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Autore: Joy    16/01/2021    4 recensioni
Il piano di sopra è un vero inferno, Dean ne ha visti diversi come quello: il primo gli ha portato via sua madre, quando aveva solo quattro anni. È da allora che odia il fuoco, ed è per questo che passa la vita a combatterlo.
Destiel
Pompieri AU
[Scritta per la Else Where Challenge, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia]
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny, Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Destiel

Linguaggio colorito

Scritta per l'Else Where Challenge, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia

 

Prompt: Pompieri AU

 

 

 

 

 

Fiamme incidenti

 

 

 

 

 

“Incendio al numero 21 di Pattie Street. Edificio di due piani. Allarme dato da una donna residente, comunicazione interrotta poco dopo. Mi senti Bobby?”

“Ti sento Billie.”

“Non sappiamo quante persone ci sono nell'edificio. Autobotte e autoscala partono ora, avete un vantaggio di quindici minuti.”

“Ricevuto Billie.”

Bobby, alla guida dell'autopompa, aziona la sirena.

Dean, seduto tra lui e Benny, indossa l'auricolare e accende il microfono sotto la visiera del casco.

“Niente colpi di testa oggi, ragazzo” gli dice Bobby, mani sul volante e sguardo concentrato. “Voglio andare in pensione senza aver visto bruciare i peli del tuo culo.”

Dean gli scocca un'occhiata di sufficienza e si china per regolare il velcro dei gambali sugli stivali.

“Non sgarrerò di un ordine, Bobby, te lo prometto.”

“Sarà bene” sogghigna Benny ironico. “La minaccia di Shurley di relegarti dietro una scrivania a rispondere al telefono diventa ogni giorno più ricca di dettagli. Mercoledì, dopo la bravata sulla Grand Ave, giurava che ti avrebbe messo a pulire la ruota dei suoi criceti fino all'età della pensione.”

“Bè, dovrei vivere a lungo per arrivarci” borbotta Dean e la sua voce rintrona negli auricolari della squadra.

Bobby svolta a sinistra schiacciando il pedale del gas con più enfasi del necessario, le ruote stridono sull'asfalto, Dean si tiene al sedile per evitare di catapultarsi addosso a Benny.

“Ho fatto una promessa a tuo padre, figliolo” lo ammonisce Bobby tagliente. “Non farmi diventare un maledetto spergiuro!”

Lo sguardo di Dean si addolcisce: Bobby lo ha sempre trattato come figlio, da quando suo padre è morto, e forse anche prima di allora.

“Non preoccuparti Bobby” gli dice con un accenno di sorriso, posandogli una mano sulla spalla. “Starò attento. E poi non abbiamo la nuova squadra aerea a pararci il culo?”

Bobby preme sul freno e ferma l'autopompa di fronte alla casa in fiamme.

“Tu fai in modo di non averne bisogno” gli dice, mentre lo osserva scendere.

 

***

 

Il tempo è essenziale durante gli interventi: devono pensare veloce e agire in fretta. Per Dean non è mai stato un problema, lui non ha mai perso molto tempo a riflettere: è sempre stato più bravo ad usare l'istinto.

Quando lui e Benny entrano nell'edificio in fiamme, il vetro delle lampadine esplode per il calore.

Dean sa che è un brutto segno, significa che le fiamme sono già molto estese.

Una donna in camicia da notte è riversa sul pavimento, un rivolo di sangue le colora la fronte. Benny si china su di lei, sfilandosi un guanto.

“È viva” dichiara, due dita sul suo collo.

Dean gli indica l'uscita con un cenno della testa e Benny annuisce appena, prima di caricarsela in spalla e uscire da dove sono entrati.

La stanza si riempie di fumo in fretta, ma non abbastanza da impedirgli di vedere i giochi di un bambino e il seggiolone contro il tavolo della cucina: ci sono delle alci disegnate sopra, Sam ne aveva uno simile.

Getta uno sguardo rapido alla scala: è già compromessa.

“C'è un bambino al piano di sopra” comunica alla squadra. “Vado.”

“Negativo, Winchester” gli risponde la voce di Billie. “Sta arrivando l'autoscala, lo recuperiamo dall'esterno.”

“Non c'è abbastanza tempo” ribatte, mentre sale i primi scalini.

“Esci da lì, Winchester. È un ordine!”

Dean chiude il collegamento.

E mentre percorre la rampa, con il calore che comincia a farsi sentire anche attraverso la tuta ignifuga, prega che la nuova squadra aerea sia davvero efficiente come dicono, perché è abbastanza sicuro che non riuscirà a percorrere la stessa strada in senso inverso.

