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Autore: Chiara PuroLuce    14/01/2021    5 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La cagnolona iniziò a girarle attorno scodinzolando a più non posso, poi le mise le zampe sulle spalle – eh, sì, era alta quanto lei – e iniziò a leccarle la faccia, facendola ridere, poi iniziò a ispezionare in giro.
 
«Oh, mio… e tu da dove sbuchi? Chi sei?» chiese alla bestiona mentre quella prendeva possesso del divano, facendola ridere. «Una cosa è certa, sei molto furbo, oltre che affettuoso e meraviglioso.»

«Furba! È una lei»

Quella voce. Era qualche giorno che non la sentiva e le era mancata terribilmente. A quanto pare era impegnato ad allenarsi per una partita e faceva orari impossibili.
 
«Hai preso un cane?» lo interrogò.

«Per te» disse solamente lui.

«Come? Per me?»

«Sì, è tua. Al canile la chiamavano Kohana (piccolo fiore). Ha bisogno d’amore e tu ne hai tanto da dare. Inoltre, ama i bambini ed è una gran coccolona, così mi hanno detto. L’ho vista e ho pensato a te.»

Nessuno – nessuno – aveva mia fatto un gesto del genere per lei. Nessuno le aveva ma regalato nulla solo per il piacere di farlo e mai nulla di così bello. Era sua, quella meraviglia pelosa sul suo divano che la fissava muovendo la coda così forte da sentirne il rumore, era tutta sua, per davvero.
 
«E… e tu l’hai adottata, per me» Susie era commossa «ancora non mi hai detto il perché» indagò.

«Il tuo lavoro non è semplice e potresti correre dei pericoli. Sì, hai a che fare con bambini sfortunati, certo, ma non solo. Le loro famiglie disastrate non saranno sempre facili da gestire. E sono sicuro che dovrai guardarti anche da quelle affidatarie. Hai bisogno di protezione e io non potrò esserci. Dopo un corso di pet therapy, potrai portarla con te. È una Shiba Inu e l’hanno trovata in mezzo a una strada da cucciola, magra come un chiodo. Ora ha tre anni. La sua sola stazza aiuta a tenere lontane le persone moleste e a donare sicurezza agli indifesi. Che ne dici?»

Lei però non gli rispose. Lei lo raggiunse sulla porta e lo abbracciò con tutta la forza di cui era capace il suo corpo minuto, poi si impossessò delle sue labbra, mentre calde lacrime presero a solcarle il volto.
Era felice. Era innamorata. Di Clifford. Ricambiata? Ancora non lo sapeva per certo, quel ragazzone era più sfuggente di una saponetta bagnata che si perde nella vasca. Oh, certo, si lasciava abbracciare, a volte baciare, ma poi riprendeva il controllo di sé e tornava a essere distaccato. Come se… come se avesse paura di lasciarsi andare del tutto. Ma ora ci avrebbe pensato lei a lui. Il solo fatto che le avesse fatto un regalo del genere, lasciava ben sperare.

 
«Oh, insomma, ragazzina» le disse lui, una volta terminato quell’assalto e scostandola da sé per le spalle «non mi sembra il caso di piangere ora. È solo un cane, dopotutto, non ti ho promesso il matrimonio.»

Ragazzina. Strano a dirsi, ma quel termine non la infastidiva più, da quando aveva capito che Cliff era attratto da lei e non lo diceva con cattiveria, ma solo a difesa del suo cuore che si ostinava a negarle.
 
«Non ancora» rispose lei facendolo arrossire, così decise di buttarla sul ridere «e adesso non montarti la testa, perché una bella ragazza come me ha scelto proprio te, ok? Era così per dire, lo so che sei allergico agli impegni, tu.»

«Oh, be’, ssssì, lo sono, sì» farfugliò il difensore «Em… Kohana ti aiuterà ad avere più fiducia in te stessa e nelle tue capacità e ti farà anche compagnia» concluse poi cambiando argomento.

«Ma quanto sei dolce a preoccuparti per me, sai?» gli disse.

«Oh, andiamo, voleva essere un gesto carino, da buon vicino di pianerottolo. Non farti strani film mentali adesso.»

