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Autore: Magica Emy    13/01/2021    5 recensioni
"Sono passati sei mesi da quando ci siamo sposati e la palestra è passata definitivamente nelle nostre mani. Tendo-Saotome si legge all'entrata e sì, mi fa ancora uno strano effetto. Il tempo dei giochi è finito, ora si fa sul serio."
Sequel di "Trappola d'amore"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho trascorso l'intero pomeriggio a farmi fare una bella lavata di capo da Soun. A dire il vero stava quasi per uccidermi senza tante cerimonie, e sono sicuro che ci sarebbe riuscito se mio padre non fosse intervenuto per difendermi. Anche se, dopo tutte le cose terribili che ho detto, sono praticamente indifendibile. Sapevano già tutto, hanno detto che urlavamo talmente forte che probabilmente ci avranno sentito fino in Cina. Non vado certo orgoglioso di quello che ho fatto, anzi, mi sento un verme, ma non può finire così. Devo assolutamente provare a scusarmi con Akane, anche se so che non sarà facile. Stavolta ho passato il limite e non potrò certo biasimarla se non vorrà più parlarmi, ma non posso arrendermi con lei. È mia moglie, dovrà almeno ascoltarmi. Per questo adesso sono qui sul tetto, nell'unico posto dove corre a rifugiarsi ogni volta che c'è qualcosa che non va. E infatti eccola lì, rannicchiata su se stessa a contemplare il cielo stellato con aria assorta, gli occhi e le guance arrossate dal pianto. Sono proprio uno stronzo, ma deve sapere che non ho mai dubitato di lei. Anche se le ho urlato in faccia l'esatto contrario,offendendola pesantemente. Come ho potuto accusarla di portare in grembo il figlio di un altro, quando so benissimo che non mi avrebbe mai tradito? L'ho ferita di proposito e non mi perdonerò mai per questo, quindi perché dovrebbe farlo lei? 

Ok, basta così. Devo farmi coraggio. 

 

-Sapevo che ti avrei trovata qui. 

Esordisco, muovendo qualche passo per sederle timidamente vicino ma lei non sembra avere nessuna reazione. Si limita a fissare il vuoto, ignorandomi completamente, ma va bene così. Non mi aspettavo nulla di diverso. 

-Ho portato qualcosa da mangiare. 

Aggiungo, provando a porgerle una porzione abbondante di riso al curry che Kasumi ha cucinato apposta per lei, convinta che servirle il suo piatto preferito avrebbe forse potuto smuoverla dall'ostinato silenzio in cui si è chiusa. Anche se, a giudicare dalla sua faccia, non credo proprio che stia funzionando. 

-Non ti fa bene saltare la cena, specialmente nel tuo stato. Una volta ho letto da qualche parte che le donne incinte dovrebbero mangiare per due, o… Forse no. Beh, diciamo che non me lo ricordo. Non me ne intendo molto di queste cose e non sono bravo neppure con le parole ma, Akane, quello che sto cercando di dirti è che mi dispiace tantissimo per come ti ho trattata. 

Mi fermo un attimo per riprendere fiato, spiando cauto il suo viso alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa che possa farmi luce sui suoi pensieri. Ancora una volta però non ha alcuna reazione. Le sue labbra restano serrate in una linea dura e ostile. Sospiro, frustrato, cercando di tenere a bada i battiti impazziti del mio cuore. 

-Non pensavo una parola delle cose che ho detto - riprendo - ero solo molto arrabbiato. Vedere quel tipo prendersi certe libertà mi ha fatto perdere la testa, ma voglio tu sappia che non ho mai avuto alcun dubbio su di te e desidero davvero lasciarmi alle spalle questa spiacevole storia. Voglio concentrarmi sul nostro futuro, amarti come meriti e imparare a essere un buon padre per mio figlio. 

Quando smetto di parlare mi sento totalmente svuotato, ma di certo più calmo. Per tutto il tempo non ho smesso un attimo di cercare il suo sguardo, senza alcun risultato. I suoi occhi continuano a puntare dritti davanti a sé, come se non mi vedessero neppure. Come se all'improvviso fossi trasparente e, per un attimo, ho l'amara sensazione che sia davvero così. 

-Tuo figlio? - dice d'un tratto, riscuotendosi dal suo torpore - Adesso è diventato improvvisamente tuo figlio? Sai, avrei davvero voluto che il padre di questo bambino fosse Aki. Almeno avrebbe avuto un genitore gentile e protettivo che, soprattutto, non lo avrebbe mai rinnegato come invece hai fatto tu. 

