Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: fantaysytrash    15/01/2021    1 recensioni
[Gellert!Centric | Gellert/Albus | Angst/Introspettivo | What If…? | 1995] [Questa storia si è classificata quarta al contest “Angst, Potter?” indetto da Nemesi01 sul forum di EFP]
Dopo aver scoperto di non poter essere guarito, Albus visita Nurmengard. Gellert ha però intenzioni diverse da un ricongiungimento pacifico.
Dal testo:
“Gellert era stato accusato diverse volte – e non senza ragione – di essere un narcisista manipolatore, convinto che l’intero mondo si sarebbe dovuto considerare fortunato nell’essere dominato da lui. E dato che tra i suoi difetti non vi era la mancanza di consapevolezza, Gellert si era ritrovato d’accordo con i suoi nemici in un simile assestamento della sua personalità. Per questo non aveva creduto possibile un reale abbandono da parte di Albus, certo che il suo cuore troppo buono lo avrebbe riportato a lui in meno di un mese.”
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell’Autrice

Ultimamente sto consegnando le storie per i contest all’ultimissimo momento, perciò sarò breve e concisa. Quest’idea nasce dopo aver letto diverse fic in cui Albus e Gellert hanno un ricongiungimento pacifico/semi-amichevole dopo la battaglia del 1945, cosa che personalmente mi sembra una risoluzione fin troppo riduttiva. Qui ho voluto mostrare – anche per il tema principale del concorso – un incontro in cui Gellert non è semplicemente felice di rivedere il suo amato, ma è estremamente rancoroso per tutto quello che è successo. Come sempre, ho mille paturnie sull’IC; confido nei vostri commenti per sapere se ho combinato qualcosa di buono, o se c’è qualche elemento vistosamente fuori posto.

Il titolo – ma cosa ve lo dico a fare? – è tratto da “So It Goes…” di Taylor Swift, e dovrebbe rappresentare la condizione di prigionia che Gellert prova non soltanto per la cella in cui è fisicamente contenuto ma per la miriade di sentimenti verso Albus lasciati in sospeso per decenni a cui non ha saputo dare una degna conclusione.

Spero vi possa piacere,

Federica ♛



Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.





HOSTAGE TO MY FEELINGS


Il rumore distante di passi in avvicinamento destò Gellert da un sonno senza sogni. Quando aprì gli occhi, il sole mattutino stava filtrando dalla piccola finestra della sua cella, illuminandola a sprazzi e mettendo ancora più in evidenza il lerciume in cui il mago era costretto a vivere, e la sola vista fu sufficiente per farlo girare dall’altra parte e ignorare l’inaspettato visitatore.

Anni prima avrebbe almeno fatto finta di rendersi presentabile, alzandosi dalla sua branda e magari trovando un po’ di spirito per qualche commento salace, ma ormai non ne vedeva la ragione. Essere stato abbandonato nel suo stesso castello da mezzo millennio aveva fatto sparire qualsiasi voglia di rendersi cooperativo o attraente nella vana speranza di venire liberato.

Ma anche senza la presenza di un contatto visivo, non aveva dubbi circa l’identità dell’uomo all’aldilà delle sbarre, principalmente perché tutti i suoi conoscenti e accoliti più intimi erano nelle sue stesse condizioni – forse erano addirittura morti, ormai – e non c’era fisicamente nessuno con abbastanza risorse o motivazioni da volerlo visitare. Eccetto il mago che l’aveva imprigionato.

I passi si fermarono a qualche metro di distanza, ma Gellert non accennò a muoversi. Il suo animo non poteva dirsi esattamente domato, ma era comunque ben lontano dal volersi rendersi ridicolo mostrandosi troppo smanioso del primo contatto umano significativo da che ne aveva memoria. E allora aspettò, come se fosse una mattina qualunque, cercando di non illudersi che non fosse così.

Albus l’aveva sorpreso in più di un’occasione; dal loro primo incontro all’ultima battaglia era stato un susseguirsi di continue scoperte e rivelazioni. Ma nulla l’aveva stupito come l’ultima decisione di tenerlo in vita, senza bacchetta e senza contatti esterni, per il resto della sua vita. O l’assenza di qualsiasi tipo di interazione tra i due.

La verità era che, anche quando gli era divenuto chiaro che non sarebbe stato risparmiato in favore di sentimenti ormai svaniti nel tempo, Gellert aveva comunque mantenuto viva la speranza di una corrispondenza a distanza, con qualche occasionale visita mascherata da ispezioni di controllo. Invece Albus era svanito nel nulla, e l’ultimo ricordo che aveva di lui era la Bacchetta di Sambuco puntata contro il suo petto, e nessuna esitazione in quello sguardo ceruleo che da anni aveva anelato di rivedere.

