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Autore: JasonTheHuman    12/01/2021    0 recensioni
Umani.
Verità o finzione? Antica civiltà perduta o solo una vecchia favola dei pony?
Nessun pony ne ha mai visto uno, e molti non ne hanno neanche sentito parlare. Ma Lyra sa che queste creature meravigliose sono più di una vecchia leggenda, ed è determinata a scoprirne di più… e possibilmente far impazzire la sua coinquilina nel processo.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5

VESTIRSI CON STILE
 

Sentì dei passi quieti provenire dal corridoio. Una porta si chiuse cigolando, seguita dal rumore della serratura chiusa a chiave.

Lyra era ancora sveglia, ascoltava i suoni rivelatori di Bon-Bon che andava a letto, aspettando finché non fosse sicura che non sarebbe stata disturbata. Era più per il bene di Bon-Bon che per il suo; Lyra le aveva promesso che non ci avrebbe mai più provato, non dopo il primo disastro.

Stava seduta sul suo letto, il diario sul comodino. Sollevò gli zoccoli davanti al viso, chiuse gli occhi e si concentrò. Sentì che la magia la stava cambiando, un poco alla volta. Tutta quella pratica aveva reso l’esecuzione di quell'incantesimo molto più facile, con meno incidenti. Ormai provava a malapena disagio durante il processo. C’erano volute solo due notti dall’attacco di panico di Bon-Bon affinché Lyra non fosse più in grado di resistere al desiderio di provare la sua scrittura a mano. Ora lo faceva almeno tre notti a settimana.

Quando aprì gli occhi, vide un perfetto paio di mani. Era una vista che riusciva sempre a farla sorridere. Piegò le dita, abituandosi nuovamente alla loro sensazione. Quale sarebbe stata la reazione se avesse provato a tenerle in quel modo per tutto il tempo? Vero, la maggior parte dei pony avrebbe probabilmente reagito allo stesso modo di Bon-Bon… Perlomeno Lyra poteva sempre usare le mani in momenti come quello, quando era da sola. Raccolse il suo diario e la piuma, poi girò su una pagina vuota.

Non aveva avuto altri sogni durante le ultime notti. Tuttavia, uno dei dettagli ricorrenti era rimasto nella sua mente. Mentre osservava la pagina, Lyra si grattò il mento pensierosa, poi cominciò ad abbozzare qualche linea.

Prima di tutto, doveva ottenere la giusta postura. E le curve della figura. Le femmine umane avevano alcune differenze nella forma rispetto ai maschi. Lyra passò le dita attraverso la sua criniera. Arrivavano fino alle spalle, perciò provò a disegnarlo in quel modo anche nel suo schizzo. Non sembrava del tutto giusto, perciò lo fece un pò più corto. Il collo umano non era lungo quanto quello di un pony.

Oltre a questo, c’era il problema dei vestiti. I pony indossavano abiti solo per le occasioni speciali, ma gli umani erano sempre vestiti. In situazioni informali portavano pantaloni - Lyra li disegnò sopra le gambe della figura, ed una maglietta a maniche lunghe per la parte superiore. Si, ora sembrava davvero bella.

Infine, la faccia. Lyra si fermò un momento. Le sue dita accarezzavano pigre la piuma della penna. Come sarebbe stata la sua faccia da essere umano? Provò con una generica faccia femminile. Gli occhi - sembravano un pò piccoli, ma era normale. Le sue orecchie non sarebbero state a punta e sarebbero rimaste ai lati della testa, quasi al centro. Niente corno.

Il corno era una cosa a cui pensava spesso. Gli umani non lo avevano, quindi non potevano usare la magia. Forse però non era così male. Dopotutto, avere le mani sembrava uno scambio equo. Alzò la mano sinistra per esaminare ciò che aveva scritto con la destra. Le parve più facile controllare la penna con la mano destra, quindi continuò ad utilizzare solo quella.

Ecco fatto - questo era come sarebbe stata da essere umana. Lyra sollevò il libro ed esaminò il proprio lavoro. Non era niente male. Tutti quegli strani dettagli - la postura bipede, la mancanza di coda, le dita - quando facevano tutti parte di una figura umana non sembravano poi così strani. Lyra si ritrovò a desiderare di avere davvero quell’aspetto, ma… Le mani erano già state una sfida difficile. Sospirò. Quello che intendeva fare era probabilmente fuori questione.

