Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Angelica Cicatrice    14/01/2021    0 recensioni
Roxanne è sempre vissuta nella sua valle in miniatura, lontana da ogni pericolo e minaccia del mondo esterno. Il suo sogno è quello di poter conoscere ciò che si cela oltre la siepe di arbusti. Una vicenda terribile la porterà ad affrontare una grande impresa, ma da sola è così difficile e pericoloso. Per fortuna, o quasi, si ritroverà in una tribù di fauni selvaggi, e il loro capo Clopin Trouillefou, la aiuterà nella missione; trovare e fermare una mostruosa creatura che sta seminando il caos in tutto il territorio. Se amate la mitologia greca allora adorerete questo crossover tra i personaggi del gobbo di Notre Dame e le trame di intriganti leggende, con tanto di creature fantastiche.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clopin, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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                                      La luce della verità
 
Nella zona più remota della selva, dove nessuno osava avventurarsi, qualcosa stava cambiando. I colori caldi tipici dell’autunno si erano scoloriti, anneriti, privi di ogni tono. Ogni foglia, radice, corteccia, si era spenta della propria vitalità e la selva appariva come una palude morta e oscura. Qualcosa aveva disturbato la quiete di quel luogo sacro, scatenando la furia del guardiano; un essere metà uomo e metà ariete che sorvegliava il confine tra le terre dei fauni e le terre dei centauri. Klopin e Roxanne, per loro sfortuna, avevano involontariamente superato quel confine e così facendo infranto un codice non scritto.
 
Pv. Klopin
 
- Dannazione! Ci ha scoperti! - imprecai ad alta voce. Ora sì che siamo nel letame fino alle corna!
Mentre rimanevo fermo e immobile, con gli occhi fissi sul possente guardiano, sentì Roxanne tremare, sotto di me. Per un brevissimo istante mi ero dimenticato che la tenevo ancora stretta tra le mie braccia. Abbassai leggermente lo sguardo ed ebbi giusto il tempo di vedere come stava. Era terrorizzata. Con un gesto spontaneo, feci sciogliere l’abbraccio, e giunsi le mani sopra la sua testa, circondata da foglie grigie e nere. Essendo in stretto legame con quel pezzo di bosco, tutto appariva e si trasformava a seconda dell’umore del guardiano.   
-K-Klopin...- fece la sua voce, così flebile che sembrava il belato di un agnello tra le grinfie di un lupo. I suoi grandi occhi verdi erano offuscati da una nebbia di terrore puro. Provai una gran pena per lei.
-Sta calma, non ti muovere…- le sussurrai, avvicinando il mio viso al suo, un po’ per farmi sentire, un po’ per nasconderla ulteriormente. Che ingenuo, mi ero illuso che fossimo fuori pericolo, e mi ero lasciato distrarre dalle nostre chiacchiere. Quel dato di fatto mi fece digrignare i denti, mentre non perdevo di vista il guardiano. Se ne stava lì, a qualche metro di distanza, sbuffando e calpestando il terriccio. Evidentemente era molto irritato dalla nostra presenza. Tsk, come se noi fossimo entusiasti di trovarci nel posto sbagliato, al momento sbagliato.  
-Cosa facciamo, ora?...-mi chiese ad un tratto la ninfa. A quel punto rimuginai sul da farsi, ma prima di tutto dovevo fare un piccolo tentativo, per evitare il peggio e sporcarmi gli zoccoli. Forse era tutto inutile, ma dovevo almeno provarci.
- Guardiano del confine, ti chiedo perdono per l’offesa arrecatati. Ma sappi che non sono ostile nei tuoi riguardi -.
