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Autore: Amaranthine    11/01/2021    0 recensioni
Dopo le vicende della battaglia di Hogwarts, Draco e Hermione tornano a scuola per portare a termine l'ultimo anno.
La guerra ha reso Hermione ancora più forte e risoluta di prima, ma Draco è in lotta con se stesso e deve gestire una vera e propria "crisi dei valori" interiore.
[Questa è la raccolta dei flashback Dramione contenuti nella mia storia Finite Incantatem, ma possono benissimo essere letti da soli]
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Dicembre 1998

Il sabato che anticipava le vacanze di Natale era sempre stato un giorno molto pigro per i giovani Maghi e Streghe di Hogwarts. Accantonato il pensiero delle lezioni e dei compiti, gli studenti potevano dormire più a lungo e poi andare con gli amici alla consueta gita ad Hogsmeade.

In questo clima di spensieratezza, soltanto Hermione Granger poteva pensare a portarsi avanti coi compiti per le vacanze. Non era solo la sua ansia da divoratrice di libri a spingerla a studiare, ma il desiderio ben più concreto di avere più tempo libero da passare con Ron durante le vacanze invernali. Dato che era il primo Natale che trascorrevano insieme come una vera coppia, aveva tutte le intenzioni di goderselo fino in fondo.

Dalla fine della guerra, la vita di tutti loro si era finalmente raddrizzata sui binari giusti.

A Harry e Ron era stato offerto di fare carriera tra gli Auror e il loro percorso di addestramento era già iniziato; Hermione aveva preferito tornare a Hogwarts per portare a termine gli studi e avere l'onore di diventare Caposcuola, però sapeva che ad attenderla alla fine dell'anno scolastico ci sarebbe stato un impiego di prestigio al Ministero. Per il momento, non se ne preoccupava, preferendo godere della sua tranquilla routine fatta di fogli di pergamena e lezioni scolastiche.

Era mattina presto. La scuola era silenziosa e i quadri alle pareti stavano sonnecchiando. Entrando in Sala Grande, riconobbe alcuni Hufflepuff e persino due teste bionde sedute in fondo al tavolo degli Slytherin: una era femminile e l'altra fin troppo familiare.

Il rumore dei suoi passi aveva attirato l'attenzione della ragazza, che le rivolse un sorriso colmo di gratitudine; Malfoy, che le sedeva accanto, continuò a tenere il muso ben vicino alla ciotola di porridge.

Hermione ricambiò il sorriso di Astoria e andò a sedersi al solito tavolo dei Gryffindor dove, al suo arrivo, comparvero per magia diverse porzioni di cibo. Hermione scartò per istinto il porridge e andò a servirsi una doppia razione di cereali.

Aveva conosciuto Astoria un paio di settimane prima in una circostanza molto particolare, e ancora non riusciva a credere a quanto fosse diversa da Malfoy.

Considerato il silenzio della Sala Grande, non ebbe difficoltà a tendere le orecchie e ad ascoltare la voce amichevole della Slytherin raccontare al compagno di un episodio divertente accaduto il giorno prima.

Draco non pronunciava una sola parola. L'unico segnale a indicare che fosse consapevole della presenza della Slytherin accanto a lui, era quando tra una cucchiaiata e l'altra le concedeva uno sguardo. Era difficile indovinare cosa provasse per lei, ma Hermione era abbastanza sicura che malgrado le apparenze fosse felice di avere trovato la sua compagnia.

Anche se non si erano più parlati dall'incontro nell'aula del terzo piano, Hermione sapeva che Draco avesse mantenuto i patti: continuava a seguire le lezioni private della McGranitt ed evitava i problemi.

Problemi che nell'ultimo mese erano diminuiti, da quando la Preside aveva messo al posto suo l'intera scuola con un discorsetto serale che aveva fatto tremare le gambe a tutti. La McGranitt aveva rimproverato allo stesso modo Malfoy e chiunque lo infastidisse, e da allora il massimo dell'ostilità che lo Slytherin riceveva nei corridoi era di venire ignorato peggio di un fantasma.

Anche Hermione aveva rispettato i patti e aveva smesso di perseguitarlo. Non aveva però dimenticato di tenerlo d'occhio. La vita sociale di Malfoy non era interessante da quando non c'erano più attriti, in compenso negli ultimi tempi l'aveva incontrato spesso in compagnia di Astoria.