«Troppo tardi» lo informò lei, facendogli l’occhiolino e tornando a stringersi al suo possente torace che sembrava chiamarla e la faceva sentire al sicuro.

Incredibilmente Cliff ridacchiò e quel suono le entrò nell’anima, poi la strinse forte a sé, dicendole che era matta da legare. 
Subito dopo – quando lei stava ancora ridendo per quella frase – fece una cosa che la stupì, con due dita le sollevò il mento e si chinò a baciarla. Con passione sempre crescente. Sentì le sue mani vagare per la sua schiena, in lente carezze che la spiazzarono. Ma fu quando le spostò al di sotto del suo top che trasalì di piacere.
Cliff poteva dirle quello che voleva, ma i suoi gesti parlavano per lui e quel gesto in particolare, le urlava quanto la desiderasse.
La stava baciando come se ne andasse della sua stessa vita, mentre le mani risalivano il suo corpo, fermandosi sui piccoli seni, che tanto la imbarazzavano. Non riuscì a trattenere un gemito di eccitazione, iniziò a mormorare il suo nome come una cantilena e gli infilò le mani nei capelli nel tentativo di stringersi ancora di più a lui.

 
«Woff, woff, woff!»

E tutto finì. Susie ridacchiò.
 
«Mh… la piccola è gelosa, vedo.»

«È già entrata in modalità protettiva. Impara in fretta.»

«È dolcissima, grazie Cliffy. E grazie anche per… questo» gli rispose sorridendogli e guardandogli le labbra.

«Scusa, io… non dovevo, proprio no.»

«Cliff è tutto ok, lo volevo anch’io, che mi toccassi intendo. Dio, quanto ho sognato questo momento, tu non ne hai idea» gli disse umettandosi le labbra gonfie.

«Non dovevo» ribadì lui «tu sei pericolosa. Troppo. Ogni volta finisce così. Mi riprometto di starti alla larga e poi… cinque minuti con te e mi riduco alla stregua di un cavernicolo. Lo capisci perché non ti volevo qua, ora?»

«Sì, mister sexy, lo capisco. Lasciati pure andare con me, io non sogno altro» gli confessò fissandolo negli occhi.

«Susie… non scherzare» la reguardì lui, allontanandosi un poco da lei.

«Niente affatto, è vero. Sono anni che ti desidero, mio caro, anni!»

«Smettila, dico sul serio. Non sono certo sexy, questo lo so da me e non posso credere che tu mi desideri da così tanto tempo. Ne sono lusingato, ovvio, ma è meglio se non ti metti strane idee in testa.»

Cosa? No! No, non gli avrebbe permesso di fare marcia in dietro proprio adesso, anche perché…
 
«Puoi dire quello che vuoi, ma… su quel divano» gli disse indicandolo «c’è la prova fatta e finita che tu ci tieni a me e tanto anche.»

«Che… che diamine stai dicendo.»

«Eh, sì, Cliffy. Tu sai del mio passato, sai che nessuno ha mai pensato a me seriamente e sai che mi sono sempre sentita sola. Mi hai regalato Kohana per proteggermi, parole tue, prova a negarlo» e quando lo vide arrossire continuò, tutta gongolante «e questa è la più bella dichiarazione d’amore che potessi farmi. Quindi, mio caro, puoi dire quello che vuoi, ma io non ti credo. Però ti concederò del tempo per abituarti all’idea. E – fino a quel momento, che deciderai tu – io eviterò di baciarti, anche se sarà difficilissimo.»

Era confuso, Susie lo vedeva bene, ma non aveva ancora finito con lui.
 
«Grazie per questo magnifico regalo, Cliffy. Conta tantissimo per me. Non so da che parte iniziare, non ho mai avuto un animale prima d’ora ed è tutto nuovo, ma Kohana sarà amata e tu mi aiuterai ad accudirla.»

«Cosa?» urlò lui, sconvolto.

«Lei ti conosce e tu mi aiuterai» ribadì con foga «non accetto un no come risposta.»

Poi, prima che potesse rispondere, lo baciò e lui rispose senza esitazione.
 
