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Autore: Scarlet Jaeger    14/01/2021    5 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22 – You found me
 
 
 
When no one else was lookin’
Quando nessun altro stava guardando
How did you know just where i would be?
Come facevi a sapere dove sarei stata?
Yeah, you broke through
Già, ti sei fatto strada
All of my confusion
Attraverso la mia confusione
The ups and the down
Gli alti e bassi
I guess that you saw what nobody could be
Immagino che tu sia riuscito a vedere quello che gli altri non riuscivano
You found me
Mi hai trovata
 
Kelly Clarkson - You Found Me
 
 
 
 
 
 
La serata a casa di Takao era passata all’insegna della spensieratezza e del divertimento, nonostante Saya fosse rimasta pressoché preoccupata dall’assenza di Kai. In più non si erano presentati nemmeno Yuri, Boris e Julia, ed il fatto era sembrato così strano alla ragazza, che alla fine era finita per sfogarsi di nuovo con Hilary e Mao.
Le ragazze invece avevano cercato di alleggerirle il morale in tutti i modi possibili, ed alla fine, grazie alle loro parole, Saya era riuscita a rilassarsi. Però l’inquietudine le aveva impedito sia di dormire, sia di riposarsi a dovere in vista di quella nuova giornata scolastica.
Quella mattina infatti non aveva sentito la solita sveglia e si era ritrovata a correre come una forsennata per riuscire a prepararsi in tempo, ed era uscita di casa in ritardo rispetto agli altri giorno, e mentre stava sistemando le mollette tra i capelli.
«Eccomi, scusate il ritardo!», pronunciò appena messo piede fuori dal cancello d’entrata della sua villetta, che chiuse con il movimento del piede mentre era ancora intenta ad armeggiare con i fili corvini dei suoi capelli.
«Non importa, se ci muoviamo riusciamo a prendere in tempo il treno!», le disse Yuri con un piccolo sorrisetto di cortesia, dopo che ebbe lanciato un’occhiata più che eloquente a Kai, che invece se ne era rimasto in disparte con la mano fasciata diligentemente affondata nella tasca del pantalone.
Purtroppo per lui la ragazza si era accorta del suo silenzio, come si era accorta della sua espressione leggermente corrucciata, mentre a lui non era sfuggita quella incredibilmente divertita di Boris, che stava assistendo con aria divertita a quello che stava succedendo.
Anche Kuznetsov sembrava essersi ripreso dalla furia del giorno prima, e quella mattina aveva trattato Kai come al solito, facendosi così vedere spensierato, anche se dentro di sé gli bruciava non poco il fatto di essere stato ancora una volta secondo ad Hiwatari.
«Kai!»
I pensieri dei presenti, e soprattutto del diretto interessato, vennero però messi a tacere dalla voce di Saya, che aveva richiamato il suo amico con le sopracciglia aggrottate in un’espressione impensierita. Quella presa di parole incuriosì soprattutto i due russi, che non vedevano l’ora di vedere come si sarebbe evoluta la situazione.
Proprio il giorno prima, in un acceso diverbio, avevano intimato al loro compagno di lasciarsi andare con lei. Soprattutto Boris, che pur di farlo reagire lo aveva sbattuto più volte contro l’armadietto, invece lui era sparito e si era presentato come se nulla fosse successo quella stessa mattina, e sembrava avere tutte le intenzioni di sorvolare sul discorso e continuare a comportarsi vigliaccamente come al solito. Se così fosse stato però, Yuri gli avrebbe fatto l’ennesima ramanzina. Anzi, gli stava lanciando alcune occhiate da brivido, come ad intimargli di non provare minimamente a sottrarsi all’inevitabile, ma le ametiste di Kai sembravano non voler guardare nella sua direzione. Aveva lo sguardo perso di fronte a sé, anche quando rispose con un “mh?” al richiamo della nipote del presidente Ditenji.
«Perché ieri non ti sei presentato da Takao? Ti aspettavamo tutti…», gli disse la ragazza, con un tono di voce stranamente colpito. Era chiaro che quel “tutti” includesse soprattutto lei, che lo aveva atteso inutilmente per tutta la sera. Avrebbe voluto festeggiare degnamente la vittoria insieme a lui, ed invece quell’ingrato non si era minimamente presentato.
Ma forse iniziava a capire quale fosse il motivo…
Tuttavia ci pensò Boris a stemperare la tensione avvertita, soprattutto dopo aver visto l’espressione imbronciata di Kai, il quale stava cercando in tutti i modi un escamotage per non parlarle della serata da incubo subita per colpa della gelosia avvertita nei confronti di Akira Mato, e lo fece dicendo la cosa forse più sbagliata che avesse potuto dire in quel momento, quella che lo stesso Kai avrebbe volentieri tenuto nascosto, per quanto possibile…
«Perché si è rotto una mano!», pronunciò con aria strafottente il russo, voltandosi a penetrare il compagno con uno sguardo più che eloquente, e se non fosse stata per la situazione già abbastanza disperata, lo stesso Kai gli avrebbe dato un pugno in faccia. Convenne però che con i pugni avesse già fatto abbastanza danni, tra cui essere spedito in presidenza ed avere una mano fuori gioco, per cui fece uno sforzo e si trattenne dal dire qualsiasi cosa. Soprattutto perché, a riprendere parola, ci pensò proprio Saya, che con un gridolino spaventato si voltò subito nella sua direzione.
«Rotto una mano?!», sbottò con voce stridula, aggrottando le sopracciglia ed abbassando lo sguardo sulla mano sana con la quale lui stava reggendo la cartella.
«Bors!», cercò inutilmente di ragguagliarlo Yuri, lanciandogli un’occhiataccia, ma dopo l’imprecazione della ragazza convenne di riportare a sua attenzione ai diretti interessati.
Però Kuznetsov voleva solamente spronare quel testone di Kai a dirle la verità, soprattutto perché, prima si fosse aperto con Saya, prima Mira Nakamura si sarebbe messa l’animo in pace, e, forse, sarebbe finalmente riuscito a conquistarla.
Nel frattempo invece, Kai aveva tolto la mano incriminata dalla tasca dei pantaloni e l’aveva alzata in modo da far vedere la fasciatura all’amica, che la guardò di rimando con occhi sgranati e la bocca leggermente aperta in un’espressione scioccata, ma quello sguardo era proprio quello che il nippo-russo avrebbe volentieri evitato. Non aveva bisogno della preoccupazione dell’amica, perché seppe per certo quanto lei si sarebbe preoccupata, e quanto si sarebbe tormentata per cercare di capire cosa avesse fatto per ridursi così, e lui in quel caso sarebbe stato costretto a raccontarle tutto, invece voleva affrontare il discorso in un’altra maniera. Non voleva ammettere di aver dato un pugno all’armadietto in seguito alla frustrazione ed alla gelosia provata per averla vista andare via con Mato…
«Cos’è successo alla tua mano?», chiese appunto Saya, avvicinandosi leggermente all’amico, fino a prendergli quella stessa mano tra le sue, ma quel tocco caldo e quasi inaspettato fece sussultare il diretto interessato, ed il tutto accadde sotto una risatina divertita dei due russi, che in fondo godevano di quegli attimi di imbarazzo da parte del compagno. Sapevano quale fosse il suo tormento, ma sperarono che se ne liberasse il prima possibile.
«Non è importante!», le rispose però Kai, che con uno strattone liberò la mano e la riportò nella tasca dei pantaloni con uno sbuffo, lanciando un’occhiata di fuoco ai due, che di rimando scossero la testa con esasperazione.
