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Autore: LostRequiem    15/01/2021    3 recensioni
Link torna a casa sua, da adulto, nella Foresta dei Kokiri.
Ma non è più lo stesso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Navi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Living dead

 

Affondi il viso su quel vecchio cuscino, accasciato sopra un letto fin troppo piccolo per quello che sei diventato. Così piccolo che sei costretto a rimanere fuori con le ginocchia.
Un tempo era perfetto per te, quando eri bambino.
Ma ora sei un adulto, persino la tua casa, a guardarla, è fin troppo angusta.

Non ti sdrai lì perché hai sonno, sebbene in realtà tu ce l’abbia (ma quello è davvero l’ultimo dei problemi che hai, no?), ma perché sei stanco.
Sei distrutto.
Sei come quei pezzi di macerie che faticano a cadere, ma che quando lo fanno si frantumano in parti così piccole da non risultare nemmeno più visibili.
In infiniti pezzi, infiniti come la maledizione che ti tiene legato con un marchio di fuoco sulla pelle a quella terra di disgrazie.

Ma non ti senti come al solito, quella tristezza che ti pesa sulle spalle non è più quella che hai provato quando hai trovato i cadaveri dei tuoi amici, o quella di quando
uccidevi, o di quando ti rendevi sempre più conto che stava finendo... tutto, intorno a te.
Che in quei sette anni il mondo era stato pugnalato e sarebbe morto
dissanguato prima che tu portassi a termine il tuo compito.

Non era quella.

In realtà non sai nemmeno se è giusto definirla tristezza.

 

***

 

Ormai sei come ricolmo di vuoto.
Un vuoto che ti sgorga dagli occhi e che ti fa meravigliare di te stesso.


La verità è che non te ne importa più niente.

Ormai i tuoi amici sono morti.
Ormai hai ucciso e in fondo era tuo dovere farlo.
Ormai Ganondorf ha vinto e non ha senso cercare di negarlo con falso ottimismo o con speranze illusorie.

Chi vorrebbe farti credere il contrario mente. Dopotutto, non sarebbe la prima volta.


Ti spaventa avere questi pensieri.

Ma da una parte tu non provi niente.
E quella parte di te sta diventando sempre più grande.
E tu, lo sai, lascerai che ti ingurgiti.

 

Perché in realtà sai perfettamente che lei ha già vinto.

 

***
 

Alzi una mano, toccandolo, il legno del tuo albero.
È liscio come te lo ricordavi.

L’unica cosa che c’è di diverso è la mano che lo tocca, piena di cicatrici.

Senti un lieve fastidio al palmo, in un primo momento lo ignori... ma poi, invece di disegnare immaginarie figure col dito come facevi da piccolo, premi più forte.

Stavolta senti dolore.
E lo rifai.

 

***
 

Non sai quanto tempo tu sia rimasto in quel letto, da quanto ne sai potrebbe trattarsi di ore, di giorni interi.
Fatto sta che non hai la minima intenzione di alzarti, sarebbe troppo faticoso.
Un paradosso, no? Ne hai passate così tante, hai scalato il monte Morte, nuotato nel lago Hylia, impresso le tue orme nel deserto Gerudo, sei uscito vivo dal Bosco Perduto.

Ed ora, la cosa che ti fa più fatica, è alzarti dal tuo letto.

Ci pensi, e ammetti tu stesso che non ha senso. Provi a muoverti, ma sembra impossibile.
Impossibile come salvare Saria. O Mido. O Epona.

Ma non c’è più spazio per i sensi di colpa, ti hanno già divorato. Tu non sei che uno scarto.


E allora resti lì, tornando a fissare il legno.

 

***
 

Navi non capisce.
Ma lei è sempre stata troppo ottimista. Non ha mai smesso di avere fiducia in te, nonostante tu non fossi che un bambino quando hai iniziato il tuo viaggio.
Che ciò fosse giusto oppure no, non ha più importanza.

È preoccupata per te, si vede, forse più del necessario; e sembra quasi le importi più della tua salute che della fine di tutto.

Questo ti fa piacere, ma è un piacere ovattato, che nemmeno ti strappa un sorriso.
Oh, probabilmente non sei più in grado di sorridere.


 

***
 

Quando finalmente riesci ad alzarti e ad uscire di lì, un pensiero spaventoso, vuoto, si fa strada dentro di te.

Speri di venir colpito al più presto da un nemico, speri di accasciarti inerme al suolo. E di morire.
Già, perché ultimamente il concetto astratto della morte si è fatto sempre più spazio dentro la tua mente, allargando piano piano le sbarre della prigione in cui è racchiusa da tempo la tua anima. Non per salvarla, ma per alleviarla appena dal dolore apatico che stai subendo.

