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Autore: Funlove96    16/01/2021    1 recensioni
La sua regina era forte, dolce e premurosa. E lui amava tutte le sue sfumature...
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Piccola Shicca, scritta per un avvenimento speciale.
Allerta spoiler per chi non è arrivato al capitolo 125 del manga.
Spero vi piaccia, buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rebecca, Shiki Granbell
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfic è dedicata ad una mia carissima amica, in occasione del suo compleanno. Tantissimi auguri Asia💕



La bionda camminava, tremante e a passo svelto, in quel lungo corridoio, che, come gli altri, non le nascondeva più nessun segreto di quello che ormai era divenuto l'unico posto da poter chiamare casa, in quel viaggio iniziato tanto tempo prima, dove si era immersa con tutta la sete d'avventura che la sua giovane età le regalava.

Non era più la ragazzina di un tempo ormai -a confermarglielo c'erano anche le parole di Sister di pochi minuti prima, oltre che quella nuova consapevolezza, fonte di felicità e paura al contempo- benché non si fosse affievolita per nulla quella scintilla nei suoi occhi che la faceva guardare al futuro, fiduciosa in quel tanto lungo quanto incerto viaggio verso quell'essere etereo che li guardava tutti col suo immenso potere e, forse, anche -con tutto il male che aveva visto, cominciava ad esserne quasi convinta- un po' di delusione e, magari addirittura rabbia...

Se qualche tempo prima avesse anche solo elaborato quel pensiero, si sarebbe presa a schiaffi da sola per tale eresia: La Madre era la loro genitrice, colei che aveva deciso benevolmente di dar loro la vita, nonostante tanti si prendessero il diritto di toglierla ad altri, come osava sporcarsi la mente con quelle assurdità?
Forse che l'avesse contagiata la sfacciataggine del moro -palesatasi più volte da quando lo aveva conosciuto, non solo per quel che riguardava un certo tipo di vestiario che forse, ancora se lo domandava, per tutto era stato pensato meno che servire i tavoli- portandola ad elaborare quelle calunnie tanto irrispettose nei confronti della propria divinità?
Non voleva pensarci, non adesso, che se marciava lungo quel corridoio, in una direzione ben precisa, era proprio a causa di quel ragazzo al quale non avrebbe proprio saputo come spiegare la situazione. D'altra parte lei stessa ancora non ci credeva, e sebbene fosse intimorita dalla possibile reazione del moro, non poté evitare di sorridere mentre si fermava un momento a guardare una delle grandi vetrate che la circondavano, e che le permettevano di vedere il Cosmos in cui viaggiava tranquilla -una volta tanto, e meglio godersela finché sarebbe durata- la nave.

Avevano appena lasciato un altro pianeta, l'ennesimo incrociato durante quel lungo viaggio -ora che ci pensava, quanto tempo era che viaggiavano? Circa tre anni?- sulla rotta indicata dalla reliquia appena raccolta, attraversando di nuovo una parte del Sakura Cosmos per dirigersi verso la loro nuova meta.
Guardò ridente quei petali rosei fluttuare tranquilli nell'oscurità, squarciata appena dai numerosi puntini illuminati che erano le stelle. Quanto le era mancato quel posto non lo avrebbe saputo descrivere a parole, e anche tornarci per un breve lasso di tempo era una bellissima sensazione...
Mentre si perdeva nei propri pensieri, non ebbe modo di sentire i passi che, leggeri, le si avvicinarono, accorgendosi di non essere più sola soltanto quando due braccia forti la cinsero delicatamente da dietro, posandole le mani sui fianchi, e lasciando che la zazzera corvina le solleticasse il collo, facendola sussultare appena.
"S-Shiki..." arrossì, benché negli ultimi tempi avessero approfondito di molto il loro legame, ed erano stati in posizioni ben più intime di quel casto abbraccio...

Si voltò infossando il volto nel petto del ragazzo, per nascondere il rossore che le invase le gote e si, anche per godersi il rumore del suo cuore. In più occasioni, durante i mille pericoli passati, aveva temuto di non poterlo più udire, e sebbene sapesse che il futuro, per tutti loro, fosse ancora incerto, decise di non crucciarsi più su quei pensieri. D'altra parte, da quel poco che sapeva, in quelle condizioni, avrebbe fatto meglio ad evitare lo stress. Sentiva di tenerci già più della sua stessa vita che tutto andasse bene, anche se lui non avesse voluto quella responsabilità, che capiva, alla loro giovane età, non essere il primo pensiero di avventurieri come lo erano loro.
Adesso erano lì e si sarebbe goduta quella pace dei sensi che più volte, in ben altre circostanze, avevano già vissuto insieme. Chissà cosa avrebbe detto Shiki una volte che glielo avesse detto...
E se le loro strade fossero state destinate a dividersi dopo quella confessione?