Hiwatari era decisamente un caso perso!
Tuttavia quella constatazione servì solamente a far rabbuiare Saya, nel momento esatto in cui arrivarono di fronte alla scalinata che li avrebbe portati alla banchina della metro. Si era fermata prima di scendere il primo scalino ed aveva abbassato lo sguardo a terra, amareggiata di fronte a quel nuovo rifiuto di parlare da parte dell’amico. Non molti giorni prima si erano ripromessi di dirsi tutto, come dei veri amici, ed invece lui la stava di nuovo tenendo all’oscuro di qualcosa.
Era decisamente frustrante per lei.
L’unico però ad esserci accorto dell’assenza della fanciulla fu proprio Kai, che non vedendola accanto a sé come al solito si era voltato a vedere cosa le fosse successo. In seguito, vedendo il compagno fermarsi, anche Yuri e Boris si erano voltati per capire cosa fosse preso ai loro amici, ma con un sorrisetto convennero che forse quello sarebbe stato il momento giusto per lasciarli soli. In fondo entrambi avevano da chiarire alcune cose, e farlo in quel momento o in un altro non avrebbe fatto alcuna differenza. Sperarono solo che il loro amico non l’avrebbe trattata di nuovo con freddezza. Questo pensarono quando ripresero a scendere le scale della stazione, mentre Kai aveva risalito diligentemente i gradini che lo separavano da Saya, arrivando fino al penultimo, dove si fermò per avere il volto di lei alla sua altezza.
«Hey», la richiamò con una strana dolcezza, che per un momento convinse la ragazza ad alzare gli occhi fin troppo lucidi su di lui.
«Ho fatto qualcosa che non va?», chiese però lei di rimando, portandosi il pollice alla bocca ed iniziando a torturarsi l’unghia in un gesto incredibilmente nervoso.
Kai invece sospirò, perché iniziò a capire quale fosse il tormento della ragazza, ma non avrebbe di certo voluto parlare lì, all’imbocco della metropolitana e con tutti gli sguardi dei passanti addosso. Se doveva dirle cosa provava, voleva almeno farlo in un luogo dove ci sarebbero stati solamente loro due. Senza distrazioni o traffico.
«Perché pensi questo?», le chiese con un sospiro, che fece sospirare a sua volta anche lei, con uno sbuffo che trasportò tutta la frustrazione per la situazione che si era venuta a creare.
«Perché è da ieri che sei strano…», ammise lei con voce leggermente incrinata. «Ѐ per colpa mia?», gli chiese poi a sua volta, rialzando finalmente i suoi occhi in quelli di lui, accorgendosi così di come le ametiste del compagno fossero stranamente lucide, cosa che costrinse Saya ad accigliarsi per un momento. Lo osservò anche spostando leggermente la testa di lato con fare curioso, attendendo così la risposta che forse non sarebbe mai arrivata. Infatti Kai strinse la mascella, abbassando leggermente lo sguardo a terra. Non riusciva più a guardarla così spudoratamente negli occhi senza avvertire il bisogno di raggiungere le labbra che da tempo oramai sognava costantemente, ma di nuovo convenne che non era il momento propizio per lasciarsi andare.
«Sai…», riprese però parola lei, «se tu me lo avessi chiesto, sarei rimasta…», dichiarò, abbassando anch’ella lo sguardo, ma se non lo avesse fatto non sarebbe riuscita a parlargli così apertamente, mentre Kai sotto quell’ammissione sentì il suo cuore perdere l’ennesimo battito, perché tutto si sarebbe aspettato di sentire tranne quello che aveva appena udito dalla voce della compagna.
«Io non avrei voluto fare la strada con Mato, non dopo quello che ha cercato di fare, ma dopo che mi hai detto di andare ho pensato che non avessi voluto avere nessuno tra i piedi», riprese, e nemmeno lei seppe dire perché volle parlargli proprio di quello, ma la sua mente era così talmente provata dagli eventi trascorsi che alla fine si era lasciata andare in quell’ammissione sofferta quasi senza pensare.
Quell’affermazione però rese Kai più audace, così tanto che strinse la mascella e rialzò i suoi occhi su Saya. Le prese poi il mento con due dita ed alzò il suo volto fino a che non ebbe di nuovo la sua attenzione. Lo aveva fatto molte volte durante le loro litigate, ma in quel momento voleva solamente arrivare al punto della questione, e capire ciò che lei aveva appena detto.
«Che cosa ti ha fatto Mato?», le chiese infatti a denti stretti, ma quella domanda gli era venuta così spontanea e roca che alla fine lei lo guardò con sguardo leggermente accigliato, perché non si sarebbe mai aspettata di sentire una domanda del genere proprio da lui, che era sempre stato così menefreghista nei confronti degli altri comuni mortali.
«Ha…ha provato a baciarmi…ma io non ero propensa a dargli corda e l’ho allontanato», gli rispose, con voce altrettanto roca, assottigliando lo sguardo per cercare di captare una qualsiasi reazione da parte dell’amico.
Kai invece era rimasto a fissarla inerme, con solo le labbra piegate in un ringhio quasi sofferto. Però il sapere che lei non avesse dato corda ad Akira Mato gli fece tirare un momentaneo sospiro di sollievo. Almeno per un secondo, perché poi riprese parola con una smorfia di disapprovazione.
«Avrei dovuto dare un pugno in faccia a lui invece che all’armadietto. Così io non avrei una mano rotta e tuo nonno non avrebbe un armadio da sostituire…», le rese poi noto con la sua solita nonchalance, facendo spallucce come se quella fosse stata la cosa più normale del mondo. Ed ovviamente quella strana affermazione accigliò ancora di più la nipote del presidente, che guardò di nuovo il compagno con aria scioccata.
«Perché diavolo hai dato un pugno all’armadietto?!», gli chiese infatti dopo qualche secondo, perché era sempre più confusa dalle frasi sconnesse e dal modo di fare di Kai, che l’aveva sempre mandata in confusione con quel suo modo di fare così cinico e freddo. Purtroppo però il fischiò del treno in frenata lasciò in sospeso quella frase ed impedì al ragazzo di rispondere, dandogli così un primordiale sollievo da quel terzo grado, anche se sapeva che quella domanda non sarebbe rimasta in sospeso a lungo, perché Saya avrebbe cercato in tutti i modi di avere una risposta. Oramai la conosceva fin troppo bene, e lui stesso non avrebbe più voluto mentire, ma in quel momento la cosa più importante sarebbe stata quella di raggiungere in fretta la scuola.
«Accidenti!», si ritrovò ad imprecare Kai, «muoviti!», sbottò infine, prendendo la mano di lei con quella fasciata ed iniziando a trascinarla per tutte le scale della stazione, nonostante il dolore che gli provocò quella stretta.
Ovviamente lei si fece trasportare in silenzio, e rimase ad osservare rapita le spalle del ragazzo, dove la parte scura dei suoi capelli ondeggiava ad ogni scalino che scendevano. Ed anche i suoi di capelli stavano svolazzando alle sue spalle, e nella corsa alcune ciocche le erano cadute sul volto accaldato per lo sforzo, tuttavia non fece nulla per impedirlo o per risistemarle, perché era troppo presa ad osservare il ragazzo per dare attenzione ai suoi capelli.
Così si lasciò diligentemente guidare dal compagno fino a che, con uno strattone, non l’attirò a sé per salire sul convoglio incredibilmente pieno, e per tutto il tragitto che fecero schiacciati tra la massa di studenti che c’era in quel treno, Kai non lasciò mai la sua mano.
 
