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Autore: Kia85    15/01/2021    1 recensioni
Eppure Aureliano aveva cambiato la sua vita, e Alberto l'aveva vista cambiare nei suoi occhi meravigliosi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Eppure mi hai cambiato la vita

 

4.   Relax

Sicuramente ritrovarsi in una calda pozza di fango era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato quella mattina.

E cavolo, se già quella mattina non era cominciata bene. Riprendere il piano con Aureliano e Gabriele. Ora sì che il mondo aveva preso a girare nella giusta direzione.  

Ad Alberto sarebbe bastato quello, ritrovarsi in macchina con Aureliano, ottenere le informazioni giuste e fargli vedere che anche lui valeva qualcosa. Sì, era felice già solo così, tanto da cantare e ballare in macchina. E fanculo quello che avrebbe pensato Aureliano!

Ma poi Aureliano aveva voluto portarlo in quel posto per rilassarsi prima di entrare in azione. Inizialmente Alberto non aveva capito cosa volesse fare, insomma tutto si aspettava meno che Aureliano iniziasse a spogliarsi e dirgli, “Famose un bagno.”

“Che? Dentro a ‘sta merda?” fu la prima cosa che gli venne in mente da dire.

E subito si diede dello stupido perché come sempre, in questi casi lasciava che a prendere il sopravvento fosse quell’istinto di sopravvivenza che finora lo aveva tenuto in vita. E per uno come lui significava chiudersi e fare lo spaccone, perché assecondare Aureliano… e dio, se Alberto voleva assecondarlo… significava esporsi e rischiare di sputtanare tutto. A lui non era concesso, mai! Non avrebbe mai potuto abbassare la guardia e rilassarsi.

Ma quello stesso istinto iniziò a vacillare nel momento in cui Aureliano si tolse giacca e maglietta, mettendo in mostra il suo petto liscio, con i muscoli ben scolpiti e i tatuaggi che risaltavano sulla sua pelle appena abbronzata.

“Spogliati!”

Cazzo, cazzo, cazzo!

“No, no, n’ce penso proprio, io c’ho freddo.”

Bugia.

Alberto neanche poteva trovare le parole per spiegare il caldo esagerato che tutto d’un tratto aveva iniziato a provare.

Aveva caldo e si vergognava, come un ragazzino sorpreso a vedere il suo primo giornale porno. Si vergognava tanto che pensava di essere arrossito, mentre i suoi occhi non riuscivano proprio a staccarsi dalle mani di Aureliano che scivolarono sulla sua cintura, slacciandola e abbassando i pantaloni, scoprendo le sue gambe forti.

Pensieri osceni su quello che avrebbe voluto fargli, su come avrebbe voluto toccarlo, avvolgere la sua vita con le sue piccole, smilze gambe, tentarono di insinuarsi nella sua mente, e dolorosamente Alberto cercò in tutti i modi di allontanarli.

Non qui, non ora.

Era così maledettamente pericoloso e non poteva abbassare la guardia.

“N’sai che te perdi oh.”

Fanculo pure te, Aurelia’.

Aureliano si sfregò le mani e si immerse in quella pozza grigiastra, per nulla invitante. Ma cazzo se non diventava il posto più meraviglioso del mondo con Aureliano dentro.

“Che fai, rimani lì?” gli chiese Aureliano, ridendo e voltandosi per guardarlo.

Alberto ci aveva provato, dio, se ci aveva provato a resistere. Ma era solo un uomo, un peccatore, con tutte le sue debolezze. E la sua debolezza principale era proprio lì, bello e fiero come le statue degli imperatori romani, non un singolo difetto sul suo corpo. Attirava così dolcemente Alberto e lui sarebbe stato solo un grandissimo coglione a non lasciarsi andare.

Solo per una volta, si disse.

Solo per una volta e promise a se stesso che si sarebbe comportato bene.

Ma solo questa volta voleva provare.