Lyra chiuse il diario e lo rimise a posto sul comodino. Poi spense le candele e appoggiò la testa sul cuscino. Forse era davvero ridicolo immaginare sé stessa come un essere umano. Sapere che erano reali non cambiava nulla. Non sarebbe mai stata umana, non importa cosa avesse fatto.

C’era un punto pruriginoso dietro il suo orecchio, quindi lo raggiunse per grattarsi… e si rese conto di avere ancora le mani. Per un pelo...per quanto le desiderasse, Bon-Bon avrebbe potuto sbatterla fuori se le avesse tenute, quindi dovevano sparire. La luce verde del suo corno le illuminò, mentre le dita rientravano negli zoccoli.

 

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La mattina dopo, Bon-Bon stava preparando la colazione, come faceva di solito durante il fine settimana. Durante il mese compreso tra le due feste più importanti dell’anno, il lavoro procedeva ad un ritmo più rilassato e poteva prendersela con più calma. Senza contare che tutte le cose folli che aveva fatto Lyra sembravano essersi ridotte nell’ultimo periodo. Bon-Bon sarebbe stata ancora più contenta, se non avesse più visto un altro paio di mani.

“Buongiorno, Bon-Bon,” disse Lyra.

“Buong-” Bon-Bon si girò, vide Lyra e si fermò. “Ehm...come mai quel…?”

Lyra indossava un abito bianco e - cosa piuttosto inusuale per un pony - un paio di pantaloni neri. Una cravatta penzolava attorno al suo collo. Bon-Bon provò una strana sensazione, come se sapesse di cosa si trattava, ma sperò di essere nel torto.

“Devo andare da Rarity, più tardi,” disse Lyra. “Pensavo sapessi che oggi devo prendere l’abito per il Galà.”

Bon-Bon tirò un sospiro di sollievo. “Ah si, avevo quasi dimenticato che ne hai ordinato uno da lei.”

Il corno di Lyra cominciò a splendere e, abbassando lo sguardo verso la cravatta, si diede un’aggiustata. “Comunque, gli umani si vestono sempre così e stavo pensando che potrei farne un’abitudine. Personalmente, credo che mi stia bene.”

Bon-Bon la fissò. Cominciò a parlare - o almeno ci provò, dato che non riusciva a trovare le parole. Abbassò lo sguardo sugli zoccoli di Lyra per assicurarsi che fossero...beh, zoccoli.

“Ehm, è…”

“Non ti piace?” chiese Lyra. 

Bon-Bon arricciò il naso. “Non è quello, penso solo che...beh, deve essere davvero un bel problema vestirsi così ogni giorno. Sei sicura di volerti impegnare in una simile sfida?”

“Nah, non è così difficile. Non mi ci è voluto molto.” Lyra si sedette a tavola. “Comunque, mangiamo!”

Prendendo un respiro profondo, Bon-Bon si unì a lei. I vestiti non erano un gran problema. A molti pony piacevano. E forse Lyra, dopo un po’ di tempo, si sarebbe stancata ed avrebbe rinunciato a questa follia.

Eppure, continuava a sedersi in quel modo. Con la schiena appoggiata sulla sedia. Come se pensasse di essere una di loro.
 

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Lyra uscì di casa poco dopo la colazione. Fuori faceva freddo. Le foglie avevano già cominciato a cadere, ma gli alberi si sarebbero denudati del tutto non prima di altre due settimane, fino alla Corsa delle Foglie. L’arancio ed il rosso degli alberi si stagliavano in netto contrasto con il cielo grigio.

Indossare degli abiti era un ottimo modo per tenersi al caldo. Sicuramente aiutava a bloccare parte del vento. Questa poteva divenire una buona abitudine, dopotutto. Lyra stava cominciando a chiedersi perché questo particolare aspetto della cultura umana non fosse stato mantenuto dai pony.

Mentre trottava attraverso la città, in direzione della boutique di Rarity, Lyra notò alcune teste che si giravano per guardarla. Nei suoi sogni, gli umani indossavano sempre vestiti, ma quello non era il modo in cui la cultura pony funzionava. Gli abiti facevano davvero risaltare un pony.

