Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: missgenius    15/01/2021    0 recensioni
Shota è disposto a tutto pur di tenere Eri con sé. Anche a chiedere aiuto a LEI.
EraserJoke
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eri, Fukukado Emi, Shōta Aizawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mal di schiena. 

Mal di braccia. 

Mal di testa. 

Occhi che bruciavano. 

Il più classico dei risvegli post missione. Recovery Girl gli aveva guarito solo il ginocchio, il resto era affare suo. 

E stava pure sbavando, segno di una dormita rigenerante. Una dormita con una donna tra le braccia. 

Dannazione, sta sbavando su Emi! 

Sbarrò gli occhi. 

Brutta mossa, gli bruciano da impazzire per lo sforzo di ieri. 

No, era solo il cuscino. Di Emi era rimasto solo qualche capello verde e un vago sentore di profumo. 

Si girò cercando di trovare il telefono. Forse era uscita e l’aveva chiamato.  

Perché adesso era così impaziente di sapere dove fosse? Perché c’era quella punta di delusione nel sapere che non era rimasto con lui dopo quello che si erano detti ieri? 

La luce del telefono però gli accecò gli occhi doloranti. Cercò a tentoni la boccetta di collirio versandosene una dose abbondante negli occhi. Quando la situazione fu di nuovo sopportabile recuperò lo smartphone. 

Quando vide l’orario saltò in piedi. 

Pessima decisione, l’altro ginocchio che non era messo meglio cigolò in modo preoccupante. 

Era mezzogiorno passato e aveva appuntamento per prender Eri a casa della sua amichetta alle nove e mezza. Era un pessimo genitore, gli avrebbero tolto l’affido. Avrebbe dovuto mettere la sveglia, avrebbe dovuto.... 

Il suono di risate familiari dalla cucina gli fecero rallentare la corse per il corridoio mentre cercava di vestirsi. 

Entrò nel soggiorno con il cuore che riprendeva a battere normalmente. 

Eri era lì accanto ad Emi. Stavano cucinando qualcosa, vestite con la stessa tuta rosa e arancione e un grembiule bianco. Rimase lì imbambolato a guardarle cercando di pensare qualcosa che avesse un senso, con ancora la nebbia del sonno che lo avvolgeva. 

Emi fu la prima ad accorgersi di lui. Il sorriso che gli fece fu una delle cose più belle che lui avesse mai visto. Eri si girò seguendo il suo sguardo e gli corse incontro. 

“Papà!” lo abbracciò forte e lui la strinse a sé.” È stato bellissimo, ma mi sei mancato tanto, soprattutto le tue storie.” 

“Raccontami tutto, cosa avete fatto?” 

La bambina iniziò a raccontare tutto nei minimi dettagli, dalla cena a base di pizza speciale preparata dalla mamma di Mimi, al pigiamino che aveva indossato, al cartone animato su delle principesse che avevano visto e come erano rimaste a giocare fino a sera. 

Era semplicemente entusiasta. 

Aizawa sentì il cuore riempirsi. Forse, forse, avrebbe potuto avere l’affidamento definitivo e chissà magari anche l’adozione.  Eri era migliorata tantissimo, non sembrava più la bambina di un anno prima e questo tutto grazie ad Emi. La guardò di sottecchi mentre finiva di preparare il pranzo. Non aveva detto assolutamente nulla da quando era entrato, e doveva ammettere che anche lui si sentiva un po’ imbarazzato. Come avrebbe dovuto comportarsi? Fare finta di niente? Lasciare che fosse lei a prendere l’argomento? Prenderlo lui stesso?  

“Eri, tesoro, vai a lavare le mani che il pranzo è pronto.” 

“Ok” la bambina trotterellò verso il bagno. 

Lui le si avvicinò. 

“Grazie. Per essere andata a prendere Eri.” 

“Sta tranquillo. Ricordavo che stamattina dovevi andarla a prendere, ma eri distrutto. Suppongo che ieri sia stata dura?” gli accarezzò un graffio che aveva sul viso, in maniera così spontanea e dolce che rimase immobile come se qualcuno gli avesse puntato un coltello alla gola. 