«Hai appena detto niente più baci, ricordi?» le disse sulle labbra, una volta terminato quel dolce assalto.

«Sì, ma questo non conta. Questo è stato un ringraziamento per la tua gentilezza e…»

«E…. cosa? Avanti, ragazzina, parla» le intimò con impazienza.

«E questo che sto per darti ora, è un bacio di arrivederci. Perché poi, i prossimi, saranno solo opera tua. E il tempo che passerà da questo, agli altri, lo deciderai tu. Solo… non farmi aspettare troppo, ok?»

E prima che lui potesse replicare s’impossessò delle sue labbra con foga e passione.
 
 


 
Cliffy è? Ah, ragazzina, cosa mi hai fatto?, pensò Clifford.
Resistere a Susie era difficilissimo, se non impossibile, ma doveva farlo e in fretta anche. Nel giro di poco tempo, era riuscita a sconvolgergli l’esistenza e a infrangere alcune delle sue barriere.
L’amava. Sì, l’amava, ma lei si meritava di meglio. Lei si diceva attratta da lui, ma Cliff era sicuro che si trattasse solo di una sbandata passeggera, altro che anni.
Gli dispiaceva perdere quei momenti, ma che altro poteva fare? Ma come aveva potuto trattarla duramente per tutti quegli anni in cui aveva assistito la Nazionale, come aveva potuto sbeffeggiarla, sminuirla e crederla sciocca. Susie era intelligente, sensibile, dolce e bellissima. In una parola: perfetta. E non era per lui.
Lei meritava di meglio, che un colosso un po’ impacciato e imbranato col sesso opposto. Meritava qualcuno di più sveglio, spigliato, qualcuno come… già, come Diaz!
No, decise, quell’argentino non avrebbe mi messo i suoi tentacoli su quella bellezza nostrana.
Susie era sua, solo sua e se Diaz avesse anche solo provato a toccarla lui…
Cosa? E questa da dove gli era uscita adesso? E poi quel tipo era lontano anni luce dal Giappone e… e sarebbe tornato, per lei, l’aveva promesso e Cliff sapeva che Diaz avrebbe fatto di tutto per mantenere la parola data.
Per quanto male gli facesse, lui sapeva di non potere competere con il riccio argentino e sapeva anche che, prima o poi, Susie gli avrebbe ceduto, spezzandogli il cuore. Quindi gli rimaneva una sola cosa da fare: allontanarla prima che lei gli voltasse le spalle.
Per quello – e solo per quello – la scostò di scatto da lui. Susie lo fissò con sconcerto misto delusione. Stava per giustificarsi, ma poi ci ripensò e marciò verso la porta, ma prima di uscire le disse:

 
«E sia, Kohana è tua, ma sarà accudita da entrambi. Ma questa è l’unica cosa che faremo insieme d’ora in poi. Prima ti dimenticherai della tua fissazione per me, meglio sarà per entrambi. Ci siamo spinti troppo oltre e questo non va affatto bene. Meglio tornare indietro e fingere che non sia mai successo nulla di tutto questo, intesi? Volevi che scegliessi, giusto? Bene, l’ho appena fatto.»

Poi uscì, salvo poi tornare subito dopo con un borsone di plastica in mano. Susie l’accolse con un sorriso tirato e gli occhi lucidi.
 
«Dimenticavo, qui dentro ci stanno alcune cose che io e Kohana abbiamo comprato per lei al market per animali in centro. Sai, ciotole, cibo, pettorina, collare, un cuscinone, giocattoli…» le disse, entrando e appoggiando il borsone sul tavolino. «Penso che dobbiate iniziare col fare amicizia, vi lascio sole.»

E, questa volta, se ne andò per davvero.


 
 
 
«Oh, Kohana, dimmi… cosa devo fare con lui?»

Per tutta risposta la cagnolona scese dal divano e si diresse da lei, le colpì le gambe col muso fino a che non si accucciò per abbracciarla stretta, mentre scodinzolava felice.
 
«Sei così dolce e buona. Anche a te sono mancate le coccole, vero? Ma adesso, io e te, recupereremo insieme tutto il tempo perso» poi la baciò sulla testa e le accarezzò le morbide orecchie. «Sai che ti dico, tesoro? Che io non mi arrendo con Cliff. Lo amo e lui anche, ma è talmente cocciuto e pauroso… ma noi gli faremo cambiare idea, vero?