Lei era sempre di buonumore, ma non in maniera sciocca: era chiaro che cercasse di distoglierlo dai suoi pensieri più cupi per farlo stare meglio. Anche se Malfoy era solito fare scena muta, a Hermione non era sfuggito come avesse sempre un'espressione più serena quando la compagna era nei paraggi.

La calma della colazione fu interrotta all'improvviso da un susseguirsi di tonfi pesanti, che echeggiavano dai corridoi fin dentro la Sala Grande. Hermione guardò verso i grandi battenti di legno aspettandosi di vedere entrare un branco di elefanti: si trattava invece degli alti, grossi e brufolosi giocatori della squadra di Quidditch di Slytherin.

Erano tutti maschi e stavano già indossando la divisa sportiva. Hermione li vide andare dritti verso Draco e Astoria a passi pesanti. Dato che parlavano a voce sgradevolmente alta, la Gryffindor non dovette nemmeno sforzarsi di ascoltare.

Tutti e sette i giocatori salutarono calorosamente Astoria. Quello che si era seduto accanto a lei, con un faccione grasso, spiegò che si erano alzati presto perché non volevano partire per le vacanze senza essersi allenati almeno un'ultima volta. A giudicare dal tono, era convinto che questo dettaglio lo rendesse particolarmente attraente.

Draco continuò a fissare imbronciato la sua colazione. I compagni lo avevano salutato a malapena, ma più che altro doveva rodergli il fatto di non essere più nella squadra. Astoria infatti deviò la conversazione sui compiti ed Hermione capì che l'avesse fatto di proposito.

Il giocatore seduto di fronte alla Slytherin agguantò del cibo, li fissò entrambi e poi domandò incredulo:

"Ma voi due adesso uscite insieme?"

L'aveva urlato talmente forte che tutti gli Hufflepuff si erano voltati a guardarli; Draco lasciò cadere il cucchiaio nella ciotola, Astoria rise di imbarazzo; Hermione non riuscì ad afferrare la sua risposta perché a uno studente di Hufflepuff era andata di traverso la colazione, e tossì esageratamente per dei lunghi secondi. Comunque la squadra si zittì, e poco dopo prese a discutere di tattiche e strategie.

Non passò molto che Draco si alzasse in piedi e convincesse la sua amica a venire via. Hermione tenne gli occhi puntati su di lui, seguendolo con lo sguardo mentre attraversava la tavolata di Slytherin fianco a fianco con Astoria. Poco prima di attraversare il portone, diede segno per la prima volta di avere visto Hermione, anche se non fece nient'altro che gettare un'occhiata severa dalla sua parte.

Il resto della mattinata trascorse tranquilla. Hermione, comoda e appagata all'interno di una Biblioteca completamente vuota, sentiva centinaia di voci e passi sopraggiungere dai punti più disparati della scuola. La maggior parte dei compagni stava raggiungendo Hogsmeade, ma Hermione, Ginny e Luna sarebbero andate solo dopo pranzo.

Si concentrò sui compiti. A un certo punto, si ritrovò così immersa in un calcolo di Aritmanzia da non accorgersi che qualcun altro si stava facendo largo in Biblioteca per prendere posto accanto a lei.

Era Draco Malfoy, i ciuffi biondi scompigliati sulla fronte, il viso contratto dalla tensione. Si chinò verso di lei, dopo aver controllato che Madama Pince non fosse nei paraggi, e mormorò con disprezzo:

"Così adesso parli coi miei amici?"

"Scusa?" Fece Hermione, stupefatta. "Come sapevi che ero qui?"

Pensò che lo Slytherin scorbutico si stesse avvicinando un po' troppo. Per la Gryffindor era fastidioso avere la sua spalla era a un centimetro di distanza, perchè a superare i confini del suo spazio vitale era qualcuno che odiava.

Piuttosto che ritrovarsi a odorare controvoglia il profumo della pelle di un Malfoy, Hermione avrebbe preferito prendere il compagno per il naso e appenderlo al lampadario.

"Mi prendi in giro?" Fece Malfoy, sarcastico.

In effetti, non era un segreto che Hermione passasse più tempo in Biblioteca che nella Sala Comune di Gryffindor.

"Comunque hai dimenticato la tua regola sugli appuntamenti. O magari il tuo gufo si è perso per strada?"

"Lascia perdere." Rispose lui, frettoloso. "Sei stata tu a tradire gli accordi per prima."