“Sì. È stato difficile il recupero degli ostaggi, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.” 

“Mi dispiace che non ti sia potuto godere il mio completino.” 

“Beh possiamo recuperare stasera.” la risposta era uscita così veloce che non registrò nemmeno di averla detta. 

Emi arrossì dolcemente. “Shota, dovrei fare io queste proposte, non mi rubare il primato di flirt impudenti.” 

Dio, voleva baciarla in quel momento. Si avvicinò lentamente incatenando lo sguardo al suo. Erano a pochi centimetri quando... 

“Che state facendo?” 

Eri entrò del tutto ignara della situazione che aveva davanti. 

Entrambi si scostarono come se si fossero bruciati.  

“Niente.” 

“Stavo guardando un piccolo graffio che si è fatto ieri il tuo papà a lavoro. Vedi proprio lì, accanto all’altra cicatrice.” 

Eri si avvicinò ad osservare. 

“Uhm, sì lo vedo. Ti fa male, papà?” 

“No. Infatti stavo dicendo ad Emi che era tutto apposto.” 

“Ah, ok.” 

La bambina si sedette a tavola sorridente e i due adulti la imitarono, incapaci di guardarsi senza arrossire come due adolescenti. 

 

 

********************************************************************************* 

 

“Papà, papà, oggi è domenica, ti ricordi, Izuku e Mirio mi portano al parco con loro! Ci saranno anche Ochako e Nejire.” 

“Certo, hanno detto che sarebbero passati a prenderti alle tre.” 

“Ah, ok. E che ore sono?” la bambina fissò intensamente l’orologio cercando di decifrare l’ora che avevano appena studiato a scuola, mentre Emi si alzava dal tavolo dove avevano appena finito di pranzare per riporre i piatti nel lavandino. 

“Quella grande si trova nel due e quella piccola di trova nell’otto...quindi...?” 

“Le due e quaranta!” 

“Sì! Brava! Dammi il cinque!” Eri le battè la manina sulla sua, ed Emi si abbassò a darle un bacio sulla testolina. 

“Ma allora devo andarmi a vestire, sennò farò tardi!” 

Si alzò correndo dalla sedia per andare verso la sua cameretta. 

“Hai bisogno di aiuto?” 

“No, papà, faccio da sola, grazie.” la sua vocina ormai dietro la porta. 

Aizawa trattenne un sorriso. Stava diventando grande. 

Emi gli si avvicinò da dietro iniziando a massaggiargli le spalle, scoperte visto che aveva legato i capelli.  

“Mi dispiace che questa settimana sia stata così impegnativa. Non abbiamo avuto modo di parlare molto.” 
“Con parlare intendi dire baciarmi fino a che non rimango senza fiato, vero? Perché sennò non ho intenzione di parlare.” 

Aizawa sbuffò per nascondere un sorriso. 

Improvvisamente le mani che stavano innocentemente sciogliendo i nodi sulle spalle iniziarono a scendere fino a trovarsi sul suo petto in una carezza seducente.  

“Abbiamo qualche minuto per parlare... da soli.  Potremmo approfittarne.” 

Il fiato di Joke gli solleticò l’orecchio, prima di lasciargli un caldo e umido bacio sul collo. 

Aspettava questo momento da giorni. Con un movimento fluido la fece sedere sulle sue ginocchia e la baciò. 

Gli sembrò di ritornare a respirare. Era dolce, calda e morbida come la ricordava, forse anche meglio. Le strinse le mani sui fianchi mentre le sue vagavano sul suo petto. Stavano appena iniziando ad approfondire il bacio quando suonarono alla porta. 

Si staccarono lentamente, continuando a guardarsi negli occhi come se la loro vita dipendesse da questo. Un po’ troppo concentrati, visto che non si accorsero che Eri era davanti lo stipite della porta che li fissava. 

“Eri!” 