 
 
Quando arrivò la tanto attesa pausa pranzo, e quando i ragazzi poterono uscire dall’aula, Kai afferrò Saya per un braccio com’era solito fare, probabilmente per poterle parlare, ma quel tocco inaspettato face sussultare la nipote del presidente Ditenji, che non si aspettava di certo di essere richiamata dal compagno con così tanta urgenza. Tuttavia il ragazzo non si fece fermare da ciò.
«Posso parlarti?», le chiese infatti con tono speranzoso, e quella strana richiesta lasciò interdetta la ragazza per un momento. Sapeva che tra loro erano rimaste delle questioni in sospeso, ma non si era azzardata a dire nulla per non minare il suo umore. Sapeva quanto poteva essere scostante il suo amico, e quella mattina le era sembrato alquanto strano, soprattutto dopo aver saputo cosa aveva combinato il giorno prima.
«Vi precediamo», disse però loro Yuri, con una risatina più che eloquente, perché aveva già capito quali fossero le intenzioni del compagno, per quello decise di lasciargli campo libero, e di intimare a Boris di seguirlo, lasciando così soli i due.
Purtroppo però Kai non era riuscito ad avvicinare prima la ragazza, perché nella pausa della ricreazione era stata richiamata da una compagna del suo club, e per tutto il tempo l’aveva aiutata a sbrigare una faccenda legata ad esso, per cui dovette mettersi l’animo in pace fino a quel momento.
Per tutta la durata delle lezioni invece aveva cercato di formulare un discorso, ma lui non era abituato a parlare o a dire cose importanti, per cui lo trovò estremamente difficile. In ogni caso era risoluto a portare a termine ciò che si era prefissato di fare, perché era stufo di continuare a vedere Saya tra le braccia di qualcun altro…
Così, dopo un assenso da parte della ragazza, la condusse fino in cortile, per cercare un punto poco trafficato e più appartato, ma quando convenne di aver trovato un luogo consono alle sue esigenze, entrambi furono freddati da una voce fin troppo conosciuta.
«Ma certo che l’ho baciata, avevate dubbi ragazzi?»
La voce di Akira Mato arrivò alle orecchie di Saya e Kai come una fucilata, cosa che li costrinse ad acquattarsi dietro un albero per non farsi beccare, mentre lui era di spalle, intento a parlare con fin troppo orgoglio a tre suoi amici, che di rimando lo stavano guardando con sguardi incredibilmente assorti. Probabilmente stava cercando di fare bella figura con i suoi compagni, come solitamente facevano i ragazzi, ma Mato aveva deciso di dire loro una cosa assolutamente non vera, concio anche del fatto che nessun estraneo a quella conversazione lo stesse ascoltando, e quello sbeffeggiamento fu troppo per Saya.
«Non è vero! Non è assolutamente vero!», proferì a denti stetti, colta da un impeto di rabbia.
Kai invece stava già per lanciarsi a dare il tanto aspirato pugno in faccia a quel damerino, perché di nuovo gli stava scombussolando i piani, ma prima di essere riuscito a fare anche solo un passo in direzione del compagno di scuola, Saya lo superò a passo svelto. Si era lanciata senza pensare verso il suo presunto spasimante, colta dalla rabbia per quello che Mato aveva cercato di fare, come appunto provare a conquistarla. Era oramai chiaro che avesse voluto solamente farsi bello agli occhi degli amici, perché in fondo Saya era una delle ragazze più popolari della scuola, soprattutto dopo quello che era successo con Fujima, e lui probabilmente voleva solamente conquistarla per piacere personale. Quella però era una cosa che alla ragazza non sarebbe mai andata giù, e nemmeno a Kai, che infatti rimase a braccia conserte al suo posto, ad osservare come si sarebbe diligentemente difesa la sua amica.
«Tu, brutto verme, ritira immediatamente quello che hai appena detto!», si palesò di fronte al quartetto a passo di carica, uscendo dalle frasche dell’aiuola e facendo sussultare i quattro studenti. Soprattutto il diretto interessato, che al suono di quelle parole si strozzò con la sua stessa saliva, rendendo Hiwatari incredibilmente soddisfatto, così tanto che si aprì in un sorrisetto di pura ilarità quando vide aprirsi sul volto di Mato un’espressione interdetta e scioccata.
«D…Ditenji!», commentò quest’ultimo, iniziando a scorrere il suo sguardo dalla ragazza ai suoi amici, che erano rimasti scioccati da quella nuova rivelazione tanto quanto lui.
«Non è assolutamente vero che mi ha baciata! Ci ha provato ma io l’ho rifiutato!», commentò schifata in direzione dei tre amici di Akira, voltandosi poi verso il diretto interessato. «Volevi farti bello davanti ai tuoi conoscenti, ma ti è andata male! Mi fate schifo, tutti quanti! Vi avvicinate a me solo per avere qualcosa in cambio! Tu e quello stupido di Fujima!», gli gridò contro sull’orlo della disperazione, perché di nuovo qualcuno si era avvicinato a lei per uno scopo ben preciso: il presidente d’istituto per colpire Kai, Mato invece per farsi bello di fronte a tutta la scuola, e quello per la sua mente già abbastanza provata era alquanto frustrante, così tanto che si ritrovò a piangere senza un apparente motivo. Ma prima che se ne accorgessero i suoi interlocutori, si portò le mani a coprire il volto e scappò nella direzione opposta, lasciando il suo compagno di banco furente di rabbia.
Kai però decise di palesare subito la sua presenza, perché alquanto adirato dalla piega che avevano preso quegli eventi. Stava per dire a Saya quanto lui ci tenesse a lei, invece lei era finita a piangere dalla rabbia per un altro coglione come Fujima, scappando così chissà dove. Inoltre avrebbe avuto il suo bel da fare per cercare di calmarla, e quella era una cosa alla quale lui non era abituato. Fu quella consapevolezza infatti che lo portò ad arrivare a braccia conserte di fronte al Sempai, con stampata in volto la sua solita espressione impassibile. Lo guardò poi dall’alto in basso per qualche istante, beandosi anche dell’occhiata scocciata che gli riservò l’altro, ma ovviamente Mato non rimase in silenzio a lungo.