Hermione si infastidì molto. Mai nessuno aveva messo in dubbio la sua lealtà e certamente il primo a farlo non sarebbe stato Draco Malfoy.

"Di che diavolo stai parlando?"

Lo Slytherin esitò un momento, come colto da un dubbio, poi si riprese più seccato di prima:

"Hai parlato con Astoria. Di me."

Hermione annuì, colta da una improvvisa consapevolezza:

"Oh, sì. L'ho incoraggiata a fare ciò che riteneva giusto, tutto qui." Spiegò, le ciglia ravvicinate. "Ma l'ho fatto per lei, non per te."

Un pomeriggio piovoso, durante il pattugliamento dei corridoi, aveva sentito delle voci femminili litigare dentro a un'aula vuota e, naturalmente, era rimasta ad origliare. Si trattava di un gruppo di Slytherin che discutevano a proposito di Malfoy e di quanto la sua famiglia, dopo la guerra, fosse diventata una vergogna per i Purosangue al pari dei Weasley.

Ascoltò le amiche di Astoria sgridarla per avergli rivolto la parola, avvisandola che si sarebbero vergognate di lei per sempre se avesse continuato a frequentarlo.

Astoria si era difesa con decisione affermando di non odiare i Nati Babbani, di non avere mai sostenuto Voldemort e di essere contenta che Draco avesse cambiato idea. Suggeriva infine che tutte loro andassero al diavolo se non potevano accettare le sue scelte.

Quando la porta si aprì, uscirono tre Slytherin sgraziate e molto arrabbiate che incrociarono la Caposcuola e proseguirono per la loro strada non prima di averle palesato il loro disprezzo. Astoria si era difesa bene, ma quando Hermione andò da lei la trovò molto triste e bisognosa di qualche parola di conforto.

"Hai questo vizio di dover soccorrere sempre tutti." Le rinfacciò Draco, fissandola ad occhi stretti. "Anche quando ti viene chiesto espressamente di non farlo."

Hermione alzò gli occhi al cielo. Sbattè sul tavolo la piuma con la quale stava compilando i calcoli di Aritmanzia.

"Quante storie, Malfoy! Sembra che tu stia bene con lei. Di cosa ti lamenti?"

Draco guardò verso il basso e il suo tono di voce si fece stranamente insicuro:

"In questi giorni ci siamo visti a orari assurdi pur di non farci notare dagli altri Slytherin. È andata bene per un po', ma ora che la squadra ci ha beccati tutti sapranno che ci stiamo frequentando. Secondo Astoria va bene così. Vuole che andiamo ad Hosgmeade, ed è tutta colpa tua. Sei stata tu a dirle che se vuole uscire con me deve farlo senza preoccuparsi dei giudizi di nessuno."

"Infatti è così. Qual è il tuo problema?"

"Il mio problema," Iniziò Draco, a denti stretti. "è lei! Non voglio che qualcuno tratti male Astoria per colpa mia!"

Hermione doveva ammettere che non se lo sarebbe aspettato. Il fatto che Draco Malfoy si preoccupasse di qualcuno che non fosse se stesso avrebbe meritato l'articolo in prima pagina di Rita Skeeter. Neanche Harry e Ron avrebbero mai creduto alle loro orecchie.

"Per Merlino, Malfoy." La voce uscì più stupefatta di quanto avrebbe voluto. "Gli incontri con la McGranitt devono aver funzionato. Non credevo che avessi delle emozioni umane."

Draco avrebbe potuto offendersi, invece continuò a guardare le proprie dita tamburellare sulla scrivania, il viso distorto dal solito disprezzo che stavolta sapeva anche di tristezza.

"Certo che no, non mi conosci."

Si sentì dispiaciuta. Anche se aveva conosciuto la parte più malefica di Malfoy, non era da lei credere che il suo mondo interiore potesse essere tutto qui. E poi, ricordava ancora come avesse finto di non riconoscere Harry, quella notte al Manor. Risentita, cambiò atteggiamento:

"Avresti preferito che dicessi ad Astoria di lasciarti perdere?"

"Se proprio dovevi parlarle, sì."

"Ma lei non mi avrebbe ascoltato. Credo che tu le piaccia davvero, Malfoy."

"Che razza di Paladina del Mondo Magico sei, se permetti a una ragazza innocente di avvicinarsi a me?" Sbottò. "Dovevi convincerla! Metterla in guardia su chi sono e dirle di starmi alla larga!"