Emi saltò giù dalle sue gambe in un millesimo di secondo. 

 “Vi stavate baciando sulla bocca?” 

“No! Cioè, sì...ma,ma...Vado ad aprire la porta.” Aizawa si sistemò la maglietta e andò ad aprire. 

Midoriya comparve dietro la soglia. 

“Buonasera a tutti, sono venuto a prendere Eri e... professore Aizawa, si sente bene?” Izuku aveva visto il rossore e i capelli scarmigliati, sembrava stesse per avere una crisi di qualcosa. 

“Sto bene e non fare domande idiote. State attenti a Eri come se ne valesse la vostra vita e assicuratevi di essere di ritorno prima delle otto.” 

“S-sì professore, certo.” 

Aizawa si girò per vedere se Eri era pronta. Stava parlando con Emi, sicuramente di quello che era successo prima. Vide la bambina sorridere e poi abbracciarla forte. Qualsiasi cosa avesse detto andava bene. 

“Vado anche io! Sono di pattuglia e mi aspetta un giro complicato.” 

Raccolse velocemente le sue cose e arrivò alla porta. 

“Oh, Ms. Joke, cioè professoressa Fukukado, buonasera, non l’avevo vista.” 

“Midoriya, non mentire, era impossibile non vedermi, però ti ringrazio, sto cercando di mettermi a dieta.” 

“Ciao papà, ci vediamo stasera.” Eri prese la mano di Izuku e si diressero verso la porta. 

“Ciao papà, ci vediamo domani mattina per colazione!” Eri fece il verso alla bambina salutando Aizawa. 

Lui la bloccò per un braccio e la trasse a sé per un bacio veloce. 

Emi rimase trasognata per un secondo, prima di fare un ghigno. “Professor Aizawa, potrebbero vederci.” 

“Torna presto.” 

Lo lasciò sulla porta con ancora il suo sapore sulle labbra.  

 

********************************************************************************** 

Senza Eri, senza Emi si sentiva solo. E vuoto. Completamente vuoto. Si rese conto di quanto le risate senza fine gli mancassero, i rumori di una vita vissuta, di una vita felice insieme alle persone che ami. Di una famiglia. Cosa fai della tua vita quando salvi gli altri ma non riesci a salvare te stesso dal nulla opprimente? 

Si rese conto che non riusciva a concentrarsi su nulla. Mandò un messaggio a Emi per dirle che le mancava. Dio, come si era ridotto? Eppure era la verità. 

Aspettò che arrivasse la sera cercando di correggere i compiti in classe della 2A. 

 

Puntuale come un orologio Midoriya aveva bussato alle otto alla porta del suo appartamento. 

Eri era stanca ma felice e iniziò a raccontare tutti i dettagli della giornata. Non fece domande sul bacio che aveva visto e in un primo momento ne fu felice. Non sapeva come spiegare alla bambina quello che stava succedendo perché fondamentalmente non lo sapeva nemmeno lui. Non la voleva turbare o confonderla in alcuna maniera. Le stava aggiustando le coperte quando arrivò la fatidica domanda che aspettava. 

“Papà, tu vuoi bene a Emi?” 

Si sedette sulla sponda del letto cercando di raccogliere le idee per affrontare l’argomento. Decise di prendere tempo. 

“Ho visto che mentre ero alla porta hai parlato con lei. Cosa ti ha detto?” 
“Ha detto che due persone grandi quando si vogliono tanto tanto bene si baciano sulle labbra. È un modo per esprimere l’amore che hanno. E che lei ti vuole tanto tanto bene per questo ti ha baciato sulle labbra. E poi mi ha chiesto se questa cosa mi dà fastidio.” 

“E a te dà fastidio?” 

“No, a me piace Emi. Mi piace quando sta con noi, quando cucina, quando giochiamo, quando guardiamo la tv, quando mi racconta le barzellette. Io le voglio tanto bene. Come a te. E sono felice che anche lei voglia bene a te.” 

Vide la piccola corrucciarsi. 