Perché quello schifo di incarico che ti hanno assegnato non si può definire ‘vivere’.
Potresti riassumerlo con “tentare di sopravvivere” per permettere a delle persone che mai conoscerai di “vivere”.
Perché quelli a cui tenevi o sono già morti, o lo saranno a breve.

Così nemmeno impugni la spada, camminando lentamente verso il varco che ti potrebbe riportare alla pianura di Hyrule, alla completa mercé dei nemici.

I cespugli Deku iniziano a sputarti addosso delle noci, ti prendono e ti graffiano il braccio. Non senti nulla.

Un altro colpo, nello stomaco. Il tuo corpo oscilla leggermente all’indietro.

Un altro, e poi un altro, contro le gambe.

Stavolta cadi.

Resti steso a terra.

Senti in lontananza i richiami disperati di una fatina gentile che ti prega di reagire, di rialzarti, dopotutto non esistono nemici più deboli di quelli, se si fosse trattato di un Ghibdo, o di uno Zombie, ormai saresti stato soffocato.

 

Ma tu sei stanco, e chiudi gli occhi. Non perché hai sonno, sebbene in realtà tu ce l’abbia, ma perché non ce la fai più.

 

Non ce la fai più

a svegliarti in piena notte in preda agli incubi

Non ce la fai più

a pulirti le mani dal sangue di tutti quelli che incontri

Non ce la fai più

ad essere l’unico che deve soffrire vedendo tutti quei cadaveri

 

Non ce la fai più ad essere il prescelto.

 

 

Inizi ad avvertire un liquido freddo bagnarti le gambe e la schiena, per poi diffondersi lungo i vestiti, che adesso sono macchiati di rosso acceso, ma quello su cui ti focalizzi tu non è il bruciore del corpo, nemmeno gli urli ovattati di Navi.

Tu ascolti il vento.

Il vento muove le fronde degli alberi, riscuote le acque del fiume dal loro quieto sonno, ti accarezza appena le guance, e ti sussurra all’orecchio. Vorresti essere anche tu così leggero da volare via con lui, ma per quanto tu sia magro è impossibile. Non puoi far altro che abbracciare la terra, e stringerla, fino a farti inghiottire.
 

***


Apri gli occhi.

Di fronte a te c’è la tua bella foresta, ci sono le case dei tuoi amici Kokiri (distrutte), un ponticello di legno che scricchiola leggermente, come se avesse paura di fare rumore, e la folta erba verde che ondeggia avanti e indietro, emanando un pungente odore di vita.

La stringi tra le dita, e subito quel verde chiaro assume una tonalità più rossiccia.

La tua vista è leggermente sfocata, i colori si fondono insieme, quasi come se danzassero, e diventano un tutt’uno. Ci metti qualche secondo per focalizzare bene il paesaggio intorno a te. Non vedi lei.

 

Dov’è?

                                            Dov’è Navi?

 

Muovi la testa, fa male.

Ti alzi col busto. Una fitta.

Torni in piedi. Noti che sei ferito. Com’è successo?

 

Dov’è?

 

Impugni spada e scudo, guardandoti frettolosamente attorno, mentre la paura inizia a schiacciarti il petto e a rigurgitarti il cuore.

Poi la senti. Ti giri dall’altra parte.

Sta distraendo i nemici, colpendoli, ma sembra stanca, come se lo stesse facendo da un bel po’.

Non ti fai domande, e parti all’attacco.
 

***
 

La Spada Suprema scintilla, dopo che le dai una ripulita con l’acqua del ruscello, mentre Navi ti rimprovera alzando la voce, chiedendoti che cosa ti sia successo.

Tu non rispondi, la avvicini piano a te e la stringi solo contro una guancia, mentre una piccola lacrima ti riga il viso.

È l’ultima che puoi permetterti.

 

Poi ti guardi le mani fasciate, e per un lungo, brevissimo attimo, sei di nuovo tu
Non l'Eroe del Tempo.
Non il Prescelto.
Sei Link.

Ma uccidi quella sensazione, così come è comparsa.

Sai che è arrivato il momento.
 

Ti alzi, e ti lasci alle spalle la tua casa, impugnando la spada e camminando lentamente verso un’ultima battaglia, che sai ti ucciderà.

Un passo dopo l’altro, con gli occhi spenti di chi ormai si è arreso al destino.

 

 

 

 

 

The rising sun will eventually set
                                       
A newborn’s life will fade.
         
 From sun to moon, moon to sun...

Give peaceful rest to the living dead.”

 

 

   
 
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