«Hiwatari!», proferì il chiamato in causa, digrignando poi i denti in un’espressione risentita.
«Ah, finalmente ti sei accorto di me…», lo sbeffeggiò con tono sarcastico Kai, alludendo al fatto che per tutto il giorno prima avesse fatto finta di non vederlo, perché intento ad infastidire Saya con le sue belle parole, che si erano rivelate solamente un pretesto per cercare di conquistarla. Di nuovo quel fatto lo fece tremare dalla rabbia, soprattutto perché si era ritrovato a prendere a pugni l’armadietto per colpa di un coglione! Tuttavia convenne che prenderlo a sberle tra le mura scolastiche sarebbe stato controproducente, soprattutto perché aveva tre testimoni che avrebbero potuto fargli passare altri guai con il preside. Ma a Kai Hiwatari erano sempre bastate le parole per colpire qualcuno, ed infatti decise di usare proprio quelle per far capire a quel ragazzo tutto il suo disappunto.
«Tu non avresti mai potuto conquistare una ragazza come lei…», iniziò pungente, alludendo proprio all’amica che portava nel cuore, aprendosi poi in un sorrisetto alquanto sprezzante, «Saya ne vale mille di te…di voi…», indicò l’edificio scolastico con un cenno del capo, poi puntò di nuovo i suoi occhi ametista in quelli leggermente spaventati del suo interlocutore, e dovette ammettere che l’espressione leggermente spaventata che vide sul suo volto lo lasciò incredibilmente soddisfatto, perché in fondo un po’ di terrore riusciva ancora ad incuterlo. Tuttavia in quel momento non aveva tempo di minacciare quei quattro babbei, per cui decise di metterli in guardia proferendo l’ultima frase ad effetto com’era solito fare.
«Vi consiglio di starle alla larga, perché a costo di rompermi anche l’altra mano potrei prendervi a pugni tutti e quattro insieme, e credo sappiate tutti che sarei in grado di riuscirci», disse con un sorrisetto sardonico dipinto sulle labbra, facendo scintillare i suoi occhi in direzione dei suoi interlocutori, come per intimare loro che non avrebbe ammesso altre repliche, e dopo aver felicemente appreso che nessuno di loro avesse avuto altro da dire, corse nella direzione in cui era scappata Saya.
La trovò in lacrime, e furente di rabbia, che correva in direzione della palestra, ma con uno scatto fulmineo riuscì finemente a raggiungerla.
«Smettila Saya!!», le gridò contro quando riuscì ad affiancarsi a lei, ma vedendo che le sue parole non sortirono l’effetto sperato, l’afferrò per un braccio e la fece voltare verso di lui, bloccandola così contro il tronco di un albero con tutto il suo corpo.
«Smettila di piangere per la gente che sminuisce il tuo valore!!», proferì poi a denti stretti, per cercare di farla reagire, ma lei aveva abbassato di nuovo lo sguardo e si stava sforzando di non farsi vedere così sofferente da lui. Aveva sperato di allontanarsi da tutto e da tutti, ed invece, a discapito di quello che aveva pensato, lui era riuscito comunque a trovarla.
«Perché?», proferì invece lei tra le lacrime, «perché non riesco ad essere apprezzata per quello che sono?», ringhiò, «c’è chi si avvicina a me per attuare la sua vendetta, chi per avere il mio corpo, chi per farsi bello agli occhi degli amici…», concluse amareggiata, con la voce rotta dai singhiozzi, ma Kai non era propenso ad ascoltare ancora quel tipo di discorso, e glielo fece capire quando le portò entrambe le mani ai lati del volto, alzandoglielo in modo da avere la sua più totale e completa attenzione, anche se la visuale di quegli occhi incredibilmente lucidi gli strinse il cuore e lo fece incazzare ancora di più. Era arrabbiato per quello che era stata costretta a vivere, sia per colpa sua che per gli idioti che l’avevano ferita, ed amareggiato perché, se fosse riuscito a dichiararsi prima, lei non si sarebbe ritrovata in quella situazione.
«Basta!», provò a dire di nuovo, scuotendola appena per cercare di farla tornare in sé.
«Basta Saya», continuò poi a denti stretti, «sono stufo di vederti tra le braccia di chi non ti merita!», gridò, quella volta con la voce leggermente più incrinata, fatto che ammutolì la ragazza per qualche secondo, e che la costrinse ad arrestare finalmente i singhiozzi.
Si guardarono negli occhi per alcuni istanti, Kai a denti stretti e Saya con perplessità, nonostante le lacrime che ancora rigavano le sue guance.
«Sono stanco di sentirmi così!», soffiò lui, con un tono di voce che trasportò tutta l’amarezza del momento. In più quella volta fu lui ad abbassare gli occhi per primo, nascondendoli dietro la frangia argentata. Tuttavia non aveva allentato nemmeno per un attimo la presa che le sue mani avevano fatto attorno al volto della ragazza, e solo in quel momento lei si rese davvero conto di essere stata schiacciata all’albero dal petto di Kai, e che le sue mani calde fossero ancora a contatto con la pelle del suo viso. Inoltre quella consapevolezza la portò ad avvampare per colpa dell’imbarazzo. Quante volte si era sognata di essere in quella posizione? Troppe per riuscire a contarle, ma quelle poche volte in cui lui l’aveva messa con le spalle al muro era stato per litigare.
In quel momento invece, più che arrabbiato o disperato, le sembrò frustrato, ma da cosa fosse frustrato Saya non seppe dirlo, per quello domandò l’unica cosa che si sentì di chiedere, in relazione alla strana affermazione pronunciata proprio dal compagno non molti secondi prima.
«Così come?», gli chiese, titubante, aspettando col cuore in gola di riavere la sua attenzione, mentre lui serrò la mascella, indeciso se ammetterle tutta la verità o rimandare tutto ad un altro momento più tranquillo, ma quello che le aveva appena detto in fondo era la verità. Era stanco di sentirsi a quel modo, e decise così di essere coraggioso. In fondo, se Yuri e Boris avevano ragione, dopo quella conversazione Saya sarebbe davvero stata sua.