Dalla mia bocca uscì quella richiesta in sottoforma di un verso animalesco, una serie di belati che provenivano da un’antica lingua che solo i fauni e altre creature simili potevano comprendere, Era la prima volta che mi approcciavo col mistico guardiano, ma avevo saputo da alcune fonti che non conosceva il linguaggio umano. Sperai quindi di riuscire a comunicare con lui in quel modo. Attesi per un po’ la sua reazione. Il bestione colpì per l’ennesima volta il terreno, alzando un cumulo di polvere. Curvò infine la schiena all’indietro ed emise un forte belato nella mia direzione. Era un verso senza significato, ma dal tono rabbioso non ci voleva un saggio per capire che non aveva gradito le mie scuse. Ero ormai arrivato a una conclusione. Dovevo proteggerla ad ogni costo; la fanciulla che custodivo sotto il mio corpo doveva rimanere sana e salva.
-Ascoltami bene – le dissi a bassa voce, concentrandomi sulle parole che stavo per formulare. – Di questo passo rischiamo di rimanere uccisi, tutte e due -.
Sotto il mio torace avvertì fremere nuovamente il corpo armonioso di Roxanne. Ammetto che,se non fosse stata per la circostanza poco serena, sarebbe stato tutto alquanto piacevole ed eccitante. Ebbi un senso di deja-vù, nella tenda, sdraiati l’uno sull’altra, con i nostri corpi che si toccavano e il calore della pelle. No, non era proprio il momento adatto per pensare a una cosa simile. Tornai sui miei passi e mi concentrai.
-Nonostante ci abbia provato, sembra che quel maledetto non mi abbia capito, o semplicemente non ha voluto sentire ragioni. Vuole farci fuori…Ma io non glielo permetterò-.
La fanciulla tacque per qualche secondo, forse stava riflettendo sulle mie parole, finchè non la sentì dire:
-Cosa intendi fare? –
-Non lo hai ancora capito?- le risposi allargando un mezzo sorriso,stupito da tanta ingenuità.
Intanto la bestia dalle lunghe corna si era abbassata verso il suolo, le zampe posteriori piegate, il fiato che si faceva sempre più forte. Non c’era più tempo, dovevo darmi una mossa.
-Ninfetta, quando ti darò il segnale, corri il più veloce che puoi, trova il sentiero e non fermarti mai. Sono sicuro che i miei uomini ti troveranno e ti riporteranno al campo – le ordinai tutto d’un fiato. Con una mano raggiunsi lentamente il pugnale che portavo sempre con me,mentre l’altra la chiusi in un pugno, puntato saldo contro il terreno. Ero pronto..
- Klopin, ti prego…ti ucciderà…scappa con me -.
Che ninfetta stupida. Se credeva che una semplice fuga fosse bastata per salvarci da quel bestione si sbagliava di grosso;ci avrebbe raggiunti e massacrati in mezzo secondo. Tuttavia,quel “ scappa con me” mi risuonò così dolce. Stupido, ma dolce. Caddi nella tentazione e abbassai la testa per guardarla negli occhi.
-Vuoi rimanere in vita, oppure no?-le dissi con voce meno bassa – Proteggerti e metterti in salvo è la priorità del capo fauno. Non mettermi in difficoltà proprio adesso. Scappa e non voltarti mai indietro. Intesi? -.
Roxanne non mi diede alcuna risposta, neanche il minimo cenno di conferma. Il suo viso d’avorio era una maschera di paura, dispiacere e qualcos’altro che non riuscivo a decifrare.
-Suvvia, non fare quella faccia. E poi non è carino dare per scontato che io ci rimanga secco – le sussurrai ironicamente, donandole uno dei miei sorrisi migliori. Mentre i suoi occhi luccicarono per le prime lacrime, le sfiorai una guancia con il pollice, tenendo conto che quella poteva essere l’ultima volta che la vedevo. Memorizzai ogni suo lineamento;ciglia, gote, neo, e labbra. Era così bella. Che peccato non essere riuscito a baciarla. Ma forse, non era ancora troppo tardi…sarei andato con piacere verso la morte con quel dolce ricordo.