Così Alberto, accennando un sorriso, iniziò a spogliarsi. Timidamente, certo, dopotutto era la prima volta che si spogliava di fronte ad Aureliano. Era la prima volta, in effetti, che si spogliava di fronte a un uomo per cui provava qualcosa. Ma ci riuscì e scivolò nell’acqua calda che lo accolse e avvolse, come una coperta.

E dentro l’acqua sembrò più semplice sentirsi a proprio agio, rilassarsi. Alberto riuscì anche a fare una piccola nuotata, mentre Aureliano gli raccontava del suo rapporto con quella ragazza nera. Non poteva dire che le cose che gli stava dicendo Aureliano non avessero avuto un impatto su di lui. C’era una fitta di gelosia che lo colpì in pancia, alimentando la sua frustrazione come legna su fuoco. Ma il fatto che Aureliano si rivolgesse a lei con termini come “zoccola” e “negra” e si lamentasse di quanto gli stava addosso, beh, forse gli dava qualche speranza?

Coglione! Era impossibile. Era solo un illuso. Nonostante tutto lei lo faceva stare bene, alla fine lo aveva ammesso. Che speranze aveva lui di farlo star bene? Nessuna, Aureliano non era come lui. Aureliano era irraggiungibile.

A quel pensiero Alberto provò uno sconforto che gettò un’ombra cupa anche sul suo viso. E il tutto peggiorò quando Aureliano pensò bene di nominare la sua sposina.

Mai e poi mai avrebbe pensato di ritrovarsi a parlare di donne con Aureliano, e non solo perché ad Alberto sostanzialmente non interessava avere a che fare con qualunque donna, ma soprattutto perché appartenevano pur sempre a due famiglie nemiche mortali. Invece Aureliano era così tranquillo in quel momento, era talmente rilassato che Alberto stentava ancora a crederci. Si fidava davvero di lui a tal punto da spogliarsi e farsi vedere così, nudo e vulnerabile?

Per un attimo pensò di chiederglielo, ma quando riportò lo sguardo su di lui, lo vide massaggiarsi la pelle del viso con il fango.

“Ma che cazzo stai a fa’?” gli chiese Alberto, sorpreso.

“Questo fa bene alla pelle, tiè.”

E così dicendo allungò una mano per sporcargli la guancia. Alberto si scostò in automatico, come se si fosse appena scottato. Sì, la guancia era un fuoco che bruciava ora.

Ma Aureliano insistette sul fatto che quel cazzo di fango facesse bene alla pelle e Alberto alla fine decise di provare anche lui, nonostante gli facesse schifo.

Però se ad Aureliano piaceva…

“Anzi fa’ ’na cosa, mettimela sulla schiena che non c’arivo.”

“Che?”

Ao’, e mettimesta cosa.” ribadì Aureliano quasi afferrandogli il braccio per incoraggiarlo, “Guarda ‘ndo t’ho portato. Ma quando l’hai mai visto un posto così?”

Alberto lo guardò titubante, non avrebbe dovuto farlo, era sbagliato e rischiava di lasciarsi troppo andare. Ma se avesse continuato a rifiutarsi, beh, anche quello avrebbe potuto destare dei sospetti in Aureliano. Per non parlare della sua schiena perfetta, di fronte a lui che lo pregava solo di essere toccata. La più dolce tentazione…

Alla fine, quindi, Alberto cedette e prese un po’ di fango.  

Era la prima volta che toccava un altro uomo. E va bene, gli aveva solo chiesto di spalmargli del fango sulla schiena, e Alberto pensò che in fondo, se si fosse impegnato, sarebbe stato in grado di non lasciarsi trasportare troppo. Era diventato bravo, dopotutto, era diventato molto bravo a nascondere le sue emozioni.