«Arrabbiato…frustrato…geloso…», ammise, con un tono di voce leggermente incrinato, «come quando ti ho vista tra le braccia di Rei. Come quando ti ho saputa a letto con Kinomiya. Come quando ti ho vista baciare Fujima. Come quando mi hai voltato le spalle per sparire con Mato…», le disse tutto d’un fiato, aggrottando leggermente le sopracciglia in un’espressione sofferta, che la nipote del presidente Ditenji accolse sgranando gli occhi, interdetta e meravigliata dalle parole che aveva appena sentito pronunciare dalla voce penetrante del suo amico. E stentò a credere che quello di fronte a lei, così stranamente emotivo e disperato, fosse davvero il suo vecchio amico.
«Kai…», ansimò di nuovo, probabilmente per poter dire qualcosa, ma le parole del ragazzo la bloccarono di nuovo.
«Fino ad oggi ho sempre pensato di non meritarti…», continuò lui, scioccando ancora di più la povera Saya, che riaprì la bocca con un sospiro strozzato, «mi è sempre bastato guardarti da lontano e saperti felice, ma ora non più. Non mi basta più! Voglio essere io a farti felice!», concluse, con un una disperazione che la fanciulla non vedeva su quel volto da quel fatidico giorno, e non ebbe neanche il tempo di elaborare una risposta, nonostante fosse rimasta ad osservarlo con gli occhi sgranati, perché Kai annullò definitivamente la poca distanza che c’era tra loro, rapendo finalmente le sue labbra nel bacio che entrambi avevano tanto atteso.
Il contatto con le labbra che aveva sognato da quel lontano giorno nello stadio russo le fece salire il cuore in gola, e le dette un’emozione che non riuscì a contenere, come non riuscì a contenere di nuovo le lacrime, che resero umido quel meraviglioso bacio. Ma a Kai non importò di ciò, perché finalmente era riuscito a baciare di nuovo la ragazza che aveva sempre desiderato, anche se i sentimenti che lo stavano muovendo erano simili a quelli della prima volta.
Quel bacio frenetico e passionale trasportò tutti i sentimenti che non sarebbe stato in grado di dirle a parole, e così continuò a rapire quelle labbra rosee per dei minuti che sembrarono infiniti. L’aveva schiacciata all’albero con il suo corpo, così tanto che era finito di nuovo per sentire i seni di lei pressati contro il suo petto, cosa che lo rese ancora più audace, e che gli fece montare dentro una certa eccitazione, quella che lo colpiva ogni volta che il suo sguardo ametista si posava su di lei. Oppure ogni volta che quello di lei raggiungeva i suoi occhi.
Inoltre serrò di più la stretta che le sue mani avevano fatto tra i capelli oramai del tutto spettinati della ragazza, in una morsa che lui stesso non era stato in grado di allentare, mentre sentì quelle di lei afferrargli saldamente i lembi della camicia leggermente aperta della divisa, gesto che trasportò tutta l’urgenza di Saya nel volerlo sentire vicino a sé.
La sua lingua invece era andata a rapire quella di lei, in un intreccio alla quale fu difficile sottrarsi, ma riuscì a staccarsi da lei solamente quando il bacio iniziò a prendere una piega fin troppo frenetica, anche se lo fece con espressione incredibilmente sofferta. Però Kai non voleva spingersi troppo oltre, e non voleva nemmeno lasciarsi andare senza prima averle parlato, per quello appoggiò la sua fronte a quella di lei, così da riuscire a guardarla finalmente negli occhi.
«Saya…», la richiamò, sospirando il suo nome a fior di labbra, fatto che agitò ancora di più il cuore della ragazza, già abbastanza provato da quell’incredibile avvicinamento. Ed anche lui si stava sentendo alla stessa maniera, ma il suo stato d’animo non gli impedì di riprendere parola.
«Avevi ragione sai?», continuò infatti, senza minimamente spostarsi dalla sua posizione, e continuando a tenere ben saldo il volto della ragazza tra le sue mani.
«Riguardo a cosa?», gli chiese invece lei tra i sospiri, anche se quella domanda la confuse non poco. Cercò anche nella mente una possibile risposta, ma lui interruppe presto la sua ricerca.
«Avevi detto che per vedere se una ragazza ricambiava i miei sentimenti avrei dovuto baciarla…», disse con un sorrisetto eloquente, alludendo al consiglio che lei stessa gli aveva dato la sera della vigilia di natale, ma allora Saya non poteva di certo immaginare che quell’ammissione fosse riferita a lei. Solo in quel momento lo capì, dopo aver notato sulle labbra di lui il sorriso che aveva sempre sognato di vedere.
«Beh, mi sembra che ricambi…», le disse poi a fior di labbra, sfiorandogliele appena al suono di quelle parole.
«Sì…», ammise in risposta, liberandosi così di quello che da troppo tempo teneva dentro. Avrebbe voluto dire molte cose, ma rimase in silenzio. Inoltre quel momento emozionante se lo sarebbe immaginato diverso, ma in fondo non le importava il contesto, ma solo che il ragazzo che amava fosse riuscito ad ammettere quanto lei fosse importante per lui.
«E non è vero che sei l’ultima persona al mondo che io guarderei…», le disse infine, facendole salire il cuore in gola per la seconda volta. Era inoltre sceso ad accarezzarle il volto con la mano sana, asciugandole con i polpastrelli le lacrime che ancora imperlavano il suo volto.
«Kai…», sospirò Saya, socchiudendo leggermente gli occhi per bearsi di quel tocco, finalmente felice che lui avesse smentito quello che lei aveva sempre pensato. Si liberò poi dalla sua presa ferrea, e si abbassò fino a raggiungere il petto del suo compagno con la fronte, abbracciandolo per la vita in una stretta che voleva fargli intendere tutta la sua gratitudine per essersi aperto con lei. «Mi sembra di essere ancora tra le tue braccia, alla finale del primo campionato mondiale…», continuò poi con voce assorta, e quell’ammissione fece finalmente aprire Kai in uno dei sorrisi che difficilmente si riuscivano a vedere sul suo volto sempre impassibile. Ma in quel momento se ne fregò della freddezza e dell’impassibilità, come se ne fregò della Borg e del suo passato, motivo che lo aveva sempre spinto a tenerla lontana da sé.
In quel momento volva solo essere felice con lei.