Lyra bussò alla porta di Rarity ed aspettò pazientemente, canticchiando contenta e oscillando avanti e indietro sui suoi zoccoli.

La porta si aprì e, quando Rarity vide di chi si trattava, sorrise. “Ah, mi aspettavo di vederti proprio oggi. Vieni dentro. A proposito, adoro il tuo abito.”

“Davvero?” disse Lyra, seguendola all’interno del negozio.

“Oh, ma naturalmente! Un classico bianco e nero, e quella cravatta tiene tutto insieme. Sei proprio un pony di Canterlot, vero?” Rarity la esaminò con approvazione. “Qualche occasione speciale?”

“No, mi andava così,” disse Lyra. “Trovo che i pantaloni siano davvero comodi.”

“Sai, sembra che piacciano anche a mia madre, sebbene io li abbia sempre trovati un po’...attillati, ecco,” disse Rarity, accigliata. Spostò nuovamente lo sguardo su Lyra. “Oh, ma tu li porti benissimo!”

“Grazie!” Rarity sembrava abbastanza sincera.

“Ma non ci distraiamo. Sono sicura che adorerai ciò che ho preparato per te,” disse Rarity, guidandola attraverso il caotico guazzabuglio di scorte e schizzi fino a raggiungere un vestito appena completato su un manichino. “Ti piace?”

Il vestito di Lyra era di un bianco purissimo, ad eccezione di alcune finiture in turchese ed il ricamo sul retro. La parte posteriore dell’abito fuoriusciva con eleganza. Le maniche ed il collo avevano dei dettagli in oro mentre una spilla, con la forma del suo cutie mark, era nella parte frontale.

“Sembra...fantastico!” disse Lyra. Le ricordava più che altro una toga - uno stile di indumento umano, sebbene non fosse sicura che Rarity ne avesse mai sentito parlare.

“Perché non lo provi?” Devo assicurarmi che sia assolutamente perfetto,” disse Rarity. “Oh, e non dimenticare le scarpe abbinate ed il fermaglio. Ho lavorato d’anticipo e ti ho preparato l’intero insieme.”

“Wow, è davvero fantastico,” disse Lyra, ammirando i dettagli sulla spilla.

“Ora, veloce. Mi piacerebbe vedere come ti sta indosso,” disse Rarity. Il suo corno brillava mentre toglieva l’abito dall' intelaiatura e lo passava a Lyra.

“Certo” rispose Lyra. “Ehm...scusami.” Fece un passo dietro uno schermo, si tolse camicia e pantaloni ed indossò l’abito.

Rarity la raggiunse mentre esaminava il suo riflesso nello specchio. “Quindi, ti piace?”

“E’ davvero meraviglioso” disse Lyra. Si girò da un lato all’altro, allungando il collo per vedersi da tutte le diverse angolazioni. Poi si alzò con attenzione sulle sue zampe posteriori.

“Ehm...Cosa stai facendo?” chiese Rarity.

“Volevo solo vedere com’è…” disse Lyra. Cercò di rimanere in equilibrio, ma era difficile stare in piedi su due zampe a lungo.

Rarity si morse il labbro. “Lyra, ho notato che spesso ti siedi in modo un po’ strano, specialmente quando ti esibisci. Forse al Galà dovresti tentare di essere un po’ più…” Cercò la parola giusta. “Signorile.”

Lyra tornò a quattro zampe. “Eh? Oh, giusto…”

“E’ un evento formale. Sei stata piuttosto fortunata ad essere invitata. Dovresti sapere che a Canterlot si aspetteranno questo genere di formalità,” disse Rarity.

“Sei già stata al Galà, vero Rarity?” chiese Lyra.

Il viso di Rarity si contrasse. “Ebbene...si, ma temo che non vi parteciperò più. Ciononostante...non esitare a dire a tutti dove hai preso il tuo abito su misura. E se vedi qualche importante personalità di Canterlot -”

“Probabilmente, non sarei in grado di riconoscerle. Non ho mai prestato attenzione a questo genere di cose,” rispose Lyra. “E comunque grazie ancora.”

“Nessun problema.” Rarity riacquistò la sua compostezza. “Vuoi che te lo impacchetti?”