Per tutta risposta, la cagnolona abbaiò felice e le leccò il mento, facendola ridere. Un leggero bussare, spezzò quel momento.
 
«È aperto, venga pure»

Sapeva ancora prima di vederla chi era. La matriarca della famiglia Yuma. Aveva imparato a riconoscerla da quel particolare quando passava a trovarla.
 
«Che succede qui? Ho sentito un… ohhh, ma che amore» esordì la nonna di Cliff, guardando la cagnolona che subito le si fece incontro.

«Sì, ha ragione. Me l’ha regalata suo nipote giusto poco fa.»

«Davvero ha fatto questo?» le chiese meravigliata mentre riempiva di carezze la sua nuova amica pelosa.

«Sì, perché?»

«Deve essere proprio innamorato di te, allora. Io lo sapevo. Appena ti ho vista, ho capito che non era una coincidenza se Eve ti aveva portata qui e ci aveva fatto giurare di mantenere il segreto con Cliff. Tu lo ricambi, giusto?»

E lei, per tutta risposta, scoppiò a piangere senza ritegno. Fu allora che nonna Maeko la condusse sul divano e le si sedette accanto prendendole le mani tra le sue. Quel gesto la commosse.  La guardò negli occhi e poi le spifferò tutto. Della sua vita fino a quando si era trasferita da loro, della sua infatuazione per suo nipote poi sfociata in amore, del suo trattarla sempre male… e del fatto che lui si fosse lasciato andare a qualche effusione, solo per poi ritrattare tutto e scappare.
 
«È ufficiale, mio nipote è un cretino!» sentenziò alla fine di tutto. «Ma tu non arrenderti, cara. Hai superato tante di quelle prove nella vita – troppe a mio parere – che questa deve sembrarti una passeggiata. Sono sicura che la tua Kohana ti sarà di grande aiuto, vero piccolina?»

Per tutta risposta la cucciolotta le mise la testa in grembo e chiuse gli occhi beata e si lasciò accarezzare dolcemente sulla testa.
 
«Io ti ammiro, cara Susie, moltissimo e non lo dico così per dire. La vita è stata dura con te – non ti meritavi quello che è successo, eri pur sempre una bimba spaventata e rifiutata, in cerca di amore – ma non ti sei mai arresa e non dovrai farlo nemmeno ora. Sarà un osso duro da scalfire, mio nipote, ma sono fiduciosa. E hai tutto il tempo di questo mondo. Inoltre, ora hai una valida alleata pelosa e credimi, ti sarà di grande aiuto. E smettila di darmi del lei, intese?» poi l’abbracciò e uscì.

Quella donnetta. Quella famiglia. Viveva da poco tempo con loro, ma le erano entrati nel cuore e la trattavano come se anche lei ne facesse parte da sempre.
Da Eve aveva trovato calore, ma lì, nella casa della famiglia Yuma, aveva trovato gioia, accettazione, affetto e amore.
Amore che aveva intenzione di vivere pienamente. E, che Cliff ne fosse consapevole o meno, presto o tardi gli avrebbe frantumato tutte quelle barriere mentali assurde che lo trattenevano e l’avrebbe portato ad ammettere – pubblicamente – che senza di lei non ci sapeva proprio stare e che neanche lo voleva.
Aprì il borsone di Kohana, sistemò il suo contenuto qua e là per l’appartamento, le lasciò un gioco di corda – che quella furbacchiona aveva preso in bocca appena appoggiato sul tavolino – prese un libro e si sedette accanto a lei sul tappeto.
Una nuova determinazione stava nascendo nel suo cuore innamorato e un piano si stava ben delineando nella sua mente. Susie si concesse di sorridere brevemente, prima di immergersi nella storia di Edmond Dantes che aveva lasciato mentre, fingendosi morto, dentro un sacco gettato nell’oceano lasciava la prigione – dove era stato rinchiuso ingiustamente a vita per via di certi falsi amici – per sempre.
   
 
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