D’istinto mi abbassai su di lei. I nostri nasi si sfiorarono appena, ma lei non oppose resistenza. Il suono del suo cuore andava così veloce che avrei potuto danzare a quel ritmo e infine…scoppiò un verso mostruoso che mi fece sussultare. Alzai di scatto la testa e urlai:
-Corri! -.
Proprio come avevo sospettato, il guardiano aveva lanciato il suo grido di battaglia. Il mio corpo fu scosso da una scarica di adrenalina. Con gli zoccoli mi diedi una spinta in avanti e saltai in direzione del mio avversario. Ci scontrammo faccia a faccia, il mio pugnale sferrò sulle corna robuste e arcuate. Aveva una forza pazzesca.
-Sei un gran bastardo,sai? Non mi hai concesso neanche il tempo di dare un addio speciale a quella fanciulla. Questo non te lo perdonerò mai!-.
Assurdo come fossi riuscito, nonostante tutto, a mantenere vivo il mio lato ironico. Dovevo però sperare di mantenere integro anche il mio fondoschiena, quindi richiamai tutte le mie forze. Il guardiano, dal canto suo, sbuffava rumorosamente e alzò la testa verso l’alto. La sua forza fu così grande che mi fece volare via il pugnale. Per tutti i fulmini! Non avevo tempo per ritrovarlo, quindi feci la prima cosa che mi venne in mente. Mi allontanai velocemente e afferrai un grosso ramo in mezzo all’erba. Nel frattempo il mio nemico fece agitare la testa a destra e a sinistra, belando furioso e strofinando gli zoccoli nella polvere. Come un toro incavolato mi stava puntando e subito si fiondò verso di me. Con il cuore che batteva a mille, corsi verso di lui alzando il ramo per aria. Prima che mi potesse raggiungere, battei un lato del ramo sul terreno, mi feci leva dandomi una spinta e volai sopra la testa del guardiano. I miei calcoli furono giusti e mi ritrovai proprio addosso a lui, dietro la nuca. Con entrambe le mani gli afferrai le corna e con tutta la forza che disponevo cominciai a tirare, come per cercare di domarlo.
-Sarai anche grande e grosso, ma io sono più agile e furbo di te!- gli gridai, mentre lui cercava con movimenti goffi di disarcionarmi, come un cavallo impazzito. Ero consapevole che non avrei avuto alcuna possibilità contro di lui. Neanche un’intera tribù di fauni sarebbe riuscita a ucciderlo, e a dirla tutta era una cosa inammissibile. Il guardiano del confine rimaneva pur sempre una creatura mistica creata dagli stessi Dei. Eliminarlo sarebbe stato un vero affronto. Quindi, onde evitare qualsiasi ripercussione, stavo solo cercando di prendere tempo. Al momento giusto, sarei scappato anche io e il guardiano non mi avrebbe inseguito fino al mio territorio. Ma proprio quando fui certo di avere la situazione sotto controllo, accadde una cosa che non avevo pianificato. La creatura, non riuscendo a liberarsi di me, si diede una spinta all’indietro e insieme a me atterrò sul suolo con un botto fragoroso. Per un attimo ebbi il timore di essermi rotto qualcosa.
-La mia schiena…- mi lagnai serrando gli occhi per il dolore. Maledetto ammasso di carne, ti avevo sottovalutato! Mentre cercavo di tornare in me,avvertì dell’alito caldo sulla faccia. Quando aprì gli occhi vidi la bestia, in piedi di fronte a me, trionfante e minacciosa. Ero spacciato…! Cercai disperatamente di alzarmi, ma non avrei fatto in tempo per salvarmi;il guardiano aveva già puntato le corna verso di me.
-Lascialo stare!-.