«Avrei dovuto dirti tutto già allora, credimi, ci saremmo risparmiati un sacco di sofferenze…», le rispose, ma lei lo interruppe prima che lui potesse dire altro.
«Kai, tu mi…», provò ad iniziare, staccandosi dal suo petto per poterlo guardare negli occhi. Tuttavia interruppe la frase, perché avrebbe voluto sentirselo dire dalla sua voce.
«Tu sei sempre stata importante per me», asserì Kai con fermezza, portando di nuovo una mano ad accarezzarle il bel volto, nonostante avesse parlato con voce sofferta. «Io ti devo la mia vita Saya…», soffiò ancora, avvicinandosi a lei fino a parlarle di nuovo a fior di labbra, «se non fosse stato per te la mia vita sarebbe un disastro. Il tuo ricordo mi ha aiutato a superare alcuni spiacevoli eventi del mio passato, ed anche se quella volta, per colpa di Black Dranzer, io ti avevo dimenticata, non lo ha fatto il mio cuore. L’ho capito dopo averti vista combattere fieramente col mio Dranzer. Ho capito cos’era la sensazione che avevo avvertito la prima volta che ti vidi entrare nel covo degli Shall Killer, o cosa fosse quella strana attrazione che sentivo di provare per te, quella che mi ha sempre spinto a tenerti alla larga da me. Ed ho capito cos’era la strana inquietudine che provai quando capii che ti eri presa una cotta per Rei…solo che non ero ancora pronto ad ammetterlo nemmeno a me stesso. Per colpa del mio orgoglio ho finito per ferirti, e per ferire me stesso», pronunciò, con una lieve disperazione che lo costrinse a serrare gli occhi ed abbassare la testa, vergognandosi per tutto quello che era stata costretta a passare lei per colpa sua.
Solo in quel momento riuscì a capire come doveva essersi sentita...
«Kai…», lo richiamò però lei, accarezzandogli lievemente la guancia priva delle strisce blu, beandosi di quell’ispezione leggermente titubante, che le riportò alla mente vecchi ricordi.
Ed anche al ragazzo non dispiacque quel contatto, perché era la prima volta che sentiva le dita di Saya sfiorargli così delicatamente la pelle del viso, e si lasciò così cullare da quel tocco, chiudendo gli occhi e reclinando la testa per assaporarne ogni attimo, fino a che i polpastrelli di lei non scesero a sfiorargli il mento, il collo, le scapole e giù, fino ad arrivare al petto. Tuttavia quel contatto rovente gli fece perdere gli ultimi attimi di lucidità ostentati, e si ritrovò di nuovo a rapire le labbra della compagna in un bacio frenetico. Si addossò maggiormente a lei, afferrandola per la nuca con la mano fasciata, mentre con l’altra era sceso con una certa urgenza a slacciarle i bottoni della sua camicetta.
«Kai», soffiò lei tra un bacio e l’altro, abbandonando anch’ella la poca razionalità che ancora le era rimasta, acquistando così l’audacia necessaria per andargli ad aprire la camicia della divisa con gesti altrettanto frenetici, che trasportavano la sua voglia di averlo finalmente tutto per sé.
Kai invece si fece più coraggioso, e dopo aver ascoltato il suo nome dalla voce ansimante della sua compagna scese a lasciarle piccoli baci lungo il collo, che lei aveva inclinato per aumentare quel piacevole contatto, fino a che non arrivò a lasciarle qualche piccolo bacio sui seni, che lei accolse trattenendolo per i capelli.
Ma Saya voleva di più e non le bastò più rimanere “vittima” di quegli eventi. Voleva spingere oltre il limite anche lui, perché finalmente si stava avverando quello che lei aveva sempre sognato. Cosi portò le sue mani sul petto del compagno, assaporando con quel contatto ogni centimetro di quel fisico oramai perfetto, e beandosi dei sospiri di piacere che mai in vita sua era riuscita a sentire dalla sua voce, scese fino al suo inguine, iniziando a sfiorare tutta la lunghezza di quel rigonfiamento con le dita, nonostante l’impedimento dei pantaloni.
Fu però quel tocco eccitante ed inaspettato che fece riprendere a Kai parte della lucidità perduta, così tanto che la sua mano si mosse di conseguenza.
«Ferma!», le intimò con un singulto, fermandole il braccio prima che succedesse l’inevitabile.
«Credevo lo volessi…», sospirò invece Saya, leggermente amareggiata, perché non si sarebbe mai aspettata che lui avesse potuto bloccarla proprio sul più bello.
«Certo che lo voglio, credimi», le rispose, con voce roca e gli occhi oramai resi completamente lucidi dal piacere, «non sarei in questo stato altrimenti», asserì con risolutezza, beccandosi anche un’occhiataccia. Tuttavia Kai non demorse.
«Non lo farò con te sul prato della scuola, non dove qualcuno potrebbe vederci», le rese poi noto, e solo allora lei sciolse la tensione avvertita, capendo il suo punto di vista. Nonostante fosse un luogo abbastanza appartato, alcuni studenti sarebbero potuti passare di lì, ed inoltre non erano distanti dall’entrata della palestra. Probabilmente non sarebbero riusciti a concentrarsi ed avrebbero sprecato la loro prima volta per dare retta all’istinto. E poi Hiwatari era sempre stato un ragazzo fin troppo riservato, per cui era logico che non si sarebbe lasciato andare così…
«Hai ragione…», si sentì in dovere di ammettere, e lo fece con un piccolo sorriso impacciato, «abbiamo aspettato tanto…».
«Già», fece spallucce Kai, assumendo la tipica espressione di chi la sapeva lunga. In fondo il suo modo di fare non sarebbe mai cambiato, e Saya aveva imparato ad amare anche quel lato del suo carattere.
«Credo sia giunto il momento di andare al club», la mise al corrente dopo qualche istante, con la sua solita nonchalance, ma quella constatazione la fece imbronciare di nuovo.
«Chi se ne frega del club!», imprecò in risposta, con una smorfia più che contrariata, e fu talmente tanto buffa che fece scoppiare a ridere il suo compagno, in una risata che lei aveva visto solamente poche volte in quegli ultimi anni. Ma ovviamente lui non si fece fermare da quell’affermazione
«Ti aspetto all’uscita, come sempre», le disse infine, rapendo di nuovo le sue labbra in un bacio appassionato.
 
