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Autore: Medea Astra    16/01/2021    1 recensioni
Max e Raphael sono cresciuti e si districano tra allenamenti e incantesimi più o meno riusciti. Nuovi amori sbocciano tra i corridoi dell'accademia ma una nuova e terribile minaccia incombe su tutti.
Qualcuno tornato dal passato e assetato di vendetta minaccia di porre fine a tutto quello che conosciamo. Riusciranno le nuove generazioni di shadowhunters e di nascosti ad arginare questo nuovo e misterioso nemico?
( Aggiornamento garantito ogni sabato mattina)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Energia

 

Octavian, nonostante fosse uno shadowhunter addestrato al combattimento e alla difesa, stava lì a prenderle da Rafael come se fosse un bambinetto che le prendeva dal bulletto di quartiere.

Si aspettava questa reazione del proprio parabatai, se l’aspettava eccome.

Quando due anni prima Max aveva detto in famiglia di essere gay, Rafael non l’aveva proprio presa benissimo, lui odiava l’idea che accanto al suo fratellino ci fosse un uomo, temeva di non esser abbastanza forte da proteggerlo, da fronteggiare quell’ipotetico uomo, qualora non fosse stato adatto a Max.

E poi, chi davvero era all’altezza di suo fratello?

Un urlo terrorizzato interruppe la sequela indistinta dei pensieri che gli stavano attraversando la testa, mentre due mani forti lo gettavano sul divano liberando così il povero Octavian.

Alec guardò il figlio come se avesse davanti un totale sconosciuto, mai prima d’allora l’aveva visto avere simili atteggiamenti, specie con il suo parabatai.

Dall’altro lato della stanza, davanti la porta, stava un Magnus altrettanto basito con accanto proprio Max.

Il giovane stregone dalla pelle blu, come colpito da un fulmine, si gettò immediatamente accanto a Octavian sollevandogli la testa dal pavimento e stringendoselo protettivo al petto.

“ Tavvy … Tavvy stai bene?”

Octavian mugugnò di dolore ma fece un cenno di assenso, quel contatto, seppur sicuramente dettato da anni e anni di conoscenza e di frequentazione reciproca, per via del legame con Rafael, con il piccolo della famiglia Lightwood-Bane, valeva senza ombra di dubbio tutte le botte che aveva preso.

“Sì … sto … sto bene. Solo una piccola discussione tra parabatai, non preoccuparti Max” rispose con un sorriso dolcissimo dipinto sul volto tumefatto.

“ Sorridigli meno brutto stronzo”

Un Rafael decisamente preso male bofonchiò dal divano dove il padre lo aveva piazzato a forza.

Alec e Magnus lo guardarono sempre più perplessi finchè lo shadowhunter non prese il figlio per un braccio trascinandolo nella camera da letto padronale.

“ Si può sapere che ti prende Rafe? Manchiamo un weekend e ti trovo a casa mezzo sbronzo mentre fai a botte con Tavvy?”

“E’ colpa sua! Ho solo fatto il mio dovere!” rispose il più giovane piantando I suoi cchi neri in quelli del padre.

“ Dovere? E’ tuo dovere fare a botte senza motivo?”

Perchè Alec proprio non riusciva ad immaginare un motivo plausibile per quella furia che aveva colto Rafael.

“Ho solo difeso Max. Dovresti ringraziarmi invece di stare qui a farmi il cazziatone come se avessi ancora cinque anni”.

Alec lo guardò se possibile ancora più perplesso.

“ Hai difeso Max? In che senso? Ha detto qualcosa di male su tuo fratello?”

Alec non capiva, conosceva Octavian da quando era bambino e proprio non riusciva ad immaginare che qualcosa di cattivo potesse uscire dalla sua bocca, specie contro Max con cui si era sempre dimostrato dolce, gentile e premuroso.

Rafa chinò lo sguardo trincerandosi in un silenzio tombale.

“ Rafa, ti prego … dimmi cosa è successo. Anche a me è capitato di litigare con zio Jace ma abbiamo sempre risolto tutto, parlami, magari posso darvi una mano … è il tuo parabatai”.

“ Si vuole scopare Max”.

Rafa glielo sputò in faccia, così, senza mezzi termini e usando parole decisamente diverse rispetto a quelle usate dall’amico poco prima.

Alec lo guardò, ci mise un attimo per assimilare quanto aveva sentito.

“ Ha … ha detto … questo?”

Il maggiore dei suoi figli lo guardò per un attimo, poi scosse la testa.

“No … ha blaterato qualcosa sull’amore e su quanto Max sia perfetto … ma ...”

Alec sorrise, l’espressione notevolmente più distesa rispetto a pochi istanti prima mentre con una mano accarezzava dolcemente la guancia di Rafael.

“ Sei come me … sei proprio come me amore mio, un fratello maggiore innamorato e protettivo, Max è fortunato ad averti al suo fianco ma … ma quello che ha detto Octavian, è molto diverso da quello che mi hai riportato tu ed io credo … credo che tuo fratello abbia diritto ad esser felice ...”

“ Tu … tu pensi che … che”

Alec annuì sicuro.

 

In salotto Max aveva aiutato Octavian a stendersi sul divano e si era seduto sul tappeto accanto all’amico.

“ Cosa è successo? Non ti avevo mai visto litigare con mio fratello ...”