"Oh, puoi anche smetterla di punirti. Astoria sa perfettamente chi sei e vuole frequentarti lo stesso. Cosa avrei potuto fare? Nessuno di noi due può entrare nella sua testa e farle cambiare idea."

Malfoy era focalizzato sulle proprie paure e forse per la prima volta si sentiva libero di esprimerle:

"Forse non si rende conto! Ha già litigato con le sue amiche a causa mia, non voglio continuare a coinvolgerla nei miei problemi. Lo so che quelle megere sparlano di me, io non piaccio neanche agli Slytherin. C'è chi mi vede come un traditore o, alla meglio, un perdente. Astoria a causa tua non vuole ascoltare nessuno, ma che razza di mostro sarei se la trascinassi nello schifo che è la mia vita?"

Era strano che si confidasse con lei, ma non doveva avere molte altre persone con cui farlo.

"Beh, non dovresti starli a sentire neanche tu." Disse Hermione, con convinzione. Draco alzò lo sguardo su di lei, gli occhi colmi di sincero stupore. "Se i tuoi compagni di Casa ti criticano soltanto perché tu e la tua famiglia avete cambiato idea su Voldemort, allora sono la peggiore compagnia che poteva capitarti e la loro opinione non vale nulla."

"Non riesci a capire qual è il punto, Granger." Disse con premura, facendosi più vicino nell'ansia di essere ascoltato. "Hai convinto Astoria che frequentarmi è una buona idea. Ma si sbaglia, con me non sarà mai felice!"

"Lei ti piace?"

Era una domanda fin troppo personale ed Hermione si era sentita a disagio nel pronunciarla, eppure era sembrata la cosa giusta da chiedere in quel momento.

"Non lo so." Mormorò lui nervoso, girandosi dall'altra parte. "È tutto molto strano."

"Sì, lo credo bene." Esclamò. "Ma stai migliorando a vista d'occhio, lo sai? Hai paura di deludere una ragazza che crede in te, ed è un atteggiamento molto maturo da parte tua."

Da quando il settimo anno era cominciato, era evidente che Malfoy non sarebbe stato mai più quello di prima. Ormai era sempre nervoso, guardingo, nessuno si interessava a lui e neanche lui dava segni di interessamento verso qualcuno; soltanto la presenza di Astoria doveva avergli acceso una speranza.

"Per quanto assurdo possa essere, mia madre si è fidata di te." Ammise Draco, fiacco. "Cosa consigli di fare?"

"Devi rilassarti, Malfoy. La scelta è di Astoria e credo che lei sappia il fatto suo, quindi non devi preoccuparti. Se ti piace, non dovresti lasciartela scappare. Ad ogni modo, ne hai già parlato con lei?"

"No, non ancora."

Rimasero in silenzio per un po', durante il quale Hermione lo osservò attentamente.

"Forse ti ho giudicato troppo in fretta. Non sei così cattivo come credevo. C'è anche qualcosa di buono, lì dentro."

"Tu credi?" Domandò lui, ma suonava più come una minaccia.

"Sì." Gli confermò, assorta. "Non avresti fatto breccia su una ragazza come Astoria se non avessi avuto almeno una briciola di bontà nascosta da qualche parte. E comunque questa fase di cambiamento potrebbe tornarti utile."

"Sarebbe a dire?"

"Pensaci, Malfoy. Da adesso puoi scegliere di essere te stesso, non il figlio di qualcuno. Puoi andare avanti assieme ad Astoria, se è quello che vuoi, crearti una vita completamente diversa. Con lei potresti diventare migliore, voglio dire, lei è già migliore di te."

Hermione si sforzava di parlare cordialmente, ma per tutto il tempo non era riuscita a mettere da parte l'antipatia che provava nei suoi confronti.

Lo Slytherin l'aveva disturbata durante i compiti di Aritmanzia, aveva interrotto la tranquillità della Biblioteca che raramente riusciva ad avere tutta per sé e adesso le stava facendo perdere del tempo prezioso a discutere della sua vita sentimentale, di cui a lei non importava nulla.

D'altra parte, era una novità talmente inaspettata che Malfoy le rivolgesse la parola e che addirittura si sfogasse con lei, che non di era sentita di cacciarlo.

