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Autore: gabryweasley    13/01/2021    5 recensioni
Vengo colto di sorpresa quando la ragazza si siede sulle mie gambe all'improvviso.
Tiro indietro la testa per riuscire a vederla meglio. Non cambio posizione, ho le mani nelle tasche dei pantaloni e vorrei cercare di capire se posso tirarle ancora più a fondo.
Okiki Murakami. Donna in cerca di gloria
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Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Never Mind

Il bar dell'università. Farei volentieri a meno di starmene seduto qui ad aspettare.
Maledetto professor Sakamoto. Vuole la presenza nel suo corso e spalma le sue ore su tutta la settimana.
Quindi scelgo un posto e me ne sto qui. Non si siede mai nessuno a questo tavolino, è in disuso, addossato al muro. Ha un difetto alle gambe e traballa. Se trovi il giusto punto di equilibrio contro la parete però, è abbastanza stabile. È un tavolo che fa finta di non essere apposto perché se ne vuole stare da solo anche lui, come me. Riprendo la lettura degli appunti, manca poco alla lezione e manca anche un foglio, era sulla mia scrivania l'ultima volta che l'ho visto e so già che non lo troverò più. È stata lei. Quando mette a soqquadro la mia vita e tutto quello che c'è dentro.
«Akito Hayama, il lupo solitario».
Non riconosco la voce che cerca di attirare la mia attenzione, né mi sforzo di farlo. Eppure la ragazza che mi chiama continua a provarci, sento sbattere rumorosamente il cucchiaino nella tazza che ha in mano.
Percepisco il suo muoversi intorno a me mentre valuto se abbandonare anche questo tavolo che mi ha tradito. Doveva restare abbandonato e invece attira gente. Vengo colto di sorpresa quando la ragazza si siede sulle mie gambe all'improvviso.
Tiro indietro la testa per riuscire a vederla meglio. Non cambio posizione, ho le mani nelle tasche dei pantaloni e vorrei cercare di capire se posso tirarle ancora più a fondo.
Okiki Murakami. Donna in cerca di gloria.
Non l'avrà con me. Dubito che possa anche solo immaginare il disgusto che mi ha assalito negli ultimi secondi.
Il profumo troppo forte che copre persino l'odore della cioccolata calda che ha in mano, la pelle resa lucida dai troppi cosmetici usati male, l'atteggiamento da civetta talmente collaudato da renderla così sicura di sé stessa.
«È la cioccolata più buona di tutta Tokyo, vuoi assaggiarla Akito?» Mi porge il suo cucchiaino dopo averlo sfilato dalla sua bocca.
Ho un senso di nausea alla gola mentre faccio uscire una mano dalla tasca per afferrare la tazza. La appoggio sul tavolo, pregando che il punto di equilibrio che avevo trovato regga e mi alzo, facendo cadere Okiki rovinosamente per terra.
«Finiscila tu». Dico, mentre raccolgo i libri e gli appunti sparsi sul tavolo.
Sana Kurata?! E' l'originale! Chiediamo una foto insieme! Vai tu!
Mi giro di scatto, sentendo quel brusio di voci tanto familiare, che sovrasta le imprecazioni di Okiki. È un sottofondo costante quando siamo in pubblico insieme. E la vedo. È già di spalle che corre via, sono tutti inutili i tentativi di fermarla di chi cerca la foto con lei.
Raccolgo tutti i fogli e li infilo nella borsa mentre mi figuro nella mente l'immagine di quello che ha visto. Una ragazza che sorseggia la sua cioccolata e con tutta tranquillità si siede sulle mie gambe. Pochi secondi, le sono bastati per correre via. Non ha visto la fine, nient'altro.
«SANA!»
È già all'entrata dell'Università quando riesco a raggiungerla. La afferro la mano, non si gira. Mi porto io davanti a lei.
«Dove credi di andare?»
Ha gli occhi sbarrati, lucidi. Non piangere.
«A farti… io… a casa. Torno a casa».
«Cosa hai visto?» Lo so cosa ha visto.
Come lo hai interpretato? Questo dovevo chiedere. Male. Cosa mi aspetto? Non devo fare domande, non devo attendere risposte.
«Era addosso a te. Seduta addosso a te a bere cioccolata».
Cerca di staccare la mano dalla mia stretta ma io non la mollo. È una costante della nostra relazione. Lei scappa, io la inseguo. Io non so respirare se non le tengo la mano. C'è un terrore assurdo che mi preme nella testa notando quella mano che cerca di liberarsi dalla mia. Devo spiegare.
«È Okiki Murakami…»
Come se questo bastasse a spiegare tutto. Un nome, che lei non conosce. Non frequenta l'università con me, non è al corrente della fama di Okiki.