Il giovane stregone lo chiese piano, come se modulare il suo tono di voce, facesse apparire la sua domanda come meno invadente di quanto in realtà sembrasse nella sua testa.

“ Nulla di importante, abbiamo avuto un alterco sull’organizzazione della prossima missione, sai com’è fatto Rafa, quando si mette in testa qualcosa, è dura fargli cambiare posizione!”

Octavian preferì quella piccola e innocente bugia a svelare la vera motivazione dietro a quel litigio, che doveva dire a Max, che era innamorato di lui? Impossibile! Non era nè il momento giusto nè il luogo adatto e poi … poi chi mai farebbe una dichiarazione d’amore in mutande!?!? Ecco che il piccolo Blackthorne si rese improvvisamente conto, dopo svariati minuti che era con il giovane stregone, di essere ancora nella sua tenuta da notte preferita, un paio di boxer neri, grazie all’ Angelo abbastanza ampi da non far immaginare qualsiasi cosa!

“ Emh … Max … non … non è che potresti … passarmi dei vestiti per favore?” chiese con le guance più rosse della pozione alla fragola bevuta la sera prima.

Max annuì immediatamente maledicendosi per quegli sguardi decisamente poco “alla Mirtillo” che gli aveva riservarto in alcuni istanti della loro conversazione, ma chi poteva biasimarlo? Octavian era perfetto. Alto, muscoloso, con I capelli scuri e quegli occhi così vivi e sinceri, si era innamorato di lui sin dalla prima volta che l’aveva visto, anni prima e un po’ era geloso del fratello che poteva condividere così tanto con l’altro giovane shadowhunter, mentre lui non poteva nemmeno bearsi di quella celestiale visione che gli si parava davanti.

Con uno schiocco di dita fece apparire sul tavolino degli abiti puliti.

“ Perdonami se ho usato la magia – disse imbarazzato, non amava mostrare troppo I suoi poteri davanti a Tavvy, non voleva che l’altro lo percepisse come diverso – ma non avrei davvero saputo come aiutarti in altro modo!”

Octavian sorrise dolcemente mentre si rivestiva.

“Scherzi? Adoro vedere quando lo fai! Amo quelle fiammelle arancioni che escon fuori dalle tue mani … sembri … sembri un Dio!”

Ed ecco che per l’ennesima volta il suo marchio di fabbrica, la sua assoluta sincerità, gli giocava un brutto tiro rendendolo decisamente più esplicito di quanto non gli fosse, a suo dire, concesso.

“ Beh ti … ti ringrazio ma … ma più che ad un Dio io … io sarei assimilabile ad un demonio … sai … sono … sono … uno stregone!”

Max sussurrò piano quell’ultima parola, mentre con una mano si sfiorava uno dei corni sopra il suo capo, insieme alla pelle blu, il suo marchio demoniaco.

Octavian istintivamente avvicinò una mano a quella di Max e fece una carezza a quel corno percorrendolo piano per tutta la sua lunghezza per poi sfiorarne delicatamente la punta.

“ Sono … sono bellissime Max … ti … ti rendono quello che sei e tu … tu dovresti esserne orgoglioso di quello che sei … sei … sei un giovane meraviglioso stregone e sono certo che un giorno sarai più potente perfino di tuo padre Magnus!”

Il piccolo Lightwood- Bane sorrise mascherando il proprio imbarazzo e il proprio stupore per quelle dolci parole, poi prese del cotone e del disinfettante – che un Magnus attentissimo a quello che stava succedendo, aveva fatto comparire dalla cucina – e iniziò a passarlo piano sul viso tumefatto dell’altro.

Sentendolo sussultare di dolore, Max si fermò per un attimo.

“ Scusami, dovrei essere più delicato, la verità è che non sono un asso con questo tipo di primo soccorso ma … ma se vuoi Io … posso … insomma … potrei, sai, passarti un po’ della mia energia così che le tue ferite guariscano subito e non ti facciano più male.”

Tavvy lo guardò stupito mentre sentiva il petto pervaso da un calore che non aveva mai provato, annuì non sapendo esattamente cosa fare, sapeva che quella era una pratica che ogni stregone eseguiva a modo suo e grazie a Raziel nè Rafael nè qualcun altro della famiglia aveva mai avuto bisogno dell’ intervento del giovane stregone poichè tutto sommato, gli ultimi anni, erano stati abbastanza tranquilli.

Max lo guardò con le guance più blu del solito, segno che era imbarazzato, poi aprì le braccia in un muto invito.

Octavian vi si sistemò in mezzo, poggiando il capo sulla spalla del più piccolo e ispirandone a pieni polmoni il delicato profumo della pelle.

“Adesso … adesso rilassati Tavvy, ti passo solo l’energia necessaria affinchè tu possa stare meglio”

Detto questo lasciò che un leggero flusso di energia scorresse tra lui e Tavvy mentre, sotto gli occhi stupiti di tutti I presenti, le ferite sul volto e sulle braccia del giovane si rimarginavano senza lasciare alcun segno.

Magnus, poggiato sull’isola della cucina, guardò il marito e il figlio maggiore, poggiati allo stipite della porta e fu certo che entrambi sapessero il motivo di tanto stupore nei suoi occhi: lo scambio di energia era possibile solo tra familiari o amanti e ufficialmente Tavvy non era nulla di tutto ciò.

   
 
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