne comprende due.

Non pensiamo che con l'arrivo del nuovo anno (e dei vaccini) ci sveglieremo una bella mattina scoprendo che é tutto magicamente finito, e che ogni cosa é tornata alla normalità.

Sarebbe un grosso, grossissimo errore.

Tornando al capitolo...questa volta ho sforato col limite di trenta giorni che mi sono auto-imposto ormai da parecchio tempo. E me ne scuso.

Purtroppo sono reduce da un periodo a dir poco allucinante. E sono in ballo tuttora.

Voi come ve la siete passata? Spero bene.

Magari con un numero di invitati un po' meno numeroso del solito. Ma spero che almeno per quanto riguarda le abbuffate e i regali non vi siate fatti mancare nulla.

Dal canto mio, a parte il 25, il 26, il 31, il primo dell'anno e oggi sono stato praticamente sempre al lavoro.

Il fatto é che sono arrivati vaccini, come dicevo prima. E la mia ditta fornisce le componenti a due delle sei aziende coinvolte nella relaizzazione dei farmaci.

Anzi...tre, da poco.

C'é da lavorare, quindi. E parecchio.

Ho avuto poco, pochissimo tempo a disposizione da dedicare alla scrittura. E quel poco che avevo ho preferito (giustamente) dedicarlo alla mia famiglia.

Ma non mi sono fermato. E poco a poco, ce l'ho fatta.

Ho sforato col limite di tempo, lo ammetto. Ma se consideriamo che é il primo ritardo dopo ben quattro anni passati a sfornare un episodio al mese (anche due, quando facevo la long su Rocky Joe) direi che non é poi così male.

Perciò...rieccomi qua. Pronto a ricominciare, finalmente.

Allora, che ne dite?

Qui non siamo alle prese con una parte inedita, questa volta.

Anzi direi che il frangente in questione ben lo conosciamo, visto che riprende un momento ben noto sia del manga che dell'anime.

Ma diciamo che l'ho leggerissimamente riveduto e corretto secondo la mia ottica e visione.

Spero vi piaccia.

Ed ora passiamo al consueto angolo dei ringraziamenti.

Un grazie di cuore a innominetuo, Kumo no Juuza, Devilangel476 e vento di luce per le recensioni al mio ultimo capitolo.

Con l'occasione porgo i migliori auguri anche a loro.

E come sempre, un grazie a chiunque leggerà il mio racconto e se la sentirà di lasciare un suo parere.

E prima di chiudere, lasciatemi dire una cosa.

E' bello essere tornati ed essere di nuovo qui.

Con tutti voi.

Auguri ancora a tutti, e...alla prossima!!

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

   
 
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