Ormai, però, sembrava non avere più niente da dirle. Se ne stava in silenzio, a fissare la mano che faceva tamburellare distratto sulla scrivania, tutto il corpo rivolto verso di lei. Non voleva andarsene, ed Hermione si vide costretta a elaborare un modo gentile per toglierselo di torno.

"Credevo che una come te non avrebbe mai tollerato che una ragazza innocente si avvicinasse a uno come me." Disse Draco, prima che lei potesse aprire bocca.

"Non è affar mio, Malfoy." Rispose Hermione, stancamente. "Sei libero di fare perdere la testa alla ragazza che preferisci. Ora, se permetti, io vorrei..."

Era successo in un attimo. Prima che potesse finire la frase, la mano dello Slytherin si era avvolta sulla sua nuca e lui aveva premuto con forza il viso contro il suo. La Gryffindor aveva cercato di protestare ma, quando si era scontrata con lui, le sue labbra erano già semi aperte per lo stupore.

La punta del naso schiacciata sul viso di Malfoy, si era ritrovata ad assaggiare l'umidità della sua lingua e ad assecondarne i movimenti senza nemmeno volerlo. Tutte le volte che le loro lingue si incontravano, lei cercava in realtà di protestare e divincolarsi, ma Malfoy continuava a trattenerla. Anche se le sue labbra erano morbide, i suoi movimenti erano ruvidi ed esprimevano qualcosa di molto simile all'odio.

Hermione provò a spingerlo via facendo pressione sulle spalle - notando che lui aveva persino sobbalzato al suo tocco - ma si era accorta di non essere abbastanza forte.

Recuperò quindi la bacchetta, la puntò alla cieca e pronunciò un Incantesimo Non-Verbale. Lo Schiantesimo funzionò e Draco volò contro un tavolo, spostando rumorosamente un paio di sedie.

Hermione ignorò gli avvertimenti di Madama Pince di fare silenzio, arrivati dall'altro capo della Biblioteca, le lanciò il Muffliato e andò da Malfoy che si massaggiava la schiena indolenzita. Lo schiaffeggiò talmente forte, che tutte e cinque le dita arrossate gli rimasero impresse sulla guancia pallida.

"Come ti sei permesso?" Gli urlò, del tutto fuori di sé. Aveva le labbra ancora inumidite della saliva di Malfoy e le asciugò sgomenta sulla manica del mantello. "Brutto figlio di un Troll! Io sono fidanzata!"

"Con chi, con Weasley?" Chiese lui, con una smorfia di disprezzo. "Vuoi proprio restare in basso."

"Non ti permettere! Ron ne vale cento di te!" Esclamò, furiosa. "Perché l'hai fatto?"

Anche se aveva baciato una Mudblood e per questo si era beccato un tatuaggio a forma di mano sulla faccia, Draco era tornato a ghignare malefico come ai vecchi tempi.

"Perché sono migliorato talmente tanto che volevo sapere che sapore ha una Mudblood."

Lei lo guardò con profondo disgusto: "Mi fai schifo, Malfoy."

Tornò al tavolo, dove diede un colpo di bacchetta ai suoi libri e pergamene, lasciando che si infilassero nella borsa da soli. Draco la seguì, continuando a ghignare.

"Adesso non vedi più nulla in me, vero?" Le domandò beffardo. "Niente briciole di bontà, solo uno mostro a cui nessuna ragazza per bene dovrebbe rivolgere la parola."

Hermione indossò la sua borsa a tracolla e lo fulminò con lo sguardo.

"Tu hai dei problemi molto seri e io ho sprecato fin troppo tempo con te." Gli puntò il dito contro. "Continua a comportarti male, mettiti nei guai, non mi interessa. Noi due abbiamo chiuso." Gli voltò le spalle e si allontanò col mento in aria.

"Hai fatto una promessa a mia madre, Granger."

"Non costringermi a scrivere a tua madre, Malfoy!" Gridò Hermione, voltandosi di scatto. Anche se Madama Pince era sotto l'effetto del Muffliato, si domandava per quanto ancora le sue urla l'avrebbero passata liscia. "Se lo faccio, sono certa che capirà perfettamente perché non voglio più saperne niente di te!"

Non sapeva se le sue parole avessero fatto effetto, se la minaccia che la sua famiglia venisse a conoscenza del suo grezzo tentativo di baciare una Mudblood lo preoccupasse, ma a lei non importava.

