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Autore: Fafanella    13/01/2021    7 recensioni
Un po' di romanticismo abbinato al Natale non guasta mai.
Il ramoscello di vischio ha un unico significato, anche dove questa festa viene vissuta diversamente.
1) Kojiro e Maki.
2) Genzo e Naoko.
3) Ryo e Yukari.
4) Jun e Yayoi
5) Hikaru e Yoshiko
6) Taro e Kumi
7) Tsubasa e Sanae
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13 GENNAIO
 
 
Sono contrariata e furiosa, anche se sono più grande i turni di pulizia a scuola proprio non li tollero, fortuna che il prossimo sarà l’ultimo. Qualcuno alle mie spalle si schiarisce la voce e con gentilezza “Hai bisogno di una mano?”
“Misaki, cosa ci fai qui?”
Mi sto nascondendo da Ryo. Si è fissato con il francese, pretende che glielo insegni, dice di essere certo avrebbe lo stesso effetto di Gomez Addams, su Nishimoto.”
“Cosa?” chiedo non capendo.
“Non ricordi? Morticia dice qualche parola in francese e Gomez inizia a baciarla.”
Alzo gli occhi su di lui, mi sorride con dolcezza facendomi arrossire, ma replico “Solo Ryo può pensare a certe cose”.
“Già!”
Va nel lato opposto e comincia a sistemare i banchi anche se non è affatto tenuto. Restiamo in silenzio.
Dopo dieci minuti sono già stanca di questa calma, così gli domando “Come mai sei… sei tornato in Giappone, cioè dopo essere stato in Europa ti sentirai un po’ ingabbiato qui, no?”
Si poggia al davanzale della finestra e mi risponde con garbo “Hai resistito ben 10 minuti, è un record”, mi imbroncio e lui mi sorride ancora incrociando i piedi e serrando le mani al bordo di marmo prosegue “Per certi versi hai ragione, in realtà più perché qui tendiamo a nasconderci dietro rigidi schemi comportamentali, poi in casa possiamo essere pervertiti fino all’inverosimile.”
Lo fisso sbalordita non mi aspettavo tanta franchezza, abbasso gli occhi e lui mi rimprovera “Non dovresti fare certe domande se poi non riesci a sostenere lo sguardo del tuo interlocutore. Le ragazze Europee non si lasciamo spiazzare facilmente.”
“No… non mi hai… cioè non siamo molto in confidenza ed io…”
“Ci conosciamo da anni ormai, ma per i canoni di qui, non siamo in confidenza, se conosco qualcuno da tempo per me la confidenza è conseguenziale.”
“Certo, ma non credo che tu faccia certi discorsi con Nakazawa…”
Scoppia a ridere e si affretta a contraddirmi “Ti stupiresti dei discorsi che facciamo, è la mia migliore amica, non ho segreti o maschere con lei e non devo seguire nessun cliché prestabilito. Inoltre dovresti conoscerla bene, sai che è curiosa e sfacciata.”
“Certo, ma anche questo non è che lo capisca molto in verità.”
“Cosa? La sua curiosità?”
“No, la vostra amicizia… O meglio il fatto che siate così intimi senza… senza essere… bhé hai capito.”
“Scherzi! Proprio tu dovresti sapere che per lei non esiste nessuno al di fuori del capitano. Effettivamente credo che pensi a me come un asessuato, anzi credo proprio mi veda come una ragazza” ride divertito, mentre un raggio di sole gli illumina le labbra e ne accentua il colore. I capelli dalle tonalità della castagna rivelano quelle striature leggermente dorate che gli donano maggior fascino, gli occhi limpidi e genuini, il naso perfetto e un po’ all’insù. I lineamenti sono sì delicati, ma assolutamente mascolini e devo ammettere che è bellissimo.
Senza che me ne renda conto gli rispondo “Impossibile, sei troppo maschio perché ti possa pensare come una donna.”
Piega leggermente il viso verso destra e mi scruta in attesa che io prosegua.
“Io… io volevo dire che… che non ti si può scambiare… perché il taglio della tua mascella e… il pomo d’adamo evidente… i… i pettorali… tu… tu sei… un ragazzo in tutto… e che ragazzo, cioè sei… sei molto… molto” mi torturo le mani e non so cos’altro dire, mi mordo il labbro e vorrei poter scomparire.
