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Autore: Rosette_Carillon    14/01/2021    1 recensioni
Il mondo è salvo, il duca di Saint Germain è stato vinto e tutti sono vivi.
Va tutto bene, Gwen sta bene.
Il fatto che continui ad avere incubi, che ciò che ha vissuto la tormenti non ha importanza. Passerà.
Charlotte non è d'accordo.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gideon de Villiers, Gwendolyn Shepherd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                        1920
 
 
 
 
 
 
 



 
La porta è aperta, e la ragazza sta in piedi davanti al letto, ansimante, con una mano sullo stomaco.
<< Gwen? Gwen! >> Gideon si precipita nella stanza e le si avvicina preoccupato. Temendo che possa crollare in terra la prende per i gomiti << cos’hai? >>
Lei si morde le labbra e scuote la testa, incapace di parlare. Un brivido la scuote, si stringe a lui, e comincia a singhiozzare sommessamente, stanca e spaventata.
La prima a rendersi conto della situazione era stata Charlotte, quasi in contemporanea a Leslie.
<< Si chiama ‘disturbo da stress post traumatico’, >> l’aveva istruita la cugina, in un fallito tentativo di convincerla a farsi aiutare.
<< Si chiama ‘fatti gli affari tuoi’, >> aveva ringhiato Gwen, salvo poi pentirsene subito dopo.
Lei stava bene.
Qualche incubo che disturbava il suo sonno non era nulla di importante, aveva solo bisogno di altro tempo per dimenticare. La loggia, il duca di Saint Germain, … tutto.
La mossa seguente era stata coinvolgere Gideon che, incerto su come comportarsi, le aveva proposto di passare qualche tempo nel passato, nel cottage dei suoi genitori. Lasciarsi tutto alle spalle, rilassarsi e fare una sorta di vacanza nel 1920.
Gideon le circonda la vita con un braccio, e la stringe contro il suo corpo, abbastanza da farla sentire protetta, ma cercando di lasciarle spazio.
Le accarezza lentamente i capelli, e inizia a dondolarsi lentamente per cullarla, sperando che quel movimento riesca a calmarla almeno un po’.
Destra, sinistra. Sinistra, destra.
Piano, lentamente, sposta il peso del suo corpo da un piede all’altro.
Destra, sinistra. Sinistra, destra.
Gwen si stringe a lui seguendo il suo movimento, singhiozzando sommessamente, la fronte premuta contro la sua spalla.
Destra, sinistra. Sinistra, destra.
Un dondolio rilassante e ipnotico.
<< Sei al sicuro. Va tutto bene, sei al sicuro. È finita. >> Posa una mano fra le scapole << ssh. Va tutto bene. È stato un periodo difficile per tutti, ma tu… la tua vita è stata completamente stravolta, e nessuno pretende che tu faccia finta di nulla, che tu continui a vivere come se nulla fosse capitato. È normale che tu ti senta così, e va bene. Va tutto bene. Ricordati solo che è tutto finito, non dovrai riviverlo mai più. >>
<< Non riesco a- non- >>
<< Ssh, >> smette di dondolarsi e le massaggia delicatamente la schiena.  << Una cosa alla volta, Gwen. Una cosa alla volta. Adesso concentrati sul mio respiro, solo su quello, e cerca di respirare con me. Inspira a fondo, ed espira lentamente. Ancora. Così, brava. Ancora. Brava. >> Le bacia la fronte. << Tu sei incredibilmente forte. E testarda. Non credo che a questo mondo ci sia qualcosa di impossibile per te. In nessuna epoca. Sei forte, puoi fare tutto: starai bene di nuovo, hai solo bisogno di prendere le cose con calma. >>
Lei si abbandona completamente fra le sue braccia, confortata dal movimento della mano, calda, che si muove sicura in cerchio sulla sua schiena. Lui riprende a cullarla. << Andrà tutto bene. Sei al sicuro. Non devi affrontare tutto questo da sola. >>
La allontana leggermente da sé, le preme due dita sul polso. << Ti senti male?  >> chiede, notando ancora la mano sullo stomaco.
<< Nausea, >> mormora lei << ma ora è passata. >> Le mani le tremano, Gideon le stringe fra le sue. << Vuoi tornare a dormire? >>
<< No, >> mormora con voce nasale, le guance umide e gli occhi leggermente arrossati.
Gideon annuisce, con calma, le prende il volto fra le mani e asciuga le lacrime con le dita. Contraddirla è inutile, lo è sempre stato, e lo sarebbe soprattutto in un momento in cui è così vulnerabile. Decide di lasciarla fare << va bene, >> concede, strofinando i pollici contro le sue guance in una morbida carezza << allora possiamo non dormire assieme. >>
Si china su di lei a premerle le labbra contro la fronte: è fredda. La abbraccia, e le ripete che è al sicuro, che andrà tutto bene.
Lei si rifugia volentieri in quella stretta calda e confortante, le sue labbra si piegano in un leggero sorriso.



 
  
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