«Lasciami andare Hayama. Che cosa volevi fare…?»
Gelosia. Sana gelosa non urla, parla piano.
Devo spiegare la nausea, il disgusto che mi ha assalito in quel bar. L'insofferenza verso ogni cosa che non sia lei.
Mi sembra diventata piccola piccola. Gli occhi, però, sempre più grandi, che cominciano a lacrimare.
«Sei scappata troppo presto». Non mi guarda, si guarda le scarpe e forse starà pensando che per correre via più veloce avrebbe dovuto metterne un paio più comode. Oppure starà contando quante pietre formano una mattonella.
Porto una mano al suo viso per asciugarle una lacrima ma si ritrae. Tortura. Non sta combattendo i ricordi vaghi di un sogno, ha visto tutto con i suoi occhi.
«Si è seduta addosso a me all'improvviso. Mi sono alzato e l'ho fatta cadere per terra». Continuo a parlare. «Non la conosco, non abbiamo mai parlato. È… una donna in cerca di gloria».
La lotta delle nostre mani comincia a placarsi e lei smette di fare resistenza, tornando a guardarmi. Credi a me. Ha la fronte corrucciata quando riprende la parola.
«Una donna in cerca di gloria?»
«Cercavo di restare gentile». Anche quando l'ho sentita sulle mie gambe. Una vecchia versione di me, le avrebbe versato addosso la cioccolata bollente, prima di alzarsi. Ma tu hai aggiustato quella versione.
«Ti faccio vedere io la gentilezza». Dice.
Con uno scatto si libera dalla mia presa e carica nella direzione del bar, in mano il piko. Continua a cercare di camminare, furiosa, anche quando la raggiungo di nuovo e la fermo tirandole la giacca.
«Sana. Dove stai andando?»
«A insegnare la gentilezza». Sospiro, portandomi di nuovo di fronte a lei. Io devo averle insegnato la furia. Faccio scivolare una mano fra i suoi capelli.
«Non importa. Non fare guai». Dico. Per favore.
Spalanca gli occhi, come se fosse tornata all'improvviso nel mondo reale.
«Mi dispiace…» Abbassa di nuovo lo sguardo, ma si avvicina a me, appoggia la fronte sul mio petto. «Non avrei dovuto scappare. Non sapevo cosa pensare…»
Poso un bacio sulla sua testa. Non si ritrae più, respiro di nuovo a pieni polmoni e sento che anche le sue spalle si rilassano un po'.
«Posso costruire per te un anti-Hayama e potresti usarlo ogni volta che vieni qui, se vuoi».
Lo ricordo quell'aggeggio infernale che si era costruita per tenermi lontano da lei e sorrido un po', pensando a come sono cambiate le cose.
«Sono quasi un sensei».
«Non è abbastanza».
Non importa. Non importa nulla, quando la mia bocca è sulla sua e lei risponde al bacio. Quando porto le mie mani sotto la sua giacca e premo la sua schiena contro di me. Quando morde il mio labbro, tirandomi il colletto della maglia.
Mi stacco, piano, lentamente, quando diventa urgente la necessità di un muro, una panchina, un letto. E invece siamo in piedi nel piazzale di un'università.
«Solo tu». Le do un ultimo bacio a fior di labbra. Sorride, adesso. «Solo tu mi fai perdere gli appunti».
«Dov'erano?» Sorride ancora, sulla mia bocca.
«Sulla scrivania».
«Ah».
Si allontana un po'. Mi risistemo la borsa in spalla.
«Devo andare a lezione».
Annuisce, lancia un'ultima occhiata fulminante in direzione del bar, va via.
Non importa nulla. Solo tu.





Eccomi! Ci sono!
Vabbè non mi ha chiamato nessuno, ma io sono un po’ il prezzemolo nella minestra.
Mi piace spuntare all’improvviso e fare “BU” con una ficcina innocente. Mmm… nuova serie. Le ficcine innocenti. :,D
Che delirio, che disagio. Abbiate pietà, vengo da giornate veramente impegnative! E non ho ancora parlato di questa fic. Ok.
L’università. Di Akito, perchè Sana è una somara e lo abbiamo capito tutti. Dovete sapere che io non ho mai frequentato l’università, quindi se quello che ho scritto sui corsi non è verosimile, prendetelo come una licenza poetica, ecco! Si può fare? XD L’unica università che ho visto (durante l’orientamento quando ero giovane e spensierata) è quella di economia di Lecce. Il bar è ispirato a quello, era un bar all’aperto… Non so se sono riuscita a farlo capire.
Questa fic è un po’ strana per me, non mi convince del tutto… ma era lì, insieme alle altre, e ho pensato di farle comunque vedere la luce, al massimo verrà fuori qualche confronto e qualche consiglio per migliorare!
Devo andare, devo fare cose.
Vi abbraccio fortissimo!!
Mano sul cuore,
Gabry





   
 
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