 

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Lyra uscì dalla boutique e si diresse verso casa attraverso Ponyville, pensando a ciò che Rarity le aveva detto. Il pacco fluttuava accanto a lei.

Canterlot.

Lyra provava emozioni contrastanti riguardo al tornare in quel luogo. Come aveva detto Rarity, era molto formale. Dire noioso ed antiquato sarebbe stato più corretto. Tuttavia, il Gran Galà Galoppante restava comunque un grande onore. Essere stata invitata era prova del suo talento come musicista.

Salì a casa sua ed aprì la porta. La sua testa era piena di pensieri mentre, come al solito, procedeva verso il salotto.

Rarity l’aveva davvero chiamata un “pony di Canterlot”. Quello sì che faceva ridere. Quegli abiti erano più per gli umani che per l’alta società. Lyra si era sempre sentita fuori posto a Canterlot, ragion per cui era stata più che felice di andarsene dalla casa dei suoi genitori.

“Oh, eccola! Ci sei mancata, Heartstrings!”

Udendo la voce del padre, Lyra alzò subito la testa. Bon-Bon era seduta in salotto con un unicorno blu scuro ed un pegaso viola. Lyra era senza parole. I suoi...genitori? Qui? Ora? Il pacchetto cadde a terra. “Papà? Mamma? Quando siete arrivati?”

“Sono arrivati qualche minuto fa. Ho detto loro che saresti tornata a breve,” disse Bon-Bon.

“Ti avevamo detto che saremmo passati a trovarti oggi,” disse sua madre. “Devi aver ricevuto la nostra lettera. Ti sei persino vestita elegante. Ma che bellina.”

“Oh...giusto,” disse Lyra, sorridendo nervosa. Non aveva ricevuto alcuna lettera. Si sciolse la cravatta; si stava facendo caldo là dentro. La cosa buffa era che, fino a qualche secondo prima, stava tremando all’aperto. “Vado a mettere a posto questa e torno in un baleno.”

Lasciando la stanza forse un po’ troppo velocemente, Lyra si diresse verso la propria stanza. Prima lanciò il pacchetto nel guardaroba, poi sollevò il suo diario e lo nascose sotto al letto. Affrettandosi nello studio, tolse tutti i suoi vecchi libri e li fece cadere dietro il divano.

Lyra esaminò la stanza, soddisfatta dei suoi sforzi. Doveva forse togliersi i suoi abiti umani? No, ci avrebbe messo troppo tempo. Oltretutto, sua madre aveva già commentato quella scelta. Lyra si girò, solo per trovarsi faccia a faccia con Bon-Bon.

“Non mi avevi detto che i tuoi genitori sarebbero venuti a trovarti, Heartstrings,” disse Bon-Bon, ponendo una strana enfasi sul nome. “Cos’è questa storia della lettera?”

“Non ho mai ricevuto niente. Dev’essersi persa nella posta,” disse Lyra. I suoi occhi guizzavano intorno alla stanza, cercando tracce di quello che avrebbe potuto dimenticare. “Sai, no? Quel pegaso che ci porta sempre la posta. E’ una perfetta imbranata. Perde sempre qualcosa.”

“Potrebbe essere così, Heartstrings. Comunque, stavo giusto per preparare il pranzo. Mi trovi in cucina. Perché non passi un pò di tempo con la tua famiglia? Ti stanno aspettando.”

Gli occhi di Lyra schizzarono ancora una volta intorno alla stanza. “Ottimo! Tu va-” si fermò. “Aspetta, perché continui a chiamarmi in quel modo?”

“Intendi Heartstrings?” chiese Bon-Bon, con un sorrisetto malizioso.

“Io…” cominciò Lyra. Sbatté le palpebre. “Non ti ho mai detto il mio vero nome, vero?”

“No, non l’hai mai fatto. Ero sicura che avessero bussato alla porta sbagliata quando hanno chiesto di Heartstrings. Se solo avessi potuto vedere le loro facce quando ho detto loro che la mia coinquilina Lyra era fuori! Perché non mi hai detto che Lyra era solo un soprannome?” disse Bon-Bon.

Lyra sospirò. “Hai ragione...ho usato un nome umano fin da quando sono arrivata a Ponyville.” Bon-Bon rimase a bocca aperta, ma non disse nulla. “Non mi è mai passato per la testa di tornare a Canterlot, ma...non mi è mai piaciuto il mio vero nome.”

