Nel corso della sua infanzia come tutti i bambini Regulus aveva sempre amato indossare le scarpe di suo padre, gli piaceva farlo, ogni volta che le metteva si sentiva sicuro di se, un vero adulto; comunque a suo padre non era mai piaciuto quel suo “vizio” e lo aveva convinto a smettere a forza di botte e maledizioni.
Ormai erano passati anni da quando Regulus correva per la grande casa indossando un paio di scarpe troppo grandi per lui e fingendo di essere qualcun altro assieme a Sirius, ma a volte ancora desiderava indossare le scarpe di qualcun altro per poter fingere di non essere se stesso almeno per qualche ora.
Forse era stato proprio questo desiderio a spingerlo quel giorno a sostare sulla soglia della vecchia stanza di Sirius ad osservare Kreacher impacchettare le cose del ragazzo, che all’inizio dell’estate si era trasferito dai Potter. Nessun membro della famiglia Black aveva ricevuto sue notizie per tre lunghi mesi, poi pochi giorni prima Sirius -o meglio la signora Potter- aveva inviato una lettera chiedendo a lady Black di inviare tutte le cose del suo primogenito al suo nuovo indirizzo. Walburga non era stata felice della lettera e dopo diverse crisi isteriche aveva ordinato a Kreacher di raccattare tutta la robaccia di suo figlio e di gettarla, poi si era ritirata nelle sue stanze per tutta la giornata e Regulus ovviamente aveva cambiato gli ordini che aveva dato a Kreacher, chiedendogli di inviare a Sirius le sue cose. Non che lui lo meritasse, ovviamente, ma Regulus riteneva che fosse giusto che suo fratello avesse le sue cose con se.
Così si era ritrovato ad osservare il suo elfo domestico raccogliere per ore vestiti, libri, scarpe e tutte le cose che Sirius aveva accumulato durante gli anni passati in quella casa. Mentre osservava distrattamente gli oggetti che Kreacher metteva in maniera ordinata nei bauli qualcosa saltò ai suoi occhi: si trattava di un paio di vecchi anfibi, abbastanza consumati, sbiaditi e con la suola incrostata di fango, erano davvero orrendi e se Walburga li avesse visti li avrebbe sicuramente buttati, ritenendoli inadatti ad un erede della famiglia Black.
Ma Regulus sapeva quanto Sirius tenesse a quelle scarpe, anche se erano un paio di anni che non poteva più indossarle,
 
-No…- mormorò Regulus quando vide Kreacher sollevarle per metterle nel baule -quelle le voglio tenere io-
 
l’elfo domestico annuì lentamente
 
-Come desiderate padron Regulus…- rispose porgendogli le scarpe,
 
il ragazzo le afferrò mormorando un grazie, poi si voltò e si ritirò nelle sue stanze, non aveva altro da fare lì.
Il primo settembre arrivò piuttosto in fretta, per Sirius e non abbastanza per suo fratello, ma questo lui non poteva saperlo; mentre saliva sull’Hogwarts Express inconsciamente cercò con lo sguardo Regulus, a Sirius non ci volle molto per riconoscere l’esile figura del quindicenne che saliva a qualche vagone di distanza da lui: come sempre era vestito di tutto punto, come si addice ad un Black, ma qualcosa in lui era diverso: infatti ai piedi invece delle solite scarpe di cuoio nero il ragazzino indossava un paio di vecchi anfibi consumati. A Sirius sfuggì un sorriso, poi salì sul treno distogliendo lo sguardo, aveva riconosciuto i vecchi anfibi che Regulus indossava, erano i suoi.