“Sono molto?” mi domanda senza ironia.
Arrossisco in modo violento e mi giro dandogli le spalle, ritrovo un po’ di auto controllo e lo esorto “Sei in ritardo, devi andare agli allenamenti, io vi raggiungerò appena possibile.”
Sento i suoi passi dietro di me, fortunatamente però si dirigono verso la porta, così un po’ alla volta torno ad essere serena e posso concentrarmi sulle mie faccende.
 
La mia stanza stasera mi irrita, qualsiasi cosa mi fa innervosire, il peluche sopra la sedia vicino alla scrivania, il calendario appeso al muro, il puff vicino al mio letto. Nella mia mente si ripetono ad oltranza le scene vissute con Misaki, come fosse un loop infernale che devo vivere e rivivere.
Urlo nel cuscino e mi lascio cadere sul tappeto stringendolo al petto, ci poggio la faccia e guardandomi nello specchio che ho sull’anta dell’armadio “Come ho potuto dirgli quelle cose, cosa penserà di me?”
Urlo nuovamente nel cuscino a continuo a parlare con me stessa “Da quando è diventato così bello? Da quando non lo osservavo? E perché invece di avere una conversazione normale mi sono fatta trascinare in un discorso suicida? Dov’è finita tutta la mia intelligenza? Nelle mie vene c’è sangue di maga e io gli vado a dire che è molto? Voglio morire!”
Mia nonna arriva inaspettatamente nella mia stanza e si siede a terra vicino a me, come la vedo poggio la testa sulle sue gambe e mi lascio accarezzare i capelli.
“Perché ti affliggi così, bambina mia?”
“Non sei una maga? Non dovesti dirlo tu a me?”
“Siamo inquiete vedo!” mi scioglie i codini e lascia che i capelli mi ricadano morbidi “Sai certe volte quel che diciamo senza riflettere, è ciò che pensiamo veramente. Spesso capita che ci convinciamo di altro più per abitudine, soprattutto quando si tratta dei primi battiti del cuore, ma la maggior parte delle volte sono di rodaggio, tranne per quei pochi destinati a vivere un unico grande amore. In quel caso non c’è niente che possa dividere due anime nate per stare insieme, non ci sarà mai spazio per altri.”
Mi faccio piccola mettendomi in posizione fetale, chiudo gli occhi e l’immagine di Taro torna con prepotenza, sospiro pensando che non ho sbagliato, perché è molto tutto.
Molto gentile, molto intelligente, molto socievole, molto perspicace e… molto, molto…
“Affascinante” termina mia nonna leggendomi nella menta, allora è vero che è una maga.
Si alza con calma e accarezzandomi la testa un’ultima volta mi sorride con comprensione.
Mi guardo nuovamente allo specchio, riprendo gli elastici e prima di riattaccarmi i capelli non so perché, mi vedo diversa. Mi alzo e so perfettamente cosa fare. Scendo al piano di sotto e urlo “Mamma esco, devo cambiare!”
Mia madre si affaccia mentre sto indossando le scarpe e mi dice con naturalezza “Hai un bel viso figlia mia, tienilo presente.”
“Ma che… Come fai a sapere...” infilo il giubbino e sospirando “Mi arrendo, voi siete tutte un po’ magiche.”
“Lo sei anche tu e credo proprio che qualcuno lo abbia notato” si intromette mia nonna passando con noncuranza alle spalle di mia madre.
 
Uscita dal parrucchiere mi sento più forte, ho tagliato i capelli e stranamente mi sento più adulta, più sicura. Corro agli allenamenti e vado direttamente negli spogliatoi delle ragazze, indosso la mia tuta e raggiungo le altre a bordo campo per avere le mie mansioni.
“Sugimoto sei radiosa oggi e quel taglio ti sta benissimo” mi fa emozionare così Yukari e Sanae non è da meno “Ha ragione, dovremo rendere ciechi tutti i ragazzi!”
“Ma cosa dite?!”
“Fortuna che il capitano vede solo il pallone altrimenti avrei dovuto seppellirti sotto l’albero di ciliegio” aggiunge la nostra capo manager.
Un po’ cruento come complimento Sanae, ma Sugimoto credo che tu sia salva, altrimenti non ti avrebbe rivelato i suoi piani di sepoltura.”