Uscì dalla Biblioteca a passo svelto, col desiderio di mettere quanta più distanza possibile tra di loro e, soprattutto, di cancellare quell'ultima mezzora dalla sua mente.

Il villaggio di Hogsmeade era sempre stato un luogo adorabile sotto le feste di Natale, con le luci colorate intorno ai lampioni e le vetrine dei negozi addobbate, ma dopo l'aggressione di Malfoy lo spirito natalizio di Hermione aveva subito un duro colpo.

Non riusciva più a unirsi alle chiacchiere allegre di Ginny e Luna; quando loro le chiedevano cosa la turbasse, lei rispondeva di essere preoccupata per l'enorme mole di compiti che avevano per le vacanze.

In realtà non faceva che pensare a quel bacio e a quanto si sentisse in colpa nei confronti di Ron. Era vero che era stata costretta, ma aveva comunque baciato Malfoy e questo significava che aveva tradito il suo fidanzato.

Non riusciva a credere in che razza di situazione l'avesse messa. Quel furetto meritava ben più di uno schiaffo.

Hermione avrebbe dovuto seguire i suoi stessi consigli e andare a parlarne con qualcuno; forse con la McGranitt o almeno con Harry, che sarebbe stato molto meno impulsivo di Ron.

Eppure, si sentiva sprofondare dalla vergogna alla sola idea di ammettere di avere baciato Malfoy. Era una faccenda privata e raccontarla in giro l'avrebbe fatta sembrare ancora più grande di quel che era.

Mentre Ginny e Luna indugiavano tra gli scaffali di Zonko, Hermione andò da Mielandia per fare una scorta di dolci da regalare a Ron per Natale. Non aveva intenzione di raccontargli nulla, ma aveva così tanto da farsi perdonare che per compensazione gli avrebbe comprato anche l'intero negozio.

Prese un cestino all'ingresso e lo riempì con tutte le Api Frizzole, le Super PalleGomma, i Rospi alla Menta e i Pallini Acidi che riusciva a infilare in una mano, finché non arrivò a uno scaffale pieno di dolcetti confezionati a forma di Boccino d'oro.

Le ali si muovevano all'interno dei pacchetti come a cercare di volare via e al centro vi era una frase, diversa per ciascuno.

Hermione ne trovò una adatta a Ron, che in quella fase del suo addestramento alla Scuola di Specializzazione per Auror aveva bisogno di tutto l'incoraggiamento possibile.

L'addestramento si era rivelato più duro di quanto lui avesse immaginato e, naturalmente, per quanto il suo ragazzo fosse forte e coraggioso, era anche incline ad abbattersi se perdeva la fiducia in se stesso.

Aggiunse il Boccino di cioccolato al suo cestino, immaginando che glielo avrebbe consegnato in un momento in cui fossero stati soli, così che il messaggio potesse arrivargli chiaro.

Quando uscì da Mielandia, si portava appresso una busta così grande e pesante che dovette ridurla per Magia e infilarla in borsa per poter riprendere la passeggiata. Aveva guardato l'orario e doveva andare all'appuntamento con Ginny e Luna ai Tre Manici di Scopa.

La strada era piacevolmente rumorosa, un po' a causa del chiacchiericcio dei numerosi e allegri studenti di Hogwarts, un po' per le musiche natalizie diffuse dai negozi.

Era ancora sovrappensiero, così concentrata su di un unico personaggio e su ciò che le aveva fatto, che a un certo punto in mezzo a quel beccano le sembrò di sentire proprio la sua voce.

Hermione era ormai a un passo dai Tre Manici di Scopa quando vide che più avanti, in uno spiazzo dalle parti della Stamberga Strillante, c'era proprio Malfoy. Sentì il sangue ribollire e avrebbe voluto scappare dalla parte opposta, ma quando alcuni passanti si spostarono lei vide che il Furetto stava discutendo in maniera molto accesa con Astoria. Maledì la propria curiosità. Cercando di non farsi notare, andò a nascondersi dietro l'angolo di un negozio e si mise in ascolto.

"Non spetta a te dirmi cosa devo fare." Disse la voce di Astoria, molto arrabbiata. "Come non spetta ai miei genitori o a una qualunque delle mie amiche."

"Ma devi credermi, lo dico per te!" Rispondeva Draco, accalorato. "È troppo rischioso, tu non sai in cosa io e la mia famiglia siamo ancora coinvolti!"