La sua voce è bassa e controllata mentre parla, ma una piccola ruga poco profonda solca ben presto la sua fronte alta, dove la frangia spettinata ondeggia mossa da un leggero vento fresco che pizzica le mie braccia scoperte, facendomi rabbrividire. Ho imparato già da tempo a conoscere quella ruga, e so che non ha mai portato nulla di buono. 

 

-Akane, ti scongiuro, non dire queste cose. 

Mormoro affranto, sfiorandole una spalla per richiamare la sua attenzione. Si irrigidisce, allontanandosi di scatto e fissandomi ora con occhi pieni di livore, come se fossi un rivoltante insetto da schiacciare. 

-Non provare a toccarmi. Mi fai schifo. Ti aspetti che le patetiche scuse che mi hai rifilato possano cancellare così facilmente il male che mi hai fatto? Mi hai umiliata, ferita, delusa. E questo non potrà mai essere cancellato. Non posso stare con una persona che non mi rispetta, perciò tra noi è finita, Ranma. È finita per sempre. 

La fiera determinazione nelle sue parole mi colpisce come uno schiaffo, facendomi capitolare. Scuoto la testa più volte, mentre sento che gli occhi mi si inumidiscono. 

-Mi… Stai lasciando, è questo che stai facendo? 

Balbetto con un filo di voce. 

-Voglio il divorzio. 

Riprende, lapidaria. 

-Non puoi dire sul serio. Per favore, cerca di ragionare. Parliamone con calma e… 

-Ti ho detto che non devi toccarmi - esplode quando cerco di sfiorarla di nuovo, rialzandosi in piedi per scostarsi velocemente, indietreggiando di qualche passo - se osi avvicinarti a me un'altra volta ti ammazzo, capito? Non ho nessuna intenzione di continuare a sprecare fiato con un verme schifoso come te, sei l'essere più meschino e rivoltante che abbia mai conosciuto. Non vali niente e vorrei solo che la terra ti inghiottisse in questo istante, per non essere costretta a rivedere mai più la tua orribile faccia! Ti odio, ti detesto con tutta me stessa. Sposarti è stato l'errore più grosso della mia vita e, a proposito, questo puoi anche riprendertelo! 

Si sfila via dal dito la fede nuziale, lanciandomela addosso con rabbia. La afferro al volo, contemplandola per qualche secondo sul palmo della mia mano, come se la mia vita dipendesse da quel piccolo cerchio dorato che ormai per lei ha perso ogni valore. D'un tratto ho male dappertutto. Occhi, testa, gambe. 

-Adesso vattene, sparisci immediatamente dalla mia vista! 

Rincara la dose e le sue urla mi stordiscono, rendendomi incapace di replicare ai suoi insulti. Ha ragione lei, non valgo nulla. Non la merito. Non ho neppure il coraggio di guardarla in faccia mentre, col cuore a pezzi, le volto lentamente le spalle. Mi allontano come un automa e i piedi incespicano più volte sul terreno prima che riesca a raggiungere la mia auto. Apro la portiera, mi siedo e metto in moto in un susseguirsi di gesti meccanici senza importanza. La mia testa è un ammasso infeltrito di pensieri e parole scomposte che sfociano in una sola: È finita. 

Akane mi ha lasciato. L'ho persa per sempre ed è solo colpa mia. 

È finita. Ho rovinato tutto. 

È finita. E io mi sento morire. 

 

Sfreccio velocemente per le vie ormai buie e silenziose della città. Non ho una meta. Non ho uno scopo. Fa male. Fa male come mai avrei creduto possibile. 

"Vorrei che la terra ti inghiottisse in questo istante!" 

"Ti detesto!" 

"Sposarti è stato l'errore più grosso della mia vita!" 

Frammenti delle sue sprezzanti parole continuano a risuonarmi nella mente, torturandomi come un bisturi su una ferita, finché non mi viene voglia di strapparmi il cuore per non doverle mai più sentire. Anche se non servirebbe a niente. Da quel momento, tutto accade così in fretta da sembrare quasi irreale. I fari accecanti di un'auto che sbuca fuori dal nulla, io che cerco disperatamente di schivarla, perdendo il controllo della macchina… E quel rumore, il terribile rumore dello schianto quando finisco fuori strada. Ricordo solo che la mia testa comincia a pulsare dolorosamente e tutto sembra diventare scuro intorno a me, allora stringo forte in una mano il suo minuscolo anello, per sentirla più vicina. 

"Akane, Akane dove sei? Ti prego, non lasciarmi. È troppo buio qui… Non lasciarmi." 

Il mio petto si stringe in una morsa che mi blocca il respiro… 

Poi, più nulla. 

 

 

   
 
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