“Viviamo assieme da qualche anno ormai. Potevi almeno dirmi qual’era il tuo nome.”

“Mi dispiace...ma devi farmi un favore! Ti prego, non dire nulla ai miei genitori della ricerca che sto facendo.”

“La tua...ricerca?” Bon-Bon aggrottò le sopracciglia.

“Riguardo gli esseri umani. I miei genitori...non l’hanno mai accettata. Pensavano stessi solo attraversando una fase. Tutto ciò che volevano era che mi comportassi come un normale unicorno. Tutto quello che riguarda gli umani...pensano che siano solo un mucchio di fandonie.”

“Lyra, anche io credo siano un mucchio di fandonie.”

“Quante volte te lo devo dire? Ciò che ha detto Luna dimostra che c’è molto di più! Ed ho intenzione di scoprirlo.” Lyra prese un profondo respiro. “Ma… per favore. Solo per oggi, potresti comportarti come se io fossi...normale?”

“Capisci quanto questo sia difficile.” Gli occhi di Bon-Bon si strinsero.

“Mi dispiace. Lo so che te ne ho fatte passare di cotte e di crude di recente,” disse Lyra. Fissò il pavimento, cercando di sembrare il più apologetica possibile. Sperò che fosse convincente.

“Normale…” disse Bon-Bon. “Ti rendi conto di quanto stai chiedendo, vero? Non mi hai neppure mai detto il tuo vero nome! E dopo l’incidente con quelle mani-”

“Abbassa la voce, per favore!” La voce di Lyra si ridusse ad un aspro sussurro. Lanciò un’occhiata verso la sala, nervosa.

“Sei totalmente fuori di testa.” Bon-Bon scosse la testa. “Non so davvero per quanto riuscirò a sopportare tutto questo.”

“Mi dispiace davvero per quello. Onestamente, sì lo sono. Ma...erano così orgogliosi quando hanno saputo che ero stata ingaggiata per il Galà, ed hanno sempre voluto che mi concentrassi sulla mia carriera musicale…” disse Lyra. “Non capiscono quanto siano importanti gli umani per me.”

“Neppure io lo capisco.”

“Solo per oggi. Nessuna di noi farà menzione degli umani.”

“Sarebbe davvero meraviglioso, Heartstrings. Forse potresti trasformarla in abitudine,” disse Bon-Bon.

“Sono seria. Non dire niente.” Puntò lo zoccolo in direzione di Bon-Bon. Non voleva discuterne più. Si diresse verso la sala, mentre Bon-Bon andò in cucina.

“Scusate per l’attesa,” disse Lyra ai suoi genitori. Stava per mettersi a sedere sulla poltrona, ma si fermò all’improvviso. Non poteva sedersi come faceva di solito. Non davanti a loro. In modo lento e goffo si stese come facevano buona parte dei pony. Non era una posizione normale per lei.

“E’ passato parecchio tempo dalla tua ultima lettera. Non abbiamo avuto tue notizie per mesi,” disse sua madre. “Come sei stata?”

“Oh, sono stata...impegnata…” La voce di Lyra si assottigliò. Si corresse subito, “La pratica, ovviamente.”

“La tua coinquilina ce l’ha fatto sapere,” disse suo padre, spingendo in alto gli occhiali. “Non riesco ancora a credere che tu sia stata chiamata al Gran Galà Galoppante. E’ un grande onore.”

“Abbiamo sempre saputo che eri un prodigio,” aggiunse sua madre. “E comunque, quando siamo arrivati qui, la tua coinquilina ci ha detto che stai ancora utilizzando quel vecchio soprannome. Pensavo che ormai fossi cresciuta!”

“Oh, quello?” disse Lyra. La sua voce tremò. “Beh, in un certo senso il nome … E’ come mi chiamano tutte le perso-” Si corresse da sola. “E’ come mi chiamano tutti i pony ora.”

“Almeno hai smesso con quelle ridicole vecchie storie”, disse suo padre.