La voce di Taro è come sempre calibrata e sincera, mi volto a guardarlo e mi chino un po’ per salutarlo, ci raggiungono gli altri e Ryo non perde l’occasione per prendermi in giro “Chissà per chi ha fatto questo taglio netto!” e sornione incrocia le braccia dietro la nuca.
Taro non mi permette di replicare, facendolo al mio posto “La risposta ti potrebbe sorprendere, le donne tagliano i capelli quando sono pronte a un cambiamento. Inoltre c’è chi è MOLTO e chi potrebbe essere diventato un ricordo” mi sorride senza essere ironico, ma con uno sguardo speranzoso che mi emoziona tantissimo.
Arriva il capitano e Sanae gli domanda “Bene capitano, manca il tuo commento.”
Evita la mia persona, gli basta uno scambio di intensa con Taro e risponde “Cosa dovrei commentare?”
Gli toglie il pallone dai piedi e lo costringe a mettere a fuoco ognuno di noi “Cos’è Bruce ha preso un’altra pallonata?” aggiunge senza esitazioni.
“Ebbene sei salvo, ora tornate in campo, su muovetevi”
Taro lo raggiunge e gli sussurra “Ottima scelta avvalorare il pensiero che sei un tontolone.”
Sanae li ferma schiarendosi la voce “Capitano puoi fregare gli altri, ma non me, soprattutto se sei così attento nello sforzarti di non notare un qualcosa di specifico, tanto da dimenticare il tuo migliore amico” e con un palleggio gli passa la palla.
Porta una mano alla nuca colpevole e si imbarazza, ma la capo manager non ha finito “Taro?! Mi incuriosisce questo MOLTO, moltissimo!”
Lui si volta verso di me e afferma “Cosa ti dicevo? E’ curiosa e sfacciata!”
“Chi sarebbe sfacciata? Vuoi pulire tu gli spogliatoi dopo?”
“Dipende da chi mi aiuterà” e si trascina via Tsubasa rubandogli il pallone.
Lei mi fissa e come se avesse capito ogni cosa commenta “Certo, come ho fatto a non pensarci, è la sua metà. Sugimoto, anzi no, ora posso chiamarti Kumi, hai vinto la pulizia degli spogliatoi aiutata da Taro.”
“CHE COSA?” urlo con tutto il fiato che ho in corpo, tanto da far arrestare anche i ragazzi in campo.
Sento bisbigliare in lontananza e Misaki affermare “Credo che Sanae abbia appena stabilito con chi dovrò essere punito” l’ultima parola la scandisce in modo strano, oserei dire malizioso e anche sensuale.
Non ho il coraggio di guardarlo.
Sanae mi supera dicendo “Se con lui ti intimidisci, ma non lo eri quando ti sei dichiarata al capitano, qualcosa dovrà pure significare e poi… vorrò sapere della punizione.”
Credo di essere diventata bordeaux.
“SANAE?!” l’ammonisce proprio Taro.
“Ti manca l’armatura cava…” viene zittita da una voce che mi fa sentire doppiamente a disagio.
“Bene, bene, sono stato lontano per troppo tempo, la peste è diventata una donna e ha puntato niente meno che la metà della golden comby.”
Lui però è carta conosciuta per me e replico spavalda “Bene, bene, noi sappiamo che hai ricevuto picche dalla piccola tigre.”
Si allaccia bene gli scarpini e nel sollevarsi afferma “Meglio se vado a giocare.”
“Sì, meglio!”
Arriva a metà percorso e si volta urlando “SEI MOLTO SEXY CON QUESTO NUOVO TAGLIO, PESTE!”
Misaki gli fa arrivare un bolide mirando alla faccia, che ovviamente para e lo rimprovera “Te l’ha detto anche Sanae, ti manca l’armatura cavaliere!”
“Ne sei certo? Mi vuoi prestare un guanto per la sfida a singolar tenzone?” si avvicina a lui serio come non l’ho mai visto.
“Che… Sei serio?”
“Tu cosa dici?”
“Taro!” lo afferra per un braccio il capitano.
Lo trucida ed è una cosa che non gli ho mai visto fare.