Un sasso, uscito chissà dove, arrivò a colpire il testone del mio avversario. Seguì quella voce e per un attimo non volli crederci. Stupida testarda di una ninfa! Nonostante fossi irritato da quella sorpresa, una parte di me era felice di vederla. Ma una nuova ansia mi fece vibrare le membra. Il guardiano sbuffò nervoso e belando verso Roxanne fece qualche passo nella sua direzione. Non c’era più tempo, e non avevo il mio pugnale, ma dovevo intervenire in qualche modo.
-Non toccarla o ti ammazzo!-                           
 
Pv. Roxanne
 
Ero pietrificata dal terrore. Avevo sentito la voce di Klopin così lontana che mi sembrava provenisse dall’altra parte del bosco. Ma ad un tratto, lui era lì, proprio davanti a me.
-Klopin?- lo chiamai, e appena mi sporsi un po’ in avanti realizzai cosa era appena successo. Il capo fauno mi stava facendo da scudo contro il guardiano del confine. Le sue esili e affusolate dita stringevano salde le corna della creatura. Un gemito di dolore mi fece rabbrividire. Gocce rossastre cadevano copiose sul terriccio. Era il sangue di Klopin. Inorridita, sussultai e il mio cuore riprese a martellarmi nel petto.
- Ti avevo detto…di scappare-.
Lentamente Klopin girò la testa verso di me. Un rivolo di sangue gli colava da un lato del mento. I nostri sguardi si incontrarono per un breve istante. Ancora una volta quel fauno, beffardo e impudente, mi aveva salvata. All’improvviso emise un disperato grido di dolore; il guardiano, che lo aveva arcionato con le corna, lo alzò da terra e sollevandolo lo fece volare per aria come un sacchetto di grano. Schizzi di sangue scarlatto caddero come una lieve pioggia, macchiandomi il viso, mentre una voce riecheggiò nella mia mente.
“E’ capace di farti volare al di là della selva se ti perfora lo stomaco con le sue corna…”.
Le parole di Kloipin mi scossero come una scarica fulminea. Nel frattempo il suo corpo inerme, dopo un volo di qualche metro, atterrò per terra con un tonfo. Urlai il suo nome, ma invano, poiché rimaneva immobile in mezzo all’erba. Era morto?! Terrorizzata e incredula, scoppia a piangere e mi maledissi per non aver seguito i suoi ordini. Ero tornata indietro perché non sopportavo l’dea di abbandonarlo, ma avevo solo peggiorato le cose. Klopin voleva solo proteggermi, mettermi al sicuro, anche a costo della sua vita. Ripensandoci, era ciò che aveva sempre fatto, fin dall’inizio. Nonostante i suoi modi e la mia diffidenza che ne era scaturita, dovevo ammettere quanto avessi sbagliato. Il mio animo fu pervaso da mille sensazioni, e qualcosa dentro di me, nuovo e travolgente, stava crescendo a dismisura. Intanto, il guardiano era di fronte a me, che mi bloccava la strada, e molto probabilmente si stava preparando per uccidermi. Riuscivo a sentire il suo alito e il respiro pesante su di me. Ma stranamente non avvertivo più né paura, né terrore. Avevo nel cuore un'unica certezza; salvare Klopin. Da quando ci eravamo incontrati, ero sempre stata la fanciulla indifesa da proteggere. Per tutto il tempo avevo finto di essere una ninfa dei boschi, capace di comunicare con gli animali e di essere in stretto contatto con la natura.
“Ora più che mai, io voglio essere una ninfa”.
Un richiamo a me familiare mi risuonava nelle orecchie. Sentivo quella dolce brezza del vento che faceva oscillare le fronde degli alberi. Una strana luce sembrava circondarmi come un velo di protezione. Asciugai gli occhi e quando alzai lo sguardo incrociai quello del guardiano. Sembrava confuso e mi fissava insistentemente. Avevo ancora il mio pugnale sotto le vesti, ma non lo sfilai. Con una fermezza che non riconoscevo in me, incatenai il mio sguardo con quello della bestia, ed ebbi il coraggio di formulare:
-Ti prego, lasciami passare-.