Il piano di sopra è un vero inferno, Dean ne ha visti diversi come quello: il primo gli ha portato via sua madre, quando aveva solo quattro anni. È da allora che odia il fuoco, ed è per questo che passa la vita a combatterlo.

Lo odiava anche suo padre, per le stesse ragioni, e a quanto pare era un odio pienamente ricambiato, perché durante una missione, due anni prima, il fuoco si è preso pure lui.

In caserma hanno una targa commemorativa, con il suo nome stampato in lettere dorate.

Dean la odia, quando ci batte il sole sembra che il suo nome bruci tra le fiamme, di nuovo.

Individua subito la stanza del bambino, ne distingue distintamente il pianto.

Vi si precipita.

La sua culla è bianca, sovrastata dall'armadio già in fiamme, ha appena il tempo di afferrare il bambino che l'anta dell'armadio la riduce ad un ammasso di legna deforme, in un turbinio di scintille.

Dean si costringe a non pensare a quali ricordi gli riporta alla mente.

Si precipita nel bagno, unica stanza ancora libera dal fuoco, chiude la porta e sfonda con un calcio il vetro della finestra, pregando che la scala sia già lì, ma l'unica cosa che scorge è il getto dell'autobotte proprio sopra di lui. Almeno quella è arrivata, pensa.

L'aria diventa irrespirabile, il pianto del bambino si affievolisce e Dean sa che questo è un pessimo segno; si sfila la maschera e la posa sul volto del bambino, poi si lascia scivolare a terra proprio sotto la finestra, dove gli arriva un po' d'aria e prega ancora che la scala arrivi a momenti. Perché ne hanno pochi a disposizione, lui e il bambino, questo è certo.

Sente già i polmoni che non riescono ad incamerare ossigeno a sufficienza, le forze gli vengono meno.

Se potesse riposare, solo per un po'...

Si riscuote quando una mano gli tocca la spalla.

Apre gli occhi e si ritrova davanti una divisa identica alla sua.

“Prendi il bambino” riesce a dirgli, ma l'uomo di fronte a lui scuote la testa.

“Tu tieni il bambino” gli dice. “Io tengo te. Puoi farlo?”

Ha gli occhi azzurri, nota, così azzurri che saettano attraverso la visiera.

Un angolo di paradiso in mezzo a quell'inferno.

Annuisce, serrando il bimbo contro il petto e agganciando l'altro braccio al collo del suo soccorritore.

Quello lo solleva oltre il parapetto della finestra e un istante dopo il metallo del cestello è sotto i suoi piedi.

Crolla seduto mentre la scala lo allontana dal rogo della casa, il nuovo collega dagli occhi azzurri s'inginocchia di fronte a lui e gli appoggia al viso una maschera per l'ossigeno.

“È finita” gli dice. “Starai bene.”

Dean non tenta neanche di rispondere, a stento riesce a respirare, guarda il cielo però: è nero come la pece e bucato da stelle luminosissime. Non pensava che l'avrebbe rivisto.

 

***

 

“Quando ha saputo cosa avevi fatto, Shurley è andato su tutte le furie, amico” lo informa Benny.

In caserma, il medico in servizio ha insistito per tenerlo in infermeria, sotto osservazione. Questo non gli ha risparmiato la lavata di capo di Billie, purtroppo. Dean spera che almeno il grande capo rimandi al mattino la sua dose di rimproveri: è sfinito.

“Quel bambino non si sarebbe salvato” replica comunque, la voce ancora un po' roca dal fumo inalato e la tosse che gli squassa il petto ogni volta che si sforza di parlare.

“Lo so.”

“Lo sai?” chiede Dean incredulo.

“Lo sanno tutti. Abbiamo trovato i resti della culla quando siamo riusciti a spegnere le fiamme, non era rimasto molto. Castiel Novak non avrebbe fatto in tempo a salvarlo, è stato lui il primo ad ammetterlo.”

“Lui... dov'è ora? Non sapevo neanche il suo nome...”

“È di sotto” gli risponde, mentre lo osserva alzarsi. “Ehi, dove vai?”

“A presentarmi” vocia Dean, già di spalle.

 

***

 

“Come ti senti?”

La prima cosa che gli chiede Castiel, quando lo vede entrare nell'ala ristoro, è quella.

Dean scuote le spalle con noncuranza e gli porge la mano “Sono Dean” gli dice.

“So chi sei, Dean Winchester” gli risponde quello. Ha la mano calda e una presa decisa.