Così perdo il controllo e arrivo lesta da loro, prendo dalle mani di Genzo uno dei guanti che si sta infilando e punto il mio obiettivo “MISAKI, TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO? VOLEVI UN GUANTO, TE LO DO IO!” lo colpisco più volte sull’avambraccio e proseguo “L’OCCIDENTE TI HA FATTO UN BRUTTO EFFETTO.”
Indietreggia e mi fissa furente, io gli restituisco lo stesso.
“TU CREDI SIA STATO L’OCCIDENTE A FARMI UN BRUTTO EFFETTO?”
“Sì, LO CREDO.”
“Ragazzi vi prego, state dimenticando che siamo tutti amici e che fra noi queste cose non succedono?” si intromette Ryo.
“TACI ISHIZAKI” diciamo all’unisono.
Sosteniamo l’uno lo sguardo dell’altro e sempre insieme “VIENI CON ME.”
“No, tu vieni con me” affermo a denti stretti, puntandogli l’indice sul petto.
“Che differenza fa, vogliamo comunque chiarire.”
“FA MOLTA DIFFERENZA” puntualizzano le ragazze.
Lui alza le mani al cielo ed io lo afferro per un braccio, trascinandomelo dietro.
“COSA TI PRENDE?” esplodo nuovamente arrivando negli spogliatoi “DOV’E’ FINITO IL MISAKI PACATO E LUNGIMIRANTE, GENTILE E AMICO DI TUTTI? COS’ERA QUELLA PAGLIACCIATA?”
“La mia era una pagliaccita? O quell’apprezzamento senza nessun rispetto che ha fatto Wakabayashi?”
“LUI DICE SEMPRE QUELLE COSE, NON LO PENSA VERAMENTE!”
“Perché non dovrebbe pensarlo?” si avvina a me con irruenza, tanto da spiazzarmi per un solo istante “o ti ha dato fastidio che io abbia guardato male il tuo primo amore?”
“MA SEI IMPAZZITO? MI HA DATO FASTIDIO AVERE DAVANTI A ME QUALCUNO CHE NON CONOSCO, TU NON SEI COSI’.”
“Hai detto che sono molto, sono anche questo. Sono questo quando sono innamorato e la gelosia mi logora” mi porta spalle al muro e usa le sue braccia come barriera, per evitare che io possa scappare.
“BHE’ NON E’ COSì CHE MI PIACI!” incrocio le braccia contrariata con il cuore a mille.
La sua espressione si ammorbidisce subito e con incredulità “Ti piaccio?”
“Tu parli bene e razzoli malissimo, hai detto non più di dieci minuti fa che qualcuno poteva essere diventato un ricordo e qualcun altro era molto, molto di più di ciò che è sempre stato, molto di più di quanto avessi compreso, ma resta che scemo e geloso non mi piaci più.”
“Non è corretto, forse ti piaccio meno, non è possibile che non ti piaccia più.”
“Sai sono volubile e un po’ pazza, non proverei a scoprirlo.”
“Mi stai confondendo.”
“Dove finisce la vostra intelligenza in certe occasioni?”
“Io l’ho persa quando mi hai detto che ero MOLTO e ti sei agitata” lo spingo un po’ di lato facendogli urtare l’armadietto delle scope, dal quale cade un ramoscello di vischio, che finisce proprio sulla sua testa.
Lo prende e sorride in quel modo malizioso e dannatamente sexy, sta per dire qualcosa, ma lo precedo “Tu parli troppo” poggio una mano sul suo torace e mettendomi sulle punte gli sfioro le labbra e aggiungo “Forse ho trovato un modo per farti stare zitto.”
Annuisce e approfondisce quel bacio, con gentilezza si crea un varco e comincia a giocare con la mia lingua, rincorrendola, intrecciandosi ad essa e scivolandoci sopra con tocchi delicati e sensuali.
Si allontana lasciandomi senza fiato e afferma “Devo sapere una cosa, voglio sapere se…”
“Sì, è il mio primo bacio scemo. Tutti uguali, possessivi e con manie di esclusività.”
Sorride soddisfatto e le sue mani scivolano sul mio corpo costringendomi ad aderire a lui completamente.
Mi bacia ancora e ancora, ogni volta con maggiore passionalità e fra un bacio e l’altro mi informa “Bene, perché sarai solo mia.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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