Lyra trattenne a malapena uno sfogo di rabbia, sapeva che non ne valeva la pena. I suoi parenti erano inamovibili nel loro scetticismo. Tanti anni prima, suo padre aveva esaminato la sua relazione sugli umani ed aveva affermato che non vi erano prove che fossero reali. Ma poteva forse dire altrettanto di tutte quelle prove attorno a loro, di tutte quelle reliquie della società umana in Equestria, così ovvie se uno sapeva dove guardare?

Bon-Bon uscì dalla cucina, tenendo con cautela tra i denti un vassoio di cibo. Lo appoggiò sul tavolo. “Quando ho saputo che sareste arrivati, mi sono assicurata di preparare qualcosa di speciale.” Erano gli avanzi della casseruola che aveva preparato quella mattina per colazione. Aveva fatto un ottimo lavoro nel farla sembrare fresca.

“Comunque, non credo di aver afferrato i vostri nomi prima.”

“Dewey Decimal,” disse il padre di Lyra.

“E il mio nome è Cirrus,” disse sua madre. Cominciò il piatto. “E’ davvero delizioso. Hai detto di essere una cuoca professionista?”

“Pasticcera,” chiarì Bon-Bon. “Ho ottenuto il lavoro di recente, ad esser sincera.”

Lyra tirò un sospiro di sollievo. La conversazione si era allontanata da lei - almeno per il momento. E i suoi genitori non avrebbero insistito sulla questione del suo nome, tutto sarebbe andato per il verso giusto e si sarebbe potuta godere la visita.

“Sei davvero fortunata, Heartstrings. Immagino tu riceva dolci fatti in casa tutto il tempo” disse Dewey.

“Si...qui è tutto fantastico” disse Lyra.

“Naturalmente” disse Bon-Bon.

“Tutto perfettamente normale” aggiunse Lyra.

Suo padre fece un cenno d’assenso. “Mi fa piacere saperlo. Comunque sono successe molte cose da quando hai lasciato Canterlot, Heartstrings.”

Lyra trasalì al suo nome. Sapeva che l’avrebbe udito fin troppe volte quel giorno. Ma onestamente, aveva sedici anni. Era un’adulta ora, ed aveva vissuto da sola ormai per parecchi anni. I suoi genitori la trattavano ancora come una puledrina.

Le ore successive passarono piuttosto in fretta. Sua madre aveva cominciato a parlare dei piani della fabbrica meteorologica per l’inverno successivo. Suo padre voleva solo parlare della società di Canterlot, argomento che Bon-Bon sembrò apprezzare parecchio. Lyra trattenne uno sbadiglio.

Ad un certo punto chiesero a Lyra di suonare qualcosa del repertorio per il Galà. Tirò fuori la sua lira e suonò un pezzo per loro.  Continuò a suonare fino alla prima metà - la melodia si sarebbe comunque ripetuta nella seconda parte - e poi rimise la lira nella sua custodia.

“Sarebbe davvero fantastico se tentassi di portare il tuo talento ancora più in alto,” disse Bon-Bon, con un cenno d’assenso. “Forse dovresti concentrarti di più su questa tua dote?”

“Beh, ci sono state...altre cose...che occupavano il mio tempo,” Lyra notò lo sguardo che le diede Bon-Bon e capì esattamente cosa volesse dire.

“Per esempio?” s’intromise Dewey. Lyra non aveva idea di cosa dire.

Poi qualcuno bussò alla porta.

“E’ arrivato qualcuno?” La testa di Lyra si alzò. “Vado a vedere.”

Era contenta di allontanarsi per qualche momento. Chiunque fosse, questa distrazione era più che benvenuta.

Dopo che Lyra lasciò la stanza, Cirrus si rivolse a Bon-Bon. “Comunque, ci ha fatti stare in pensiero. Heartstrings non ti ha mai fatto menzione degli umani, vero? Quand’era solo una puledrina, era semplicemente ossessionata e non è una buona cosa per lei. Sta persino continuando ad usare quel nome.”

Una parte di lei voleva gridare, voleva dire ai quei normalissimi pony di Canterlot quali orrori aveva vissuto per colpa della loro figlia psicopatica. Tuttavia, contro il suo stesso buon giudizio, rispose semplicemente, “Umani? No, naturalmente. Chi o cosa sarebbero? Non ne ho mai sentito parlare.”

“Oh, che sollievo. Deve averli dimenticati,” disse Cirrus.