“Ma...quale è il problema?” 

“Se tu vuoi bene a lei poi non ne vuoi più a me?” 

Aizawa prese la piccola e la strinse a sé.  

“Piccola, questo non succederà mai. Io non sono il tuo vero papà ma ti voglio bene come se fossi mia. Non ti lascerei per nessuna ragione al mondo. Sì, voglio bene a Emi, ma quello che provo per lei è completamente diverso da quello che provo per te. Tu sei importantissima per me e voglio che tu sia felice.” 

Eri gli strinse forte le braccia intorno al collo. 

“Ok, allora. Anche Emi mi ha detto la stessa cosa.” 

Aizawa sorrise sulla sua testa.  

Donna intelligente 

Le baciò la fronte. 

“Ora ti senti più tranquilla?” 

Eri si sciolse dall’abbraccio sorridendo. 

“Sì.”  

La vide ancora pensierosa e la cosa lo preoccupava. Domanda in arrivo. 

“Ma se vi volete tanto tanto bene questo significa che Emi diventerà la mia mamma?!” 

Aizawa arrossì e si bloccò. 

“Perché i genitori di Mimi si baciavano pure sulle labbra e loro si vogliono pure tanto tanto bene e stanno come stiamo noi, sempre insieme, mangiano insieme e stanno insieme. Come noi. E poi la mamma di Mimi la aiuta a vestirsi, la aiuta a lavarsi e la prende a scuola. Come fa Emi con me!” 

Gli occhi le si illuminarono diventando enormi. 

“Potrebbe...potrebbe succedere. Non lo so. Vedi, quando due grandi si vogliono bene è molto bello, ma ci vuole un po’ di tempo per capire se...se una mamma e un papà possono stare davvero davvero insieme. Ti prometto però che appena lo saprò te lo dirò. Non è una decisione molto facile da prendere. Ecco, so che sembra facile, ma le cose da grandi...” 

Eri assunse quell’aria adulta che aveva quando l’avevano trovata. 

“Va bene, le cose da grandi sono difficili. Ok, cercate di capire, io non ho fretta. Se volete potete pure baciarvi davanti a me, non mi dà fastidio. Ecco, forse mi fa un po’ schifo, ma se a voi piace va bene.” 

Aizawa sorrise mentre guardava la sua bambina così saggia. 

“Grazie Eri. Ora dormi che domani dobbiamo andare a scuola, ok?” 

 

********************************************************************************* 

 

Si svegliò con l’odore dei pancake che invadeva la casa.  

Sorrise con ancora gli occhi chiusi. 

Emi. 

Si alzò e cercando di non fare rumore arrivò in cucina. Emi aveva le cuffie e stava cantando sottovoce una canzone parecchio movimentata mentre cucinava, quindi non lo vide o sentì arrivare quando le sue braccia la avvolsero da dietro. 

“Shota! Mi hai fatto spaventare!” 

Lui affondò il viso nell’incavo del suo collo. 

“Dillo di nuovo.” 

“Mi hai fatto spaventare!” 

“No, non quello.” 
“E cosa?” 

“Il mio nome. Mi piace quando mi chiami per nome.” 
Emi si girò per fronteggiarlo avvolgendogli le braccia al collo. 

Shota.” 

Gli diede un bacio sulla cicatrice sotto l’occhio. 

“Shota.”  

Un altro bacio sulla guancia. 

Shota.” 

Un altro bacio all’angolo della bocca. 

“Shota.” 

Le prese il viso a coppa imprigionando le sue labbra in bacio lento e profondo. Non ne aveva mai abbastanza di lei. Ne voleva di più. Doveva averne di più.  

“Buongiorno.” 

Eri entrò in cucina stropicciandosi gli occhi, ancora assonata, guidata solo dal profumo. 

Emi cercò di allontanarsi ma Aizawa la bloccò. 

“Le ho parlato ieri sera. Ci ha dato il permesso di baciarci.” 