"Non mi interessa la tua famiglia, lo vuoi capire?" Astoria abbassò un po' la voce prima di aggiungere: "Mi interessi tu."

"Io non sono buono per te." Marcava le parole con tutta la frustrazione di cui disponesse. "Sarai più felice se mi starai lontano. Non la vuoi vivere la mia vita, dammi retta!"

Il passaggio di un gruppo di studenti con la ridarella impedì a Hermione di origliare le battute successive, che però dovevano essersi susseguite con lo stesso tenore delle precedenti. Quando fu di nuovo in grado di ascoltare, la voce di Astoria appariva rotta come sul punto di piangere.

"Sei soltanto un gran vigliacco." Gli rinfacciava. "Ti stai inventando tutto perché vuoi scaricarmi e non hai il coraggio di dirmelo!"

"Sì, ci hai preso." Disse Malfoy, ma non aveva risposto subito e si era fatto improvvisamente troppo sicuro di sé. "Non ti voglio e non sapevo come dirtelo. Ma basta prenderci in giro, ora che lo sai puoi liberarmi della tua presenza!"

Hermione era sicura che Astoria non si fosse aspettata una confessione del genere. Nascosta dietro al muro non poteva vederla, ma non faticava a immaginare la Slytherin ferita e sconvolta.

"Ah sì?" Farfugliò lei, con un fil di voce. "Beh, complimenti, alla fine sei stato chiarissimo. Me ne vado, non ti disturberò mai più!"

Non sentendo altre parole, Hermione si sporse a guardare. Astoria si allontanava a grandi passi, solcando la neve in direzione di Hogwarts.

Draco la osservò andare via poi, rimasto solo in mezzo agli studenti che gli passavano intorno senza notarlo, diede dei calci alla neve. Era di spalle rispetto ad Hermione, che lo vide portare le mani all'altezza degli occhi e pensò con stupore che stesse piangendo.

Forse l'interesse di Draco per Astoria era sincero. Ma allora perché aveva baciato Hermione?

Si sentì una sciocca per non esserci arrivata subito.

Malfoy non sopportava l'idea di essersi aperto con lei. Uscire dalla sua normalità, fatta di antagonismo e senso di superiorità, lo terrorizzava a morte. Dato che chiamarla Mudblood non faceva alcun effetto su di lei, aveva pensato che baciandola a tradimento si sarebbe fatto odiare abbastanza da ripristinare i soliti muri, e così era stato.

Draco voleva invece frequentare Astoria, ma aveva così paura di ricevere del bene e di non saperlo o poterlo ricambiare che aveva preferito lasciarla subito, prima che, andando avanti, diventasse davvero difficile.

Trovata la soluzione, Hermione si sentì meglio. Si era liberata di un peso, e finalmente la prospettiva di rivedere Ron per Natale la rendeva di nuovo felice e non più preoccupata e ansiosa. Non poteva perdonare Malfoy per averla coinvolta nei propri errori, ma poteva provare ad essere solidale con lui.

Aprì la borsa e tirò fuori dalla busta di Mielandia uno dei dolci appena comprati. Malfoy era rimasto fermo dove Astoria l'aveva lasciato. Hermione incantò il Boccino di cioccolato e lo fece volare verso la spalla del ragazzo.

Draco si voltò di scatto, spaventato. Senza osare toccare il Boccino che gli aleggiava irrequieto davanti alla faccia, si mise sulla difensiva e si guardò intorno in cerca del mittente. Hermione uscì dal suo nascondiglio per farsi riconoscere e, quando Draco la vide, capì subito che era stata lei.

La scrutò torvo cercando di capire che intenzioni avesse, ma lei non si mosse e gli concesse da lontano soltanto un sorriso indulgente. Lo Slytherin prese con cautela il pacchetto tra le mani, osservando il Boccino dibattersi nel tentativo di uscire. Si accorse della scritta al suo interno e l'avvicinò agli occhi per leggere meglio:

Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.

Draco tornò a fissare torvo Hermione, che già aspettava di vederlo mettere in atto una qualunque delle sue provocazioni passivo-aggressive.

Lui però non si liberò del Boccino. Se lo mise in tasca e, senza alcun cenno di considerazione, imboccò anche lui la strada per Hogwarts.

Non era stata granché come reazione, ma Hermione ne intuì lo stesso l'importanza: accettare il suo regalo era stata la più alta forma di gratitudine che Malfoy aveva da offrirle.

 

   
 
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