 
 
 
Ero ancora lì, al centro della nostra palestra, a provare e riprovare un passo che mi era sembrato fin da subito difficile, e lo stavo facendo ignorando volutamente tutte le mie compagne. Era da quando avevo messo piede lì dentro che quelle non facevano altro che chiedermi perché fossi così incredibilmente sconvolta, ma come facevo a spiegare loro quello che avevo vissuto in neanche un ora? E poi non mi sembrava il caso di parlarne nel bel mezzo dell’allenamento.
Inoltre ero talmente concentrata su me stessa che in un primo momento non mi accorsi del chiacchiericcio sommesso che si era levato nella stanza, né delle ovazioni concitate delle mie compagne.
Fu quando sentii alcune risatine civettuole che imposi a me stessa di fermarmi, ma avevo già capito cosa fosse successo, ancora prima che una mia compagna di corso mi ragguagliasse.
«Ѐ finalmente arrivato il tuo amico!», mi disse con una risatina emozionata, nel momento esatto in cui mi passò accanto per raggiungere un punto strategico in cui provare, uno ben visibile dalla postazione di Kai.
Era chiaro che loro facevano di tutto per farsi notare da lui. Lo avevano sempre fatto! Anche scrivergli lettere d’amore alla quale lui non aveva mai risposto, ma solo allora mi fu chiaro il perché. Quel fatto inoltre mi fece ridacchiare sotto i baffi, perché la verità era sempre stata di fronte ai miei occhi!
Loro cercavano di dare spettacolo per sperare di essere osservate dalle sue ametiste, invece il suo sguardo era sempre stato tutto per me…
Decisi però di mettere fine a tutta quella buffonata, perché insomma, anche io ero un po’ gelosa di lui. Fino a che ero stata quasi certa che lui non avrebbe mai potuto ricambiare i miei sentimenti, gli sguardi eloquenti delle ragazze non mi avevano dato fin troppo fastidio, perché se lui fosse stato felice lo sarei stata anche io, ma in quel momento era tutto diverso.
Lui era finalmente mio, e dovevano saperlo anche loro!
Abbandonai il nastro a terra e, sotto gli sguardi curiosi delle mie compagne, corsi in punta dei piedi fino a raggiungere la fonte dei loro pensieri, che mi osservò con un cipiglio incuriosito per tutto il tragitto che feci per arrivargli di fronte.
«Ciao…», gli dissi, anche se lo feci con un leggero impacciamento. In fondo i suoi occhi mi avevano sempre fatto un certo effetto.
«Hey…», mi rispose lui, aggrottando leggermente le sopracciglia per scrutarmi con aria curiosa, nonostante l’ostentata impassibilità. Probabilmente si stava chiedendo perché avessi interrotto l’allenamento per raggiungerlo, cosa che non avevo mai fatto, ma glielo feci capire quando gli circondai il collo con le braccia ed attaccai le mie labbra alle sue.
In un primo momento lo sentii irrigidirsi, perché probabilmente non si sarebbe aspettato un gesto così inaspettato da parte mia, ma poi sue mani mi afferrarono per i fianchi, laddove terminava la stoffa del body d’allenamento, e la sua stretta calda e ben salda sulla mia pelle mi costrinse ad intensificare il contatto.
Mi staccai da lui solo quando mi sentii soddisfatta, sia per aver baciato ancora il ragazzo che amavo, sia perché finalmente avevo fatto capire alle mie compagne che fosse definitivamente impegnato. Stronzo com’era avrebbe continuato a bearsi beffardo degli sguardi fin troppo lussuriosi delle presenti, magari facendo loro credere che fosse lì per qualcuna in particolare…
«Ecco, così non ti infastidiranno più…a meno che a te non facciano piacere le loro avance…», lo punsi di proposito e vidi i suoi occhi assottigliarsi nella sua tipica smorfia stizzita.
«Umpfh…figurarsi…», commentò acidamente, «ma, di un po’, volevi farle morire d’infarto?», sospirò poi, nonostante l’imbarazzo per essere stato baciato di fronte a tutti, ma poi vidi le sue labbra alzarsi in un sorrisetto e capii che anche lui si era oramai rassegnato ai miei modi di fare.
«Forse…», ammiccai in risposta. Poi, senza dire altro, gli voltai le spalle e raggiunsi di nuovo le mie compagne, che mi stavano ancora guardando con aria scioccata.
«Mi dispiace ragazze», feci spallucce con nonchalance, «è impegnato», resi loro noto con un sorrisetto, recuperando poi il nastro che avevo brutalmente gettato a terra e riprendendo l’allenamento senza più degnarle di uno sguardo.
 