Rebecca scosse appena la testa, disposta a non pensarci, e fu lì che Shiki, accortosi della rigidità della ragazza, sicuramente non dovuta allo spavento che poteva averle dato avvicinandosi di soppiatto, abbassò lo sguardo sulla chioma bionda. "Becky che hai?" sussurrò dolcemente, non voleva rovinare quel clima di pace che si era formato intorno a loro. Era uno dei pochi momenti che passavano tranquilli e non aveva nessun'altra intenzione se non quella di goderselo, ma voleva anche scoprire cosa affliggeva la sua regina. Godersi quel momento con lei libera da ogni preoccupazione.

Regina...
Era quello il titolo che si addiceva alla sua compagna, che aveva giurato di far sorridere sempre. Qualunque cosa accadesse non doveva mai perdere quel meraviglioso sorriso, non lei, che a causa dei poteri aveva pianto così tanto da non averne quasi più di lacrime.
Nel corso di quegli anni aveva visto morire i suoi amici tante di quelle volte che lei stessa avrebbe potuto perderne il conto se solo il CAT non fosse stato tanto malefico da farle conservare il ricordo di ogni singolo dettaglio, assicurandosi di cristallizzarlo per bene nella sua mente.

L'ultima volta era successo qualche settimana prima: Aveva raccontato ai compagni del terribile destino che li aveva coinvolti nel mondo precedente, e le lacrime parevano quasi non volersi fermare, continuando a scendere copiose dalle pozze color cielo della sua regina.
Quella volta aveva anche scatenato il Satan Gravity al massimo, rischiando di radere al suolo l'intero pianeta coi suoi innocenti abitanti, per farla pagare a quel farabutto, che chissà -lo immaginava, che quel disgraziato biondino con l'ethere del metallo la bramasse sotto quell'aspetto, e ciò lo imbestialì ancora di più, facendogli perdere il controllo- cosa avrebbe voluto fare con lei. Fortuna che era intervenuta Pino che, una volta riuscita a rilevare l'ethere metallico abbastanza basso e aver intravisto quel dannato privo di sensi e inabile anche solo ad alzarsi dal suolo, sul quale era stato scaraventato dalla gravità di quel pianeta, ormai sotto il controllo del re demone, aveva attivato l'E.M.P. interrompendo il flusso di ethere, divenuto troppo forte anche per lui che ormai aveva imparato a controllarlo anche nella sua forma più pura.

"Nulla di che, tranquillo... perché sei qui?" domanda stupida, quella era la sua nave -la loro nave- potevano andare tutti dove gli pareva e in tutti i momenti che gli aggradavano. Ma doveva distogliere l'attenzione del compagno da ciò che le attanagliava la mente, non sapeva che parole usare e voleva formulare almeno una frase di senso compiuto senza iniziare a balbettare per la paura.
In breve si ritrovò schiacciata con la schiena sul vetro dietro di lei e gli occhi seri del ragazzo fissi nei suoi. "Non mentirmi, l'ho capito che c'è qualcosa che non va..." la osservò bene mentre lei si mordeva il labbro inferiore, lo faceva quando era nervosa, capendo che non era affatto nulla di che, come quella testarda voleva fargli credere. E quel gesto lo fece preoccupare ancora di più, lei non gli nascondeva mai nulla, come lui del resto. "A meno che ..." insinuò una mano sotto il tessuto di jeans della gonna -l'aveva abbinata alla canotta azzurra, a sua volta in pendant con gli stivali, alti fino a poco sotto il ginocchio. Quanto lo faceva infiammare quella semplice mise!- salendo piano, riempiendosi il palmo della sensazione liscia e morbida di quella pelle di pesca...

Non avrebbe resistito a lungo senza prenderla di peso e portarla nella loro camera, mandando al diavolo l'intero Cosmos che li circondava oltre quello sconosciuto pensiero che agitava la sua amata.
Si, amata.
Perché se c'era una cosa positiva, tra le tante, che quel pervertito di Weisz aveva fatto era l'avergli fatto ben capire la differenza tra amicizia e amore, tra amico e amante, tra il bramare nuovi amici e il bramare il corpo caldo di chi ti ha rubato il cuore...

