Serie TV > Riverdale
Segui la storia  |       
Autore: Clodie Swan    13/01/2021    5 recensioni
“Noi non siamo i nostri genitori. Non siamo le nostre famiglie.” le disse con un tono dolce guardandola intensamente. Le sue parole la calmarono subito e annuì con un piccolo sospiro.
“E poi...” cominciò Jughead lasciando subito la frase in sospeso.
Non era da lui balbettare o restare a corto di parole. Betty ne fu sorpresa e lo guardò interrogativa.
Jughead esitò trattenendo il fiato per un istante.
“Cosa?” chiese lei incoraggiandolo con lo sguardo curioso.
Negli occhi di lui vide un lampo di risolutezza e sentì le sue mani sul viso. Un attimo dopo la stava baciando.
Betty e Jughead: due diverse solitudini che si sono trovate. Cosa hanno provato i due ragazzi prima di quel bacio inaspettato?
Scritta in collaborazione con Daffodil.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

The Blue and Gold

 

 

POV BETTY di Clodie Swan

Ciao Juggie, puoi raggiungermi a scuola, davanti alla vecchia redazione del giornalino? E´ importante. Baci. B.”

Betty scrisse il messaggio in fretta e si preparò ad uscire. L’idea dell’indagine la elettrizzava. Indossò sopra i jeans una dalle sue camicette preferite, rossa senza maniche, si ravvivò la coda di cavallo, mise un filo di lucidalabbra e con indosso delle comode ballerine bianche si diresse a scuola a passo spedito. Aveva già ricevuto la chiave dal preside che riteneva un’idea magnifica riaprire il Blue and Gold. Sarebbe stata una bella esperienza, si disse, utile per il curriculum scolastico, che sua madre avrebbe approvato, che soprattutto le avrebbe tenuto la mente occupata. Mentre raggiungeva la scalinata d’ingresso, si chiese se Jughead avrebbe accettato di partecipare.

Sapeva quanto fosse introverso il suo vecchio amico, e quanto detestasse l’ambiente ipocrita della Riverdale High – non che potesse biasimarlo visto il modo in cui lo trattavano – ma scriveva molto bene, era appassionato di gialli e l’idea di un’indagine forse avrebbe stuzzicato la sua curiosità. Gli avrebbe fatto bene uscire dal suo guscio, e lei avrebbe avuto una persona fidata su cui contare. Si conoscevano da quando erano bambini, da piccoli passavano tutte le loro giornate insieme: lei, Archie e Jughead.Erano stati felici…

La vecchia redazione era come se l’era immaginata. Le pareti ospitavano grandi librerie cariche di volumi e cassetti, i tavoli e le scrivanie erano coperti da teli bianchi che custodivano computer ormai obsoleti e vecchie macchine da scrivere. Bacheche vuote appese ai muri, sembravano aspettare appunti, articoli, ritagli di giornali, e quant’altro potesse scuotere l’immaginazione di giovani e intraprendenti giornalisti.

Betty amava le scartoffie e i libri, abituata com’era alla redazione del Register e ai pomeriggi passata nella vecchia biblioteca della cittadina, e con entusiasmo cominciò a togliere le vecchie lenzuola alzando un leggero velo di polvere.

Mentre era assorta nella visione del materiale a sua disposizione, sentì dei passi in avvicinamento.

“La carta stampata non era morta e sepolta?” disse una voce familiare.


 

POV JUGHEAD di Daffodil

Con nonchalance si appoggiò al cardine della porta e si prese un momento per guardarla.

La pelle chiara delle braccia, il sorriso dolce, la bocca rosa e invitante… quando nel messaggio aveva letto “baci” una scarica di pura elettricità aveva attraversato la sua intera colonna vertebrale, lasciandolo un momento disorientato e si era ritrovato a salire le scale a due a due.
La fissava parlargli, gesticolare, avvicinarsi a lui lenta e sinuosa…Gli era andato incontro, giocherellando con una vecchia lente di ingrandimento e cercando di essere a suo agio ma non era così. I suoi occhi non volevano staccarsi dalla bocca di lei, dal collo sottile, dalla pelle delicata dove brillava una piccola catenina; adorava la curva delle labbra quando pronunciava quel suo odiato soprannome, gli piaceva come gesticolava, come congiungeva le mani.
Aveva risposto più o meno a caso, sperando di non fare la figura dell’idiota, ma era completamente perso. Nell’ultima settimana, o meglio dalla sera del ballo, si era trovato a fare i conti con un dettaglio che prima aveva praticamente ignorato.