“Davvero?” Emi scoppiò in una grossa risata, avvicinandosi a Eri con le lacrime agli occhi. 

Le posò un bacio sulla fronte. “Buongiorno tesoro. Grazie per il permesso. Mi hai fatto un grosso favore.” 

 

 

Quando Aizawa tornò a casa dopo aver lasciato Eri a scuola trovo Emi sdraiata sul divano. 

“Non hai lezione oggi?” 

“Non ricordi? Oggi All Might li porta in gita nel suo ufficio per fare vedere ai ragazzi la parte amministrativa dell’essere un eroe.” 

Aizawa le si sedette accanto. 

“Non sapevo andava anche la tua classe.” 

“Già.” 
“Quindi questo significa che siamo soli?” 

“Sì.”  

“E che abbiamo almeno altre 5 ore prima che qualcuno si faccia vivo?” 

Il sorriso di Emi si stava trasformando in un ghigno seducente mentre gli si avvicinava lentamente. 

“Sì...”  

Iniziò a tracciare i contorni del suo viso con un dito, per soffermarsi sulla cicatrice sotto l’occhio. 

“Te l’ho mai detto che ho un debole per le cicatrici?” 

“No.” 

“Adoro gli uomini con le cicatrici.” 

La sua mano iniziò a scendere sul suo collo, mentre l’altra si intrufolò sotto la sua maglia, in una carezza languida che gli fece risvegliare tutti i sensi sopiti. E altri organi che non usava più da tempo. 

“Vorrei vedere le tue. Tutte.” 

La prese fulmineo e la portò in camera da letto, senza darle il tempo di rispondere. 

 

 

 

 

 

Aveva immaginato di fare l’amore con Emi più volte in quei giorni. L'aveva immaginato come un’esplosione di passione, vestiti strappati e mobilio rotto. Magari usare la sua arma di cattura. 

Una cosa incredibilmente sexy, feroce e stremante, che li lasciasse senza fiato e con i segni addosso. 

Emi aveva un sapore squisito. Aveva coperto il suo corpo di baci, lenti e stuzzicanti, scoprendo come reagiva al suo tocco. I suoi gemiti lo incoraggiavano a continuare, ed il modo in cui lo chiamava –continuamente era droga per le sue orecchie. 

Era calda, incredibilmente morbida, perfetta in ogni parte. Si ritrovò improvvisamente sulla schiena, le sue cosce strette attorno alla vita a bloccarlo, la sua bocca sulla pelle a restituire i favori. Percorse la linea dei suoi muscoli con una perizia inaudita, scendendo lungo gli addominali nella più squisita delle torture, scoprendo i suoi punti sensibili con abilità sorprendente. 

“Sei come ti avevo immaginato.” 

Aizawa le prese le mani, la circondò con le braccia e la fece rotolare sotto di sé, la bocca sulla sua a raccogliere il gemito dei suoi affondi. “Tu no. La mia immaginazione non poteva arrivare a tanto.” 

Emi inarcò la schiena, urlando ancora il suo nome, le unghie solcarono la pelle della schiena e delle braccia. Aizawa la seguì, stringendo le lenzuola quasi a strapparle e si lasciò scivolare al suo fianco. 

Riprese fiato con lei tra le braccia: il piacere si diffuse in tutto il corpo, era estasi pura. 

La sentì rilassarsi e accoccolarsi di più contro il suo petto. 

Tuffò il viso tra i suoi capelli verde mare, respirandone il profumo. 

Sanno di lui; di loro. 

Le diede un bacio sulla fronte, prima di guardarla negli occhi. 

“Credo di essermi innamorato di te.” 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice 

Ciao. Sì, eccomi, non ero scomparsa, ma praticamente questo l’ho scritto tutto io e quindi ci ho pensato a lungo. L'ultima parte ho preso ispirazione da una storia tra le prime che ho letto su EFP e che sto praticamente a memoria, di una delle autrici più brave che esistano su questo sito. Vi lascio il link della storia se volete qualcosa di qualità. 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: missgenius