 
Pv. Klopin
 
Buio e silenzio. Mi sentivo così leggero e in pace. Presto mi sarei trovato sulle sponde dello Stige e avrei fatto conoscenza con quel vecchiaccio di Caronte. Ma aspetta un momento, dove avevo messo la mia moneta?
Quando riaprì gli occhi feci vagare lo sguardo, e mi resi conto che ero sdraiato di schiena. La vista era ancora offuscata, ma ero certo di vedere la luce del cielo e i rami che danzavano nel vento. Tutto intorno era sereno, con colori vivi e l’aria che profumava di erba fresca. Strano, non era così che mi ero immaginato il regno dei morti. All’improvviso avvertì un forte e lancinante dolore. Gemetti e mi portai le mani allo stomaco. Nel farlo, le mie dita incontrarono altre dita.
-Non fare sforzi,Klopin- fece una voce gentile e preoccupata al tempo stesso. Girai la testa di lato.
I contorni erano confusi, ma riuscivo a intravedere la sagoma di una persona.
-Piacere di conoscerla, Caronte – provai a dire, con un filo di voce – per la barca dove si va? -.
-Klopin? Che stai dicendo?-
-Eh? Ah certo, sì hai ragione, ma vedi…temo di aver perso la mia moneta. Posso passare lo Stige senza pagarti?-
Sentì una mano,piccola e morbida,darmi dei colpetti sulla guancia. La cosa mi lasciò disorientato.
-Oh no, stai delirando. Ti prego, riprenditi!-.
Quel contatto, anche se inaspettato, mi aiutò a scuotermi e il senso di confusione stava diminuendo.
Strabuzzai gli occhi, li sfregai con le dita, e tornai a guardare la persona che mi stava parlando. Non era Caronte. Era una splendida donna che emanava una luce chiara e luminosa. Sembrava una creatura scesa dall’Olimpo. Era bellissima. Insomma, non poteva essere il traghettatore di anime…
-Per la barba di Pluto..oh,scusi non volevo bestemmiare. Perdonatemi, sono al cospetto della regina Persefone?- dissi, con un senso di vergogna, inciampando sulle mie stesse parole. Nel frattempo, quella sorta di dea stava armeggiando con dei pezzi di stoffa, tamponando una grossa ferita sul mio stomaco. Un’altra fitta su quel punto. Perché tutto quel dolore se ero morto?
-Klopin, sono io, Roxanne – disse ancora la donna al mio fianco. Ovviamente ricordai all’istante quel nome. Scrutai il suo viso e riconobbi ogni suo dettaglio. Era proprio lei! Stavo recuperando lucidità. Alzai di poco la testa e le vertigini non si fecero attendere. La ninfa mi sorresse il capo con una mano, ma non perdeva di vista la mia ferita. Probabilmente stava cercando di fermare l’emorragia.