Dean si sente leggermente a disagio.

“Per via di mio padre?” gli chiede, avendo cura d'infarcire la frase di una punta di sarcasmo.

Castiel inclina la testa e lo scruta come se volesse studiarlo.

I suoi occhi sono persino più azzurri, senza la visiera a schermarli, pensa Dean.

“No” replica infine. “È per via di Billie. Mi ha gridato negli orecchi di 'portare fuori Dean Winchester a costo di trascinarlo', ordini di Shurley. Credo che l'intero vicinato l'abbia sentito, nonostante gli auricolari.”

Dean dissimula l'imbarazzo dietro un colpetto di tosse e un istante dopo rimpiange amaramente la sua scelta, perché la tosse lo piega letteralmente contro uno dei tavoli della mensa.

Certe volte si odia proprio.

La mano calda di prima plana sulla sua schiena, mentre l'altra lo guida sulla sedia più vicina afferrandolo per il gomito.

Se non stesse quasi per soffocare, Dean morirebbe d'imbarazzo.

Quando Castiel sposta la mano sul suo petto dolorante, Dean è sicuro che lo stia facendo per sostenerlo ed evitargli una rovinosa caduta in avanti, ma il calore di quel contatto, attraverso il tessuto della maglietta, ha comunque un effetto calmante.

Anche l'altra mano che gli massaggia la schiena, ha lo stesso potere a quanto pare, perché la tosse finalmente si placa e Dean riesce a raddrizzarsi e ad appoggiarsi allo schienale della sedia.

Castiel si alza e si allontana da lui in silenzio, solo per tornare pochi istanti dopo con un bicchiere di latte tiepido.

“Bevi” gli dice, porgendoglielo. “Aiuta.”

Dean è abbastanza sicuro che aiuterebbe se i suoi occhi non fossero così maledettamente magnetici.

“Preferisco la birra, a dire il vero”

Castiel sbuffa, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso.

“Posso offrirtela domani sera, se riesci a riprenderti” gli risponde. “Sono da poco in città e non conosco nessuno.”

Dean quasi si strozza con il latte, ma riesce comunque a mostrargli un pollice rivolto verso l'alto.

Castiel sembra compiaciuto.

“Dovresti tornare in infermeria” gli suggerisce dopo aver recuperato il bicchiere vuoto. “E tenere ancora un po' l'ossigeno.”

“Ben detto” esordisce Bobby, entrando nella stanza. “E Dean, dovresti chiamare tuo fratello: ho sei chiamate perse sul cellulare.”

Dean solleva gli occhi al cielo con fare esasperato.

“Come diavolo ha fatto Sam a sapere?”

“Esistono i notiziari, idiota” ribatte quello. “A proposito, madre e figlio se la caveranno. Il padre che era fuori città è stato rintracciato e sta rientrando. Persino Shurley sembra incline a lasciar correre, per stavolta. È andata bene, ragazzo.”

Dean sente la tensione allentarsi, la mano di Castiel scende di nuovo sulla sua spalla come a congratularsi per quella vittoria e Dean sente finalmente di potersi concedere il sollievo che prova.

È quello che ama del suo lavoro: poter cambiare un fato che sembrava prestabilito, regalare un'altra occasione, impedire che si ripeta ciò che è successo alla sua famiglia.

Un altro attacco di tosse accenna a prorompergli dal petto, il sorriso di Castiel decade, la fronte di Bobby si corruga e il suo cellulare ricomincia a trillare, mentre il nome di Sam lampeggia sullo schermo.

Dean alza le mani.

“Va bene, va bene. Vado a letto” si arrende.

“Ma domani pretendo quella birra” aggiunge, puntando l'indice al petto di Castiel, prima di spostarlo sul pulsante dell'ascensore.

 

Il mattino dopo sul tavolino di fianco al suo letto, nell'infermeria, trova il volantino della più nota birreria della città, in un angolo c'è un numero di telefono scritto a penna e la firma sottostante è un lineare e ordinato Cas.

 

 

 

 

 

Credo che questa si possa considerare il mio esordio negli AU, un genere che peraltro amo tantissimo e su cui non mi ero mai cimentata.

Storia divisa in due parti, senza troppe pretese.

Avrei voluto pubblicarla completa, ma non riesco a concluderla in tempo per la scadenza della Challenge a cui partecipa, per cui l'ho divisa in due parti. ^^

Il secondo capitolo arriverà con molta calma, sopportatemi. -_-

Joy.

 

 

  
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