Erano sempre stati lui, Archie e Betty: in riva allo Sweet Water, in giro in bicicletta, nella casa sull’albero che Fred Andrews aveva costruito in giardino, al tavolo di Pop’s….
E poi, come nelle scontate commedie adolescenziali degli anni 80, era successo l’immaginabile: la principessa si era presa una cotta per il bell’eroe, dall’armatura lucente, interessato ad un’altra, e lo sfigato valletto, si era innamorato perso per la bella. La sua vita era sempre stata di un triste color grigio, priva di emozione, di una risata, di un po’ di calore… ma come per tutto c’era un’eccezione e quella era Elizabeth Cooper: la perfetta ragazza della porta accanto, la migliore amica, la migliore della classe, la ragazza più bella.

Quando era con lei il suo cuore bruciava, il suo sarcasmo diventava zucchero e si ritrovava a sorridere, a ridere sommessamente, ad arrossire ogni volta che lei lo sfiorava con un ardire che lo lasciava senza fiato.

Alle elementari adorava quando lo prendeva per mano per andare sul castello nel parco durante la ricreazione, o quando gli metteva in mano un libro perché leggesse per lei. Quasi ogni giorno lei condivideva la sua razione di biscotti al cioccolato che aveva in quella adorabile scatoletta di latta con il gattino bianco.

Una volta i suoi si erano dimenticati di lui, lasciandolo sotto la forte nevicata, lei, finita la lezione di pianoforte, lo aveva preso a braccetto, gli aveva avvolto intorno al collo una parte della lunga sciarpa e lo aveva trascinato fino alla station wagon di sua mamma e semplicemente aveva imposto la sua presenza ad un’Alice Cooper accigliata. Erano arrivati alla casa con la porta rossa dove avevano bevuto cioccolata calda e ciambelle, e la sera l’aveva passata a casa di Archie.
Le sorrise prima di prendere la porta: doveva rintracciare Doiley, il compagno gli metteva un po’ i brividi con quei discorsi ma avrebbe affrontato anche Jack Torrance di Shining per lei.
Lavorare al Blue and Gold significava: tempo, tanto tempo, tante chiacchiere, discorsi, congetture, tante cose da fare insieme, posti dove andare.
Nell’ultima mezz’ora, nel suo petto era germogliata la speranza, la felicità e "fanculo" anche Archie Andrews.


 

POV Betty di Clodie

Jughead non aveva mandato un SMS né le aveva telefonato: si era presentato direttamente. Betty sorrise pensando che era una cosa proprio da lui. Guardò l’amico, avvolto in un maglione scuro con il portatile a tracolla e l’immancabile berretto grigio dal bordo a stella. Non se lo toglieva mai. Jughead sembrava cresciuto durante l’estate: era più alto e più magro, nonostante il suo appetito vorace. Lui ed Archie avevano avuto una brutta rottura durante l’estate, ma si erano riappacificati.

Ricordava ancora con piacere la sera della partita di football, quando i due ragazzi si erano uniti a lei e a Veronica ad un tavolo del Pop’s. Quella sera si erano sentiti al sicuro, tutti e quattro, dimenticando per qualche ora la loro parte di problemi.

Jughead si mantenne sulla difensiva, giocherellando distrattamente con una lente, ed espresse sinceramente la sua perplessità per una collaborazione con il giornalino scolastico.

La Riverdale High esaltava lo sport - e lui non ne praticava nemmeno uno - gli eventi scolastici - e lui odiava le feste - la socializzazione - e lui aveva sempre avuto solo lei ad Archie come amici - lo spirito di gruppo - e lui veniva regolarmente bullizzato da Reggie e i suoi compari.

Quanto lo capiva! Anche se lei era inserita a scuola e partecipava a tutte le attività scolastiche, sapeva quanto potevano essere crudeli certi giovani della Riverdale e a parte Archie, Kevin e Jughead non aveva veri amici. “Avrei completa libertà?” le chiese guardandola sospettoso.

Betty temeva che il primo articolo di Jughead potesse intitolarsi “Diamo fuoco alla scuola.” Avrebbe dovuto aiutarlo a moderare il suo sarcasmo forse, almeno all’inizio. Ma dopo tutto era l’indagine la cosa che contava di più e lui col suo spirito di osservazione era la persona più adatta.

Betty gli fece lo sguardo dolce con cui da bambina gli aveva chiesto di insegnarle ad andare in bicicletta di nascosto. E come allora, lui non resistette. Il suo viso si addolcì in un sorriso.

“Ci sto.” acconsentì alla fine. Betty fu più entusiasta di quanto avesse immaginato. Non vedeva l’ora di mettersi al lavoro. Aveva già pronto un incarico per lui.

“C’è una persona che era sul fiume, ma di cui nessuno parla.” cominciò per affidargli l’incarico.

Jughead capì al volo. “Dilton Doley.” Senza convenevoli le fece un cenno di intesa e partì spedito.

Betty si rilassò soddisfatta. L’inizio era promettente, si chiedeva dove li avrebbe portati.


 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Riverdale / Vai alla pagina dell'autore: Clodie Swan