-Non muoverti, hai perso molto sangue –mi ammonì lei,e mentre mi lasciavo soccorrere,i miei occhi catturarono un’altra immagine. Un animale. La testa di un grosso ariete era accucciata sul grembo di Roxanne. Ebbi quasi un sussulto. Forse avevo le allucinazioni. Non era possibile che quello fosse proprio il guardiano del confine, docile e mansueto come un capretto sul ventre della mamma. No, non poteva essere! Ero sicuramente morto, quella ninfa era Caronte e quella bestia era Cerbero!...Se non sono morto, allora sto impazzendo…
-Capo!Capo! – sentì in lontananza un misto di varie voci. La creatura addormentata aprì gli occhi dorati, mosse di scatto le orecchie, infine si alzò sulle proprie zampe bovine e corse via come un fulmine, sparendo nel folto della selva. Era davvero il guardiano…
-Stanno arrivando i rinforzi. Resisti, Klopin – mi incoraggiò quella che ormai ero certo, fosse la mia ninfa.Già…non avevo più dubbi ormai…
Con occhi socchiusi per lo sforzo, rimasi incollato ad osservare il suo viso d’avorio. Era sporco di sangue, ma illuminato da un rassicurante e radioso sorriso. Era davvero bella, anche così…ma soprattutto, era sana e salva…
 
Pv. Roxanne                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       
 
Il peggio era ormai passato. Quando gli uomini di Klopin ci trovarono, non persero neanche un secondo e ci riportarono tutte e due all’accampamento. Ovviamente, quello che aveva più bisogno di cure era il loro capo. Venne portato nella sua tenda personale, dove già un mucchio di persone si erano radunate,creando un caos generale. Erano tutti molto preoccupati. E a dirla tutta, lo ero anche io. Appena misi piede nel campo, il primo che mi venne incontro fu Morò.Non smetteva più di piangere. Lo coccolai e lo rassicurai per molto tempo. Poi, fu il turno di Esme, che mi riempì di domande su cosa fosse successo, prima e dopo l’incontro con il guardiano. C’erano tante cose da spiegare, e alcune non erano chiare nemmeno a me. Ma alla fine la guerriera dovette accontentarsi di quel poco, anche perché voleva assicurarsi che suo fratello fosse fuori pericolo. Senza pensarci, la seguì fino alla tenda color porpora, ma rimasi dietro a tutti gli altri. Loro avevano la precedenza, mi sembrava giusto. Anzi, mi sentivo quasi di troppo. Poco dopo, Esme annunciò alla tribù che Klopin stava bene. I fauni esultarono rumorosi. Sospirai, risollevata. Con mia grande sorpresa, fui chiamata per essere ricevuta da Klopin; voleva parlarmi in privato. Con soggezione, sotto gli occhi di tutti, mi avvicinai ed entrai nella tenda. Il capo fauno era disteso su un cumulo di cuscini. L’intero busto era stato fasciato con cura. Appena mi vide, Klopin fece un cenno alle sue ancelle e queste se ne andarono. Dopo un attimo di silenzio, fu lui a rompere il ghiaccio.
-Una giornatina niente male, eh?- disse, con quella sua aria ironica – il tuo primo giorno a stretto contatto con una mandria di fauni, compreso l’incontro movimentato con un bestione scorbutico. Beh, direi che te la sei cavata alla grande -.
Era incredibile come riuscisse a tirar fuori un simile atteggiamento dopo tutto quello che aveva passato.
Lui mi fece cenno di avvicinarmi. Senza temporeggiare lo raggiunsi e mi misi in ginocchio vicino a lui.
-Stai bene?Sei rimasta ferita?- mi chiese lui, e a quel punto lo guardai interdetta.
-Se sto bene!?- risposi – Assurdo,dovrei essere io a chiederlo a te!-.
Forse non era esattamente ciò che lui si aspettava di sentire, perché il suo volto si incupì.
-Perché dici questo?-
-Ovvio. Per colpa mia hai rischiato di morire pur di salvarmi. Ti ho messo in una brutta situazione…-.
Non stavo esagerando, ero solo realista. Se qualcuno mi avesse rinfacciato la mia condotta di quel giorno, sarei stata la prima ad ammetterlo a testa bassa. Mi sentivo terribilmente in colpa.
-Ti sbagli – disse lui, con tono serio e deciso – In quel momento avevo fatto la mia scelta. Ero consapevole fin dall’inizio del rischio. Perciò non darti la colpa di tutto -.
- Non merito tutta questa generosità. Sono solo un peso inutile -,
-Inutile?Non direi– disse poi, strofinandosi il pizzetto – Grazie a te, ora che ti sei guadagnata la fiducia del guardiano, possiamo oltrepassare i confini e raggiungere le terre dei centauri senza ulteriori problemi-.