Eppure quando le sue mani iniziarono a spalmare quel fango sulle sue spalle ampie, dovette cambiare idea. Non era facile come aveva pensato, e forse per questo motivo Alberto non riuscì a far vagare le sue mani come avrebbe voluto in realtà. Sì, stava decisamente richiedendo il massimo dello sforzo da parte sua, ma nello stesso momento Alberto cercò anche di assaporare quel momento, per quanto gli fosse concesso. Assaporarlo e cercare di controllarsi. Dopotutto non poteva certo sporgersi verso di lui e appoggiare la fronte sui suoi capelli umidi, come gli suggeriva quel sentimento che bruciava dentro di lui, non poteva far scivolare le braccia attorno alle sue spalle e stringerlo a sé, né tantomeno baciargli dolcemente il collo e respirare il suo odore.

No, non poteva. E cazzo, quanto sforzo per trattenersi, quanto…

Dovette ricorrere a tutte le sue forze per costringersi a staccarsi da lui.

“Ecco, l’ho messo.”

“Grazie.” esclamò Aureliano, voltandosi verso di lui, “Girati che te la metto.”

“No, a me non me serve.”

Non mi serve che mi metti le mani addosso e mi faccia impazzire.

“Lo sai che pelle che ti viene, guarda che roba.”

Ma evidentemente Aureliano faceva fatica ad accettare dei no. Quindi Alberto dovette voltarsi e rivolgergli la schiena. Non avrebbe mai e poi mai rivolto la schiena a un Adami. Ma con Aureliano era tutta un’altra storia.

Sperò con tutto il cuore che Aureliano non si accorgesse del fatto che Alberto avesse praticamente smesso di respirare nel momento in cui aveva iniziato a toccarlo. Poteva accorgersene? Poteva sentire che il suo cuore stava battendo forte? Rimbombava prepotente nella sua cassa toracica, quindi magari Aureliano avrebbe potuto sentirlo con le sue mani sulla sua schiena?

Sperò di no, perché altrimenti sarebbe sprofondato e annegato in quella pozzanghera puzzolente e melmosa.

Ma non poteva controllare con quanta intensità battesse il suo cuore. Era già difficile mantenere la concentrazione così, con Aureliano che muoveva le mani su di lui abbastanza velocemente, spostandole dalla schiena, sulle spalle e spingendosi in avanti, fino al collo. E Alberto per quanto si fosse sforzato, alla fine cedette e chiuse gli occhi, scivolando in una fantasia dove era libero di fare tutto quello che voleva, lì, con Aureliano.

Ma poi la realtà lo colpì come uno schiaffo. No, non aveva tempo per questo e non poteva permettersi questi pensieri. Aureliano era solo un’altra meta irraggiungibile per lui, che senso aveva farsi del male così?  

Daje che dobbiamo anda’ a prendere il prete.” lo sollecitò Alberto, scostandosi a malincuore dal suo tocco.

Ao’ e mo’ ci annamo, e rilassate.” ribatté l’altro, tornando a sdraiarsi e godersi il calore dell’acqua.

Facile per lui, rilassarsi. Non aveva certo passato quello che aveva passato Alberto. Si sentiva più stanco di prima, come se avesse corso una maratona.

Un disastro, ecco cos’era.

Guardò Aureliano. Lui era totalmente l’opposto. Perfetto e rilassato. E Alberto capì di essere stato uno stupido a pensare di potersi rilassare quando a un passo da lui, nudo e bagnato c’era Aureliano.

Sì, Aureliano si era rilassato, e in quel momento Alberto lo odiò, solo per un momento, perché non si rendeva conto dell’effetto che aveva su di lui.

 

Note dell’autrice: buonasera, buon anno. Scusate per questo ritardo immane. Ho avuto un esame a dicembre e poi ho voluto prendermi una pausa durante il periodo natalizio.

Comunque insomma, eccoci qua. Capitolo sulla scena dei fanghi. Ho rivisto la scena molte volte per cercare di carpire al meglio le emozioni di Spadino. Speriamo di esserci riusciti.

Ringrazio Vale che ha betato e chiunque abbia letto gli scorsi capitoli.

Prossimo capitolo, Schifo!

A presto

kia85

 

   
 
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