Gellert era stato accusato diverse volte – e non senza ragione – di essere un narcisista manipolatore, convinto che l’intero mondo si sarebbe dovuto considerare fortunato nell’essere dominato da lui. E dato che tra i suoi difetti non vi era la mancanza di consapevolezza, Gellert si era ritrovato d’accordo con i suoi nemici in un simile assestamento della sua personalità. Per questo non aveva creduto possibile un reale abbandono da parte di Albus, certo che il suo cuore troppo buono lo avrebbe riportato a lui in meno di un mese.

Era stato destabilizzante scoprire di essere davvero un elemento del passato, come se tutto ciò che avevano condiviso non fosse altro che un minuscolo sfregio in una vita altresì intonsa da peccati e dedita al bene del Mondo Magico. Un segreto da custodire per paura di venire associato a un criminale.

Ma se la distanza era quello che Albus voleva, l’avrebbe ricevuta a sua volta – con un’aggiunta di risentimento e frustrazione.

Gellert.”

La voce che gli arrivò alle orecchie era ben più vicina di quanto si sarebbe aspettato, e un’occhiata veloce gli rivelò che Albus si trovava all’interno della cella, in piedi proprio nel mezzo della pozza di luce, come a ricordargli che fosse lui l’unico oggetto prezioso nel raggio di chilometri.

Rivederlo dopo tanti anni provocò in Gellert una reazione inaspettata: rabbia. Prorompente e accecante, lo trafisse all’improvviso con un’irruenza e una forza immane; il primo vero sentimento che provava da tempo immemore prese il mago in contropiede, ma rappresentò ugualmente una piacevole distrazione dall’apatia e dalla monotonia dei suoi giorni.

“A cosa devo l’onore di una tale presenza, professor Silente?” sibilò a bassa voce Gellert, studiando con attenzione il più anziano. Sebbene avesse una lunga barba bianca e una quantità spropositata di rughe – com’era certo fosse il caso anche per se stesso, se solo avesse avuto uno specchio per averne conferma – gli occhi chiari erano rimasti gli stessi, vispi e brillanti come quando aveva diciassette anni.

Albus rimase in silenzio per qualche istante, prima di sospirare profondamente e adagiarsi contro il muro opposto alla branda, incurante del lerciume che in poco tempo pervase le sue vesti chiare. Osservò il suo vecchio amico con aria rassegnata, per poi riprendere a parlare.

“So che è egoista da parte mia, ma sono venuto a dirti addio.”

Gellert alzò un sopracciglio, indifferente.

“Siamo stati separati da cinquant’anni, ma è carino da parte tua essertene reso conto.”

Forse la sua tendenza al ricorso istintivo del sarcasmo come meccanismo di difesa non era poi così arrugginita.

“Ho trovato l’anello,” ricominciò dunque Silente.

Per un attimo Gellert credette di essere definitivamente impazzito, di non solo essersi immaginato la presenza di Albus ma di averlo reso a sua immagine e somiglianza nel tentativo di curarsi le ferite. Ma lo sguardo dell’altro era serio e concentrato e in ogni caso, se fosse stato il frutto della sua immaginazione, lo avrebbe reso più giovane e meno predisposto a tanta insolenza.

Quando comprese finalmente la realtà delle sue parole, Gellert scoppiò in una fragorosa risata.

“E così rimani il solito ipocrita di sempre,” sbraitò sguaiatamente. “Condanni gli altri al tuo giudizio inflessibile, ma tu ne sei sempre immune. Superiore.”

Albus non replica e Gellert continua, alzandosi in piedi e avvicinandosi pericolosamente. “È sempre stato il tuo difetto maggiore, Albus. Il tuo spasmodico desiderio di essere considerato buono e giusto dagli altri è stata la tua distruzione. Hai gettato via ogni cosa, ma nel profondo sei ancora lo stesso ragazzino che sognava di conquistare il mondo.”

“Gellert, ti prego.”

“E ora sei qui… per cosa? Per avere una chiusura? Vuoi il mio perdono, dopo anni di abbandono e prigionia? Devi credermi tanto idiota quanto i tuoi nuovi amici se pensi davvero che una cosa simile sia plausibile.”

Albus soppesò le sue parole, prima di volgere il viso verso la finestra sprangata. “Suppongo di aver voluto quantomeno vederti, prima di…”

“Avresti potuto avere tutto e lo hai rinnegato in nome di una causa che non hai mai realmente sentito tua,” lo interruppe bruscamente il biondo. “Spero ne sia valsa pena.”

I suoi occhi bicolore incontrano quelli cristallini del suo vecchio amante, per poi essere riportati verso il muro opposto, dove si mantennero finché Albus non si decise a uscire dal piccolo abitacolo e a rinchiudere il suo unico residente nelle stesse quattro mura, che gli sembrarono ancora più strette del solito, colme di parole che non sarebbero mai state pronunciate.

“Per quello che vale,” disse prima di andarsene. “Mi dispiace.”

Gellert aspettò che i suoi passi fossero svaniti prima di rispondere, gli occhi chiusi e la mente in subbuglio.

“Sì,” mormorò alla stanza vuota. Dispiace anche a me.”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: fantaysytrash