Ripensai a tutti gli avvenimenti accaduti quel giorno. Ogni volta che rivedevo quegli attimi di puro terrore, un terribile brivido mi assaliva e d’impulso tremavo nuovamente. Ciò che mi faceva più angoscia era l’esatto momento in cui lo stomaco di Klopin veniva infilzato dalle corna del guardiano. Tutto quel sangue e il tonfo del suo corpo che si schiantava al suolo. Era un miracolo che fosse ancora vivo. Ma io mi ero fatta un esame di coscienza. Se tutto era successo per colpa mia, era perché mi ero spacciata per qualcuno che non ero. La mia menzogna,che avevo sfruttato per i miei comodi, aveva portato solo disgrazie. Non potevo permettere che accadesse di nuovo. Non dopo quello che Klopin aveva patito. Era giunto il momento della verità.
-Klopin, c’è una cosa che devo confessarti -.  
 
Quella rivelazione mi costò terribilmente. Ricominciai da capo e gli raccontai tutto di me. A differenza della notte precedente gli svelai tanti altri dettagli e ovviamente che non ero una ninfa dei boschi. Una volta che terminai, abbassai la testa poiché non avevo più la forza di guardarlo negli occhi. Non mi sarei sorpresa se mi avrebbe punita o cacciata dalla tribù.
-Roxanne, guardami – fece il capo fauno e con gran difficoltà ubbidì. Stava sorridendo compiaciuto.
-Era questo quello che stavi cercando di dirmi oggi,sotto a quel cespuglio? Beh, e quindi? -.
Rimasi con un palmo di naso. Mi aspettavo di tutto ma tranne quella reazione.
- Non sei in collera con me?! Ti ho mentito e questo è tutto quello che hai da dire-.
Il fauno si stiracchiò le braccia, e poi sospirando si passò una mano tra i capelli spettinati.
-Semplicemente non mi sorprende la cosa- cominciò –in fondo, anche io nella tua situazione avrei fatto lo stesso. Ma devo ammettere che ho avuto qualche vago sospetto e dubbio su chi fossi realmente -.
La mia faccia divenne rossa, ne ero certa perché la sentivo bollente come una stufa a legna. Ero così imbarazzata che mi ci volle un po’ di tempo prima di aprire bocca.
-Davvero? E perché non mi hai detto niente? – gli chiesi, cercando di vincere la vergogna.
Klopin allargò uno dei suoi sorrisi sornioni. Era uno di quelli che sembravano nascondere un segreto.
-Beh, avevo capito che non ti fidavi completamente di me, nonostante avessi accettato di rimanere con noi. Volevo metterti alla prova. Comunque, che tu mi abbia mentito o meno, non importa. Perché oggi ho visto qualcosa che ha spazzato via tutti i miei dubbi. Tuo padre non te l’ha mai detto, e per questo non lo hai mai sospettato, ma tu sei una vera Alseide -.   
Appena il fauno terminò, rimasi senza parole e mi sentivo confusa. Che cos’era un’Alseide?
-Sei una ninfa dei boschi, ma per davvero – mi spiegò, come se mi avesse letto nel pensiero – Una protettrice dei bovini, rigeneratrice del fogliame e custode dei boschi-.
-No, aspetta, non è possibile – obiettai, scuotendo la testa – Klopin, io non posso esserlo. Sono solo la figlia di un pastore -.
-Appunto. E tua madre? Da come ho notato non mi hai accennato nulla di lei. La verità è che tu stessa non conosci in fondo le tue origini. Non ti sei mai chiesta perché ti accadono certe cose, soprattutto da quando ti sei inoltrata nella selva? -.  
Ero sul punto di smentire tutto, ma le parole di Klopin mi fecero riflettere. Non volevo assecondare la sua certezza, ma dovevo ammettere che la mia situazione era alquanto misteriosa. Inoltre, era tutto vero: c’erano troppe cose del mio passato, della mia famiglia, di me stessa che non sapevo. Avevo passato così tanto tempo nella mia valle in miniatura, accontentandomi di quello che mi era stato offerto, che non riuscivo a capacitarmi di una simile possibilità. Forse, il capo fauno aveva ragione. Ma avevo ancora tante domande in sospeso.
