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Autore: Carme93    11/01/2021    2 recensioni
La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ospita nuovamente il Torneo Tremaghi.
Le delegazioni di Durmstrang e Beauxbatons sono ormai giunte e i Campioni sono stati selezionati.
Le prove stanno per iniziare. Nicole Barbier, giovane strega francese, riuscirà a vincere la prestigiosa Coppa Tremaghi?
[Questa storia partecipa al contest "Torneo Tremaghi" indetto da Artnifa sul forum di EFP]
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Olympe Maxime
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Il mio porto sicuro
 



Rabbrividì. Non solo la temperatura sembrava ancora più bassa del solito, ma l’ambientazione scelta per la seconda prova era inquietante. Dall’arrivo a Hogwarts, Nicole aveva ammirato più volte lo specchio d’acqua che lambiva il parco della Scuola. Il Lago Nero. E si era sempre chiesta come sarebbe stato in primavera. Nonostante le varie voci sulla presenza di un’enorme piovra.
La sponda del lago era circondata da nebbia, probabilmente magica perché lei non poteva né vedere gli spalti né sentire gli schiamazzi del pubblico.

Questa volta Madama Maxime le era parsa molto preoccupata, tanto che le sue compagne avevano sghignazzato, probabilmente immaginando che, presto, una creatura feroce l’avrebbe divorata in un solo boccone. Nicole, però, sapeva che non avrebbe affrontato un drago: la Preside non le aveva detto chiaramente che cosa si sarebbe trovata di fronte, ma l’aveva sollecitata a studiare l’Incanto Patronus. Lei aveva risposto altezzosamente alle sue compagne in un guizzo d’orgoglio: il Calice di Fuoco aveva scelto lei.

Il problema era che, per la prima volta in sette anni, aveva difficoltà con un incantesimo. Aveva letto moltissimi saggi nella biblioteca di Hogwarts e aveva anche compreso che era tutta una questione psicologica. Inoltre, era sicura che avrebbero dovuto affrontare un lethifold, perciò la nebbiolina che emetteva la sua bacchetta la turbava non poco.

All’improvviso la temperatura calo ancora di più. Un freddo strano che sembrò penetrarle fin nelle ossa.

Strinse forte la bacchetta. Non ce l’avrebbe fatta. Perché era partita per Hogwarts? Madame Maxime l’aveva quasi costretta, è vero. Ma lei aveva chinato il capo e aveva obbedito. Perché si doveva rendere ridicola?

Sei inutile. Non saresti mai dovuta nascere.
Le urla di sua madre sembrarono così vicine, che si sentì persa.
Inutile.
Mai nata.
Allentò la presa sulla bacchetta
Ti odio! Hai rovinato tutto!
Si accasciò sulla sponda fangosa, ricordando gli occhi rossi della madre e lo sguardo folle della nonna.
Avresti dovuto essere un maschio!
Non avrebbe mai potuto rimediare a una colpa del genere. Non sarebbe mai stata felice.

Sobbalzò leggermente ˗ il suo corpo era sempre intorpidito per il freddo ˗ percependo una presenza accanto a lei. Sgranò gli occhi e instintivamente indietreggiò.
Un enorme figura ammantata e scura si protese verso di lei.
Un senso di angoscia e d’infelicità la pervase totalmente. In quel torneo la gente era morta. Non era vero che era sicuro. Succedeva sempre qualcosa.
Una mano grinzosa fuoriuscì dal mantello.
Era un dissennatore! Deglutì.  Un essere oscuro che un tempo proteggevano la prigione inglese. Gli inglesi erano veramente pazzi.
Il suo patronus non era corporeo: non l’avrebbe mai difesa. Provò debolmente, ma si accorse di tremare troppo per pronunciare l’incantesimo.
La creatura era sempre più vicina.
«Expect- Expect…».
Era triste. Nessuno le voleva bene. Che senso avrebbe avuto difendersi? Le sue compagne non aspettavano altro che deriderla. E poi c’era Christophe, che la scherniva perché sua madre aveva provato a combinare un matrimonio tra loro ed ora era invidioso di lei perché era stata scelta come Campionessa.
Indietreggiò ancora, ma ormai il dissennatore la sovrastava.
«Papà» mormorò. Voleva suo padre.
Sei il mio fiore più bello.
La sua mano calda, il calore del suo petto. Il suo porto sicuro.
Quel ricordo la rinfrancò. Chiuse gli occhi e ripensò intensamente alla stretta, alla sicurezza provata, nonostante la madre e la nonna le avessero rivolto parole terribili.
Sei la mia ragione di vita.
«Expecto Patronum».
Lo pronunciò forte e chiaro. Non poteva abbandonare suo padre da solo in quella casa di matti.
Qualcosa di enorme e perlaceo emerse dalla sua bacchetta e si scagliò contro il dissennatore, mettendolo in fuga.
Lei si raddrizzò e l’osservò. Per un attimo pensò fosse un cervo, ma non poteva essere. E allora? Poi scomparve.
«Un’alce» sussurrò una voce roca.
Nicole si rese conto che la Preside e gli altri giudici si erano avvicinati, probabilmente pensando che non sarebbe riuscita a sconfiggere il dissennatore.
Non era poi così sola.
Un alce? Non l’avrebbe mai detto. Ma non importava.
«Ce l’hai fatta» le disse Madame Maxime, sollevata e orgogliosa.
Aveva superato la seconda prova, ma era sempre più scossa e avrebbe voluto solo un caldo abbraccio.
   
 
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