Bon-Bon lanciò uno sguardo verso l’ingresso.

“Salve, Lyra. Speravo davvero di trovarti in casa. Posso entrare?” Era la voce di Twilight.

“Certo. Ehm, i miei genitori sono qui per una visita, comunque”.

“Va bene.” Twilight seguì Lyra e si diressero verso la sala. Si fermò non appena vide il padre di Lyra. Sul suo viso comparve un sorriso. “Signor Dewey! Da Canterlot?”

“Twilight Sparkle! E’ da parecchio tempo che non ti vedo,” disse con un cenno del capo. “Mi ero quasi dimenticato vivessi a Ponyville ora.”

“Lyra? Non mi hai mai detto che tuo padre è il Signor Dewey!” disse Twilight con un sogghigno.

“Non l’hai mai chiesto,” rispose Lyra.

Sembrava che Twilight avesse le lacrime agli occhi. “Mi manca così tanto la biblioteca di Canterlot. E’ la più grande d’Equestria ed ero solita passarci ore.

“Come stai Twilight? Studi ancora per la Principessa, presumo,” disse Dewey.

“Naturalmente. Ad essere sincera, mi ha assegnato un nuovo incarico. Sono venuta perché dovevo ritirare un libro che Lyra ha preso in prestito,” disse Twilight. “Pensavo ti fossi dimenticata. E’ il …-”

“Oh, quel libro?” la interruppe Lyra. “Non mi sono dimenticata. Infatti si trova nello studio, andiamo a riprenderlo.” Il libro in questione era nascosto, insieme ad altri, dietro al divano. S’inventò velocemente una scusa - era terribilmente disorganizzata, era finito lì per incidente...insieme agli altri libri, mentre gli scaffali erano vuoti? No, non aveva alcun senso.

“Fantastico,” disse Twilight. “Probabilmente non me ne sarei mai ricordata, se non fosse che la Principessa mi ha chiesto di scriverle alcune informazioni in un rapporto.”

Notò che i suoi zoccoli avevano cominciato a strisciare sul pavimento. Lyra si era portata alle sue spalle e la stava spingendo verso lo studio. “Molto interessante, Twilight. Andiamo a cercare quel libro. Devi essere molto impegnata.”

“Va bene, Lyra, posso andarci da sola,” disse Twilight.

Lyra si affrettò lungo il corridoio, Con lo sguardo confuso, Twilight la seguì. Dirigendosi verso la poltrona, senza dire una parola sollevò il libro incastrato tra esso ed il muro.

“Strano, come sarà finito là dietro?” disse Lyra con voce piatta. “Comunque, ecco il tuo libro. Stavamo giusto discutendo di una questione importante, quindi se potessi andare e-”

“Tanto per essere sicura, hai finito con questo, giusto? Hai ottenuto tutti le informazioni di cui avevi bisogno?” Chiese Twilight.

“Certo, naturalmente. Puoi riprenderlo. Sono a posto.” Alzò lo zoccolo.

“Bene...grazie!” Twilight uscì dalla stanza e passò attraverso la sala, in direzione della porta.

Il padre di Lyra parlò. “Non sapevo che voi due foste amiche. Ci piacerebbe davvero sapere che cosa hai fatto di interessante, Hearstrings.”

“Ehm, si...mi dispiace,” disse Lyra. Sperava davvero che Twilight se ne andasse presto, prima di poter dire qualcosa riguardo al contenuto del libro.

“Strano, non ho mai trovato utile un libro sulla criptozoologia, ma ho cercato nella mia libreria e questo è l’unico libro in mio possesso che potrei usare per la mia ricerca.”

Lyra stava cominciando a sentirsi sotto l’effetto di un incantesimo di stordimento.

“Davvero? Cosa ti ha incaricato di studiare la principessa, questa volta?” chiese Dewey, sistemandosi gli occhiali.

Twilight si fermò per un momento, “Invero, Lyra, potresti aiutarmi tu con questo argomento. Non avevo mai sentito parlare degli umani finché non ti sei presentata da me.”

Dewey sembrò essere preda di un attacco di tosse. “Hai detto...umani?”

“Pensavo avessi chiuso con questa ossessione per gli umani, Heartstrings,” disse Cirrus.

“Ho chiuso! Certo che ho chiuso!” insistette Lyra.