–Io…non lo so…è tutto così nuovo per me – dissi, trascinandomi sulle parole- sei sicuro di quello che dici?-.
Gli occhi color carbone del fauno brillarono alla luce delle lanterne.
-Credimi, posso anche essere un misero caprone col vizio del vino, ma so riconoscere una vera ninfa tra mille fanciulle. Io me ne intendo-.
Con quell’ultima affermazione emise un risolino, ma ben presto tornò serio e aggiunse:
-Roxanne, dico sul serio. Ero ferito, ma sono certo di ciò che ho visto. I tuoi poteri, la luce che ne scaturiva, l’influenza che hai avuto sul guardiano e su tutto lo spazio circostante. E’ stato in quell’istante che ho capito-.
Il suono convinto della voce di Klopin mi diede un senso di sicurezza. Per la prima volta qualcuno mi stava dando delle risposte preziose. Mi sentivo in qualche modo rincuorata. Pensai che quel viaggio che avevo intrapreso non avesse il solo scopo di salvare mio padre. E il fauno impertinente mi stava dando l’opportunità di capire chi fossi davvero e magari scoprire le mie origini. Sentivo che mi potevo fidare di lui. Alla fine decidemmo di lasciare quell’argomento, di rimandarlo al giorno dopo. Una volta ristabiliti, avremo avuto modo di riparlarne e insieme ci saremo aiutati a vicenda. Inoltre, in quel momento la cosa più importante era che Klopin stava bene. Che fossi stata io o qualcun altro a intervenire, lui era salvo. Istintivamente abbassai lo sguardo e mi fermai sulle fasce che gli coprivano il busto.
-Mi dispiace…non sarebbe dovuto accadere- dissi con voce bassa e colma di amarezza. Non potevo fare a meno di sentirmi ancora colpevole.  
-Beh, almeno ne è valsa la pena- disse Klopin, con una voce calda e vellutata. Quel tono mi fece vibrare le corde dell’animo. Poi una domanda mi giunse spontanea.
-Ma c’è una cosa che non capisco. Avevi dei dubbi sul mio conto, non eri ancora sicuro che io fossi una ninfa. Eppure non ti sei tirato indietro per salvarmi, arrivando a un passo dalla morte. Perché? -.
Klopin allungò una mano verso il mio viso, ma si fermò a metà strada prima di raggiungerlo.
-Non potevo fare altrimenti. Anche prima di scoprirlo sentivo che eri troppo preziosa-.
Il cuore, proprio come era accaduto quel giorno, custodita sotto il corpo del fauno, cominciò a battere forte. Stavo arrossendo, lo sentivo. Così come riuscivo a sentire il tocco dei suoi polpastrelli sulle mie labbra.
 
La fanciulla a quel contatto si scosse leggermente, come se si fosse risvegliata da un sonno profondo. Il fauno allora, ritirò la mano, cercando di sembrare disinvolto. Erano entrambi un po’ nervosi, un po’ impacciati. Il sole stava tramontando e ben presto le prime ombre della sera avrebbero offuscato ogni cosa. Per tale motivo, Roxanne decise di congedarsi e tornare nella sua tenda. Aveva bisogno di cibo e riposo..
Klopin le diede il permesso e lei era pronta a lasciare la stanza. Ma prima di sparire oltre i veli della tenda, si fermò e rivolta al capo fauno disse:
-Non ti ho ancora detto grazie per avermi salvata -.
Klopin abbozzò un sorriso e le rispose – Grazie a te, per avermi aiutato -.
Quando ognuno di loro rimase solo con i propri pensieri, rivivendo i momenti di quella giornata straordinaria, si accorsero che qualcosa di nuovo stava nascendo e maturando.  
 
 
   
 
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