Arrivò all'orlo degli slip, che tirò appena, per indurla a parlare con l'unica tortura efficace con lei. E la risposta arrivò, immediata e ben udibile nonostante lei cercasse di trattenersi, nel gemito sommesso che la regina non era stata proprio in grado di tenere dentro.
Arrossì ancora e distolse lo sguardo, ma il ragazzo le posò indice e medio della mano sinistra sotto il mento, facendo una leggera pressione per farsi guardare bene negli occhi.
Il re addolcì lo sguardo accennando un leggero sorriso, voleva che capisse che con lui poteva parlare di tutto. Gli aveva descritto le loro numerose morti, poteva dirgli qualunque cosa... no?

"Allora Becky?" evitare di gemere anche lui per il piacere era una fatica immane. Non sentire il languore nello stomaco aumentare sempre di più beh, quello era semplicemente impossibile. Chiedere alla Madre di evitarglielo, di privarlo di quel piacevole fuoco che sentiva dentro per evitargli di arrendersi e portarla con lui nel loro letto, un'eresia...
"S-Shi-ki... mh... i-io..." che stesse finalmente per parlare? Non gli piaceva usare la sua personale strategia di persuasione, e non perché preferisse usarla quando erano già tutti e due nudi e pronti a perdersi nelle braccia dell'altro, ma perché significava, in altre circostanze, costringerla in qualche modo a fare qualcosa di cui non era del tutto convinta. A guardarsi così, convincerla in quel modo infame, facendo leva sul proprio lato seduttivo, si sentiva un po' porco, perché si, era consapevole che al mondo non esistesse solo il puro desiderio carnale, e se lei non voleva parlare, avrebbe dovuto aspettare quando sarebbe stata disposta a farlo, ma non era colpa sua se anche con quella espressione preoccupata era bellissima.
Ultimamente poi l'aveva vista troppo pallida, e questo, unito al fatto di averla vista uscire dall'infermeria nemmeno mezz'ora prima, non lo tranquillizzava affatto.
Sister non aveva voluto dargli spiegazioni, dicendogli però di rasserenarsi, e che avrebbe saputo tutto proprio da Rebecca, così lui -un po' perché si fidava delle sue stelle e un po' perché una Sister infastidita spaventava anche lui- aveva optato per attenderla nella loro camera.
Si era avvicinato alla porta quando aveva sentito dei passi frettolosi avvicinarsi, e vi si era affacciato una volta che il rumore si era fermato all'improvviso, vedendola intenta a guardare le stelle.
Era uscito, avvicinandosi a lei silenziosamente perché voleva godersi quell'inaspettato spettacolo, col vetro che gli mostrava il sorriso meraviglioso della sua regina, mentre le stelle si riflettevano in tutta la loro bellezza nei grandi occhi azzurri.
Non ce la faceva proprio a vederla così...

"I-Io... sono... a-aspetto..." prese un bel respiro, cercando di ignorare il languire che la portava a stringere le cosce. Perché doveva risultargli così facile farla cedere?
Forse perché lei gli si sarebbe arresa, e volentieri, anche solo con uno di quei sorrisi stracciamutande e con quel candido cerotto sulla guancia, in contrasto con la capigliatura e l'outfit nero che sfoggiava, da vero re demone quale era, anche adesso, che il fatto di non essere l'unica a subire quella situazione così infuocata si leggeva negli occhi color pece, inscuriti dalla voglia di approfondire quel momento, che fosse nella loro camera o lì, dove chiunque fosse passato li avrebbe potuti vedere.
"A-Aspetto un bambino..." la mano si fermò dal torturare l'intimo mentre gli occhi si spalancarono. L'espressione stupita che gli si disegnò sul volto spense l'eccitazione che si era accesa in entrambi, convincendo lei di ciò che la sua mente aveva già dato per scontato.
"È-È uno scherzo?" riuscì a dire il moro, che già si vedeva con un fagottino tra le braccia, magari a svolazzare per la nave per farlo calmare, o dargli la pappa -forse per quello avrebbe dovuto aspettare ancora un po', ma poteva godersi la visione Rebecca che lo allattava al seno...- e la mente già pensava ai fratellini da dargli.