 
 
I'll be your dream, I'll be your wish, I'll be your fantasy
Sarò il tuo sogno, sarò il tuo desidero, sarò la tua fantasia
I'll be your hope, I'll be your love, be everything that you need
sarò la tua speranza, il tuo amore, sarò tutto ciò di cui hai bisogno
I love you more with every breath truly, madly, deeply do
Ti amo di più ad ogni respiro, e lo farò sinceramente pazzamente e profondamente
I will be strong, I will be faithful 'cause I'm counting on
Sarò forte, sarò fedele, perché sto contando su
A new beginnin'
Un nuovo inizio”

Savage Garden - Truly Madly Deeply



 
Fine capitolo 22
 
 
 
°°°°°°°°°°°°°
Colei che scrive:
CI SIAMO, CE L’HO FATTA XD Finalmente vi ho dato il capitolo tanto atteso :3 (spero xD, come spero che non abbia deluso le vostre aspettative T.T). Dopo 21 capitoli Kai è riuscito a fare il grande passo <3 e direte: “finalmente” xD e finalmente sì, anche se c’è sempre una certa ragazza che gli “sbava” dietro eheheh e che a quanto pare piace a Boris. Sì, sono una brutta persona, lo so U.U
Spero che vi sia piaciuto, e che non sia andata troppo OC, ma tenere IC Kai in questi casi è ESTREMAMENTE difficile xD perdono!
Per il continuo di questo capitolo, ci sarà un apposito capitolo a Rating rosso nella raccolta di One Shot eheheh
Mi scuso anche per gli errori, soprattutto nelle coniugazioni verbali, che avrete sicuramente incontrato nella lettura >.< sto facendo incredibilmente fatica a correggere ultimamente, i miei occhi non collaborano T.T
Spero di sentire i vostri commenti in merito <3
Detto questo passo a ringraziare i recensori <3, chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, e tutti i lettori silenziosi giunti fino a qui!
Al prossimo aggiornamento!
  
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