“Qualche settimana fa eri nella mia libreria, a chiedere di loro.” Twilight inclinò la testa, accigliata. “Questo è il libro in cui mi sono imbattuta. Non sono riuscita a trovare altro riguardo agli umani, nei miei libri. Comunque, ho notato che il tuo zoccolo è migliorato.”

Bon-Bon si strozzò con un morso di casseruola.

“Si, te l’avevo detto che non era niente,” disse Lyra. La sua mente si riempì di domande. La Principessa Celestia voleva un rapporto sugli umani, ma se Luna possedeva qualche indizio, entrambe ne sapevano più di chiunque altro. Oltre a questo, Luna non aveva forse detto che non avrebbero mai più parlato degli umani? Perché Celestia avrebbe mandato la sua allieva ad eliminare qualsiasi informazione rimasta? A meno che…

“Heartstrings, pensavamo avessi messo la testa a posto” disse suo padre, scuotendo il capo.

Sua madre intervenì. “Sono sicura che devi essere molto impegnata a preparare la tua esibizione al Galà. Hai solo pochi mesi. E’ meglio che Twilight scriva il suo rapporto.” Spostò lo sguardo su quest’ultima. “Ma non riesco a credere che la Principessa voglia che tu scriva una relazione così ridicola.”

Twilight lanciò uno sguardo verso la porta. “Forse sono venuta in un cattivo momento…” 

“Va tutto bene,” disse Lyra. “Ho chiuso con gli umani. Non dovrei concentrarmi sulla mia musica?” Non riusciva a credere a ciò che stava dicendo, ma doveva parlare con cautela ora. Twilight che si presentava in quel modo, all’improvviso, era oltremodo sospetta.

“Fa piacere sentirtelo dire,” disse Cirrus. Si rivolse a Dewey, “ti ho sempre detto che non avresti mai dovuto darle quei libri.”

“Non credevo che sarebbe diventato un simile problema,” disse lui.

Lyra sogghignò nervosa. “Non possiedo più quei libri, quindi…”

“Beh, grazie per avermelo restituito,” disse Twilight, muovendosi lentamente verso la porta. “In verità, la Principessa non mi ha detto molto. Mi da sempre delle ricerche in più, in aggiunta ai miei soliti studi, nulla di speciale.”

“E’ piuttosto strano,” disse Dewey. “ Ma non dovremmo trattenerti dal tuo lavoro.”

“Avete ragione. Non dovrei fermarmi più del dovuto,” disse Twilight. Si girò velocemente e uscì dalla porta.

I genitori di Lyra si voltarono verso di lei. Ci fu un lungo e doloroso silenzio.

“Quindi...qualcuno vuole il dessert?” si offrì Bon-Bon.
 

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Quando scese la notte, Dewey e Cirrus diedero i loro saluti e Lyra fece altrettanto mentre la loro carrozza partiva lungo la strada per Canterlot. Non appena fu fuori dal campo visivo, tornò dentro.

“Devo dire che la tua famiglia mi ha sorpreso,” disse Bon-Bon, mentre entrava in casa. “Sono così ordinari. Conoscendoti, mi aspettavo fossero -”

“Ci sta tracciando” disse Lyra.

Bon-Bon la fissò. “Chi?”

“La Principessa Celestia!”

Bon-Bon si diede lo zoccolo in faccia. “Di che cavolo stai parlando ora, Lyra?”

“Credi davvero che Twilight in giro, a chiedere degli umani, sia una semplice coincidenza? E’ l’apprendista personale della Principessa! Mi sta spiando perché loro sanno che io so qualcosa che nessuno dovrebbe sapere!” Lyra stava andando su e giù per la stanza.

Eccola che ricominciava. Avevano appena avuto un giorno quasi normale, e Lyra era stata in grado di passarlo come un pony ragionevolmente sano ma, non appena i suoi genitori se n’erano andati, era di nuovo impazzita.

“Lyra, Twilight è la nostra vicina da più di un anno, ormai. Non è una spia,” disse Bon-Bon.

“E allora perché la Principessa ha bisogno di un rapporto sugli umani? Se Luna possiede qualche indizio, direi che loro ne sanno già abbastanza,” disse Lyra. “E’ me che stanno studiando.”
   
 
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