Ma a Rebecca quella domanda spezzò qualcosa dentro, qualcosa che fece male, tanto male...
Lo spinse via, dirigendosi a passo svelto verso la loro camera. Doveva pensare, e soprattutto non voleva piangere davanti a lui, che se non si sentiva pronto per una tale responsabilità non era certo per colpa sua. Non poteva costringerlo a volere quell'importante cambiamento nella loro vita, ma una cosa era certa, lei lo voleva eccome. Era spaventata accidenti, e tanto, ma dal primo istante in cui Sister le aveva confermato il suo stato aveva capito che quel fagiolino che stava crescendo dentro di lei avrebbe fatto parte della sua vita, e di questo non poteva certo dire che si dispiacesse, anzi. Aveva azzardato a pensare a quando ci sarebbe stato, di vederlo gattonare in giro, giocare, stringerlo al petto per dargli da mangiare, farlo addormentare o semplicemente coccolarlo. E forse, se anche Shiki lo avesse voluto, anche qualche fratellino, o magari -a lei sarebbe piaciuto tantissimo- una sorellina...

Era rimasto paralizzato lì, rimasto a guardarla allontanarsi e sbattere poco dopo la porta.
Non capiva Shiki, quella non era la reazione che si aspettava, e solo rielaborando velocemente la situazione si rese conto di quanto fosse stato idiota.
È uno scherzo? che razza di frase era quella? Perché aveva detto quella cavolata?
Tra tutte le cose che poteva dire, tutte quelle immagini di loro con quel fagottino nella loro vita che gli passavano per la testa, e se ne usciva così?
Eppure ne era passato tanto di tempo da quando non capiva il perché non potesse vedere Rebecca mentre si cambiava o perché non potessero dormire nella stessa stanza...

In poche falcate raggiunse la porta, entrando e trovando la compagna accovacciata in un angolo del loro letto e un cuscino stretto al proprio petto. Non alzò nemmeno il volto che, era certo, era in lacrime, si rannicchiò ancora di più su se stessa avvertendo il materasso abbassarsi sotto il peso del ragazzo che vi si era seduto. "N-Non devi v-voler-lo... p-per for-za... non sei costretto a-ad accettare la... s-situazione..." sussurrò appena lei, con ancora la faccia infossata nel cuscino. "Ma io lo v-vog-lio ok?" alzò appena gli occhi colmi di lacrime, guardandolo appena, e lui, anche nella semi-oscurità, poteva vedere la determinazione nel suo sguardo.
"Becky..." non aveva idea di cosa dire, o meglio, lo sapeva benissimo, solo non voleva fare lo stesso errore di poco prima. Era spaventata Rebecca, impaurita di rendere quella consapevolezza ancora più reale, e tutto perché pensava che lui non l'avrebbe presa bene.
Vero, non avevano mai parlato apertamente sulla questione figli -come potevano farlo quando ad ogni angolo si ritrovavano orde di nemici da combattere, e finiva spesso male? Rebecca più di tutti lo sapeva bene, avendone conservati i ricordi, e quelli pesavano più di quanto si potesse pensare. Anche se era finita, anche se se l'erano cavata alla fine, anche se avevano cambiato le cose, i ricordi rimanevano dolorosamente incisi nella mente e nel cuore- e nessuno dei due forse aveva mai pensato troppo a questa eventualità, troppo impegnati a vivere le proprie avventure, e fiduciosi nelle precauzioni che usavano -forse qualche volta le avevano dimenticate, troppo accecati dalla passione, e quella situazione ne era la conferma- e adesso la sua regina era lì, convinta che lui non volesse il frutto del loro amore. "N-Non devi prenderti responsabilità c-che non vuoi..." finì, convinta di tranquillizzarlo, prima di alzarsi dal letto, cercando di tenersi più lontana possibile da lui.
Doveva uscire da quella camera e, faceva male ma era così, anche dalla sua vita. Se lo sentiva ed era disposta ad accettarlo per quanto dolore potesse procurarle...
Una presa, delicata ma decisa, le trattenne però il polso, impedendole di allontanarsi.
Ok, lui la scemenza l'aveva detta, peggiorando il suo stato d'animo, già agitato di suo, e portandola a pensare che non volesse quella vita di cui era anche lui il creatore. Ma stavolta la cavolata più grossa l'aveva appena sentita dalla donna della sua vita, che mai come in quel momento sembrava una bambina indifesa.
"Come puoi pensare che io non voglia nostro figlio? Si... mi sono espresso male... e ti chiedo perdono amore... sono stato un idiota e non ho idea del perché mi sia uscita quella stupida frase. Ma credimi, non potrei mai pensare di vivere senza di te, che con questa notizia mi hai reso ancora una volta l'uomo più felice in tutto il Cosmos." si mise in ginocchio, vedendola restarsene in piedi accanto al letto. Continuava a guardarlo, le lacrime si erano fermate, ma il timore non era del tutto scomparso, nonostante sapesse che Shiki non avrebbe mai potuto dirle una cosa così solo per farla smettere di piangere. Era vero che avrebbe fatto di tutto per non vederla in lacrime, ma più di una volta le aveva dimostrato quanto l'amasse, e la parte di lei che più confidava in lui, e che le stava ricordando tutti i loro trascorsi, si stava impegnando a farsi sentire.
Forse lo aveva sempre fatto, ma lei aveva preferito ascoltare i timori che l'avevano assalita senza pensarci un attimo.

