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Autore: Fiore di Giada    14/01/2021    1 recensioni
[Sandokan]
Yanez è sotto il controllo di Suyodhana.
Cerca di resistere, ma non ci riesce del tutto.
Una panoramica sulle sue sensazioni.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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– Uccidilo o ci scoprirà! E’ inutile resistere, io te lo comando! –
Ancora quella voce, imperiosa, risuona nella mia mente.
Brividi d’angoscia attraversano il mio corpo. No, non posso ucciderti Sandokan.
Per me, tu sei un caro fratello.
Devo resistere a questi ordini crudeli.
Tremo ancora. Mi irrigidisco. Non riesco a resistere a questo richiamo.
La mia volontà è così debole?
Una brama crudele si è impadronita del mio corpo.
Non riesco a fermare il movimento delle mie membra.
Mi sento estraneo al mio stesso corpo, come se stessi guardando uno spettacolo di gusto discutibile.
E io sono ridotto al ruolo di marionetta umana e questo mi disgusta.
Come posso essere diventato così debole e inetto?
Io ho resistito a tante prove e ora non riesco a contrastare una stupida allucinazione uditiva!
Prendo il mio coltello. Lo lancio.
Ti prego, Sandokan, spostati!
Non voglio ucciderti!
La lama, con un sibilo sinistro, sfiora la tua guancia e si conficca in una trave della capanna.
Per fortuna, non sei stato colpito.
Ma non so quanto potrò resistere.
Mi accascio sul terreno. Mi stringo le braccia contro il petto.
No, maledetto demonio, non ti permetterò di controllarmi ancora.
Io non mi farò usare da te, come una marionetta.
Fitte di dolore mi dilaniano il petto e grosse gocce di sudore gelido bagnano il mio viso.
No, non mi userai per uccidere Sandokan.
Non te lo permetterò.
Un bagliore cupo, ad un tratto, colpisce i miei occhi.
Che cosa è?
Urlo, incapace di trattenere il dolore, poi, sopraffatto, crollo.
Stringo le mani sul terreno e, per alcuni istanti, resto fermo.
Ho paura di quello che potrebbe succedere.
Ad un tratto, sento sulle mie spalle il tuo tocco, Sandokan.
Sei tu? Come sei arrivato qui?
O è un sogno della mia mente straziata?
– Dove… Dove sono? – mormoro, turbato. Mi sembra di essere emerso da un tetro incubo.
Ho bisogno di comprendere che cosa sia successo.
Questa incertezza, per me, è greve d’angoscia.
Alzo la testa e i miei occhi, per alcuni istanti, vedono una figura umana indistinta.
– Yanez! Yanez, che succede? –
Questa mi sembra la tua voce, fratellino.
Sbatto le palpebre e i miei occhi si riflettono nei tuoi, lucidi di preoccupazione.
Ti sorrido, ormai stanco. Sono felice di vederti.
– Ehi, mi sembra di conoscerti… – mormoro. Finalmente, sono libero da quella voce crudele.
Ma ho avuto la paura di ucciderti, amico mio.
E non me lo sarei mai perdonato.
Le tue braccia, ad un tratto, cingono le mie spalle e la mia testa si appoggia contro il tuo petto.
Sento il forte battito del tuo cuore contro il mio orecchio, fratellino mio, ed è il suono più bello che io possa udire.
Anche se a fatica, sono riuscito a resistere a quella voce crudele.
Essa, prima martellante, si riduce ad un sempre più debole ronzio, che si perde nel silenzio.
– Calmati, amico mio. E’ tutto finito. – mormori, premuroso. Riesco a sentire l’affetto dei tuoi gesti.
Non hai paura di me e questo mi rassicura.
E per alcuni, eterni istanti, restiamo stretti sotto la luce argentea della luna.




   
 
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