La
Ninfa e il Principe dorato
C’era
una volta un piccolo lago nel bel mezzo di una folta pineta. Questo
lago era abitato
da una bellissima Ninfa che tutte le mattine si specchiava sulla sua
piatta
superfice e giocava con le rane ed i pesci che vi abitavano e intonava
bellissime canzoni alla natura che la circondava. Un giorno un
cavaliere dalla
brillante armatura dorata, in sella al suo bianco destriero, attraversò
la
pineta e trovò la bellissima Ninfa specchiarsi nell’acquitrino. Ella
stava cantando
una dolce melodia, accompagnata dal soffiare del vento tra i canneti ed
egli ne
rimase incantato e meravigliato. La Ninfa era bellissima e la sua voce
lo
inebriava. Volle a tutti i costi avvicinarsi e quando le fu accanto si
mise ad
ascoltarla chiudendo gli occhi. La bellissima Ninfa lo vide riflesso
nelle
acque del laghetto e si spaventò molto, così si tuffò nel lago e
scomparve agli
occhi del bel principe dorato. Egli le disse che non voleva farle del
male, che
l’aveva vista ed era così bella e la sua voce era incantevole e voleva
sentirla
ancora cantare. Ma la Ninfa, vedendo il bel principe dall’armatura ed i
capelli
dorati e gli occhi blu come il cielo ed il sorriso luminoso, si
vergognò molto
di sé e non ebbe il coraggio di uscire dall’acqua. Rimase nascosta
finché il
principe non se ne andò via ed ella finalmente poté uscire dall’acqua e
piangere lacrime di tristezza. Il principe dorato era così bello e lei
non era
minimamente vicina alla sua bellezza e se ne vergognava tanto. Il giorno successivo il principe splendente
tornò al lago, nella speranza di rivedere la Ninfa, ma quando vi giunse
non vi
trovò nessuno. Non udì nessun suono dolce, nessuna canzone angelica. Il
silenzio che permeava nell’aria del boschetto quasi lo spaventò. Dopo
molto
tempo trascorso ad attendere, al tramonto, il principe si allontanò
dalla
radura e se ne tornò al suo castello. Solo allora la Ninfa emerse
dall’acqua,
dov’era rimasta nascosta ad osservare la meravigliosa luce del
principe, finché
egli non decise di andarsene via. La Ninfa venne subito circondata da
tutti gli
animali del boschetto suoi amici, che ascoltarono il suo triste pianto.
Perché
ella non splendeva come il principe. La sua pelle somigliava al pallore
della
luna, lucente come le bianche stelle della notte. Ricordò solo allora
che ben
celato nelle profondità del lago si trovava un tesoro. Un tesoro così
luminoso
e lucente che se ella lo avesse indossato, si sarebbe sentita
all’altezza del
principe dorato. Decise quindi che lo avrebbe recuperato. E decise,
inoltre,
che lo avrebbe cercato immediatamente! Invano gli amici della Ninfa
cercarono
di persuaderla dall’andare di notte. Il fondale era pericolosamente
fangoso e
col buio non si vedeva proprio nulla! La Ninfa fu irremovibile nella
sua
decisione e quindi si tuffò e nuotò fino in fondo. Scovò, setacciando
il
terreno con le mani, il tesoro e cominciò a scavare per prenderlo
tutto.
Purtroppo la fanghiglia del fondale era così scivolosa e sdrucciolevole
che la
Ninfa vi rimase incastrata e cercando di liberarsi sprofondava sempre
più in
basso. La poveretta si dibatteva e scuoteva, ma nulla funzionava, anzi
sembrava
che ogni suo gesto la spingesse sempre più giù! Provò a gridare e
chiamò il
principe, ma non venne nessuno a salvarla, perché nessuno poté udire il
suo
appello disperato. Il mattino seguente gli animali del lago si
svegliarono e
non trovarono la Ninfa ad attenderli. La cercarono e chiamarono, ma
ella non
rispose a nessuno dei loro richiami. Piansero disperatamente, quando si
accorsero di qualcosa di nuovo che spuntava sulla superficie del lago.
Era un
fiore. Un fiore di una bellezza straordinaria, bianco come la neve e
delicato
come una rosa, i lunghi e larghi petali si allungavano e si spiegavano
verso il
sole e brillavano lucenti. Il principe giunse nuovamente alle sponde
del
laghetto e ancora una volta ne fu deluso, perché non vi trovò la Ninfa.
Quando
vide quel fiore, però, ne rimase profondamente incanto e ammirato. Solo
allora
gli animaletti del lago capirono: lo spirito del lago aveva donato alla
povera
Ninfa, morta per colpa del fango e per la sua disperata esigenza di
apparire
più bella, una seconda vita: l’aveva tramutata in un bellissimo fiore
acquatico, così elegante e gentile, un fiore che non aveva nulla di più
della
Ninfa, ma che ne rispecchiava la vera essenza. La perfezione che si
celava
nella semplicità. Allora gli animaletti lo spiegarono al principe
dorato ed
egli pianse. Pianse per la stupidità di tale gesto. Pianse perché non
avrebbe
più udito la voce della Ninfa e non l’avrebbe potuta vedere mai più.
Quel
giorno il sole splendeva nella radura, illuminando il laghetto ed il
bellissimo
fiore sembrava quasi respirare grazie ai raggi del sole. Ammirando
quella scena
surreale ed incantata il principe prese la spada e decise che sarebbe
stato per
sempre con la sua amata, se non in vita, allora nella morte. E, alzata
in alto
la lama, la fece brillare ai raggi solari e, poi, con un gesto
imperioso si
trafisse. Cadde riverso a terra e morì. Il sole, commosso da quella
vicenda,
come fece lo spirito del lago, donò una nuova vita al principe dorato e
lo
tramutò in un suo raggio. Cosicché, ogni mattina, al sorgere del sole,
il
raggio potesse toccare il fiore e, così, i due amanti potessero stare
insieme
finché non fosse giunto il tramonto. Tutti i giorni per sempre.