Shiki azzardò a risalire dal polso alla mano, incrociando piano le loro dita. Era gelida, e gli fece male pensare che tutto ciò era dovuto alla sua stupidità...
"D-Dici davvero?" non voleva dubitare, e forse erano solo gli ormoni che stavano iniziando a farsi sentire, ma sentì il bisogno di chiederglielo. "Certo che dico davvero." le sorrise appena. Era così fragile in quel momento...
Era stata sempre forte -era imbattibile con gli Happy Bluster- ma anche dolce e premurosa. Non gli era sfuggito, quella volta su Red Cave, che si fosse zittita nel ricordare, vedendo com'era ridotto tutto, Granbell, tappandosi la bocca e guardandolo poi di sfuggita -glielo aveva detto Homura che Rebecca si era girata subito a guardarlo, preoccupata di rievocare dolorosi ricordi- e tante altre volte la sua regina era stata straordinaria. Lui probabilmente non sarebbe stato capace di alzarsi dopo aver visto i suoi amici morire, figurarsi creare altri mondi e per salvarli, o tenere quei terribili ricordi nel cuore, cercando di andare avanti.

Portò le mani sulle sue braccia, lasciandole scivolare prima sulle spalle e poi dietro la schiena di lei -tremava ancora ma non si era spostata almeno- chiudendola piano in un abbraccio.
"Scusa..." si lasciò sfuggire facendosi cullare dal calore del compagno. "Shhh, va tutto bene amore..." le massaggiò piano la schiena, capendo di doversi abituare a teatrini di quel tipo. Non ne sapeva molto di gravidanza in verità -si sarebbe fatto spiegare per bene tutto quanto, così da evitare di combinare guai- ma una cosa era certa, era felice, e con quella felicità nel cuore si sdraiò piano sulla schiena, tenendo la ragazza distesa su di se e, pensando che si fosse addormentata o che stesse per farlo, cercò di afferrare il lenzuolo per coprirla, ma la ragazza lo stupì, e piacevolmente anche...

Una mano aveva cominciato a massaggiargli il petto, scendendo pian piano verso il basso, sempre più in basso, ghignando -poteva sentirla sorridere sulla pelle nonostante la maglia di mezzo- al verso gutturale che egli non riuscì proprio a trattenere nel sentire la mano birichina, dapprima slacciare la cintura, e poi oltrepassare la nera stoffa dei pantaloni.
Doveva proprio ammetterlo, la sua regina era forte, dolce, premurosa... e vendicativa. Decisamente vendicativa. E a lui, decisamente, non dispiaceva nessuna di quelle caratteristiche.
Sorrise al soffitto immaginando quello che, era certo, sarebbe accaduto di lì a poco in quella stanza...



Angolo autrice.
Ma salve!
Come detto, questa fanfiction è dedicata a una carissima amica, in occasione del suo compleanno. Ancora auguri cara Asia, spero che questa Shicca ti sia piaciuta❤️
Beh, che dire, gli ormoni già si fanno sentire per la nostra Becky, prevedo una faticaccia per il nostro bel re demone hehe👀
Ora torno nel mio oblìo, sperando di riuscire a tornare al più presto con gli aggiornamenti.
Grazie infinite per aver letto.
Ciao❤️
   
 
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